Nella nostra economia pianificata burocraticamente, la prosperità finanziaria dipende sempre di più da quanto ci si può posizionare vicino alla stampante monetaria. Comprendere questo fatto significa identificare il collegamento tra questa “prosperità” e il denaro fiat. Poiché creare denaro dal nulla non alimenta maggiore produzione, e nemmeno fa aumentare la ricchezza reale, non esiste un collegamento diretto con la prosperità; deve essere indiretto e in effetti lo è.
Il deficit pubblico persistente e la politica pro-inflazione del sistema bancario centrale richiedono una continua creazione di denaro. Esso entra nell'economia in modo non uniforme, a vantaggio di coloro che lo ricevono per primi e che possono spenderlo o investirlo ai prezzi correnti. Man mano che fluisce in settori o asset specifici, i prezzi salgono. I primi che lo ricevono guadagnano, mentre gli altri affrontano un calo relativo della ricchezza. Sebbene i salari possano eventualmente aumentare, lo fanno in misura minore e in ritardo rispetto agli aumenti dei prezzi, consolidando lo svantaggio economico per chi lo riceve per ultimo.
Come risultato del processo di cui sopra, che descrive come funziona oggi l'economia, sono molti coloro il cui obiettivo primario è quello di avvicinarsi alla stampante monetaria. Questi cercatori di rendite traggono vantaggio non dal merito e dal raggiungimento di risultati produttivi, ma dalle manovre politiche nelle posizioni giuste, in modo da essere tra i primi che ricevono il denaro creato ex novo.
Quando la banca centrale abbassa i tassi d'interesse crea nuova moneta. Ciò avviene generalmente tramite operazioni di mercato aperto, in cui la banca centrale acquista titoli da un gruppo selezionato di banche commerciali, aumentando così le riserve e di conseguenza il credito nell'economia tramite prestiti e altri meccanismi. Forzare i tassi d'interesse verso il basso è simile alla creazione di nuova moneta dal nulla ed è un meccanismo che viene sfruttato da chi la riceve per primo.
Distorsione finanziaria
I burocrati, compresi quelli nel sistema bancario centrale, sanno bene che esiste una relazione diretta tra i tassi d'interesse e il valore dei beni capitali.
Per questi asset i tassi d'interesse prevalenti e futuri sono input chiave per calcolarne il valore. Si consideri il Dividend Discount Model, un'equazione utilizzata negli investimenti e nella finanza aziendale per ricavare il valore attuale di un'attività che produce reddito. L'equazione è abbastanza semplice: P = D/kg
Dove:
P è il prezzo, o valore, dell'asset
D è il dividendo del primo anno, o flusso di cassa
k è il tasso di sconto, il costo prevalente del capitale
g è il tasso di crescita di D
Se il tasso di sconto è del 10% e il tasso di crescita è del 2%, un flusso di cassa annuale a partire da $100 vale $1.250 oggi. Supponiamo che questo flusso di cassa provenga dagli utili di un'azienda, i cui dettagli non contano.
Supponiamo inoltre che, il giorno dopo il nostro calcolo iniziale, tutto ciò che riguarda quest'attività (il team di gestione, la linea di prodotti, la tecnologia, ecc.) rimanga lo stesso, ma la banca centrale sorprende i mercati tagliando i tassi d'interesse in modo tale che il tasso di sconto scenda dal 10% al 7%. Ricalcolando con queste nuove informazioni, l'attività ora vale $2.000, un aumento del 67% rispetto al giorno precedente.
È importante notare che il ritmo degli aumenti nelle valutazioni degli asset (vale a dire, la seconda derivata dei prezzi degli asset) accelera man mano che i tassi di riferimento si abbassano. Nel nostro esempio il valore dell'asset è aumentato di colpo del 67% quando il tasso di sconto è sceso del 3%.
E se scendesse di nuovo del 3%, dal 7% al 4%? In tal caso, il valore dell'asset aumenterebbe da $2.000 a $5.000, un ulteriore balzo del 150% basato su nessun cambiamento nei fondamentali dell'azienda. È questa dinamica che caratterizza i prezzi parabolici degli asset, compresi i recenti picchi durante l'era ZIRP.
Si noti che i tassi stessi non devono nemmeno cambiare per influenzare i valori degli asset. Gli aumenti dei prezzi degli asset possono derivare dalle aspettative di tassi di interesse più bassi, da qui il continuo clamore delle banche centrali a favore di tassi più bassi in modo da stimolare i prezzi degli asset e il volume delle transazioni. Quest'ultimo punto è centrale quando i burocrati gonfiano le bolle degli asset usando tassi di interesse artificialmente bassi. I mercati finanziari e gli intermediari in situazioni simili guadagnano commissioni ogni volta che si muove denaro e poche cose lo muovono come i tassi bassi.
I tassi artificialmente bassi sono i criteri “DEI” nei mercati dei capitali
In un libero mercato una delle sfide principali per gli imprenditori è l'allocazione del capitale, ovvero dove e come investire. Per utilizzare il capitale in modo efficiente, dev'essere distribuito in aree che forniscono rendimenti maggiori rispetto al suo costo prevalente. Dev'essere fatto ripetutamente, su lunghi periodi di tempo, pertanto un acuto senso degli affari deve combinarsi con una bassa preferenza temporale per avere successo. Come sottoprodotto di questa dinamica, le aree più produttive di un'economia ricevono una quantità appropriata di capitale e quelle meno produttive vengono evitate.
I tassi d'interesse artificialmente bassi, invece, riducono il costo del capitale e la sua allocazione viene distorta: le aree precedentemente non redditizie diventano marginalmente redditizie e ricevono capitale che altrimenti non riceverebbero. Le aree che sono marginalmente redditizie solo a causa dei tassi bassi non sono imprese intrinsecamente produttive e quindi attraggono persone con capacità inferiori piuttosto che imprenditori qualificati. In parole povere, i tassi artificialmente bassi sovvenzionano l'incompetenza.
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Per avere una prova di questo fenomeno basta guardare al mercato degli investimenti in appartamenti negli ultimi anni, ma esistono molti casi simili, tra cui veicoli elettrici, tecnologie serialmente non redditizie e varie truffe sulle criptovalute.
“I quattro cavalieri dell'apocalisse del denaro a buon mercato”
I tassi d'interesse artificialmente bassi portano a investimenti improduttivi, bolle, finanziarizzazione e società zombi, tutte cose che oggi sono molto diffuse. Tuttavia le banche centrali e la nostra classe politica sono intenzionate a continuare così, segnalando a gran voce imminenti tagli dei tassi nonostante i prezzi degli asset siano a livelli record in molte categorie, tra cui azioni, obbligazioni e immobili.
Per coloro che non hanno accesso politico, che non raccolgono i benefici dei tassi artificialmente bassi, sappiate che la distruzione della vostra ricchezza porta direttamente all'aumento della ricchezza per coloro che invece ce l'hanno questo accesso. Per i burocrati e la classe clientelare questa è una caratteristica prediletta quando abbiamo a che fare col denaro fiat. Come ha sottolineato Michael Burry: “La linea di politica dei tassi a zero ha infranto il contratto sociale con quelle generazioni di lavoratori che hanno risparmiato per la pensione, facendo scoprire loro che i propri risparmi non erano minimamente sufficienti”.
Un tempo risparmio, duro lavoro e responsabilità personale erano sufficienti per garantire una vita dignitosa per sé e per la propria famiglia. Ormai non è più così. Abbassare artificialmente i tassi d'interesse, creando denaro dal nulla nel processo, non può produrre ricchezza, può solo ridistribuirla dalle tue tasche a quelle dei clientes.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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