venerdì 14 febbraio 2025

Per non cadere divisi

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Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

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di Joshua Stylman

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/per-non-cadere-divisi)

Il tessuto della società sembra più sfilacciato che mai. Ci ritroviamo sempre più separati, le nostre prospettive polarizzate e le nostre interazioni segnate da un'ostilità quasi tribale. Dalle ideologie politiche alle questioni sociali, dalle preferenze culturali alle politiche economiche, profonde fratture sembrano allontanarci dai nostri vicini, colleghi e persino familiari. Quelli che un tempo erano disaccordi si sono allargati in abissi apparentemente invalicabili, con ciascuna parte che vede l'altra non solo come fuorviata ma addirittura come una minaccia esistenziale.


Contesto storico e approfondimenti antropologici

L'amplificazione delle divisioni sociali non è un fenomeno nuovo, ma piuttosto una strategia secolare impiegata da chi è al potere. Nel corso della storia leader e gruppi influenti hanno riconosciuto la potenza di una popolazione fratturata. Il principio romano “divide et impera” (dividi e governa) riecheggia attraverso i secoli, trovando nuova espressione nel nostro mondo moderno e iperconnesso. Come vedremo, questa strategia secolare di divisione si manifesta oggi in varie forme.

Per comprendere la nostra attuale situazione difficile, dobbiamo approfondire le radici antropologiche della frammentazione sociale, in particolare il lavoro pionieristico di Margaret Mead e Gregory Bateson. La loro ricerca sulle società indigene in Papua Nuova Guinea, in particolare il loro concetto di schismogenesi, ovvero la creazione di fratture all'interno delle società, offre una lente affascinante e inquietante attraverso cui osservare il nostro panorama sociale moderno. Sebbene abbiano condotto una ricerca neutrale sulle dinamiche sociali, un'analisi più approfondita suggerisce che i loro studi potrebbero aver avuto uno scopo più insidioso, testando come le società potrebbero essere manipolate sfruttando le linee di faglia sociali. Questo lavoro fornisce un quadro cruciale per esaminare e combattere le forze che oggi lacerano la nostra coesione sociale.

L'opera fondamentale di Bateson, Steps to an Ecology of Mind, esplora il modo in cui individui e società sono plasmati da modelli di comunicazione, cicli di feedback e fratture interne. Nel contesto della loro ricerca, Mead e Bateson non si sono limitati a osservare il comportamento umano, ma lo hanno plasmato attivamente, applicando principi che avrebbero poi articolato nel loro lavoro accademico. Ciò solleva la preoccupante possibilità che la loro ricerca possa essere stata meno incentrata sulla comprensione delle culture indigene e più sul testare come la società potesse essere manipolata sfruttando le sue linee di faglia interne.

Il concetto di schismogenesi, sviluppato da Bateson, descrive un processo in cui una volta iniziata la separazione, questa si intensifica, creando un ciclo di feedback di opposizione che può fare a pezzi le società. Questo meccanismo di ampliamento della discordia non è confinato agli annali dell'antropologia: credo che sia uno strumento attivamente impiegato nel mondo odierno da vari attori, dai regimi autoritari alle agenzie di intelligence.

Le implicazioni del lavoro di Mead e Bateson si estendono ben oltre il loro contesto antropologico originale. Le loro osservazioni e teorie sulla schismogenesi forniscono una potente lente attraverso cui possiamo esaminare le attuali rotture sociali. Come vedremo, i meccanismi che hanno descritto nelle società indigene sono sorprendentemente simili alle forze divisive in gioco nel nostro mondo moderno, connesso digitalmente.


Manifestazioni moderne di disunità sociale

Vediamo questa manipolazione all'opera nella nostra società attuale, mentre le fratture si approfondiscono attraverso linee politiche, razziali e culturali. Le divisioni che sperimentiamo quotidianamente, siano esse politiche (sinistra contro destra), razziali (nero contro bianco) o culturali (urbano contro rurale), servono a indebolire la nostra forza collettiva. Inibiscono l'unità e rendono quasi impossibile affrontare la corruzione sistemica più ampia che ci colpisce tutti.

Un esempio lampante di questo fenomeno può essere trovato nella natura sempre più faziosa della politica americana. Il Pew Research Center ha documentato un crescente divario ideologico tra repubblicani e democratici negli ultimi due decenni. I loro studi rivelano che la quota di americani con opinioni costantemente conservatrici o costantemente liberal è più che raddoppiata dal 10% nel 1994 al 21% nel 2014, e al 32% nel 2017.

Questo scisma politico si manifesta in vari modi:

• Disaccordi politici: su questioni che spaziano dall'assistenza sanitaria ai cambiamenti climatici, i due partiti principali hanno sempre più opinioni diametralmente opposte.

• Distanziamento sociale: gli americani hanno meno probabilità di avere amici intimi o partner romantici del partito politico opposto. Nel 2016 il 55% dei repubblicani ha affermato che sarebbe stato infelice se il proprio figlio avesse sposato un democratico, rispetto al 17% del 1960. Per i democratici il numero è salito dal 4% al 47% nello stesso periodo.

• Consumo di media generalisti: conservatori e liberal tendono a informarsi da fonti diverse, rafforzando le proprie convinzioni. Nel 2021 il 78% dei democratici afferma di avere "molta" o "una certa" fiducia nelle organizzazioni giornalistiche nazionali, rispetto a solo il 35% dei repubblicani.

Queste divisioni rispecchiano gli ambienti manipolati studiati da Mead e Bateson decenni fa, che ora si manifestano sui social media.


Il ruolo dei media generalisti nell’intensificare le fratture sociali

Il ruolo dei media nel plasmare la percezione pubblica e nell'intensificare la discordia sociale non può essere sopravvalutato. Uno studio del 2021 intitolato “Prevalenza di parole che denotano pregiudizi nel discorso dei media: un'analisi cronologica” rivela una tendenza preoccupante nell'uso di un linguaggio incendiario da parte dei principali organi di informazione. Secondo suddetto studio i riferimenti a termini come “razzista”, “transfobico”, “sessismo” e “discriminazione di genere” sono aumentati esponenzialmente in pubblicazioni come il Washington Post e il New York Times sin dal 2012.

Questa ondata di linguaggio pregiudizievole potrebbe riflettere un conseguente aumento di casi di discriminazione e pregiudizio nella società. Tuttavia una possibilità più inquietante è che i media stiano plasmando la percezione pubblica e accrescendo la consapevolezza di questi problemi, fino al punto di enfatizzarli eccessivamente. Quest'ultima possibilità si allinea con il concetto di schismogenesi: evidenziando e amplificando costantemente questioni controverse, i media potrebbero contribuire inavvertitamente (o intenzionalmente) alle stesse fratture sociali di cui riferiscono.


Camere di eco digitali e bolle informative

Nell'era digitale le tattiche di dividi et impera vengono amplificate tramite piattaforme digitali, alimentando i nostri peggiori istinti per creare abissi sempre più profondi. Gli algoritmi rafforzano le nostre convinzioni esistenti, offrendoci contenuti che si allineano con le nostre opinioni predeterminate. Ciò crea camere di risonanza che consolidano il nostro dogma e rendono sempre più difficile sfidare o mettere in discussione le narrazioni che ci sono state propinate.

I nostri feed sui social media, le fonti di notizie scelte e i contenuti curati agiscono come filtri, plasmando la nostra percezione del mondo. Il risultato è una società frammentata in cui il dialogo oltre le linee ideologiche diventa sempre più raro e difficile.

La ricerca pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences ha scoperto che l'esposizione a opinioni opposte sui social media può effettivamente aumentare l'alienazione politica, contrariamente alla speranza che punti di vista diversi possano moderare posizioni estreme. Questa amplificazione digitale della discordia pone una sfida significativa alla coesione sociale nell'era moderna.


7 ottobre: ​​un catalizzatore per il riallineamento ideologico

Eventi recenti, come la tragedia del 7 ottobre, illustrano questa strategia di dividi et impera. Prima dell'attacco si stava formando una coalizione naturale di improbabili alleati: persone che erano state storicamente separate da linee politiche, razziali o culturali stavano iniziando a vedere attraverso la manipolazione. Questa coalizione si stava unendo per l'autonomia collettiva dell'umanità, passando oltre barriere di lunga data.

L'8 ottobre quell'unità si era frantumata. Molte persone che in precedenza avevano trovato un terreno comune nonostante le loro differenze, sarebbero improvvisamente tornate alle loro precedenti alleanze e posizioni consolidate. Indipendentemente dal loro punto di vista sull'attacco stesso o sulle successive reazioni, sostenendo una delle due parti o condannando del tutto la violenza, il risultato principale è stata la rapida disintegrazione delle alleanze che si stavano formando.

Molti di coloro che erano stati scettici nei confronti delle narrative ufficiali ora le avevano abbracciate con tutto il cuore, indicando i titoli dei media generalisti che avevano ridicolizzato per anni come se fossero vangelo. La velocità con cui le convinzioni radicate sulla sfiducia nei media sono evaporate è stata impressionante, così come il rapido ritorno ai campi ideologici preesistenti.

Questa improvvisa frattura dell'unità, nel giro di un giorno dall'attacco, è stato un esempio da manuale di quanto rapidamente le coalizioni possano essere smantellate quando la discordia viene abilmente manipolata. Ha dimostrato la fragilità delle alleanze formate attraverso le tradizionali linee di separazione e la facilità con cui le persone possono essere spinte di nuovo nelle loro zone di comfort ideologiche in tempi di crisi. L'evento in sé, sebbene tragico, è meno al centro dell'attenzione che la risposta della società, un rapido ritorno alle divisioni precedenti che minaccia la nostra capacità di mantenere l'unità di fronte alle avversità.


Tagliare il tessuto sociale

Le divisioni sono ovunque, si insinuano in ogni aspetto della vita: sinistra contro destra, vaccinati contro non vaccinati, pro-choice contro pro-life, attivisti del cambiamento climatico contro scettici del cambiamento climatico. Questi cunei, inquadrati come battaglie apocalittiche, vengono usati per distrarci e frammentarci. Il fenomeno è diventato così pervasivo che ora le persone tifano per le guerre come se fossero eventi sportivi, incitando i Paesi come se fossero squadre rivali in uno spettacolo grottesco di patriottismo desensibilizzato.

Questa strategia di separazione va oltre la creazione di semplici fazioni o campi opposti. L'obiettivo finale è la dissoluzione della società stessa. Sottolineando continuamente le nostre differenze e creando sottogruppi sempre più piccoli, questo approccio ci spinge verso un isolamento estremo. Mentre veniamo tagliati e sminuzzati in sottoinsiemi sempre più piccoli in base a identità o credenze sempre più specifiche, rischiamo di raggiungere un punto in cui ogni persona diventa un'entità isolata a sé stante.

Questa frammentazione non solo indebolisce la nostra forza collettiva e il nostro scopo condiviso, ma rende quasi impossibile affrontare questioni più ampie che ci riguardano tutti. È una strategia insidiosa che sfrutta la natura umana, facendo appello ai nostri innati istinti tribali e amplificando le nostre insicurezze. Il risultato è un percorso verso la completa atomizzazione sociale, dove la collaborazione diventa quasi impossibile.

Come abbiamo visto, la pervasività della discordia nella nostra società si estende ben oltre i disaccordi superficiali. Sta rimodellando le fondamenta stesse del modo in cui percepiamo e interagiamo con il mondo che ci circonda, con profonde implicazioni per le nostre istituzioni democratiche.


La moderna caverna di Platone: la frammentazione della realtà

Nella nostra società sempre più frammentata, ci troviamo di fronte a un fenomeno preoccupante: la creazione di realtà multiple e isolate. Questa situazione ha una sorprendente somiglianza con il mito della caverna di Platone, ma con un tocco moderno. Nell'esposizione di Platone i prigionieri erano legati in una caverna, in grado solo di vedere ombre sul muro e credendo che questa fosse la realtà. Oggi ci troviamo in una situazione simile, ma invece di una singola caverna, ognuno di noi abita le proprie caverne di informazioni personali.

A differenza dei prigionieri di Platone, non siamo fisicamente incatenati, ma gli algoritmi che ci forniscono informazioni su misura per le nostre convinzioni esistenti creano legami invisibili che sono altrettanto forti. Questo effetto da camera di eco digitale significa che viviamo tutti nella nostra versione della caverna di Platone; ognuno vede un diverso insieme di ombre e le scambia per verità universali.

Le implicazioni per una repubblica funzionante sono profonde e preoccupanti. Come possiamo impegnarci in un dibattito democratico quando non riusciamo nemmeno a concordare sui fatti basilari della nostra realtà condivisa? Questa frammentazione della verità pone una sfida critica alle fondamenta stesse della società democratica, rendendo quasi impossibile trovare un terreno comune o lavorare verso soluzioni collettive.

La forza di una repubblica risiede nella sua capacità di riunire diverse prospettive per forgiare un percorso comune. Tuttavia questa forza diventa una debolezza quando i cittadini non condividono più un quadro di realtà di base entro cui discutere e prendere decisioni.

Per salvare la nostra repubblica è fondamentale riconoscere l'importanza di stabilire e mantenere un quadro comune di comprensione. Ciò non significa che dobbiamo essere tutti d'accordo su tutto: il sano disaccordo è, dopotutto, la linfa vitale della democrazia. Significa invece che dobbiamo trovare modi per concordare sui fatti di base, condividere fonti di informazione che tutti riteniamo credibili e impegnarci in dibattiti in buona fede fondati su una realtà condivisa. Senza questo terreno comune, rischiamo la continua erosione delle nostre istituzioni democratiche e l'ulteriore frammentazione della società.

Sapendo quanto è alta la posta in gioco, è chiaro che non possiamo restare passivi di fronte a queste forze divisive. Dobbiamo adottare misure attive per colmare le lacune tra le nostre realtà individuali e ricostruire una base condivisa per il dibattito democratico. Ma come possiamo iniziare a liberarci dalle nostre caverne individuali e lavorare verso una comprensione più unitaria del mondo?


Resistere alla discordia sociale

Riconoscere l'intrappolamento in queste caverne digitali individuali è il primo passo verso la liberazione. Per resistere alla discordia sociale che minaccia di separarci in modo permanente, dobbiamo lavorare attivamente per smantellare i muri delle nostre prigioni virtuali. Questo compito, sebbene scoraggiante, è cruciale per la preservazione della nostra realtà condivisa e del dibattito democratico.

In questo mondo fratturato nessuno verrà a salvarci: gli unici eroi rimasti siamo noi stessi. Per combattere queste forze antagoniste, dobbiamo adottare diverse misure critiche. Innanzitutto dobbiamo prestare maggiore attenzione al mondo che ci circonda, chiedendoci costantemente chi trae vantaggio dagli scismi che vediamo. L'antica domanda “Cui bono?” non è mai stata così rilevante.

Mentre ci muoviamo nel complesso panorama dei media e delle informazioni moderni, dobbiamo diventare consumatori più critici. È fondamentale chiedersi perché ci vengono dette certe cose e considerare come queste informazioni potrebbero plasmare la nostra visione degli altri e della società in generale. Questo pensiero critico è la nostra prima linea di difesa contro la manipolazione.

Inoltre dobbiamo resistere alle tattiche di frammentazione sociale. Ciò significa rifiutarci di essere divisi e riconoscere che il vero nemico non è il nostro vicino, ma piuttosto i sistemi che sfruttano queste separazioni per mantenere il controllo. È fin troppo facile cadere nella trappola di vedere coloro che non sono d'accordo con noi come avversari, ma dobbiamo resistere a questa tentazione.

Nonostante le nostre differenze, è fondamentale che cerchiamo un terreno comune con coloro che percepiamo come diversi da noi. Ciò non significa abbandonare i nostri principi, ma piuttosto cercare attivamente valori e obiettivi condivisi. Spesso scopriremo di avere più cose in comune con i nostri presunti “avversari” di quanto pensassimo inizialmente.

Infine dobbiamo promuovere l'alfabetizzazione mediatica, sia per noi stessi che per gli altri. Comprendendo come i media possono plasmare le percezioni e intensificare la discordia, possiamo proteggerci meglio dai suoi effetti provocatori. Questa istruzione è fondamentale in un'epoca in cui l'informazione, e la disinformazione, sono più abbondanti che mai.

Intraprendendo questi passi, prestando attenzione, pensando in modo critico, resistendo alla divisione, cercando un terreno comune e promuovendo l'alfabetizzazione mediatica, possiamo sperare di creare una società più unita e resiliente. La strada da seguire non sta nel soccombere a scismi creati ad arte, ma nel riconoscere la nostra umanità condivisa e i nostri interessi comuni. È una strada impegnativa, ma che dobbiamo percorrere se vogliamo superare le forze che cercano di tenerci divisi e reclamare la realtà comune, essenziale per la sopravvivenza della nostra repubblica democratica.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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