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venerdì 6 settembre 2024

Tutte le micce finanziarie conducono a...

 

 

di Francesco Simoncelli

Nel mio ultimo pezzo ho esaminato come le azioni siano diventate molto costose. Viviamo in un'era di bolle: 1999, 2008, 2021 e ora, solo tre anni dopo, una nuova bolla... questa volta concentrata nei “Magnifici 7”, le azioni delle grandi aziende tecnologiche. Ma alcune cose succedono sempre, infatti le bolle scoppiano sempre. E probabilmente non passerà molto tempo prima che scoppi anche la bolla dell'intelligenza artificiale, quindi le persone che speravano di arricchirsi rapidamente, grazie alla nuova tecnologia, diventeranno più povere, e in fretta, grazie al vecchissimo ciclo di espansione e contrazione. Ed ecco un'altra cosa che succede sempre: quando il costo del credito aumenta, aumentano anche i fallimenti. Quest'anno, con tassi di interesse sostanzialmente più alti rispetto a qualche anno fa, gli avvocati fallimentari sono tornati in azione. Per quanto possa essere scontata la digressione di questo pezzo, come immagineranno i lettori più stagionati, ecco il colpo di scena: non parleremo di Stati Uniti. Non principalmente. Oggi sul proverbiale “banco degli imputati” ci finiranno gli inglesi.

La maggior parte degli occhi del mondo, infatti, sono puntati sulla FED e le sue decisioni in termini di politica monetaria, soprattutto quando bisogna determinare (a livello ufficiale) la presenza di una recessione o meno. A livello mondiale, soprattutto dopo il 2022, Powell & Co. sono davvero l'ago della bilancia, in particolar modo perché gli USA hanno il mercato dei pronti contro termine più liquido del mondo e ciò è vitale per il rifinanziamento della pletora di derivati esistenti. Dopo il 2019 l'accesso è consentito solo tramite asset statunitensi: titoli del Tesoro statunitensi, per la precisione. Questo, di conseguenza, fa sì che i rischi di recessione (prima finanziaria, poi economica) gravino di più sulle spalle degli altri player. Infatti pochi parlano della situazione in Inghilterra.

La maggior parte del risparmio, ad esempio, è concentrato nella top 5 delle grandi banche inglesi (es. HSBC, Barclays, ecc.) e basta un evento insignificante affinché questi giganti dai piedi d'argilla colino a picco. Cosa diventata evidente con la recente crisi dei Gilt e dei fondi pensione inglesi. Bisogna rendersi conto che con l'arrivo del 30 settembre e la fine del LIBOR la City di Londra verrà prosciugata dal capitale finanziario. L'unica cosa che rimarrà sarà il flusso monetario basato sulle assicurazioni, ma anche quello ha subito un duro colpo con la storia della discriminazione nei confronti dei russi. Cosa rimane quindi? Un Paese con una grave crisi sociale il cui passo è dettato dalla disintegrazione a livello economico/finanziario e non è un caso che la Banca d'Inghilterra abbia fatto enorme incetta di titoli del Tesoro statunitensi (venduti soprattutto dalla Cina per stabilizzare lo yuan sul mercato dei cambi e forse anche per l'ancora presente sudditanza nei confronti degli inglesi sin dalle guerre dell'oppio). Chi fa fatica a capire cos'è il denaro, farà fatica a raccapezzarsi nelle vicende economiche odierne. Il balzo sin dal 2019 nei possedimenti inglesi di titoli di stato USA è sufficiente per capirlo. E non si tratta solo dei possedimenti della Banca d'Inghilterra, ma anche di quelli delle sue appendici: Lussemburgo, Isole Vergini, Isole Cayman, ecc. Il tutto funzionale a mantenere in piedi la facciata che la BCE può ancora difendere l'euro e i rendimenti obbligazionari europei. La FED e la BOJ hanno tutte le armi a loro disposizione per debellare la piaga dell'eurodollaro. Non solo, ma per quanto i media generalisti e indipendenti continuino a puntare sulla (presunta) debolezza dell'economia statunitense, ci sono poche parole su quella inglese. Cari lettori, qui chi ha tutto da perdere e ha i conti sballati è la City di Londra, destinata a diventare un deserto finanziario. Tutto il terrore per questo fato e per la devastazione economica incalzante sono incarnati nel sopraccitato balzo sin dal 2019.

Occhio, quindi, che il mercato dei cambi è sopravvalutato e la presunta forza delle altre divise (sterlina, euro) nei confronti del dollaro è un fuoco di paglia. I rischi di recessione sono molto più vicini all'Europa di quanto si dica sulla stampa generalista.


IL 1971 RIVISTO E LA FINE DELLA “BOJ PUT”

Facciamo un passo indietro. Bisogna sempre farlo, non solo perché il passato ci aiuta a capire il presente e direzionare meglio il futuro, ma anche perché fornisce maggiori tasselli a chi aveva il quadro generale chiaro ma necessitava di ulteriori dettagli per tirare coerentemente tutte le somme. Si cita spesso il 1971 come l'anno in cui gli Stati Uniti hanno abbandonato definitivamente le ultime vestigia del denaro coperto. I motivi addotti dalla maggior parte degli analisti indipendenti comprendono la stupidità, l'avidità e l'incompetenza. La storia finirebbe qui se analizzassimo le cose secondo un'ottica puramente teorica: la pianificazione centrale porta con sé i semi della propria distruzione. All'atto pratico, però, esistono due tipi di conseguenze: intenzionali e inintenzionali. Perché la vera domanda è questa: e se gli Stati Uniti, o per meglio dire una parte di essi, abbia lavorato per vandalizzare il Paese a vantaggio di qualcun altro?

Dalla finanziarizzazione violenta dell'economia statunitense sin dagli anni '80 fino allo scoppio della bolla immobiliare nel 2008, la discesa negli inferi economici è come se fosse stata perseguita in modo sconsiderato e, peggio ancora, volontario, senza alcun freno a tutte quelle azioni giudicate, fino a poco prima che venissero prese, assurde e prive di giustificazione accademica. Una di queste decisioni è il quantitative easing. Nella crisi finanziaria del 2009 la FED di Bernanke intervenne abbassando i tassi d'interesse, salvando molti grandi debitori, tra cui alcune delle più grandi banche di Wall Street, e riducendo la fila di coloro che sarebbero finiti in bancarotta. Ciò non doveva accadere, tutti lo giudicavano errore; Bernanke, si dice, cedette al panico e preparò il terreno per una crisi ancora più grande in seguito: i tassi d'interesse più bassi della storia hanno incoraggiato quasi tutti a indebitarsi ancora di più. Davvero ha ceduto al panico? Per 3 volte consecutive? E che dire della Yellen? Non ha imparato niente dall'esperienza del suo predecessore?

E nessuno è andato più in fondo nel buco del debito del governo degli Stati Uniti, aggiungendo $25.000 miliardi in nuovo debito sin dal 2009. E ora il governo federale stesso è sopraffatto e la FED non è né in grado di salvare i mutuatari o gli investitori del mercato azionario con più debito, né vuole farlo. Questa è una novità molto importante: nel 2000, e di nuovo nel 2008, la FED fornì supporto alle azioni abbassando il suo tasso di riferimento di 500 punti base e “stampando” denaro per coprire i deficit. Ma questo prima che l'uomo nero dell'inflazione si scatenasse. Infatti quando si hanno già $35.000 di debiti, e si conta di aggiungerne altri $16.000 nei prossimi 10 anni, tassi d'interesse più alti non sono ciò di cui si vorrebbe leggere nelle notizie del mattino. Anche al 5% il costo degli interessi potrebbe essere di $2.500 miliardi all'anno. E quando bisogna prendere in prestito sempre più soldi, solo per stare al passo con i pagamenti degli interessi sul debito precedente, quella è la strada sicura verso la bancarotta.

Anche agli occhi di un profano è chiaro che la FED impedirà a qualsiasi costo una cosa del genere. Non “stamperà” più soldi solo per impedire che i prezzi delle azioni colino a picco, o alcune aziende di alto profilo vadano fallite. Ecco un punto di riferimento facile per capire la tempistica di un eventuale nuovo intervento della FED: quando il mercato obbligazionario statunitense, non quello azionario (di cui a Powell non interessa nulla), diventerà “bidless”.

È quindi chiaro che da un lato abbiamo una fazione della ragione, dove la FED e Powell vedono all'orizzonte una crisi catastrofica per il dollaro e gli Stati Uniti, e dall'altro una fazione della distruzione, dove il Ministero del Tesoro e la Yellen sono intenzionati a prendere in prestito una cifra pari a più del 5% del PIL ogni anno per i prossimi 10 anni. E questi numeri dipendono da una navigazione serena, senza tempeste fastidiose. In caso di recessione (quasi garantita), il governo federale prenderà in prestito e spenderà di più. La cosa ovvia da fare è evitare il disastro abbassando il tasso di crescita del debito e il modo ovvio per farlo è pareggiare il bilancio federale. Cosa impedisce alla fazione della distruzione di farlo? Beh, a parte il nome stesso, il fatto che coloro che dipendono dalla scarnificazione economica degli USA finiranno loro nel tritacarne.

Se fino alla “Greenspan put” ci si interrogava ancora sulle ragioni per cui una nazione dominante come gli USA avessero continui e sempre più ravvicinati nel tempo guai economici sotto forma di crisi economiche/finanziarie, dopo di essa è stato chiaro che esisteva una parte dell'America che stava sabotando dall'interno la prosperità della nazione stessa. L'arma di questo delitto si chiama mercato dell'eurodollaro; il mandante è la City di Londra. Non è un caso, infatti, che con la finanziarizzazione del mercato statunitense la City sia diventata uno snodo fondamentale per il capitale finanziario. Per quanto possa sembrare paradossale questo fenomeno ha una spiegazione: l'indicizzazione dei debiti mondiali avveniva attraverso il LIBOR. Quindi se da un lato si possiede la capacità d'impostare i tassi mondiali e dall'altro si possiede anche la capacità di manipolare (esternamente) l'offerta della valuta di riserva mondiale, il risultato è la materializzazione di una serie di pasti gratis infiniti a scapito della nazione più potente del mondo.

Per quanto potesse essere gigantesca questa artificiosità, essa era destinata pur sempre a fallire. Infatti gli abusi di questi sistemi quasi mai vengono percepiti da coloro che li sfruttano; un po' come gli schemi Ponzi, coloro che li attuano difficilmente riescono a scappare col maltolto. Alla fine vengono sempre catturati. Perché? Perché finiscono per credere alle loro bugie. Lo stesso è accaduto con l'eurodollaro e i mercati finanziari: un'esplosione di derivati che ha intaccato i bilanci di ogni entità finanziaria esistente, dalla più piccola e (apparentemente) insignificante alla più grande. Questo, a sua volta, ha significato una marea crescente di liquidità ombra necessaria per tamponare le falle che man mano sono emerse nel sistema. Per gli Stati Uniti è diventata una questione di vita o di morte, ovviamente. L'Inghilterra non ha mai mollato la sua colonia e l'aveva riconquistata tramite la finanza. Il 2019 è stato un anno importante, perché ha segnato ufficialmente l'inizio del rimpatrio della politica monetaria statunitense: la crisi dei pronti contro termine ha conferito in tutto e per tutto la natura di denaro al collaterale, in particolare i titoli di stato americani. Quello era solo il primo passo, il secondo è arrivato nel 2022 col SOFR (indicizzazione dei debiti in accordo a un parametro nazionale) e il rialzo dei tassi, con relativo prosciugamento della liquidità ombra. Almeno è iniziata, dato che essa è immensa dopo tutte le manipolazioni accumulate. Il terzo passo è stata l'uccisione della “BOJ put”.

Le istituzioni europee e inglese si sono concentrate sul lato lungo della curva dei rendimenti dei titoli obbligazionari statunitensi, in questo modo, sopprimendo tale lato, hanno soppresso di riflesso il loro lato lungo che non potevano permettersi salisse. Una condizione particolarmente favorevole alla Lagarde che ha sempre fatto l'equilibrista affinché i rendimenti dei bond europei rimanessero in un certo range. Il tutto si teneva in piedi grazie a uno yen sottovalutato: prendere in prestito in yen, sottoporre a leva il trade e infine comprare altri titoli. Inutile dire che anche il carry trade dello yen andava a favorire gli esterni e metteva nei guai la nazione, così come l'eurodollaro usava la ricchezza interna degli USA e la trasferiva all'esterno affinché coloro che sfruttavano la riserva frazionaria in tale mercato credessero che l'azzardo morale non avesse costi reali. I prezzi dell'energia e l'approvazione ai minimi per il governo Kishida hanno materializzato le frustrazioni delle famiglie giapponesi che si sono dovute involontariamente sobbarcare il prezzo di tutta questa ingegneria finanziaria. Il rialzo dei tassi della BOJ è arrivato in un momento in cui la FED era bombardata mediaticamente affinché tornasse ad abbassare i tassi ed è servito ai suoi scopi: drenare liquidità senza rialzare essa stessa i tassi. Il cappio intorno al collo della BCE e della Banca d'Inghilterra si stringe sempre di più.

Infatti sin dallo scorso aprile, anche la BNS è servita allo scopo di far guadagnare tempo alla BCE e alla BOE. Tagliando i tassi due volte e svalutando il franco svizzero, ciò è servito ad allentare la pressione finanziaria sull'Europa. Ritengo che anche questo supporto è ormai saltato, vista l'evoluzione dei cambi, e l'unico supporto che rimane alla BCE adesso è solo quello della BOE.

Quale migliore occasione, quindi, di tumulti per le strade da usare come scusa per l'ennesima emergenza e permettere all'esecutivo di avere carta bianca su ogni aspetto della vita socioeconomica inglese? Magari una nuova tassa che vada a gravare sul patrimonio immobiliare. Già le finanze delle famiglie inglesi sono sotto pressione, ulteriore spinta significherebbe la perdita di un asset sopravvalutato (immobili) ma che rallenterebbe lo scoppio della bolla immobiliare inglese sulla valanga di immigrati che sono entrati nel Paese negli ultimi anni. L'Italia da questo punto di vista è l'avanguardia. In sintesi, l'unica carta rimasta da giocare alla BOE è quella di tener gonfia la bolla immobiliare per dare l'illusione che esista ancora collaterale nel Paese degno di essere usato per una politica monetaria espansiva. La FED, come avevo anticipato all'inizio di quest'anno, effettuerà un taglio dei tassi. Molto probabilmente di 25 bps. Giusto per scontentare tutti e seguire il mercato dei rendimenti obbligazionari. Ma non sarà Powell a contrastare il QE della Yellen, ora, bensì il QT della BOJ. E non dimentichiamoci che il Giappone è il primo al mondo a detenere titoli di stato americani in riserva.


DECLINO

Questo spazio divulgativo non fa altro che unire i puntini, come vedere le costellazioni nel cielo notturno: la Cintura di Orione, il Grande Carro, ecc. Alcune sono evidenti, altre sono più difficili da vedere, con stelle deboli e lontane. Ma ci sono sempre degli schemi: crescita e depressione, rialzo e ribasso, guerra e pace, declino e caduta. Alcuni di questi sono schemi molto lunghi. Quando una nazione/stato/impero invecchia, le sue élite si trovano al vertice del potere e della ricchezza. Non importa in quale direzione guardino, c'è solo la discesa. Diventano timorose, tutto è una minaccia: un virus, un mercato ribassista, la Russia, la Cina... il futuro stesso.

Una delle cose più assurde accadute all'inizio di questo mese è stata che i liberi pensatori nel parlamento inglese hanno proposto nuovi modi per censurare il dibattito sui social media. Una delle ragioni addotte è stata che i legislatori pensano che essi stiano “rimbecillendo i giovani”. Davvero? Non il New York Times, non Paul Krugman, non le scuole pubbliche, non i genitori che lasciano che i loro figli sprechino tempo con i gadget elettronici. Tipico di un impero degenerato in fase avanzata, i politici inglesi sono ansiosi di proteggersi da qualsiasi novità. Un altro schema: nel tempo le élite sono inclini a diventare corrotte e incompetenti (stupide e malvagie). Favoriscono la guerra e l'inflazione, in parte come un modo per impedire al futuro di arrivare e in parte come un modo per continuare a trasferire più ricchezza e potere a sé stessi. L'aumento dell'offerta di guerra e inflazione porta a un calo del loro valore. Alla fine le élite non possono vincere una guerra (ad esempio Vietnam, Iraq, Afghanistan, Ucraina), né controllare l'inflazione.

In teoria, una democrazia dovrebbe risolvere il problema del decadimento al vertice. Gli elettori dovrebbero “buttare fuori gli incompetenti” ed eleggere nuovi leader più vigorosi. Ma dove sono questi nuovi leader? Nelle comunità più piccole la democrazia sembra funzionare, ma, in pratica, in un governo di grandi dimensioni, i partiti politici, l'amministrazione pubblica, la stampa, la City di Londra, i potenti donatori, i lobbisti, gli interessi speciali organizzati e l'industria della potenza di fuoco, tutti si uniscono per bloccare il cambiamento. Si finisce con leader geriatrici e linee di politica disastrose.

Inflazione e guerra, guerra e inflazione, malvagio e stupido, sciocco e furfante. Anche questi sono degli schemi. La Spagna, parte dell'Impero asburgico, fu il primo impero su cui non sarebbe mai tramontato il sole. Aveva le Filippine a est, l'America centrale e meridionale a ovest e in Europa era l'egemone, la nazione indispensabile del suo tempo. Quando i terroristi inglesi iniziarono ad attaccare le navi spagnole, Filippo II decise di intraprendere un'azione energica e risoluta. Il suo era l'impero più grande dell'epoca, con il più grande budget militare del mondo e l'equivalente del XVI secolo di una valuta di riserva. La Spagna riceveva carichi di oro e argento dal Nuovo Mondo, stimolando così l'economia del Vecchio Mondo con denaro appena coniato. Tutto questo vi suona familiare? I lettori più attenti noteranno due temi importanti.

Innanzitutto, l'inflazione. O, più in generale, la malattia olandese... comunemente intesa come il paradosso che si verifica quando la fortuna, ovvero trovare miliardi in oro e argento, trasforma la vostra economia in un caos. Di solito pensiamo all'oro come a una protezione contro l'inflazione; in questo caso, invece, ne fu la causa. In genere l'oro protegge dall'inflazione perché è molto difficile da ottenere: bisogna trovarlo ed estrarlo, e poiché l'oro è quotato sul mercato come tutto il resto, la quantità disponibile come denaro tende ad aumentare in linea con tutto il resto e a un ritmo più o meno pari alla crescita del PIL. Se le scorte scarseggiano, il prezzo dell'oro aumenta e i minatori sono spinti a lavorare di più; se c'è “troppo” oro il suo prezzo tende a scendere e l'attività mineraria non è più redditizia.

Fu solo un furto e un colpo di fortuna che gli spagnoli trovarono tanto oro e argento in superficie nelle mani degli Aztechi e degli Inca e riuscirono a sequestrarlo e a spedirlo in Spagna. L'avventuriero Pizarro catturò il capo Inca, Atahualpa, per esempio. Il conquistador chiese una stanza piena d'oro per il suo rilascio. L'Inca riempì diligentemente la stanza, ma Pizarro lo uccise comunque. Questo aumento della massa monetaria spagnola ebbe un effetto immediato, rese la Spagna ricca, e un effetto secondario, causò un'inflazione che rese la Spagna povera. Essa era ancora ricca nel luglio del 1588, quando la sua grande flotta si radunò e salpò verso nord, verso la Manica. Con 137 navi era destinata a scortare chiatte piene di soldati, cavalli, cibo e armi dalle Fiandre attraverso la Manica per un'invasione dell'Inghilterra. Si trattava più o meno della stessa forza navale che aveva vinto la battaglia di Lepanto nel 1571, una battaglia cruciale dell'Europa cristiana contro gli infedeli del mondo musulmano. E fu combattuta alla vecchia maniera: con spade, coltelli, moschetti e pistole. Questa era la battaglia che l'Armada di Filippo II era pronta a combattere di nuovo.

Il che ci porta al nostro secondo tema: le sorprendenti, e in gran parte sgradite, svolte della guerra. La sorpresa per l'Invincibile Armada fu che gli inglesi non combatterono come gli ottomani, o i romani, o i greci prima di loro. La battaglia di Gravelines non fu solo l'ennesima battaglia di fanteria, basata su piattaforme galleggianti mosse da schiavi delle galee. Inosservati dalla maggior parte del resto del mondo, gli inglesi avevano fatto progressi tecnici: le loro navi erano più piccole, più veloci, ma con meno potenza di fuoco. Si erano già dimostrate efficaci nelle mani di corsari inglesi, come Sir Francis Drake: arrivavano al nemico da sopravvento e questo lasciava la loro preda sguarnita. Invece di lanciare rampini e cercare di abbordare la nave nemica, gli inglesi cercavano di affondarla (o, meglio ancora, abbatterne gli alberi e distruggerne il timone in modo che fosse indifesa). Per prima cosa dispersero la formazione spagnola al largo di Calais inviando brulotti tra le imbarcazioni ormeggiate; gli spagnoli andarono nel panico, tagliarono le ancore e dispersero la flotta. Poi, alla Battaglia di Gravelines, il giorno seguente, le due flotte si fronteggiarono. Gli spagnoli eseguirono la manovra che avevano usato con tanto successo a Lepanto: spararono una volta i loro cannoni e si prepararono ad abbordare le navi nemiche. Potevano sparare solo una volta perché i loro cannoni non erano stati predisposti per essere ricaricati, non nel vivo della battaglia. Gli inglesi, nel frattempo, mantennero le distanze e continuarono a sparare. Quando finirono le munizioni, avevano danneggiato e/o affondato così tante navi dell'Armada che la battaglia era stata effettivamente vinta.

Dopotutto l'Armada era vincibile. Il vento soffiava da sud e diede agli spagnoli una via di fuga verso nord. Le navi sopravvissute, molte in pessime condizioni, cercarono di navigare attorno alla Scozia e all'Irlanda per ricongiungersi alla penisola iberica senza incontrare navi da guerra inglesi. Molte invece si arenarono in Irlanda, dove furono depredate e i marinai uccisi senza pietà. Altri morirono di freddo, fame e malattia. Pochi riuscirono a tornare in Spagna. E mentre la guerra fece i suoi danni, il nuovo denaro ne fece ancora di più: innescò un modello di azioni e reazioni ormai familiare. I conquistadores si impossessarono di enormi nuove quantità di oro e argento e questo aumento della massa monetaria fece aumentare i prezzi in Spagna e Portogallo del 500% nei successivi 150 anni. L'aumento dei prezzi, insieme ai tassi d'interesse più alti, costrinse l'imperatore spagnolo a prendere in prestito sempre più denaro solo per mantenere in attività il suo costoso impero. Il denaro facile rappresentò anche un sostituto per la produzione reale nella penisola iberica: gli spagnoli e i portoghesi avevano denaro, potevano acquistare cose, non avevano bisogno di produrle. “Lascia che siano gli altri a faticare”, potrebbero essersi detti l'un l'altro. “Noi conquistiamo”.

Ma trascurando il proprio commercio e le proprie manifatture, gli spagnoli e i portoghesi esposero il fianco a una “Grande Perdita”. Quando l'Invincibile Armada salpò il flusso di nuovo denaro dalle colonie era già in declino. Dopo la battaglia di Gravelines anche il potere spagnolo affondò e non si riprese mai più. La guerra e l'inflazione li avrebbero condannati a 4 secoli di marginalità e di miseria.


CADUTA

Non crediate nemmeno per un momento che l'impero britannico si fosse disciolto all'indomani della fine della seconda guerra mondiale. Le mani si erano ritirate, ma i fili restavano ancora attaccati. Nemmeno gli USA stessi erano davvero liberi, ma ancora una colonia. La vera dichiarazione d'indipendenza è arrivata nel marzo 2022, guarda caso un paio di settimane prima scoppiò la guerra tra Russia e Ucraina. Come già detto, guerra e inflazione sono due dei principali protagonisti di un impero in disfacimento.e quello inglese non fa eccezione. Oltre a riciclare quantità enormi di denaro da usare per cercare di sopravvivere ai venti economici contrari (es. debito pubblico, rendimenti decrescenti, ecc.), la guerra serve anche ad abbattere un qualsiasi tipo di opposizione popolare alle decisioni dello stato. I giovani uomini vengono mandati al fronte, cosicché in patria rimangano solo donne e vecchi. Non solo, ma è una questione ormai anche di sopravvivenza finanziaria, si a per Londra che per Bruxelles.

Il paravento della guerra, per quanto costoso, serve anche a giustificare la cosiddetta economia delle emergenze: una situazione “temporanea” infinita in cui gli stati in bancarotta le tentano tutte per rimanere a galla. Uno di questi tentativi significa calpestare lo stato di diritto. Ecco perché, tra gli altri, furono gli inglesi a far saltare il banco dei negoziati di pace in Turchia. Spogliata della sua capacità di intermediare flussi finanziari significativi, la City di Londra si appresta a perdere quell'importanza che aveva avuto finora grazie a liquidità estorta con l'inganno ai danni degli Stati Uniti e del Giappone. Lo stesso vale per Bruxelles. La guerra è l'unico mezzo attraverso il quale i soldi fluiscono ancora in Europa ed ecco anche perché da quest'ultima si sono alzate le grida di maggior dolore quando Johnson, lo speaker della Camera negli Stati Uniti, s'è rifiutato di firmare l'ennesimo pacchetto di aiuti all'Ucraina. La guerra in Ucraina è una polizza di assicurazione contro il fallimento siglata da Londra, oltre a essere un modo per staccare l'Eurasia dall'Europa.

A tal proposito, pensate a cosa è successo due mesi fa, durante le trattative di rinnovo dei titoli di debito dell'Ucraina. Per evitare il default del Paese i maggiori investitori (Pimco, Amundi, Blackrock, fondi pensione inglesi, ecc.) hanno raggiunto un accordo per un haircut delle loro posizioni del 37%. Solo l'Inghilterra s'è esposta per $10 miliardi in aiuti militari, $7 miliardi in aiuti finanziari e s'è fatta garante per diversi prestiti all'Ucraina tramite la Banca Mondiale. Succede, poi, che due giorni dopo Fitch declassa il debito ucraino a “C”. Panico tra i bondholder sopra elencati! Al che, una settimana dopo, il presidente ucraino firma un ordine di sospensione “temporaneo” del pagamento dei debiti della nazione.

Val la pena di sottolineare un altro fatto accaduto a luglio. In un seminario sponsorizzato dalla stessa Banca d'Inghilterra s'è parlato esplicitamente che la stessa potesse ampliare la platea di titoli acquistabili o ammissibili nel mercato pronti contro termine. Non mi sorprenderebbe se tra questi nuovi titoli ammissibili ci fossero anche i bond ucraini. Come se il bilancio della BOE non fosse già sommerso a causa dell'aumento dei tassi dei titoli di stato inglesi (Gilt). Un assaggio di questo tracollo ce l'abbiamo avuto nell'autunno del 2022 quando l'allora governo Truss presentò il cosiddetto “mini budget”. Pollice verso da parte dei mercati e vendita di Gilt sui mercati. Inutile dire che le istituzioni più colpite sono risultati i fondi pensione, i quali hanno dovuto vendere ingenti posizioni obbligazionarie A LEVA per soddisfare le margin call che fioccavano. La BOE è stata costretta a intervenire per apporre una rete di sicurezza sotto la sterlina e sotto i Gilt.

Qui ci sono tutti i presupposti affinché la sterlina subisca un durissimo colpo, nonché il mercato obbligazionario inglese dato il livello di rischio a cui è esposta la Banca d'Inghilterra insieme alla pletora di investitori istituzionali al seguito. Naturalmente non saranno i protagonisti di questa ubriacatura di azzardo morale a pagare per le conseguenze. Sta di fatto, comunque, che con la fine della “FED put”, della “BOJ put” e del LIBOR Inghilterra ed Europa si contendono il primato nell'attuale race to the bottom.


CONCLUSIONE

La Gran Bretagna si sta giocando il tutto per tutto. L'economia è messa male, la situazione sociale interna è molto difficile. Il sistema dell'eurodollaro, che è controllato da Londra, è andato in crisi nel 2008 e non si è più ripreso; ora Washington, o almeno una parte facente capo alla FED, sta rimpatriando la politica monetaria sotto l'egida americana. Non solo, ma con l'indicizzazione dei debiti americani con un tasso di riferimento interno (SOFR), la City di Londra sta nell'effettivo perdendo molto potere finanziario. Nel frattempo i BRICS si stanno allontanando dai vincoli che avevano con l'eurodollaro. Non mi sorprenderebbe se vedessimo un'inversione della Brexit e un riavvicinamento con Bruxelles, soprattutto perché lo scontro con la Russia ormai è esistenziale.

Tutte le micce finanziarie conducono a... Londra.


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