Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
____________________________________________________________________________________
(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/alleluia-trump-vuole-davvero-dare)
Wow! Queste sono le 36 parole più potenti pronunciate da un Presidente degli Stati Uniti, di sempre: “Uno dei primi incontri che voglio avere è con il presidente cinese Xi e il presidente russo Putin, e voglio dire: 'tagliamo a metà il nostro budget militare'. E possiamo farlo”.
Sì, dalle labbra di Donald all'orecchio di Dio e tutto il resto. Gli aspetti pratici e il percorso disseminato di ostacoli da qui a quel punto potrebbero essere insormontabili, ma ciò che il nostro Presidente ha fatto è stato spalancare la Finestra di Overton della discussione sulla sicurezza nazionale. Infatti una volta che si dice di voler intavolare un summit congiunto con i due leader demonizzati dalla stampa e presunti principali nemici dell'America, tutto (e intendiamo proprio tutto) quello che finora era proibito viene rimesso sul tavolo delle trattative per una discussione nuova e aperta.
Dopotutto non è necessario essere esperti dei complessi meccanismi del bilancio della difesa da $850 miliardi per rendersi conto che quando si tagliano le razioni del Pentagono della metà, crolla l'intero quadro di sicurezza nazionale globalista, eredità della fine della Guerra Fredda avvenuta 34 anni fa.
Questo perché bisognerebbe riportare a casa l'Impero e tutto l'apparato di sicurezza nazionale che lo accompagna: 750 basi straniere e 173.000 soldati americani dislocati in 159 Paesi; operazioni della Marina e dell'Aeronautica che abbracciano il globo; alleanze grandi e piccole, dalla NATO allo Stretto di Taiwan, alle cosiddette missioni di mantenimento della pace in tutto il Medio Oriente e nel Nord Africa.
In altre parole, ciò che si può finanziare con appena il 50% dell'attuale bilancio della difesa, come approfondiremo di seguito, è un deterrente nucleare strategico e una difesa impenetrabile delle coste, dello spazio aereo e del territorio sovrano degli Stati Uniti.
È tutto ciò di cui abbiamo realmente bisogno! Raggiungerebbe pienamente l'obiettivo fondamentale della sicurezza nazionale di mantenere liberi e al sicuro i 347 milioni di cittadini americani da Bangor nel Maine a San Diego in California.
Infatti, che lo riconosca o meno, l'audace invito del presidente Trump equivarrebbe a evitare ogni nozione di Impero. Aprirebbe la strada al ritorno a una linea di politica della nazione precedente al 1914 come una Repubblica pacifica, che bada in sicurezza ai fatti suoi dietro i meravigliosi doni della Provvidenza: i grandi fossati dell'Oceano Atlantico e Pacifico che separano la patria americana da qualsiasi potenziale nemico militare in qualsiasi parte del pianeta.
Al momento attuale e per il prossimo futuro, ci sono solo due nazioni solo lontanamente in grado di rappresentare una minaccia militare per la patria americana: la Russia e la Repubblica Popolare Cinese. Tuttavia la realtà strategica di fondo è che la Russia non ha il peso economico necessario per minacciare l'America, e la Cina non ha nemmeno una parvenza di spazio economico per lanciarsi in una campagna di aggressione militare globale.
Per quanto riguarda la Russia e nonostante tutta la demonizzazione di Putin, nessuno ha nemmeno provato a sostenere che sia così stupido da credere che il suo PIL da $2.000 miliardi possa competere con il PIL da $30.000 miliardi degli Stati Uniti.
Infatti tutta la questione dell'orco russo è puramente fantasiosa: l'affermazione secondo cui Putin prenderà i Paesi Baltici, poi la Polonia e poi marcerà attraverso la Porta di Brandeburgo a Berlino sulla strada per la Francia, i Paesi Bassi e attraverso la Manica fino a Londra, supponendo che sia anche talmente stupido da voler occupare il caso disperato dell'Inghilterra.
In altre parole, nell'attuale posizione di politica estera di Washington è implicita l'idea che la Russia possa rappresentare una minaccia seria solo dopo aver attaccato, occupato e militarizzato l'intero continente europeo!
Questa è l'unica via attraverso cui Mosca può ottenere il peso economico, la manodopera e i mezzi militari per minacciare materialmente gli USA. Alla fine della fiera, quindi, la minaccia non sono i russi in sé, ma i tedeschi russificati, i polacchi e le rane francesi.
Naturalmente non c'è un briciolo di prova che questo sia il piano di Putin, o che avrebbe anche lontanamente i mezzi economici e militari per realizzare uno scopo così sinistro se davvero ne fosse incline. Al contrario, l'obiettivo di Putin è molto, molto più modesto: tenere la NATO fuori dal suo cortile in un antico pezzo dell'Impero russo che è stato chiamato Novorossiya, o Nuova Russia, per gran parte della sua storia.
Questo era il nome della regione del Donbass e del Mar Nero prima che Lenin e Stalin creassero il Paese artificiale di nome “Ucraina” per la pura convenienza amministrativa di gestire la loro brutale tirannia. Eppure, anche nel tentativo di riprendersi la metà russa dell'Ucraina, Putin sta avendo difficoltà a radunare la potenza militare necessaria, per non parlare della conquista del resto dell'Europa.
Fortunatamente il vicepresidente Vance ha già lasciato trapelare il segreto e questo dimostra esattamente perché la Russia non è sul sentiero di guerra verso la conquista dell'Europa: dopo l'imminente accordo Trump-Putin non ci sarà più la NATO in Ucraina e il Paese sarà diviso tra le regioni di lingua russa del Donbass, della Crimea e del Mar Nero, da una parte, e le regioni di lingua ucraina e polacca a ovest e sulla riva sinistra del fiume Dnepr, dall'altra.
In ogni caso, è tutto ciò che Putin ha sempre voluto e sarà la prova del nove che screditerà l'idea che Washington debba combattere la Russia per procura lì, per non parlare di doverla combattere in Lussemburgo o sulle scogliere di Dover.
Vale a dire che, una volta risolta la guerra e divisa l'Ucraina, l'operazione militare speciale di Putin si fermerà bruscamente. A sua volta ciò dimostrerà che non esiste nemmeno la più remota prospettiva di un'Europa russificata, e quindi una reale minaccia russa alla sicurezza della patria americana.
Quindi, sì, il bilancio della difesa può essere tagliato del 50% in parte perché i 62.000 soldati americani indicati sopra che ora sono di stanza in Europa potrebbero essere riportati a casa. Ancora più importante, l'adesione e gli impegni degli Stati Uniti alla NATO potrebbero anche essere abbandonati, il che significa che scadrebbe anche l'idea ridicola di essere impegnati ai sensi dell'articolo 5 nella difesa reciproca di piccole nazioni come la Macedonia del Nord, il cui esercito in servizio attivo di 10.000 uomini è inferiore alla forza di polizia di Chicago costituita da 12.000 uomini.
Per quanto riguarda la Cina, la cosa più importante da riconoscere è che è l'esatto opposto del vecchio impero sovietico, il quale si basava sull'autarchia economica e su scarse relazioni commerciali con il mondo al di fuori del Patto di Varsavia. Di conseguenza se fosse stata incline e capace di un'aggressione militare verso il resto dell'Europa e/o persino gli Stati Uniti, per i quali gli archivi ora aperti della vecchia Unione Sovietica rivelano scarse prove a riguardo, non ci sarebbe stata alcuna interruzione collaterale della sua funzione economica di base: un regime socialista di stato centralizzato, che, inutile dirlo, non funziona ma non dipende nemmeno dal commercio con il cosiddetto “mondo libero”.
Al contrario, dopo che Mao ricevette la sua ricompensa nel Paradiso Rosso, la Cina cambiò bruscamente rotta verso il mondo esterno sotto la guida di Deng e dei suoi successori; e lo fecero sotto la bandiera del cosiddetto Capitalismo Rosso, il che equivale a una versione estrema del mercantilismo d'esportazione.
Di conseguenza le esportazioni cinesi sono aumentate di quasi 15 volte nei due decenni tra il 2000 e il 2022, passando da $250 miliardi a $3.600 miliardi all'anno. Così facendo i cinesi si sono sostanzialmente presi in ostaggio, il che significa che ogni provincia, città, villaggio, fabbrica, linea ferroviaria, attività di autotrasporto, magazzino e operazione portuale in lungo e in largo per la Cina si è profondamente impigliata nella produzione economica per i clienti in tutto il pianeta, come raffigurato nel grafico qui sotto. Di conseguenza l'economia cinese crollerebbe sul posto se Pechino interrompesse il flusso giornaliero di $10 miliardi di merci verso l'Europa, le Americhe e il resto dell'Asia.
Infatti se la sua leadership post-Mao fosse stata decisa a conquistare l'estero, la sopravvivenza stessa del regime di Pechino sarebbe stata compromessa dalla conseguente interruzione della più grande fabbrica che il mondo abbia mai visto. Washington ha sprecato 59.000 vite americane e più di 3 milioni di vite vietnamite prima di fuggire definitivamente dal Vietnam, eppure in seguito i cinesi non hanno nemmeno provato a catturare Hanoi, nonostante la teoria del dominio mondiale.
In altre parole, la Cina non è una minaccia militare per gli Stati Uniti, né vi è alcuna prova che sia espansionista, nemmeno nella sua stessa regione. C'è indubbiamente una ragione per cui dopo migliaia di anni, cinesi, coreani, giapponesi, indonesiani, malesi e filippini stanno alla larga l'uno dall'altro; anche perché una riunificazione dei cinesi Han sulla terraferma con i loro parenti a Formosa avrebbe praticamente zero implicazioni per il resto della regione.
Lo stato di Taiwan esiste solo perché Washington lo ha sostenuto nel 1949, quando Chiang Kai-shek perse la guerra civile contro Mao e i rossi. Se Washington si facesse da parte, è probabile che in breve tempo la penisola coreana sarebbe difficilmente distinguibile da Shanghai, dall'altra parte del Mar Giallo.
Vale a dire che gli USA non hanno bisogno della costosissima Settima Flotta e dei Marines americani e di gran parte dell'Aeronautica per contenere la Cina. La gigantesca economia Ponzi di quest'ultima, appollaiata com'è su $50.000 miliardi di debito e oltre $4.000 miliardi all'anno di esportazioni, rappresenta tutto il contenimento di cui la sicurezza militare americana ha effettivamente bisogno.
In fin dei conti, se la politica estera di Donald Trump incentrata sulla strategia “America First” significa qualcosa, è che l'attuale bilancio per la sicurezza nazionale da $1.000 miliardi è il doppio di quanto effettivamente richieda una difesa nazionale adeguata. Infatti non è esagerato dire che, nella ricerca incessante del proprio egoistico ingrandimento, il complesso militare-industriale ha gonfiato enormemente lo Stato militare americano quando ciò di cui c'è realmente bisogno nel 2025 è una sua versione ridimensionata.
E ora Donald ha aperto la porta alla riduzione del pesante bilancio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, esattamente a questo scopo, aprendo così la strada al ritorno del saggio ammonimento di Thomas Jefferson che esortava: “[,,,] Pace, commercio e onesta amicizia con tutte le nazioni, senza stringere alleanze con nessuna”.
Infatti il modo in cui l'amministrazione Trump avrebbe potuto tagliare della metà la spesa per la difesa è stato delineato molto tempo fa dal grande senatore Robert Taft all'alba della Guerra Fredda. Egli sosteneva che la modesta minaccia alla sicurezza nazionale rappresentata dalla derelitta Unione Sovietica e dal disastro collettivista imposto alla Cina da Mao avrebbero potuto essere facilmente gestiti con:
• Una capacità di ritorsione nucleare strategica che avrebbe scoraggiato qualsiasi possibilità di attacco o ricatto nucleare;
• Una difesa convenzionale delle coste continentali e dello spazio aereo, la quale sarebbe stata estremamente facile da realizzare, dato che l'Unione Sovietica non aveva una Marina degna di nota e la Cina era sprofondata nell'anarchia industriale e agricola a causa dei catastrofici esperimenti di collettivizzazione di Mao.
Questo quadro di riferimento taftiano non è mai cambiato da allora, anche se la tecnologia della guerra nucleare e convenzionale si è evoluta. Con una modesta spesa militare, Washington può mantenere il suo deterrente nucleare e una formidabile difesa della patria senza nessuno degli apparati dell'Impero e senza stivali americani su suolo straniero.
Infatti il caso di una vera linea di politica America First, ovvero il ritorno allo status quo pre-1914 e a una corretta postura militare difensiva, si è notevolmente rafforzato negli ultimi tre decenni. Questo perché nel mondo odierno l'unica minaccia militare teorica alla sicurezza nazionale americana è la possibilità di un attacco nucleare o di un ricatto nucleare. Vale a dire, la minaccia che uno dei suoi due avversari nucleari possa sviluppare una capacità di First Strike letale ed efficace da poter gridare scacco matto e chiedere la resa di Washington.
Fortunatamente né la Russia né la Cina hanno nulla di simile, almeno non senza evitare un annientamento per rappresaglia del loro stesso Paese e del loro popolo se tentassero di colpire per primi. Dopo tutto gli Stati Uniti hanno 3.700 testate nucleari attive, di cui circa 1.800 sono operative in qualsiasi momento. A loro volta queste sono sparse sotto i sette mari, in silos rinforzati e tra una flotta di bombardieri costituita da 66 B-2 e B-52, tutti fuori dal rilevamento o dalla portata di qualsiasi altra potenza nucleare.
Ad esempio, i sottomarini nucleari di classe Ohio hanno ciascuno 20 tubi missilistici, con ogni missile che trasporta una media di 4-5 testate. Sono 90 testate indipendenti per imbarcazione. In qualsiasi momento 12 dei 14 sottomarini nucleari di classe Ohio sono attivamente schierati e sparsi negli oceani del pianeta entro un raggio di tiro di 4.000 miglia.
Quindi, al momento di un ipotetico attacco, si tratta di 1.080 testate nucleari in acque profonde che navigano lungo i fondali oceanici e che dovrebbero essere identificate, localizzate e neutralizzate prima ancora che un potenziale aggressore o ricattatore possa fare qualcosa. Infatti la sola forza nucleare basata in mare è un potente garante della sicurezza nazionale americana. Nemmeno i tanto decantati missili ipersonici della Russia sono riusciti a trovare o a eliminare di sorpresa il deterrente statunitense in mare.
E poi ci sono le circa 300 testate nucleari a bordo dei 66 bombardieri strategici, che non sono nemmeno seduti su un singolo aeroporto in stile Pearl Harbor in attesa di essere annientati, ma si spostano e sono in movimento. Poi ci sono i 400 missili Minuteman III distribuiti in silos estremamente rinforzati nel sottosuolo in una vasta fascia del Midwest superiore. Ogni missile trasporta attualmente una testata nucleare in conformità con il Trattato Start, ma potrebbe essere MIRV in risposta a una grave minaccia, aggravando e complicando ulteriormente il calcolo di un avversario.
Inutile dire che non c'è modo, forma o aspetto in cui il deterrente nucleare americano possa essere neutralizzato da un ricattatore. E questo ci porta al nocciolo della questione su come l'amministrazione Trump potrebbe effettivamente tagliare il budget della difesa del 50%. Vale a dire, secondo le più recenti stime del CBO, la triade nucleare costerà solo circa $75 miliardi all'anno per il suo mantenimento nel prossimo decennio, comprese le quote per gli aggiornamenti periodici delle armi.
Proprio così. La componente fondamentale della sicurezza militare americana richiede solo il 7% dell'enorme budget militare odierno, come dettagliato sistema per sistema nella tabella qui sotto. Quindi nel 2023 la triade nucleare stessa è costata solo $28 miliardi, più altri $24 miliardi per le scorte correlate e l'infrastruttura di comando, controllo e allerta.
Inoltre si stima che la componente chiave di questo deterrente nucleare, la forza missilistica balistica basata sul mare, costerà solo $188 miliardi nell'intero prossimo decennio. Stiamo parlando solo dell'1,9% rispetto ai $10.000 miliardi calcolati dal CBO per lo stesso periodo.
![]() |
Costo decennale della deterrenza nucleare strategica degli Stati Uniti secondo le stime del CBO, dal 2023 al 2032 |
Quindi la domanda si ripresenta rispetto all'attuale livello di spesa di base ($989 miliardi) calcolata dal CBO per la difesa tra un paio d'anni: dopo aver accantonato $75 miliardi per la triade nucleare strategica, quanto dei restanti $900+ miliardi sarebbe necessario per una difesa convenzionale delle coste continentali e dello spazio aereo?
Il punto di partenza è che né la Russia né la Cina hanno la capacità militare, il peso economico o l'intenzione di attaccare la patria americana con forze convenzionali. Per farlo avrebbero bisogno di un'enorme armata militare che includa una Marina e un'Aeronautica molte volte più grandi delle attuali forze statunitensi, enormi risorse di trasporto aereo e marittimo, e gigantesche linee di rifornimento e capacità logistiche che non sono mai state nemmeno sognate da nessun'altra nazione sul pianeta.
Avrebbero anche bisogno di un PIL iniziale di $100.000 miliardi per sostenere quella che sarebbe la più colossale mobilitazione di armamenti e materiali nella storia dell'umanità. E questo per non parlare della necessità di essere governati da leader suicidi, cosa che non caratterizza né Putin né Xi, disposti a rischiare la distruzione nucleare dei loro stessi Paesi, alleati e commercio economico per realizzare... cosa? Occupare Denver?
L'idea stessa che ci sia attualmente una minaccia esistenziale alla sicurezza americana è semplicemente folle. Dopo tutto quando si tratta del peso economico richiesto, il PIL della Russia è di appena $2.000 miliardi, non i $100.000 miliardi che sarebbero necessari per mettere le forze di invasione sulle coste del New Jersey. E il suo bilancio della difesa è di $75 miliardi, i quali ammontano a circa quattro settimane di spreco nel mostro da $900 miliardi di Washington.
Allo stesso modo la Cina non ha il peso sostenibile del PIL per pensare di sbarcare sulle coste della California, nonostante l'infinita sottomissione di Wall Street al boom cinese. Il fatto è che la Cina ha accumulato più di $50.000 miliardi di debito in appena due decenni!
Pertanto non è cresciuta organicamente secondo il modello capitalista storico; ha stampato, preso in prestito, speso e costruito come se non ci fosse un domani. Come abbiamo indicato sopra, quindi, il simulacro di prosperità risultante non durerebbe un anno se il suo mercato dell'export globale da $3.600 miliardi, la fonte che mantiene in piedi il suo schema Ponzi, dovesse crollare, che è esattamente ciò che accadrebbe se cercasse di invadere l'America.
Di sicuro i leader totalitari della Cina sono decisamente malvagi dal punto di vista della loro popolazione oppressa, ma non sono stupidi. Restano al potere mantenendo la gente relativamente grassa e felice e non rischierebbero mai di far crollare quello che equivale a un castello di carte economico che non ha nemmeno una vaga approssimazione nella storia umana.
Infatti quando si tratta della minaccia di un'invasione militare convenzionale, i vasti fossati dell'Atlantico e del Pacifico sono barriere ancora più grandi all'assalto militare straniero nel XXI secolo rispetto a quanto hanno già dimostrato di essere nel XIX secolo. Questo perché l'attuale tecnologia di sorveglianza avanzata, i missili antinave e gli stormi di droni farebbero finire un'armata navale nemica a far compagnia allo scrigno di Davy Jones non appena uscisse dalle proprie acque territoriali.
Il fatto è che, in un'epoca in cui il cielo è pieno di risorse di sorveglianza ad alta tecnologia, né la Cina né la Russia potrebbero segretamente costruire, testare e radunare per un attacco a sorpresa una massiccia armata di forze convenzionali senza essere notate a Washington. Non può esserci una ripetizione della forza d'attacco giapponese (Akagi, Kaga, Soryu, Hiryu, Shokaku e Zuikaku) che attraversa il Pacifico verso Pearl Harbor senza essere vista per tempo.
Infatti i due presunti “nemici” americani non hanno alcuna capacità offensiva o di invasione. La Russia ha solo una portaerei, una reliquia degli anni '80 che è in bacino di carenaggio per riparazioni sin dal 2017 e non è equipaggiata né con una falange di navi di scorta né con una serie di aerei da attacco e da combattimento, e al momento nemmeno con un equipaggio attivo.
Allo stesso modo la Cina ha solo tre portaerei, due delle quali sono vecchie e arrugginite, ristrutturate e acquistate tra i resti della vecchia Unione Sovietica (in realtà l'Ucraina!), e non hanno nemmeno catapulte moderne per lanciare i loro aerei d'attacco.
In breve, né la Cina né la Russia spingeranno i loro minuscoli gruppi di battaglia di 3 e 1 portaerei verso le coste della California o del New Jersey in tempi brevi. Una forza d'invasione che avesse una minima possibilità di sopravvivere a una difesa statunitense costituita da missili da crociera, droni, caccia a reazione, sottomarini d'attacco e guerra elettronica dovrebbe essere 100 volte più grande.
Quindi ripetiamolo: non esiste alcun PIL al mondo ($2.000 miliardi per la Russia e $18.000 miliardi per la Cina) che si avvicini anche lontanamente ai $100.000 miliardi che sarebbero necessari per sostenere una simile forza d'invasione senza far crollare l'economia nazionale.
Donald Trump è quindi sulla buona strada per qualcosa di enorme: vale a dire che la capacità di guerra convenzionale di Washington che abbraccia il globo è completamente obsoleta!
A un terzo di secolo dal crollo dell'Impero sovietico e dall'avvio da parte della Cina del suo capitalismo rosso verso una profonda integrazione economica globale, l'impero statunitense rappresenta una forza del tutto estranea e inutile.
Si consideri che Washington equipaggia, addestra e schiera una forza armata di 2,86 milioni di unità, ma piuttosto che essere dedita alla difesa della patria, lo scopo principale è supportare missioni di offesa, invasione e occupazione in tutto il pianeta.
Come illustrato nel grafico sopra, questa obsoleta postura militare imperiale include ancora:
• 119 strutture e circa 34.000 soldati in Germania;
• 44 strutture e 12.250 militari in Italia;
• 25 strutture e 9.275 soldati nel Regno Unito;
• 120 strutture e 53.700 soldati in Giappone;
• 73 strutture e 26.400 soldati in Corea del Sud.
Tutta questa inutile forza militare si erge come un costoso monumento alla vecchia teoria della sicurezza collettiva, che portò alla fondazione della NATO nel 1949 e dei suoi cloni regionali successivi. Ciononostante la tesi dell'Impero e delle sue alleanze globali faceva acqua da tutte le parti già allora. Infatti gli archivi ora aperti della vecchia Unione Sovietica dimostrano in modo conclusivo che Stalin non aveva né i mezzi né l'intenzione di invadere l'Europa occidentale.
La capacità militare che l'Unione Sovietica ha resuscitato dopo il massacro con gli eserciti di Hitler era di natura fortemente difensiva, quindi la presunta minaccia politica comunista in Europa avrebbe potuto essere risolta alle urne elettorali, non sul campo di battaglia. Non avevano bisogno della NATO per fermare un'invasione sovietica.
Inutile dire che, una volta costituito l'impero fatto di basi, alleanze, sicurezza collettiva e incessante ingerenza della CIA negli affari interni dei Paesi stranieri, esso è rimasto attaccato come la colla a Washington, anche se i fatti della vita internazionale hanno dimostrato più e più volte che un impero non era affatto necessario.
Vale a dire che le presunte “lezioni” del periodo tra le due guerre mondiali sono state ribaltate: l'ascesa aberrante di Hitler e Stalin non avvenne perché la brava gente di Inghilterra, Francia e America dormì durante gli anni '20 e '30.
Sorsero dalle ceneri dell'inutile intervento di Woodrow Wilson in una disputa del Vecchio Mondo che non era affare dell'America. L'arrivo nel 1918 di due milioni di ragazzi americani e massicci flussi di armamenti e prestiti da Washington permisero una pace vendicativa dei vincitori a Versailles piuttosto che la fine di una guerra mondiale che avrebbe lasciato tutte le parti esauste, in bancarotta e demoralizzate, e i rispettivi partiti di guerra interna soggetti a un ripudio alle urne.
Invece l'intervento di Wilson sui campi di battaglia in stallo del fronte occidentale diede vita alla rivoluzione in Russia e a Lenin e Stalin, mentre le sue macchinazioni con i vincitori a Versailles favorirono l'ascesa di Hitler.
Certo, alla fine il primo portò fortunatamente alla fine del secondo a Stalingrado. Ma quella avrebbe dovuto essere la fine della questione nel 1945, e, in effetti, il mondo c'era quasi arrivato. Dopo le parate della vittoria, la smobilitazione e la normalizzazione della vita civile procedettero a passo spedito in tutto il mondo.
Ahimè, il Partito della Guerra a Washington, composto da appaltatori militari, agenti governativi e burocrati, cresciuto nel calore della seconda guerra mondiale, non era intenzionato a dare la buonanotte. Invece la Guerra fredda fu partorita sulle rive del Potomac quando il presidente Truman cadde sotto l'incantesimo dei falchi della guerra come il segretario James Byrnes, Dean Acheson, James Forrestal e i fratelli Dulles, che erano restii a tornare alle loro vite banali di banchieri civili, politici o diplomatici.
Quindi nel periodo postbellico il comunismo mondiale non era realmente in marcia, né stava partorendo nuovi Hitler e Stalin. Ma i sostenitori dell'Impero insistevano che invece era così, e che la sicurezza nazionale richiedeva un impero esteso che è ancora con noi oggi.
Quindi non c'è mistero sul perché le guerre sono andate avanti all'infinito, o perché in un momento in cui lo Zio Sam stava perdendo inchiostro rosso come mai prima, una larga maggioranza bipartisan ha ritenuto opportuno autorizzare $1.100 miliardi all'anno per una forza militare eccessiva e sprechi in aiuti esteri che non hanno fatto assolutamente nulla per la sicurezza interna degli Stati Uniti.
Infatti Washington si è trasformata in un fenomeno peculiare della storia mondiale, una capitale di guerra dominata da un complesso panoptico di mercanti d'armi, paladini dell'interventismo estero e dalla nomenklatura dello Stato militare. Mai prima d'ora si era riunita e concentrata sotto un'unica autorità statale una forza egemonica che possedeva così tante risorse fiscali e mezzi militari.
Non sorprende che la Capitale della guerra sul Potomac sia orwelliana fino al midollo. La guerra è sempre e ovunque descritta come la promozione della pace. Il suo stivale da egemonista globale è abbellito dalla forma apparentemente benefica di alleanze e trattati. Questi sono apparentemente progettati per promuovere un “ordine basato sulle regole” e sicurezza collettiva a beneficio dell'umanità, non i giusti obiettivi di pace, libertà, sicurezza e prosperità all'interno della patria americana.
Come abbiamo visto, il fondamento intellettuale di questa impresa è fasullo. Il pianeta non è pieno di potenziali aggressori e costruttori di imperi che devono essere fermati di colpo ai loro confini, per timore che divorino la libertà di tutti, vicini e lontani.
Né il DNA delle nazioni è perennemente infettato da macellai e tiranni incipienti come Hitler e Stalin. Sono stati incidenti una tantum nella storia e completamente distinguibili dalla serie standard di piccole cose quotidiane che in realtà nascono periodicamente. Ma queste ultime disturbano principalmente l'equilibrio dei loro immediati quartieri, non la pace del pianeta.
Quindi la sicurezza nazionale americana non dipende da una vasta gamma di alleanze, trattati, basi militari e operazioni di influenza straniera. Nel mondo odierno non ci sono Hitler, reali o latenti, da fermare. L'intero quadro della Pax Americana e la promozione e l'applicazione di un ordine internazionale “basato sulle regole” con sede a Washington sono un errore epico.
A questo proposito i Padri Fondatori ci hanno visto giusto più di 200 anni fa, durante l'infanzia della Repubblica. Come sostenne John Quincy Adams: “[L'America] si è astenuta dall'interferire nelle preoccupazioni degli altri, anche quando il conflitto era per principi a cui si aggrappa [...]. È la benefattrice della libertà e dell'indipendenza di tutti. È la paladina e la vendicatrice solo della sua stessa libertà”.
Inutile dire che il commercio pacifico è invariabilmente molto più vantaggioso per le nazioni grandi e piccole rispetto all'ingerenza, all'interventismo e all'impegno militare. Nel mondo odierno sarebbe il campo di gioco predefinito sulla scacchiera internazionale, fatta eccezione per il Grande Egemone sulle rive del Potomac. Vale a dire, il principale disturbo della pace oggi è invariabilmente promosso dal pacificatore autoproclamato, che, ironicamente, è la nazione meno minacciata dell'intero pianeta.
Il punto di partenza per una posizione militare trumpiana del tipo “America First” e per un taglio del 50% del bilancio militare è quindi il drastico ridimensionamento dell’esercito statunitense, che conta quasi un milione di uomini.
Quest'ultimo non avrebbe alcuna utilità all'estero perché non ci sarebbe motivo per guerre di invasione e occupazione, mentre le probabilità che battaglioni e divisioni straniere raggiungano le coste americane sono praticamente inesistenti. Con una guarnigione costiera adeguata di missili, droni, sottomarini d'attacco e caccia a reazione, qualsiasi esercito invasore diventerebbe un'esca per squali molto prima di vedere le coste della California o del New Jersey.
Eppure i 462.000 soldati in servizio attivo dell'esercito a $112.000 ciascuno hanno un costo di bilancio annuale di $55 miliardi, mentre le 506.000 forze di riserva dell'esercito a $32.000 ciascuna costano più di $16 miliardi. E in cima a questa struttura ci sono $77 miliardi per operazioni varie e manutenzione, $27 miliardi per approvvigionamenti, $22 miliardi per RDT&E e $4 miliardi per tutto il resto (in base alla richiesta di bilancio per l'anno fiscale 2025).
In totale, l'attuale bilancio dell'esercito ammonta a quasi $200 miliardi e praticamente tutta questa enorme spesa, quasi 3 volte il bilancio totale della difesa della Russia, è impiegata al servizio dell'Impero, non della difesa della patria. Potrebbe essere facilmente tagliata del 70%, o di $140 miliardi, il che significa che la componente dell'esercito degli Stati Uniti assorbirebbe solo $60 miliardi all'anno.
Allo stesso modo la Marina e il Corpo dei Marines degli Stati Uniti spendono $55 miliardi all'anno per 515.000 militari in servizio attivo e altri $3,7 miliardi per 88.000 riservisti. Tuttavia, se si considerano i requisiti fondamentali di una postura di difesa, anche queste forze e spese sono decisamente esagerate.
Per missioni principali intendiamo la componente della Marina della triade nucleare strategica e la grande forza d'attacco e i sottomarini con missili da crociera della Marina. Ecco, di seguito, gli attuali requisiti di manodopera per queste forze chiave:
• 14 sottomarini nucleari strategici classe Ohio: ogni imbarcazione è composta da due equipaggi composti da 155 ufficiali e soldati semplici, per un fabbisogno di forza diretta di 4.400 unità e un totale complessivo di 10.000 militari, includendo ammiragli, personale di bordo, personale di supporto e personale vigile;
• 50 Sottomarini lanciamissili d'attacco/da crociera: ogni imbarcazione è composta da due equipaggi composti da 132 ufficiali e soldati semplici, per un fabbisogno diretto di 13.000 persone e un totale complessivo di 20.000 unità, inclusi ammiragli, personale di bordo, ecc.
In breve le missioni principali della Marina secondo una postura militare di difesa coinvolgerebbero circa 30.000 ufficiali e soldati semplici, ovvero meno del 6% dell'attuale forza in servizio attivo della Marina/Corpo dei Marines. D'altro canto le portaerei totalmente inutili, che operano esclusivamente al servizio dell'Impero, hanno equipaggi di 8.000 uomini ciascuno, se si contano le navi di scorta e le suite di aerei.
Quindi gli 11 gruppi di portaerei e la loro infrastruttura richiedono 88.000 militari diretti e 140.000 in totale se si includono il solito supporto e le spese generali. Allo stesso modo, la forza in servizio attivo del Corpo dei Marines è di 175.000 unità, e questo è interamente uno strumento di invasione e occupazione. È totalmente inutile per una difesa della patria.
In breve, ben 315.000, o il 60% dell'attuale forza in servizio attivo della Marina/Corpo dei Marines, lavorano al servizio dell'Impero. Quindi se si ridefiniscono le missioni della Marina per concentrarsi sulla deterrenza nucleare strategica e sulla difesa costiera, è evidente che più della metà della struttura di forza della Marina non è necessaria per la sicurezza della patria. Invece funziona al servizio della proiezione di potenza globale, del controllo delle rotte marittime dal Mar Rosso al Mar Cinese Orientale e della piattaforma per guerre di invasione e occupazione.
Nel complesso, l'attuale bilancio della Marina/Corpo dei Marines ammonta a circa $236 miliardi, se si includono $59 miliardi per il personale militare, $81 miliardi per O&M, $67 miliardi per gli appalti, $26 miliardi per RDT&E e $4 miliardi per tutti gli altri. Un taglio di $96 miliardi, o del 40%, quindi, lascerebbe comunque $140 miliardi per le missioni principali di difesa.
Tra i servizi, i $246 miliardi contenuti nel bilancio dell'Aeronautica sono considerevolmente più orientati a una postura di sicurezza nazionale rispetto a quanto avviene con l'Esercito e la Marina. Sia la branca terrestre Minuteman della triade strategica che le forze dei bombardieri B-52 e B-2 sono finanziate per suddetto scopo.
E mentre una parte significativa del budget destinato all'equipaggio, alle operazioni e all'approvvigionamento di aerei convenzionali e di forze missilistiche è attualmente destinata a missioni all'estero, solo la componente di trasporto aereo e di basi estere di tali spese è al servizio dell'Impero.
In base a una postura militare difensiva una parte sostanziale della potenza aerea convenzionale, che comprende più di 4.000 velivoli ad ala fissa e rotante, verrebbe riconvertita in missioni di difesa della patria. Di conseguenza più del 75%, o $180 miliardi, dell'attuale bilancio dell'aeronautica rimarrebbe in vigore, limitando i risparmi a soli $65 miliardi.
Infine un coltello particolarmente affilato dovrebbe essere fatto calare sulla componente da $181 miliardi del bilancio della difesa che è destinata al Pentagono e alle operazioni generali del Dipartimento della Difesa. Ben $110 miliardi, ovvero il 61% di tale somma (più di 2 volte il bilancio militare totale della Russia), sono in realtà destinati all'esercito di dipendenti civili del Dipartimento della Difesa e ai contractor con sede a DC/Virginia che si nutrono dello Stato militare.
In termini di sicurezza nazionale, molte di queste spese non sono semplicemente inutili, sono in realtà controproducenti. Costituiscono la lobby finanziata dai contribuenti e la forza di spaccio di influenze che mantiene l'Impero in vita e finanziato a Capitol Hill tramite lauti stanziamenti per ogni genere di consulenza, ONG, think tank, istituto di ricerca e innumerevoli altri.
Un'indennità del 38%, o $70 miliardi per le funzioni del Dipartimento della Difesa, soddisferebbe ampiamente le sue reali esigenze. Nel complesso, quindi, ridimensionare la forza del Dipartimento della Difesa genererebbe $410 miliardi di risparmi per l'anno fiscale 2025. Altri $50 miliardi di risparmi potrebbero essere ottenuti anche eliminando la maggior parte dei finanziamenti per l'ONU, altre agenzie internazionali, assistenza alla sicurezza e aiuti economici.
Tenendo conto dell'inflazione nei successivi quattro anni del mandato di Trump, il risparmio complessivo ammonterebbe a $500 miliardi l'anno.
Risparmi sul budget:
• Esercito: $140 miliardi
• Marina/Corpo dei Marines: $96 miliardi
• Aeronautica Militare: $65 miliardi
• Dipartimento della Difesa: $111 miliardi
• Contributi alle Nazioni Unite e aiuti economici e umanitari esteri: $35 miliardi
• Assistenza alla sicurezza internazionale: $15 miliardi
• Risparmio totale, base anno fiscale 2025: $462 miliardi
• Aggiustamento all'inflazione per l'anno fiscale 2029: +$38 miliardi
• Risparmi totali sul bilancio per l'anno fiscale 2029: $500 miliardi
In fin dei conti, il momento di riportare a casa l'Impero è arrivato da tempo. Il costo annuale di $1.300 miliardi dello Stato militare (incluse le operazioni internazionali e i veterani) non è più nemmeno lontanamente sostenibile, ed è stato del tutto inutile per la sicurezza della patria americana.
Tutto questo avrebbe dovuto essere ovvio molto tempo fa, ma la Finestra di Overton era talmente chiusa che la nuda e cruda verità dell'Impero non poteva essere nemmeno messa in discussione. Ma ora Donald Trump ha fatto esattamente questo, e farà tutta la differenza di questo mondo.
Quindi che il vertice tra Trump, Putin e Xi inizi presto e dia inizio al grande definanziamento degli Stati militari di tutto il mondo ormai ipertrofici. Sebbene siamo in ritardo di oltre 100 anni, Donald Trump potrebbe essere la migliore speranza di pace sin dall'agosto 1914.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.
Nessun commento:
Posta un commento