Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/lindustria-dellinformazione)
“Siamo governati, le nostre menti sono plasmate, i nostri gusti formati, le nostre idee suggerite, in gran parte da uomini di cui non abbiamo mai sentito parlare”, scrisse Edward Bernays. “Le persone accettano i fatti che giungono loro attraverso canali esistenti. Amano sentire delle cose nuove nei modi abituali. Non hanno né il tempo né la voglia di cercare fatti che non sono prontamente disponibili alle loro orecchie”.
Nella precedente esplorazione abbiamo esposto come la competenza istituzionale spesso mascheri il pensiero di gruppo piuttosto che la conoscenza. Ora tiriamo ancor più su il sipario per rivelare qualcosa di più fondamentale: il sofisticato meccanismo che crea questi esperti, mantiene la loro autorità e plasma non solo ciò che pensiamo, ma ciò che crediamo sia possibile pensare. Comprendere questo meccanismo è essenziale per chiunque cerchi di orientarsi nel panorama informativo odierno.
Questi meccanismi, un tempo oscuri, ora operano in bella vista. Dalle linee di politica pandemiche alle iniziative sul clima, dalla propaganda di guerra alle narrazioni economiche, stiamo assistendo a un coordinamento senza precedenti tra istituzioni, esperti e media, rendendo questa comprensione più cruciale che mai.
L'architettura della conformità
Nel 1852 l'America importò più di un semplice sistema educativo dalla Prussia: importò un modello per il condizionamento sociale. Il modello prussiano, progettato per produrre cittadini sottomessi e lavoratori docili, rimane il nostro fondamento. La sua struttura è stata creata esplicitamente per promuovere l'obbedienza all'autorità statale: test standardizzati, classi basate sull'età, rigidi orari governati da campanelle e, soprattutto, la formazione sistematica delle menti per accettare informazioni da fonti autorizzate senza fare domande. I prussiani capirono che regolamentare il modo in cui le persone imparano, plasma ciò che possono concepire. Addestrando i bambini a stare seduti in silenzio, seguire le istruzioni e memorizzare le informazioni ufficiali, crearono popolazioni che si sarebbero sottomesse istintivamente all'autorità istituzionale.
Horace Mann, che sostenne questo sistema in America, fu esplicito riguardo al suo scopo: “Una forma di governo repubblicana, senza intelligenza nel popolo, deve essere, su vasta scala, ciò che un manicomio, senza sovrintendente o custodi, sarebbe su piccola scala”. La sua missione non era l'istruzione, ma la standardizzazione, ovvero trasformare menti indipendenti in cittadini sottomessi.
Questo modello si diffuse a livello globale non perché fosse il modo migliore per istruire, ma perché era il modo più efficiente per plasmare la coscienza di massa. Visitate qualsiasi campus universitario oggi e il modello prussiano rimane inconfondibile, tutto camuffato da istruzione superiore. Le scuole odierne seguono ancora questo modello: premi per la conformità, punizioni per aver messo in discussione l'autorità e successo misurato dalla capacità di riprodurre informazioni ufficialmente sanzionate. Il genio non sta nella forza bruta, ma nel creare popolazioni che controllano i propri pensieri, persone talmente condizionate a sottomettersi all'autorità che scambiano la loro formazione per comportamento naturale.
Progettare la realtà sociale
Edward Bernays trasformò questa popolazione compiacente nel sogno di un addetto al marketing, sviluppando tecniche pionieristiche per far sì che i mercati razionali si comportassero in modo irrazionale. La sua campagna più famosa illustra la potenza di questo approccio: quando le aziende del tabacco vollero espandere il loro mercato alle donne negli anni '20, Bernays non si limitò a pubblicizzare le sigarette, ma le ribattezzò “Torce della libertà”, collegando il fumo all'emancipazione femminile. Facendo accendere sigarette alle giovani debuttanti durante la parata della domenica di Pasqua a New York City, trasformò un tabù sociale in un simbolo di liberazione. Questa campagna, sebbene incentrata su New York, ebbe risonanza in tutto il Paese, attingendo a movimenti culturali più ampi e preparando il terreno per l'adozione nazionale dei suoi metodi. Le sigarette in sé erano irrilevanti; stava vendendo l'idea confezionata come emancipazione.
L'intuizione di Bernays andò oltre la promozione del prodotto; comprese il potere di progettare l'accettazione sociale stessa. Collegando i prodotti a bisogni psicologici profondi e alle aspirazioni sociali, Bernays creò il modello per manipolare non solo ciò che le persone acquistano, ma anche ciò che ritengono accettabile pensare. Questa tecnica, avvolgendo i programmi istituzionali nel linguaggio della liberazione personale, è diventata il modello per l'ingegneria sociale moderna. Dalla ridefinizione della guerra come intervento umanitario al marketing della sorveglianza come sicurezza, i metodi di Bernays guidano ancora il modo in cui il potere plasma la percezione pubblica. Queste tecniche ora plasmano tutto, dalle risposte alle pandemie ai conflitti geopolitici, evolvendosi in quella che gli scienziati comportamentali e i consulenti politici oggi chiamano “teoria dei nudge”: sofisticate operazioni psicologiche che guidano il comportamento pubblico mantenendo l'illusione della libera scelta.
Il modello Rockefeller
La medicina Rockefeller dimostrò quanto un settore potesse essere infiltrato e rimodellato. Nel 1910 la relazione Flexner non solo eliminò la concorrenza, ma ridefinì anche ciò che costituiva una conoscenza medica legittima. Rockefeller sfruttò il suo impero petrolifero per conquistare l'industria farmaceutica, rendendosi conto che i sintetici a base di petrolio potevano sostituire le medicine naturali e creare un vasto mercato per i prodotti petroliferi. Per consolidare questa trasformazione, offrì massicci finanziamenti solo alle scuole di medicina che insegnavano medicina allopatica, trattando i sintomi con farmaci anziché affrontarne le cause profonde. Questo modello di medicina rivoluzionò la nostra comprensione del corpo umano: da un sistema di autoguarigione a una macchina chimica che richiedeva un intervento farmaceutico. Questo stesso manuale è stato da allora utilizzato in tutte le principali istituzioni:
• Controllare l'istruzione e le credenziali;
• Definire limiti accettabili del dibattito;
• Etichettare le alternative come pericolose o non scientifiche;
• Creare un inquadramento normativo;
• Controllare i finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo.
Ad esempio, Pfizer ha fornito sovvenzioni sostanziali a istituzioni come Yale, finanziando programmi di ricerca e istruzione che rafforzano i modelli di trattamento incentrati sui farmaci. Allo stesso modo i finanziamenti federali presso le università della Ivy League modellano i programmi di ricerca, spesso allineando gli studi con le politiche e le narrazioni sostenute dal governo.
Questo modello ha trasformato praticamente ogni campo importante. In agricoltura aziende come Monsanto ora dominano gli istituti di ricerca che studiano la sicurezza alimentare, finanziano i propri regolatori e plasmano i programmi universitari. Nel campo dell'energia i finanziamenti istituzionali e le nomine accademiche marginalizzano sistematicamente la ricerca che mette in discussione le politiche climatiche, mentre gli interessi aziendali traggono profitto sia dai combustibili fossili che dalle soluzioni tecnologiche verdi, controllando entrambi i lati del dibattito. In psichiatria, le aziende farmaceutiche hanno ridefinito la salute mentale stessa, delegittimando approcci che vanno dalla nutrizione alla terapia della parola a favore di modelli basati sui farmaci.
Lo schema è coerente: prima catturare le istituzioni che generano conoscenza, poi quelle che la legittimano e infine quelle che la diffondono. Orchestrando questi tre livelli, creazione, autorizzazione e distribuzione, le prospettive alternative non devono essere censurate attivamente; diventano semplicemente “impensabili” all'interno del quadro ufficiale.
L'industria diventa digitale
La tecnologia non ci ha liberati da questa orchestrazione, l'ha perfezionata. Gli algoritmi curano bolle di realtà personalizzate mentre i guardiani delle informazioni impongono la conformità con punti di vista approvati. I sistemi automatizzati prevedono e prevengono il dissenso prima che si diffonda. A differenza della censura tradizionale, che blocca le informazioni, la cura algoritmica guida invisibilmente ciò che vediamo, creando cicli di credenze auto-rinforzanti che diventano sempre più difficili da interrompere.
L'importanza del flusso di informazioni senza restrizioni è diventata evidente quando X si è allontanato dalla censura, creando crepe nel sistema di controllo. Mentre permangono dubbi sulla libertà di raggiungere in modo genuino il pubblico rispetto alla libertà di parola, la trasformazione di questa piattaforma ha dimostrato quanto rapidamente le narrazioni ufficiali possano sgretolarsi quando le persone hanno accesso diretto alle informazioni e al dibattito aperto.
Aldous Huxley aveva previsto questa trasformazione quando aveva avvertito che “nell'era della tecnologia avanzata, è più probabile che la devastazione spirituale provenga da un nemico con un volto sorridente piuttosto che da uno il cui aspetto trasuda sospetto e odio”. Infatti le catene digitali odierne sono comode, sono avvolte nella praticità e nella personalizzazione. “La grande quantità di informazioni prodotte”, scrisse Huxley, “agisce per distrarre e sopraffare, rendendo la verità indistinguibile dalla falsità”.
Questa sottomissione volontaria alla tecnologia avrebbe affascinato Bernays. Come ha osservato in seguito Neil Postman: “Le persone arriveranno ad adorare le tecnologie che annullano le loro capacità di pensare”. La logica è chiara: la nostra cultura ha imparato a esternalizzare la cucina, le pulizie, la spesa e i trasporti, perché il pensiero non dovrebbe far parte di questa stessa tendenza? La rivoluzione digitale è diventata un paradiso di ingegneria sociale proprio perché rende la gabbia invisibile, persino confortevole.
I due pilastri: esperti e influencer
L'attuale sistema di orchestrazione della realtà opera attraverso una sofisticata partnership tra autorità istituzionali e influenza delle celebrità. Questa fusione ha raggiunto il suo apice durante il COVID-19, dove i presunti esperti hanno fornito le basi mentre le celebrità hanno amplificato il messaggio. I dottori sono diventati influencer sui social media, con i loro video su TikTok che esercitavano più influenza della ricerca tra pari, mentre esperti affermati che mettevano in discussione i protocolli ufficiali sono stati sistematicamente rimossi dalle piattaforme. Con l'Ucraina, attori e musicisti hanno fatto visite di alto profilo a Zelensky, mentre i miliardari nel mondo della tecnologia hanno promosso la narrativa ufficiale riguardo il conflitto. Durante le ultime elezioni è emerso lo stesso schema: artisti e influencer sono diventati sostenitori appassionati di candidati o linee di politica specifiche, sempre allineati con le posizioni istituzionali.
In un'epoca di attenzione ridotta e alfabetizzazione in calo, questa partnership diventa essenziale per l'influenza di massa. Mentre le istituzioni forniscono le basi intellettuali, pochi leggeranno i loro lunghi rapporti o documenti politici. Entrano in scena celebrità e influencer: traducono complessi dettami istituzionali in contenuti di intrattenimento per un pubblico formato su TikTok e Instagram. Questa non è solo la kardashianizzazione della cultura, è la fusione deliberata di intrattenimento e propaganda. Quando lo stesso influencer passa dai prodotti di bellezza alla promozione di interventi farmaceutici alla difesa di candidati politici, non sta solo condividendo opinioni, sta trasmettendo messaggi istituzionali attentamente elaborati e confezionati come intrattenimento.
La genialità di questo sistema risiede nella sua efficienza: mentre veniamo intrattenuti, veniamo anche programmati. Più la nostra capacità di attenzione si accorcia, più efficace diventa questo meccanismo di trasmissione. Le questioni complesse si riducono a frammenti sonori facilmente memorizzabili, le linee di politica istituzionali diventano hashtag di tendenza e i dibattiti seri si trasformano in momenti virali, il tutto mantenendo l'illusione di un discorso culturale organico.
Meccanismi di controllo moderno
Il sistema moderno mantiene l'influenza attraverso meccanismi interconnessi che creano una rete di potere senza soluzione di continuità. Gli algoritmi di content curation modellano le informazioni che incontriamo mentre la messaggistica coordinata crea l'illusione di un consenso spontaneo. I media sono di proprietà di aziende dipendenti da contratti governativi. Ad esempio, il Washington Post, di proprietà del fondatore di Amazon, Jeff Bezos, esemplifica questa connessione. Amazon Web Services (AWS) detiene diversi contratti governativi, tra cui un accordo da $10 miliardi con la National Security Agency (NSA) per servizi di cloud computing. Questi media sono regolamentati dalle agenzie a cui fanno riferimento e sono gestiti da giornalisti che hanno abbandonato il loro ruolo di controllori per diventare partner nella produzione della percezione pubblica.
La gestione delle informazioni odierna opera attraverso due distinti rami di applicazione: i tradizionali “esperti” nei media generalisti (spesso ex-agenti dell'intelligence) che modellano la percezione pubblica attraverso televisione e giornali e i “fact-checker” online, organizzazioni finanziate dalle stesse aziende tecnologiche, giganti farmaceutici e fondazioni che traggono vantaggio dalla direzione del dibattito pubblico. Durante il COVID-19 questo meccanismo è stato completamente esposto: quando gli scienziati della Great Barrington Declaration, tra cui il dott. Jay Bhattacharya della Stanford, esperto di politica sanitaria con esperienza di ricerca sulle malattie infettive, e il dott. Martin Kulldorff di Harvard, rinomato epidemiologo con decenni di esperienza nella sorveglianza delle malattie e nella sicurezza dei vaccini, hanno contestato i lockdown, la loro prospettiva è stata simultaneamente denunciata su importanti piattaforme e istituzioni accademiche. Nonostante le loro illustri carriere e posizioni in istituzioni d'élite, sono stati etichettati come “epidemiologi marginali” dai media generalisti e le loro stesse università ne hanno preso le distanze.
Lo schema era inequivocabile: nel giro di poche ore dalle principali pubblicazioni che pubblicavano articoli diffamatori, i social media avrebbero limitato la portata di suddetta Dichiarazione, i “fact-checker” l'avrebbero etichettata come fuorviante e gli esperti in TV sarebbero emersi per screditarla. Quando i medici hanno segnalato il successo di protocolli di trattamento precoci, i loro video sono stati rimossi da ogni piattaforma nel giro di poche ore. La testimonianza al Senato da parte di medici esperti è stata eliminata da YouTube. Quando i dati hanno mostrato rischi e calo di efficacia dei vaccini, il dibattito è stato sistematicamente soppresso. Le riviste mediche hanno ritirato articoli pubblicati da tempo su trattamenti alternativi. La risposta coordinata non riguardava solo la rimozione dei contenuti, ma anche l'insabbiamento delle narrazioni contrarie, la soppressione algoritmica e lo shadow ban sui social media. Persino i premi Nobel e gli inventori della tecnologia mRNA si sono ritrovati cancellati dal dibattito pubblico per aver messo in discussione l'ortodossia ufficiale.
Questo copione non era nuovo, lo avevamo già visto prima. Dopo l'11 settembre la sorveglianza è stata trasformata da qualcosa di sinistro in un simbolo di patriottismo.
L'opposizione alla guerra divenne “antipatriottica”, lo scetticismo verso le agenzie di intelligence divenne “complottismo” e le preoccupazioni sulla privacy divennero “avere qualcosa da nascondere”. Lo stesso schema si ripete ancora oggi: la crisi fornisce un pretesto, gli esperti istituzionali definiscono un dibattito accettabile, i media generalisti modellano la percezione e il dissenso diventa inaccettabile. Ciò che inizia come misure di emergenza diventa la norma, quindi permanente.
Il sistema non censura solo le informazioni, modella la percezione stessa. Coloro che si allineano con gli interessi istituzionali ricevono finanziamenti, pubblicità e piattaforme per plasmare l'opinione pubblica. Coloro che mettono in discussione l'ortodossia ufficiale, indipendentemente dalle loro credenziali o prove, si ritrovano sistematicamente esclusi dal dibattito. Questo meccanismo non determina solo cosa possono dire gli esperti, ma anche chi può essere considerato un esperto.
Il gatekeeping accademico determina quali domande possono essere poste, mentre le conseguenze professionali e sociali attendono coloro che escono dai limiti accettabili. La pressione finanziaria garantisce la conformità laddove i metodi più soft falliscono. Questa rete di influenza è così efficace proprio perché è invisibile a chi si trova al suo interno, come i pesci ignari dell'acqua in cui nuotano. La forma più potente di censura non è la soppressione di fatti specifici, ma la definizione dei limiti accettabili del dibattito. Come ha osservato Chomsky, il vero potere dei media moderni non risiede in ciò che ci dicono di pensare, ma in ciò che rendono inaccettabile mettere in discussione.
Il mondo sommerso
La vera misura del controllo non sta in ciò che fa notizia, ma in ciò che non vede mai la luce. Le decisioni della Federal Reserve che riguardano milioni di persone non vengono riportate, mentre gli scandali sulle celebrità dominano i titoli dei giornali. Gli interventi militari procedono senza controllo. Le scoperte scientifiche che sfidano paradigmi redditizi scompaiono nei buchi neri accademici. Quando storie identiche dominano ogni canale mentre eventi significativi vengono completamente ignorati, state guardando una realtà orchestrata ad hoc. Il sistema non vi dice solo cosa pensare, ma determina anche cosa entra nella vostra coscienza.
Capire come viene creata la nostra realtà è solo il primo passo. La vera sfida sta nello sviluppare gli strumenti per vedere chiaramente oltre un panorama progettato per oscurare la verità.
Liberarsi: oltre il consenso creato artificialmente
Per liberarsi dalla realtà artificiale non basta la consapevolezza: servono nuove competenze e pratiche. Il percorso inizia con il riconoscimento dei modelli: identificare messaggi coordinati tra le istituzioni, riconoscere quando punti di vista divergenti vengono sistematicamente soppressi e comprendere i più ampi sistemi di manipolazione in atto.
La convalida delle informazioni richiede di andare oltre la semplice fiducia nella fonte. Invece di chiedersi “Questa fonte è affidabile?”, dobbiamo chiederci “cui bono?”, ovvero chi ne trae vantaggio? Tracciando le connessioni tra denaro, potere e media, possiamo scoprire le strutture che governano la percezione pubblica. Non si tratta solo di scetticismo, ma di sviluppare una posizione informata e proattiva che riveli interessi nascosti.
Mentre i fact-checker e gli esperti interpretano la realtà per noi, l'accesso diretto al materiale originale, che si tratti di dichiarazioni pubbliche, documenti originali o video non modificati, aggira completamente questa inquadratura. Quando vediamo filmati grezzi di eventi, leggiamo studi scientifici reali, o esaminiamo citazioni originali nel contesto, la narrativa artificiale spesso crolla. Questo coinvolgimento diretto con fonti primarie, piuttosto che interpretazioni predigerite, è fondamentale per una comprensione indipendente.
Imparate a identificare quei momenti in cui le istituzioni sembrano esporre la propria cattiva condotta, ma in realtà controllano la narrazione di quella stessa esposizione. Quando fonti ufficiali “rivelano” un illecito, chiedetevi: quale storia più grande sta oscurando questa confessione? Quali confini del dibattito stabilisce questa “rivelazione”? Spesso la trasparenza apparente serve a mantenere un'opacità più profonda.
Come ha osservato Walter Lippmann: “La manipolazione consapevole e intelligente delle abitudini e delle opinioni organizzate delle masse è un elemento importante nella società democratica [...]. Sono loro che tirano i fili che controllano la mente pubblica”. Il nostro compito non è solo vedere questi fili, ma sviluppare le competenze per reciderli.
Costruire reti resilienti diventa fondamentale in questo ambiente. Non si tratta di creare camere di risonanza fatte di opinioni alternative, ma di stabilire canali diretti per la condivisione di informazioni e l'analisi collaborativa. Supportare la ricerca indipendente, proteggere le voci dissenzienti e condividere metodi di scoperta si dimostrano più preziosi della semplice condivisione di conclusioni.
La sovranità personale emerge attraverso la pratica consapevole. Liberarsi dalla dipendenza dalla fonte significa sviluppare la nostra capacità di analisi e comprensione. Ciò richiede di studiare modelli storici, riconoscere tecniche di manipolazione emotiva e tracciare come le narrazioni ufficiali si evolvono nel tempo. L'obiettivo non è diventare impermeabili all'influenza, ma impegnarsi con le informazioni in modo più consapevole.
Andare avanti richiede di comprendere che la ricerca della verità è una pratica piuttosto che una destinazione. L'obiettivo non è una conoscenza perfetta ma domande migliori; non una certezza completa ma una percezione più chiara. La libertà non deriva dal trovare fonti perfette ma dallo sviluppo della nostra capacità di discernimento.
La comunità crea resilienza quando è fondata su indagini condivise piuttosto che su convinzioni condivise.
L'abilità più cruciale non è sapere di chi fidarsi, ma imparare a pensare in modo indipendente pur rimanendo abbastanza umili da adattare la nostra comprensione man mano che emergono nuove informazioni. Il più grande atto di resistenza non è combattere entro i confini del discorso approvato, ma riscoprire la nostra capacità di vedere oltre. In un mondo di consenso artificiale, l'atto più rivoluzionario è rivendicare la nostra capacità di percepire.
Comprendere questi meccanismi non è motivo di disperazione, è una fonte di potere. Proprio come il sistema prussiano richiedeva la fede per funzionare, i sistemi di controllo odierni si basano sulla nostra partecipazione inconscia. Diventando consapevoli di questi meccanismi, iniziamo a spezzarne il potere. Il fatto stesso che questi sistemi richiedano una manutenzione così elaborata rivela la loro debolezza critica: dipendono interamente dalla nostra accettazione collettiva.
Quando un numero sufficiente di persone impara a vedere i fili, lo spettacolo di marionette perde la sua magia.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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