giovedì 27 marzo 2025

La strada dorata per uscire dalla crisi del debito

Un po' più arzigogolato di quanto spiegato attraverso la semplificazione dei “perpetual bond” nel mio ultimo libro intitolato “Il Grande Default”, ma l'essenza è quella: costringere il risparmio privato a finanziare un sistema in bancarotta e inaffidabile con rendimenti totalmente fuori mercato. Inoltre l'euro digitale chiude i cancelli dei mercati dei capitali europei ed estromette i circuiti di pagamento americani (i “dazi buoni”). Questo, in sintesi, il piano diabolico della “cricca di Davos” per resistere alla prova del tempo. Spalmato in tutti quegli anni, senza una capacità di finanziamento chiara, senza l'industria necessaria, senza la possibilità facile di accedere agli input necessari, con la capacità militare attuale sensibile a “kill switch” e con la presunta minaccia immediata, è un'esca per “triggherare” i devastati mentali per far polemica sui social. Lasciando da parte questa marmaglia, parliamo tra adulti e con capacità di ragionamento intatte: il piano serve a tre cose fondamentalmente: avere la giustificazione per emettere le obbligazioni SURE in modo da allungare la vita all'URSSE; tenere a galla la Germania (vi ricordate che la Corte costituzionale tedesca “ha trovato” squilibri fiscali nel bilancio della nazione?); impedire alle singole nazioni, Italia in primis, di stringere accordi bilaterali con gli USA facendole sprofondare ancora di più in un debito impagabile nei confronti dell'Eurozona... che poi sarà sottoposto ad haircut falciando tutti quei fessi che crederanno nella SIU europea. Ormai anche i sassi (anche se devo dire che esistono sassi “diversamente intelligenti”) hanno capito che è l'impero britannico quello a implodere e che proseguire la guerra è solo nel suo interesse. Bruxelles segue a ruota. Detto questo, si tratta di gente che non scenderà mai in guerra. Il loro obiettivo è quello di impantanare gli USA, per quanto riguarda loro invece una situazione di costante tensione, o emergenza, è ciò che cercano. Avrebbe potuto funzionare se USA, Russia e Cina si fossero presi a mani in faccia lasciando Europa e Inghilterra come unici player rimasti in piedi in grado di offrire una proposta di “valore” agli investitori. Ecco perché UE e UK vogliono che la guerra continui. Ovviamente non vogliono un conflitto aperto che abbia loro come protagonisti, ma un costante stato di emergenza che permetta di emendare lo Stato di diritto nel continente. La guerra aperta vogliono che sia tra USA e Russia/Cina. Fortunatamente Trump & Co. hanno impedito che gli USA venissero scalati ostilmente rimettendo ordine nella politica fiscale e monetaria, ergendosi come alternativa credibile, affidabile e fruttifera per quei capitali che desiderano fuggire dalla tagliola europea. Questo è il motivo per cui c'è molto fermento nell'“eurospazzatura”, tra proclami di “fare presto”, manifestazioni di piazza e soldati da tastiera. Gli Stati Uniti stanno bevendo il proverbiale “Dollar Milkshake” senza più le conseguenze del Dilemma di Triffin. Questo significa afflussi di capitali laddove essi vengono trattati meglio e rendono meglio. Ecco perché è stata chiamata in causa la Savings and Investments Union e l'euro digitale già dal prossimo autunno: controlli dei capitali. Ciò che ci sta dicendo il mercato obbligazionario europeo e l'euro è che la Lagarde si ritroverà a dover scegliere tra difendere i differenziali di rendimento delle obbligazioni o l'euro, finché non riuscirà più a giocare a questo gioco perché finiranno i proverbiali “soldi degli altri” (quelli tramite l'eurodollaro sono già finiti, così come quelli tramite il carry trade con lo yen). Ecco perché, inoltre, l'oro sta volando via dalla LBMA. E mentre i vertici in Europa si susseguono, con devastati mentali sui social che lodano personaggi come Macron e Starmer, Trump ha approvato le “gold card visa” per facilitare agli investitori di comprare la cittadinanza americana, snellito delle leggi fiscali, abbassato le tasse per le attività con base in America, ecc. Quello che sta dicendo è: “Se avete a che fare con dei pazzi scatenati laddove siete, venite qui che abbiamo stabilità finanziaria affinché possiate investire e proteggere i vostri soldi”. Ricordate: si muovono sempre prima i capitali, poi gli eserciti.

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di Alex J. Pollock

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-strada-dorata-per-uscire-dalla)

Il valore di un dollaro è sceso a un nuovo minimo, meno di 1/3.000 di oncia d'oro. Ciononostante, secondo una legge americana ormai superata, il governo federale deve rendere conto delle sue oltre 8.100 tonnellate d'oro a una valutazione completamente irrilevante stabilita più di 50 anni fa, quando il valore del dollaro era molto più alto, circa 1/42 di oncia.

Quel numero obsoleto deriva dal linguaggio preciso nella Legge del 1973 che andava a modificare il “Par Value Modification Act”, ancora in vigore, la quale stabilisce che il valore in oro del dollaro è fissato a “quarantadue e due noni di dollari per oncia troy”. In altre parole, quella legge valuta il dollaro a 1/42,22 di oncia d'oro.

Eppure, nel mercato dell'oro, il dollaro sta fruttando meno di un 3.000esimo di oncia, un altro modo per dire che l'oro viene scambiato a più di $3.000 l'oncia, circa 71 volte il prezzo legale. In altre parole, il prezzo legale è inferiore al 2% del prezzo di mercato. Come riesce a sopravvivere questo antico manufatto giurisprudenziale?

Qualunque cosa fosse accaduta nel 1973, quando il Congresso ridusse il valore legale del dollaro da 1/38 di oncia d'oro a 1/42,22 di oncia, per noi nel 2025, dopo un ulteriore mezzo secolo di deprezzamento della cartamoneta americana, il prezzo legale non ha alcun senso.

Deriva da una legge approvata 52 anni fa in un mondo diverso della finanza politica. Perché non è stata aggiornata con una relazione più realistica tra oro e dollaro?

Il valore dell'oro in termini di dollari, essendo sceso a un 3.000esimo di oncia da un 42,22esimo di oncia, è aumentato di circa il 7.000% rispetto al prezzo legale. Ciò significa che in termini di oro, il valore del dollaro è crollato di oltre il 98%.

In termini contabili, questo significa che il Dipartimento del Tesoro possiede ciò che equivale a un guadagno di capitale gigantesco sull'oro in suo possesso. Sebbene tale guadagno non sia riconosciuto nei libri contabili del governo federale, è già avvenuto ed è già reale.

A un prezzo di mercato di $3.000 l'oncia, questo guadagno in conto capitale, in cifre tonde, ammonta a $2.958 l'oncia sui 261,5 milioni di once d'oro del Dipartimento del Tesoro. Ciò si traduce, almeno teoricamente, in un profitto totale non realizzato di circa $773 miliardi. È una cifra abbastanza grande da catturare l'attenzione di chiunque e da far riflettere qualsiasi Segretario del Tesoro.

Quando il Segretario del Tesoro Bessent ha affermato: “Monetizzeremo il lato attivo del bilancio degli Stati Uniti per il popolo americano”, molti commentatori finanziari hanno immediatamente pensato all'oro del Dipartimento del Tesoro e a come potrebbe essere trasformato in un grande guadagno e denaro spendibile. Certamente può essere fatto, ma in ogni caso non fino a quando il Congresso non modificherà il valore ufficiale del dollaro stabilito da quella Legge del 1973.

Le possibilità sono importanti per la teoria e la pratica in ambito monetario, perché reintrodurrebbero un certo ruolo monetario per l'oro mezzo secolo dopo che l'America aveva condotto il mondo nel suo attuale sistema monetario puramente cartaceo dopo i fatti del 1971. Fu allora che il presidente Nixon ordinò al Dipartimento del Tesoro di non rispettare l'impegno internazionale degli Stati Uniti di riscattare i dollari in oro.

Supponiamo che il Congresso riportasse il prezzo ufficiale dell'oro alla realtà. Il Dipartimento del Tesoro realizzerebbe immediatamente un guadagno di $773 miliardi nei libri contabili del governo federale. Per trasformare il guadagno in denaro non dovrebbe vendere oro, ma potrebbe indebitarsi avendolo come garanzia.

Ad esempio, il Dipartimento del Tesoro potrebbe emettere obbligazioni auree, come ha già fatto in precedenza e come Judy Shelton, nel suo libro “Good as Gold,” ha suggerito di fare di nuovo.

Con un ritorno alla pratica storica, il Dipartimento del Tesoro potrebbe emettere valuta coperta dall'oro in concorrenza con le banconote della Federal Reserve. Ciò richiederebbe un'ulteriore legislazione controversa.

Molto più semplice e diretto sarebbe per il Dipartimento del Tesoro emettere Certificati aurei, già autorizzati dal Gold Reserve Act del 1934, ma ora basati sul valore corrente dell'oro in suo possesso. Il profitto sull'oro potrebbe quindi essere facilmente monetizzato depositando questi Certificati nella Federal Reserve, che accrediterebbe di conseguenza il conto deposito del Dipartimento del Tesoro presso di essa. Voilà! Soldi pronti da spendere senza emettere altri titoli del Tesoro.

Come abbiamo già sottolineato Paul Kupiec e io, questo sarebbe un modo efficiente per creare finanziamenti provvisori per eventuali future crisi del tetto del debito.

Dovremmo certamente portare le finanze degli Stati Uniti al passo con la realtà: aumento del valore dell'oro rispetto al dollaro e calo del valore del dollaro rispetto all'oro. Allo stesso tempo, potremmo aprire la nostra teoria e pratica monetaria a un rinnovato ruolo monetario per l'oro.

Per fare ciò, il Congresso potrebbe modificare immediatamente il “Par Value Modification Act” emanando un “Gold Value Modification Act del 2025” il quale elimini il precedente prezzo ufficiale di “quarantadue e due noni di dollari” e lo sostituisca con “il valore di mercato equo dell’oro certificato dal Segretario del Tesoro”.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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