venerdì 17 ottobre 2025

Spazio, simboli e sospetti

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “Il Grande Default”: https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9 

Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

____________________________________________________________________________________


di Joshua Stylman

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/spazio-simboli-e-sospetti)

Di recente mi sono imbattuto nella stimolante serie di articoli di Fadi Lama intitolata, Mass Psychology in Geopolitics, in particolare nella sua analisi sull'allunaggio del 1969 e del suo legame con i cambiamenti geopolitici. L'introduzione di Meryl Nass al lavoro di Lama ha evidenziato diverse questioni chiave sull'allunaggio che hanno trovato riscontro nella mia ricerca. Mi ero reso conto che Fadi aveva già commentato il mio Substack in precedenza, sempre con domande e idee provocatorie. Questo mi ha ispirato a rivisitare una storia che avevo condiviso su Instagram circa un anno fa e a raccogliere i dati in un'analisi più completa della NASA e delle sue attività.

Il seguente saggio trae spunto da quegli appunti, ora ampliati con ulteriore contesto tratto dal lavoro di Lama. Sebbene il saggio di quest'ultimo sia in linea con gran parte di ciò che ho ricercato in modo indipendente, le mie osservazioni sono nate da una discussione online in cui mi sono imbattuto sulla regressione nei sistemi complessi. Qualcuno si è chiesto: “La NASA potrebbe far atterrare di nuovo gli astronauti sulla Luna in sicurezza?” L'ipotesi era che forse evitasse di provarci perché un potenziale fallimento potrebbe rivelare quanto la scienza e le agenzie governative siano regredite in cinque decenni.

Questa prospettiva, pur stimolante, scalfisce solo la superficie. Quando iniziamo a esaminare le origini e le peculiarità che circondano la NASA, emerge un quadro diverso, che suggerisce che la nostra comprensione dell'esplorazione spaziale potrebbe essere costruita su una narrazione attentamente costruita.


Le origini nazi-Disney

Pochi immaginerebbero che il celebre programma spaziale americano sia stato fondato da quello che sembra l'improbabile cast di un thriller storico: un ex-ingegnere missilistico delle SS naziste, un occultista che si definiva l'Anticristo e l'amato creatore di Topolino. Eppure sono proprio queste le figure intrecciate alle fondamenta della NASA. Werner von Braun, uno scienziato nazista giunto negli Stati Uniti tramite l'Operazione Paperclip subito dopo il processo di Norimberga, ebbe un ruolo determinante nella fondazione della NASA. Ancora più curioso, von Braun lavorò a stretto contatto con Walt Disney per contribuire a ottenere il sostegno pubblico per la neonata agenzia spaziale, come dimostrano le loro documentate collaborazioni e apparizioni televisive.

La NASA non fu solo fondata da von Braun, ma fu guidata da altri ufficiali nazisti delle SS, come Kurt Debus, che supervisionò i lanci di razzi dal Kennedy Space Center dopo aver sfruttato il lavoro forzato nella Germania nazista. Questa concentrazione di ex-scienziati nazisti e funzionari ai massimi livelli del programma spaziale americano solleva seri interrogativi sui suoi veri obiettivi e sulla sua lealtà.

Un'altra figura chiave in questa storia è Jack Parsons, un influente scienziato missilistico che ebbe un forte impatto sul lavoro di von Braun. Parsons, che contribuì a fondare il Jet Propulsion Laboratory, era anche noto per essere un devoto occultista e discepolo di Aleister Crowley. Molti credono che il personaggio della Marvel, Tony Stark, tragga ispirazione dal genio eccentrico di Parsons. Come Crowley, egli si concentrò sull'introduzione dell'“Eone di Horus” o dell'“Era dell'Acquario” – concetti occulti che sembrano fuori luogo nel contesto di un programma spaziale governativo.

Parsons non era solo interessato all'occulto: ne era profondamente immerso. Diresse la Loggia Agape, la branca californiana dell'Ordo Templi Orientis (OTO) di Crowley, e quest'ultimo lo nominò personalmente a capo di essa. Nel 1946 Parsons e L. Ron Hubbard (che in seguito fondò Scientology) condussero una serie di rituali noti come “Operazione Babalon”, i quali incorporavano la magia sessuale nel tentativo di manifestare un “Figlio della Luna”, un'incarnazione della dea thelemica Babalon. Parsons si dichiarò persino l'Anticristo nei suoi scritti: “Io, Anticristo Belarion, nell'anno 1949 del dominio della Fratellanza Nera chiamata Cristianesimo, dichiaro la mia fedeltà all'Amato Padre Lucifero”. L'FBI indagò su Parsons per queste attività, contribuendo infine alla sua perdita dell'autorizzazione di sicurezza, il tutto mentre stava sviluppando una tecnologia che sarebbe diventata fondamentale per il programma spaziale della NASA.

Queste insolite intersezioni tra scienziati nazisti, l'impero dell'intrattenimento Disney e pratiche occulte alla nascita del nostro programma spaziale sollevano interrogativi sulla vera natura e sullo scopo della NASA.


La questione del firmamento

È interessante notare che la lapide di Werner von Braun reca l'iscrizione del Salmo 19:1: “I cieli narrano la gloria di Dio e il firmamento annuncia l'opera delle sue mani”.

Il concetto di firmamento – una barriera cosmica che separa le acque celesti dalla Terra – compare in numerose culture antiche.

Mentre la scienza moderna rifiuta ufficialmente questa nozione, alcuni organi di informazione generalisti come Fox News hanno riportato la scoperta di uno “scudo invisibile terrestre in stile Star Trek” e pubblicazioni scientifiche hanno fatto riferimento a “barriere protettive invisibili che circondano la Terra”, facendo paragoni con i campi di forza della fantascienza.

La Reuters e altri fact-checker hanno negato categoricamente l'esistenza di una cupola o di un firmamento che copra la Terra. Ho sviluppato un'utile euristica negli ultimi anni: quando i fact-checker diventano particolarmente insistenti su qualcosa, di solito è un segnale che è necessario approfondire. Sebbene nulla sia conclusivo, queste operazioni tendono a essere messe in atto dalle stesse strutture di potere che affermano di voler esaminare i fatti, rendendo le loro presunte confutazioni ancora più interessanti.

Il concetto di Terra come sfera ha origini antiche, risalenti ai filosofi greci del VI-III secolo a.C. Pitagora e i suoi seguaci, che formarono una confraternita filosofica segreta con insegnamenti mistici, furono tra i primi sostenitori di una Terra sferica. Sebbene Pitagora non fosse un massone (poiché la Massoneria emerse millenni dopo), le moderne tradizioni massoniche onorano esplicitamente lui e altri antichi filosofi greci. I massoni sono stati storicamente determinanti nella diffusione della conoscenza scientifica, compresi i concetti astronomici. Questa relazione tra antiche società segrete e la Massoneria moderna ha portato alcuni ricercatori a individuare conoscenze riservate sulle verità cosmologiche.

Il rapporto tra la NASA e la Disney si estendeva oltre la mera pubblicità. Il “Club 33” di Walt Disney a Disneyland – l'unico luogo del parco in cui si servono alcolici – avrebbe ospitato von Braun e altri funzionari della NASA come ospiti abituali. Questo club esclusivo, con i suoi presunti legami massonici, offriva un luogo discreto in cui queste figure si incontravano, mentre Tomorrowland della Disney veniva progettato in collaborazione con la NASA, forse come una forma di programmazione predittiva per i concetti di viaggio spaziale.

In una coincidenza particolarmente strana, von Braun scrisse Project Mars: A Technical Tale, un libro del 1949 sulla colonizzazione di Marte da parte di un leader chiamato “Elon”.

Questo è un dettaglio singolare considerando che l'attuale imprenditore dello spazio condivide questo nome e sembra favorire approcci tecnocratici, allineandosi con suo nonno, una figura chiave del partito della Tecnocrazia in Canada quasi un secolo fa. La sua difesa delle tasse sull'anidride carbonica e l'idea di una “Tecnocrazia di Marte” alludono a un filo conduttore ideologico persistente, sollevando interrogativi sull'influenza della filosofia tecnocratica sugli sforzi di colonizzazione spaziale.

In alcune culture Marte era chiamato “Horus dell'Orizzonte” o “Horus il Rosso”, collegandolo alla divinità egizia associata al cielo e alla guerra, aggiungendo un ulteriore strato di significato mitologico alla nostra narrativa sull'esplorazione spaziale.


La coincidenza della CGI

Anche la tempistica della fondazione della NASA desta perplessità. L'agenzia fu fondata nel 1958, lo stesso anno in cui le immagini generate al computer (CGI) apparvero per la prima volta sullo schermo in La donna che visse due volte di Hitchcock, quando Alfred Hitchcock assunse il pioniere dell'animazione al computer John Whitney per creare la sequenza iniziale. Questo parallelismo tecnologico continua ancora oggi, con la NASA che riconosce apertamente che molte immagini che vediamo dallo spazio sono create o migliorate utilizzando strumenti digitali.

Robert Simmon, noto come “Mr. Blue Marble” alla NASA, ha spiegato pubblicamente sul sito web ufficiale della NASA cosa comporta il suo ruolo: “Trasformo i dati in immagini. Cerco nuovi e interessanti eventi che i satelliti della NASA hanno visto o che sono nascosti nei dati più recenti”. Questa ammissione non è solo suggestiva: è un riconoscimento esplicito che ciò che percepiamo come fotografie dallo spazio sono in realtà visualizzazioni di dati. La NASA ha persino affermato di affidarsi a “ingegneri e scienziati per produrre i dati”, sollevando seri dubbi sull'autenticità di ciò che stiamo vedendo. Perché avrebbero bisogno di “trasformare i dati in immagini” se hanno delle fotografie vere e proprie?

In un altro curioso sviluppo, l'anno scorso la NASA ha firmato un accordo con Nikon per sviluppare la fotocamera Lunar Artemis. Stranamente il giorno successivo all'annuncio di questa partnership, Nikon ha ritirato dal mercato la sua unica fotocamera con mega-zoom, portando alcuni a mettere in discussione i tempi e lo scopo di questo accordo.


Le domande sul Challenger

Forse l'aspetto più sconcertante della storia della NASA riguarda il disastro del Challenger e quella che è una straordinaria anomalia statistica. Non la presento come una conclusione, ma come un vero e proprio enigma che merita seria considerazione. Ciò che segue è una prova che mi ha lasciato sinceramente confuso e alla ricerca di spiegazioni che possano conciliare queste osservazioni con la comprensione convenzionale.

I ricercatori hanno documentato uno schema straordinario: sette astronauti che sarebbero morti sul Challenger avevano dei sosia di età simile con lo stesso nome, un'improbabilità statistica che sfida ogni spiegazione. Il comandante Francis Richard Scobee era identico all'amministratore delegato Richard Scobee di Cows in Trees, Ltd.; la specialista di missione Judith Resnik aveva una sorprendente somiglianza con la professoressa Judith Resnik della Yale Law School; la somiglianza di Sharon Christa McAuliffe con la professoressa di giurisprudenza di Syracuse Sharon A. McAuliffe era meno pronunciata rispetto alle altre (è interessante notare che era l'insegnante che la maggior parte degli americani ricorda dalla missione); lo specialista di missione Ronald McNair sembrava un gemello di Carl McNair (identificato come “fratello di Ronald McNair”); persino lo specialista del carico utile Ellison Onizuka aveva una controparte quasi identica in Claude Onizuka (anch'esso dichiarato fratello); lo specialista di missione Michael J. Smith aveva un sosia con lo stesso nome che lavorava come professore.

Sebbene queste affermazioni rimangano indimostrate, le straordinarie somiglianze facciali e di nome tra gli astronauti del Challenger e i loro presunti sosia mettono in discussione ogni probabilità di base. Anche se liquidiamo le somiglianze facciali come soggettive, dobbiamo comunque affrontare una straordinaria questione statistica: quali sono le probabilità che più astronauti del Challenger avessero dei sosia con gli stessi identici nomi, in posizioni di influenza, ancora in vita decenni dopo? Se si trattasse semplicemente di persone che per caso assomigliavano agli astronauti del Challenger, le probabilità che condividessero anche nomi identici sarebbero infinitesimali.

Non presento queste prove per dimostrare una teoria specifica, piuttosto le offro come una sincera sfida intellettuale: quale spiegazione rende meglio conto di queste notevoli somiglianze, pur rimanendo coerente con la nostra comprensione della probabilità e del comportamento umano? L'improbabilità statistica sembra richiedere una qualche forma di spiegazione che vada oltre la mera coincidenza.

Coloro che sono inclini a mettere in discussione i resoconti ufficiali – i critici potrebbero chiamarli “complottisti”, anche se io preferisco “ricercatori della verità” – potrebbero chiedersi: il disastro del Challenger potrebbe aver contribuito a far apparire i viaggi spaziali pericolosi agli occhi della popolazione? Un simile spettacolo potrebbe spiegare perché la NASA non abbia potuto continuare le missioni lunari o consentire l'osservazione civile dello spazio, chiudendo di fatto la porta al controllo pubblico delle proprie attività.

Avendo assistito personalmente all'esplosione del Challenger da bambino in televisione, ho riflettuto su come questo evento abbia creato un trauma collettivo per un'intera generazione di studenti. Se considerato insieme ad altri eventi traumatici nazionali come l'assassinio di JFK, l'11 settembre e la pandemia di COVID-19, emerge un modello di impatti psicologici a livello sociale che rimodella la coscienza e le priorità pubbliche. In ogni caso il trauma collettivo apre a importanti cambiamenti nelle politiche, nelle strutture di potere e nell'accettazione pubblica di cambiamenti precedentemente impensabili, il tutto verso un maggiore controllo e una minore trasparenza.

Queste sorprendenti somiglianze sono state presentate in una convincente testimonianza pubblica presso il tribunale della contea di Brevard (sede di Cape Canaveral) da Justin Harvey, che ha esposto metodicamente le prove con notevole chiarezza e coraggio. La sua presentazione è stata così approfondita e ben documentata che la reazione della corte è stata significativa: l'hanno subito interrotta, sostenendo di non avere giurisdizione sulla questione. Consiglio vivamente di guardare l'intera testimonianza di sei minuti, poiché presenta le prove in modo molto più convincente di quanto possa riassumere qui.

Il frettoloso silenziamento di questa linea di indagine la dice lunga: se gli ultimi anni mi hanno insegnato qualcosa, è di prestare molta attenzione alle persone censurate. Per chi fosse interessato ad approfondire questa ricerca, Harvey ha elaborato in dettaglio le sue scoperte durante un'apparizione al podcast di Sam Tripoli, dove presenta ulteriori prove e collega queste osservazioni a modelli più ampi.

Quando le è stata contestata la sua somiglianza e il suo identico nome con l'astronauta del Challenger alla Yale University, Judith Resnik è andata nel panico ed è scappata via dalle telecamere (guardate il segmento che inizia da questo minutaggio). Questa reazione è molto più rivelatrice di una semplice negazione, sollevando ulteriori interrogativi su cosa ci fosse esattamente da nascondere.

A peggiorare i sospetti, Robert F. Overmyer, il capo investigatore dell'esplosione del Challenger, morì in un incidente aereo il 22 marzo 1996, una data associata alla misteriosa società Skull and Bones. Che sia una coincidenza o meno, questi schemi di silenzio e morti inaspettate hanno alimentato ulteriori speculazioni su cosa sia realmente accaduto al Challenger e al suo equipaggio.


Le peculiarità dell'allunaggio

L'allunaggio, il massimo successo della NASA, porta con sé una serie di curiosità. Buzz Aldrin, il secondo uomo sulla Luna, ha un background insolito: il cognome da nubile di sua madre era Marion Moon, la quale si tolse tragicamente la vita un anno prima che Buzz camminasse sulla superficie lunare. Suo padre era un dirigente della Standard Oil e, sorprendentemente, vendette tutte le sue azioni appena due mesi prima del crollo di Wall Street del 1929.

Ancora più significativo, il padre di Buzz Aldrin, Edwin Eugene “Gene” Aldrin Sr., fondò la scuola di ingegneria a McCook Field, Ohio, che in seguito divenne l'Air Force Institute of Technology (AFIT) presso la base aeronautica di Wright-Patterson. Ciò crea un legame familiare diretto con una delle installazioni militari più segrete d'America: la base aerea di Wright-Patterson fu il sito principale degli scienziati dell'Operazione Paperclip, del Progetto Bluebird (precursore degli esperimenti di controllo mentale MK Ultra) e di un'ampia ricerca sugli UFO (che le valse il soprannome di “vera Area 51” tra i ricercatori). La base ospitò anche Winfried Otto Schumann, il fisico che scoprì la risonanza di Schumann, la frequenza elettromagnetica terrestre spesso associata agli studi sulla coscienza e alle tecnologie avanzate. In uno strano colpo di scena che esemplifica le bizzarre direzioni di ricerca della base, il Laboratorio Wright (precursore del centro di ricerca di Wright-Patterson) propose persino un'arma chimica, la “bomba gay”, nel 1994, che avrebbe suscitato l'attrazione sessuale tra le truppe nemiche. Questo legame diretto tra la famiglia di Buzz Aldrin e il fulcro dell'integrazione scientifica nazista e della ricerca non convenzionale aggiunge un'ulteriore dimensione alla storia della NASA.

Aldrin è un massone del 33° Rito Scozzese e uno Shriner. Portò una bandiera massonica sulla Luna e la Gran Loggia del Texas gli consegnò un diploma ufficiale che lo dichiarava “il primo Massone sulla Luna” e rivendicava la giurisdizione territoriale massonica sulla Luna.

Questa affiliazione massonica non era esclusiva di Aldrin: un numero sproporzionato di primi astronauti della NASA, in particolare quelli coinvolti nei programmi Mercury, Gemini e Apollo, erano Massoni di alto rango. John Glenn, Gordon Cooper, James Irwin, Thomas Stafford e molti altri erano tutti Massoni confermati, spesso provenienti da logge importanti.

Molti astronauti sono stati fotografati mentre facevano distintivi segni massonici con le mani e diversi altri hanno celebrato rituali massonici durante le missioni spaziali. L'astronauta e Massone di 33° grado, Leroy Gordon Cooper, portò persino una bandiera massonica nello spazio durante la missione Gemini 5, percorrendo una distanza stimata di 3.300.000 miglia – il numero 33 appare ripetutamente nella numerologia della NASA.

Perché così tanti astronauti che presumibilmente sono stati “nello spazio” erano massoni? Perché hanno piantato una bandiera massonica sulla Luna? E perché Buzz Aldrin ha un diploma massonico che lo dichiara “il primo massone sulla Luna”? Queste non sono solo strane coincidenze: suggeriscono un modello che collega l'esplorazione spaziale a questa società segreta.

Se l'allunaggio è stato un risultato puramente scientifico per tutta l'umanità, come ha affermato la NASA, perché è stato commemorato con rituali e simboli massonici invece che con onorificenze puramente scientifiche, nazionali, o umanitarie? L'importanza del simbolismo massonico suggerisce che la missione sulla Luna aveva un significato diverso per gli iniziati rispetto al grande pubblico. Questo solleva una domanda scomoda: il programma Apollo serviva contemporaneamente a due narrazioni diverse: una scientifica rivolta al pubblico e una esoterica compresa solo da chi apparteneva a certi ambienti?

Buzz ha rilasciato diverse dichiarazioni sconcertanti sullo sbarco sulla Luna che sollevano seri interrogativi. In un'intervista con una bambina che gli chiedeva perché non fossimo tornati sulla Luna, ha risposto: “Non ci siamo andati [...]. È successo e non è successo”.

In un'altra intervista, quando gli è stato chiesto del momento più spaventoso del suo viaggio sulla Luna, Buzz ha stranamente risposto: “Non è successo. Avrebbe potuto essere spaventoso”. Questo schema di strane risposte sulla missione lunare appare costantemente in tutte le sue apparizioni pubbliche.

Forse l'ammissione più sorprendente proviene da un ingegnere della NASA che ha dichiarato in un'intervista: “Avevamo la tecnologia per andare sulla Luna, ma l'abbiamo distrutta, ed è un processo complesso ricostruirla”.

Quando mai l'umanità ha “dimenticato” una tecnologia di questa portata? Sappiamo ancora come costruire acquedotti romani, cattedrali gotiche e macchine a vapore. Persino tecnologie antiche come il fuoco greco, o l'acciaio di Damasco, sebbene difficili da replicare perfettamente, hanno lasciato tracce sufficienti per comprenderne i principi di base. Immaginate se gli ingegneri di oggi affermassero di aver “perso” la tecnologia per costruire grattacieli, o aerei di linea, e di dover ricominciare da zero. L'idea che la NASA abbia in qualche modo perso i mezzi per ricreare il suo più grande trionfo è più improbabile che mettere in discussione aspetti dell'allunaggio stesso. Nessun'altra civiltà ha mai raggiunto un apice tecnologico solo per poi perdere completamente quella conoscenza, tranne, a quanto pare, in questa occasione.

Quando è apparso nel programma di Conan O'Brien, Buzz ha fatto un altro commento interessante sulle persone che guardavano “ l'animazione” dell'allunaggio piuttosto che il filmato vero e proprio. Per usare le sue parole: “Avete guardato l'animazione [...] avete associato ciò che avete visto a [...]”.

Quando ho condiviso la clip non modificata sui social media l'anno scorso, è stata rapidamente segnalata e rimossa come “disinformazione”, nonostante non contenesse alcun mio commento, solo le parole inalterate di Buzz. A quanto pare far sentire alla gente ciò che un astronauta ha effettivamente detto senza un'interpretazione ufficiale in sovraimpressione costituisce “disinformazione”. Pensate alle implicazioni: le dichiarazioni di un astronauta sull'allunaggio sono ora considerate troppo pericolose per essere lette dal pubblico. Se non c'è nulla da nascondere, perché è necessario un controllo così aggressivo? Questo non è fact-checking, è controllo del pensiero.

Quando un giornalista gli chiese di giurare sulla Bibbia di aver camminato sulla Luna, Buzz reagì in modo decisamente difensivo. In un'altra occasione, quando un altro giornalista insistette con domande simili, Buzz gli diede un pugno in faccia: una reazione estrema per qualcuno che si supponeva sicuro dei suoi successi storici.

Neil Armstrong, il primo uomo sulla Luna, mostrò un disagio simile quando gli venne posta la stessa domanda. In una rara intervista, quando gli fu chiesto della sopraccitata esperienza, Armstrong apparve visibilmente a disagio, evitando il contatto visivo e dando risposte vaghe e incerte, stranamente disconnesse da quello che avrebbe dovuto essere il coronamento della sua vita. Il suo linguaggio del corpo durante le apparizioni pubbliche dopo l'allunaggio contrastava nettamente con il pilota sicuro e composto che era noto per essere prima della missione Apollo.


La dimensione cinematografica

Il rapporto tra la NASA e Hollywood merita un'analisi approfondita. Fin dalla sua nascita la NASA ha collaborato a stretto contatto con l'industria dell'intrattenimento, radicandosi nell'immaginario collettivo attraverso film, televisione e parchi a tema. Questo va ben oltre le tipiche relazioni pubbliche: rappresenta un'integrazione sistematica dei concetti spaziali nei media di intrattenimento. Gli astronauti dell'Apollo 11 hanno una stella sulla Hollywood Walk of Fame, un onore insolito per gli esploratori scientifici piuttosto che per gli artisti. Questo ci spinge a porre una domanda chiave: la NASA ha plasmato le nostre convinzioni sullo spazio attraverso la narrazione e le immagini tanto quanto attraverso la scienza? Questo spiegherebbe i continui e stretti rapporti della NASA con i registi e perché l'intrattenimento a tema spaziale rafforza costantemente narrazioni specifiche sulle nostre capacità e limitazioni cosmiche.

Una delle prove più strane proviene dalla conferenza stampa post-allunaggio. Al loro ritorno sulla Terra gli astronauti dell'Apollo 11 – Armstrong, Aldrin e Collins – parteciparono a quella che avrebbe dovuto essere una celebrazione trionfale del più grande successo esplorativo dell'umanità. Eppure il loro comportamento racconta una storia diversa. Gli astronauti appaiono stranamente cupi, quasi abbattuti, senza mostrare la naturale euforia che ci si aspetterebbe da uomini che hanno appena compiuto l'impossibile. Siedono rigidi, rispondendo alle domande con parole esitanti e attentamente misurate, spesso evitando il contatto visivo.

Questo comportamento diventa ancora più sorprendente se confrontato con quello di altri esploratori storici. Si pensi a Sir Edmund Hillary e Tenzing Norgay dopo la loro storica scalata dell'Everest. Nonostante la stanchezza fisica, i loro volti irradiano autentico orgoglio e gioia. Gli astronauti dell'Apollo, al contrario, si comportano come se fossero a un funerale piuttosto che a una celebrazione, sollevando interrogativi su quale peso psicologico potessero portare.

Alcuni ipotizzano che Stanley Kubrick abbia diretto le riprese dell'allunaggio. Il suo film, Shining, contiene numerosi e presunti riferimenti al programma Apollo, tra cui il ragazzino che indossa un maglione dell'Apollo 11, motivi dei tappeti che richiamano la disposizione della rampa di lancio dell'Apollo e le gemelle che rappresentano il programma spaziale Gemini.

Questa teoria sul coinvolgimento di Kubrick non è solo una speculazione su internet. In quella che pare proprio la testimonianza di un informatore, una fonte interna spiega con notevole nonchalance: “Stanley e gli altri hanno creato un filmato di backup dello sbarco sulla Luna, nel caso in cui avessimo fallito; così avremmo potuto dimostrare di esserci arrivati e di esserci riusciti”. La fonte prosegue riconoscendo che “molte delle immagini del nostro atterraggio sono state realizzate in studio” e che “abbiamo molte immagini false”. Forse la cosa più significativa è il riferimento al documentario Room 237, il quale analizza il film di Kubrick, Shining, come la sua confessione in codice sulle riprese dell'allunaggio, osservando che “le prove sono pressoché innegabili sul coinvolgimento di Kubrick”.

Il rapporto tra Kubrick e le immagini spaziali è più profondo di una semplice speculazione. Il suo capolavoro del 1968, 2001: Odissea nello spazio, ampiamente considerato la rappresentazione più realistica dei viaggi spaziali dell'epoca, è stato sviluppato con un ampio contributo di esperti aerospaziali e affiliati alla NASA. Solo un anno dopo, nel 1969, il mondo assistette all'allunaggio dell'Apollo 11, con immagini che alcuni osservatori hanno ritenuto sorprendentemente simili alle tecniche cinematografiche di Kubrick. Questa tempistica è particolarmente interessante se si considera che l'ultimo film di Kubrick, Eyes Wide Shut – un'opera che smaschera le società segrete d'élite – uscì il 16 luglio 1999, esattamente 30 anni dopo il lancio dell'Apollo 11. Kubrick morì improvvisamente prima dell'uscita del film, il che ha alimentato speculazioni sul fatto che la sua morte potesse essere collegata all'eccessiva rivelazione di interessi potenti attraverso la sua narrazione simbolica.

In particolare, il 16 luglio 1999 fu anche il giorno della morte di JFK Jr. – un'altra strana coincidenza che collega l'esplorazione spaziale, l'eredità presidenziale e le morti inaspettate.

Altri film hanno fatto esplicito riferimento alle cospirazioni sugli allunaggi, come il film di James Bond, Una cascata di diamanti, dove c'è una scena in cui Bond corre attraverso quello che sembra essere un set di allunaggio.

Più di recente Hollywood ha prodotto film sulla creazione di falsi allunaggi, suggerendo una forma di “soft disclosure” su ciò che è realmente accaduto. Il film del 2023, Fly Me to the Moon, con Scarlett Johansson e Channing Tatum, mostra la NASA che assume un direttore di marketing per inscenare un finto allunaggio come piano di riserva. La cosa notevole è che questa premessa fittizia si allinea perfettamente con le reali testimonianze di informatori provenienti dalla NASA, i quali hanno affermato di aver ricevuto istruzioni di creare filmati di riserva “nel caso in cui avessimo fallito” o “non fossimo mai andati sulla Luna”. Ancora una volta, Hollywood confeziona la verità come intrattenimento, permettendo al pubblico di digerire vere cospirazioni sotto la confortante etichetta di finzione.

Persino il personaggio per bambini, Buzz Lightyear, nel film Toy Story, sembra contenere un messaggio segreto. La battuta ricorrente secondo cui Buzz non è un vero space ranger, non sa volare e non è mai stato nello spazio assume un nuovo significato se vista attraverso la lente della cosiddetta “rivelazione del metodo”, un concetto che suggerisce che le verità nascoste vengono rivelate attraverso l'intrattenimento. L'immagine di Buzz Aldrin in persona con in mano un giocattolo di Buzz Lightyear aggiunge un ulteriore livello a questa rivelazione simbolica.

Anche le domande tecniche persistono: chi ha filmato i primi passi degli astronauti sulla Luna dall'esterno del modulo lunare? Come ha fatto una foglia d'acero ad apparire così vicina alla Luna?

Come ha potuto Richard Nixon chiamare gli astronauti da un telefono fisso nel 1969, quando ancora oggi perdiamo il segnale cellulare nelle aree remote?


Curiosità linguistiche

A volte il linguaggio offre spunti inaspettati. Cercando etimologia e significati in diverse lingue, ho scoperto che la parola ebraica “nasa” (נָשָׂא - Strong's Hebrew 5377) significa “ingannare” o “sviare”. La definizione completa tratta dal Lessico Ebraico di Strong recita: “Una radice primitiva; sviare, cioè ingannare (mentalmente), o sedurre (moralmente): ingannare, sedurre”. Si potrebbe liquidare questa affermazione come una coincidenza, ma il parallelismo linguistico è sorprendente.

Allo stesso modo il mio amico che cerca schemi nelle parole ha sottolineato che “NASA” contiene le stesse lettere di “Satan” meno la “T”, il che è reso ancora più intrigante dal fatto che la NASA abbia coniato il termine “T-meno” per i conti alla rovescia. Come prevedibile, i fact-checker si sono affrettati a smentire questa osservazione, insistendo sul fatto che non ci sia alcuna relazione – una risposta che, date le mie precedenti osservazioni sull'affidabilità dei fact-checker, non fa che stuzzicare ulteriormente la mia curiosità. Sebbene non affermi che questo gioco di parole dimostri qualcosa di definitivo, date le associazioni occulte già stabilite con i personaggi fondatori della NASA, questi parallelismi linguistici assumono un significato potenziale che va oltre la mera coincidenza.

Al di là di parole e simboli, dovremmo esaminare le prove visive effettive che la NASA ha presentato nel corso della sua storia. Si consideri, ad esempio, il filmato presumibilmente proveniente dallo “spazio” trasmesso al telegiornale della sera nel 1966. Per gli standard odierni, è comicamente poco convincente – sembra più qualcosa che uno studente di cinema potrebbe creare per un film di serie B con un budget di $50. Se la NASA presentasse lo stesso filmato oggi, la maggior parte degli spettatori lo deriderebbe ed etichetterebbe come un falso palese. La qualità primitiva e l'aspetto chiaramente inscenato sollevano una domanda che fa riflettere: se oggi possiamo facilmente riconoscere che tutto ciò è discutibile, cosa suggerisce questo riguardo al filmato che accettavamo senza riserve allora? E cosa potremmo accettare acriticamente oggi che le generazioni future troveranno altrettanto assurdo?

Sebbene le prove visive sollevino interrogativi su ciò che stessimo vedendo, la tempistica di quelle conquiste spaziali suggerisce che dovremmo anche considerare il motivo per cui le stavamo vedendo e a quali obiettivi più ampi potevano servire.


La correlazione con il denaro fiat

La tempistica dell'allunaggio assume un nuovo significato se vista attraverso la lente della politica monetaria. Solo due anni dopo la missione Apollo 11, nel 1971, gli Stati Uniti abbandonarono completamente il gold standard, inaugurando l'era della moneta fiat. Come sottolinea ICE-9 (a cui Lama attribuisce il merito del suo lavoro), questa transizione richiese un'operazione psicologica senza precedenti: “Se l'America può fare l'impossibile, allora tutti possono accettare denaro garantito dalla ‘piena fiducia e credito’ nell'America”.

Esaminando più da vicino questa cronologia, emerge una sequenza strategica di eventi:

• 1958: la NASA viene fondata, lo stesso anno in cui la CGI appare per la prima volta nei film;

• 1961: il Presidente Kennedy annuncia l'obiettivo di raggiungere la Luna;

• 1968: l'Apollo 8 testa con successo il razzo Saturn V (che Lama nota essere essenzialmente un sistema di lancio di un carico nucleare intercontinentale);

• Luglio 1969: l'allunaggio dell'Apollo 11 crea un impatto psicologico mondiale;

• Agosto 1971: il Presidente Nixon pone fine alla convertibilità del dollaro in oro.

Questa sequenza suggerisce una transizione attentamente orchestrata. Come osserva ICE-9 in una ricerca a cui Lama fa riferimento: “Mai nella storia umana il denaro è stato privo di valore intrinseco o non convertibile in denaro di valore intrinseco: un'impresa che fino a quel momento era considerata impossibile nella storia umana”. L'allunaggio ha fornito quella base psicologica, rendendo la popolazione ricettiva a un sistema economico che altrimenti sarebbe sembrato inverosimile.

Le conseguenze di questo cambiamento sarebbero state profonde: globalizzazione, finanziarizzazione dell'economia, inflazione e quello che Lama descrive come “impoverimento delle masse e guerre senza fine”. La possibilità di stampare moneta senza il vincolo della copertura in oro permise una spesa pubblica senza precedenti, in particolare per le operazioni militari, dando origine al moderno panorama geopolitico.

L'impatto psicologico dell'allunaggio potrebbe essere stato deliberatamente calcolato per affermare la supremazia tecnologica americana e, per estensione, giustificare la fiducia nel suo sistema finanziario, proprio mentre quel sistema subiva una trasformazione radicale che sarebbe stata altrimenti difficile da accettare per la popolazione.

Meryl Nass pone domande pertinenti: come hanno potuto i funzionari della NASA affermare di aver perso i piani per raggiungere la Luna? Perché gli astronauti erano così visibilmente a disagio durante la conferenza stampa? Perché non si vedevano stelle nelle fotografie? Queste domande evidenziano potenziali incongruenze che meritano una seria considerazione.


Conclusione

Come scrisse Shakespeare: “Tutto il mondo è un palcoscenico, e tutti gli uomini e le donne sono solo attori”. Se si considerino queste osservazioni come prove convincenti, o semplici coincidenze, dipende in gran parte dalla propria disponibilità a mettere in discussione le narrazioni consolidate.

I Beatles (con il direttore d'orchestra immaginario Billy Shears della Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, che ammicca scherzosamente al Bardo stesso) forse lo hanno espresso meglio: “Vivere è facile ad occhi chiusi, fraintendendo tutto ciò che si vede”. Nell'esplorare queste domande, non pretendo di fornire risposte definitive, ma invito gli altri a esaminare le prove disponibili e a trarre le proprie conclusioni.

Per coloro che sono inclini a respingere queste osservazioni in toto, chiedo solo questo: cosa potremmo imparare se fossimo aperti a mettere in discussione anche le nostre convinzioni più care su scienza, spazio e conquiste umane? Come suggerisce la ricerca di Lama, le implicazioni si estendono ben oltre l'esplorazione spaziale, influenzando il nostro sistema economico, le strutture di potere globali e la realtà collettiva.

Se queste affermazioni vi sembrano eccessive, vi incoraggio a esaminare personalmente le immagini e i filmati. Ho raccolto le prove in un unico luogo non per convincervi di una particolare prospettiva, ma per invitarvi a mettere in discussione quella che vi è stata fornita. La vera domanda non è se la NASA occasionalmente inganni la popolazione, ma se la nostra intera concezione dell'esplorazione spaziale sia stata costruita su un fondamento di deliberato inganno.

Siamo stati addestrati a classificare determinati argomenti come “scienza consolidata” e “storia consolidata”, escludendoli dall'ambito della legittima indagine. Ma se la NASA, una delle nostre istituzioni più affidabili, è stata fondata da nazisti, occultisti e Walt Disney, ha falsificato il suo massimo successo e continua a fabbricare ad hoc immagini dello spazio, allora quali altre questioni “risolte” meritano un nuovo esame?

Questo schema di costruzione della realtà, in cui le narrazioni sostituiscono le verità osservabili, si estende ben oltre la NASA. Come ho documentato nella serie, Ingegnerizzare la realtà, gli stessi meccanismi che possono inventare un allunaggio possono manipolare le nostre percezioni in scienza, medicina, economia e storia.

Forse è ora di riaprire libri che pensavamo chiusi, riesaminare verità che credevamo consolidate e riconsiderare possibilità che ci erano state dette impossibili. Dopotutto, come ci ricorda la lapide di Werner von Braun, “i cieli” potrebbero essere più di quanto ci è stato fatto credere.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una mancia in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.


giovedì 16 ottobre 2025

Il ritorno del denaro privato: il sogno americano & l'incubo europeo

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “Il Grande Default”: https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9 

Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

____________________________________________________________________________________


di Thomas Kolbe

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/il-ritorno-del-denaro-privato-il)

L'Europa, l'Unione Europea e gli Stati Uniti si stanno allontanando sempre di più. All'ombra della guerra in Ucraina e delle politiche di censura di Bruxelles, si sta aprendo una frattura anche a livello di politica monetaria.

Quest'ultima è spesso trattata come una sorta di figliastro dai media generalisti. Tranne durante le crisi del debito sovrano, quando le banche centrali intervengono come soccorritori, la politica e i media si concentrano principalmente sulle decisioni riguardo i tassi d'interesse. Queste vengono presentate come momenti salienti per aiutare la politica ad ancorare le aspettative di inflazione e influenzare l'attività di mercato.

In breve: questa resta una visione superficiale che non rende giustizia alla complessità della politica monetaria.

È deplorevole – e forse non è una coincidenza – che la politica monetaria venga affrontata con tanta frettolosità. Il denaro è il bene centrale dell'economia. Il suo sviluppo di valore, la sua diluizione e la sua manipolazione da parte degli attori politici sono una patata bollente che rimane in gran parte insondabile. Ciononostante da quando le banche statunitensi si sono ritirate dal LIBOR di Londra e da quando è stato introdotto il tasso di riferimento nazionale (il SOFR), la politica monetaria si è evoluta in una questione geopolitica chiave che merita un dibattito approfondito.


Dietro la cortina fumogena dei media

Dietro il rumore di fondo monetario rappresentato dai tassi di interesse e dal controllo dell'inflazione, si sta verificando una deriva strategica che ridefinirà il futuro economico. L'Unione Europea, l'Europa e gli Stati Uniti stanno intraprendendo percorsi di politica monetaria separati.

Censura dei media, socialismo climatico e ora il dibattito sull'euro digitale: si potrebbe dire che Bruxelles e i banchieri della BCE non risparmiano alcuno sforzo per trasformare l'UE in una fortezza di potere.

Con l'euro digitale compirebbero un passo importante verso il suo consolidamento: una moneta programmabile e completamente trasparente basata su una blockchain centralizzata che trasformerebbe il denaro in una merce con una forte valenza morale e politica. Obiettivi climatici, consumo individuale di CO2, consumo di carne e viaggi: l'associazione del comportamento individuale al complesso di controllo basato sulle emissioni è tangibile. E sanzionare cittadini e aziende in caso di comportamenti dissidenti potrebbe diventare un'attività burocratica di routine.

Seguendo il ragionamento della presidente della BCE, Christine Lagarde, è chiaro cosa attende gli europei: sorveglianza algoritmica dell'attività economica e controllo moralistico del comportamento individuale.


Il denaro è un bene pubblico?

Per la Lagarde il denaro è un bene pubblico, naturalmente sotto il controllo dello stato o di surrogati parastatali come la BCE. Il progetto dell'euro digitale partirà in piccolo, con wallet limitati gestiti dalla BCE, commercializzati dalle banche commerciali in sordina (le quali diventerebbero obsolete in caso di conversione completa).

Secondo la Lagarde un euro digitale dovrebbe offrire nuove possibilità di scelta, integrare il denaro contante e promuovere l'inclusione. Ma anche qui, solo slogan politici: “inclusione” rimane una frase vuota, priva di qualsiasi contenuto. In realtà la BCE mira a garantire il controllo sui flussi di capitali e, nella prossima crisi del debito dell'Eurozona, a impedire la loro fuga per evitare il collasso e l'esaurimento dei flussi finanziari. Tutto il resto è un'operazione di copertura scritta per il lettore disinteressato della sezione economica.

L'Europa si sta dirigendo inesorabilmente verso il centralismo. La domanda rimane: il colpo di stato monetario avrà successo o l'Eurozona crollerà prima? Il quadro giuridico dovrebbe essere pronto all'inizio del 2026, prima che inizi l'implementazione vera e propria.

Realisticamente si prevede un avvio nel 2028, forse solo nel 2029. C'è la speranza che progetti così grandi falliscano a causa dell'inerzia burocratica, quindi restiamo ottimisti.


Il ritorno del denaro privato

Nel frattempo, dall'altra parte dell'Atlantico, si sta verificando una sorprendente inversione di tendenza. L'orientamento della politica monetaria dell'amministrazione Trump mira alla parziale riattivazione del sistema monetario privato. Il quadro giuridico attualmente in fase di definizione (GENIUS Act) offre alle banche commerciali la possibilità di emettere le proprie stablecoin, ovvero dollari digitali, espandendo così il mercato attualmente dominato da Tether. In tutto il mondo oltre 500 milioni di persone utilizzano già questa nuova forma di denaro: un movimento inarrestabile, a prescindere da come la vedono gli europei.

Ogni unità di una stablecoin è sostenuta da una quantità equivalente di titoli del Tesoro USA a breve termine, nonché da oro e Bitcoin, il che fornisce al Dipartimento del Tesoro americano un argomento convincente per partecipare attivamente alla diffusione di questa tecnologia: il debito pubblico americano viene letteralmente venduto al settore privato.

Questo sviluppo ricorda il periodo precedente alla fondazione della Federal Reserve. A quel tempo il ruolo della banca centrale si trasformò lentamente da “prestatore di ultima istanza” per le banche commerciali a strumento di stampa di moneta per il finanziamento del debito pubblico, il tutto combinato con la manipolazione degli asset. Gradualmente gli Stati Uniti poterono tornare all'era del free banking del XIX secolo quando le banche di credito private avrebbero emesso le proprie banconote coperte da oro o argento. La solvibilità delle istituzioni era supervisionata dalle stanze di compensazione, non da una banca centrale vera e propria.

Errori di valutazione portavano a fallimenti e non esistevano salvataggi centrali: il volume del credito era limitato in base alle valutazioni del rischio basate sul mercato.

Potrebbe tornare a essere più o meno così: valute parallele coperte dal Dipartimento del Tesoro americano, reti di compensazione private e concorrenza tra denaro pubblico e privato; ciò significherebbe la fine delle garanzie delle banche centrali, che distorcono il mercato, per chi si assume dei rischi.


Il sogno americano & l'incubo europeo

Il free banking negli Stati Uniti fu uno dei pilastri dell'era industriale che diede avvio a un boom economico senza precedenti. Le banche private crearono moneta in modo responsabile e indirizzarono i capitali scarsi specificamente verso progetti innovativi. La competizione tra le diverse banconote promosse disciplina e fiducia: chi perdeva fiducia era fuori gara. Senza una banca centrale e salvataggi governativi, il rischio era una vera e propria valuta che frenava il sovraindebitamento e alimentava il dinamismo economico.

È questo l'obiettivo dell'amministrazione Trump? Un ritorno allo spirito tipicamente americano dei mercati assolutamente liberi, che naturalmente porta anche situazioni di maggiore volatilità?

Nel frattempo gli europei sembrano aver scelto la strada opposta, cercando di arginare la volatilità centralizzando i poteri politici essenziali. Resta da vedere se riusciranno a introdurre l'euro digitale, mentre il loro principale concorrente oltreoceano abbraccia il principio di libertà e responsabilità personale. La fuga di capitali dall'UE verso gli Stati Uniti è un segnale significativo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una mancia in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.


mercoledì 15 ottobre 2025

Lo smantellamento sistematico dello Stato amministrativo

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “Il Grande Default”: https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9 

Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

____________________________________________________________________________________


di Jeffrey Tucker

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/lo-smantellamento-sistematico-dello)

Nel 1883 quando fu approvato il Pendleton Act, il quale istituiva la pubblica amministrazione statunitense, non doveva sembrare un granché. Il presidente era il dimenticato Chester A. Arthur. La paura di essere assassinato come il suo predecessore, James Garfield, lo convinse a sostenere quella legge. Le ragioni per l'approvazione: lo stato ha bisogno di professionisti con competenze istituzionali. I tecnici stavano cambiando il mondo, quindi perché non anche lo stato?

Scienza e ingegneria andavano di moda – elettricità, ponti d'acciaio, comunicazioni telegrafiche, combustione interna, fotografia – quindi sicuramente gli affari pubblici necessitavano dello stesso livello di competenza. Chi poteva negare che la pubblica amministrazione potesse fare un lavoro migliore dei cugini e soci in affari dei politici di professione?

È così che tutto è iniziato. Quello che un tempo veniva chiamato governo del popolo, dal popolo e per il popolo, fu deriso come uno “spoil system” irrimediabilmente corrotto, un'espressione che rifletteva una linea di marketing geniale. Così fu rovesciato a favore di assunzioni “meritevoli” nell'esecutivo, uno staff non ancora permanente o numeroso, ma il proverbiale cammello ora aveva infilato il naso nella tenda.

Attraverso due guerre mondiali, la Grande depressione e poi la Guerra fredda, ciò che accadde fu qualcosa che i Padri Fondatori della Costituzione non avrebbero mai immaginato: enormi sistemi di governo, costituiti da gigantesche burocrazie gestite da dipendenti che non potevano essere licenziati. Spettava a loro applicarle le cose, ma in realtà hanno creato il quadro operativo per l'intera società civile.

Uno stato nello stato, con molti livelli, incluso ciò che era ed è classificato.

L'industria e i media da tempo si sono resi conto che la pubblica amministrazione è una fonte di informazione e di continuità istituzionale più affidabile rispetto ai rami eletti, o nominati, di un governo. Servire in essa è diventato un segno di credibilità nell'industria e quindi la porta girevole tra di loro ha continuato a girare. I ​​media e lo Stato profondo, compresi i suoi settori militare e di intelligence, hanno sviluppato un rapporto reciprocamente vantaggioso che ha aperto alla manipolazione dell'opinione pubblica.

L'aspetto migliore del nuovo sistema era che quasi nessuno nella vita pubblica lo capiva veramente. Agli studenti veniva insegnato che ci sono tre rami del governo, con pesi e contrappesi tra di essi. La vita pubblica è stata a lungo dominata dalle elezioni, con feroci battaglie ideologiche che alla fine sono diventate più simili a una facciata, i cui risultati non avevano molta importanza per gli affari pratici dello stato. Era l'illusione della democrazia.

Una volta svelato il meccanismo, e posta un'attenzione critica alla sua legittimità, il disfacimento era inevitabile. Il motivo è piuttosto ovvio: l'intera faccenda è incoerente con l'idea di un governo del popolo. I Padri Fondatori combatterono una guerra per rovesciare la burocrazia, non per istituirne un'altra. La Dichiarazione d'Indipendenza affermava chiaramente: è diritto di un popolo rovesciare qualsiasi governo e istituirne uno nuovo.

Quest'idea è il postulato più radicato nell'intera vita civica americana. Ha molta più legittimità nell'opinione pubblica delle rivendicazioni della pubblica amministrazione, o delle richieste che i suoi complotti e macchinazioni rimangano segreti al popolo.

Durante tutto il periodo delle conquiste amministrative dello stato, la Corte Suprema non è mai stata chiamata a pronunciarsi chiaramente sulla sua legittimità. Ci sono state piccole decisioni lungo il percorso che ne hanno consolidato il funzionamento, ma nulla che dicesse chiaramente: questo è o non è coerente con la legge che governa un popolo libero.

Quest'anno, e soprattutto perché l'amministrazione Trump ha deciso di mettere in discussione l'intero modello, il meccanismo ha iniziato a funzionare male e a sgretolarsi. C'è ancora molta strada da fare, ma finalmente abbiamo la risposta alla domanda sulla legittimità di questo quarto potere: non è legittimo, non lo è mai stato.

Il libro, Is the Administrative State Unlawful? (2014), di Phillip Hamburger ha gradualmente innescato un enorme dibattito letterario a favore e contro, oltre a un crescente esercito di podcaster che lo hanno capito nel corso degli eventi successivi. È stato un classico caso di presa di coscienza: una volta che si vede una cosa, non si può più non vederla.

Il confronto attivo è iniziato durante il primo mandato di Trump. Arrivò a Washington aspettandosi di essere il capo del potere esecutivo, probabilmente perché questo è ciò che la Costituzione stabilisce all'Articolo 2, Sezione 1. Scoprì rapidamente il contrario. Tutto ciò che voleva cambiare era stato dichiarato off-limits. Per quanto ne sapeva, l'intera città concordava sul fatto che l'incarico fosse puramente cerimoniale.

Questo non gli andava giù. La tradizione, tipica dello Stato profondo, di ignorare il presidente a meno che non lo infastidisse, irritava non poco Trump. Alla fine si stancò dei complotti, degli intrighi e dei tentativi di indebolire l'autorità presidenziale – che considerava simili a quelli di un amministratore delegato, ma nessun altro era d'accordo – e decise di fare un test: licenziò James Comey da capo dell'FBI. Washington andò fuori di testa.

La persona a cui toccò il compito di licenziarlo fu il giudice Rod Rosenstein, la cui sorella lavorava al CDC. Si trattava di Nancy Messionier, la quale convocò la prima conferenza stampa sulla questione di un nuovo virus proveniente dalla Cina che, a suo dire, avrebbe richiesto cambiamenti radicali nella vita americana. Il suo ruolo fu rivelato per la prima volta dal giornalista del New York Times, che in seguito affermò di essere stato ingannato.

Nessuno al CDC si prese la briga di verificare con Trump. Quando gli fu chiesto di firmare per i lockdown, un mese dopo l'annuncio iniziale del CDC, l'impresa era stata praticamente compiuta. Scelse di prendere il toro per le corna piuttosto che essere divorato vivo dai media generalisti, pronti a incolparlo di ogni morte. Trascorse gli otto mesi successivi a emanare proclami sui social media – inizialmente pessimi, poi sempre migliori – ma fu quasi completamente ignorato dallo Stato amministrativo che aveva scatenato.

Poco prima di lasciare l'incarico nel 2020, Trump emise un ordine esecutivo che avrebbe riclassificato una parte del personale pubblico come dipendente con mansioni soggette a licenziamento. Ogni sede che si occupava di affari federali fu colta da un'ondata di panico per le conseguenze che questo avrebbe avuto sul futuro del racket centenario che avevano gestito. L'ordine fu rapidamente revocato dal nuovo presidente al momento del giuramento, un'azione che ha dato il via alla grande battaglia del futuro: Washington contro il popolo.

Dopo quattro anni di esilio Trump e il suo team hanno pianificato la loro vendetta. Era chiaro a tutti che la questione era fondamentale. Avrebbe dovuto rischiare tutto sottoponendo la questione alla Corte Suprema. Lo ha fatto emanando un numero record di ordini esecutivi riguardanti il ​​ramo esecutivo, tutti presupponendo che potesse agire come un presidente.

Il team di Trump aveva previsto una raffica di cause legali seguite da ingiunzioni, molto simile a quanto accaduto nel 2019-2020. Questa volta avrebbe dato battaglia a livello giudiziario e avrebbe portato la questione in cima alla sua lista. È stata una scommessa rischiosa, ma ha pagato. Sapeva che la struttura dello status quo era completamente indifendibile da un punto di vista costituzionale.

Il colpo più recente allo Stato amministrativo tocca il cuore della questione. Nel caso Trump contro l'American Federation of Government Employees (8 luglio 2025), la Corte Suprema ha sostenuto il diritto del presidente di procedere a licenziamenti di massa di dipendenti federali. C'è stato un solo voto contrario da parte della giudice Ketanji Brown Jackson, la quale aveva annullato altri ordini di Trump quando era giudice distrettuale di Washington.

Il dissenso della Jackson cerca di dare un senso al quarto ramo del governo. “Secondo la nostra Costituzione, il Congresso ha il potere di istituire agenzie amministrative e di specificarne le funzioni”, ha scritto, “pertanto, nel corso dell'ultimo secolo, i presidenti che hanno tentato di riorganizzare il governo federale hanno prima ottenuto l'autorizzazione dal Congresso”. In mancanza di tale autorizzazione, ha affermato, la Corte dovrebbe abbracciare il “mantenimento dello status quo per ridurre i danni”.

“Questa azione esecutiva promette licenziamenti di massa, cancellazione diffusa di programmi sociali e servizi federali, e lo smantellamento di gran parte del governo federale così come lo ha creato il Congresso. Ciò che una persona (o un Presidente) potrebbe definire ingombrante burocrazia è la prospettiva di un agricoltore di ottenere un raccolto sano, la possibilità di un minatore di carbone di respirare senza problemi di polmonite, o l'opportunità di un bambino in età prescolare di apprendere in un ambiente sicuro”.

Eccoci qui: il cuore stesso della bestia della pianificazione centralizzata è a rischio. Almeno lei capisce la posta in gioco.

Quest'ultima sentenza – a cui probabilmente seguiranno molte altre – arriva sulla scia di una serie di decisioni simili, tra cui: Loper Bright Enterprises contro Raimondo (28 giugno 2024), che ha annullato la Deferenza Chevron (1986) riducendo l'autorità interpretativa delle agenzie governative e trasferendo il potere da queste ultime ad altri rami (rispettivamente giudiziario ed esecutivo); SEC contro Jarkesy (27 giugno 2024), che ha limitato l'uso di decisioni interne da parte delle agenzie governative rafforzando il controllo giudiziario; Corner Post, Inc. contro Federal Reserve (1° luglio 2024), che ha ampliato le possibilità di contestare vecchie normative; Ohio contro EPA (27 giugno 2024), che ha imposto una rigorosa conformità all'APA limitando l'eccesso di potere normativo; Garland contro Cargill (14 giugno 2024), che ha limitato le interpretazioni statutarie delle agenzie governative; Trump contro CASA (27 giugno 2025), che ha limitato le ingiunzioni a livello nazionale rafforzando l'azione esecutiva; City and County of San Francisco contro EPA (4 marzo 2025), che ha ridotto l'ambito normativo della stessa EPA.

Tutto questo è accaduto con una rapidità sorprendente: nel giro di un solo anno. Il regime durato cento anni è improvvisamente cambiato radicalmente per adattarsi a quanto progettato dai Padri Fondatori. Si tratta di un contro-colpo di stato contro la tirannia degli esperti e i sistemi di coercizione/controllo da loro attentamente costruiti. Anche se non ne sentiamo ancora gli effetti, il terreno ci è crollato sotto i piedi.

È un mito che i tribunali si limitino a esaminare la legge e a giudicare i casi in base al merito. Sono soggetti alle pressioni dell'opinione pubblica e si sono inchinati di fronte all'ethos del tempo. Quest'ultimo è cambiato, improvvisamente e drasticamente... perché?

Dal 2020 al 2023, con le ricadute che continuano ancora oggi, lo Stato amministrativo, che si era a lungo tenuto lontano dagli occhi della gente comune, ha insinuato profonde intrusioni negli affari privati ​​di ogni americano. Ha chiuso scuole, chiese e aziende; ha emesso ordini di restare a casa; ha sequestrato persone in strutture sanitarie, impedendo qualsiasi contatto con i familiari; ha poi imposto l'iniezione a moltitudini di persone con un vaccino sperimentale che non ha fatto altro che causare feriti e morti.

È una misura dell'arroganza e dell'egemonia di questa macchina burocratica – che si estende dalle agenzie governative alle aziende, dal mondo accademico al settore non-profit – il fatto che così tanti al suo interno credano di poterla fare franca con tutti questi oltraggi senza conseguenze. La rabbia pubblica è scoppiata, esprimendosi in ogni modo possibile e chiedendo un cambiamento. Quel cambiamento è iniziato: e ci sono le condizioni anche per uno molto più radicale, che potrebbe avvenire più in là nel tempo o forse prima.

Le intricate reti di influenza, corruzione, do ut des e furtivo saccheggio delle risorse e del potere del popolo si credevano invulnerabili, un po' come i governanti del vecchio impero sovietico nei mesi precedenti al suo crollo. Ogni vecchio regime si è creduto al sicuro fino al momento in cui i suoi leader hanno cercato rifugio e i suoi tirapiedi sono fuggiti sulle colline.

Con la risposta al Covid lo Stato amministrativo ha superato il limite, ha fatto il passo più lungo della gamba, ha tirato fuori il mattoncino Jenga sbagliato, o qualsiasi altro cliché si voglia scegliere. È stato l'evento scatenante, l'evento che ha smascherato il tutto. Viene in mente la guerra alla vodka di Mikhail Gorbaciov, che fece più della Glasnost o della Perestrojka per porre fine al regime e minare l'ultimo brandello di credibilità del governo del partito.

Per molti anni ci siamo chiesti come sarebbe stata la rivoluzione una volta tornati a casa. Ne abbiamo avuto un assaggio la scorsa settimana, quando le fotocamere degli iPhone hanno ripreso migliaia di dipendenti del Dipartimento di Stato mentre portavano i loro averi in scatole fuori dalle porte d'ingresso del palazzo che era stato a lungo la loro casa. Vivi secondo gli editti amministrativi; muori secondo gli stessi editti.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una mancia in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.


martedì 14 ottobre 2025

I newyorkesi flirtano con il programma socialista nei supermercati

New York, come tutte le altre roccaforti democratiche sono un inferno dal punto di vista della quotidianità. Chi ci vive lo sa bene. La recente decisione di Trump di invaire la Guardia nazionale a Chicago e Portland, ennesime due grandi città americane che vengono attenzioante da tale provedimento, è una rispsota a una situazione che rischia di andare fuori controllo. Come a Detroit. I sindaci di tutte queste città democratiche hanno reso i posti da loro amministrati delle zone di guerra... letteralmente. Le ragioni sono sempre le stesse, le conosciamo bene: qualunque cosa toccano i democratici si trasforma in un girone infernale. Non c'è più nemmeno il beneficio del dubbio di pensare che siano degli incapaci, a questo punto anche i più scettici devono cedere all'unica idea possibile rimanente: c'è un disegno nel distruggere il tessuto sociale americano, distruggere la tenuta del patto sociale stesso. Mandare la Guardia nazionale era il minimo che Trump potesse fare visto che sono diventati, a tutti gli effetti, enclavi criminali. Tutte le grandi città che finiscono nelle grinfie di questa gente sperimentano un degreado verticale della qualità della vita; poi ci sono anche interi stati, come ad esempio la California, roccaforte della cricca di Davos. Non si può non concludere, quindi, che questo è qualcosa di voluto, un risultato ricercato, figlio di quelle contromosse avviate da suddetta cricca di Davos per mettere i bastoni tra le ruote all'amministrazione Trump e minimizzare, quanto più possibile, i danni che sta subendo dalla riorganizzazione del Paese. Il caos sociale, i venti di secessione e la spada di Damocle della guerra civile sono tutti strumenti nella “cassetta degli attrezzi” della cricca di Davos.

____________________________________________________________________________________


di Barry Brownstein

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/i-newyorkesi-flirtano-con-il-programma)

Vivere a New York City non è facile. Il Cato Institute classifica lo Stato di New York come quello meno libero degli Stati Uniti. Oltre alle elevate imposte statali sul reddito, i residenti di New York City pagano un'imposta aggiuntiva del 3,876% sui redditi superiori a $50.000. L'imposta sulle vendite totale di New York City è dell'8,875%.

Oltre al carico fiscale, i residenti di New York City e dello Stato devono sopportare pesanti oneri normativi. Burocrazia imponente e corruzione vanno di pari passo, e New York non è certo priva di entrambe.

A New York, burocrazia e corruzione si traducono in un costo scolastico per studente sbalorditivo, pari a $36.293, il più alto del Paese. Sarebbe sbagliato credere che una spesa talmente ingente si possa tradurre in eccellenza educativa.

E ora, il candidato democratico a sindaco, Zohran Mamdani, afferma di voler “abbassare i costi e semplificare la vita” ai residenti di New York spendendo ancora di più. Promette il congelamento degli affitti, autobus gratuiti, asili nido gratuiti e negozi di alimentari gestiti dall'amministrazione pubblica.

Mamdani ci dice che i suoi negozi di alimentari si concentreranno “sul mantenimento dei prezzi bassi, non sul profitto”. Questi negozi pubblici non pagheranno l'affitto, o le tasse sulla proprietà, e “trasferiranno i risparmi ai clienti”. Mamdani promette di ricreare magicamente il miracolo della distribuzione alimentare in chiave moderna: “Acquisteranno e venderanno a prezzi all'ingrosso, centralizzeranno lo stoccaggio e la distribuzione, e collaboreranno con i quartieri locali per prodotti e approvvigionamento”. Nel suo spot su TikTok ci dice che i prezzi dei negozi di alimentari privati ​​sono “fuori controllo” e che i suoi negozi non aumenteranno i prezzi.

Alle primarie democratiche Mamdani ha ottenuto i voti dei laureati. Uno dei sostenitori di Mamdani, analfabeti economicamente ma “colti”, proveniente da una “famiglia conservatrice del nord dello stato di New York”, ha scritto un messaggio alla madre dopo le elezioni: “È stato bello sentire che il mio voto contava e che stava contribuendo ad aprire la strada al mondo in cui voglio vivere”.

Il mondo che questo elettore immagina non sarà quello in cui vorrebbe vivere.

Invece di una riforma fiscale e normativa, i piani socialisti di Mamdani risolveranno tutto con regali, spese folli e una generosa dose di “globalizzazione dell'Intifada”, antisemitismo e sentimenti anticapitalisti.

F. A. Hayek spiegò perché molte persone sostengono i politici che promuovono progetti socialisti. Nel suo libro, The Road to Serfdom, scrisse che le persone vogliono essere “sollevate dalla necessità di risolvere i [propri] problemi economici e [...] dalle scelte difficili che questo spesso comporta”.

Mamdani attribuisce al capitalismo la responsabilità delle scelte economiche che tutti dobbiamo affrontare. Per usare le parole di Hayek, gli elettori “sono fin troppo propensi a credere che la scelta non sia realmente necessaria, che sia loro imposta dal sistema economico in cui viviamo”.

Con queste mentalità Hayek ci avvertì di aspettarci “discorsi irresponsabili su una ‘abbondanza potenziale’”.

Il politico che fa campagna elettorale con un piano, per quanto ridicolo, ha un vantaggio quasi insormontabile rispetto al politico che cerca di spiegare come il processo di mercato risolva i problemi senza l'intervento dei pianificatori centrali. Quando le persone sono astoriche e analfabete in materia economica, desiderano ardentemente un piano.

Ciò che gli elettori non vedono è che una tassazione e una regolamentazione eccessive compromettono il funzionamento del mercato. Più il mercato è debole, più il governo interviene per dirigerlo, e per condizionare noi.

Hayek è stato chiaro sul dove tutto questo porta: “Dato che nelle condizioni moderne dipendiamo per quasi ogni cosa dai mezzi che i nostri simili ci forniscono, la pianificazione economica implicherebbe la direzione di quasi tutta la nostra vita”.

Oggi l'attuazione dei piani di Mamdani per i negozi alimentari non porterà a diffuse privazioni e carestie. Perché? Mamdani non può mettere fine a tutte le alternative dei negozi alimentari privati. Chi desidera l'esperienza del DMV quando fa la spesa può fare acquisti nei negozi di Mamdani. A seconda di quanti soldi dei contribuenti intende sprecare, Mamdani potrebbe indebolire i negozi tradizionali, soprattutto per quanto riguarda i prodotti di prima necessità come latte, uova e carne. I negozi statali metterebbero fuori mercato alcuni negozi tradizionali. Le più a rischio saranno le piccole botteghe a conduzione familiare.

Nonostante le accuse di Mamdani di speculazione sui prezzi, il supermercato medio opera con un margine di profitto di circa l'1,6%. I supermercati sono spinti a operare in modo efficiente con il minimo spreco a causa della forte concorrenza. I burocrati non sanno nulla di efficienza, né hanno la conoscenza per gestire i supermercati. Con una contabilità onesta, i supermercati di Mamdani opererebbero con perdite enormi.

I capitalisti contro cui si scaglia Mamdani non sempre si comportano virtuosamente, ma come sottolinea John Mueller nel suo libro, Capitalism, Democracy and Ralph's Pretty Good Grocery, il processo di mercato nel capitalismo tende a “premiare comportamenti imprenditoriali onesti, equi, civili e compassionevoli, e ispira una forma di assunzione di rischi che può essere definita eroica”.

Nel suo libro, Conscious Capitalism, il fondatore di Whole Foods, John Mackey, osserva: “La fiducia è fondamentale per avere un buon rapporto con i clienti”.

Market Basket è una catena di supermercati del New England. Qualche anno fa clienti, dipendenti e venditori hanno scioperato durante un'acquisizione ostile, costringendo a un'inversione di tendenza. Market Basket, insieme a Wegmans, è nota per la forte fedeltà dei suoi clienti e anche dei suoi dipendenti. L'amministratore delegato di questa catena di supermercati ritiene che “Market Basket abbia un obbligo morale nei confronti delle comunità che serviamo”. Sostiene le sue parole offrendo prezzi bassi ai clienti e avanzamenti di carriera per i dipendenti. Market Basket promuove i dipendenti in base al merito, non all'anzianità. Al contrario, l'anzianità fa avanzare i dipendenti pubblici, che sono molto difficili da licenziare. Nei negozi di Mamdani dovreste aspettarvi che i dipendenti si comportino come i negozianti dell'era sovietica.

Wegmans figura costantemente nella lista delle “100 migliori aziende in cui lavorare” della rivista Fortune. Il suo ex-presidente, Robert Wegman, ha affermato, riferendosi al suo trattamento dei dipendenti: “Non ho mai dato più di quanto ho ricevuto”. In questa dichiarazione di principio, si percepisce la convinzione che il mondo degli affari sia un'impresa “win-win”, non “win-lose”.

Le persone attratte dal socialismo vogliono ricevere prima di dare. I loro eroi, come Mamdani, credono che ai miliardari non dovrebbe essere permesso di accumulare tanta ricchezza. Se Mamdani venisse eletto, aspettatevi che i ricchi newyorkesi fuggano dalla città.

Oggi i supermercati offrono fino a 60.000 articoli diversi. Supponiamo che i punti vendita di Mamdani funzionino più come un Trader Joe's, con solo 4.000 articoli. Su quali basi tali punti vendita decideranno cosa tenere in magazzino? Nel suo libro, Dismantling Utopia: How Information Ended the Soviet Union, Scott Shane ci aiuta a rispondere a questa domanda.

Shane era curioso di sapere perché “alcune delle file più lunghe a Mosca fossero per le scarpe”. Naturalmente dava per scontato che “l'inefficiente economia sovietica non producesse abbastanza scarpe”.

Con sua sorpresa, Shane scoprì che per ogni adulto e bambino, l'Unione Sovietica produceva “più di tre scarpe all'anno”. Come poteva esserci una carenza di scarpe?

Shane ce lo spiega: “La comodità, la vestibilità, il design e la combinazione di taglie delle scarpe sovietiche erano così fuori sintonia con ciò di cui la gente aveva bisogno e desiderava che essa era disposta a fare la fila per ore pur di acquistare ogni tanto un paio di scarpe, solitamente importate”. I pianificatori sovietici avevano scelto una scarpa di consenso, ed era una che soddisfaceva poche esigenze.

Persone come me che vivono in campagna non penserebbero mai che i consumatori pagherebbero due o tre volte il prezzo per uova biologiche certificate, allevate al pascolo, rispetto a quelle “normali”. Eppure la quotidianità ci dice che sono disposti a pagare un sovrapprezzo, e i supermercati dedicano un notevole spazio sugli scaffali a marche diverse di uova.

Lo stesso tipo di decisione viene presa in ogni corsia di un supermercato. Fermatevi un attimo nel reparto yogurt per dare un'occhiata all'incredibile varietà di scelta: greco, bulgaro, islandese, biologico, non biologico, latte intero, parzialmente scremato, senza grassi, zuccherato, non zuccherato e un numero sorprendente di gusti.

Mamdani condanna il capitalismo e i profitti, ma non comprende il meccanismo del mercato. Prezzi e profitti aiutano gli imprenditori a individuare il mix di prodotti ottimale per i loro clienti. Nel socialismo le decisioni vengono prese in base ai capricci dei burocrati.

Hayek nel suo saggio, The Use of Knowledge in Society, scrisse:

Sono convinto che se [il sistema dei prezzi] fosse il risultato di un deliberato progetto umano, e se le persone guidate dalle variazioni dei prezzi capissero che le loro decisioni hanno un significato che va ben oltre il loro obiettivo immediato, questo meccanismo sarebbe acclamato come uno dei più grandi trionfi della mente umana.

Mamdani non è impressionato dal miracoloso processo di mercato; è impressionato dalle invettive della sua mente presumibilmente superiore.

Vivevo a Baltimora quando, negli anni '80, arrivò una nuova ondata di emigrati sovietici. Le famiglie ospitanti, che aiutavano questi nuovi arrivati ad adattarsi alla vita americana, mi raccontavano dei primi incontri degli emigrati con la cornucopia del nostro Paese. Raccontavano di emigrati sbalorditi dall'abbondanza nei supermercati. Alcuni rimasero paralizzati, sopraffatti dalla vastità della scelta; altri riempirono freneticamente i carrelli, temendo che gli scaffali sarebbero rimasti vuoti il ​​giorno dopo.

Rimasero stupiti nello scoprire che nessun funzionario governativo dettava l'ubicazione dei supermercati, o gli orari di apertura dei negozi; nessun funzionario dettava cosa vendevano, o chi erano i loro fornitori.

Non molti anni dopo, nel 1989, Boris Eltsin, allora membro del Parlamento sovietico, visitò un supermercato in un sobborgo di Houston. Nemmeno le élite sovietiche avevano accesso a una tale abbondanza. Sbalordito e perplesso, Eltsin chiese: “Quanto costa? Serve un'istruzione speciale per gestire un supermercato? Sono tutti così i negozi americani?” Jon Miltimore sottolinea: “L'esperienza di Eltsin quel giorno era in contrasto con tutto ciò che sapeva”.

Mamdani ha sperimentato la cornucopia generata dal processo di mercato; non ha le scuse di Eltsin. Per promuovere il suo programma socialista, Mamdani indossa intenzionalmente dei paraocchi e induce gli elettori a credere di non dover assumersi la responsabilità delle proprie scelte economiche.

Alcuni ignorano la sua ascesa, sostenendo che l'adesione dei Democratici a candidati così radicali sia autodistruttiva per il loro partito. Ciò che mi preoccupa è la probabilità che una crisi economica pre-2028 possa creare sostegno per candidati presidenziali in stile Mamdani. Se gli elettori di New York City non lo sconfiggeranno alle urne a novembre, potremmo avere nuovi casi di devastazione dei mercati.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una mancia in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.