lunedì 27 gennaio 2025

Nosferatu e il suo monito per l'esperienza Covid

Il cappello all'articolo di oggi è alquanto insolito per i lettori di queste pagine, ma ritengo Eggers uno dei migliori registi in circolazione (se non IL migliore della nostra epoca) di conseguenza non posso esimermi dal celebrare la sua ultima opera cinematografica. Ogni suo lungometraggio fatto finora è stato un capolavoro per gli occhi, visivamente sublime. Il gioco di ombre e luci è una chiara firma della sua arte e potremmo definirlo un “caravaggesco” del motion picture. Sin da “The Witch” ha portato avanti questo suo magnifico gusto estetico, riproposto poi nell'incompreso dal pubblico “The Northman”. Ma in “Nosferatu” tutto questo esplode in uno straordinario incasellamento di scene in cui lo sguardo dello spettatore viene ammaliato e poi rapito dalla potenza di colori soffusi e ombre seducenti. Questo film, infatti, racconta la seduzione delle ombre; lo stesso antagonista rimane sempre un'ombra. Un'ossessione, come ammette. La fotografia fa lo stesso: diventa un'ossessione grandiosa per chi guarda (si veda la scena in cui Nicholas Hoult entra nella locanda, o quando c'è la prima apparizione in scena di Willem Dafoe). Poi geometrie, piani sequenza, dialoghi, movimenti di macchina... tutta l'opera oltre a essere un sincero ringraziamento per chi è venuto prima, da Herzog allo stesso Murnau, è un graffio di Eggers, o per meglio dire un morso, sull'arazzo della storia del cinema, entrando di diritto nel gotha dei registi. Allo stesso modo i temi trattati sono tanto originali quanto attuali. Il fatto che il “male nasca da dentro di noi” è una verità da cui l'essere umano non può fuggire; è nella sua natura. Così come la protagonista “chiama a sé” il vampiro per esorcizzare una vita fatta di oppressioni sociali/familiari e violenze, per sentirsi viva, utile, desiderata, presa in considerazione, allo stesso modo i “flagellanti” (come li chiama anche Tucker) hanno creato il mostro della pandemia avallando e applicando le tesi sconclusionate, false e raffazzonate della classe dirigente. Il bene crea il male, e quest'ultimo ricrea il bene come il meraviglioso finale della pellicola ci ricorda. Questa lotta infinita è solo l'accurata ricerca di un equilibrio filosofico e religioso che possa dare consapevolezza a chi brancola nel buio dell'esistenza terrena. Il fatto che poi la redenzione dell'umanità passi dalla figura femminile, in chiave cristica ed escatologica, è un tocco di sublime classe e per niente retorico così come impostato dal film. In conclusione, questa nuova opera di Eggers merita più di una visione al cinema e sicuramente, una volta storicizzato, entrerà di diritto nella lista dei capolavori della storia del cinema.

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di Jeffrey Tucker

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/nosferatu-e-il-suo-monito-per-lesperienza)

Il classico di Bram Stoker, Dracula (1892), fu scritto come un racconto moralizzatore sul peccato e le sue conseguenze. L'autore, un conservatore politico e religioso dei suoi tempi, non avrebbe mai potuto immaginare che il suo romanzo sarebbe diventato un best-seller, in gran parte grazie alle sue immagini lascive e alla trama terrificante che alimentava ogni ansia per la moralità, la scienza e la salute pubblica, per non parlare del fatto che avrebbe dato il via a un secolo e un quarto di film sui vampiri.

Fungeva anche da allegoria per un'altra preoccupazione dell'epoca: il problema delle malattie infettive, allora considerato riconducibile a un avvelenamento esogeno del sangue. La sanità pubblica nacque come istituzione nel mezzo secolo precedente quando venne identificato e poi risolto il problema del colera a Londra, che il famoso epidemiologo John Snow ricondusse all'acqua contaminata di una pompa su Broad Street.

Mantenere la pulizia nella mente, nel corpo e nello spirito: questa era la lezione di Dracula. Sicuramente ha funzionato. E fino a oggi quella stessa soluzione guida le misure di purificazione del XXI secolo. C'è una paura persistente di un pianeta microbico, come spiega Steve Templeton nel suo libro brillante.

Il panico della popolazione per il Covid ha dimostrato che nulla è cambiato. Le persone hanno spruzzato la posta e le borse della spesa per proteggersi da un virus che non vive sulle superfici, hanno indossato mascherine come simbolo di protezione e penitenza, e hanno fatto ricorso a una nuova iniezione non testata nonostante la consapevolezza diffusa che una cosa del genere non avrebbe potuto funzionare per sterilizzare nulla, tanto meno porre fine a una pandemia.

L'idea di un patogeno in libertà è stata anche proposta come un giudizio morale, come se gli dei stessero emettendo un verdetto di colpevolezza sull'ascesa del nazionalismo populista negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Bisognava disinfettare le superfici e filtrare l'aria, letteralmente e metaforicamente, per ripulire sia il regno microbico che quello politico. Lo sforzo di ripulire la piazza pubblica dai deplorevoli ha portato a una distruzione insondabile.

Questo periodo ha anche rivelato enormi differenze di classe nel modo in cui le persone hanno risposto alle malattie infettive. Coloro che potevano lavorare da casa l'hanno fatto senza indugi e alimentavano anche la narrativa terrorista (finché i flussi di denaro continuavano a scorrere), spingendo tutti gli altri a lavorare come se niente stesse accadendo (es. supermercati) e usandoli come cavie per costruire l'immunità di gregge. In seguito sono stati costretti a essere i primi della fila a provare la presunta cura tramite iniezione.

Tutto ciò ci porta all'incredibile brillantezza del nuovo film Nosferatu di Robert Eggers, un remake del film di Murnau del 1922. La trama è molto simile al Dracula originale di Bram Stoker, modificato solo per gestire possibili rivendicazioni di copyright che in ogni caso sarebbero arrivate più tardi. Ma sono stati aggiunti anche alcuni colpi di scena, tra cui l'esistenza della peste portata dalla figura del demone stesso. La piccola città tedesca viene invasa da una morte sinistra e gli scienziati di quell'epoca escludono una spiegazione che si confronti con l'occulto.

In questo modo il nuovo film può essere visto come una critica implicita dello scientismo che ha dominato dal 2020 al 2023, e anche di gran parte dell'era moderna e postmoderna. Nel libro e in tutti i film la disperazione di dover affrontare il problema spinge le persone a contattare un famoso scienziato che ha perso il suo posto universitario per il suo interesse in tradizioni spirituali apparentemente primitive. Nel libro è il dottor Abraham Van Helsing; nei film associati a Nosferatu, è il dottor Albin Eberhart Von Franz. Erano la stessa persona, il saggio dissidente istruito secondo i vecchi metodi che ha la risposta ma che deve essere portato fuori dal suo esilio.

Le battute migliori nel nuovo film sono attribuite al dottor Von Franz, come sottolineato dallo storico Alexander Burns.

“Ho visto cose in questo mondo che avrebbero fatto sì che Isaac Newton tornasse strisciando nel grembo di sua madre!”

“Non siamo stati illuminati bensì ACCECATI dalla luce gassosa della SCIENZA!”

“Ho lottato contro il diavolo come Giacobbe lottò contro l’angelo, e vi dico che se vogliamo domare l’oscurità dobbiamo prima accettare che essa esiste!”

Nel frattempo gli illuminati stregoni continuano a drogare la povera protagonista con l'etere, a costringerla a indossare il corsetto a letto, a legarla al letto e a praticarle salassi incessantemente, come se a un certo punto quel veleno che la affligge dovesse gocciolarle fuori. La cura non è solo peggiore della malattia; allora come oggi la cura diventa la malattia.

Nel frattempo i contadini della Transilvania sanno bene come affrontare il mostro nel castello sulla collina: dispensano preghiere, crocifissi, aglio e periodiche cacce con paletti di legno per allontanare e uccidere il male, al fine di proteggere sé stessi e le loro comunità.

Solo Von Franz capisce il senso di tutta questa superstizione ed è consapevole che in ultima analisi è più efficace di qualsiasi panacea inventata in nome della scienza.

L'importanza religiosa e le tematiche del panico da malattia infettiva sono impossibili da evitare. Possono assumere forme diverse, com'è successo di recente con i rituali assurdi riguardanti la distanza di sei piedi, l'indossare la mascherina mentre si camminava e l'indossarla quando si era seduti, il divieto di cantare e andare sullo skateboard e il fingere di sapere esattamente dove si trovasse il cattivo patogeno (a volte dentro e a volte fuori; solo gli esperti lo sapevano per certo).

Questi rituali inventati ci sono stati rifilati in nome della scienza, ma c'era anche una distinta casta parascientifica nella sociologia di questa pandemia. Persone vestite con larghi abiti di lana e stracci trasandati in ricreazioni simboliche dei flagellanti, come ho sottolineato molte volte. Tutto ciò che era considerato divertente o celebrativo era ovviamente vietato, poiché la baldoria è esteticamente incoerente con il bisogno della comunità di espiare il peccato.

Coloro che si rifiutavano di seguire la mania della massa, evitando di mascherarsi e di iniettarsi pozioni, venivano additati come capri espiatori e causa della sofferenza altrui. Praticamente s'era dato forma al neologismo “freedumb”. Perfino il presidente degli Stati Uniti ha augurato loro del male, prevedendo con entusiasmo un inverno di sofferenza e morte.

Tra le persone, i più laici erano quelli più favorevoli ai controlli anti-Covid, mentre i primi a dissentire come comunità appartenevano a sette di credenti non tradizionali, tra cui ebrei ortodossi, cattolici, mormoni, Amish e mennoniti, mentre le sezioni del Paese dominate dagli evangelici erano le successive a dubitare.

Le classi d'élite laiche altamente istruite hanno continuato ad aggrapparsi alla religione del dispotismo sanitario, ben oltre la sua attuale rilevanza, arrivando persino a sacrificare i propri figli al dio Fauci e al suo magico olio di serpente.

La fede dei secoli s'è dimostrata una guida migliore della classe degli esperti, la cui cecità ha prolungato e peggiorato il problema. Dopo tutto, i dottori nelle storie di fantasia di Dracula e Nosferatu usano lo stesso metodo del mostro: prosciugare il sangue degli afflitti. Lo studioso mistico sa e fa il contrario: “E ora, facciamo il nostro lavoro. Dobbiamo piantargli un paletto nel cuore. Questo è l'unico modo”.

Il terrore dell'infezione e l'impiego della scienza per scongiurarla sono ancora con noi, così come il percorso psicologico attraverso cui l'essere umano moderno affronta la sua paura della morte. Né Dracula, né Nosferatu sono stati creati in un laboratorio e quest'ultimo non ha aiutato nessuno nella loro sconfitta finale. Le sovrapposizioni e i parallelismi della storia di fantasia servono come un potente modello metaforico per comprendere la mania che si può sviluppare intorno alle malattie infettive, cosa che abbiamo vissuto tutti di recente.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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