mercoledì 2 aprile 2025

La festa (dei partiti) è finita

Pezzi come questo servono solo per strumentalizzare l'oggetto del loro contenuto affinché si possa piangere per i finanziamenti gratis dell'USAID. Poi se si fa un piccolo sondaggio, la maggior parte degli italiani non ha la minima idea di cosa sia la USAID, pensando molto probabilmente a qualche stramberia che è uscita fuori per l'ennesima volta dal Super Bowl. La stessa cosa ai tempi dei “Twitter files”. Per chi invece ne è al corrente, può fare un passo successivo e andarsi a vedere l'intervista da Joe Rogan di Mike Benz. Un gigantesco racket per riciclare denaro nelle tasche delle “creature della palude” (ovvero dello Stato profondo americano)... alimentato più di tutti da un personaggio per cui il PD si straccerebbe le vesti subito dopo il manifesto (comunista) di Ventotene: Obama. Inoltre io stesso ho messo in evidenza e dettagliato una parte di questo racket quando, nel capitolo 16 del mio ultimo libro “Il Grande Default”, ho tracciato un fil rouge tra FTX, gli “aiuti” in Ucraina e il Partito democratico.

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di Jeffrey Tucker

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-festa-dei-partiti-e-finita)

L'amministrazione Trump, spinta dal Department of Government Efficiency e dall'Office of Personnel Management, ha inviato e-mail a tutti i dipendenti federali con una normale richiesta di presentare cinque attività svolte nell'ultima settimana.

È un compito facile, ci vogliono 5 minuti. Nel settore dei servizi questo è del tutto normale, persino di routine. Fare l'inventario della forza lavoro è la norma per qualsiasi nuova dirigenza nel settore privato.

Stranamente è scoppiato un impeto di indignazione tra la classe degli esperti. I sindacati stanno preparando cause legali e il panico e la frenesia sono palpabili. A quanto pare nessun nuovo presidente ha mai fatto nulla del genere prima, nessun democratico che creda nel buon governo e nessun repubblicano che presumibilmente diffidi della burocrazia.

Qualcosa di drammatico ha colpito Washington. Non riguarda solo Trump.

Il partito che ora controlla il ramo esecutivo degli Stati Uniti è un terzo partito costruito sui cadaveri dei due partiti esistenti. Di nome è repubblicano, ma si tratta solo di consuetudine dato che ora è stato quasi preso in consegna da estranei che avevano poca o nessuna influenza all'interno del partito un decennio fa.

Quasi tutti i personaggi di spicco ora al potere, incluso Trump ovviamente, ma anche Musk, Gabbard, Kennedy, Lutnick e molti altri, per non parlare degli elettori stessi, sono rifugiati dal Partito Democratico. Le coalizioni sono cambiate radicalmente, i blocchi di voto sono migrati e i dibattiti politici e le priorità non sono più come quelli di qualsiasi periodo dalla fine della Grande Guerra.

Gli occupanti hanno lasciato un Partito Democratico che era ed è impegnato a consumarsi con frenesie rousseauiane su questioni di cui la maggior parte delle persone non si preoccupa o altrimenti è contraria. L'establishment del Partito repubblicano, tuttavia, non li ha mai accolti; erano odiati e contrastati a ogni passo.


La migrazione di Kennedy

Per comprendere la straordinaria velocità e traiettoria di questa creazione di un terzo partito all'interno della struttura di due, pensate che non erano passati nemmeno due anni da quando Robert F. Kennedy Jr. stava per la prima volta pensando di candidarsi alla presidenza come democratico.

Le condizioni erano uniche. Aveva guadagnato un seguito enorme per il suo coraggio durante la crisi sanitaria, opponendosi ai lockdown, esprimendosi contro la censura e le violazioni dei diritti, e poi condannando l'imposizione di vaccini che non avevano portato alcun risultato alla salute pubblica.

Nel 2023 Biden era impopolare e nemmeno credibile come capo dell'esecutivo, figuriamoci come candidato per un secondo mandato. Il pensiero del team elettorale di Kennedy all'epoca era che una sua corsa per la nomination democratica avrebbe costretto a primarie aperte e avrebbe potuto riportare il partito alle sue radici, lontano dal totalitarismo woke e verso i valori politici di suo padre e suo zio.

In teoria, tutto ciò sembrava plausibile. I suoi primi raduni erano eventi affollati e i soldi piovevano. I volontari si arruolavano per lavorare per la sua campagna elettorale. I primi annunci pubblicitari apparsi erano nostalgici di un tempo perduto, un'America prima della distruzione della cultura civica che arrivò con l'assassinio di suo zio nel 1963. La cornice e persino la musica della sua campagna riflettevano tali temi.

Se qualcuno poteva aggiustare i democratici, era sicuramente Kennedy con una vita di attivismo ed esperienza in contenziosi contro l'acquisizione aziendale delle agenzie governative, oltre a una più recente campagna per i diritti umani e la libertà di parola. La presunzione qui era che i democratici avessero una base di sostegno a cui importasse ancora di tali valori, ma le sue intenzioni si sono scontrate con i meccanismi della leadership del partito.

Voleva sfidare Trump per la presidenza e la base della sfida era piuttosto ovvia. Dopotutto è stato durante la supervisione di Trump che sono iniziati i lockdown e che è stato schierato l'apparato legale che ha portato alle iniezioni obbligatorie. È stato Trump a dare il via alla crisi economica con stimoli fiscali più espansione monetaria. Come questione empirica, aveva presieduto la peggiore invasione dei diritti di qualsiasi presidente nella storia.

Era la situazione in cui si trovavano le cose solo due anni fa. Quando è diventato ovvio che non ci sarebbero state primarie aperte, Kennedy è stato tentato da una corsa da indipendente. Il problema più immediato: il sistema è impostato solo per due partiti e non vogliono competizione. Ciò non era così scontato con Kennedy, il quale attingeva equamente da entrambi i lati, quindi tutti coloro che avevano potere volevano che fosse escluso.

L'altro problema è l'innegabile logica delle elezioni in cui il vincitore prende tutto. Secondo la Legge di Duverger, tali concorsi tendono a essere impostati su due sole scelte. Questa logica non si applica solo alla politica, ma a tutti i sistemi di voto. Se offrite agli ospiti di una festa la possibilità di votare per la cena, ma la maggioranza prevarrà sulla minoranza, tutti passeranno immediatamente dal votare per ciò che gli piace al votare contro il cibo che odiano di più.

Per qualche strana ragione questo schema di voto strategico raramente viene menzionato, ma è una realtà della politica statunitense. Gli elettori vanno contro il candidato che temono di più e per la persona che credono possa vincere per prevenire il peggior risultato possibile. Nel caso di Kennedy, quindi, significava che non importasse quanto le persone lo amassero, avrebbero finito per sostenere Biden o Trump in ogni caso.

Durante l'estate questa logica si è imposta pesantemente sulla campagna elettorale di Kennedy, anche se Trump ha dovuto affrontare forti ostacoli da parte dello Stato profondo più un tentativo di assassinio, cosa che ha rievocato il profondo trauma familiare in Kennedy. Ciò ha innescato discussioni tra i due che hanno portato a un riallineamento storico in politica.

Durante queste discussioni Trump è stato franco su ciò che era accaduto durante il periodo Covid. La sua amministrazione gli aveva mentito, soprattutto quegli esperti che gli erano stati assegnati per dire che quel virus era un'arma biologica con una possibile cura sotto forma di un nuovo vaccino. Con grande riluttanza e solo per un periodo di tempo limitato approvò ciò che tutti, compresi i familiari e gli esperti, gli dicevano di fare.

Per quanto riguarda l'operazione “Warp Speed”, Trump l'aveva sempre considerata una spinta aggressiva per una soluzione. Fonti internazionali e nazionali indicavano l'idrossiclorochina come una terapia praticabile, e così ne ordinò la distribuzione di massa.

Era inconcepibile a quei tempi che la burocrazia più profonda non solo avrebbe rimosso questo farmaco e altri dalla distribuzione, ma avrebbe persino generato falsi studi che mettevano in guardia contro di essi, il tutto nel tentativo di promuovere il nuovo prodotto farmaceutico. Trump fu sicuramente stupito nel vedere questi eventi svolgersi in un modo che non poteva controllare.

A tale proposito, sia Trump che Robert F. Kennedy Jr. concordarono sui pericoli per la salute americana provenienti da una varietà di fronti, tra cui quello derivante dall'uso eccessivo di prodotti farmaceutici. Trump ha appreso dall'esperienza di Kennedy in materia, e non solo su questo ma anche sui mali delle agenzie infiltrate da agenti malevoli, della censura e della manipolazione della cultura pubblica in generale da parte dello Stato profondo.

Non si sarebbero mai trovati d'accordo su questioni di petrolio e gas, ovviamente, ma anche su questo argomento Kennedy era stato spinto dagli anni del Covid a riconsiderare la presunta scienza alla base del cambiamento climatico, in particolare quella che raccomandava una maggiore sofferenza umana come mezzo per risolvere una presunta minaccia esistenziale.

Potremmo non conoscere mai appieno ciò che è accaduto in quei due giorni, ma quelle discussioni hanno cambiato la storia, riunendo due potenti forze nella cultura americana che erano state a lungo separate dall'etichetta di partito e dall'identità tribale: il nazionalismo borghese contro il liberalismo borghese di Whole Foods. Come abbiamo scoperto, avevano un nemico comune.

Ora Kennedy è il nuovo capo della Salute e dei Servizi Umani nell'amministrazione Trump e sta ora intraprendendo il più grande tentativo di rimettere in carreggiata l'establishment di Washington sin dai tempi di Andrew Jackson. Il suo obiettivo è quello di capovolgere l'intera nave di stato, industria e scienza, allontanandosi dalla falsità e dalla corruzione industriale derivanti da un unico focus sulle malattie infettive verso un nuovo focus sulle malattie croniche con soluzioni prevalentemente naturali. Un compito a dir poco erculeo.


La migrazione di Musk

Elon Musk è la terza forza all'interno di questo triumvirato di leadership del nuovo partito. Prima del 2020 era un investitore e imprenditore politicamente convenzionale. Per lo più si associava al partito predefinito delle élite, i Democratici. Poi sono arrivati ​​i lockdown. È stato l'unico grande leader aziendale negli Stati Uniti, e probabilmente in tutto il mondo industrializzato, che si è pubblicamente alzato in piedi per protestare. Ha detto che avrebbe preferito dormire sul pavimento della sua fabbrica piuttosto che chiuderla; ha rifiutato gli obblighi di vaccinazione in tutte le sue aziende; ha ritirato Tesla dalla California e l'ha trasferita in Texas; ha trasferito tutte le sue registrazioni aziendali nel Delaware.

Nel 2023 era un uomo cambiato, consapevole della minaccia del cosiddetto Leviatano, e si è immerso profondamente nella letteratura anti-statalista. Ha affrontato battaglie sull'ideologia woke e questo ha reso completa la sua trasformazione intellettuale. È entrato nella stagione politica con una nuova consapevolezza: mentre un tempo considerava la burocrazia fastidiosamente necessaria, ora la vedeva sempre più come la fonte di una tirannia incontrollata.

A un certo livello l'incontro tra Trump e Musk, come quello tra Trump e Kennedy, era del tutto improbabile. Musk considerava il suo più grande successo come uomo d'affari l'aver dato il contributo più potente all'energia pulita, avendo spezzato il monopolio automobilistico e prodotto in serie la prima auto elettrica commercialmente valida. Trump, d'altro canto, aveva giurato di smantellare i sussidi alle auto elettriche e aveva chiesto la deregolamentazione di petrolio e gas. Allearsi con Trump significava dover mettere a rischio anche l'agevolazione fiscale per i consumatori di veicoli elettrici.

Ma era pronto a questo perché, come Kennedy, si era convinto che la civiltà occidentale stessa era a rischio a causa di un Leviatano che aveva mostrato i denti nel modo più brutale durante gli anni del Covid. Il suo motivo per acquistare Twitter per $44 miliardi era quello di smantellare il cartello della censura che era stato creato per far rispettare i lockdown e promuovere i vaccini. Una volta acquistato ha scoperto l'entità del controllo governativo, lo ha sradicato e ha scatenato la libertà di parola negli Stati Uniti.

Anche in questo caso, Musk ha condiviso questa preoccupazione con Kennedy e Trump. Tutti e tre si sono uniti sulle questioni cruciali: il disperato bisogno di frenare e schiacciare il potere e la portata dello stato amministrativo. Questa è una questione che attraversa sinistra e destra, democratici e repubblicani, liberali e conservatori e tutte le altre categorie tradizionali.


La migrazione della Gabbard

A questo proposito c'era anche l'aspetto della sicurezza nazionale in cui decenni di “guerre infinite” alimentate dai neocon avevano generato risentimento e fallimento all'estero, portando così Tulsi Gabbard dai Democratici alla parte di Trump, insieme ad altri come Pete Hegseth che vedevano le tradizionali preoccupazioni militari aver ceduto il passo all'ideologia woke che Musk disprezzava e che Kennedy trovava profondamente corrotta.

I loro interessi coincidevano con la rivolta contro il globalismo in generale, il quale aveva assunto la forma di infinite guerre impossibili da vincere, rubinetti incontrollati di aiuti esteri, saccheggi dei contribuenti sotto forma di sussidi a sindacati internazionali di ONG, oltre al crudele utilizzo dell'immigrazione come strumento di manipolazione elettorale. È stato il punto sull'immigrazione a innescare la spinta populista per il nuovo nazionalismo, accogliendo nuovi rifugiati dai settori anti-guerra di sinistra e destra.

Lo stesso Donald Trump ha sperimentato una migrazione tutta sua. Mercantilista industriale fin dalle sue prime dichiarazioni pubbliche, ha gradualmente sviluppato un antistatalismo di fatto una volta che il suo primo mandato è stato sovvertito dall'interno e poi ha dovuto affrontare un'inaudita guerra nelle aule dei tribunali e persino tentativi di assassinio per fermare il suo secondo mandato. Quando ha detto al Libertarian Party che questa guerra legale lo rendeva un libertario nello spirito, stava dicendo la verità. Una volta che è diventata una questione personale, si è effettivamente rivoltato contro lo stato e tutte le sue opere.

Questi sono tutti percorsi tortuosi ma hanno avuto un'enorme influenza sulla mente della popolazione sulla scia degli anni del Covid, screditando la classe dirigente e preparato la strada per un modo completamente nuovo di gestire il governo e la vita pubblica. Data la cultura dei meme del nostro tempo, questo nuovo partito ha assunto vari nomi, prima MAGA e poi MAHA e poi DOGE (in omaggio alla famosa meme coin).

MAGA/MAHA/DOGE non è esattamente il nome più orecchiabile per il nuovo partito al governo, ma è molto più accurato di Repubblicano, per non parlare di Democratico. Si tratta di un nuovo partito formato dai gusci screditati dei due partiti esistenti che hanno perso la fiducia della popolazione nel corso di decenni di malgoverno, culminati in un tentativo di padroneggiare le esigenze del regno microbico.

In senso kuhniano, il crollo del paradigma ortodosso (governo da parte di agenzie amministrative) è stato completato nel 2023, preparando la strada alla coalizione pre-paradigmatica di questi personaggi affascinanti, sostenuti da movimenti popolari che si rispecchiano in molti altri luoghi e che generalmente navigano sotto la bandiera del populismo. Ed ecco il fatto cruciale: questi leader hanno la loro portata, influenza e potere perché le cause che rappresentano sono diventate più mature con una popolazione completamente stufa del malgoverno degli esperti.

Questi sono tempi nuovi e altamente promettenti, poiché il vecchio subisce uno smantellamento misericordioso e qualcosa di completamente nuovo prende il suo posto. Troviamo le radici dell'ideologia dello stato amministrativo nelle opere di Woodrow Wilson, e bastano pochi minuti di lettura delle sue fantasie su come la scienza e la costrizione avrebbero forgiato un mondo migliore per capire che era solo questione di tempo prima che l'intero esperimento andasse in frantumi.

Ci è voluto più di un secolo, ma quel giorno è finalmente arrivato: il paradigma è cambiato. Nonostante tutto il disordine e la frenesia, tra cui il caos, la confusione e i tradimenti, i nostri tempi offrono l'opportunità di riaffermare un principio fondamentale dell'Illuminismo, ovvero che le persone stesse dovrebbero avere un ruolo influente nel plasmare il funzionamento del sistema sotto il quale sono costrette a vivere.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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martedì 1 aprile 2025

Trump non può permettere che l’Europa trascini a fondo gli Stati Uniti

La stampa (inglese) ci sta dando dentro alla grande, visto che ci sono tanti devastati mentali che parlano di “nazismo” negli USA e ritengono che essi “abbiano abbandonato” l'Occidente. Gli inglesi sono sempre stati dei maestri in questo: “Divide et impera”. Adesso più che mai è importante avere ben in mente un solo e unico obiettivo principale: mandare in bancarotta la “cricca di Davos”. Farà di tutto pur di sopravvivere, come abbiamo visto con la tentata intermediazione dei titoli sovrani americani a Londra e il “proxy” canadese per accedere, attraverso una nuova “backdoor”, al mercato degli eurodollari. Il caos e la confusione che suddetta stampa alimenta è propedeutica a un sempiterno scontro ricercato tra USA e Russia da parte della “cricca di Davos”. Questa è gente pericolosa e lo stiamo vendendo da come accelerano le cose in Europa, verso il peggio, dove lo stato di diritto è ormai un orpello che si può tranquillamente buttare nella raccolta dell'umido. Come ho descritto nei Capitoli 5 e 6 del mio ultimo libro, “Il Grande Default”, il sistema post-Seconda guerra mondiale è giunto alla fine e questo la classe dirigente lo sa: la scelta è duplice, un arretramento dello stato amministrativo o una caduta nel baratro del “tecno-comunismo”. Quest'ultimo è il futuro che stanno scegliendo l'Europa e l'Inghilterra. Gli USA, invece, si stanno muovendo verso qualcosa che è vagamente libertario e individualista; una cosa è certa, rifiutano la visione dei “globalisti” e questo è già tanto. Perché se si aggiusta questo problema, se si chiudono le scappatoie attraverso le quali i “globalisti” ottengono finanziamenti gratis, allora vengono risolti in un colpo solo una miriade di altri sotto-problemi. Ad esempio, il più grande mercato di intermediazione delle valute è a Londra. Il denominatore comune nel Forex è la sterlina. Nel momento in cui c'è un sistema che è stato creato “ad hoc” per sostituirsi allo SWIFT, il tuo business è pericolosamente a rischio. Oppure mentre i cialtroni dell'“eurospazzatura” chiacchierano, gli USA fanno i fatti. Che la corsa nell'industria tecnologica fosse solo a due (USA e Cina) era chiaro anche alle creature monocellulari, ma in questo modo, oltre a specializzare ulteriormente la propria offerta di prodotti, gli Stati Uniti possono concentrarsi esclusivamente sulla produzione senza dover sprecare risorse a “difendere” nazioni estere. L'emancipazione dalla narrativa “difendere Taiwan” diventa indirettamente un'offerta di collaborazione commerciale con la Cina. A questo punto inizia a chiarirsi un altro aspetto: la presunta autarchia degli USA, i dazi e le “annessioni” di Canada/Messico, altro non sono che la liberazione da tutte quelle appendici che venivano usate dalla narrativa guerrafondaia per impedire alla nazione di esprimere il suo pieno potenziale e quindi tenerla continuamente in uno stato di spesa frenetica per servire obiettivi oltreoceano: Londra e Bruxelles.

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di Connor O'Keefe

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/trump-non-puo-permettere-che-leuropa)

I leader dei governi europei sono molto arrabbiati con la nuova amministrazione Trump. Innanzitutto il Segretario alla Difesa, Pete Hegseth, ha affermato che un ritorno ai confini tra Ucraina e Russia precedenti al 2014 è un “obiettivo irrealistico” e che i leader europei non dovrebbero dare per scontato che le truppe americane saranno presenti sul continente per sempre.

Poi, il vicepresidente JD Vance, ha tenuto un discorso a una conferenza sulla sicurezza in Germania, in cui ha ammonito i governi europei per aver ripetutamente violato i principi liberaldemocratici che proclamano a gran voce di difendere. Ha citato il recente ribaltamento di un'elezione in Romania dopo che il risultato era andato contro ciò che il governo in carica e i suoi alleati dell'Europa occidentale volevano, così come una pletora di repressioni del dissenso politico da parte di alcuni degli alleati più stretti di Washington nel continente.

Infine il presidente Trump ha annunciato che il governo degli Stati Uniti avrebbe avviato colloqui diretti con il governo russo per negoziare la fine della guerra in Ucraina. Questi colloqui sono iniziati senza alcun coinvolgimento da parte di altri governi europei, tra cui l'Ucraina stessa.

Inutile dire che tutte queste dichiarazioni e sviluppi hanno fatto arrabbiare molto i leader europei, evidentemente convinti che gli Stati Uniti avrebbero continuato a schierare truppe, inviare armi e fornire finanziamenti per la sicurezza del continente, lasciando che i loro governi potessero agire come volevano e trattandoli come i principali attori della guerra per procura che abbiamo finanziato.

Da tutte le prove l'obiettivo dell'amministrazione Trump è di fare pressione sui governi europei affinché spendano di più i soldi dei loro contribuenti per finanziare la NATO. Un onere non indifferente dato che l'Europa è in questo momento immersa in un declino autoinflitto, e i contribuenti statunitensi non dovrebbero essere costretti a prendervi parte.

Da una prospettiva americana, il declino dell'Europa è tragico, poiché alcuni degli aspetti migliori delle nostre istituzioni e della nostra cultura possono essere ricondotti al periodo dell'ascesa dell'Europa.

Dopo la caduta dell'Impero romano, l'Europa occidentale si frammentò in molte piccole unità politiche. I territori relativamente piccoli di questi stati, insieme alla presenza di forti istituzioni non statali come la Chiesa e una classe mercantile internazionale, significavano che il potere era altamente decentralizzato.

Come hanno dimostrato studiosi del calibro di Ralph Raico, Nathan Rosenberg e L. E. Birdzel Jr., l'assetto altamente decentralizzato dell'Europa nel Medioevo fu il fattore principale nel generare la prosperità che ha poi dato all'Occidente più potere e uno standard di vita più sicuro e confortevole rispetto a qualsiasi altra civiltà nella storia. Un rispetto per i diritti della proprietà privata contribuì a creare un sistema giudiziario che amplificò ulteriormente il successo dell'Occidente.

Sfortunatamente l'immensa quantità di ricchezza permise anche agli stati di sottrarne una parte e di diventare molto potenti. Il principale tra questi era il governo britannico, il quale utilizzò la ricchezza del suo popolo per costruire il primo vero impero che si estendeva su tutto il globo. Le classi dominanti britanniche e di altre nazioni europee presentavano i loro governi sfarzosi e l'espansionismo straniero come un segno di gloria nazionale, ma l'ascesa di questi grandi e potenti stati rappresentava il costante abbandono delle stesse istituzioni che avevano alimentato la crescita dell'Europa.

La sorprendente produttività della Rivoluzione industriale tenne in piedi la festa per tutto il 1800, ma, come è noto, nel 1914 quasi tutta l'Europa venne trascinata nel conflitto più grande e sanguinoso che il mondo avesse mai visto. La brutalità della guerra e la sconfitta decisiva delle Potenze centrali, causata dall'ingresso non necessario degli Stati Uniti, prepararono il terreno per l'ascesa dei nazisti e la Seconda guerra mondiale, la quale cancellò ciò che restava del potere europeo.

Nei decenni successivi gran parte dell'Europa occidentale sprofondò al punto di diventare di fatto vassalli di Washington, allontanandosi ancora di più dalle istituzioni decentralizzate e dal rispetto dei diritti di proprietà privata. Il che ci porta alla situazione europea che Trump, Vance e Hegseth hanno affrontato di recente quando hanno preso le redini del governo americano.

I governi dell'Europa occidentale hanno istituito il totalitarismo in nome della prevenzione dell'ascesa del totalitarismo e hanno costruito un'altra grande rete di garanzie di guerra in nome della prevenzione di un'altra guerra mondiale. L'establishment europeo è ancora talmente traumatizzato dalla Seconda guerra mondiale che si comporta come se la storia fosse iniziata nel 1933 e ignora tutte le lezioni importanti da prima di quella data.

Dopo i commenti di Vance, i funzionari europei si sono presentati davanti alla stampa e hanno montato un'appassionata difesa della loro repressione del dissenso. E mentre Trump si muove finalmente per porre fine al coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra in Ucraina, i leader europei si stanno affannando per trovare modi per raddoppiare in modo indipendente lo stesso assetto che ha contribuito a causare la guerra in primo luogo.

Il declino dell'Europa è una cosa triste da guardare, ma la reazione dei funzionari europei a Vance che li ha chiamati in causa su alcuni aspetti di tal declino conferma che le persone attualmente al comando della nave UE non cambieranno direzione tanto presto.

Se l'Europa è davvero intenzionata a ripiombare nell'oscurità attraverso il totalitarismo, la stagnazione economica, o scatenando una nuova guerra che coinvolgerà l'intero continente, i contribuenti americani non dovrebbero essere costretti a dare il loro contributo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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