martedì 2 dicembre 2025

Le scuole fanno uscire fuori di testa i giovani

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di James Bovard

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/le-scuole-fanno-uscire-fuori-di-testa)

Quasi un terzo delle scuole pubbliche a livello nazionale sta ora monitorando la salute mentale degli studenti. Il governatore dell'Illinois, J. B. Pritzker, ha di recente firmato un disegno di legge per estendere lo “screening universale per la salute mentale” a due milioni di studenti dell'Illinois nell'ambito della sua Children's Behavioral Health Transformation Initiative. Ma questo sforzo di salvataggio devasterà molti studenti e rappresenta un avvertimento per i genitori di tutto il Paese. Abigail Shrier, membro del Manhattan Institute, ha avvertito che la nuova legge dell'Illinois significherà che “decine di migliaia di giovani dell'Illinois saranno spinti nell'imbuto della salute mentale e convinti di essere malati. Molti, o la maggior parte, saranno falsi positivi”.

Se i politici vogliono aiutare i giovani, devono riconoscere come le scuole pubbliche compromettano sistematicamente la salute mentale degli studenti.

I lockdown dovuti al Covid hanno distrutto la salute mentale di milioni di giovani americani. Un'indagine del 2024 del JAMA ha rilevato che tra il 2018 e il 2021, i giovani hanno visto un aumento di quasi il 300% del numero di accessi al pronto soccorso per disturbi alimentari e idee suicide. I tentativi di suicidio sono aumentati del 250% durante quel periodo. Depressione e ansia sono aumentate vertiginosamente tra i giovani dall'inizio della pandemia, ma politici e decisori politici hanno ignorato la carneficina mentale inflitta dalle linee di politica anti-Covid.

Un sondaggio del 2021 dei Centers for Disease Control and Prevention ha rilevato che il 44% degli studenti delle scuole superiori ha dichiarato di “sentirsi persistentemente triste o senza speranza nell'ultimo anno”. Le ragazze avevano quasi il doppio delle probabilità di essere depresse, con il 57% che “si sentiva persistentemente triste e senza speranza” rispetto al 31% degli studenti maschi. La chiusura delle scuole non è riuscita a contrastare la diffusione del Covid. Dopo la loro riapertura, gli studenti sono stati incalzati a rispettare obblighi assurdi sull'uso delle mascherine che non hanno fatto altro che moltiplicare l'ansia.

Le scuole stanno sovvertendo la salute mentale degli studenti, incitandoli senza sosta a dubitare o disprezzare il proprio corpo. Queste buffonate hanno raggiunto livelli epidemici anche prima dell'inizio della pandemia di Covid. Nel 2019 lo stato del Maryland emanò regolamenti per promuovere la “considerazione dell'identità e dell'espressione di genere” di ogni studente, reputandola un “valore”. Funzionari governativi e personalità politiche si sono arrogati la prerogativa di ridefinire il genere nello stato del Maryland. La contea di Montgomery, il più grande sistema scolastico dello stato, annunciò che avrebbe scelto i libri per il curriculum “attraverso una ‘lente LGBTQ+’ e si sarebbe chiesto se i libri ‘rinforzassero o interrompessero’ gli ‘stereotipi’, la ‘cisnormalità’ e le ‘gerarchie di potere’”, secondo una memoria depositata alla Corte Suprema dai genitori che hanno contestato con successo il sistema scolastico. In tale documento si sottolineava anche che “agli insegnanti viene detto di inquadrare il disaccordo con le idee [pro-LGBTQ] come ‘offensivo’ e di rispondere con esempi di ‘uomini che si smaltano le unghie’ o ‘indossano abiti eleganti’”. L'obiettivo è quello di instillare nei giovani “una nuova prospettiva che non venga facilmente contravvenuta dai loro genitori”, come ha ammesso il consiglio scolastico della contea.

L'indottrinamento ha prodotto un aumento del 582% del numero di giovani che si identificano come “non binari” nelle scuole della contea di Montgomery. “Disturbare il pensiero dei ragazzini” ha avuto un tale successo che quasi la metà degli studenti si è identificata come non binaria ed essi hanno molte più probabilità di soffrire di disturbi mentali. Un sondaggio ha rilevato che nel 2022 più della metà dei giovani transgender e non binari ha preso in considerazione il suicidio. Ciò non ha impedito ad altri sistemi scolastici di condurre campagne, aperte o nascoste, per convincere i giovani a pentirsi o a ribellarsi alle proprie origini.

Per decenni le scuole hanno bombardato i giovani con la propaganda ambientalista. Il risultato, secondo l'American Psychological Association, è che il 58% dei giovani americani è “molto o estremamente preoccupato per il cambiamento climatico” e il 43% ha affermato che “il cambiamento climatico ha avuto un impatto sulla loro salute mentale”. L'Harvard Medical Magazine riporta che per molti giovani “la preoccupazione per le minacce del futuro cambiamento climatico si traduce in attacchi di panico, insonnia, pensieri ossessivi e altri sintomi”.

Le scuole propongono come modello Greta Thunberg, l'adolescente svedese squilibrata i cui deliri incoerenti contro il mondo moderno l'hanno resa una santa. Per i cervelli giovani è irrilevante che molti degli allarmi ambientali si siano rivelati falsi o esagerati. Ai ragazzini è stato insegnato ad avere paura e a implorare i politici di salvarli: due conseguenze molto negative per la salute mentale. I sondaggi di Eco-America indicano che tra il 57% e il 70% degli adolescenti di età compresa tra 13 e 17 anni “riporta sintomi di ansia legati al clima”. Ella Emhoff, figliastra dell'ex-vicepresidente Kamala Harris, si è di recente lamentata su TikTok: “Penso che tutto ciò che riguarda l'ambiente mi stia davvero dando fastidio, ed è così: provo molta ansia per il clima, come tutti noi”. Trasformare l'ansia per il clima in una virtù non fa altro che diffondere ancor più l'angoscia.

Le scuole stanno anche sovvertendo la salute mentale esagerando enormemente altri pericoli che gli studenti affrontano, come ad esempio bizzarre esercitazioni contro eventuali sparatorie nelle scuole. In Indiana gli insegnanti di una scuola elementare sono stati colpiti da colpi di arma da fuoco nell'ambito di un programma di formazione per “scuole sicure”. Secondo l'Associazione degli Insegnanti dello Stato dell'Indiana, gli sceriffi hanno ordinato agli insegnanti di “entrare in un'aula quattro alla volta, poi hanno detto loro di accovacciarsi e hanno sparato loro con pallini in rapida successione, come in un'esecuzione”, lasciandone diversi insanguinati e molti in preda alle urla. Il sindacato si è lamentato: “Gli insegnanti erano terrorizzati, ma è stato detto loro di non dire a nessuno cosa fosse successo. Gli insegnanti che aspettavano fuori e che avevano sentito le urla sono stati portati in aula quattro alla volta e l'esercitazione è stata ripetuta”.

Le scuole stanno “trasformando sempre più i loro corridoi in imitazioni di vere sparatorie di massa, con tanto di poliziotti che sparano con pistole ad aria compressa e studenti di teatro arruolati per impersonare vittime, truccate con sangue finto e fori di proiettile. Occasionalmente insegnanti e studenti vengono sottoposti a esercitazioni a sorpresa senza preavviso”, come ha osservato un giornale studentesco di Great Neck, New York. Un'insegnante della Pennsylvania ha commentato di essere rimasta “più traumatizzata che preparata” dopo che alcuni dei suoi colleghi sono stati colpiti con pistole ad aria compressa da un finto tiratore. “Ci sono stati colleghi che sparavano ai colleghi, persone colpite da pallini [...]. La gente urlava, cercava di scappare, inciampava l'una sull'altra; è stato orribile”, ha ricordato Elizabeth Yanelli.

Tra i principali beneficiari di queste buffonate ci sono le aziende farmaceutiche che promuovono farmaci ansiolitici per i bambini. L'ex-poliziotto Raeford Davis ha commentato così queste esercitazioni: “Rituali del genere, di esecuzioni simulate, vengono condotti per scopi di controllo sociale basati sulla paura, per traumatizzare, instillare paura, disperazione, impotenza personale e dipendenza da figure autoritarie affinché si chieda di essere salvati e protetti”. Uno studio del 2021 condotto dai ricercatori del Georgia Institute of Technology “ha rilevato che ansia, depressione e stress aumentano di circa il 40% dopo le esercitazioni [per le sparatorie nelle scuole]”. Un simile danno psichico collaterale è particolarmente deplorevole, poiché le esercitazioni che le scuole costringono gli studenti a svolgere sono per lo più inutili in una crisi reale.

Molti studenti sono delusi perché riconoscono di non avere praticamente via di scampo dalla sorveglianza. Le scuole si vantano di dare ai giovani computer portatili gratuiti, ma questo equivale a indossare un braccialetto elettronico alla caviglia per monitorare tutto ciò che una persona scrive o ogni passo che fa online. Uno studio recente ha rilevato che la stragrande maggioranza delle aziende che le scuole assumono per sorvegliare gli studenti durante la navigazione online, in realtà li monitora 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, utilizzando dispositivi forniti dalle scuole stesse. Lo studio ha rilevato che il 29% delle aziende “genera ‘punteggi di rischio’ degli studenti in base al comportamento online”. Il Center for Democracy and Technology ha riferito nel 2023: “Il monitoraggio delle attività studentesche continua a danneggiare molti degli studenti che afferma di aiutare: azioni disciplinari, messe alla berlina e contatti con le forze dell'ordine sono ancora conseguenze regolari” della sorveglianza attiva online sugli studenti.

Un recente cambiamento nella linea di politica federale in materia di sovvenzioni lascia intendere quanto danno gli interventi di Washington per la salute mentale abbiano già inflitto agli studenti. A luglio il Dipartimento dell'Istruzione degli Stati Uniti ha proposto di rivedere le linee guida per vietare che le sovvenzioni federali per la salute mentale “promuovano o sostengano ideologie di genere, attivismo politico, stereotipi razziali, o ambienti ostili per studenti di determinate etnie”.

Il fatto che sia necessaria una nuova linea guida per queste cose è indicativo delle follie precedentemente propagate dai burocrati. Sarà necessaria un'altra modifica normativa per smettere di usare i finanziamenti pubblici per incutere timore nei giovani?

Politici, psichiatri e scuole pubbliche sono gli ultimi a cui affidarsi per salvaguardare la salute mentale. I giovani americani stanno già soffrendo una spirale politico-psicologica discendente a causa di decenni di linee di politica abusive e repressive. Limitare il potere politico e burocratico, come sta facendo adesso il Dipartimento dell'Istruzione, è un primo passo fondamentale per riportare l'America alla normalità.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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lunedì 1 dicembre 2025

L'UE accelera verso il collasso: Merz, Draghi e la Lagarde rimarcano la crisi dell'Europa

La formula “tutte le strade conducono a Londra” rappresenta il modo in cui i vecchi interessi bancari hanno gestito il loro impero mercantilista per centinaia di anni. Oltremanica, ovviamente, perché erano in competizione con gli olandesi. Nel corso del tempo hanno costruito una immensa rete di persone e relazioni finanziarie in tutto il mondo. C'è un intero universo di persone che non è coperto da Wikipedia e di cui non sappiamo niente, ma ai fini della comprensione di come funzionano le meccaniche è più importante la rete e le relazioni piuttosto che le singole persone o i singoli gruppi. Questa rete/relazioni si manifesta attraverso le policy: arrivano le proverbiali telefonate dall'alto e vengono prese da chi deve mettere in atto gli ordini... e così ci ritroviamo roba come lo Steele Dossier, l'MI6 infiltrato nella CIA, conflitti settari che scoppiano improvvisamente (es. India-Pakistan, Azerbaijan-Armenia, ecc.). Alla domanda perché l'abbiano fatto e lo facciano tuttora, la risposta è: non hanno collaterale. L'Europa ha da sempre costruito imperi coloniali perché non ha abbastanza risorse naturali da poter restare nel cosiddetto “Primo mondo” e quindi le deve prendere da qualcun altro. In un certo senso questa è la sua storia degli ultimi 500 anni. In quest'ottica Londra ha sparso “gaslighting” cucendo addosso agli USA l'etichetta di “impero del male”: gli americani hanno adottato la politica estera inglese, il sistema bancario centrale inglese, policy di tasse e spese inglesi, un maggiore centralizzazione della società. Va bene essere critici del passato degli Stati Uniti, anche del presente sotto certi aspetti, ma quest'ultimo è di certo tutt'altra cosa rispetto a quando c'erano gente come Condoleezza Rice, Paul Wolfowitz, Donald Rumsfeld, Dick Cheney. “Tutte le strade portano a Londra” perché adesso l'Europa è il giocatore più debole al tavolo della geopolitica (inclusa la City di Londra ed escluso il Vaticano). Qual è un ulteriore elemento di “gaslighting” sparso dagli inglesi? Il mito dell'onnipotenza degli ebrei. Mettere gli uni contro gli altri serve solo al miglior interesse della City di Londra in modo da disinnescare eventuali minacce.

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di Thomas Kolbe

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/lue-accelera-verso-il-collasso-merz)

Il Cancelliere sembra essersi scontrato con la realtà durante la pausa estiva: Merz vede il sistema sociale tedesco in profonda crisi. Nel frattempo i suoi alleati politici a Bruxelles chiedono un aumento della stessa dose di veleno che sta facendo ammalare l'Europa.

Diciamolo chiaramente: gran parte dell'élite politica ha un rapporto frammentato con la realtà. Questo vale tanto per il declino economico della Germania e dell'UE quanto per la comunicazione pubblica degli obiettivi politici strategici, sistematicamente oscurati. Una critica aperta al corso degli eventi potrebbe far crollare la favola politica più velocemente di quanto la realtà possa percolare nell'opinione pubblica.


Merz e lo Stato sociale

Ancora più significative sono le parole di avvertimento del Cancelliere, Friedrich Merz, durante la sua apparizione al congresso del partito della CDU in Bassa Sassonia: “Non sono soddisfatto di quanto abbiamo realizzato finora: dobbiamo fare di più e meglio”.

Eccolo finalmente! Un leggero fremito di autocritica da parte del Cancelliere. Raro, davvero. Eppure quella dichiarazione ci deve far porre una domanda: cosa intende esattamente Merz con “realizzato”? Si riferisce al cosiddetto stimolo agli investimenti, che presumibilmente fornirà un sollievo marginale all'economia tedesca mentre è sull'orlo del collasso? O si riferisce agli ingenti pacchetti di debito e al crescente divario di finanziamento, che molto probabilmente saranno colmati con aumenti delle tasse?

Nel suo discorso a Osnabrück, Merz ha parlato in modo insolitamente chiaro dello stato in cui versa il sistema di welfare: “Lo Stato sociale, così come lo abbiamo oggi, non è più sostenibile finanziariamente rispetto a ciò che possiamo offrire economicamente”. Una diagnosi schietta, che lascia ben poco a desiderare in termini di chiarezza.

Tuttavia non si è fatto alcun accenno a una svolta orientata al mercato, alla fiducia nelle soluzioni individuali, alla responsabilità personale, o a una rapida riduzione della burocrazia. Il messaggio sembra essere: mantenere la rotta.


Momenti di onestà

Merz ha parlato in modo inequivocabile anche dei sussidi sociali: non si può continuare così. Circa 5,6 milioni di persone ricevono i sussidi e molti potrebbero lavorare ma non lo fanno, ha detto. Una realtà che la politica di solito evita.

Un tentativo timidamente esplicito di denunciare apertamente la precarietà della previdenza sociale tedesca. In tempi in cui l'addolcimento della pillola politica è all'ordine del giorno, è quasi un colpo di fortuna quando un politico di spicco riconosce almeno in parte la realtà economica.

Gli ultimi dati economici hanno forse scosso Merz e i suoi colleghi a Berlino? Il PIL si è nuovamente contratto nel secondo trimestre e le prospettive rimangono fosche. Con lo stato che interviene con ingenti programmi di credito e un nuovo debito che quest'anno ha raggiunto circa il 3,5%, l'economia privata si sta contraendo del 4-5%. Definirla recessione sarebbe eufemistico: siamo in depressione.


Più centralismo nell'UE

Mentre il Cancelliere si confrontava con la dura realtà economica della Germania, i rappresentanti dell'UE lanciavano palloni sonda sui media.

È stato Mario Draghi, il poliedrico politico dell'UE, che si alterna con disinvoltura tra l'ex-primo ministro italiano e il presidente della BCE, a presentare l'ennesimo rapporto.

Ha ribadito la sua consueta richiesta: l'Unione Europea deve agire in modo più coeso, come un unico stato, se vuole mantenere un ruolo geopolitico.

Ancora una volta, la stessa medicina che ha fatto ammalare l'Europa: più centralizzazione, meno sussidiarietà e un governo tecnocratico intensificato. Draghi ripropone ancora una volta il piano di Bruxelles, come durante la crisi del debito sovrano di 15 anni fa: potere concentrato a Bruxelles, decisioni al di fuori del controllo democratico, imposte da un apparato politico che dirige le narrazioni sui media. Censura rigorosa, manipolazione dell'informazione: strumenti sporchi per mettere a tacere l'opposizione alla centralizzazione. La stessa logica autoritaria che funzionò allora sta tornando in auge.


La Lagarde e la migrazione

Anche l'alleata di Draghi, la presidente della BCE Christine Lagarde, ha fatto il suo ingresso nel circuito mediatico. Ha toccato il tema dell'immigrazione, un argomento abilmente evitato o distorto nel mondo della politica e dei media tedeschi.

La Lagarde si è lanciata in affermazioni audaci alla riunione della Federal Reserve a Jackson Hole, testando abilmente l'umore dell'Europa. Secondo lei l'UE non potrebbe più crescere senza una massiccia migrazione (di quale crescita esattamente?); ha poi affermato che il PIL della Germania sarebbe oggi inferiore di circa il 6% rispetto al 2019 senza lavoratori stranieri.

Che il Paese sia in depressione da tempo sembra non essere stato compreso dai vertici della BCE. Poi è arrivata la solita solfa: senza migrazione, la carenza di manodopera non può essere affrontata. Nessun accenno ai progressi tecnologici tramite intelligenza artificiale o robotica, che potrebbero compensare la carenza di manodopera. Nessun accenno alla migrazione come rischio per la sicurezza, ai conflitti culturali, o a un Islam politico incompatibile con i valori europei.

La posizione della Lagarde è stata particolarmente eclatante in un momento in cui gli Stati Uniti hanno iniziato a rimpatriare i migranti illegali, ponendo fine all'europeizzazione della politica americana. Il suo discorso, nella terra del risveglio razionale e della svolta politica, non ha suscitato altro che sconcerto.

Jackson Hole ha evidenziato la traiettoria dell'UE: frontiere aperte, élite che ignorano i rischi, mentre la sinistra espande la propria base elettorale a spese della cultura e dell'economia dell'Europa.


Equilibrio precario

Se si mettono insieme i tre eventi – il discorso di Merz, la Lagarde a Jackson Hole e l'ultimo rapporto di Draghi – la conclusione è allarmante: l'economia sta accelerando verso il collasso a causa di una crisi energetica autoinflitta e di un'eccessiva regolamentazione. I fondi sociali, tesi dall'immigrazione illegale di massa, rischiano l'implosione. La soluzione proposta? Centralizzazione, regolamentazione e migrazione incontrollata.

Anche i soliti dibattiti sull'aumento delle tasse del Ministro delle Finanze, Lars Klingbeil, si inseriscono perfettamente in questo contesto: l'individuo non conta nulla, lo stato controlla tutto, gravando sempre di più sui cittadini. L'audacia di attaccare la proprietà privata e aumentare ulteriormente le tasse è sconcertante, e incontra poca resistenza. La CDU di Merz è diventata un muro protettivo di aria fritta, sottile come la carta.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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venerdì 28 novembre 2025

La società degli algoritmi

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di Joshua Stylman

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-societa-degli-algoritmi)

Ormai esternalizziamo la formazione della nostra realtà ad algoritmi progettati non per la verità, ma per il coinvolgimento. Questi sistemi non si limitano a riflettere i nostri pregiudizi: li amplificano, li distillano e ce li restituiscono in forme sempre più concentrate. I feed dei social media di individui politicamente opposti sono diventati così divergenti che potrebbero benissimo essere resoconti provenienti da pianeti diversi.

Come ho scritto nel pezzo, Per non cadere divisi, credo che questa frammentazione sia una caratteristica, non un difetto. La frammentazione della nostra realtà collettiva giova a coloro che preferirebbero che litigassimo tra di noi piuttosto che accorgerci di chi tira davvero i fili.

Il proprietario di una Tesla che ora contempla l'idea di rottamare la sua auto a causa delle posizioni politiche di Elon Musk rappresenta qualcosa di più profondo della fedeltà o del tradimento al marchio. Simboleggia quanto le nostre scelte di consumo si siano completamente fuse con le nostre politiche identitarie. Non ci limitiamo più ad acquistare prodotti; stipuliamo contratti morali con i marchi. Quando questi marchi “tradiscono” la nostra tribù politica, lo viviamo come un tradimento personale.

Come ha osservato Naomi Wolf, individui un tempo diversi ora ripetono a pappagallo identici temi di discussione con le stesse espressioni facciali, come se fossero posseduti da un copione collettivo. L'ordinamento algoritmico dell'umanità ha creato un mondo in cui persone un tempo uniche si trasformano in PNG prevedibili una volta stimolate da determinati argomenti.

Questo fenomeno corre parallelo alla “Sindrome anti-trumpiana” emersa anni fa: una risposta emotiva così viscerale da trascendere la valutazione razionale. Lo schema si ripete perché il sistema necessita di questi parafulmini emotivi. Una popolazione concentrata sulle personalità ha meno possibilità di notare schemi strutturali.

Mentre discutiamo su quale miliardario sia il più virtuoso, o quale figura politica meriti la nostra eterna lealtà, i sistemi sottostanti che plasmano il nostro destino collettivo avanzano indisturbati. Non si tratta di una coincidenza, è un progetto.

Come Bill Hicks, il mio comico/filosofo preferito del XX secolo, e scomparso troppo presto, illustrò in modo brillante nel suo famoso sfogo sulla politica: un burattino condivide le nostre convinzioni, un altro burattino sembra più di nostro gradimento, ma c'è una sola persona che tira i fili di entrambi i burattini.

Come ho esplorato in un altro pezzo, La seconda Matrix, questo schema di reindirizzamento di preoccupazioni legittime verso canali controllati è coerente attraverso le generazioni. L'approccio incrementale alla trasformazione sociale ha profonde radici intellettuali. La Fabian Society, che prende il nome dal generale romano Fabio Massimo che sconfisse Annibale con pazienza strategica piuttosto che con il confronto diretto, sosteneva il cambiamento istituzionale graduale rispetto agli sconvolgimenti rivoluzionari. La loro finestra temporale per il cambiamento non era di anni, ma di generazioni.

Metodologie simili sono state articolate da varie figure influenti nel corso della storia. Come affermò Max Horkheimer della Scuola di Francoforte: “La Rivoluzione non avverrà con le armi, ma avverrà gradualmente, anno dopo anno, generazione dopo generazione. Ci infiltreremo gradualmente nelle loro istituzioni educative e nei loro uffici politici, trasformandoli lentamente in entità marxiste, mentre ci muoviamo verso l'egualitarismo universale”.

Klaus Schwab del World Economic Forum parlò apertamente di “penetrare nei gabinetti” dei governi con individui affiliati al WEF – un'affermazione che suona cospirativa, ma che è stata pronunciata come un risultato di cui essere orgogliosi.

La genialità di questo approccio sta nella sua plausibile negabilità. Ogni singolo cambiamento appare ragionevole se preso in modo isolato. Solo se visto in modo olistico emerge il modello, ma chi ha la prospettiva per vederlo nel suo complesso? La nostra attenzione è deliberatamente frammentata, la nostra rabbia attentamente incanalata verso obiettivi approvati.


Nemici artificiali, alleati artificiali

I nostri ecosistemi informativi non si limitano a rafforzare le nostre convinzioni, ma creano i nostri nemici. Se siete filo-israeliani, vi vengono propinate le voci anti-israeliane più estreme. Se siete simpatizzanti dei palestinesi, vi vengono mostrate le prospettive filo-israeliane più spietate. L'algoritmo vi assicura di essere perennemente indignati dai peggiori rappresentanti di suddetti opposti.

Ad esempio, la mia comprensione più sincera va a chiunque sia nato con disforia di genere e si senta intrappolato nel corpo sbagliato. In qualche modo questa visione compassionevole si è evoluta in “gli uomini dovrebbero poter praticare sport femminili” – una versione caricaturale dell'empatia e completamente disallineata dalla realtà. Questa specifica controversia sugli atleti transgender negli sport femminili non faceva nemmeno parte del dibattito pubblico qualche anno fa, eppure in qualche modo dovremmo riorganizzare la società per accogliere questa posizione assurdamente estrema.

Sui social media lo stesso schema divisivo si ripete quotidianamente. Sfogliando lo stesso evento di cronaca da fonti diverse, si vedranno realtà completamente diverse: i conservatori hanno mostrato le voci progressiste più estreme, i progressisti hanno alimentato le reazioni conservatrici più infiammatorie. Durante le elezioni del 2020 questi feed divergenti hanno creato mondi informativi così separati che gli americani non sono riusciti nemmeno a mettersi d'accordo sui fatti fondamentali di quanto accaduto.

Allo stesso modo coloro che hanno perso la testa per Elon Musk o Donald Trump potrebbero benissimo avere ragione alla fine, anche se dubito che sarà per le ragioni che pensano. La loro preoccupazione dovrebbe essere la tecnocrazia, non la riduzione degli sprechi governativi o qualsiasi altra cosa li stia effettivamente facendo impazzire. Guardate come i media generalisti hanno creato la controversia sul “saluto nazista” attorno a Elon Musk, o l'incessante battaglia legale contro Trump: un'ulteriore prova di un'ingegneria della realtà progettata per provocare risposte emotive piuttosto che un'analisi ponderata. La gente non discute nemmeno se dovessimo averla una tecnocrazia: è a malapena presente nella coscienza pubblica, figuriamoci nel dibattito pubblico. Invece stanno discutendo se preferiscano una tecnocrazia di sinistra o di destra.

Le voci più estreme vengono amplificate perché generano coinvolgimento. Le posizioni ragionevoli vengono sepolte sotto priorità algoritmiche che premiano il conflitto rispetto al consenso.

Scambiamo quindi questi estremismi selezionati algoritmicamente per campioni rappresentativi. Arriviamo a credere che “l'altra parte” sia composta interamente dalle sue voci più irragionevoli. La possibilità di un terreno comune svanisce quando siamo convinti che i nostri avversari siano uniformemente malevoli o deliranti.


Trascendere la manipolazione

Come possiamo sfuggire a questa divisione artificiale? Iniziamo riconoscendo che il disprezzo è la moneta di scambio del controllo. Quando proviamo disprezzo per i nostri concittadini, stiamo partecipando alla nostra stessa privazione di potere.

L'atto più rivoluzionario potrebbe essere rifiutarsi di considerare i nostri vicini come nemici, anche quando forze potenti traggono profitto dal nostro reciproco antagonismo. Questo non significa abbandonare i principi, o fingere che i disaccordi non esistano; significa riconoscere che l'esagerazione di questi disaccordi serve interessi che nessuna delle due fazioni politiche sosterrebbe volentieri. Le persone ragionevoli dovrebbero essere in grado di intavolare conversazioni civili per discutere i mezzi e i metodi per migliorare il mondo che lasceremo in eredità ai nostri figli e nipoti.

Il sistema teme la solidarietà che trascende le tradizionali linee di divisione; teme le conversazioni che identificano preoccupazioni comuni nonostante i diversi quadri di riferimento; teme i cittadini che possono dissentire sulle linee di politica pur riconoscendo reciprocamente la loro umanità.

Le nostre tecnologie sociali sono progettate per impedire esattamente queste connessioni. Frammentano le discussioni, premiano l'indignazione e fanno sì che non si veda mai il contesto completo. Ci mantengono reattivi piuttosto che riflessivi.


Costruire una forma di resilienza alla realtà 

La strada da percorrere non è ignorare le differenze o fingere che le falsità siano ugualmente valide. È sviluppare resilienza alla realtà, la capacità di valutare le informazioni al di là del loro valore di segnalazione tribale.

Quando incontrate nuove informazioni, chiedetevi: questa affermazione serve principalmente a rafforzare le vostre convinzioni esistenti? Vi fa sentire moralmente superiori a un gruppo esterno? Semplifica fenomeni complessi in eroi e cattivi? Questi sono segnali d'allarme di manipolazione informativa, indipendentemente dall'allineamento politico.

Cercate fonti di informazione che occasionalmente mettano in discussione le vostre convinzioni. Non quelle che vi indignano solamente, ma quelle che vi fanno riflettere. La distinzione è cruciale. L'indignazione rafforza i percorsi neurali esistenti; una vera sfida ne crea di nuovi, invece.

Posso solo dire con umiltà che non ho idea di chi abbia veramente il controllo, ma so questo: ogni giorno che passa senza che si parli dei danni causati dall'industria farmaceutica e alimentare, più persone finiscono nel loro tritacarne. Chi di noi non si lascia coinvolgere dal tribalismo politico spesso pensa che entrambe le parti siano un po' folli. L'adorazione dell'eroe è ridicola, così come la sua demonizzazione. Dovremmo chiederci chi abbia il vero potere e il controllo, perché è abbastanza ovvio che non sono mai stati i politici: nella migliore delle ipotesi solo dirigenti di medio livello (middle management).

Soprattutto mantenete contatti diretti con le persone, al di là delle divisioni politiche. Gli algoritmi perdono potere quando si confrontano con la complessità umana. È più difficile demonizzare una filosofia politica quando tra i suoi sostenitori ci sono persone che rispettate e a cui tenete.


La mente integra

L'obiettivo finale non è l'uniformità politica, ma l'integrità mentale: la capacità di gestire la complessità senza ripiegare su narrazioni semplicistiche. Il panorama informativo frammentato ha creato menti frammentate, con un pensiero compartimentato che ci impedisce di vedere le contraddizioni nelle nostre visioni del mondo.

Le forze che traggono profitto dalla nostra divisione contano sulla nostra tendenza a persistere in schemi di pensiero consolidati. Gli individui più pericolosi per questo sistema sono quelli che non possono essere facilmente categorizzati, che mettono in discussione i propri presupposti con lo stesso vigore con cui mettono in discussione l'autorità, rifiutando il conforto della certezza tribale in favore di una ricerca perpetua.

In un mondo di divisioni artificiali, l'atto più rivoluzionario è l'integrità: dell'informazione, del pensiero e, in definitiva, dell'umanità.

Quando il disprezzo per chi si trova dall'altra parte della barricata irrompe dentro di voi, riflettete: chi trae profitto dalla vostra rabbia? Quale potere mantiene la sua presa mentre ci combattiamo a vicenda? Il nostro compito non è solo assistere allo spettacolo delle marionette, ma creare connessioni che lo trascendano. Questo è ciò che temono di più.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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giovedì 27 novembre 2025

Perché Bitcoin ha valore?

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La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto probabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.

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di Preston Art

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/perche-bitcoin-ha-valore?)

L'ascesa delle crittovalute ha generato una serie di opinioni contrastanti sull'argomento. Mentre alcuni hanno una visione positiva, altri le vedono come un'innovazione pericolosa e instabile. Le opinioni di questi scettici sono in gran parte influenzate da idee sbagliate. Non riescono ad apprezzare la loro vera natura, in particolare di Bitcoin, e il cambiamento positivo che apporterà.

Thomas Jeegers, esperto di crittovalute, ha affrontato questi preconcetti attraverso un'analisi approfondita dei fondamentali di Bitcoin, la crittovaluta più popolare e di valore. Autore di Understanding Crypto Fundamentals, ha conseguito due master in economia, un MBA presso l'INSEAD e diverse certificazioni finanziarie avanzate, tra cui Chartered Financial Analyst (CFA), Financial Risk Manager (FRM) e certificazioni in tecnologie blockchain.


Bitcoin: una valuta decentralizzata 

Alla luce dell'incredibile crescita di Bitcoin, Jeegers ha suggerito di fare un passo indietro e di considerare il motivo per cui ha valore. Oltre a fungere da investimento, Bitcoin ha un grande valore come moneta. Possiede molte caratteristiche positive che lo distinguono dalle valute fiat. Ad esempio, Bitcoin consente “transazioni peer-to-peer”, in cui il valore si muove “digitalmente senza richiedere una terza parte di fiducia”, come una banca o uno stato. Questa decentralizzazione libera Bitcoin da vari interessi politici e dalla censura.

La natura decentralizzata di Bitcoin gli consente di fungere da “asset ESG” che può essere utilizzato per apportare benefici positivi all'ambiente, alla società e alle strutture di governance. Ad esempio, Jeegers ha citato l'uso di Bitcoin nell'Afghanistan occupato dai talebani per indebolire i tentativi del governo di sopprimere l'istruzione per le ragazze. Nel finanziare iniziative a sostegno dell'istruzione femminile, gli attivisti non possono effettuare transazioni utilizzando valute tradizionali, poiché esse sono tracciate e censurate. Bitcoin consente agli attivisti di finanziare programmi positivi senza le restrizioni dei talebani. Bitcoin libera “le mani dello stato dalla sua presa sul denaro”, incentivando transazioni volontarie libere da coercizioni centrali.


Scarsità dura e stabile

Jeegers ha identificato Bitcoin sia come una rete che come un asset. Come rete Bitcoin è “disponibile a tutti senza barriere all'ingresso”. È una “infrastruttura di pagamento pubblica” che consente a chiunque nel mondo di effettuare transazioni di valore, indipendentemente da ricchezza o status. Come asset monetario “senza una banca centrale a supporto”, offre una scarsità unica e assoluta. Le valute fiat, come il dollaro e l'euro, possiedono solo una scarsità artificiale, poiché una potenza centrale mantiene la loro relativa scarsità. Quest'ultima può essere ridotta da una potenza centrale che ne aumenta l'offerta. Bitcoin, invece, ha una scarsità naturale poiché nessuna potenza può manipolarne l'offerta. Come l'oro, fare mining di bitcoin richiede molto tempo ed energia da parte degli imprenditori privati, pertanto esso ha un'offerta più stabile e prevedibile rispetto a qualsiasi valuta fiat, la cui offerta può variare a seconda del capriccio delle banche centrali o dei governi.

Per valutare Bitcoin, Jeegers ha proposto il modello Stock-to-Flow (S2F), il quale valuta la scarsità di una commodity. Dividendo la quantità totale attuale di una commodity per la quantità introdotta ogni anno, il modello S2F calcola il numero di anni necessari affinché l'offerta raddoppi, supponendo che il tasso di creazione rimanga costante. L'oro ha un tasso S2F di circa 60 anni, il che implica un elevato livello di scarsità. Nel corso della storia l'oro è sempre stato di gran lunga l'asset con il più alto livello di scarsità (secondo il modello S2F). Jeegers ha dimostrato che il rapporto S2F di Bitcoin negli ultimi 12 mesi è quasi identico a quello del metallo giallo, a “59,93”. Inoltre il flusso in entrata di nuovi bitcoin è stato dimezzato dal cosiddetto halving, portando a oggi il rapporto S2F a “120,86”. Questo rende Bitcoin due volte più scarso dell'oro. Per la prima volta nella storia dell'umanità, l'oro non è più la merce più rara esistente al mondo.


Efficienza energetica 

Bitcoin è noto per essere “ad alto consumo energetico”, poiché richiede molta energia per il mining. Sebbene questo possa a prima vista preoccupare molti scettici, la realtà del consumo energetico di Bitcoin dovrebbe essere analizzata più nel dettaglio. Infatti l'energia utilizzata per il mining di Bitcoin è eccezionalmente economica, ovvero energia che non può essere utilizzata per altri scopi, energia inutilizzata che altrimenti andrebbe persa. Solo un'energia così economica ha senso per il mining di Bitcoin, perché un miner farebbe meglio a trovare un uso alternativo per quell'energia (vendendola a un prezzo più alto), se fosse possibile. Pertanto per il mining di Bitcoin viene utilizzata solo energia altrimenti inutilizzabile. Tale energia si trova, ad esempio, nelle rinnovabili (es. centrali idroelettriche o eoliche) di notte, quando non c'è domanda sulla rete elettrica, ma l'impianto continua a produrre elettricità. Di notte queste centrali continuano a produrre elettricità, il che significa che i proprietari devono pagare per smaltire tale energia. Facendo mining quando non c'è domanda sulla rete elettrica, esse diventano redditizie 24 ore su 24, 7 giorni su 7. L'esistenza del mining di Bitcoin offre quindi un'opportunità unica per monetizzare l'energia inutilizzata. Questa opportunità rappresenta un forte incentivo per la produzione di più centrali elettriche rinnovabili e, di conseguenza, per il miglioramento del mix elettrico utilizzato in tutto il mondo. Spiega perché la stragrande maggioranza dell'energia utilizzata per il mining di Bitcoin proviene da fonti rinnovabili (molto più che in qualsiasi altro grande Paese al mondo) e perché questa tendenza continua a migliorare. In conclusione, non solo Bitcoin NON spreca energia, ma è in realtà la migliore tecnologia disponibile oggi per incentivare lo sviluppo e l'utilizzo di infrastrutture rinnovabili. Chiunque abbia a cuore l'ambiente dovrebbe quindi essere un convinto sostenitore del mining di Bitcoin.


I trend storici indicano il futuro successo di Bitcoin?

Attraverso una curva a S, Jeegers ha dimostrato che tutte le innovazioni, come il cellulare o Internet, impiegano all'incirca lo stesso tempo per passare dallo 0% al 10% di adozione rispetto a quelle che impiegano dal 10% al 90%. Bitcoin ha impiegato 13 anni, dal suo lancio nel 2009 al 2022, per raggiungere il 10% di adozione, pertanto questo modello suggerisce che Bitcoin raggiungerà il 90% di adozione entro il 2035!

Perché Bitcoin dovrebbe crescere tanto quanto altre innovazioni di successo, come i social media o Uber? Jeegers ha sostenuto che la Legge di Metcalfe aiuta a spiegare la crescita di queste piattaforme di successo, così come la futura crescita di Bitcoin. Questa Legge afferma che una rete, come un servizio telefonico, aumenta di valore man mano che più utenti si iscrivono. Il primo telefono in assoluto non aveva alcun valore perché non c'erano altri telefoni da chiamare. Con l'avvento di nuovi telefoni il servizio telefonico è cresciuto di valore perché c'erano più persone da chiamare. Lo stesso concetto si applica a Bitcoin: ha poco valore come valuta se poche persone lo accettano, tuttavia l'utilità di cui godono gli utenti esistenti e nuovi cresce esponenzialmente man mano che più persone lo accettano. Con l'aumentare del valore della rete Bitcoin, aumenta anche l'incentivo per i non utenti ad aderire.


Metodi di valutazione

Oltre alla presentazione di Jeegers, Hubertus Hofkirchner di Bitcredit ha ricavato una stima del valore di Bitcoin come mezzo di scambio dal rapporto base-to-credit riportato da Mises durante il periodo del gold standard, pari a uno a dieci.

Nel 2021 gli attivi delle banche centrali del mondo ammontavano a $44.000 miliardi. Applicando il rapporto di Mises a quel totale, Hofkirchner ha calcolato un fabbisogno totale di base monetaria di $4.400 miliardi, ovvero il 10% del valore precedente. Ipotizzando che Bitcoin possa diventare il mezzo di scambio globale a tale rapporto, Hofkirchner calcola che Bitcoin debba essere valutato approssimativamente a $210.000 per unità, più di tre volte il prezzo al momento della stesura di questo articolo, ma ben al di sotto di alcune delle valutazioni più esorbitanti nella comunità. Ciò si traduce in una probabilità del 33% che Bitcoin raggiunga questa impresa.

Hofkirchner ha poi confrontato questo dato con il valore delle riserve auree delle banche centrali, pari al 17% del valore totale di $17.500 miliardi a maggio 2024, che si tradurrebbe in un prezzo di Bitcoin di circa $150.000 per unità. Ciò implica una probabilità del 50% che Bitcoin diventi la futura moneta globale. Le riserve auree private potrebbero aumentare questa cifra, ma potrebbero essere detenute solo a causa di dubbi sulla stabilità del sistema monetario fiat e quindi non essere più rilevanti in un sistema Bitcoin. Tutte queste valutazioni riflettono la probabilità prevista che quest'ultimo diventi un mezzo di scambio globale.


Cosa succederà adesso?

Le caratteristiche positive e uniche di Bitcoin hanno indubbiamente accresciuto il suo potenziale come mezzo di scambio. Aziende come Coinbase e Crypto.com, che consentono agli utenti di pagare in crittovalute, stanno aprendo la strada al futuro di Bitcoin. Mentre le politiche governative continuano a indebolire il valore e la stabilità delle valute fiat, Bitcoin crescerà come una copertura contro queste inefficienze monetarie.

La crescita di Bitcoin come moneta porterà a un mercato più libero e stabile, ponendo l'economia nelle mani di produttori e consumatori piuttosto che in quelle dello stato. Non sorprende che governi e sistemi bancari centrali inizialmente temessero le crittovalute, poiché le privano del loro potere di manipolazione. Di fronte all'incapacità di fermare la crescita di Bitcoin, gli stati di tutto il mondo lo stanno progressivamente abbracciando (ad esempio, negli Stati Uniti) per trarre beneficio da questa innovazione trasformativa.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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mercoledì 26 novembre 2025

Il mandato di Milei: l'Argentina punta di nuovo sull'austerità

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La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto probabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.

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di John Phelan

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/il-mandato-di-milei-largentina-punta)

Domenica 26 ottobre il partito del presidente argentino Javier Milei, La Libertad Avanza, ha ottenuto una grande vittoria alle elezioni di medio termine del Paese. Nella Camera dei Deputati ha ottenuto il 50,4% dei seggi disponibili con una maggioranza del 40,7%; nella Camera alta, il Senato, ha ottenuto tredici dei 27 seggi disponibili, con un guadagno netto di sei.

Molti dubitavano di un simile risultato un mese fa quando, secondo Polymarket, le probabilità del partito di vincere la maggior parte dei seggi erano scese al minimo del 52,5%, dall'89,5% del 19 agosto. L'Argentina era, allora, nella morsa di una delle sue perenni crisi economiche, con il pèso in calo e i rendimenti obbligazionari in aumento. Il tentativo di Milei di raddrizzare l'economia del Paese riportando in equilibrio il bilancio con profondi tagli alla spesa – che, come ha osservato Noah Smith a luglio, avevano eliminato il deficit di bilancio e ridotto l'inflazione da un tasso mensile del 25% al ​​2,4% – era in bilico.

La causa dell'ultima crisi economica argentina si è verificata il 7 settembre, quando, con la sorella di Milei coinvolta in uno scandalo di corruzione, La Libertad Avanza ha subito una pesante sconfitta elettorale per mano del partito di centro-sinistra Fuerza Patria. “I mercati sono andati nel panico”, ha riportato The Economist, “preoccupati che questo segnalasse la fine del sostegno popolare alle sue riforme e il potenziale ritorno dei perònisti spendaccioni. È iniziata una forte svendita di pesòs, mentre gli investitori hanno abbandonato i titoli di stato argentini”.

Sebbene l'Argentina non sia l'unica a risentire delle difficoltà fiscali derivanti dall'aumento dei rendimenti obbligazionari, oggigiorno sono pochi i Paesi che si preoccupano seriamente dei propri tassi di cambio, ma l'Argentina è diversa.


La necessità e il pericolo dei prestiti in valuta estera

La causa ultima della crisi argentina è la sua lunga storia di cattiva gestione fiscale e monetaria. Il Paese è stato inadempiente sul suo debito sovrano nove volte, tre delle quali negli ultimi due decenni, e ha subito ripetuti periodi di elevata inflazione. Di conseguenza nessuno presterà pesòs al suo governo a un tasso di interesse accessibile, perché potrebbe non essere rimborsato affatto (hard default), o essere rimborsato in una valuta che vale molto meno di quella del momento del prestito (soft default).

Quindi per prendere in prestito i pesòs necessari a finanziare le sue operazioni, il governo argentino prende prima in prestito dollari che poi converte in pesòs. Ma un governo che prende in prestito dollari deve essere in grado di rimborsarli, quindi, come fa un governo che prende in prestito in una valuta che non emette a ottenerla? Ha due modi.

La tassazione è il primo. Il governo argentino potrebbe imporre tasse alla sua popolazione pagabili in dollari, ma ciò non farebbe altro che trasferire il problema di reperire quei dollari dal governo ai contribuenti. Per farlo questi ultimi dovrebbero vendere agli Stati Uniti (o a chiunque altro sia disposto a effettuare transazioni con loro in dollari) più di quanto acquista da essi. In breve, l'Argentina dovrebbe registrare un surplus delle partite correnti, cosa che ha fatto solo raramente negli ultimi anni.

Il secondo è il prestito. In questo caso il governo argentino sta di fatto acquistando dollari con pesòs ed è per questo che il tasso di cambio – il prezzo in pèso del dollaro – è importante. Ad aprile 1.000 pèsos equivalevano a 93 centesimi; il 21 settembre equivalevano a soli 68. Il governo di Milei aveva bisogno di più pèsos per acquistare la stessa quantità di dollari e questo, come ha osservato The Economist, ha sollevato il familiare spettro della stampa di moneta e dell'inflazione, con la conseguente fuga dai pèsos e dal debito denominato in essi, come i titoli di stato argentini, oltre al deprezzamento della valuta e l'aumento dei rendimenti obbligazionari.


La follia dei tassi di cambio fissi

Per proteggersi da una situazione del genere, il governo argentino ha cercato di fissare il tasso di cambio, ma questo approccio ha dei limiti.

Se il pèso aumenta rispetto al dollaro, la banca centrale argentina, essendo colei che li emette, può stamparli in quantità illimitata, utilizzandoli per acquistare dollari, facendo così scendere il prezzo relativo dei pèsos e aumentare quello dei dollari.

La situazione è molto diversa quando il pèso è in calo rispetto al dollaro. In tal caso la banca centrale argentina deve abbassare il prezzo del dollaro rispetto al pèso vendendo dollari in cambio di pèsos, facendo così aumentare il prezzo relativo di questi ultimi. Ma la banca centrale argentina ha accesso solo a una certa quantità di dollari, quindi ci sono limiti a quanto può perseguire questa linea di politica. Questa è la grande asimmetria al centro di tassi di cambio fissi come quello argentino; come scoprirono gli inglesi nel 1992, è facile indebolire una valuta relativamente forte, ma non rafforzarne una relativamente debole.

Nel periodo precedente alle elezioni, l'Argentina ha prosciugato le sue riserve in dollari nel tentativo di difendere il cambio fisso del pèso. Quando ha esaurito le munizioni, è intervenuto il presidente Trump. Per quanto utile, affidarsi a lui non è una strategia macroeconomica a lungo termine.


Le prospettive per l'Argentina

Milei mira a tenere sotto controllo l'indebitamento dell'Argentina, in modo che sia meno vulnerabile alle oscillazioni del tasso di cambio. L'elettorato argentino gli ha espresso la sua fiducia. A differenza degli elettori di altri Paesi, potrebbero aver avvertito un livello di sofferenza economica tale da indurli a riconoscere la necessità della medicina di Milei.

Con questo mandato c'è ancora molto da fare. “Il problema principale è che l'Argentina ha uno stato sociale ipertrofico, date le dimensioni e il livello di sviluppo della sua economia, e un sistema fiscale e di trasferimenti sociali altamente distorto che lo finanzia”, ​​ha dichiarato l'economista politico Jean-Paul Faguet a Newsweek a settembre. “Riesce a rimanere stabile solo nei periodi di prosperità; una cattiva situazione economica a livello internazionale, o specifici shock internazionali, la sbilanciano e la mandano in crisi”. Le ultime elezioni sono state uno shock positivo, con il pèso e i prezzi delle obbligazioni in aumento e i rendimenti in calo. Finché persistono i problemi strutturali dell'Argentina, però, l'economia – e il Paese – rimarranno vulnerabili. Il suo stato sociale, come quello francese ad esempio, deve essere proporzionato alla capacità dell'economia di sostenerlo e questo comporterà ulteriori tagli. Milei, in lizza per la rielezione nel 2027, ce la può fare ma ha ancora molto lavoro da fare.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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