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mercoledì 2 ottobre 2024

Smascherare l'illusione occidentale della democrazia

 

 

di Finn Andreen

In questi tempi politicamente turbolenti “l’illusione della democrazia sta svanendo in tutto il mondo”, così ha scritto di recente un esperto. In Occidente c’è una crescente sensazione che la “democrazia” non stia funzionando bene, ma non c’è ancora pieno e chiaro apprezzamento di questo fatto. Michel Maffesoli, professore onorario alla Sorbona di Parigi, afferma da diversi anni che “la fine dell’ideale democratico è ormai sotto gli occhi di tutti”. Segnali di ciò possono essere visti nelle elezioni problematiche che hanno avuto luogo in Francia e in altri Paesi occidentali.

L'“ideale” o “illusione” della democrazia deriva da idee sbagliate diffuse su questo sistema politico, nonostante i chiari dubbi dei più illustri pensatori politici del passato. Le idee sbagliate più importanti sulla democrazia: i rappresentanti eletti sono in genere leali e disinteressati, e l'elettorato è in genere informato e razionale per quanto riguarda la politica.

David Hume scrisse nei suoi celebri Saggi (1777) che la democrazia non può essere “rappresentativa”, perché tutte le società sono “governate da pochi”. Il sociologo Robert Michels, nel suo lavoro pionieristico sui partiti politici (1911), definì la “legge ferrea dell’oligarchia”, mostrando metodicamente che tutte le organizzazioni mature, senza eccezioni, diventano oligarchiche (cioè governate da minoranze).

Per i primi movimenti democratici del XIX secolo, la democrazia rappresentativa non era l'obiettivo, bensì il modello ateniese. Come ha osservato Robert Michels, è stato solo quando le impossibilità pratiche della democrazia diretta su larga scala sono diventate evidenti che il concetto di rappresentanza politica ha acquisito legittimità. Nel tempo questo concetto è diventato sinonimo di “democrazia”.

Montesquieu, in The Spirit of the Laws (1739), scriveva che la principale giustificazione del sistema rappresentativo non è solo che la persona media non ha il tempo o l'interesse per impegnarsi nella vita politica, ma che è incompetente per farlo. Tocqueville, in Democracy in America (1835), scriveva che una delle potenziali minacce alla democrazia è che le persone possono finire talmente assorbite dalla ricerca di opportunità economiche da perdere interesse per la politica.

Infatti la maggioranza non ha né l'interesse, né la motivazione per impegnarsi profondamente nella politica. Gli elettori capiscono implicitamente che il loro voto è solo una piccola goccia in un oceano di schede e che, di per sé, non farà alcuna differenza nell'esito delle elezioni. Alcuni hanno anche sostenuto che non solo gli elettori mancano di interesse e motivazione, ma mancano anche del tempo e della capacità di pensare razionalmente alla politica, come riassunto dl teorico politico James Burnham nella sua opera The Machiavellians (1943):

L'incapacità delle masse di agire scientificamente in politica si basa principalmente sui seguenti fattori: l'enorme dimensione della massa che la rende troppo poco maneggevole per l'uso di tecniche scientifiche; l'ignoranza, da parte delle masse, dei metodi di amministrazione e di governo; la necessità, per le masse, di spendere la maggior parte delle loro energie nel mero guadagnarsi da vivere, il che ne lascia poche per acquisire maggiori conoscenze sulla politica o per svolgere compiti politici pratici; la mancanza, nella maggior parte delle persone, di un grado sufficiente di quelle qualità psicologiche (ambizione, spietatezza e così via) che sono prerequisiti per una vita politica attiva.

Sebbene queste intuizioni sulla rappresentanza politica siano note da tempo, sono state soppresse per mantenere l'illusione del governo della maggioranza. “Democrazia” ha una connotazione talmente positiva nel sistema dei valori occidentali che la maggior parte delle persone accetta di non dover “governare”. Questa realtà è difficile da comprendere poiché alcune linee di politica della minoranza al potere prendono in considerazione, e persino devono, l'opinione della maggioranza... almeno in una certa misura. Se pressata, la maggior parte delle persone ammetterebbe comunque che, sebbene abbiano eletto “rappresentanti”, in realtà non hanno voce in capitolo su diverse aree (ad esempio, politica estera, monetaria e commerciale), anche se queste hanno un impatto notevole sulle loro vite.


L'instabilità intrinseca di tutti i sistemi politici

Sebbene l'illusione della democrazia stia lentamente svanendo in Occidente, non è tanto per la presa di coscienza delle verità presentate sopra, ma è perché la democrazia rappresentativa, come tutti i sistemi politici, è intrinsecamente instabile. È noto da tempo che le condizioni cambiano costantemente, tanto per parafrasare Eraclito, ma non è ampiamente compreso che i sistemi politici siano inadatti a questa realtà di base. Sebbene la democrazia possa a volte sembrare funzionare bene, gli infiniti cambiamenti economici, sociali, demografici e tecnici della società rendono tali impressioni di breve durata.

Indipendentemente dal sistema politico, l'equilibrio di potere in un dato momento tra stato e società, e tra la minoranza dominante e la maggioranza governata, è costantemente interrotto da suddette condizioni mutevoli. L'aumento inesorabile dell'interventismo statale ha un impatto negativo sulla creazione di ricchezza e sulla proprietà privata, forzando la socializzazione e portando a un aumento delle tensioni politiche. Quando lo stato diventa più burocratico, non riesce a tenere il passo con una società in cambiamento, e quindi destabilizza l'equilibrio di potere. Inoltre le tensioni politiche sorgono anche se la minoranza dominante spinge un certo programma politico che ignora o addirittura si oppone alla maggioranza.

La democrazia, in particolare, è soggetta a oscillazioni costanti a causa della sua intrinseca mancanza di equità: la parte perdente di un'elezione (più della metà nei sistemi pluralistici) non è rappresentata. Come scrisse Gustave de Molinari, la democrazia “insiste sul fatto che le decisioni della maggioranza debbano diventare legge e che la minoranza sia obbligata a sottomettersi a essa, anche se è contraria alle sue convinzioni più radicate e lede i suoi interessi più preziosi”. Fenomeni di voto come la legge di Duverger e il paradosso di Arrow tendono ad ammorbidire la cruda descrizione di Molinari ma, distorcendo i risultati elettorali, difficilmente li rendono più rappresentativi o più equi.

Quando le dimensioni e il potere dello stato sono limitati (ad esempio quando l'interventismo statalista nella società è debole), il ruolo di difensore dei diritti di proprietà sarebbe considerato più importante del fatto che la maggioranza sia o meno rappresentata democraticamente. Al contrario quando il potere dello stato è esteso (ad esempio esso è fortemente interventista), sia a livello nazionale che sovranazionale, la maggioranza si aspetta tanto dalla democrazia poiché la direzione della società dipende dalle decisioni dei suoi rami esecutivo e legislativo.


Una  riduzione necessaria del potere dello stato

È possibile quindi concludere che una limitazione del potere statale è necessaria per ridurre le tensioni politiche nella società e per introdurre la tanto agognata stabilità, indipendentemente dal fatto che il sistema politico sia considerato “democratico” o meno. Ciò richiede una decentralizzazione del processo decisionale e una riduzione del ruolo dello stato, rafforzando il libero mercato e i diritti individuali. Il risultato sarebbe una società più libera, in grado di adattarsi in modo più naturale e armonioso alle condizioni mutevoli. Ciò di cui c'è bisogno è “più libertà” piuttosto che “più democrazia”.

Sfortunatamente l'illusione della democrazia ha portato le maggioranze in Occidente a confonderla con la libertà. Questo è un errore madornale perché la democrazia non è una garanzia di libertà, anche se fosse possibile il governo della maggioranza. Al contrario, quando sono state fatte concessioni alla maggioranza, come la spesa sociale attraverso la ridistribuzione fiscale, queste hanno avuto effetti deleteri sulla società e hanno ridotto la libertà economica. Come disse Tocqueville: “Amo profondamente la libertà e il rispetto dei diritti, ma non la democrazia”.

Considerati i concetti errati sulla rappresentanza politica che sono stati qui presentati, è giunto il momento di smascherare una volta per tutte l'illusione della democrazia in Occidente e sostituirla con la libertà, facendo di questa missione l'obiettivo politico più alto da raggiungere e proteggere.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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