mercoledì 16 ottobre 2024

La pericolosa reinterpretazione della libertà

 

 

di Barry Brownstein

Di recente un lettore mi ha ricordato che il nome ufficiale della Corea del Nord è Repubblica Popolare Democratica di Corea. La denominazione amaramente ironica della Corea del Nord è stata usata da altri stati totalitari. La Repubblica Democratica Tedesca era il nome ufficiale della Germania dell'Est; il governo genocida di Pol Pot in Cambogia era noto come Kampuchea Democratica; il regime comunista separatista dello Yemen del Sud era noto come Repubblica Democratica Popolare dello Yemen.

Sappiamo da coloro che sono fuggiti dalla Corea del Nord che, nonostante le loro sofferenze estreme, alle persone lì viene detto di vivere nel Paese più bello del mondo. Come spiegò F. A. Hayek in The Road to Serfdom: “Se il sentimento di oppressione nei Paesi totalitari è in generale molto meno acuto di quanto la maggior parte delle persone nei Paesi liberali immagini, questo è perché i governi totalitari riescono a far pensare le persone come vogliono loro”.

L'identità americana ruota attorno alla libertà. In un sondaggio recente il 91% degli americani ha affermato che la libertà è il loro valore più importante. In un altro sondaggio il 91% degli americani ha affermato che “il diritto di voto è estremamente o molto importante per l'identità della nazione”. Per quanto riguarda la preservazione della libertà, il 94% afferma che “la Costituzione degli Stati Uniti è 'importante' per proteggere la loro libertà”.

Le persone ragionevoli potrebbero essere lo stesso preoccupate, soprattutto se nella loro testa si fa spazio una domanda: la maggior parte degli americani coglie il vero significato di libertà? I ​​collettivisti hanno portato le persone a credere che la democrazia sia sinonimo di libertà. Alcuni individui credono sinceramente che difendendo la nostra democrazia, stiano salvaguardando la libertà. Hanno confuso l'ideale liberale classico di libertà con ciò che F. A. Hayek chiamava libertà politica, ovvero “la partecipazione degli esseri umani nella scelta del proprio governo, nel processo legislativo e nel controllo dell'amministrazione pubblica”.

Il voto non garantisce che una società si muoverà verso la minimizzazione della “coercizione o dei suoi effetti dannosi”. Hayek ci invitò a ricordare che “abbiamo visto milioni di persone votare per essere completamente dipendenti da un tiranno [e] ha fatto capire alla nostra generazione che scegliere il proprio governo non significa necessariamente garantire la libertà”.

Nella sua opera del 1960, The Constitution of Liberty, Hayek descrisse come la “realizzazione parziale” dell’“ideale di libertà” sia ciò che “ha reso possibili i risultati della civiltà [occidentale]”. Proseguì con questo avvertimento: “Dobbiamo sperare che esisterà ancora un ampio consenso su certi valori fondamentali. Ma non è così scontato e se questi valori devono riacquistare potere, sono necessari una totale riformulazione e rivendicazione”.

Nel 2024 potremo dire che l'ampio “consenso” sull’ideale di libertà è scomparso.

In The Constitution of Liberty Hayek spiegò di aver usato la parola libertà con due connotazioni diverse: l'ideale liberale classico di libertà dalla coercizione e l'ideale collettivista di libertà dalla necessità. Spiegò che questi due ideali non possono coesistere logicamente o moralmente. Una volta che la libertà dalla necessità diventa un obiettivo diffuso, le richieste di ridistribuzione della ricchezza diventano la norma.

L'ideale liberale classico di libertà dalla coercizione significa che le persone ​​hanno l'autonomia di fare scelte e portare avanti progetti personali invece di essere costretti dalle decisioni arbitrarie di un altro. In The Road to Serfdom Hayek scrisse che una società libera dipende dalle virtù di “indipendenza, autosufficienza e volontà di correre rischi, la prontezza a sostenere la propria convinzione contro la maggioranza e la volontà di cooperare volontariamente con il proprio vicino”.

L'ideale collettivista di libertà dalla necessità erode queste virtù. Nelle parole di Hayek, libertà dalla necessità significa “liberazione dalla costrizione delle circostanze che inevitabilmente limitano la gamma di scelta di tutti noi”.

Come scrisse Hayek in The Constitution of Liberty, l'ideale di libertà dalla necessità significa che i politici affermano di fare l'impossibile “per soddisfare i nostri desideri”. Richiede alle autorità di esercitare il potere di coercizione per limitare la libertà personale. Gli individui tendono a conformarsi quando il loro ambiente, o le loro circostanze, sono controllati da qualcun altro, costringendoli ad agire in modi che soddisfano gli obiettivi di qualcun altro.

Hayek lanciò questo allarme in The Road to Serfdom: “Non vi è dubbio che la promessa di una maggiore libertà sia diventata una delle armi più efficaci della propaganda socialista e che la convinzione che il socialismo porterebbe la libertà sia genuina e sincera”.

Dubitare delle buone intenzioni dei politici è saggio, ma dubitare di quelle dei nostri vicini, colleghi e familiari è controproducente. Immaginiamo un futuro in cui le idee liberali classiche di libertà dalla coercizione tornino a essere diffuse. Se ciò accadrà, sarà perché i nostri “vicini” avranno cambiato idea. Come scrisse Hayek in The Road to Serfdom, molti di quelli che conosciamo “indietreggerebbero se si convincessero che la realizzazione del loro programma significherebbe la distruzione della libertà”.

Il contraccolpo potrebbe iniziare quando i nostri vicini comprendono il male della coercizione. Hayek scrisse in The Constitution of Liberty che “la coercizione è un male proprio perché elimina un individuo come persona pensante e lo rende un mero strumento nel raggiungimento degli scopi di qualcun altro". La gamma di scelte personali si erode in molti modi: quale università vi ammetterà, quali occupazioni saranno aperte a voi, quale macchina potrete guidare, come riscalderete la vostra casa, ecc. Costringere un individuo in modo che qualcun altro possa essere libero dalla necessità di scelta non produce mai libertà.

L'avvertimento di Hayek è un potente promemoria riguardo le conseguenze della nostra confusione.

Una volta ammessa questa identificazione tra libertà e potere, non c'è limite ai sofismi che possono essere utilizzati per sostenere misure che distruggono la libertà individuale; non c'è fine ai trucchi con cui le persone possono essere esortate, sempre in nome della libertà, a rinunciare alla propria di libertà.

Non puntiamo il dito contro i politici. Alcuni hanno bisogno di poca persuasione per abbandonare la loro libertà. Hayek disse: “Ci sono persone che non apprezzano la libertà di cui ci occupiamo, che non riescono a vedere che ne traggono grandi benefici, e saranno pronte a rinunciarvi per ottenere altri vantaggi. Per queste persone la necessità di agire secondo i propri piani viene percepita più come un peso che come un vantaggio”.

Gli autoritari non impongono il socialismo dall'alto verso il basso; molti lo accolgono con favore dal basso.

Se siamo perplessi sul perché i nostri vicini credano a ciò che noi riteniamo sia solo becera propaganda, in realtà non dovremmo esserlo. Nel suo romanzo, Seduction of the Minotaur, Anaïs Nin ha scritto: “Non vediamo le cose per come stanno, le vediamo per come siamo noi”. In questo caso se la libertà sembra gravosa per alcuni, saranno persuasi dai vari sofismi che supportano la loro visione.

Queste persone sono facilmente convinte che la ridistribuzione della ricchezza, soprattutto se è vantaggiosa per loro ed è approvata da funzionari eletti, equivale a una maggiore libertà. Di conseguenza riterranno vantaggiosa per la società ogni proposta che va a ridurre la libertà delle persone ​​di decidere la propria condotta. Le garanzie costituzionali che limitano il potere dello stato saranno quindi definite come ostacoli alla libertà e alla democrazia.

Hayek scrisse: “Il compito di una politica di libertà deve [...] essere quello di minimizzare la coercizione o i suoi effetti dannosi, anche se non può eliminarli”. Quando l'ideale di vera libertà dalla coercizione non è più un obiettivo sociale condiviso, la storia ci insegna che orrori inimmaginabili sono proprio dietro l'angolo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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