martedì 1 ottobre 2024

La tortura delle statistiche ufficiali

 

 

di Jeffrey Tucker

Da quando ho iniziato a scrivere di statistiche economiche ufficiali sono stato inondato da una serie di lettere divertenti da parte di contabili in attività e in pensione. Sono entusiasti che io abbia affrontato l'argomento e abbia aggiunto vari spunti di riflessione. Uno di loro mi ha presentato un altro aspetto, uno a cui non avevo ancora pensato, e riguarda l'incapacità di calcolo degli stessi dipendenti: mancano dell'intuizione di base per vedere dove i loro numeri non hanno senso.

Il mio corrispondente incolpa la tecnologia: quando matematici e studenti usavano i regoli calcolatori, dovevano mantenere la calma, dedurre i numeri più grandi dalle cifre più piccole e avere la capacità di manipolare i punti decimali in modo da mantenerli coerenti. Un senso dei numeri era sempre presente per testare i risultati rispetto alla razionalità di base.

Tutto questo è finito da quando è arrivata la calcolatrice e il cervello umano non ha dovuto più fare questo lavoro, distruggendo l'abilità intuitiva che era necessaria in passato. Avendo vissuto questa transizione, so esattamente cosa intende. Un giorno le persone capivano la logica dei numeri; il giorno dopo questa abilità non era più richiesta.

Poi è arrivato il computer e non c'è stata più partita. Ora le persone si limitano a usare gli strumenti senza pensare e non hanno idea di cosa fare se si ritrovano per le mani le risposte sbagliate, soprattutto se l'operatore se ne accorge. Il mio corrispondente presume che la maggior parte dei raccoglitori di dati nell'apparato statale ora svolga lavori di routine, proprio come coloro che segnalano i dati.

Tutti operano all'interno di un sistema ed esso stesso potrebbe essere considerato rotto, ma nessuno ha l'incentivo di ripararlo. Continua ad andare avanti così com'è perché nessuno in particolare è ritenuto responsabile. Ecco perché le cifre del prodotto interno lordo (PIL) non sono fissate per azzerare la spesa pubblica, anche se ci siamo resi conto molto tempo fa che la spesa pubblica non apporta alcun contributo netto alla produzione. Ed è lo stesso con molte caratteristiche dell'indice di inflazione dei prezzi e dei dati sull'occupazione. Tutti sanno della sottostima e della sovrastima, ma nessuno è incaricato di risolvere il problema quindi non viene mai risolto.

Non è certo un problema nuovo. Questa questione ha tormentato la raccolta dati ufficiali per molto tempo.

Una breve storia su un economista pioniere: si chiamava G. Warren Nutter delle Università di Chicago e Virginia. Aveva la sensazione che i dati economici dell'Unione Sovietica fossero sospetti, così fece un'analisi approfondita. All'epoca, negli anni '50 e '60, la maggior parte degli economisti prevedeva che il PIL sovietico avrebbe presto superato quello degli Stati Uniti. Trassero questa conclusione sulla base di dati e regole di crescita esistenti, usando un righello per vedere dove sarebbero andate le cose in cinque o dieci anni.

Nutter aveva seri dubbi e offrì cifre riviste, concludendo che ci fu una crescita reale e sbalorditiva dal 1925 alla seconda guerra mondiale, dove risorse umane e naturali vennero impiegate in massa, poi iniziarono i problemi. L'economia non si riprese mai e l'inganno sui dati iniziò a sostituire la verità e l'onestà. Il sistema iniziò a generare numeri falsi. Concluse che gli Stati Uniti erano molto più avanti nella crescita economica e che i sovietici stavano andando nella direzione sbagliata.

Stiamo parlando del 1962. La maggior parte degli economisti respinse il suo pensiero, ma si dimostrò corretto dopo la fine della Guerra Fredda. Invece di poderosi crolli industriali, ciò che vedevamo era un'illusione decrepita dove tutto era rotto e arrugginito, un posto dove niente funzionava, una terra di privazioni, mercati neri, bugie e rovina economica generale. La realtà era persino peggiore di qualsiasi cosa Nutter avrebbe potuto immaginare.

Tenete presente che era un outsider. Le previsioni secondo cui l'Unione Sovietica avrebbe superato gli Stati Uniti erano presenti in ogni libro di testo mainstream (lo ricordo da quello che ho usato per la prima volta) e questo pensiero è rimasto dominante fino al 1988 o giù di lì. Per questo motivo l'economia mainstream ha sminuito il lavoro di Nutter, senza mai prenderlo sul serio e liquidandolo come opera di un eccentrico.

Dimostrò di avere ragione su ogni punto, ma ovviamente non gli viene ancora dato alcun merito.

Ci ho pensato spesso, perché mi sono chiesto fino a che punto gli Stati Uniti oggi potrebbero essere soggetti ad alcune forze simili. In fin dei conti è il lavoro delle burocrazie: generare la risposta che i politici vogliono. E più il sistema è complesso, meno controlli ci sono, cosa che genera risultati di cui nessuno in particolare è responsabile.

Se è potuto accadere lì, perché non qui? Così ho tirato fuori il vecchio libro di Nutter e l'ho riletto. Non sono rimasto deluso. Ecco un passaggio da condividere:

Si possono trovare difetti nelle statistiche economiche di ogni Paese. Esse rappresentano un piccolo campione del volume illimitato di dati che potrebbero essere registrati. Sono state raccolte con obiettivi specifici in mente e saranno quindi di una certa utilità a seconda degli scopi per cui sono destinate. Contengono errori introdotti in diverse fasi di osservazione e assemblaggio. Dipenderanno dallo stato di alfabetizzazione statistica tra i raccoglitori e i fornitori di dati, dallo sforzo profuso nella tenuta dei registri e dal grado di competizione nella raccolta e nell'analisi dei dati. Sono, infine, soggette a manipolazione e distorsione da parte delle parti interessate, controllate solo nella misura in cui vi siano ricercatori indipendenti con interessi concorrenti. Nessuno stato o altra agenzia statistica può considerarsi immune alla tentazione di estendere le cifre a proprio vantaggio se ritiene di poterla fare franca.

Quest'ultima frase mi ha molto colpito. Ovviamente l'amministrazione Biden ha avuto un incentivo estremamente forte a generare dati di bell'aspetto. Sappiamo da tempo che i risultati contraddicono tutte le fonti alternative: possiamo vedere i prezzi dei generi alimentari e sappiamo per certo che sono aumentati di oltre il 20% in quattro anni, e lo stesso vale per l'edilizia abitativa, l'assicurazione e le prestazioni sanitarie. In molti casi il settore privato sta generando risultati che sono il doppio di quelli riportati.

Sappiamo per certo che i dati sui posti di lavoro non tornano, e così via.

Chi ha l'incentivo a correggere la segnalazione dei dati? Nessuno. Chi ha l'incentivo a modificare la raccolta, assemblaggio e distribuzione in modi che facciano apparire i risultati migliori di quanto non siano? Il governo in carica. Sappiamo per certo che questa consuetudine è andata avanti per molti decenni nell'Unione Sovietica; sappiamo che succede in Cina ora, semmai riuscissimo a ottenere dati da lì; e sappiamo che succede in ogni Paese latinoamericano, più la Corea del Nord e probabilmente la Russia in questo momento.

Perché non gli Stati Uniti? Ovviamente succede anche qui e probabilmente va avanti da molto tempo. Sono abbastanza certo a questo punto che una contabilità realistica degli ultimi quattro anni non mostrerà alcuna ripresa in termini reali da marzo 2020 a oggi. Ma quando arriveranno le revisioni? Molto probabilmente mai.

Come recita quel vecchio adagio? I dati possono essere torturati finché non confessano. So per esperienza personale che questo accade in ogni scienza all'interno del mondo accademico, ogni giorno, tutto nell'interesse di riempire i curricula. Perché non dovrebbe accadere nelle agenzie governative? Ovviamente accade. Con il grande G. Warren Nutter come nostra guida, facciamo bene a essere scettici, non importa quanto sia ufficiale o apparentemente credibile la fonte.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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