Bibliografia

venerdì 15 novembre 2024

Anamnesi della vittoria di Trump: cosa e chi ha dato vita alla cosiddetta “onda rossa”

 

 

di Francesco Simoncelli

Ci sono schemi per ogni cosa. Ciò che si osserva di questi tempi è la sovrapposizione tra gli schemi dei mercati, in particolare il cosiddetto Trend primario, e gli schemi delle politiche pubbliche.Queste ultime oggi sono sempre più del genere “win-lose” (somma zero), rafforzando il Trend primario e aprendo la strada una discesa ripida. Vilfredo Pareto ci ricorda che ci sono sempre delle persone che formano l'élite di un Paese. Per lo più sono benigne e disponibili: tracciano strade, si assicurano che gli impianti idraulici funzionino, risolvono controversie e stabiliscono standard civili. Ma col tempo i loro cuori piccoli e vili si oscurano: invece di agire come giudici imparziali, assicurandosi che le regole siano rispettate, ne inventano di nuove a loro piacimento. Sanzioni, dazi, regolamenti, leggi, limiti alla libertà di parola, deficit, bombardamenti, uccisioni, sussidi e tangenti: sono tutti parti del programma.

Il potere, come si suol dire, corrompe.

La Repubblica Popolare Cinese è piuttosto nuova: è stata fondata solo nel 1949. Allora l'economia americana era 600 volte più grande di quella cinese. L'America ha continuato a crescere, ma dopo il 1978 la Cina ha intrapreso la strada del capitalismo e ora il 18% del PIL mondiale è suo. In termini di parità del potere d'acquisto, la sua economia è già più grande di quella statunitense.


UNA SCALATA OSTILE MASCHERATA DA INCOMPETENZA

Una delle date chiave per capire come siamo arrivati ​​dove siamo è il 1992. Quello fu l'anno in cui Francis Fukuyama scrisse il suo famoso saggio e si chiese se fosse arrivata la “fine della storia”. L'Occidente era trionfante e non c'era bisogno di ulteriore “storia”. Nessun altro esperimento, non c'era più bisogno di imparare, di evolversi, o di mettere in discussione. Guerre? Rivoluzioni? Nuovi sistemi di governo o economie? Tutto questo era il passato, avevamo trovato la formula vincente. Guardandosi allo specchio, allora, sembrava ovvio cosa sarebbe successo dopo: tutti volevano essere come noi. Erano diventati tutti “occidentali”. La Cina stava già imparando velocemente: seguendo il modello stabilito dal Giappone, stava costruendo un'economia guidata dalle esportazioni vendendo prodotti a basso costo, acquisendo competenze e capitale, e costruendo i suoi settori manifatturieri. Tutte quelle esportazioni contribuirono a mantenere bassi i prezzi al consumo negli Stati Uniti e diedero alla Cina i soldi per acquistare obbligazioni statunitensi. E perché non avrebbero dovuto? Tutti sapevano che erano l'asset più grande, più liquido e più sicuro del mondo.

La Russia, a quel tempo, era appena tornata Russia. L'Unione Sovietica, con la sua pianificazione centralizzata e i soffocanti controlli economici, non riusciva a competere. I suoi addetti ai lavori guardavano oltre confine alla Germania Ovest e volevano ciò che vedevano: si resero conto che possedere i mezzi di produzione, come capitalisti, sarebbe stato meglio che continuare a controllarli come burocrati. Smisero di essere burocrati nel sistema sovietico e divennero oligarchi nel nuovo sistema “occidentale”. Vladimir Putin pensò persino che la Russia avrebbe potuto unirsi alla NATO. Il problema per gli oligarchi era che l'Unione Sovietica produceva pochissimi beni/servizi che gli occidentali avrebbero acquistato. Tutto ciò che avevano veramente erano materie prime ed energia, ma con la carota del profitto davanti a loro, piuttosto che il bastone comunista sulle loro spalle, gli oligarchi si gettarono a capofitto nelle miniere e i pozzi e presto iniziarono a far scendere i prezzi delle risorse energetiche.

Con la minaccia sovietica fuori dai piedi, gli Stati Uniti avrebbero potuto godere di un “dividendo grazie alla pace”, avrebbero potuto tagliare la spesa militare di centinaia di miliardi e, con gli oligarchi che inondavano il mondo di materie prime a basso costo e i cinesi che sfornavano prodotti finiti a basso costo, “l'Occidente” se la passava bene. I suoi costi al consumo stavano scendendo mentre i prezzi dei suoi asset stavano salendo. Il Trend primario era in ascesa per gli asset finanziari e i policymaker in Cina, Russia e Stati Uniti contribuirono a mantenere il boom, ma gettarono anche le basi per il successivo Trend primario: gli Stati Uniti avrebbero potuto usare questo periodo di “vacche grasse” per aumentare i propri risparmi, aggiornare le proprie istituzioni e migliorare la propria infrastruttura, invece, dopo il 1999, hanno commesso alcuni degli errori di politica più disastrosi nella loro storia.

La spesa militare è aumentata; non c'è stato alcun “dividendo grazie alla pace”. Invece ci sono state richieste di capitale per pagare un'invasione dell'Iraq e una farsesca guerra al terrorismo. Poi, nel 2009, i burocrati hanno salvato Wall Street e hanno portato i tassi d'interesse sotto lo zero (aggiustati all'inflazione) e li hanno lasciati lì per più di 10 anni. Come se non bastasse, sono state istituite barriere commerciali per rallentare le importazioni cinesi; sono state imposte sanzioni sconsiderate, indebolendo il sistema di pagamenti internazionali basato sul dollaro; migliaia di miliardi di dollari sono stati sperperati per finanziare guerre all'estero e assegni dello stato sociale in patria.

Nel 1992 gli Stati Uniti ebbero un'opportunità straordinaria: erano già in cima al mondo e, grazie alle nuove linee di politica in Cina e Russia, avrebbero potuto rafforzare la loro posizione, liberarsi dai debiti, liberarsi dai grovigli burocratici... in pace e più prosperi che mai. Invece si sono lanciati in una serie di guerre e spese in deficit aggiungendo $30.000 miliardi al loro debito e ora la sua politica interna è uno zimbello, la sua politica estera è una vergogna, e lotta contro un nuovo e spietato Trend primario.


ESASPERARE IL NUOVO TREND PRIMARIO

I tassi d'interesse ultra bassi hanno esasperato i massimi, ora, come se fossero guidati da una “mano invisibile”, esaspereranno i minimi. Le amministrazioni americane precedenti a quella Trump, ad esempio, hanno speso troppi soldi a livello statale, hanno tenuto in piedi troppe guerre, hanno limitato il commercio, hanno premiato gli “ammanicati”, hanno punito i loro oppositori e hanno promulgato regolamenti che limitavano la produzione, aumentando così i prezzi reali al consumo e aumentando la povertà.

Potere e sfere di influenza mutevoli tendono a far degenerare un impero che ha raggiunto la sua grandezza massima. Non è una semplice supposizione, è la realtà. È vandalismo, è l'apertura dei cancelli ai “barbari”. E finora le amministrazioni democratiche, in particolare, hanno fatto esattamente questo: il loro vero obiettivo è stato quello di abbassare di livello gli Stati Uniti e peggiorare le cose per la maggior parte degli americani. Questo punto di vista è il migliore per comprendere l'ennesimo invio di aiuti esteri approvati dalla Casa Bianca di Biden.

E che dire delle generazioni che ci hanno preceduto e che ora dormono sottoterra? Erano chiari al riguardo: per gli Stati Uniti era opportuno evitare “coinvolgimenti esteri”; ora invece sono dappertutto. E per 180 anni hanno fatto del loro meglio per controllare i deficit. Perfino ai tempi dell'amministrazione Reagan il debito totale accumulato dagli Stati Uniti era inferiore a $1.000 miliardi. Erano stupidi anche loro per aver cercato di vivere secondo le proprie possibilità?


L'ELEZIONE DI TRUMP

La vittoria di Trump in queste elezioni epocali ha indirizzato in definitiva il Paese verso quel cambiamento di paradigma di cui ho scritto nel dettaglio nel Capitolo 6 del mio ultimo libro, Il Grande Default. Questo cambiamento di percorso è iniziato nel 2017 e, per quanto sia stato rallentato negli ultimi 4 anni, adesso è pienamente operativo: spostare l'epicentro del Grande Default e piazzarlo lì dove merita di essere, ovvero in Europa. L'emancipazione monetaria di cui parlo in quel capitolo è una strategia di sopravvivenza che gli USA possono permettersi, Bruxelles no. Ecco perché da questo lato dell'oceano si sperava in una vittoria della Harris. Ecco perché la cricca di Davos ha riscoperto un vecchio adagio: le bugie sono costose da mantenere a lungo andare, la verità si vende da sola. La pubblicazione del sopraccitato libro, infatti, ha l'intenzione di fornire un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato “fuori controllo” negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto con i membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

La cosiddetta “onda rossa” che vedete nell'immagine qui sotto non equivale a una “rivolta popolare” contro il malgoverno democratico, rappresenta invece una presa di posizione del sistema bancario commerciale statunitense contro la “soluzione” proposta dalla cricca di Davos al problema del debito pubblico: scalata ostile del dollaro e riduzione degli USA a mera succursale dell'Europa e, soprattutto, della City di Londra. Chi riceve le chiamate qui non è Trump, ma personaggi del calibro di Jamie Dimon. Senza la benedizione di Wall Street la FED non avrebbe mai potuto rialzare i tassi d'interesse. Se non si ha chiaro il vero obiettivo dell'Agenda 2030 del WEF, ovvero il sistema bancario commerciale statunitense, allora non si è in grado di unire coerentemente i puntini. Una volta compreso questo punto, va da sé che diventa chiaro come deve essere un meccanismo di difesa: chiudere i rubinetti dell'eurodollaro e indicizzare i debiti interni a un indice nazionale (SOFR) piuttosto che internazionale (LIBOR).

Come avevo avuto modo di dire in precedenza, la FED avrebbe agevolato il compito di Trump una volta eletto tagliando i tassi (senza mai tornare, però, allo zero percento). Non l'avrebbe fatto con la Harris, invece, dato che una sua amministrazione avrebbe portato “serpi in seno” così come le hanno portate le amministrazioni Biden e Obama. Fino a quando ci sarà Powell alla FED, quest'ultima rimarrà indipendente e apporrà quanta più pressione politica possibile affinché vengano risanati le deformità fiscali alimentate dalle amministrazioni precedenti. In questi ultimi anni la FED ha resistito a diversi assalti alla sua indipendenza tramite il proxy del budget fiscale: giganteschi deficit, curva dei rendimenti “impazzita”, senatori come Elizabeth Warren che avrebbero voluto rifonderla con il Ministero del Tesoro, ecc. Tutte le linee di politica adottate dalla FED negli ultimi 4 anni in particolar modo sono state tutte indirizzate per arrivare al momento di oggi, “all'onda rossa”. Con una maggioranza sia alla Camera che al Senato, la FED potrà tagliare i tassi e permettere al sistema bancario commerciale americano di affrontare la tormenta finanziaria. Questo è solo l'inizio di un cammino lungo, non avverrà in 4 anni, le deformazioni economiche del passato sono state talmente profonde che richiederanno anni per essere risanate.

La reazione dei mercati post-elezioni era prevedibile: euro in calo, sterlina in calo, mercato obbligazionario europeo in calo... mercato azionario statunitense in ascesa. Liquidità drenata dal mercato dell'eurodollaro e che vola nei mercati finanziari statunitensi. Niente di più, niente di meno di quanto scrivo nel mio libro per spiegare con dovizia di dettagli il momento a cui siamo arrivati partendo dal suo incipit. Alla luce di tutto ciò, ecco perché Dimon è uno di coloro che guida il processo decisionale dietro Trump. “L'onda rossa” equivale a dire a chi lavora per la fazione avversa, o cricca di Daovs, e che ha remato contro gli USA: “Ora voi lavorate per me”. Sto parlando di gente come Mitt Romney, Mitch McConnell, Susan Collins, Lisa Murkowski, Elizabeth Warren, ecc.

Come ho sempre detto, vedetela come una cupola mafiosa al cui interno le famiglie a volte stringono accordi e a volte si accoltellano alle spalle. Il messaggio di Dimon è chiaro: “Se non volete perdere quel poco che vi resta ancora, farete come diciamo e approverete le leggi che vi diremo di approvare. Potrete tenervi le vostre ricchezze, potrete ricevere contratti di ricostruzione in Ucraina o altrove, verrete pagati. Però voterete a favore di qualsiasi cosa vi diremo di votare quando l'amministrazione Trump proporrà leggi in materia fiscale, commerciale, tagli agli sprechi, ecc. Adesso lavorate per noi. Siete asset americani adesso. Non volete? Bene, ci sarà qualcuno che vi rimpiazzerà... ma voi verrete distrutti così come le vostre famiglie”. È così che funziona questo gioco. Questa gente, quindi, verrà richiamata “all'ordine” fino a quando la cricca di Davos si ritroverà che nessuno dagli USA risponderà più alle sue chiamate. Sono queste le vere conseguenze dell'elezione di Trump.

Da questo punto di vista la carta vincente è stata senza dubbio la scelta di Musk di comprare Twitter. Per quanto si sia rivelato, nel breve termine, una scelta economicamente negativa (visto che ci sta perdendo soldi), si sta invece rivelando una scelta economicamente vantaggiosa per il lungo periodo. Twitter, ormai X, ha rappresentato una breccia nelle vie di comunicazioni della cricca di Davos, la quale ha visto aumentare il costo delle menzogne. In particolar modo dopo la questione Twitter files. Vogliamo poi parlare di come Starlink abbia funzionato come un mezzo attraverso il quale le persone nelle zone di guerra hanno potuto inviare video e quindi scavalcare quelle notizie fuorvianti date dai media generalisti?

Questo è un tipo di mentalità che è stata venduta egregiamente da Trump e amplificata da Musk. Inutile dire che il mio intero libro è permeato dalla necessità di spiegare questa filosofia, perché sarà cruciale nel futuro prossimo, soprattutto per gli USA. I “troppo grandi per fallire”, la cricca di Davos e le sue sfere d'influenza, adesso sono “troppo grandi da tenere in piedi”.

Infatti, sulla scia della vittoria di Trump, quegli “strumenti” che la cricca di Davos ha usato per modificare usi/costumi della società e seminare il controllo capillare di cui aveva bisogno per sedimentare la propria influenza, si sono spuntati. La cultura woke sta esalando i suoi ultimi respiri, così come tutto quel perbenismo e politically correct che ha permeato negli ultimi anni il mondo LGBT, per non parlare dell'abominio rappresentato dalla sessualizzazione precoce dei bambini. Lo stesso destino attende i criteri ESG, già in dismissione da parte di Wall Street da un po' di tempo. Altrettanto “curioso”, poi, è l'implosione del governo tedesco e dell'azienda ucraina Ukrenergo legata a doppio filo all'UE tramite la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. Perché è importante? Perché può rappresentare una potenziale LTCM dei giorni nostri. Se lo scorso luglio c'era ancora tempo per concedere una moratoria all'Ucraina per il rimborso dei suoi prestiti, adesso l'orologio sta ticchettando più forte. Come ho detto anche in precedenza, non mi sorprenderebbe vedere istituti finanziari che come asset hanno titoli ucraini (sia sovrani che non). L'eurodollaro è prosciugato e gli USA si apprestano a mettere ordine anche dal lato fiscale dell'equazione, quindi i pasti gratis per Bruxelles sono destinati a diminuire drasticamente.


CONCLUSIONE

Come Buffett, è opportuno essere pronti per un periodo di caos finanziario. Il Trend primario è sceso; potrebbe durare per molti anni. Con il calo dei prezzi degli asset è inevitabile che si verifichino delle crisi. Non è necessario fare alcuna previsione, basta solo vedere che le azioni sono costose. L'indice S&P ha un rapporto CAPE di 35+, il doppio del prezzo medio delle azioni, storicamente nel 97° percentile. Ciò suggerisce che i prezzi delle azioni potrebbero scendere della metà, solo per tornare a un intervallo “normale”.

Il rapporto Dow/oro ci dice che le azioni hanno ancora molta strada da fare per scendere. Il rapporto è solitamente intorno a 10; ora è 16,5. Le azioni dovranno perdere circa il 40% del loro valore per tornare alla media. Ma i mercati non si spostano semplicemente alla “media” e ci rimangono. Passano da prezzi troppo alti a prezzi troppo bassi... e viceversa. In questo momento le azioni sono destinate a una fase di ribasso di portata sconosciuta, ma poiché le banche centrali hanno spinto l'ultimo Trend primario all'estremo, e poiché ora sembra che stiano spingendo all'estremo opposto, il prossimo periodo di caos dovrebbe essere decisamente pronunciato.

Il modello Dow/oro ci dice di restare in “modalità sicurezza” finché il rapporto non scende a 5 o meno (quando si può acquistare l'intera lista di 30 azioni Dow Jones per l'equivalente di 5 once d'oro). A quel punto sarà il momento di seguire il consiglio di Buffett e “giocare all'attacco mentre gli altri si dannano per sopravvivere”. Ma per questi aspetti c'è sempre il servizio di consulenza del blog a cui potete rivolgervi.


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1 commento:

  1. Apprendiamo dall'ultimo comunicato stampa della Commissione europea che si stanno intraprendendo azioni per aumentare la spesa per lo stato militare. Facciamo un breve passo indietro. Finanziare uno stato sociale in continua crescita per creare un'economia artificiosa che rispecchia non le volontà del mercato, ma quelle dei pianificatori centrali, richiede l'espansione cavalcante dell'assistenzialismo. La povertà è un sottoprodotto inevitabile. Scriveva Rothbard: "Maggiore è l'entità dei sussidi statali, tanto più al mercato verrà impedito di funzionare e tanto più inefficiente sarà nel soddisfare i desideri dei consumatori. Maggiori sono i sussidi statali, tanto più basso sarà lo standard di vita di tutti". Se a ciò ci aggiungiamo anche una spesa militare da aumentare vertiginosamente, dato che l'UE è praticamente disarmata in quanto NATO = USA, per sostenere una guerra logorante (economicamente e socialmente), allora stiamo parlando di un disastro annunciato.

    Per chi? Non per i leader attuali dato che è conclamato che il loro obiettivo è saccheggiare il saccheggiabile attraverso il paravento delle elemosine. Come ci ricorda Chodorov nel Capitolo 6 del suo libro, La radice di tutti i mali economici, spennare il povero è più proficuo rispetto ai ricchi.

    Se alla non discrezionalità dei pagamenti dello stato sociale, cruciali per il tacito consenso all'architettura dello stato nazionale e del super stato UE, ci aggiungiamo anche quella dello stato militare, allora la ricetta per il disastro è servita. Sarà un'esplosione al rallentatore, ma è il risultato delle linee di (geo)politica di USA, BRICS e UE stessa. Ecco perché, tra gli altri motivi che spiego nel Capitolo 15 del mio ultimo libro, Il Grande Default, l'UE sarà l'epicentro del default.

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