Ludwig von Mises descrive così l'obiettivo del socialismo rivoluzionario: “Sgomberare il terreno per costruire una nuova civiltà liquidando quella vecchia”. Una delle principali strategie per liquidare una civiltà comporta lo smantellamento delle sue fondamenta legali e filosofiche. Questo ruolo è svolto da attivisti che operano “atti di sabotaggio” sovvertendo il significato delle parole: “I socialisti hanno progettato una rivoluzione semantica convertendo il significato dei termini nel loro opposto”.
George Orwell definì questo linguaggio sovversivo “Neolingua”. Peter Foster la descrive come “una sorta di esperanto totalitario che cerca gradualmente di ridurre la gamma di ciò che si può pensare eliminando, contraendo e fabbricando parole”.
Mises spiega che i dittatori esprimono le loro idee in neolingua proprio perché nessuno sosterrebbe i loro piani:
Questo capovolgimento della connotazione tradizionale di tutte le parole nella terminologia politica non è semplicemente una peculiarità del linguaggio dei comunisti russi e dei loro discepoli fascisti e nazisti. L'ordine sociale che, nell'abolire la proprietà privata, priva i consumatori della loro autonomia e indipendenza, e quindi sottopone ogni essere umano alla discrezione arbitraria della pianificazione centrale, non potrebbe ottenere il sostegno delle masse se non se ne camuffasse il carattere principale. I socialisti non ingannerebbero mai gli elettori se dicessero loro che il loro fine ultimo è quello di renderli schiavi.
Nella proliferazione del Neolingua, la reinterpretazione dei “diritti umani” si è rivelata una delle armi più potenti di sabotaggio. Gli attivisti sopraccitati hanno preso il controllo del diritto internazionale, delle ONG e delle associazioni di beneficenza, con una rete globale di personale che monitora il rispetto dei “diritti umani”. Esercitano la loro influenza su questa industria per minare la libertà umana attraverso la ridefinizione del significato di “diritti umani”. Sotto la bandiera dell'uguaglianza e della non discriminazione, limitano la libertà di parola e altre libertà. In altre parole, la dottrina dei “diritti umani” ora denota l'esatto opposto: la distruzione della libertà umana.
Il “diritto umano” alla non discriminazione
I diritti umani non significano più ciò che molti potrebbero supporre: il diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà. Il corpus legale a essi connesso nel diritto internazionale è stato diviso da Karel Vašák in tre categorie: civile-politico, socio-economico e collettivo-di sviluppo. Si dice che queste categorie comprendano diritti negativi (cose che lo stato non deve fare, come interferire con la vita, la libertà o la proprietà), diritti positivi (cose che lo stato deve fare, ad esempio, fornire ai cittadini cibo, riparo, istruzione, assistenza sanitaria, ecc.) e diritti di solidarietà tra cittadini come la ridistribuzione della ricchezza attraverso schemi di assistenza sociale e la partecipazione paritaria al progresso economico attraverso misure come il salario minimo o la parità di retribuzione.
Le organizzazioni per i diritti umani monitorano i progressi in queste categorie e assicurano che il sistema legale lavori a favore degli obiettivi socialisti e contro la libertà. Ad esempio, il programma per i diritti umani delle Nazioni Unite educa il pubblico sulla necessità di sradicare il “discorso d'odio” e include nella “parità” di fronte alla legge, un diritto umano fondamentale, la protezione dal discorso d'odio. L'ONU afferma:
Affrontare l'incitamento all'odio non significa limitare o proibire la libertà di parola. Significa impedire che l'incitamento all'odio degeneri in qualcosa di più pericoloso, in particolare l'incitamento alla discriminazione, all'ostilità e alla violenza, proibiti dal diritto internazionale.
Da questa descrizione si può vedere che l'ONU prende un concetto che è ben consolidato nel diritto penale, vale a dire, proibire l'incitamento alla violenza, e lo collega alle nozioni di incitamento alla discriminazione e di incitamento all'ostilità, che non sono mai stati riconosciuti come crimini prima. Si aggiunge discriminazione e ostilità all'accusa di incitamento alla violenza perché, se non accadesse, sarebbe immediatamente chiaro a tutti che criminalizzare “discriminazione” o “ostilità” equivale a un cosiddetto psicoreato.
Il significato dei diritti umani
Nel suo articolo, “Non esistono i diritti umani”, il giornalista britannico Peter Hitchens sostiene che:
I diritti umani non esistono. Sono un'invenzione, fatta di puro vento. Se siete seriamente interessati a rimanere liberi, non dovreste affidarvi a queste frasi vaghe e flatulente.
Sono un'arma nelle mani di coloro che desiderano togliervi la libertà e trasformare la società, anche se probabilmente si tratta di un caso. È solo negli ultimi 50 anni circa che i giudici hanno capito che queste dichiarazioni infondate possono essere utilizzate (ad esempio) per abolire le frontiere delle nazioni o dare ai criminali il diritto di voto.
In questo contesto Hitchens non si riferisce alle antiche libertà protette dalla Magna Carta, ma ai diritti ora sanciti in strumenti come la Dichiarazione dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite e la Convenzione europea sui diritti dell'uomo. I diritti umani sono stati trasformati in concetti vaghi che riflettono semplicemente richieste politiche e di parte.
Murray Rothbard evita l'ambiguità che circonda il significato dei diritti umani definendoli come diritti di proprietà. In Ethics of Liberty spiega:
[...] il concetto di “diritti” ha senso solo se si intende come diritti di proprietà. Non esistono diritti umani che non siano anche diritti di proprietà, ma i primi perdono la loro assolutezza e chiarezza e diventano confusi e vulnerabili quando i diritti di proprietà non vengono usati come riferimento.
I diritti di proprietà sono identici ai diritti umani solo in due modi: la proprietà può spettare solo agli esseri umani, quindi i loro diritti di proprietà appartengono solamente a loro; il diritto della persona al proprio corpo, alla sua libertà personale, è un diritto di proprietà equivalente a un “diritto umano”. Ma ancora più importante per la nostra discussione, i diritti umani, quando non sono espressi in termini di diritti di proprietà, risultano essere vaghi e contraddittori, portando i liberal a indebolirli in nome della “politica pubblica” o del “bene pubblico”.
L'interpretazione rothbardiana dei diritti umani denota il diritto universale alla proprietà di sé e alla proprietà privata che spetta a tutti gli esseri umani.
Reinterpretazione burocratica
Il significato dei diritti umani è soggetto all'interpretazione da parte dei tribunali o di altri funzionari delle forze dell'ordine. I diritti umani, in ultima analisi, significano solo ciò che viene interpretato da questa gente, non ciò che potrebbero significare teoricamente, politicamente o filosoficamente. Lowell B. Mason, avvocato ed ex-presidente della Federal Trade Commission, spiega il significato dell'interpretazione burocratica osservando ironicamente che:
Quando lavoravo in uno studio privato, non dicevo mai ai clienti cosa fosse la legge; dicevo sempre loro cosa pensavano i burocrati che fosse la legge [...]. La legalità, o l'illegalità, di ciò che fate spesso non dipende dalle parole di una legge promulgata dai vostri rappresentanti eletti, ma dai capricci di una dozzina di burocrati anonimi.
Essendo ben consapevoli di ciò, l'obiettivo degli attivisti è di garantire che i “diritti umani” siano interpretati in modo da promuovere i loro scopi. Ciò spiega gli sforzi concertati per descrivere il “discorso d'odio” come una violazione dei diritti umani. In questo modo l'impegno degli stati a proteggere i “diritti umani” si trasforma, attraverso il prisma del principio di non discriminazione, in una serie di editti per proibire il discorso d'odio. La parola “odio” viene interpretata come la temerarietà di non essere d'accordo con i socialisti e, allo stesso modo, la parola “uguaglianza” viene interpretata come ridistribuzione della ricchezza per raggiungere l'uguaglianza nelle condizioni materiali.
Mason spiega come sia possibile per i burocrati reinterpretare la Costituzione e adattarla a ciò che ritengono la legge debba promuovere. Non importa quanto sia ben scritta, richiederà sempre un'interpretazione, ed è qui che i burocrati colpiscono quando pretendono di applicare il significato “in evoluzione” nella Costituzione.
“Certo”, vi rassicureranno, “la Costituzione resta un baluardo per la libertà, ma è uno strumento in evoluzione che si adatta ai tempi e, sebbene non sia stata abrogata o modificata, deve essere necessariamente reinterpretata in modo che il giusto processo (come era noto in passato) non ostacoli indebitamente l'amministrazione della legge”.
Attraverso la neolingua la Costituzione stessa viene reinterpretata, consentendo ai socialisti di affermare di proteggere la libertà di parola e anche il divieto di “incitamento all'odio”. Mises spiega che questo sovverte il concetto di libertà nel suo esatto opposto: “La libertà implica il diritto di scegliere tra assenso e dissenso, ma nella neolingua significa il dovere di assentire incondizionatamente e un rigoroso divieto di dissenso”. Il concetto di “incitamento all'odio” non è compatibile con la libertà di parola. Nel categorizzare qualsiasi dissenso come “odio” si nega l'essenza stessa della libertà di parola e della libertà di pensiero. Attraverso la neolingua orwelliana parole comuni come “libertà”, “giustizia” e “uguaglianza”, valori che la maggior parte delle persone sosterrebbe, vengono sovvertite e sfruttate per promuovere il socialismo.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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