venerdì 10 gennaio 2025

Per chi suona la campana... del default

 

 

di Francesco Simoncelli

(Versione audio dell'articolo disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/per-chi-suona-la-campana-del-default)

Ci sono punti da collegare, tra politica e mercati. E sebbene l'obiettivo di questo blog sia il denaro, viviamo in un'epoca politica. Non possiamo ignorarla. Il meglio che possiamo fare è cercare di vedere il quadro generale e questo è ciò che faccio nei miei articoli, cercando di indirizzare i lettori lungo quella strada per evitare la cosiddetta “Grande perdita”. Così come le storie e le favole alla fine hanno una “morale” — distillate da generazioni di esperienza — che si trovano nei detti popolari, nei romanzi, nella Bibbia e nei “racconti delle vecchie”, anche i mercati hanno una sorta di Trend primario rispetto al rumore quotidiano che segna la direzione di base dei prezzi, spesso per un intero decennio. Pensate, ad esempio, alla Corrente del Golfo: prende acqua calda dal Golfo del Messico, la trasporta attraverso l'Atlantico settentrionale e rende abitabile l'Europa settentrionale. Ma guardando solo le onde superficiali, non la vedreste.

La ricchezza è creata da persone che producono beni e servizi l'una per l'altra. Tutto ciò che la burocrazia fa per interferire con questo commercio riduce la soddisfazione materiale totale delle persone. Da una prospettiva economica lo stato e la sua burocrazia sono fondamentalmente un'impresa coercitiva, in cui si vince e si perde. Le sue numerose regole, normative, tasse, debiti, spese e guerre inutili riducono la produzione di beni e servizi che consideriamo “prosperità”. Ecco perché sono incompatibili col capitalismo dinamico e produttivo. Ci vuole, come minimo, uno stato minimo per produrre grandi guadagni economici. Curiosamente, però, l'interferenza statale tende anche a esagerare il Trend primario, anche se non intenzionalmente. Ad esempio, manipola i tassi d'interesse verso il basso e rende l'aumento dei prezzi degli asset finanziari più potente che mai (1980-2021) e/o ostacola gli aggiustamenti di mercato necessari peggiorando così la flessione (es. Grande Depressione).

Una parte fondamentale della mia analisi è che il mondo del denaro non funziona come si pensa comunemente. le banche centrali non sanno di quali tassi d'interesse hanno bisogno i rispettivi Paesi, ad esempio, né possono sapere cosa siano la “piena occupazione” o la “piena capacità” per l'economia. Inoltre il passaggio a un sistema monetario scoperto ha reso molto più facile manipolare il valore delle valute e quindi ha permesso e promosso grandi distorsioni in tutto il sistema finanziario globale. In breve, la maggior parte di ciò che sentite dagli economisti mainstream o dal megafono della burocrazia è probabilmente una sciocchezza. E in genere più economisti, o politici, sono coinvolti, meno produttiva è l'economia. Ad esempio, l'Unione Sovietica aveva così tanto controllo statale che la sua economia era estremamente inefficiente, il che portò la sua élite ad abbandonarla completamente.

Il trucco per creare ricchezza con successo è mettersi dalla parte giusta del Trend primario e rimanerci. Se ho ragione sul nuovo Trend primario, la cosa più semplice da fare per un investitore ora è semplicemente mettersi al riparo. “Modalità massima sicurezza", con enfasi su denaro liquido e oro rispetto ad azioni e obbligazioni. La maggior parte di coloro che hanno usufruito e usufruiscono del mio servizio di consulenze, ha circa 50 anni. A quell'età perdere denaro è una minaccia più grande rispetto a non riuscire a guadagnarne di più. Una persona più giovane può subire una perdita, imparare da essa e poi recuperare, ma oltre i 50 anni diventa sempre più difficile: non c'è il tempo di recuperare una perdita importante. Un modo semplice e chiaro per evitare la Grande Perdita pur continuando a partecipare attivamente ai mercati, in modo sicuro e prudente, è acquistare azioni quando costano poco e venderle quando costano tanto. Come si fa a saperlo? Basta utilizzare un modello molto semplice basato sull'oro: prezzare le azioni in termini di metallo giallo per sapere quando costano troppo o troppo poco.

In breve, quando si possono acquistare tutte le 30 azioni del Dow per 5 once d'oro, o meno, è il momento di vendere oro e acquistare azioni; quando il prezzo supera le 15 once d'oro è il momento di andare nella direzione opposta. Attualmente la raccomandazione è di mantenere una certa percentuale della propria ricchezza in contanti od oro, mentre tenere solo alcune azioni che hanno un “fair value” o si sono distaccata dal Trend Primario.

Il mio intuito mi dice che quest'ultimo verrà amplificato, verso prezzi degli asset finanziari più bassi e tassi d'interesse e inflazione più elevati, creando grandi deficit di bilancio, cercando di coinvolgere gli Stati Uniti in guerre inutili, indebolendo il dollaro con sanzioni e sequestri e drenando sempre più capitale dagli investimenti reali e sperperandolo in sciocchezze burocratiche. L'effetto della linea di politica dei tassi d'interesse ultra bassi prima del 2022 è stato quello di creare una montagna di debiti. In tutto il mondo hanno superato i $300.000 miliardi. Questo è più debito di quanto si possa sostenere o gestire in un contesto di tassi d'interesse alti. Ma ci sono solo due scelte: inflazionare o morire, o si continua a inflazionare (con tassi reali bassi e deficit elevati), oppure si taglia radicalmente la spesa, innescando grandi fallimenti, inadempienze e una depressione... uccidendo di fatto l'economia della bolla creata dai suoi tassi ultra-bassi.

Nel 1992 gli Stati Uniti hanno avuto l'occasione della vita: l'Unione Sovietica si era sciolta e gli oligarchi persero il potere e iniziarono a vendere materie prime, all'ingrosso, a prezzi bassi. I cinesi, nel frattempo, avevano già deciso di intraprendere la “strada capitalista”: negli anni '90 stavano abbassando i costi sui prodotti finiti. Tolti di mezzo i nemici e con i costi per i consumatori in calo, gli Stati Uniti avrebbero potuto tagliare il budget militare e usare il denaro per sostenere le proprie industrie e infrastrutture nazionali. Invece sono stati spinti a invadere l'Iraq e sono andati in guerra in Afghanistan. E poi hanno sostenuto le guerre in Ucraina e Gaza. Il budget militare è esploso al rialzo e la loro reputazione è scivolata al ribasso. A livello di Trend primario da seguire, questo significa che gli investitori vedranno occasioni nell'economia delle commodity piuttosto che in quella squisitamente finanziaria. Questo cambiamento, unito al caos sociale e politico che porta con sé, rischia di creare un disastro importante. A livello di microeconomia, quindi, bisogna mettersi dalla parte giusta del Trend primario: imparare a guardare i prezzi di mercato in termini reali, non in termini fasulli. E circondati di amici che vedranno il mondo per quello che è e scopriranno come navigarlo insieme.


UN DEFAULT INCOMBENTE

Lo stato — insieme alla stampa, ai politici, agli economisti accademici, ai think tank, al Deep State — ha risolto ogni problema che ci si è presentato: dai domino che cadono nel Sud-est asiatico alla povertà e alla discriminazione. Ma tutta questa risoluzione dei problemi ci ha lasciato con un problema molto più grande: un debito pubblico impagabile. Come verrà risolto? In gioco c'è l'intera economia mondiale, le valute fiat, la prosperità e il Trend primario, insomma l'intera baracca. All'inizio del secolo scorso l'economia dei vari Paesi occidentali era “capitalista”: le persone si occupavano dei propri affari, come meglio potevano, offrendo beni e servizi l'una all'altra. Poi lo stato (inclusi gli enti locali e di regolamentazione) è cresciuto così tanto che solo circa metà dell'economia è ancora libera di fare ciò che vuole, il resto è dettato dai bilanci e dalle normative. Quasi tutta questa spesa viene sprecata in bombe, salvataggi e raggiri. Oltre a ciò, l'intera economia viene distorta in forme grottesche da un altro ramo dello stato, la banca centrale.

La tanto criticata “era dello stato minimo” dei repubblicani del Tea Party e la “deregulation” seguita a Ronald Reagan non sono mai accadute. La spesa pubblica e la regolamentazione sono aumentate costantemente. La spesa militare e la spesa sociale sono aumentate. Chi pagherà? È così che funziona la politica. Il capitalismo non avvantaggia nessuno in particolare e tutti in generale. Nel complesso, le cose migliorano. La politica avvantaggia gruppi specifici, le élite, a spese di tutti gli altri. Nel complesso, le cose peggiorano. Più capitalismo si ha, più le persone sono libere di ottenere onestamente ciò che vogliono; più politica si ha, più le persone “distorcono il sistema” elaborando accordi con i politici e usando il potere statale per la loro ricchezza personale o per il loro ingrandimento.

O l'uno o l'altro. Capitalismo o politica. L'idea che ci sia un felice equilibrio tra i due, o che il tungsteno possa essere fatto passare per oro, è semplicemente una sciocchezza. Le grandi imprese con lobbisti che traggono vantaggio dai numerosi salvataggi statali, sussidi e altre opportunità sono cresciute. Ma esse rappresentano la crescita passata, le piccole aziende, invece, sono la speranza del futuro. E con il peso dello stato sulle spalle, riescono a malapena a strisciare, figuriamoci a correre. Il tasso di crescita della produttività è stato dimezzato sin dagli anni '60. Al vertice le grandi aziende dominano le principali industrie, in fondo ci sono gli “zombi”, aziende che non riescono nemmeno a pagare gli interessi sul loro debito. Deboli e improduttive, come lo stato stesso, sprecano risorse preziose. Nel mezzo c'è un bacino stagnante di aziende di medie dimensioni che lotta per innovare e sopravvivere in un ambiente ostile di leggi, regolamenti, tasse, inflazione e debito.

Come scrive anche il Financial Times:

[...] La sorgente da cui fluiva il capitale erano stati e banche centrali. Con debito e capitale a tassi ridicoli, le dimensioni dei mercati finanziari sono cresciute da poco più grandi dell'economia globale [PIL mondiale] nel 1980 a quasi quattro volte più grandi oggi. [...] La forza trainante dietro la finanziarizzazione incontrollata del capitalismo era il denaro facile che scorreva dallo stato.

Sì, è stato il denaro marcio ad aver rovinato le cose. Ma quale? Presto ci arriveremo, ma prima aggiungiamo un altro tassello a questo mosaico.

Il fatto che siano stati pubblicati “nuovi” coefficienti di trasformazione nel sistema pensionistico è una tacita e indiretta ammissione di bancarotta da parte di chi eroga una prestazione promessa. Ovviamente non è un'esclusiva italiana, ma si tratta solo dell'ultima notizia riguardo questo tema. Ogni Paese soffre dello stesso problema. Il pensionamento è una di quelle promesse più insostenibili che sono state fatte dalla classe dirigente. È un gioco in cui entrambi gli attori partecipanti non vogliono vedere l'ovvio: entrambi continuano a fingere che esiste un barlume di solvibilità. Ma come ogni schema Ponzi la Legge dei rendimenti decrescenti è un duro e severo maestro che costringe a guardare, e ogni volta le bacchettate sono più forti di prima: il dolore (economico) infine diventa troppo insopportabile da ignorare. Tra prezzi galoppanti, tasse invasive, burocrazia ingessante, le pensioni sono l'ultimo pilastro a reggere la fiducia nello stato... nella sua capacità e avallo di legiferazione ed estorsione di risorse. Non è un caso, infatti, che io abbia dedicato il primo capitolo del mio ultimo libro, Il Grande Default, a questo argomento e al modo in cui l'Europa intende trattare questi obbligazionisti “speciali”: haircut e default selettivo.


CHI?

Alla fine della fiera, tutto si riduce a una semplice domanda: chi decide? O siete voi a decidere cosa fare con il vostro tempo e denaro... o qualcun altro deciderà per voi. E quando sono gli altri a decidere, i soldi tendono ad andare nella loro direzione, non nella vostra. Nel precedente articolo ci eravamo lasciati con una domanda: per chi sarà il default? È ora di aggiungere ulteriore contesto alla domanda e dare una risposta. Prima, però, sappiate che a quanto scriverò adesso fornirò prove (storiche) pubblicando alcuni saggi di Richard Poe che saranno le fonti alla base dei ragionamenti “più maturi” che leggerete qui. Se c'è una cosa che da più fastidio ai colonizzatori è quella di perdere il controllo sulle proprie colonie. Questa è stata una caratteristica peculiare degli inglesi, ad esempio: per quanto possano essere diventati “indipendenti” gli USA dopo la rivoluzione americana, hanno sempre subito l'ascendente inglese. Perché è così che il colonialismo ha trasformato la sua essenza: da nemico delle popolazioni colonizzate ad alleato. “Investire” in un determinato posto ha significato immettere ingenti capitali nel sistema socioeconomico di quel Paese e farlo sviluppare a passi da gigante facendogli saltare step evolutivi fondamentali. Ogni cambiamento non aveva il giusto tempo per sedimentarsi. Questo è un punto cruciale che ho dettagliato meglio nel Capitolo 6 del mio primo libro, L'economia è un gioco da ragazzi, in cui porto all'attenzione del lettore l'importanza della teoria Austriaca del capitale. La formazione di quest'ultimo, infatti, è la chiave di volta per la sostenibilità e la prosperità a lungo termine.

Immettere dall'esterno ingenti quantità dello stesso ha lo scopo di velocizzare l'evoluzione di un Paese, affinché il colonizzatore abbia la rapida facoltà di sfruttare le risorse del luogo in cui “investe”. Poi, come uno sciame di locuste, consuma tutto e tutti. Gli Stati Uniti erano indirizzati lungo questa traiettoria, soprattutto dopo che la terza rivoluzione americana è stata persa: sedicesimo emendamento. Da quel momento in poi gli Stati Uniti sono stati ostaggio della politica europea, soprattutto se si considera la loro partecipazione nelle due grandi guerre e la sudditanza della FED nei confronti della BoE che ha piantato i semi della Grande Depressione. Gli USA continuavano a essere una colonia inglese e attraverso di essi hanno continuato a modellare il mondo a loro piacimento. Attraverso il soft power e le relazioni con l'aristocrazia gli inglesi si sono da sempre garantiti, in tutte le loro colonie, l'ultima parola nelle questioni dirimenti; l'assalto agli Stati Uniti, sin dalla Brexit, aveva come unico scopo il rimpatrio dei soldi “investiti”.

L'ultimo giro di giostra dell'eurodollaro ha come data il 2008 e sin da allora è diventato chiaro che quel famoso qualcosa che non poteva più andare avanti s'era fermato. Il sistema monetario e commerciale è rotto, i bilanci nazionali sono saturi di debiti impagabili e sopravvalutati, e il tutto è sull'orlo del collasso. L'unica via che Londra vede è quella del ripudio, parziale, di tutto questo ammontare di debiti e la classe dirigente intende rimanere in carica anche dopo questo evento di proporzioni epiche. Non fraintendetemi, non è la prima volta che accade una cosa del genere: il Consol britannico nacque proprio per questo motivo. Ciò che bisogna salvaguardare nella fase di transizione è il collaterale per poi impiegarlo nella iterazione successiva affinché i vecchi obbligazionisti sottoscrivano i nuovi bond. A questo giro, però, la giostra non può ripartire se prima gli Stati Uniti non vanno in bancarotta... perché? Perché rappresentano ancora un punto nel mondo in cui il capitale viene trattato meglio, sia quello umano che quello finanziario. Di conseguenza devono essere divisi e ridotti sul lastrico, così come la Russia, affinché Europa e Inghilterra possano apparire come i luoghi “più stabili” in cui investire e mettere al riparo i risparmi. In questo modo sarebbe più facile vendere la soluzione haircut: assenza di alternative.

Infatti gli Stati Uniti sono stati protagonisti di afflussi simili già in passato, in particolar modo nei Ruggenti anni '20, che poi la FED ha trasformato in Grande Depressione per spalleggiare il ritorno alla parità aurea pre-bellica da parte della Banca d'Inghilterra. E nonostante quest'ultima i capitali dall'Europa continuarono lo stesso a valore negli USA, contribuendo a costruire quella macchina da guerra che avrebbe riparato i danni causati da inglesi e francesi contro i tedeschi. Accade la stessa cosa oggi con la guerra in Europa orientale, dove sono stati impegnati ingenti capitali e promesse sui flussi di cassa futuri, a fronte di una guerra che Londra e Bruxelles stanno perdendo e da cui Washington vuole staccarsi. Per i russi non c'è niente di nuovo visto che combattono da tempo immemore contro gli inglesi. La classe dirigente europea, la quale è a corto di qualsiasi potere contrattuale dato che non ha capitali finanziari, know-how indsutriale rappresentato da industrie tecnologiche chiave e nemmeno materie prime, presuppone di avere ancora un potere di monopsonio e sventola questa percezione (fasulla) per ottenere credibilità. La cricca di Davos ha un unico incentivo: vuole sopravvivere, così come è sopravvissuta a tutte le altre iterazioni precedenti creando e poi facendo crollare i sistemi a cui si è posta al vertice. Questa storia non è affatto diversa oggi.

L'arbitraggio monetario è stato il mezzo, la manipolazione della valuta di riserva mondiale. Che si trattasse della sterlina, del gold standard o del sistema bimetallico, ogni volta bastava sottoporre a leva il sistema monetario di riferimento e guadagnare clientes. Questa è gente che ha scoperto questo “trucco” e nel corso del tempo l'ha reso più sofisticato, diffondendo la religione del globalismo. Il problema con questo punto di vista è che da questo treno sono scesi tutti gli altri: i russi, i cinesi e soprattutto gli americani. Questi ultimi hanno detto “No” sin da quando Trump è stato eletto la prima volta; addirittura la popolazione inglese ha detto “No” sin da quando è stata votata la Brexit e per questo affronto continuano a essere puniti ancora oggi (a tal proposito, si veda la serie La fattoria Clarkson).

In parole povere, sebbene gli Stati Uniti abbiano il miglior esercito del mondo e il miglior motore economico del mondo, la loro linea di politica estera è stata dettata a Londra e a Bruxelles. Persone come Lindsey Graham o John McCain sono esempi perfetti di personaggi allineati coi neoconservatori inglesi; Obama e i suoi accoliti, invece, fanno riferimento a Bruxelles e più propriamente alla cricca di Davos. Queste due fazioni vogliono le stesse cose e combattono per gli stessi obiettivi, oligarchie entrambe che non disdegnerebbero una lotta fratricida pur di essere quella al vertice. A questo giro se gli inglesi non risulteranno vincitori, se non metteranno a ferro e fuoco il mondo, verranno scaraventati nell'irrilevanza geopolitica per i prossimi 50-100 anni. Per quanto riguarda l'Europa, invece, dipende da quale parte si stia parlando: quella orientale graviterà nell'orbita russa, mentre quella centrale e occidentale si spezzetterà in spazi a sé stanti. Per quanto magro, questo è un risultato che continuerebbe a favorire gli inglesi dato che il gioco del divide et impera è sempre stato il loro tratto caratterizzante.

In questo contesto la FED è stato un attore principale, il vero asso nella manica degli Stati Uniti per emanciparsi da tale gioco di potere e ottenere una vera indipendenza dai suoi storici colonizzatori. Il ciclo di rialzo dei tassi di Powell sin dal 2022, anno in cui è stato inaugurato l'SOFR e dopo la sofferta rielezione dello stesso Powell a capo della FED durata 6 mesi, ha rappresentato la nemesi dell'amministrazione Biden. Detto in altro modo: “Volete una guerra in cui gli USA non vogliono avere niente a che fare? La pagherete a tassi più alti. Volete la rivoluzione green? La pagherete a tassi più alti”. Lo scandalo sull'insider trading di fine 2021 era stato studiato per far fuori politicamente Kaplan, Rosengren e lo stesso Powell, i tre più determinati a mettere un freno al lassismo monetario sfrenato. Quest'ultimo è stato risparmiato perché la fazione cui fa riferimento gli ha coperto le spalle. L'inversione di marcia più recente, così come il taglio dei tassi a settembre, non era affatto mirato a facilitare la vita alla Harris (se così fosse stato Powell avrebbe iniziato a tagliare i tassi a gennaio dell'anno scorso, come minimo) bensì a spianare la strada a Trump e a coloro che lo rappresentano per davvero. Li chiameremo New York Boys, o in termini più profani quel conglomerato di grande banche commerciali situate nella costa orientale degli Stati Uniti.

Il “dovere” della FED è quello di proteggere le banche commerciali degli USA, in particolar modo quelle grandi. Le banche centrali, alla fine della fiera, sono solo uno strumento per costringere le banche capitalizzate a fornire liquidità a quelle meno capitalizzate. Non hanno alcun potere sui tassi reali. Il loro gioco è tutto sulle percezioni, ma così come il mondo è costruito al giorno d'oggi esse sono fondamentali e dirimenti. Gli azionisti della FED sono le 12 banche regionali Federal Reserve e gli azionisti di queste ultime sono le grandi banche in quelle giurisdizioni. In un mondo che viene direzionato verso una CBDC e un sistema di credito basato su di essa, il sistema bancario commerciale è destinato a scomparire. Quello americano ha detto “No” e l'ha fatto sapere tramite la FED che, negli ultimi 7 anni, ha lavorato per cambiare la politica monetaria per la prima volta sin da Bretton Woods: piuttosto che mettere toppe all'economia mondiale mandando fuori i dollari, ricostruire quella interna rimpatriandoli. E questo lo si fa cambiando il modo in cui i dollari vengono prezzati nel mercato aperto: dal LIBOR al SOFR, un punto spiegato nel mio ultimo libro Il Grande Default. Questa svolta epocale ha permesso al dollaro di essere prezzato a livello globale in base alla salute reale degli Stati Uniti, delle sue istituzioni creditizie e dei suoi mercati monetari. Per quanto possa essere auspicabile un sistema monetario basato sull'hard money, l'attuale periodo di transizione è un passo nella giusta direzione. Per quanto si possa concordare, filosoficamente, sull'abolizione del sistema bancario centrale, a livello pratico, oggi, la Federal Reserve è quanto di più concreto per smantellare i piani per un futuro distopico.

Infatti è impensabile e suicida svoltare nettamente verso una soluzione hard money mentre nel resto del mondo esistono ancora le banche centrali. Voglio dire, come si crede abbia fatto l'Inghilterra a mandare avanti il suo impero colonialista negli ultimi 150 anni? Certo, l'avanzo commerciale nei confronti degli Stati Uniti è stato utile per controllare/influenzare la politica estera/interna americana e minarla dall'interno. Ma come l'hanno finanziato? Ovviamente non tramite i dazi, non sarebbero stati sufficienti, ma principalmente tramite la Banca d'Inghilterra che stampava sterline, svuotava la propria economia e la posizionava come collaterale, e colonizzava il resto del mondo facendo girare questa ruota per criceti attraverso il flusso di cassa proveniente dai Paesi colonizzati. Questo è quello che succederebbe domani se venisse abolita di colpo la FED. In un mondo fatto di banche centrali c'è bisogno di un esercito adeguato per difendersi.

Quindi l'obiettivo dell'amministrazione Trump e delle grandi banche commerciali americane è quello di regionalizzare il dollaro. Se altri Paesi vogliono usarlo come mezzo per saldare i loro commerci, ottimo, ma non potrà più essere usato come arma contro gli USA stessi. Questa linea d'azione è diventata chiara nel 2019 e successivamente nel 2021: impossibilità di apporre garanzie europee nel mercato pronti contro termine americano, rialzo dei tassi in quest'ultimo mercato e creazione di una finestra particolare nella Federal Reserve dedicata esclusivamente ai player esteri che vogliono entrare in tale mercato. Powell creò nell'effettivo un muro tra il sistema bancario americano e quello del resto del mondo: la Federal Reserve avrebbe funto da banca centrale degli Stati Uniti, non più del mondo attraverso il “ricatto” degli eurodollari. Questo risanamento monetario è stato contrastato in ogni modo dall'amministrazione Biden, infiltrata da player ostili, che ha cercato di costringere la FED a monetizzare ogni ridicolo piano di spesa partorito dalla loro mente contorta: leggi contro l'inflazione, aiuti esteri, ampliamento della burocrazia, leggi contro il cambiamento climatico, ecc. Il contingentamento dei flussi in entrata/uscita dei dollari ha reso necessario appoggiarsi esclusivamente sul lato fiscale dell'equazione da parte di coloro che avevano urgente necessità di dollari all'estero: Bruxelles, Londra, Pechino, spiccano di più. Meno efficace della “stampa” diretta di denaro, l'ulteriore saturazione dei bilanci pubblici americani ha dato l'idea di quanto fosse gonfio e profondo il mercato degli eurodollari.

Infatti non è mai stato un problema del mercato degli eurodollari stesso, bensì di riserva frazionaria applicata a esso in tempi di ZIRP. Il ruolo della FED nel porre ordine, guardrail se volete, tra i dollari in patria e quelli all'estero è stato cruciale per iniziare a drenare e ridurre l'ipertrofia della leva finanziaria cui è stato sottoposto il mercato degli eurodollari. Con Bernanke e la Yellen si potevano comprare dollari a costo praticamente zero e poi prestarli nel sistema bancario ombra affinché venissero creati tutta una serie di prodotti finanziari over the counter con cui tirare su ulteriori quantità di denaro da usare poi per comprare elezioni, finanziare operazioni d'intelligence, rivoluzioni colorate, finanziare le ONG, ecc. Era il Paese dei balocchi per tutti, tranne per il bilancio degli Stati Uniti stessi che veniva saturato progressivamente. Per l'appunto, oltre al Dilemma di Triffin, il problema reale era la saturazione dei bilanci e la valutazione del rischio fuori controllo. Se davvero Wall Street avrebbe potuto fare i soldi con la MMT a quest'ora sarebbe la linea di politica ufficiale e tutti conoscerebbero i nomi degli squinternati che la vanno decantando sui social media. Invece chi ha dato voce a tale marmaglia erano gli stessi che volevano semplicemente continuare ad avere una giustificazione per scalare ostilmente gli Stati Uniti. La crisi definitiva del sistema eurodollaro nel 2008, innescata sostanzialmente dalla Legge dei rendimenti decrescenti, ha aperto gli occhi allo zio Sam e le contromosse sono arrivate solo 8 anni più tardi: l'elezione di Trump e l'inizio dei lavori per l'SOFR un anno dopo.

Questo lasso di tempo vi da un'idea di quanto fosse intricato sbrogliare una matassa del genere, senza contare che l'SOFR è entrato in vigore ufficialmente nel 2022 e il pulsante dell'“armageddon monetario” contro i globalisti è stato spinto solo nel 2019. Ora la questione è tutta fiscale e il taglio preannunciato di circa $2.000 miliardi dal budget federale dovrà essere solo l'inizio. I prossimi 6 mesi saranno cruciali da questo punto di vista, perché poi bisognerà farsi trovare pronti per le elezioni di medio termine e mi aspetto, quindi, che Powell taglierà i tassi anche questo mese. Diversamente da quello che la maggior parte dei commentatori crede, ci sarà inflazione dei prezzi, sì, ma non nei settori finanziari. Non inizialmente almeno. Ci sarà inflazione dei prezzi nei settori delle commodity: i tagli alle tasse e un ambiente di credito più rilassato permetteranno di soddisfare una domanda latente per far ripartire la macchina economica americana. Costruire cose, efficientare il settore energetico, ottimizzare le catene di approvvigionamento, sono elementi questi che spingeranno in su i prezzi delle materie prime e spingeranno giù quegli degli asset finanziari. Solo dopo questa fase accadrà il contrario. Il ciclo di rialzo dei tassi serviva sostanzialmente a creare la famosa “onda rossa”.

Il controllo del Congresso da parte dei NY Boys serve innanzitutto a invalidare la yield curve control implementata dalla Yellen (come minimo) sin da aprile dello scorso anno, dando l'idea che gli USA fossero in grossi guai dal punto di vista squisitamente tecnico: inversione della curva dei rendimenti. Ripeto: mettere ordine sul lato fiscale dell'equazione è fondamentale per far riguadagnare credibilità allo zio Sam. La FED ha enorme influenza sul lato sinistro della curva (front-end) e, dato che esiste ancora una forte domanda per la parte destra (back-end) in virtù dell'alto livello qualitativo dei titoli sovrani americani, una volta che Trump implementerà i tagli alla spesa insieme a un abbattimento dell'imposta sul reddito, il mondo intero percepirà serietà e concretezza nella volontà di mettere a posto le cose. Al di là di quello che possono dire Moody's o Ficht. Una domanda reale e solida sosterrà la parte destra della curva in modo che Powell possa tagliare quella sinistra e avere una curva “normale”: rendimenti da 3 a 5 piuttosto che da 5 a 7. Questo a sua volta significa che le banche potranno tornare a prestare in base a un differenziale di rendimento 2/10 che permetterà loro di staccare un margine netto d'interesse decente. E questo fenomeno chi andrà a ricapitalizzare? Non le GSIB, bensì le banche locali, il credito cooperativo... insomma le banche di piccole e medie dimensioni che più hanno sofferto durante il ciclo di rialzo dei tassi da parte di Powell.

Lo sforzo più grande è quello di far riguadagnare fiducia nel sistema attuale, nel modo di fare americano. Per farlo il bilancio della Federal Reserve dovrà essere ricapitalizzato e, soprattutto, abbassato. Secondo me un obiettivo plausibile sarebbe quello di un bilancio della FED da circa $3.000 miliardi. E sì, è possibile abbassare i tassi e al tempo stesso restringere il bilancio. Inutile dire che questo processo dovrà essere puntellato. Come? Entrano in scena la riserva strategica di Bitcoin e l'oro. Entrambi gli asset rappresentano un barometro per la misurazione del rischio, il secondo più del primo data la sua storia. Malgrado ciò entrambi sono asset in grado di ripristinare credibilità e fiducia a qualsiasi bilancio percepito come compromesso. Questo significa che se i loro prezzi vengono lasciati correre, ciò servirà a schermare il bilancio dell'entità che li possiede dal rischio di controparte. Cedole dei titoli sovrani americani parzialmente redimibili in oro e prodotti finanziari emessi su Bitcoin, permetterebbero allo zio Sam di puntellare la propria strategia e prendere più piccioni con una fava: collateralizzare le passività non finanziate future, arginare l'aumento del debito pubblico, rendere felici gli investitori (flusso di cassa in dollari + hard asset che si apprezzano), attirare capitali esteri e ammorbidire la nuova ondata di inflazione dei prezzi delle commodity.

L'oro a Fort Knox, per quanto possa essere stato sottoposto a leasing multipli, rimane sempre lì; ciò che è cambiato sono le cambiali emesse su di esso. Alla fine della fiera vince chi ha l'asset fisico, che sia l'oro o Bitcoin. E non è un caso, quindi, che Blackrock ormai possegga lo stesso ammontare di BTC posseduti da Satoshi. Tutto questo, comunque, non sarebbe possibile senza il controllo politico/fiscale, ovvero senza il controllo del Dipartimento del Tesoro. Ora che la Yellen è andata e non può più fornire titoli sovrani americani a profusione a Bruxelles e a Londra, permettendo a queste ultime di usarli per tenere un tetto sui rendimenti sovrani delle rispettive giurisdizioni, il cappio al collo dell'euro si stringe ulteriormente. L'Europa è spacciata sotto ogni punto di vista, non ultimo il settore delle comunicazioni. E questo vale ancor di più per Londra.


CONCLUSIONE

In questo saggio ci siamo spostati progressivamente dal livello micro a quello macro. Abbiamo visto come dovrebbero comportarsi gli investitori nell'attuale contesto socioeconomico per proteggere i propri risparmi dalla guerra più ampia in corso tra cricca di Davos e NY Boys. Quest'ultimo è il livello macro, invece.

Nel fuoco incrociato finiranno tutti coloro che non si prepareranno: essere consapevoli di questa belligeranza permette di sapere altresì come togliere rumore di sottofondo dal quadro generale. Ad esempio, che fine ha fatto tutto il FUD di fine anno scorso nei confronti di Tether? Sparito.

Tanti bot sui social che ci tenevano ad ammorbarci coi loro sproloqui sul fatto che la nuova regolamentazione europea avrebbe depeggato irreversibilmente il dollaro col Tether dollaro. Forse non è chiara una cosa: senza il leveraging nel mercato dell'eurodollaro, Bruxelles e Londra non hanno potere contrattuale. Forse non è chiaro che è il crosspair EUR/USD che si sta schiantando. È una questione di consapevolezza: chi è preparato e ha capito chi sono le parti in guerra, e quindi si posiziona di conseguenza, e chi non ha idea di cosa stia succedendo e reagisce in base al vento che tira. Il massacro finanziario è garantito e le perdite anche. Chi invece ha letto il mio libro, Il Grande Default, o ha usufruito e usufruisce regolarmente del mio servizio di consulenze, ha chiaro in mente il quadro generale e si posiziona di conseguenza riuscendo altresì a rimuovere tutto il rumore di fondo, dannoso e inutile.


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