mercoledì 23 ottobre 2024

I principi sono l'antidoto alla politica

 

 

di Barry Brownstein

Solo il quattro percento “degli adulti americani afferma che il sistema politico funziona molto bene”. Il sessantacinque percento afferma che “ci sentiamo sempre o spesso esausti quando pensiamo alla politica”. Eppure continuiamo a votare, pensando che una maggiore attenzione alla politica risolverà in qualche modo i problemi della società.

Nel 2020 i candidati hanno speso oltre $14 miliardi per le rispettive campagne elettorali, il doppio della cifra spesa nel 2016. La campagna presidenziale del 2024 è tutt'altro che finita. Quanto spenderanno i candidati in questo periodo per catturare la nostra attenzione?

Se siete uno di quelli che trovano la politica deprimente, C. S. Lewis capirebbe. Nel suo saggio “Membership”, contenuto nella raccolta The Weight of Glory, C. S. Lewis scrisse: “Una società malata deve pensare molto alla politica, come un uomo malato deve pensare molto alla sua digestione: ignorare l'argomento può essere una codardia fatale per l'uno come per l'altro”. La politica, spiegò Lewis, non è “il cibo naturale della mente”, ma un “male necessario”. Tuttavia troppa enfasi su di essa è diventata “una malattia nuova e mortale”.

Lewis mise a confronto la frutta fresca a quella in scatola. Quest'ultima può essere attraente per via della conservazione, ma egli disse di aver incontrato persone che la preferivano a quella fresca.

Allo stesso modo tra noi ci sono coloro che preferiscono valutare le promesse dei candidati come un percorso verso il progresso sociale piuttosto che consolidare le fondamenta di una società libera.

Se i candidati vi fissano ancora sulle loro vuote promesse, Ralph Waldo Emerson ha una cura immediata. Nel suo saggio, “Experience”, scrisse: “Un oratore politico paragonò le promesse dei nostri partiti alle strade, aperte e maestose, con alberi piantati su entrambi i lati; presto, però, diventavano sempre più strette e le persone sarebbero finite schiantate contro uno di quegli alberi”.

Milton Friedman, in Capitalism and Freedom, scrisse: “L'uso di canali politici, sebbene inevitabile, tende a mettere a dura prova la coesione sociale, essenziale per una società stabile. [...] Ogni estensione delle questioni per cui si cerca un accordo esplicito mette ulteriormente a dura prova i delicati fili che tengono unita la società”.

E poi, come se Friedman avesse potuto vedere avanti fino al 2024, aggiunse: “Le differenze nei valori di base raramente, se non mai, possono essere risolte alle urne; in ultima analisi possono essere decise, anche se non risolte, solo tramite il conflitto. Le guerre religiose e civili della storia sono una sanguinosa testimonianza di questo giudizio”.

Friedman articolò chiaramente l’antidoto alla politica:

L'uso diffuso del mercato riduce la tensione sul tessuto sociale rendendo non necessaria la conformità rispetto a qualsiasi altra attività che la richiede. Più ampia è la gamma di attività coperte dal mercato, minori sono le questioni su cui sono richieste decisioni esplicitamente politiche e quindi su cui è necessario raggiungere un accordo. A sua volta minori sono le questioni su cui è necessario un accordo, maggiore è la probabilità di ottenerlo mantenendo una società libera.

Quando qualcuno dice che ha una lealtà incrollabile nei confronti del detersivo Tide o della Coca-Cola, la sua decisione riguarda solo lui e la sua famiglia; il resto di noi continua a farsi i fatti suoi.

Eppure sono in molti ad affermare con grande convinzione: sono un democratico leale per tutta la vita, o un repubblicano leale per tutta la vita.

Dopo le elezioni fraudolente in Venezuela, alcuni affermano di essere incondizionatamente fedeli al corrotto presidente Maduro.

Nell'Unione Sovietica di Stalin, alcuni accusati ingiustamente di crimini politici accettarono volontariamente la morte come ultimo servizio al Partito.

Lealtà come questa sono le più adatte alle società totalitarie.

Non è questa la lealtà che ha costruito l'America, è stata invece quella verso i principi.

Poche sono le dichiarazioni di lealtà di fronte ai principi come quella del primo discorso inaugurale di Thomas Jefferson nel 1801. Jefferson rifletteva sul dovere che lo attendeva. Invece di esporre rozzamente la sua visione parlò della grandezza dei principi fondanti del Paese; erano richiesti grandi principi, non grandi individui.

Jefferson disse: “Mi avvicino [al mio dovere] con quegli ansiosi e terribili presentimenti che la grandezza dell'incarico e la debolezza dei miei poteri ispirano giustamente”. Un “terribile presentimento” è uno di disastro. Jefferson riconobbe umilmente i limiti del suo potere personale e non si lamentò dei limiti costituzionali al potere del governo.

Fu chiaro sul fatto che solo il suo affidamento ai principi avrebbe superato la propria disperazione per le scoraggianti responsabilità della presidenza. Nella Costituzione avrebbe “trovato saggezza, virtù e zelo su cui fare affidamento”.

Tra i principi americani, affermò, c'erano “giustizia uguale ed esatta verso tutti gli uomini, di qualsiasi stato o convinzione, religiosa o politica; pace, commercio e onesta amicizia con tutte le nazioni, senza stringere alleanze con nessuna; il sostegno dei governi statali in tutti i loro diritti”. Poi Jefferson aggiunse:

I principi formano la luminosa costellazione che ci ha preceduto e ha guidato i nostri passi attraverso un'epoca di rivoluzione e riforma. La saggezza dei nostri avi e il sangue dei nostri eroi sono stati dedicati al loro conseguimento. Dovrebbero essere il credo della nostra fede politica, il testo dell'istruzione civica, la pietra di paragone con cui proviamo i servizi di coloro di cui ci fidiamo; e se dovessimo allontanarci da loro in momenti di errore o di allarme, affrettiamoci a tornare sui nostri passi e a riguadagnare la strada che da sola conduce alla pace, alla libertà e alla sicurezza.

Un mandato dichiarato alle urne non deve essere usato per giustificare la coercizione degli altri. Al contrario, Jefferson chiese al suo pubblico di “tenere a mente questo sacro principio, che sebbene la volontà della maggioranza debba in ogni caso prevalere, tale volontà per essere legittima deve essere ragionevole; la minoranza possiede i propri uguali diritti, che la legge per l'uguaglianza deve proteggere, e violarli sarebbe oppressione”.

Jefferson capì che coloro che non riescono nemmeno a controllare sé stessi non dovrebbero cercare di controllare gli altri: “A volte si dice che non ci si può fidare di quell’uomo che non sa governare sé stesso. Ci si può fidare di lui, allora, per il governo degli altri?”

Se le persone non devono controllare gli altri, cosa dovrebbe fare un “buon governo”? Jefferson diede una risposta chiara: “Un governo saggio e frugale, che impedisca agli uomini di farsi del male a vicenda, li lascerà liberi di regolare le proprie attività di industria e miglioramento, e non toglierà dalla loro bocca il pane che hanno guadagnato”.

Jefferson sosteneva quei valori necessari per mantenere un buon governo, tra cui “l'onestà, la verità, la temperanza, la gratitudine e l'amore per l'umanità”.

Alcune persone credono che il governo sia la fonte di una società solidale, Jefferson trovò le radici di una tale società in ognuno dei nostri incontri quotidiani: “Ripristiniamo nei rapporti sociali quell'armonia e quell'affetto senza i quali la libertà e perfino la vita stessa non sono altro che cose tristi”.

Nel suo saggio più famoso, “Self-Reliance”, Emerson lanciò un avvertimento per la sua generazione e la nostra: “Una vittoria politica [...] o qualche altro evento favorevole, che solleva il vostro spirito e pensate che vi stiano preparando giorni buoni, non credeteci”.

Tenendo fede allo spirito di Jefferson, Emerson concluse il suo saggio con la sua frase immortale: “Niente può darvi pace se non voi stessi. Niente può darvi pace se non il trionfo dei principi”.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.


Nessun commento:

Posta un commento