lunedì 6 gennaio 2025

La debacle siriana

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Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

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di David Stockman

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-debacle-siriana)

Circa 17 anni fa l'ex-generale Wesley Clark disse quanto segue in un discorso tenuto al Pentagono: “Questo è un promemoria che descrive come elimineremo sette Paesi in cinque anni, iniziando dall'Iraq, poi Siria, Libano, Libia, Somalia, Sudan e, per finire, l'Iran”.

Bene, ci sono voluti diversi anni in più, ma ora sei dei sette Paesi menzionati in quel famoso promemoria sono stati gettati nel caos più totale, dove barcollano in giro per il Medio Oriente e il Nord Africa come stati falliti e sorgenti di barbarie, criminalità e terrorismo. E la cosa assurda è che ognuna di queste calamità è stata il risultato di una linea di politica intenzionale partorita dalle rive del Potomac.

Quindi se c'è bisogno di altre prove che la Washington imperiale abiti in un manicomio, la Siria è sicuramente una di queste. Ora diventerà l'ennesima terra di nessuno dominata dai signori della guerra, presa nel mirino delle manovre dei suoi vicini: Turchia, Iran, Israele, Russia e Stati Uniti.

Forse la follia che si sta sviluppando e che sta ora travolgendo la Siria dimostrerà finalmente che una linea di politica “Empire First” è stata una catastrofe e deve essere abbandonata una volta per tutte. Per delineare il quadro di quel tanto atteso ritorno a una linea di politica “America First”, torniamo a un'immagine pubblicata cinque anni fa. Durante la sua prima volta in battuta, Trump fece un tiepido tentativo di riportare a casa qualche centinaio di truppe e di porre fine agli interventi multifrontali e alle intromissioni di Washington in una piccola terra con 20 milioni di persone, un PIL di soli $40 miliardi, un reddito pro capite di appena $2.000, nessuna risorsa naturale significativa, o capacità industriale, e nessuna capacità di proiettare alcun potere militare oltre i propri confini.

In breve, non c'era un singolo attributo di questo angolo travagliato del Levante che avesse alcun peso sulla sicurezza nazionale americana. Tuttavia Trump venne duramente rimproverato dal blob dell'Unipartito a Capitol Hill per aver implicitamente riconosciuto l'ovvio:

Con un voto di 354 a 60 la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha dimostrato che Washington è dipendente dalla guerra e che il livello di ignoranza, bellicosità e mendacia tra i rappresentanti del popolo ha raggiunto livelli spaventosi.

Dopo che Washington ha fomentato la disastrosa guerra civile siriana, la folla bipartisan al Congresso ha avuto il coraggio di votare per mantenere le forze statunitensi nel mezzo di un conflitto curdo/turco vecchio di secoli e che ha implicazioni pari a zero per la sicurezza della patria americana.

Il pretesto, ovviamente, è che il califfato dell'ISIS tornerà in vita in assenza della resistenza armata delle forze curde-SDF posizionate nel quadrante nord-orientale della Siria; e da queste città, villaggi, fattorie e pianure polverose bombardate ed impoverite, la bandiera nera dell'ISIS attaccherà le metropolitane di New York City.

Ci vuole tanto a capire che si tratta di baggianate? Se la Siria tornerà unita, lo Stato Islamico non avrà alcuna possibilità di rinascere. E lasciare che la Siria torni integra è esattamente lo scopo e la conseguenza della coraggiosa decisione di Trump di rimuovere le forze americane dal confine tra Siria e Turchia.

Gli sciocchi dell'apparato di sicurezza nazionale di Biden non avevano intenzione di lasciare che la Siria tornasse di nuovo integra. Invece hanno continuato a fare pressione sul governo di Assad tramite sanzioni economiche, continua occupazione militare delle province siriane produttrici di petrolio e grano a est, e aiuti militari a una serie eterogenea di cosiddette forze ribelli, tra cui le milizie curde SDF che occupano una striscia lungo il confine settentrionale e sono il nemico mortale, beh, del partner NATO di Washington, la Turchia.

In ogni caso, la foto sopra menzionata era la nuvola di fumo sottostante, opera di una coppia di F-15 americani. Questi intrusi non invitati nello spazio aereo sovrano della Siria avevano bombardato un grande deposito di munizioni che le forze statunitensi avevano lasciato dietro di sé, dopo aver frettolosamente abbandonato il territorio controllato dalle SDF vicino a Kobani, al confine tra Siria e Turchia.

Lo scopo, come spiegato all'epoca, era di assicurare che queste munizioni non finissero in mani ostili, vale a dire, nelle mani dell'Esercito Nazionale Siriano (SNA) sostenuto dalla Turchia. Quel branco di bruti era stato precedentemente chiamato Esercito Siriano Libero (FSA) ed era stato creato dalla CIA per rovesciare Assad dopo la cosiddetta Primavera araba del 2011.

Né c'erano dubbi sulla sponsorizzazione dell'FSA da parte di Washington. Infatti avrebbe dovuto chiamarsi John McCain Memorial Brigade, poiché sotto il suo mandato legislativo era stata addestrata, pagata e sostenuta dalla CIA.

Quindi, per chiarire la storia, Trump stava bombardando un deposito di armi degli Stati Uniti in modo che non cadesse nelle mani delle “forze ostili” che il senatore McCain e la CIA avevano creato! E ciò stava accadendo mentre Trump veniva rimproverato dai guerrafondai dell'Unipartito a Capitol Hill per aver cercato di mettere un piccolo distaccamento di militari statunitensi fuori pericolo in un Paese che non aveva alcuna implicazione per la sicurezza nazionale!

Ora, cinque anni dopo, quelle stesse “forze ostili” (l'SNA) si sono unite ai resti di al Qaeda (nata Fronte al-Nusra), che ultimamente si era ribattezzata per la terza volta con il nome di HTF (Hayat Tahrir al-Sham). Insieme sono riusciti a rovesciare un regime a Damasco che non aveva mai rappresentato una minaccia di alcun tipo per la sicurezza nazionale americana.

Nel 2019 la situazione era molto diversa. Questi briganti della Brigata McCain, nota anche come SNA, avevano attaccato gli alleati curdi di Washington nelle suddette Forze di difesa siriane (SDF), che erano state anch'esse finanziate da Washington.

Inoltre l'SNA era sempre stato composto da bucanieri, criminali, mercenari e jihadisti che indossavano le stesse uniformi principalmente a causa dei miliardi di denaro sporco di Washington; diventati mercenari a pagamento principalmente perché la folle linea di politica di Washington di “Cambio di Regime” a Damasco aveva distrutto l'economia civile siriana e l'aveva trasformata in un pozzo avvelenato di signori della guerra.

Detto in altri termini, senza l'infinita paga e fornitura di armi da parte di Washington, la Brigata McCain e i suoi eredi e assegnatari (SNA) non sarebbero esistiti nel 2019 o nel 2024. E non avrebbero attaccato e giustiziato i soldati delle SDF curde di Washington allora, né avrebbero saccheggiato uno stato completamente fallito oggi.

Certo, all'epoca il Partito della Guerra e i suoi megafoni mediatici erano in pieno fermento. Il New York Times dipinse le Brigate McCain come i più oscuri dei cattivi, che in questo caso probabilmente lo erano, nonostante John McCain e la sua rete Deep State avessero sperperato miliardi allo scopo di attaccare il legittimo governo di Damasco con il pretesto di combattere l'ISIS.

[...] Chiamata impropriamente Esercito Nazionale Siriano, questa coalizione di milizie sostenute dalla Turchia è in realtà composta in gran parte dalla feccia del fallito movimento ribelle del conflitto durato otto anni [...]. All'inizio della guerra l'esercito e la CIA cercarono di addestrare ed equipaggiare ribelli moderati e affidabili per combattere il governo e lo Stato Islamico [...]. Alcuni di coloro che ora combattono nel Nord-est presero parte a quei programmi falliti, ma la maggior parte fu respinta perché troppo estremista o troppo criminale.

In ogni caso, solo poche settimane prima il governo siriano ad interim si era riunito, riunendo 41 diverse fazioni sotto il neo-battezzato SNA o “Esercito nazionale siriano”. Così facendo elesse Abdurrahman Mustafa come presidente e Salim Idriss come ministro della difesa.

Queste brave persone sono ritratte qui sotto durante l'inaugurazione dell'Esercito siriano libero (FSA) insieme al senatore McCain nel 2013:

Salim Idriss chiarì le ambizioni del nuovo governo provvisorio siriano quando, durante una conferenza stampa, dichiarò che uno dei suoi scopi principali era quello di combattere le SDF sponsorizzate da Washington o la milizia del PYD/PKK curdo: “Combatteremo tutte le organizzazioni terroristiche, in particolare l'organizzazione terroristica PYD/PKK”.

Proprio così: Idriss aveva fatto carriera scuotendo l'albero dei soldi e degli sponsor di Washington e non aveva mai nascosto il suo acerrimo programma anti-curdo. Eppure, all'improvviso, gli idioti all'interno della Beltway ebbero un'amnesia e rimasero scioccati dal fatto che stesse guidando l'attacco contro i curdi/SDF di Washington.

In altre parole, Washington aveva seminato i semi del caos settario in Siria e ora stava versando lacrime di coccodrillo per una delle vittime della sua follia. Eppure un'analisi favorevole alla Turchia di questa nuova opposizione unificata (vale a dire le forze che attaccavano i curdi) mostrava che queste fazioni erano state coinvolte nella guerra civile siriana in tutti i punti cardinali, alimentate principalmente da denaro, materiali e armi fornite da Washington.

Di conseguenza 11 di queste fazioni, 41 in totale, combatterono battaglie contro Hayat Tahrir al-Sham (HTS) o il vecchio Fronte Al-Nusra. Ma per arrivare rapidamente a oggi, ora sono in una tacita alleanza con HTS, fazione ha guidato il recente rovesciamento di Assad.

Altre 27 delle 41 fazioni erano state precedentemente impegnate nella lotta contro DAESH/ISIS; 30 fazioni avevano combattuto il regime di Assad e 31 avevano combattuto contro YPG/SDF!

Proprio così: la maggior parte delle 41 fazioni che si unirono nel 2019 e che ora operano sotto la bandiera dell'Esercito nazionale siriano (SNA) aveva combattuto i curdi armati da Washington, insieme a praticamente tutti gli altri.

Inoltre almeno 21 delle fazioni accorpate nell'Esercito nazionale siriano erano state precedentemente finanziate e armate da Washington.

Ma ecco il punto: solo 3 di loro avevano ricevuto aiuto tramite il programma del Pentagono per combattere DAESH/ISIS. Al contrario, 18 di queste fazioni erano state rifornite dalla CIA tramite la cosiddetta MOM Operations Room in Turchia.

Quest'ultima era un'operazione di intelligence congiunta degli “Amici della Siria”. Fu organizzata con lo scopo esplicito di supportare l'opposizione armata ad Assad e l'allora legittimo governo di Damasco. Quattordici fazioni delle 28 erano anche destinatarie di missili guidati anticarro TOW forniti da Washington, letali e costosi da usare.

Eppure, al momento della reprimenda di Trump al Congresso nel 2019, il NYT voleva farci credere che i 70.000-90.000 teppisti armati che erano stati schierati sotto l'Esercito nazionale siriano erano semplicemente degli emarginati e dei disadattati che si erano uniti spontaneamente e che Washington non c'entrava nulla!

Infatti i fatti sul campo erano così maledettamente ovvi che era chiaro che la Città Imperiale e i suoi megafoni mediatici stavano mentendo, con le evidenti contraddizioni e bugie che uscivano dalle labbra di ogni factotum e fattorino del Partito della Guerra quando Trump tentò senza successo di staccare la spina alle forze di terra americane in Siria.

Una di queste menzogne era la ridicola affermazione secondo cui l'azione di Trump fosse un segnale per i resti disorganizzati dell'ISIS di riconquistare il territorio nella Siria settentrionale e orientale da cui erano stati recentemente cacciati. Ma per l'amor del cielo, l'unica ragione per cui il califfato si impiantò nella regione dimenticata da Dio della Siria orientale fu che Washington e gli stati petroliferi avevano impedito al governo siriano e ai suoi alleati di sorvegliare e proteggere il proprio territorio; e di salvaguardare i magri giacimenti petroliferi della Siria nel Nord-est, che per un breve periodo di tempo l'ISIS aveva saccheggiato per finanziare le sue pretese di essere uno stato con un esercito.

Ma come mostra la mappa qui sotto, il califfato era scomparso da tempo. E i resti delle forze jihadiste affiliate a Idlib (area viola) si sarebbero incontrati presto con le loro 13 vergini, una volta che Trump avesse dato il via libera al governo siriano e ai suoi alleati russo/iraniani di finirli.

Altrettanto importante, tutto il tormento per i curdi era ampiamente esagerato. Avevano fatto il loro patto con Assad. Nel completare la riconquista e l'unificazione del suo Paese, aveva tutte le ragioni per rispettare l'accordo dato che aveva già ristabilito il controllo militare siriano nelle città strategiche al confine turco.

Inoltre l'obiettivo della Turchia era l'istituzione di una “zona sicura” simboleggiata dai segni bianchi sulla parte della Siria allora controllata dai curdi (area blu). Lo scopo era quello di spostare YPG/SDF armate dagli USA a 20 miglia nell'entroterra dal suo confine, dato che, a ragione o a torto, Erdogan considera il separatismo curdo e l'insurrezione armata una minaccia esistenziale per lo stato turco.

In ogni caso, nel giro di pochi giorni YPG/SDF si erano ritirate dalla zona sicura, consentendo così alla Turchia di sospendere definitivamente l'attacco e di riutilizzare il corridoio come area di sosta e di smistamento per il rimpatrio di circa 3,6 milioni di siriani fuggiti nei campi profughi in Turchia.

Infatti gli accordi stipulati dietro le quinte avevano già aperto la strada a una pacificazione sostenibile della Siria per la prima volta da quando Washington e i suoi alleati l'avevano aggredita durante la Primavera araba del 2011:

• Nell'estate del 2019 Trump annunciò l'intenzione di ritirare le truppe statunitensi da tutta la Siria, a partire dal Rojava, a condizione esplicita di interrompere la linea di comunicazione tra Iran e Libano.

• La Turchia si prese questo impegno in cambio dell’occupazione militare della striscia di confine siriana, dalla quale altrimenti l’artiglieria “terroristica” YPG avrebbe potuto bombardarla.

• La Russia dichiarò di non sostenere lo stato armato YPG/SDF di Rojava e avrebbe accettato l'intervento turco se alla popolazione cristiana fosse consentito di tornare nella sua terra, una condizione alla quale la Turchia acconsentì.

• La Siria indicò che non avrebbe respinto un'azione turca nella zona sicura se avesse potuto liberare un territorio equivalente nel governatorato di Idleb. La Turchia accettò.

• L'Iran dichiarò che, pur disapprovando l'intervento turco, sarebbe intervenuto solo a vantaggio degli sciiti e non era interessato al destino del nascente stato curdo di Rojava.

E tuttavia, come vedremo mercoledì, tutto è andato in frantumi sotto l'amministrazione Biden per una semplice ragione: i neocon guerrafondai non riuscivano a tollerare le azioni di Trump e del suo presunto sosia, Vlad Putin.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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