martedì 31 dicembre 2024

Come la Germania ha distrutto la sua economia e come la può risollevare

Più che un modello da seguire la Germania è diventata un modello da non seguire. Potremmo definirlo il prototipo di agenda impostato per il resto d'Europa. Inutile dire che l'UE e l'euro, senza i suoi propellenti Germania e Francia è spacciata, e non è un caso che io abbia intitolato uno dei capitoli del mio ultimo libro, Il Grande Default, “L'euro e l'UE saranno l'epicentro del Grande Default”. Ieri abbiamo studiato le condizioni reali della Francia, oggi vedremo quelle della Germania, facendo, in questo cappello, una breve anamnesi del suo tessuto industriale e saggiare la gravità della situazione. Sebbene la Germania rappresenti solo l'1,5% delle emissioni mondiali, ha deciso di fare a pezzi la propria posizione di leadership industriale; la sua crescita, infatti, è la più bassa rispetto a tutti gli altri Paesi OCSE. BASF, un tempo la più grande azienda chimica al mondo, sta tagliando migliaia di posti di lavoro e reindirizzando diversi miliardi di euro di investimenti in Cina. Il più grande produttore di acciaio tedesco, ThyssenKrupp, ha annunciato piani per tagliare 11.000 posti di lavoro. C'è stato un aumento significativo nel numero di aziende che hanno presentato istanza di insolvenza: il tasso attuale è superiore del 66% rispetto alla media del mese di ottobre negli anni dal 2016 al 2019. Secondo uno studio condotto da Ernest Young, sempre meno aziende straniere vogliono investire in Germania: esso ha identificato la politica energetica della Germania come un importante deterrente per gli investitori. La combinazione di un ambiente recessivo, alti prezzi dell'energia e incertezze sull'approvvigionamento energetico sono tutti evidenziati come fattori chiave, insieme agli alti costi del lavoro e alle complessità burocratiche, elementi questi ultimi che scoraggiano ulteriormente gli investitori stranieri. Le stime dei costi totali della transizione climatica tedesca variano tra i €1.800 miliardi e €6.000 miliardi. Ma i costi indiretti sono ancora più alti. Di conseguenza l'industria automobilistica tedesca è precipitata in una grave crisi: la Volkswagen ha annunciato piani per licenziare decine di migliaia di dipendenti e chiudere diversi stabilimenti in Germania; anche i principali fornitori automobilistici come ZF, Continental e Bosch hanno annunciato decine di migliaia di licenziamenti. Anche l'edilizia abitativa in Germania è crollata drasticamente: da un lato il numero di immigrati che arrivano in Germania continua ad aumentare (e così anche i costi dello stato sociale), mentre dall'altro vengono costruite sempre meno nuove abitazioni. Ci sono 20.000 regolamenti edilizi e innumerevoli regole che hanno reso l'edilizia più “rispettosa nei confronti del clima” e, al tempo stesso, troppo costosa. La politica energetica della Germania è la più stupida del mondo. Almeno la Germania è campione mondiale nella protezione del clima? No, detiene un rispettabile terzo posto nell'Environmental Performance Index, ma nella categoria della protezione del clima, guarda caso, arriva solo al settimo posto. Per l'ennesima volta il modello di un'economia pianificata ha fallito: in un'economia di mercato sono le aziende, e in ultima analisi i consumatori, a decidere cosa viene prodotto. Al contrario, in un'economia pianificata le decisioni vengono prese da politici che credono di saperne più di milioni di imprenditori e consumatori. A questo proposito il resto del mondo può imparare qualcosa dalla Germania: una lezione su cosa non fare.

____________________________________________________________________________________


di Daniel Lacalle

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://fsimoncelli.substack.com/p/come-la-germania-ha-distrutto-la?r=12xido)

Un tempo l'economia tedesca era una potenza industriale mondiale, dimostrando una forte resilienza nei periodi di crisi e una significativa crescita produttiva nei periodi di espansione.

La Germania ha mostrato una solida attività industriale, una solida produttività e livelli di disoccupazione invidiabili, che si sono aggiunti a salari realmente elevati. Tuttavia, negli ultimi cinque anni, l'economia è stagnante e il suo PIL è inferiore del 5% rispetto alla tendenza di crescita pre-pandemia, come riportato da Bloomberg Economics. Ancora più preoccupante è il fatto che il quotidiano stima che quattro punti percentuali di suddetta perdita potrebbero essere permanenti.

La maggior parte delle analisi attribuisce la debolezza dell'economia tedesca ai costi energetici più elevati e al rallentamento cinese che colpisce le sue esportazioni. La realtà è più complessa.

La stagnazione della Germania è autoinflitta.

La Germania ha commesso il suo primo grande errore nel 2012, quando i suoi leader hanno accettato la diagnosi di sinistra della crisi del debito europeo, la quale attribuiva tutti i problemi alla cosiddetta austerità. La Germania ha abbracciato l'inflazionismo e, nel 2014, ha accettato le stesse politiche monetarie e interventiste che hanno sempre distrutto l'Europa. Il governo tedesco e la Bundesbank hanno accettato con riluttanza la massiccia espansione monetaria della BCE e i tassi nominali negativi, consentendo alla Commissione europea di abbandonare la sua supervisione dell'eccesso di indebitamento e approvando pacchetti di “stimoli” in sequenza come il piano Juncker o i disastri di Next Generation EU. Tutti fattori che hanno lasciato l'area Euro in stagnazione, con più debito e, ora, inflazione. I tedeschi hanno sofferto di un'inflazione cumulativa di oltre il 20% negli ultimi cinque anni. I politici ne danno la colpa all'Ucraina e a Putin, ma sappiamo tutti che è una scusa ridicola. La crescita dell'offerta di denaro e i costanti aumenti della spesa pubblica hanno cancellato il potere d'acquisto dell'euro e alimentato l'inflazione. “Un’impennata della crescita monetaria ha preceduto l’impennata dell’inflazione e i Paesi con una crescita monetaria più forte hanno fatto registrare un’inflazione notevolmente più elevata” (Borio et al., 2023).

I keynesiani credevano che un euro più debole avrebbe dato una spinta alle esportazioni tedesche, ma questo è un mito. I Paesi leader delle esportazioni salgono grazie all'elevato valore aggiunto, non al basso costo. In ogni caso, tutte le politiche interventiste adottate dall'Unione Europea hanno creato una moneta debole e un'economia ancora più debole.

Il secondo errore fatale è stato la linea di politica energetica. Gli alti costi energetici non sono inevitabili, derivano da una linea di politica energetica sbagliata che ha spinto i politici tedeschi a chiudere la loro flotta nucleare e a spendere più di €200 miliardi in sovvenzioni per tecnologie volatili e intermittenti, solo per riscoprire poi l'uso di carbone e lignite che rappresentano il 25% della sua produzione di energia, stando ai dati di AGEB 2024. Infatti il 77% del suo consumo energetico e il 40% della sua produzione di energia provengono da combustibili fossili. I politici tedeschi hanno anche abbracciato l'agenda dell'UE che ha vietato lo sviluppo del gas naturale nazionale, ma ha moltiplicato le importazioni di gas naturale liquefatto statunitense prodotto dal fracking. A dir poco affascinante come decisione. Inoltre gli enormi sussidi e i costi aggiunti alle bollette dei consumatori hanno fatto sì che oltre il 60% del prezzo dell'elettricità pagato dai consumatori provenisse dalle tasse, incluso il costo della CO₂, che è una tassa nascosta. I tedeschi pagano di più per l'energia e dipendono ancora dai combustibili fossili, perché il loro governo ha distrutto l'accesso al gas naturale russo a basso costo e lo ha sostituito con opzioni costose e inaffidabili. Solo i politici possono decidere di entrare in una guerra energetica e vietare le alternative.

Il terzo errore fatale è stato quello di accettare linee di politica sempre più dannose provenienti dalla Commissione e dal Parlamento UE. Un rallentamento dell'economia cinese non porta un Paese leader mondiale delle esportazioni alla stagnazione, soprattutto quando il gigante asiatico cresce al 5% all'anno. Un Paese leader mondiale delle esportazioni come la Germania era giustamente orgoglioso di una rete produttiva che consentiva alla sua industria di crescere grazie a prodotti ad alto valore aggiunto, tecnologia e una portata globale che consentiva alle aziende tedesche di vendere in tutto il mondo e di navigare in qualsiasi ambiente macroeconomico. Ciò che ha fatto sì che l'industria tedesca, un tempo potente, ristagnasse e declinasse nonostante una robusta crescita globale è stata la combinazione di burocrazia asfissiante, disincentivi all'innovazione, tasse elevate e l'adozione della disastrosa agenda 2030 che vuole mettere al bando i veicoli con motore a combustione interna. I politici hanno demolito il potenziale di vendita dell'intero complesso industriale con una politica ambientale e normativa devastante. Gli attivisti hanno utilizzato l'agenda 2030 per imporre un modello interventista e improduttivo, demolendo tutte le industrie e i settori agricoli della Germania. La legge, dal nome errato, sul ripristino della natura, che rende quasi impossibile lo svolgimento di attività nel settore primario, ha aggravato ulteriormente questo danno.

La graduale imposizione da parte dell'Unione Europea di una regolamentazione asfissiante e di disincentivi ha anche portato la Germania a perdere una parte significativa della sua leadership tecnologica. Il dominio ingegneristico e tecnologico della Germania si basava su un sistema aperto, altamente competitivo e gratificante che è stato distrutto dalla burocrazia. La Germania è un leader mondiale nelle domande di brevetto, ma è indietro rispetto agli Stati Uniti e la traduzione dei brevetti alle aziende è estremamente scarsa.

I politici tedeschi affermano che tutte le sfide di cui sopra diventeranno punti di forza in futuro. Ne dubito, perché il loro curriculum di fallimenti nelle previsioni economiche è spettacolare. Ciò di cui la Germania ha bisogno è abbandonare l'inflazionismo, l'interventismo e l'attivismo clownesco. Se la Germania adotta questi cambiamenti, la sua economia sperimenterà una crescita significativa.

La Germania non ha un problema di competitività o di capitale umano; ha un problema politico. Abbandonate l'interventismo socialista e la Germania tornerà alla sua tendenza di crescita e leadership.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.


Nessun commento:

Posta un commento