lunedì 7 aprile 2025

La Francia sprofonda sempre più nello statalismo

Queste due (1, 2) notizie, se lette in successione, sono messaggi eloquenti tra secondino e carcerato. Il piano faraonico di spesa militare ha come obiettivo quello della crisi dei titoli sovrani. Non può essere altrimenti data la natura della spesa pubblica, soprattutto se pompata all'ennesima potenza. Gli stati non possono emettere tutto il debito di cui hanno bisogno per finanziare la loro spesa in deficit. C'è innanzitutto il limite economico: deficit e debito cessano di funzionare come presunti strumenti per stimolare la crescita economica, diventando invece un ostacolo alla produttività e allo sviluppo economico. A tal proposito la sponsorizzazione della MMT altro non è stato che un modo per vendere al pubblico il piano diabolico dell'UE e al contempo giustificare la sua scalata ostile nei confronti degli Stati Uniti affinché questi utlimi spendessero irresponsabilmente tenendo vivo il mercato degli eurodollari. C'è poi il limite fiscale: l'aumento delle tasse genera entrate inferiori rispetto alle attese e il debito continua ad aumentare. Infine c'è il limite inflazionistico: una maggiore stampa di valuta e una maggiore spesa pubblica creano un'inflazione annua persistente, rendendo i cittadini più poveri e l'economia reale più debole. Paesi come Brasile e India stanno assistendo al crollo delle loro valute a causa delle preoccupazioni sulla sostenibilità delle finanze pubbliche e del rischio di indebitarsi di più mentre l'inflazione rimane elevata. L'euro è crollato a causa della combinazione tra difficoltà fiscali della Francia e delle richieste dei burocrati alla Germania di aumentare la sua spesa in deficit. Il crollo del prezzo dell'asset presumibilmente più sicuro, i titoli di stato, si verifica quando gli investitori devono vendere i loro titoli e non riescono ad acquistare la nuova offerta emessa dagli stati. L'inflazione persistente consuma i rendimenti reali dei titoli acquistati in precedenza, portando all'emergere di evidenti problemi di solvibilità. In sintesi, una crisi finanziaria funge da prova dell'insolvenza dello stato. Quando l'asset a più basso rischio perde improvvisamente valore, l'intera base patrimoniale delle banche commerciali si dissolve e diminuisce più velocemente della capacità di emettere azioni o obbligazioni bancarie. Ecco perchè si stanno tirando indietro e cercano di lasciare agli invetitori retail l'onere di sostenere le nuove emissioni. Sanno benissimo qual è il piano. Le banche non causano crisi finanziarie, bensì è la regolamentazione, la quale considera sempre i prestiti agli stati un investimento “senza rischi”, anche quando i coefficienti di solvibilità sono bassi. Poiché la valuta e il debito pubblico sono inestricabilmente legati, la crisi finanziaria si manifesta prima nella valuta, che perde il suo potere d'acquisto e porta a un'inflazione elevata, e poi nelle obbligazioni sovrane.

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di Ulrich Fromy

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-francia-sprofonda-sempre-piu-nello)

Éric Lombard, ministro dell'Economia e delle Finanze francese, propone un'impressione di sé sempre più negativa con le sue dichiarazioni sull'economia e sul ruolo dello stato nella società. Queste posizioni sono un perfetto riflesso del divario tra la classe politica francese, i difensori dello statalismo e un mondo che sta seguendo una strada completamente opposta: una strada di libertà, liberalizzazione economica, desideroso di ridurre il peso dello stato nella vita degli individui... In breve, stiamo assistendo a una rinascita delle idee liberali in Occidente mentre Paesi come la Francia sprofondano sempre più nello statalismo. Questo dogmatismo teologico nel socialismo e nello statalismo potrebbe rivelarsi poco saggio in un mondo in cui leader politici come Milei, Orban e Trump tendono a concordare sul fatto che la presenza eccessiva dello stato sia esattamente il pericolo.


Lo statalismo contro il buon senso economico

In un'intervista sul canale televisivo BFMTV del 17 gennaio 2025, il ministro dell'Economia francese Éric Lombard ha discusso la strategia economica del governo per il 2025. Durante questa intervista ha affermato che:

Gli investimenti sul clima richiederanno molti sforzi che non saranno sempre redditizi, e questo probabilmente porterà a un calo della redditività delle aziende, ed esse dovranno accettarlo [...]. Questi investimenti sono necessari perché altrimenti il riscaldamento globale ucciderà l'economia.

Questo breve passaggio illustra perfettamente fino a che punto il Ministro dell'Economia non sappia nulla di economia. Questi “investimenti non redditizi” sono aberrazioni economiche che non dovrebbero esistere in circostanze normali. Infatti mobiliteranno risorse, capitale, lavoro e tempo in progetti che gli imprenditori in un libero mercato non avrebbero mai intrapreso.

In un libero mercato l'azione imprenditoriale è sempre guidata dalla ricerca del profitto. È questo il modo sbagliato di procedere? Ovviamente no. Questa ricerca del profitto consente la migliore allocazione possibile delle risorse scarse nel sistema produttivo. L'imprenditore avrà tutto l'interesse a utilizzare risorse limitate (terra, lavoro, capitale, tempo) in modo efficiente per raggiungere il suo obiettivo, che è quello di soddisfare i consumatori, e quindi tutti noi. Il calcolo economico e i segnali di prezzo guidano l'imprenditore in questa ricerca di redditività. Se le risorse vengono utilizzate in modo efficiente e i consumatori sono soddisfatti, l'imprenditore viene ricompensato con profitti. Al contrario, se non riesce a soddisfare i consumatori, viene punito con perdite. Mises scrisse:

Il progresso economico [...] è opera dei risparmiatori, che accumulano capitale, e degli imprenditori, che lo trasformano in nuovi usi. Gli altri membri della società godono dei vantaggi del progresso, ma non solo non vi contribuiscono in alcun modo anzi pongono ostacoli sul suo cammino.

Nel caso degli investimenti non redditizi assunti da Éric Lombard, comprendiamo che lo stato non intende conformarsi agli imperativi della realtà. Ci vuole il monopolio dello stato sul denaro, sulla spesa e sugli investimenti per giustificare tali progetti che vanno contro il buon senso economico. Ad esempio, l'impossibilità di posticipare l'uso dell'energia prodotta nel tempo senza un'adeguata capacità di stoccaggio, costi di manutenzione proibitivi, intermittenza e incertezza della produzione, ecc. Alla fine la realtà raggiungerà sempre questi progetti puramente ideologici, i quali possono solo portare a sprechi irrecuperabili di risorse e tempo.

Per adattarsi al meglio alla transizione ecologica e all'urgenza che può rappresentare, c'è una sola soluzione: lasciare che il libero mercato risponda a queste sfide da solo, senza alcun “aiuto” da parte dello stato. Un calcolo economico sano e libero promuoverà l'allocazione ottimale delle risorse scarse. Questo vale anche per il tempo umano, che è la risorsa ultima e più scarsa nell'economia. Solo il libero mercato è in grado di massimizzare il suo utilizzo per affrontare nel miglior modo possibile questa “emergenza climatica”.


“Siamo un Paese fatto di stato”

Pochi giorni dopo il ministro dell'Economia francese ha ribadito sul canale televisivo LCI che “la Francia non è un Paese liberale, siamo un paese fatto di stato, di protezioni” e dovrebbero “essere guardinghi nei confronti delle persone che sono riluttanti a pagare le tasse poiché mettono a repentaglio il futuro dei nostri figli”. “Trump” — ritirandosi dall'accordo di Parigi — “ci sta mettendo tutti in pericolo”. Ancora una volta la sua dichiarazione è abbastanza chiara: il ministro dell'Economia francese non sa nulla di economia. Infatti il liberalismo non è sinonimo di insicurezza, così come “protezione da parte dello stato” non è sinonimo di sicurezza. In realtà è esattamente il contrario.

In primo luogo, manipolando i prezzi e intervenendo costantemente nel processo economico, lo stato non fa che indebolire e destabilizzare il libero mercato. Le risorse sono allocate male, i segnali dei prezzi sono distorti, gli individui non trovano più il loro vero posto nell'economia e le crisi sono inevitabili. Ad esempio, una società che consente alla sua banca centrale di manipolare il prezzo intertemporale del capitale in modo completamente discrezionale invierà costantemente segnali sbagliati agli imprenditori sulla reale disponibilità di capitale e sulla volontà dei consumatori di spendere il loro reddito oggi o domani.

Sebbene i loro effetti non siano immediatamente evidenti, sono comunque disastrosi a lungo termine, poiché portano agli inevitabili cicli di boom/bust. Questi cicli sono caratterizzati da falsi boom economici che portano inevitabilmente alla recessione, un severo e necessario riadattamento del mercato alla realtà dell'economia e alla reale disponibilità di fattori di produzione scarsi. Alla fine l'interventismo è sempre una fonte di incertezza e instabilità, anche se i burocrati francesi credono fermamente che non sia così.

Al contrario il liberalismo rende gli individui più sicuri e resilienti. Il libero mercato consente a ogni individuo di perseguire le proprie ambizioni integrando un complesso sistema di cooperazione basato sulla divisione del lavoro e sulla specializzazione delle competenze. Una società in cui tutti trovano il loro posto per servire al meglio gli altri è una società prospera e, quindi, più sicura. È ovvio per chiunque sia interessato agli studi dell'azione umana e dell'economia che il progresso non può essere pianificato a tavolino. È un processo spontaneo, il risultato delle azioni soggettive di tutti gli individui nell'ambiente di mercato, ognuno guidato dal proprio interesse personale.


Innumerevoli ostacoli al progresso

Il progresso non può essere organizzato [...]. La società non può fare nulla per aiutare il progresso. Se carica l'individuo di catene indistruttibili, se circonda la prigione in cui lo rinchiude con muri insormontabili, ha fatto tutto ciò che ci si può aspettare da essa. Altrimenti il genio troverà presto un modo per conquistare la propria libertà uscendo dalla lampada.

Ciò che Éric Lombard dimostra con le sue recenti dichiarazioni è la sua incomprensione del fallimento delle linee di politica interventiste nel processo economico, cosa che può solo produrre risultati mediocri perché non segue le realtà del mercato. I risultati saranno sempre mediocri perché l'imperativo dei risultati reali, i profitti derivanti dalla soddisfazione del consumatore, è assente. Di conseguenza non ha senso per lo stato investire in un settore in cui il settore privato è già coinvolto, dato che quest'ultimo sarà sempre più veloce ed efficiente, come impone la concorrenza.

La tragedia di queste avventure inutili risiede soprattutto nella perdita definitiva di risorse e tempo per l'economia francese. La tragedia è che l'alternativa, ovvero gli usi veramente produttivi del capitale, non verrà mai presa in considerazione, tutto a causa dell'interventismo statale. Esso non è altro che un sabotaggio permanente del progresso reale, che può venire solo dal libero mercato. Purtroppo con un tale ministro dell'economia, il futuro della Francia non sembra affatto luminoso. Questa è una vergogna per il luogo di nascita di rinomati pensatori liberali come Turgot, Say e Bastiat.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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