Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/geopolitica-sottomarina)
La costruzione di cavi sottomarini ha portato alla luce un problema nascosto ma cruciale: la manipolazione dei protocolli che controllano il modo in cui i dati viaggiano sotto il mare. Questi protocolli determinano i percorsi che prendono i dati di Internet, influenzando velocità, costi e persino esposizione alla sorveglianza. Anche piccoli cambiamenti in questi percorsi possono far pendere l'equilibrio globale del potere digitale. Il ruolo crescente della Cina in quest'area dimostra come la tecnologia possa essere utilizzata strategicamente per rimodellare la geopolitica.
Al centro di questo problema c'è una tecnologia chiamata Software-Defined Networking (SDN). SDN consente di gestire e ottimizzare il traffico dati in tempo reale, migliorandone l'efficienza, ma questa stessa flessibilità rende SDN vulnerabile all'uso improprio. Le aziende tecnologiche cinesi come HMN Tech (ex Huawei Marine Networks), ZTE e China Unicom stanno aprendo la strada allo sviluppo di SDN. La Cina ha anche influenza nelle organizzazioni internazionali che stabiliscono le regole per queste tecnologie, come l'International Telecommunication Union (ITU) e l'Institute of Electrical and Electronics Engineers (IEEE). Questa influenza dà alla Cina una grande mano nel dare forma agli standard e alla governance globali.
L'Africa è un esempio eccellente per capire come si manifesta questa influenza. Gli investimenti cinesi nelle infrastrutture digitali in tutto il continente sono enormi. Ad esempio, il cavo PEACE (Pakistan and East Africa Connecting Europe), che collega l'Africa orientale all'Europa, è stato progettato per evitare il territorio cinese. Tuttavia, grazie alla tecnologia SDN, il suo traffico può ancora essere reindirizzato tramite punti controllati dalla Cina. Questo reindirizzamento potrebbe introdurre ritardi di 20-30 millisecondi per salto, non molto per la navigazione occasionale, ma un problema serio per attività sensibili alla latenza come il trading finanziario o la comunicazione crittografata.
Nel Sud-est asiatico rischi simili sono evidenti. Il Southeast Asia-Japan Cable (SJC), che collega Singapore al Giappone, si basa su diverse stazioni di atterraggio influenzate dalla Cina. Durante un periodo di forti tensioni nel Mar Cinese Meridionale, alcuni dati destinati al Giappone sono stati misteriosamente instradati attraverso l'isola di Hainan, sotto la giurisdizione cinese. Tali casi suggeriscono che le decisioni tecniche di instradamento possono talvolta avere motivazioni politiche.
Questi esempi fanno parte di una strategia più ampia. Sfruttando SDN la Cina può trasformare i cavi sottomarini in strumenti di sorveglianza e controllo. Il traffico dati dall'Africa o dal Sud-est asiatico destinato all'Europa potrebbe essere segretamente reindirizzato attraverso Shanghai o Guangzhou, esponendolo alle tecniche di sorveglianza avanzate della Cina come l'ispezione approfondita dei pacchetti. Questa minaccia si estende al cloud computing, poiché i principali provider come Amazon Web Services (AWS), Microsoft Azure e Alibaba Cloud si affidano ai cavi sottomarini. Con SDN i provider cloud cinesi, allineati con gli interessi dello stato, potrebbero reindirizzare il traffico inter-cloud sensibile, mettendo a rischio quelle comunicazioni critiche.
La manipolazione delle rotte di dati globali conferisce a qualsiasi attore un notevole potere geopolitico. Ad esempio, in caso di crisi, la Cina potrebbe degradare o addirittura interrompere la connettività Internet per le nazioni rivali. Nello Stretto di Taiwan ciò potrebbe isolare quest'ultimo dai mercati globali, interrompendo le transazioni finanziarie e il commercio. In Africa, dove Huawei ha costruito una parte significativa dell'infrastruttura di telecomunicazioni del continente, erigendo circa il 70% delle reti 4G, c'è il timore che questa dipendenza possa creare vulnerabilità. Se dovessero sorgere tensioni politiche, la Cina potrebbe causare rallentamenti o interruzioni per rafforzare la dipendenza, rendendo i Paesi più vulnerabili negli scontri politici.
I numeri evidenziano la posta in gioco. I cavi sottomarini trasportano il 99% del traffico dati internazionale, ovvero oltre 1,1 zettabyte all'anno. Porzioni significative dei flussi di dati intra-Asia-Pacifico passano attraverso stazioni di atterraggio chiave dei cavi sottomarini, tra cui Hong Kong, che è sotto la giurisdizione cinese. Con le aziende cinesi sempre più coinvolte in progetti di cavi sottomarini globali, come quelli intrapresi da HMN Technologies, sta crescendo l'influenza di Pechino sulla dorsale fisica di Internet.
L'impatto economico delle interruzioni di Internet sulle economie altamente connesse è sostanziale. Ad esempio, il NetBlocks Cost of Shutdown Tool (COST) stima l'impatto economico delle interruzioni di Internet utilizzando indicatori della Banca Mondiale, ITU, Eurostat e US Census. Secondo i dati presentati da Atlas VPN, basati sullo strumento COST di NetBlocks, un arresto globale di Internet per un giorno potrebbe comportare perdite di circa $43 miliardi, con Stati Uniti e Cina che rappresenterebbero quasi la metà di questa somma. Inoltre Deloitte ha stimato che per un Paese altamente connesso a Internet, l'impatto giornaliero di un arresto temporaneo di Internet sarebbe in media di $23,6 milioni per 10 milioni di abitanti.
Un attacco deliberato ai protocolli di routing potrebbe causare un caos finanziario e operativo diffuso. Nel mondo interconnesso di oggi, in cui l'infrastruttura digitale sostiene la stabilità economica, la capacità di manipolare il traffico dei cavi sottomarini rappresenta un'arma geopolitica sottile ma potente.
Affrontare questa minaccia va oltre la semplice costruzione di più cavi; richiede di ripensare il modo in cui sono governati i protocolli di routing. Standard globali trasparenti devono garantire che nessun singolo Paese o azienda possa dominare questi sistemi. Dovrebbero essere condotti audit indipendenti di routine per rilevare anomalie che potrebbero segnalare interferenze. Sforzi come l'iniziativa Global Gateway dell'Unione Europea e il Digital Partnership Fund del Giappone devono concentrarsi sulla creazione di percorsi alternativi per ridurre la dipendenza dai nodi controllati dalla Cina.
Questo problema evidenzia una nuova realtà nella politica globale: il controllo sui flussi di dati sta diventando una forma fondamentale di potere. Mentre la maggior parte dell'attenzione è stata rivolta alla costruzione di infrastrutture fisiche, la manipolazione silenziosa dei protocolli di routing segna un cambiamento altrettanto profondo nell'influenza globale. Per proteggere l'integrità di Internet, il mondo deve agire con decisione sia a livello tecnico che di governance.
Reti di riparazione cavi in fibra ottica
Il controllo sproporzionato della Cina sulle reti di riparazione dei cavi in fibra ottica rivela potenziali vettori per il dominio dell'intelligence, la leva coercitiva e l'interruzione della sovranità digitale. A livello globale si stima che 60 navi dedicate alla riparazione dei cavi siano al servizio degli 1,5 milioni di chilometri di cavi sottomarini del pianeta. La Cina controlla una percentuale sostanziale di tale flotta, comprese le navi gestite da imprese affiliate allo stato come Shanghai Salvage Company e China Communications Construction Group. Al contrario gli Stati Uniti e i loro alleati mantengono una piccola flotta patchwork, concentrata principalmente nel Nord Atlantico e priva di copertura nell'Indo-Pacifico, dove oltre il 50% del traffico Internet globale passa attraverso cavi sottomarini chiave.
La flotta cinese è fortemente concentrata nei mari della Cina meridionale e orientale, regioni critiche per la connettività globale a causa di punti di strozzatura come lo stretto di Singapore e lo stretto di Luzon. Con l'esclusività marittima rafforzata dalle rivendicazioni della Cina nelle acque contese, le sue navi di riparazione hanno un accesso pressoché illimitato per monitorare, riparare o potenzialmente manomettere i cavi sotto le mentite spoglie di operazioni di manutenzione di routine.
Le missioni di riparazione comportano l'esposizione di infrastrutture critiche via cavo, tra cui ripetitori, amplificatori e unità di diramazione, hardware che aumenta la potenza del segnale su lunghe distanze ma rappresenta anche punti di vulnerabilità. Le imbarcazioni cinesi sono dotate di sommergibili robotici avanzati e tecnologie di taglio e giunzione di precisione, progettate per le riparazioni ma in grado di installare dispositivi di intercettazione del segnale. Tali strumenti potrebbero includere prese in fibra ottica in grado di raccogliere metadati non crittografati o di catturare modelli di latenza per dedurre flussi di traffico sensibili.
I progressi della Cina nella fotonica e nelle tecnologie di comunicazione quantistica sottolineano la sua capacità di sfruttare queste vulnerabilità. L'Accademia cinese delle scienze ha segnalato importanti progressi nei sistemi di distribuzione di chiavi quantistiche (QKD), sollevando la possibilità di sviluppare metodi basati sulla tecnologia quantistica per decifrare i dati crittografati intercettati durante le riparazioni. L'integrazione di strumenti di ordinamento dei dati basati sull'intelligenza artificiale potrebbe automatizzare l'estrazione e la classificazione delle informazioni intercettate, rendendo un vantaggio strategico l'acquisizione di dati in blocco durante le riparazioni.
Il mare aperto, dove si verificano molte operazioni di riparazione, è governato da quadri normativi internazionali frammentati, come la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), i quali regolamentano in modo inadeguato le attività che coinvolgono infrastrutture critiche. L'International Cable Protection Committee (ICPC) fornisce linee guida volontarie per le operazioni di riparazione, ma i meccanismi di applicazione sono deboli, lasciando il sistema vulnerabile allo sfruttamento da parte di attori statali.
Le missioni di riparazione sono spesso classificate come “operazioni di emergenza”, le quali richiedono approvazioni rapide che aggirano la supervisione dettagliata. Una rottura di un cavo nel Mar Cinese Meridionale nel 2021 ha spinto le navi di riparazione cinesi a operare senza trasparenza per oltre tre settimane, sollevando preoccupazioni su potenziali attività segrete. Questi incidenti raramente vengono segnalati, poiché esulano dalla giurisdizione della maggior parte degli enti di monitoraggio marittimo.
La mancanza di contromisure da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati amplifica i rischi posti dal predominio della Cina. La Marina degli Stati Uniti non gestisce navi di riparazione specializzate, affidandosi a operatori privati come Global Marine Group, la cui flotta è obsoleta e mal equipaggiata per le operazioni in acque contese. Ciò contrasta con il modello cinese sostenuto dallo stato, il quale integra la sua flotta di riparazione in reti marittime fornendo funzionalità a duplice uso per obiettivi civili e militari.
Il modello finanziario delle operazioni sui cavi sottomarini limita ulteriormente le risposte occidentali. I cavi sottomarini sono prevalentemente di proprietà privata, con aziende come Google, Meta e Amazon che investono molto nelle infrastrutture ma non hanno incentivi per dare priorità alle considerazioni geopolitiche. Questa privatizzazione lascia lacune strategiche nella sorveglianza e nel monitoraggio, poiché i governi devono negoziare l'accesso a missioni di riparazione controllate privatamente.
Per mitigare il vantaggio strategico della Cina è essenziale una risposta su più fronti. Gli Stati Uniti e i suoi alleati devono sviluppare flotte di riparazione statali o sovvenzionate dallo stato per operare in regioni contese come il Mar Cinese Meridionale e l'Oceano Indiano. Dovrebbero essere implementati sistemi di sorveglianza marittima potenziati, come droni sottomarini e array di monitoraggio basati su sonar, per tracciare i movimenti delle navi di riparazione in tempo reale.
La revisione dei quadri normativi internazionali mediante l'ampliamento dei mandati ICPC, per includere la segnalazione obbligatoria delle operazioni di riparazione, potrebbe frenare l'opacità. La collaborazione con i partner regionali, in particolare le nazioni del Quad (Australia, India, Giappone e Stati Uniti), potrebbe rafforzare la consapevolezza collettiva del dominio marittimo e creare ridondanze nelle capacità di riparazione dei cavi.
Dati marittimi tramite il monitoraggio automatico delle imbarcazioni
Lo sfruttamento da parte della Cina di sistemi di tracciamento automatizzato delle imbarcazioni esemplifica una componente sofisticata della sua strategia digitale globale. Al centro di questa iniziativa c'è l'Automatic Identification System (AIS), una tecnologia di sicurezza marittima imposta dall'Organizzazione marittima internazionale (IMO) per le imbarcazioni di stazza lorda superiore a 300 tonnellate impegnate nel commercio internazionale. Sebbene originariamente destinato a migliorare la sicurezza della navigazione trasmettendo identità, posizioni, rotte e dettagli del carico delle imbarcazioni, l'AIS è stato riadattato da Pechino in una risorsa a duplice uso che supporta sia la raccolta di informazioni economiche sia la sorveglianza militare.
Le aziende cinesi, tra cui il BeiDou Navigation Satellite System e Alibaba Cloud, hanno sviluppato piattaforme avanzate che aggregano le trasmissioni AIS dalle rotte di navigazione in tutto il mondo. Queste piattaforme integrano i dati AIS con analisi predittive basate sull'intelligenza artificiale, consentendo a Pechino di monitorare e analizzare i punti di strozzatura marittimi globali come lo Stretto di Malacca, il Canale di Panama e il Canale di Suez, arterie chiave del commercio internazionale. In questo modo la Cina ottiene informazioni fondamentali sui modelli di spedizione globali, sulle rotte commerciali strategiche e sulle dinamiche della catena di fornitura. A partire dal 2023 la flotta mercantile globale comprendeva circa 60.000 navi.
Durante il blocco del Canale di Suez del 2021, le aziende di logistica cinesi, sfruttando i dati AIS in tempo reale, hanno rapidamente identificato rotte alternative attraverso l'Artico e lungo l'Oceano Indiano, consentendo agli esportatori cinesi di reindirizzare le merci mentre i concorrenti occidentali hanno dovuto affrontare ritardi. Allo stesso modo, nello Stretto di Malacca, una via d'acqua che facilita il transito di oltre 16 milioni di barili di petrolio al giorno e il 40% del commercio globale, gli analisti cinesi hanno utilizzato i dati AIS per ottimizzare il flusso di risorse, prevenire la congestione e studiare le vulnerabilità nelle rotte di approvvigionamento energetico.
I dati AIS svolgono un ruolo fondamentale nella strategia militare della Cina, in particolare nell'Indo-Pacifico. Combinando le informazioni AIS con le immagini satellitari e i dati provenienti da array acustici sottomarini, la Cina ha creato una rete di sorveglianza in grado di tracciare con precisione gli schieramenti navali. I dati AIS sono stati utilizzati per monitorare i modelli di pattugliamento della Settima Flotta della Marina degli Stati Uniti, rivelando che oltre un terzo delle sue operazioni nel Mar Cinese Meridionale nel 2022 ha seguito rotte prevedibili. Questa sorveglianza consente alla Marina dell'Esercito Popolare di Liberazione (PLAN) di anticipare le Operazioni di Libertà di Navigazione (FONOP) degli Stati Uniti e di posizionare di conseguenza le sue risorse.
La manipolazione dell'AIS da parte della Cina si estende alle simulazioni di conflitto e alla guerra asimmetrica. Durante esercitazioni militari vicino a Taiwan nel 2023, le forze cinesi avrebbero schierato imbarcazioni senza equipaggio programmate per imitare i segnali AIS civili, complicando l'identificazione di risorse ostili.
Attraverso la sua iniziativa Digital Silk Road, Pechino ha esportato varie forme di tecnologie marittime che incorporano capacità di Automatic Identification System (AIS). La Cina spesso fornisce incentivi finanziari per promuovere l'adozione delle sue tecnologie all'estero, il che potrebbe migliorare il suo accesso ai dati marittimi regionali. Questa asimmetria garantisce alla Cina un vantaggio informativo e rischia di rimodellare le norme di trasparenza marittima a suo favore.
Dati rari di mappatura sottomarina
I crescenti investimenti della Cina nella mappatura sottomarina l'hanno posizionata come un attore significativo nell'intelligence oceanografica, con un impatto sui domini scientifico, commerciale e militare. La Cina ha mappato i suoi territori marittimi rivendicati utilizzando navi da ricerca finanziate dallo stato e sistemi autonomi. Questi sforzi contribuiscono a iniziative internazionali, come il progetto Nippon Foundation-GEBCO Seabed 2030, il quale mira a mappare l'intero fondale marino globale entro il 2030 e che a giugno 2022 ne aveva mappato circa il 23,4%. Le attività della Cina si estendono a regioni strategiche nell'Indo-Pacifico, nell'Artico e nell'Oceano Indiano, sollevando preoccupazioni sul potenziale di duplice uso della sua raccolta dati.
I dati di mappatura sottomarina sono essenziali per il percorso dei cavi sottomarini, lo sviluppo delle infrastrutture sottomarine e le operazioni navali. Il deposito cinese di mappe batimetriche ad alta risoluzione, tra cui i rilievi di punti di strozzatura chiave come lo Stretto di Malacca e il Canale di Bashi, fornisce un vantaggio tattico. Questi punti di strozzatura sono vitali per il commercio globale e servono come passaggi navali strategici per la proiezione di potere e le operazioni anti-accesso/negazione dell'area. La Marina dell'Esercito Popolare di Liberazione utilizza i dati del fondale marino per ottimizzare il posizionamento di array di sensori sottomarini, essenziali per la sua iniziativa “Great Underwater Wall”, integrando il monitoraggio idroacustico per rilevare sottomarini stranieri.
I progressi della Cina nei veicoli sottomarini autonomi (AUV) ne potenziano le capacità. Nel 2021 gli AUV Hailong III e Qianlong II sono stati impiegati per missioni di mappatura in acque profonde nel Mar Cinese Meridionale, raccogliendo dati a profondità superiori a 6.000 metri. Questi AUV hanno sistemi sonar multi-beam che raggiungono una risoluzione sub-metrica, superando gli standard commerciali. La loro capacità di operare in modo autonomo per lunghi periodi consente alla Cina di mappare topografie sottomarine tanto intricate quanto fondamentali per l'esplorazione delle risorse e la guerra sottomarina.
La Cina ha utilizzato la mappatura dei fondali marini come strumento diplomatico per estendere l'influenza sulle nazioni più piccole. Attraverso la sua Maritime Silk Road Initiative, Pechino ha firmato accordi con oltre 20 Paesi, garantendo alle navi da ricerca cinesi l'accesso alle Zone Economiche Esclusive (ZEE). Tra il 2015 e il 2022 le spedizioni cinesi nelle ZEE delle nazioni insulari del Pacifico hanno spesso comportato attività di mappatura a duplice uso.
Nel 2019 la nave di ricognizione cinese Haiyang Dizhi 8 ha condotto rilievi sismici nei pressi della Vanguard Bank all'interno della Zona economica esclusiva (ZEE) del Vietnam, raccogliendo dati batimetrici che si allineano con rotte sottomarine chiave potenzialmente utili per le operazioni sottomarine. Questa incursione ha portato a un teso stallo con il Vietnam, suscitando critiche internazionali per le azioni della Cina e sollevando preoccupazioni sul potenziale duplice uso dei dati raccolti. Allo stesso modo, nel 2018, il coinvolgimento della Cina nei progetti di cavi sottomarini che collegano Papua Nuova Guinea e le Isole Salomone tramite Huawei Marine, ha sollevato notevoli preoccupazioni per la sicurezza. Temendo rischi per la sicurezza dei cavi di comunicazione sottomarini e potenziale attività di spionaggio, l'Australia è intervenuta finanziando e intraprendendo essa stessa quei progetti, evidenziando apprensioni sulla concessione alle entità cinesi dell'accesso a dati critici sui fondali marini nella regione.
La strategia di mappatura dei fondali marini della Cina ha implicazioni militari significative, in particolare nel Mar Cinese Meridionale. In questa regione, dove la Cina ha costruito isole artificiali come Fiery Cross Reef, Subi Reef e Mischief Reef, i dati ad alta risoluzione dei fondali marini consentono un dispiegamento preciso di sistemi missilistici, pattugliamenti navali e droni sottomarini. La mappatura dettagliata dei fondali marini supporta la costruzione e la fortificazione di queste isole, consentendo l'installazione di missili terra-aria, missili da crociera antinave e il funzionamento di piste di atterraggio militari. Inoltre l'impiego da parte della Cina di veicoli sottomarini senza pilota come gli alianti Sea Wing (Haiyi) migliora la sua capacità di raccogliere dati oceanografici cruciali per la navigazione sottomarina e la guerra antisommergibile. Queste attività hanno sollevato preoccupazioni tra i Paesi confinanti e la comunità internazionale sul potenziale di duplice uso delle iniziative marittime della Cina e sul loro impatto sulla sicurezza regionale.
Controllando la mappatura dei fondali marini, la Cina influenza le reti dei cavi sottomarini, i quali trasportano il 95% del traffico Internet globale e $10.000 miliardi in transazioni finanziarie giornaliere. Il coinvolgimento della Cina in progetti come il South Pacific Cable Project attraverso l'azienda statale China Mobile ha portato a preoccupazioni sulle capacità di intercettazione dei dati. La sua presenza nella mappatura dei fondali marini dell'Artico, facilitata da navi rompighiaccio come la Xuelong 2, sottolinea le ambizioni di proteggere rotte e risorse marittime alternative sotto le mentite spoglie della ricerca scientifica.
L'approccio della Cina ai dati sulla mappatura sottomarina ha sollevato preoccupazioni riguardo la trasparenza e l'accesso condiviso nella comunità globale. Mentre iniziative internazionali come il Seabed 2030 Project incoraggiano la condivisione aperta dei dati sui fondali oceanici per promuovere la ricerca scientifica e la comprensione ambientale, la Cina è stata criticata per non condividere completamente i dati estesi sui fondali marini che raccoglie. Ad esempio, molti dei dati raccolti dalle imbarcazioni cinesi in acque internazionali non sono disponibili nei database globali come quelli gestiti dall'International Hydrographic Organization (IHO) o dalla General Bathymetric Chart of the Oceans (GEBCO). Questa condivisione selettiva limita la capacità di altre nazioni di sfruttare informazioni preziose e contrasta con le norme globali che promuovono la cooperazione e la trasparenza nella ricerca oceanografica.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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