Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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Il prezzo di Bitcoin ha superato per la prima volta i $100.000 alle 21:35 EST del 4 dicembre 2024.
Sedici anni e due mesi prima, il 31 ottobre 2008, era apparso per la prima volta il white paper intitolato “Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System” e si diffuse lentamente nei thread di Reddit e in altri canali di discussione su Internet. Per quasi diciotto mesi gli sviluppatori lavorarono allo schema delineato e descritto dall'autore: Satoshi Nakamoto. Il “Pizza Day” segnò un momento cruciale nella storia di Bitcoin quando, nel maggio 2010, 10.000 BTC furono scambiati per due pizze, dandogli un prezzo a circa $0,0025 per BTC. A luglio 2010 BitcoinMarket.com, il primo exchange, iniziò a riflettere il primo tasso di cambio, il quale si aggirava intorno ai $0,06 per BTC.
La valutazione a sei centesimi rappresentò un apprezzamento significativo rispetto al precedente prezzo del “Pizza Day” e, cosa più importante, plasmò le dinamiche di domanda e offerta all'interno di comunità di nicchia incuriosite dalla novità. Queste transazioni gettarono le basi per l'evoluzione di Bitcoin da un concetto digitale sperimentale a un asset negoziabile, aprendo la strada a scambi più sofisticati e, infine, all'adozione mainstream.
Si potrebbe dire molto di più sul decennio trascorso: Mt. Gox, l'haircut a Cipro, Ethereum, Silk Road, il prezzo di Bitcoin mostrato per la prima volta su Bloomberg, i contratti futures al Chicago Mercantile Exchange, gli exchange traded fund (ETF), Microstrategy, Tesla, FTX, l'ascesa di migliaia di exchange popolati da migliaia e migliaia di altcoin, token non fungibili (NFT) e decine di altre pietre miliari lungo il percorso. Un resoconto più importante in questo particolare momento è la netta scarsità di alleati che Bitcoin ha avuto tra le élite finanziarie e aziendali, la maggior parte delle quali ha espresso valutazioni dure o sprezzanti circa la sua fattibilità e prospettive.
Warren Buffett, amministratore delegato di Berkshire Hathaway e secondo alcuni l'investitore di maggior successo di tutti i tempi, ha liquidato il Bitcoin come “veleno per topi al quadrato” (prezzo a $9.300), sostenendo che non avesse valore intrinseco e fosse solo un asset speculativo piuttosto che investimento produttivo. Il suo socio in affari, Charlie Munger, ha riecheggiato questi sentimenti, definendo Bitcoin “disgustoso e contrario agli interessi della civiltà” (prezzo a $57.000) e associandolo a comportamenti criminali. Munger avrebbe tratto beneficio dalla riflessione sul ruolo comparativo del dollaro, non solo nella criminalità globale ma anche nell'alimentare guerre, consentire intrighi geopolitici destabilizzanti e altre attività controverse.
Jamie Dimon, amministratore delegato di JPMorgan Chase, etichettò Bitcoin come una “frode” nel 2017 (prezzo a $4.100) — anche se i tecnici al suo servizio stessero lavorando a progetti strettamente correlati — da allora ha ammorbidito la sua posizione sulla tecnologia blockchain rimanendo, però, scettico sul potenziale di Bitcoin come valuta. E l'economista premio Nobel, Paul Krugman, ha paragonato Bitcoin a uno schema Ponzi (prezzo a $97.000), criticandone l'inefficienza, gli elevati costi di transazione e l'impraticabilità come mezzo di scambio. Il curriculum di Krugman per quanto riguarda la valutazione della tecnologia non è di particolare merito.
L'economista Nouriel Roubini, spesso definito “Dr. Doom” per le sue previsioni di crisi economiche, ha spesso definito Bitcoin la “madre di tutte le bolle” (prezzo a $6.000) sottolineandone la volatilità, i problemi di scalabilità e l'associazione con attività illecite. La senatrice Elizabeth Warren ha concentrato le sue critiche sull'impatto ambientale di Bitcoin (prezzo a $47.000), citando il suo processo di mining ad alta intensità energetica, evidenziando anche le sfide normative e i rischi per i consumatori (le affermazioni sul clima sono facilmente confutabili e l'opposizione della Warren all'audit della Federal Reserve non sorprende).
Bill Gates, co-fondatore di Microsoft, ha sollevato preoccupazioni sulla natura speculativa di Bitcoin, affermando che “lo venderebbe allo scoperto se potesse” (prezzo a $9.000). Tali opinioni, stranamente, non hanno impedito alla sua azienda da $3.000 miliardi di accettare pagamenti in Bitcoin. Anche l'ex-capo economista dell'FMI, Raghuram Rajan, ha messo in guardia sulle tendenze speculative di Bitcoin (prezzo a $60.000) e ha messo in dubbio la sua praticità come riserva di valore o metodo di pagamento. L'India ha tentato di vietare le criptovalute, senza successo però. E le circostanze potrebbero cambiare, ovviamente, ma El Salvador sembra cavarsela bene.
I critici tendono a esprimere temi comuni: la natura speculativa di Bitcoin, le inefficienze e i rischi sociali, sebbene le loro aree d'interesse specifiche varino. Insieme le loro critiche riflettono uno scetticismo tra molti leader finanziari ed economici riguardo la capacità di Bitcoin di mantenere la sua promessa come valuta rivoluzionaria o riserva di valore. La conclusione chiave di questi detrattori di alto profilo è questa: quando una figura rispettata riconosce la possibilità di un'innovazione controversa all'interno o adiacente al suo campo di competenza, spesso ha ragione. E quando quegli stessi individui affermano che una nuova innovazione nella loro sfera professionale è impossibile, impraticabile o fondamentalmente imperfetta, hanno quasi sempre torto. In questo caso, a essere onesti, non possiamo dichiarare che questi critici abbiano torto in senso assoluto, solo che hanno sbagliato nel corso di sedici anni, mentre Bitcoin è passato da un tasso di cambio di $0,06 a oltre $100.000.
Bitcoin è stato dichiarato morto (o ne è stata prevista la fine imminente) quasi 500 volte, la prima delle quali a un tasso di cambio di $0,23 centesimi. Ma sebbene il significato del sistema decimale sia radicato nella storia evolutiva dell'anatomia umana (dieci dita delle mani e dieci dita dei piedi), il raggiungimento da parte di Bitcoin del benchmark a sei cifre offre un momento opportuno per valutarne i progressi, l'impatto e il significato fino a oggi.
1. Il potere della decentralizzazione
Il successo di Bitcoin sottolinea la capacità dei sistemi decentralizzati di prosperare senza una pianificazione centrale. A differenza delle valute fiat o degli strumenti finanziari regolati centralmente, Bitcoin opera interamente secondo i principi del libero mercato: è governato da codice informatico, consenso e partecipazione volontaria. La sua ascesa a $100.000 dimostra come l'innovazione decentralizzata e senza autorizzazioni possa sfidare, migliorare e superare i sistemi legacy, compresi quelli nel regno monetario.
2. Un rifiuto dell’interventismo monetario
La pietra miliare di Bitcoin evidenzia il crescente malcontento nei confronti delle valute fiat soggette a pressioni inflazionistiche causate dalle politiche monetarie delle banche centrali. Il suo limite di offerta fisso (21 milioni) contrasta nettamente con l'espansione incontrollata dell'offerta di denaro osservata nelle economie tradizionali, rendendolo un esempio concreto della richiesta di “denaro denazionalizzato” di Friedrich Hayek. Questa pietra miliare potrebbe essere interpretata come un referendum contro le politiche inflazionistiche e una richiesta di solidi principi monetari.
3. Una richiesta di controllo finanziario sovrano
Bitcoin attrae gli individui che cercano autonomia finanziaria. La sua ascesa dimostra la preferenza del mercato per strumenti finanziari che consentono agli utenti di aggirare gli intermediari, proteggere la propria ricchezza dal sequestro o dalla svalutazione da parte dello stato e facilitare le transazioni a livello globale. Ciò è in linea con gli ideali libertari di sovranità e libertà individuali, dimostrando che le persone apprezzano (e sono disposte a pagare un extra per) queste caratteristiche in un'economia globale sempre più dominata dalla sorveglianza e dal controllo.
4. Prova della superiorità dell’allocazione del capitale nel libero mercato
La crescita del valore di Bitcoin riflette la capacità del libero mercato di allocare le risorse in modo efficiente, anche in contesti speculativi. Il capitale è confluito in Bitcoin e nel suo ecosistema in base alle convinzioni degli attori di mercato sulla sua utilità, sulle prospettive future e sul ruolo di copertura contro i sistemi tradizionali. Questa è la prova della capacità del mercato di identificare e coltivare tecnologie trasformative senza la necessità di sussidi o mandati governativi.
5. Inclusione attraverso la disintermediazione
Bitcoin ha abbassato le barriere alla partecipazione finanziaria, soprattutto per coloro che sono esclusi dai sistemi tradizionali. La sua natura senza autorizzazioni consente la partecipazione globale, dando alle persone nelle regioni sottobancarizzate accesso a strumenti per risparmiare, effettuare transazioni e creare ricchezza. Il superamento dei $100.000 da parte di Bitcoin simboleggia un trionfo per l'inclusione economica, dimostrando come i mercati liberi possono fornire strumenti che danno potere agli emarginati economicamente.
6. Rivendicazione dei sistemi trustless
La natura trustless di Bitcoin, abilitata dalla crittografia e dalla tecnologia blockchain, ha ottenuto l'accettazione globale attraverso i processi iterativi dei mercati senza vincoli. Individui in tutto il mondo hanno testato, sfidato e alla fine hanno iniziato a fidarsi di Bitcoin per la sua affidabilità, trasparenza e prevedibilità, non per l'applicazione delle leggi governative. La sua valutazione a $100.000 giustifica l'idea che la fiducia può essere costruita attraverso meccanismi di mercato e tecnologia, non coercizione o controllo centralizzato.
Bitcoin è una delle innovazioni più trasformative nell'economia monetaria degli ultimi cento anni, ma il raggiungimento dei $100.000, per quanto degno di nota, non garantisce un percorso chiaro per Bitcoin o per il settore delle criptovalute in generale. In quanto asset il cui valore è intrinsecamente derivato da valutazioni soggettive in un'intersezione unica tra finanza e tecnologia, Bitcoin rimane vulnerabile a rivalutazioni improvvise e significative, sia a causa di media concorrenti che di sviluppi macroeconomici. È vero, ha resistito a sedici anni di controlli e attacchi da parte di stati, intellettuali, scettici alla moda e concorrenti, aumentando di uno straordinario 3.999.900% da una valutazione iniziale di $0,0025 il 22 maggio 2010 a $100.005 il 4 dicembre 2024, 5.310 giorni dopo. Tuttavia, come per tutti i progressi che cambiano il paradigma, il mercato rimane comunque dinamico. Nonostante i quindici anni di rafforzamento antifragile di Bitcoin, l'inespugnabilità totale non esiste.
Semmai un giorno Bitcoin verrà soppiantato da un altro asset digitale che offrirà miglioramenti indiscutibili, il suo ruolo nel seminare e far germogliare la classe di asset delle criptovalute, e nel guidare migliaia di miliardi di dollari di investimenti in asset e imprese simili e correlate, rimarrà pur sempre significativo, se non di più. Per ora, al traguardo dei $100.000, i sostenitori e i fautori di Bitcoin possono considerare la loro pazienza e intuizioni come giustificate. La stabilità è un'illusione, ma la volatilità è la verità.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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