venerdì 28 febbraio 2025

L'illusione degli esperti

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “Il Grande Default”: https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9 

Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

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di Joshua Stylman

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/lillusione-degli-esperti)

Un'amica ha condiviso con me qualcosa che ha cristallizzato la mia crescente preoccupazione su come ci confrontiamo con l'esperienza e l'intelligenza nella nostra società. Sa che ho affrontato diverse volte questo argomento, vedendo schemi che diventano più chiari giorno dopo giorno. In risposta a un sondaggio che chiedeva “Perché i democratici hanno 5 volte più probabilità di fidarsi dei media generalisti rispetto ai repubblicani”, Zach Weinberg ha dichiarato su X: “Perché sono più intelligenti (i dati lo dimostrano, più siete istruiti più è probabile che voi siate un democratico). Mi dispiace che non sia bello dirlo, ma è la verità. Se questo vi fa arrabbiare, è perché voi stessi siete più stupidi(e) degli altri”.

L'inquadramento partigiano è noioso, solo l'ennesimo esempio di come le strutture di potere mantengano il controllo attraverso la divisione ingegnerizzata. L'aspetto più rivelatore della risposta di Weinberg è la sua equazione istruzione uguale intelligenza, un'equivalenza pericolosa che merita un esame più approfondito.

In quelle poche righe sprezzanti si cela un'istantanea del nostro momento attuale: la fusione di credenziali con saggezza, l'equazione di conformità con intelligenza e l'arroganza di coloro che scambiano la loro capacità di ripetere narrazioni approvate ufficialmente per autentico pensiero critico. Questa mentalità rivela una crisi più profonda nella comprensione della nostra società per quanto riguarda la vera intelligenza e il ruolo della competenza.

Questa mentalità di superiorità basata sulle credenziali ha avuto conseguenze devastanti nel mondo reale durante il COVID-19. La fede cieca delle persone “intelligenti” nell'esperienza istituzionale le ha portate a sostenere linee di politica che hanno causato danni immensi: chiusure di scuole che hanno fatto regredire una generazione di bambini, lockdown che hanno distrutto piccole attività arricchendo le grandi aziende e obblighi di vaccinazione che hanno violato i diritti umani fondamentali, il tutto mentre si respingeva o censurava chiunque mettesse in dubbio queste misure, indipendentemente dalle prove.

Voglio essere chiaro: la vera competenza è essenziale per una società funzionante. Abbiamo bisogno di chirurghi qualificati, scienziati competenti e ingegneri competenti. La vera competenza si dimostra attraverso risultati coerenti, ragionamenti trasparenti e la capacità di spiegare idee complesse in modo chiaro. Il problema non è la competenza in sé, ma piuttosto il modo in cui è stata corrotta, trasformata da uno strumento per la comprensione in un'arma per far rispettare la conformità. Quando la competenza diventa uno scudo contro le domande anziché una base per la scoperta, ha cessato di servire al suo scopo.

Questa distinzione, tra la competenza in sé e la classe degli esperti che afferma di incarnarla, è cruciale. La competenza è uno strumento per comprendere la realtà; la classe degli esperti è una struttura sociale per mantenere l'autorità. Una serve la verità; l'altra serve il potere. Comprendere questa differenza è essenziale per navigare nella nostra crisi attuale.


Il baratro della percezione

Al centro del nostro divario sociale c'è una differenza fondamentale nel modo in cui le persone consumano ed elaborano le informazioni. Nella mia osservazione le cosiddette “persone intelligenti” — in genere professionisti istruiti — sono orgogliose di essere informate tramite fonti mediatiche tradizionali e rispettate come il New York Times, il Washington Post o NPR. Questi individui spesso considerano le fonti di informazione da loro scelte come bastioni di verità e affidabilità, mentre respingono i punti di vista alternativi.

L'affidamento alle narrazioni mainstream ha creato una classe di gatekeeper istituzionali che confondono l'autorità con il rigore intellettuale. Sono diventati partecipanti inconsapevoli in quella che chiamo l'Industria dell'informazione, un vasto ecosistema di media generalisti, fact-checker, riviste accademiche e organismi di regolamentazione che lavorano di concerto per creare e mantenere punti di vista approvati. Questo sistema mantiene la sua presa attraverso messaggi strettamente controllati, fact-checking selettivo e il rifiuto di opinioni dissenzienti. Abbiamo visto questo sistema in azione quando i media generalisti hanno dichiarato simultaneamente alcuni trattamenti COVID “smentiti” senza impegnarsi ad analizzare gli studi sottostanti, o quando i fact-checker hanno etichettato affermazioni dimostrabilmente vere come “mancanti di contesto” perché esse sfidavano le posizioni ufficiali. Tale Industria non controlla solo quali informazioni vediamo, ma plasma il modo in cui le elaboriamo, creando un ciclo chiuso di autorità auto-rafforzante.


La classe degli esperti e l’illusione dell’indipendenza

La classe di esperti (dottori, accademici, tecnocrati) spesso non riesce a riconoscere i propri punti ciechi. Lo abbiamo visto quando i funzionari della sanità pubblica con più lauree al proprio attivo hanno insistito sul fatto che le mascherine prevenivano la trasmissione del COVID, senza prove, mentre infermieri e terapisti che lavoravano direttamente con i pazienti mettevano in dubbio l'efficacia di quella linea di politica. Lo abbiamo visto di nuovo quando gli “esperti” dell'istruzione hanno promosso l'apprendimento a distanza mentre molti insegnanti e genitori ne hanno immediatamente riconosciuto l'impatto devastante sui bambini.

La profondità di questa corruzione è sconcertante e sistemica. La campagna dell'industria del tabacco per mettere in dubbio il legame tra fumo e cancro ai polmoni dimostra come i conflitti d'interesse possano distorcere la comprensione pubblica. Per decenni le aziende del tabacco hanno finanziato ricerche parziali e pagato scienziati per contestare le crescenti prove dei danni del fumo, ritardando misure essenziali per la salute pubblica. Nel regno farmaceutico la gestione del Vioxx da parte di Merck illustra tattiche simili: l'azienda ha soppresso i dati che collegavano il Vioxx agli attacchi di cuore e ha scritto articoli fantasma per minimizzare i problemi di sicurezza, consentendo a un farmaco pericoloso di rimanere sul mercato per anni. L'industria dello zucchero ha seguito l'esempio, finanziando i ricercatori di Harvard negli anni '60 per spostare la colpa delle malattie cardiache dallo zucchero ai grassi saturi, plasmando la linea di politica nutrizionale per decenni.

Uno studio JAMA del 2024 ha rivelato che i revisori paritari delle principali riviste mediche hanno ricevuto milioni in pagamenti dalle aziende farmaceutiche, spesso esaminando prodotti realizzati dalle stesse aziende che li pagavano. Analogamente una revisione sistematica del 2013 su PLOS Medicine ha scoperto che gli studi finanziati dall'industria dello zucchero avevano cinque volte più probabilità di non trovare alcun collegamento tra bevande zuccherate e obesità rispetto a quelli senza legami con l'industria. Studi recenti mostrano che la ricerca finanziata dall'industria alimentare ha da quattro a otto volte più probabilità di produrre risultati favorevoli agli sponsor, distorcendo le linee guida dietetiche.

Questo schema si estende ben oltre la medicina. Un'indagine del 2023 ha rivelato che importanti think tank che sostenevano una politica estera aggressiva hanno ricevuto milioni da appaltatori della difesa, mentre i loro “esperti indipendenti” sono apparsi sui media senza rivelare questi legami. Le principali pubblicazioni finanziarie pubblicano regolarmente analisi azionarie di esperti che ricoprono posizioni non dichiarate nelle aziende di cui parlano. Persino istituzioni accademiche sono state sorprese a consentire a governi e aziende straniere di influenzare le priorità della ricerca e sopprimerne i risultati sfavorevoli, il tutto mantenendo la facciata dell'indipendenza accademica.

La cosa più inquietante è come questa corruzione abbia catturato proprio le istituzioni che dovrebbero proteggere gli interessi pubblici: sia la FDA che il CDC ricevono la maggior parte dei loro finanziamenti dalle stesse aziende farmaceutiche che regolano, mentre i media riportano notizie di guerre finanziate dalle stesse aziende che producono armi. Un amico dirigente farmaceutico ha di recente dichiarato senza mezzi termini: “Perché non dovremmo controllare l'istruzione di coloro che prescriveranno i nostri prodotti?” Ciò che è stato più rivelatore non è stata solo la dichiarazione in sé, ma il suo modo di esprimersi, come se controllare l'istruzione medica fosse la cosa più naturale del mondo. La corruzione è così normalizzata che non si riesce più nemmeno a vederla.

Questa corruzione sistemica non è nascosta in oscuri retroscena: si manifesta quotidianamente in bella vista sui nostri schermi televisivi, anche se la maggior parte è diventata insensibile tanto da non notarla più.

Le pubblicità farmaceutiche si fondono perfettamente con il contenuto delle notizie stesse: lo stesso tono autorevole, la stessa enfasi su competenza e fiducia, spesso persino gli stessi conduttori. Non è una coincidenza. L'industria farmaceutica spende quasi il doppio in pubblicità rispetto a ricerca/sviluppo, e la maggior parte finisce in queste reti di notizie. Il risultato è un sistema in cui la distinzione tra giornalismo e marketing ha cessato di esistere, eppure lo spettatore istruito, addestrato a fidarsi di queste fonti “autorevoli”, è raro che metta in discussione questa disposizione.

Questi esempi sfiorano appena la superficie: sono scorci di un sistema profondamente radicato che plasma la salute pubblica, la politica e l'integrità scientifica. Nel frattempo il commento di Zach inquadra ogni dissenso come “stupido”, suggerendo che coloro che mettono in discussione tali sistemi sono meno intelligenti. Ma questi esempi dimostrano che mettere in discussione non è un segno di ignoranza: è una necessità per riconoscere i conflitti che la classe degli esperti spesso trascura.

La cosa significativa è che molti di questi stessi professionisti, comprese persone che considero amiche, non riescono nemmeno a prendere in considerazione la possibilità che il sistema possa essere corrotto. Riconoscerlo li costringerebbe ad affrontare domande scomode sul loro stesso successo all'interno di tal sistema. Se le istituzioni che hanno concesso il loro status sono compromesse, cosa dice questo sui loro stessi successi? Non si tratta solo di proteggere lo status sociale, ma di preservare la propria visione del mondo e il senso di sé. Più qualcuno ha investito in credenziali istituzionali, più sarebbe devastante, a livello psicologico, riconoscere la corruzione del sistema. Questa barriera psicologica, la necessità di credere nel sistema che li ha elevati, impedisce a molte persone intelligenti di vedere ciò che è proprio di fronte a loro.


La visione da entrambe le parti: un caso di studio personale

Questi modelli sistemici di corruzione non sono solo teorici: si sono verificati in tempo reale durante la crisi COVID, rivelando il costo umano del fallimento della classe degli esperti. La mia posizione all'intersezione di diversi mondi sociali mi ha dato un punto di vista unico sul divario di competenze nella nostra società. Come molti newyorkesi, mi muovo tra vari mondi: la mia cerchia sociale spazia dai pompieri e dagli operai edili ai medici e ai dirigenti. Questa prospettiva interclassista ha rivelato un modello che è in contrasto con la saggezza convenzionale su competenza e intelligenza.

Ciò che ho osservato è stato sorprendente: coloro che hanno le credenziali più prestigiose sono spesso i meno capaci di mettere in discussione le narrazioni istituzionali. Durante la crisi COVID, questa divisione è diventata dolorosamente chiara, sia a livello professionale che personale. Mentre i miei amici altamente istruiti accettavano senza riserve modelli che prevedevano milioni di morti e sostenevano misure sempre più draconiane, i miei amici operai vedevano l'impatto immediato nel mondo reale: piccole attività in declino, salute mentale in deterioramento e comunità che si sfilacciavano. Il loro scetticismo non era radicato nella politica, ma nella realtà pratica: erano loro a installare barriere di plexiglass nei negozi che non facevano nulla, a guardare i loro figli soffrire per la didattica a distanza e a vedere i loro vicini anziani morire da soli a causa delle restrizioni alle visite.

Il costo di mettere in discussione queste misure era elevato e personale. Nella mia comunità di New York City, il semplice fatto di parlare contro gli obblighi di vaccinazione mi ha trasformato da un vicino fidato in un paria da un giorno all'altro. La risposta è stata rivelatrice: anziché confrontarsi con i dati che ho presentato sui tassi di trasmissione o discutere l'etica della coercizione medica, i miei amici “istruiti” si sono ritirati in una posizione di superiorità morale. Persone che conoscevano il mio carattere da anni, che mi avevano visto come una persona premurosa e affidabile, mi hanno voltato le spalle per aver messo in discussione quella che equivaleva a una segregazione biomedica arbitraria. Il loro comportamento ha rivelato una verità cruciale: la virtù fasulla era diventata più importante della virtù effettiva. Questi stessi individui, che mostravano cartelli Black Lives Matter e bandiere arcobaleno, che si vantavano della loro “inclusione”, non hanno mostrato alcuna esitazione nell'escludere i loro vicini in base allo stato di salute. E non perché questi vicini rappresentassero un rischio per la salute: i vaccini non impedivano la trasmissione, un fatto che era già chiaro dai dati della sperimentazione della stessa Pfizer (e che poteva essere visto da chiunque avesse occhi per guardare). Sostenevano l'esclusione delle persone sane dalla società basandosi puramente sull'obbedienza ai diktat dall'alto. L'ironia era lampante: la loro celebrata inclusività si estendeva solo a cause alla moda e gruppi di vittime approvati. Quando si trovavano di fronte a una minoranza fuori moda, quella che metteva in discussione gli obblighi sanitari, i loro principi di inclusione svanivano all'istante.

Questa esperienza ha rivelato qualcosa di cruciale sulla nostra classe degli esperti: il loro impegno a “seguire la scienza” spesso maschera un impegno più profondo verso il conformismo sociale. Quando ho provato a coinvolgerli con ricerche sottoposte a revisione paritaria, o anche con domande di base sui protocolli di test sui vaccini, ho scoperto che non erano interessati al dialogo scientifico. La loro certezza non derivava da un'analisi attenta, ma da una fede quasi religiosa nell'autorità istituzionale.

Questo contrasto è diventato ancora più evidente nelle mie interazioni tra classi sociali diverse. Coloro che lavorano con le mani, che affrontano ogni giorno sfide del mondo reale anziché astrazioni teoriche, hanno dimostrato una sorta di saggezza pratica che nessuna credenziale può conferire. La loro esperienza quotidiana con la realtà fisica e i sistemi complessi fornisce loro intuizioni che nessun modello accademico potrebbe catturare. Quando un meccanico ripara un motore, non c'è spazio per la manipolazione narrativa: o funziona o non funziona. Questo ciclo di feedback diretto crea un'immunità naturale al gaslighting istituzionale. Nessun articolo sottoposto a revisione paritaria o consenso di esperti può far funzionare un motore rotto. Lo stesso controllo della realtà esiste in tutto il lavoro pratico: un contadino non può discutere su un raccolto fallito, un costruttore non può teorizzare su una casa per farla stare in piedi, un idraulico non può citare studi per fermare una perdita. Questa responsabilità basata sulla realtà è in netto contrasto con il mondo dell'esperienza istituzionale, dove le previsioni fallite possono essere nascoste nel buco della memoria e le linee di politica infruttuose possono essere riformulate come successi parziali.

La divisione di classe trascende i confini politici tradizionali. Quando la campagna di Bernie Sanders è stata bloccata dalla macchina democratica e quando Donald Trump ha ottenuto un sostegno inaspettato, la classe degli esperti ha liquidato entrambi i movimenti come mero “populismo”. Hanno perso l'intuizione chiave: i lavoratori di tutto lo spettro politico hanno riconosciuto di come il sistema fosse truccato contro di loro. Queste non erano solo divisioni partigiane, ma linee di faglia tra coloro che traggono vantaggio dalle nostre strutture istituzionali e coloro che vedono attraverso la loro corruzione.


Il fallimento della classe degli esperti

Il fallimento della classe degli esperti è diventato sempre più evidente negli ultimi decenni. Le false affermazioni sulle armi di distruzione di massa in Iraq hanno rappresentato un campanello d'allarme precoce per molte persone. Poi è arrivata la crisi finanziaria del 2008 che gli esperti economici non hanno visto arrivare o hanno deliberatamente ignorato chiari segnali di avvertimento di un disastro imminente. Ogni fallimento è diventato più grande del precedente, con sempre meno responsabilità e sempre più fiducia negli esperti.

Negli anni successivi esperti e stampa generalista hanno trascorso anni a promuovere teorie del complotto sul “Russiagate”, con giornalisti che hanno vinto premi Pulitzer per aver riportato notizie completamente inventate. Hanno liquidato il portatile di Hunter Biden come “disinformazione russa” appena prima di un'elezione, con decine di funzionari dell'intelligence che hanno prestato le loro credenziali per sopprimere una storia vera. Durante il COVID-19 hanno deriso l'ivermectina definendola semplicemente un “vermifugo per cavalli”, nonostante le sue applicazioni per gli esseri umani. Hanno insistito sul fatto che le mascherine prevenivano la trasmissione nonostante la mancanza di prove concrete. Il New York Times non ha semplicemente liquidato la teoria della fuga del virus dal laboratorio cinese come errata: il suo principale reporter sul COVID, Apoorva Mandavilli, l'ha etichettata come “razzista”, esprimendo disprezzo per chiunque osasse mettere in discussione la narrazione ufficiale. Quando la teoria ha poi acquisito credibilità, non ci sono state scuse, nessuna auto-riflessione e nessun riconoscimento del loro ruolo nella soppressione di un'indagine legittima.

Questo rifiuto del dissenso ha una storia più oscura di quanto la maggior parte delle persone creda. Il termine stesso “teorico del complotto” è stato reso popolare dalla CIA dopo l'assassinio di JFK per screditare chiunque mettesse in dubbio la relazione Warren, un documento che, sessant'anni dopo, persino il pensiero critico più elementare rivela essere profondamente imperfetto. Oggi il termine ha lo stesso scopo: un cliché che mette fine alla critica per minare le valide preoccupazioni su potere e corruzione. Etichettare qualcosa come teoria del complotto riduce un'analisi sistemica complessa a una fantasia paranoica, rendendo più facile respingere verità scomode. Le persone al potere non cospirano? I cittadini non hanno il diritto di teorizzare su cosa potrebbe accadere per proteggere i loro diritti naturali?


Il punto cieco dell'esperienza: comprendere la corruzione

Un aspetto comunemente trascurato della competenza è la capacità di riconoscere e comprendere la corruzione. Molti individui possono essere esperti nei rispettivi campi, ma questa competenza spesso si accompagna a un punto cieco significativo: una fiducia ingenua nelle istituzioni e un'incapacità di comprendere la natura pervasiva della corruzione istituzionale.

Il problema sta nella specializzazione stessa. Abbiamo creato una classe di esperti che vedono a un miglio di distanza nel loro campo, ma non riescono a cogliere il quadro generale o come i fatti si incastrano tra loro. Sono come specialisti che esaminano singoli alberi ma non vedono la malattia che colpisce l'intera foresta. Certo, siete medici che hanno frequentato la facoltà di medicina, ma avete pensato a chi ha pagato per quell'istruzione? Chi ha plasmato il vostro curriculum? Chi finanzia le riviste che leggete?


Verso il vero pensiero critico

Per liberarci da questo sistema, dobbiamo spostarci verso una società “mostrare le prove e non raccontarle”. Questo approccio sta già emergendo in spazi alternativi: giornalisti, scienziati e accademici di organizzazioni come il Brownstone Institute, il Children's Health Defense e il DailyClout lo esemplificano pubblicando dati grezzi, mostrando le loro fonti e la loro metodologia, e interagendo apertamente con i critici. Quando queste organizzazioni fanno previsioni o sfidano le narrazioni tradizionali, mettono a rischio la loro credibilità e costruiscono fiducia attraverso l'accuratezza piuttosto che l'autorità. A differenza delle istituzioni tradizionali che si aspettano che la loro autorità venga accettata senza dubbi, queste fonti invitano i lettori a esaminare direttamente le loro prove. Pubblicano i loro metodi di ricerca, condividono i loro set di dati e si impegnano in un dibattito aperto, esattamente come dovrebbe essere il discorso scientifico.

Questa trasparenza consente qualcosa di raro nel nostro panorama attuale: la capacità di tracciare le previsioni rispetto ai risultati. Mentre gli esperti tradizionali possono sbagliarsi sistematicamente senza conseguenze, le voci alternative devono guadagnarsi la fiducia attraverso l'accuratezza. Ciò crea un processo di selezione naturale per informazioni affidabili, basato sui risultati piuttosto che sulle credenziali.

La vera competenza non consiste nel non sbagliare mai, ma nell'avere l'integrità di ammettere gli errori e il coraggio di cambiare rotta quando le prove lo richiedono. Ciò significa:

• Rifiutare le credenziali fini a sé stesse

• Dare valore alla conoscenza dimostrata rispetto all'affiliazione istituzionale

• Incoraggiare il dibattito aperto e il libero scambio di idee

• Riconoscere che la competenza in un settore non garantisce un'autorità universale

• Comprendere che la vera saggezza spesso proviene da fonti diverse, comprese quelle prive di credenziali formali


Ridefinire l'intelligenza e la competenza

Mentre andiamo avanti, dobbiamo ridefinire cosa consideriamo intelligenza e competenza. La vera capacità intellettuale non si misura con lauree o titoli, ma con la capacità di pensare in modo critico, adattarsi a nuove informazioni e sfidare le norme stabilite quando necessario. La vera competenza non consiste nell'essere infallibili; consiste nell'avere l'integrità di ammettere gli errori e il coraggio di cambiare rotta quando le prove lo richiedono.

Per creare una società più resiliente, dobbiamo dare valore sia alla conoscenza formale che alla saggezza pratica. Le credenziali fini a sé stesse devono essere rifiutate e la conoscenza dimostrata dovrebbe essere prioritaria rispetto all'affiliazione istituzionale. Ciò significa incoraggiare un dibattito aperto e un libero scambio di idee, soprattutto con voci diverse che sfidano le prospettive dominanti. Richiede di riconoscere che la competenza in un'area non garantisce un'autorità universale e di comprendere che la vera saggezza spesso emerge da fonti inaspettate e diverse, comprese quelle senza credenziali formali.

Il percorso da seguire richiede di mettere in discussione le nostre istituzioni mentre ne costruiamo di migliori e di creare spazio per un dialogo autentico attraverso le divisioni artificiali di classe e credenziali. Solo allora potremo sperare di affrontare le sfide complesse che ci attendono, con la saggezza collettiva e la creatività di cui abbiamo bisogno.

Il paradigma del pensiero esternalizzato sta crollando. Mentre il fallimento istituzionale prosegue senza sosta, non possiamo più permetterci di delegare il nostro pensiero critico a esperti autoproclamati o fidarci incondizionatamente di fonti approvate. Dobbiamo sviluppare le competenze per valutare le prove e mettere in discussione le narrazioni in aree che possiamo studiare direttamente. Ma non possiamo essere esperti in tutto: la chiave è imparare a identificare voci affidabili in base al loro curriculum di previsioni accurate e onesto riconoscimento degli errori. Questo discernimento deriva dall'uscire dall'Industria dell'informazione, dove i risultati del mondo reale contano più dell'approvazione istituzionale.

La nostra sfida non è semplicemente quella di rifiutare competenze imperfette, ma di coltivare una saggezza autentica, una saggezza che emerge dall'esperienza del mondo reale, da uno studio rigoroso e da un'apertura a prospettive diverse. Il futuro dipende da coloro che riescono a navigare oltre i limiti del pensiero istituzionale, unendo discernimento, umiltà e coraggio. Solo attraverso tale equilibrio possiamo liberarci dai confini dell'Industria dell'informazione e affrontare le complesse sfide del nostro mondo con chiarezza e resilienza.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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