lunedì 16 settembre 2024

In difesa di Milei

 

 

di Philipp Bagus & Bernardo Ferrero

Mentre la maggior parte dei libertari ha guardato con favore all'ingresso di Milei in politica e alle sue scelte da presidente, questa visione non è stata abbracciata da tutti. Oscar Grau, ad esempio, ha scritto alcuni articoli critici che analizzano le politiche interne ed estere di Milei. Per quanto riguarda le prime, Grau sostiene che l'approccio di Milei è interventista, cosa che stritola il settore privato sotto l'egida di un'adesione solo retorica alla libertà e al libero mercato; per quanto riguarda le seconde, Grau conclude che il presidente argentino è solo l'ennesimo neocon, politico dell'establishment. Considerando quanto sopra, Grau dice che Milei è un “imbroglione”, “statalista”, “neocon” e accusa i suoi seguaci di essere dei traditori opportunisti.


L'importanza della storia congetturale e della verstehen

Pur concordando con Grau su alcune delle sue critiche, la sua line generale non riesce a tenere conto di una serie di questioni essenziali e la sua conclusione, secondo cui i libertari dovrebbero dissociarsi da Milei, è ingiustificata. Bisogna tenere a mente quattro domande: qual era la situazione prima che Milei salisse al potere? Qual era l'alternativa in Argentina? Cosa ha realizzato finora? Dove mira il suo programma?

La contestualizzazione è essenziale per comprendere l'ambiente in cui Milei è stato costretto a operare. I vincoli, tanto quanto le opportunità, sono pregni di contesto, stabilendo i confini entro i quali, in ogni momento, l'attore di mercato forma le sue aspettative e i suoi giudizi su benefici e costi marginali dei corsi d'azione alternativi. Inoltre non si può evitare quella che Montesquieu chiamava “storia congetturale” e quindi applicare la comprensione interpretativa (quella che Weber chiamava Verstehen) quando si prende in considerazione la rilevanza del “fenomeno Milei” e la misura in cui sta spingendo il suo Paese nella giusta direzione.


I disastri del kirchnerismo

La prima cosa che Grau sottovaluta è la situazione e le difficoltà che Milei ha incontrato una volta salito al potere. A parte alcuni commenti sull'andamento inflazionistico del peso, Grau dedica poca attenzione alle politiche disastrose che sono state perseguite in Argentina dalla fine della convertibilità (1992-2001), da Nestor Kirchner (2003-2007) e poi continuando con Cristina Fernández de Kirchner (2007-2015), Mauricio Macri (2015-2019) e, soprattutto, Alberto Fernández (2019-2023). Il disastro di questo socialismo argentino del XXI secolo si è riflesso negli squilibri fiscali e monetari che Milei si è trovato ad affrontare quando è entrato nella Casa Rosada. Con un debito pubblico di oltre $400 miliardi e quasi $60 miliardi di debiti commerciali in scadenza, lo stato argentino era sull'orlo del default, il suo decimo default dall'indipendenza (1816). In questo lasso di tempo la banca centrale argentina ha fatto registrare riserve negative in dollari nel suo bilancio.

La responsabilità di questi squilibri era tutta nelle mani della classe politica. Per quanto riguarda la carenza di dollari è stata la decisione di bloccare il peso a un tasso sopravvalutato rispetto al cambio estero a creare gli effetti tipici di tutti i controlli sui prezzi. Mentre le persone si precipitavano a sbarazzarsi dei loro pesos, ciò che ne è seguito è stata una corsa al dollaro, una carenza di valuta estera e un deficit della bilancia dei pagamenti che ha prosciugato la produzione interna. Invece di risolvere il problema consentendo al tasso di cambio di adeguarsi ai livelli di compensazione del mercato, limitando la spesa pubblica e frenando la stampa di denaro, i kirchneristi hanno contrastato questi movimenti con ulteriori interventi monetari sotto forma di controlli sui capitali e sui cambi (cepo e control de cambios). Costretti a separarsi dai loro guadagni in dollari a tassi inferiori a quelli di mercato, gli esportatori sono stati espropriati. Allo stesso tempo gli importatori privilegiati sono stati sovvenzionati e l'accesso del Paese ai mercati finanziari internazionali è stato limitato. Quando Milei ha assunto la carica, c'erano 18 diversi tassi del dollaro. Questo scenario ha incentivato favoritismi politici, ha esacerbato il rischio del tasso di cambio e ha diffuso il caos nei calcoli imprenditoriali.

La causa fondamentale di questi squilibri era il livello insostenibile di spesa pubblica. Mossi dal motto di Evita Peron, “Dove c'è il bisogno nasce un diritto”, i programmi sociali sono stati moltiplicati e la portata del settore pubblico è aumentata drasticamente: livelli oppressivi di tassazione, una legislazione gravosa sul mondo del lavoro e restrizioni commerciali labirintiche. La ricchezza è iniziata letteralmente a essere privatizzata, concentrandosi solo in un piccolo gruppo di eletti non integrati nella divisione del lavoro e specializzati nello spendere surrettiziamente le risorse altrui senza riparazione. Il rovescio della medaglia è stata la socializzazione della miseria. A novembre 2023 il tasso di povertà era salito al 55%, mentre il livello degli indigenti aveva raggiunto il 17,5%.


La crisi monetaria e fiscale

Incapace sia di spremere il settore privato attraverso ulteriori imposte senza perdere entrate, sia di collocare i propri obblighi nei mercati del credito internazionali, la banca centrale ha monetizzato i deficit fiscali. Dal 2002 i politici argentini hanno utilizzato l'inflazione come mezzo per finanziare i consumi pubblici e la prodigalità in eccesso rispetto alle imposte previste dalla legge, esternalizzando i costi sui risparmiatori, sui creditori, sui percettori di reddito fisso e sui lavoratori a basso reddito. Oltre a ciò, le élite hanno emesso ulteriori pesos per finanziare il cosiddetto deficit quasi fiscale, corrispondente agli interessi mensili e giornalieri pagati alle banche commerciali per “parcheggiare” parte dei pesos in eccesso presso la banca centrale. Poiché il tasso d'interesse effettivo annuo è aumentato in linea con l'andamento geometrico dell'inflazione dei prezzi, raggiungendo il 253% a novembre 2023, questi pagamenti hanno costituito una fonte di creazione di denaro pari al 10% del PIL. Ciò che è iniziato come una misura per limitare l'offerta di denaro si è trasformato in una delle fonti più problematiche di inflazione incontrollata. Tra il 2011 e il 2023 la base monetaria più ampia, che comprende sia le passività non remunerate (base monetaria) sia quelle remunerate della banca centrale (Leliqs e Pases), è aumentata di un multiplo di 116, con l'aumento più significativo verificatosi durante l'ultima presidenza. In quattro anni, sotto la presidenza di Alberto Fernandez, la banca centrale ha ampliato la quantità di base monetaria dell'equivalente del 32% del PIL, con il 13% emesso solo in quell'ultimo anno.

Quando Milei ha assunto la carica, l'Argentina languiva in una crisi economica, monetaria e fiscale. Le conseguenze perniciose di lassismo monetario e fiscale si sono scatenate tutte insieme: un tasso di inflazione dell'1% al giorno (e annuo al 3700%), deficit fiscale duplice del 15% del PIL (5% Tesoro argentino e 10% banca centrale) e un periodo di stagnazione lungo 12 anni. Dato che l'Argentina aveva vissuto in un'anomia istituzionale per gli ultimi due decenni, Milei si è ritrovato molte strade precluse davanti a sé.


La doppia strategia del politico libertario

Come presidente dell'Argentina, Milei ha capito che, indipendentemente dalle sue credenziali accademiche, era ormai diventato un politico. E un politico, anche libertario, deve tenere conto delle circostanze specifiche di tempo e luogo se vuole riuscire a mantenere ed espandere il sostegno degli elettori. Il politico libertario a volte deve scendere a compromessi, senza mai andare nella direzione sbagliata. Secondo Jesús Huerta de Soto, il politico libertario dovrebbe usare una duplice strategia: studiare i principi teorici del libertarismo e istruire il pubblico in generale su questi principi e le sue implicazioni, impegnandosi in un lavoro di divulgazione delle idee libertarie. A tal fine non saranno accettati compromessi.

Essendo consapevole dei suoi obiettivi a lungo termine, il politico libertario cercherà anche possibili piani di transizione verso quell'ideale che non violi i principi libertari. Se è impossibile eludere un compromesso a breve termine, può concederlo purché si muova nella giusta direzione. In nessun caso un insieme di misure si allontanerà da una società più libertaria. Le restrizioni che i politici e l'apparato burocratico (o lo stato profondo) apportano sono sconosciute al grande pubblico; il politico libertario deve fare uso della sua conoscenza specifica del tempo e dello spazio, valutando le restrizioni effettive che la vita politica reale offre, e realizzare in ogni momento storico il massimo di quell'ideale che le circostanze consentono.

Solo utilizzando questa duplice strategia si possono evitare quei due estremi che Murray Rothbard considerava dannosi per il progresso della libertà: “l’opportunismo di destra” e il “settarismo di sinistra”. Se il primo è una “linea di politica senza principi”, incapace di dare un fondamento non arbitrario all’azione politica, il secondo è un “principio senza linea di politica”, che inibisce il perseguimento concreto del miglior bene possibile.


Milei come politico libertario

Milei ha seguito la descrizione di un politico libertario. Anche se Grau lo dipinge come un semplice neoclassico, Milei ha studiato a fondo le idee libertarie e Austriache. Oltre ad essere stato “convertito” alla teoria Austriaca nel 2014 dopo aver letto il capitolo 10 di Man, Economy and State di Rothbard, ha letto Human Action tre volte e ha familiarizzato con le opere di Hayek, Hazlitt, Kirzner e molti altri. Sebbe si porti dietro ancora residui monetaristi, definirlo un economista matematico e neoclassico è quantomeno impreciso. Nessun monetarista ha mai sostenuto, come fa continuamente Milei, l'eliminazione della banca centrale, la denazionalizzazione del denaro e la deflazione dei prezzi. Inoltre ha scritto libri che criticano le opinioni neoclassiche/di Chicago su monopolio, fallimenti del mercato e antitrust.

Inoltre rende popolari queste idee ogni volta che può. Non è stato solo facendo appello alla retorica del “popolo contro élite”, ma anche illuminando le persone sulla superiorità morale, economica e persino estetica di un ordine sociale basato sul mercato che Milei è stato in grado di fondersi con il 56% del sostegno degli elettori. Solo per fare un esempio tra i tanti, nel 2021, poco dopo la sua vittoria alle primarie, Milei ha iniziato una serie di sei lezioni all'aperto sull'economia Austriaca nelle piazze di Buenos Aires, al termine delle quali regalava copie di Economics in One Lesson di Henry Hazlitt. I suoi noti interventi pubblici a Davos (World Economic Forum), Roma (Quarta Repubblica - Mediaset), Washington (CPAC), Madrid (Vox - Viva24) sono una dimostrazione che ha continuato a rendere popolari queste idee dopo aver assunto l'incarico.


Inflazione, deficit e qualità del denaro

Per quanto riguarda la seconda parte della strategia duale, si applica un ragionamento simile. Durante la campagna elettorale Milei si è candidato con una piattaforma di austerità, promettendo tagli alla spesa pubblica e un abbassamento generale delle tasse e delle normative. La sua priorità era porre fine all'inflazione, un tema che ha sviluppato in dettaglio in uno dei suoi ultimi libri che porta esattamente quel titolo: El fin de la Inflacion. Il suo piano di dollarizzazione più che un invito a unirsi a un sistema finanziario dominato dalla FED era mosso dal desiderio di allontanare la stampante monetria dalla casta argentina e consentire alle classi produttive di scambiare, risparmiare, pianificare e calcolare liberamente con l'unità monetaria che, alla luce della sua stabilità e indipendenza, preferivano di più. Inutile dire che si trattava del dollaro statunitense.

Per ottenere questi risultati Milei ha pensato a un piano di transizione composto da diverse fasi, rispettando in gran parte le sue promesse. Sapendo di non avere la maggioranza parlamentare per promuovere riforme strutturali, evitare una crisi iperinflazionistica e un altro default è diventata la sua preoccupazione principale. Milei ha affrontato queste questioni con un certo successo. Quando ha assunto la carica a dicembre, i prezzi all'ingrosso salivano a un ritmo del 25,5% al ​​mese, mentre le ultime misure dell'inflazione riportano un ritmo mensile del 4% a luglio di quest'anno. Secondo Grau l'abbassamento dell'inflazione è stato ottenuto da una mix di manovre stataliste volte a inibire la gente dal precipitarsi sul dollaro, aumentandone il prezzo. Di certo i controlli sui prezzi e sui cambi sono indifendibili, tuttavia erano già in atto quando Milei è arrivato, quindi non possono essere stati un fattore causale significativo. Ciò che Grau ignora è che l'inflazione dei prezzi è stata domata grazie a due fenomeni interconnessi: la lenta ma costante diminuzione dell'emissione monetaria e l'aumento della qualità del sistema monetario.

I cambiamenti nella qualità di quest'ultimo cambiano, ceteris paribus, la qualità del denaro, la domanda di denaro e, di conseguenza, il potere d'acquisto del denaro. Infatti Milei ha migliorato sostanzialmente il sistema monetario dell'Argentina ottenendo un surplus fiscale entro il primo mese di governo e dichiarando che l'eliminazione del deficit fiscale non era negoziabile. In questo modo ha stabilito un solido ancoraggio monetario: poiché è scomparsa la necessità di finanziare i deficit fiscali stampando denaro, le aspettative inflazionistiche sono state ridotte. Di recente il governo ha dichiarato che alla base monetaria non sarà più consentito di crescere (“emisión cero”), migliorando ulteriormente la qualità del sistema monetario. Come scrisse Rothbard, un importante fattore determinante della domanda di denaro in uno standard fiat è la fiducia della popolazione nelle “autorità che emettono denaro fiat”. Poiché una moneta fiat è emessa indirettamente dallo stato, la solvibilità di quest'ultimo diventa un fattore importante dietro il prezzo del denaro. Considerando che tale solvibilità è valutata scontando al presente i surplus fiscali futuri, le misure di austerità di Milei non solo hanno ancorato l'offerta di denaro futura, ma hanno anche aumentato rapidamente la domanda di denaro. Allo stesso modo la qualità del sistema monetario è stata migliorata ristrutturando il bilancio della banca centrale. Le passività remunerate sono state eliminate e una parte maggiore della base monetaria è stata sostenuta da riserve monetarie che sono passate da -$10,545 miliardi a $27,439 miliardi. Sebbene assenti nelle osservazioni di Grau, queste misure sono state responsabili della riduzione sia dell'inflazione dei prezzi che dei tassi d'interesse.


Un minor carico fiscale

Si potrebbe sostenere che un libertario dovrebbe guardare con ottimismo all'idea di default di uno stato. Da Thomas Jefferson a Murray Rothbard, la posizione libertaria ortodossa sulla finanza pubblica è stata, per ragioni sia normative che positive, inequivocabile: ripudiare il debito pubblico. Detto questo, bisogna anche prendere in considerazione i costi politici di farlo, i quali potrebbero risultare critici, specialmente in un Paese come l'Argentina che è andato in default talmente tanto spesso senza mai riprendersi per davvero.

Riflettendo su questi costi politici, Milei ha deciso di andare avanti con il piano di eliminare la spesa in deficit e accumulare surplus di bilancio. Seguendo Rothbard, ci sono tre modi in cui uno stato può realizzare una riorganizzazione dei suoi conti: aumentando le tasse, riducendo la spesa pubblica e privatizzando gli asset pubblici; o un mix di quanto sopra. Mentre il primo modo è sia dannoso che illegittimo, il secondo e il terzo sono strade sane e del tutto legittime. Mentre un libertario può giustamente criticare l'aumento di alcune tasse (impuesto pais, carburante e stipendi) approvato dal governo di Milei, la maggior parte dei surplus di bilancio è arrivata attraverso tagli alla spesa pubblica, la quale è diminuita di quasi il 35% in termini reali. Il governo Milei ha stabilito un nuovo record in Argentina, avendo licenziato il numero più alto di dipendenti pubblici nei primi sette mesi del suo mandato. Secondo l'ultima relazione pubblicata dall'Instituto Argentino de Analisis Fiscal, Milei ha licenziato 30.936 dipendenti pubblici durante il suo primo semestre.

Un altro ambito importante in cui Milei ha fatto importanti progressi fin dall'inizio è la deregolamentazione. A partire dal suo Decreto de Necesidad y Urgencia, Milei ha abrogato più di trecento regolamenti che soffocavano le attività commerciali sin dai tempi del dittatore Ongania (1966-70), dal controllo degli affitti alle leggi sulla moneta a corso legale. Omessa da Grau la parte più cruciale di questo decreto è stata la modifica dell'articolo 958 del Codice civile e commerciale, con cui il governo Milei ha relegato le norme legali a un piano inferiore rispetto alla volontà delle parti espressa nei contratti. Poiché l'inflazione e i regolamenti sono una tassa, e poiché entrambi consentono allo stato di ottenere un controllo sostanziale sull'uso delle risorse nella società, Miliei ha nell'effettivo ridotto l'onere fiscale complessivo.


Tagli alle tasse e liberalizzazioni all'orizzonte

Con il suo piano di riforma (Ley Bases) finalmente accettato da entrambe le camere, si profilano all'orizzonte alcune privatizzazioni. Ciò aumenterà la quota di surplus di bilancio attribuibile sia a modi legittimi che economizzatori di attuare l'austerità. Inoltre si prevedono ulteriori deregolamentazioni accompagnate da crescenti tagli fiscali e in un certo senso questo processo è già iniziato. All'inizio di agosto 2024 il governo Milei ha emanato il decreto 697/2024, eliminando le tasse su tutti i tagli di carne bovina e le ritenute all'esportazione di carne suina. Il decreto prevede anche una riduzione del 25% delle ritenute all'esportazione su tutte le proteine ​​animali e un'eliminazione permanente dei dazi all'esportazione sui prodotti lattiero-caseari, restituendo complessivamente circa $130 milioni nelle tasche dei produttori.

Nel frattempo il governo di Milei ha eliminato le ritenute alla fonte sull'IVA e sugli utili sulle vendite aziendali. Inoltre ha abbassato l'imposta sulle importazioni (impuesto pais) al 7,5% e ha annunciato che entro dicembre 2024 sarà abolita, alleviando significativamente la pressione sul commercio e sulle attività commerciali. Si può sostenere che una tale liberalizzazione non sia abbastanza rapida, ma non si può negare che si muova nella giusta direzione. E sì, Milei ha dovuto scendere a compromessi, soprattutto perché non detiene la maggioranza in parlamento. Libertad Avanza ha solo il 15% dei seggi alla Camera dei rappresentanti e al 10% nel Senato; la maggior parte dei membri del suo partito, inoltre, è rappresentata da semplici alleati politici senza una reale conoscenza dell'economia Austriaca e del libertarismo. Gli obiettivi di Milei, però, sono chiari e sono stati confermati a luglio con la firma del Pacto de Mayo tra il presidente e i governatori. Tra i dieci principi fondanti di questo patto c’erano “l’inviolabilità della proprietà privata”, “la riduzione della spesa pubblica al 25% del PIL” e l’attuazione di una riforma che “riduca il carico fiscale e semplifichi la vita degli argentini e promuova il commercio”.


Milei non è un neocon

Mentre Grau dedica grande attenzione alla politica estera, non si dovrebbe dare tanta importanza al posizionamento di Milei nella “politica internazionale”, poiché l’Argentina non influenza praticamente nulla a quel livello. Il cambio di blocco operato da Milei non implica alcun allontanamento dall’ideale rispetto alla situazione precedente. La sua posizione riguardo la politica estera è, ai fini pratici, puramente testimoniale. Inoltre in molti Paesi sudamericani la vera alternativa, ed è così che la cittadinanza percepisce la questione, è stare o con gli USA e i suoi alleati (Israele e Paesi dell’UE), o con i socialisti e i loro “amici” (Russia, Iran, Cina). I recenti eventi che hanno circondato la rielezione fraudolenta del dittatore socialista del Venezuela, Nicolas Maduro, approvata da Putin, Xi Jinping e gli ayatollah, lo confermano. Del resto dopo quasi due decenni di flirt costante dei kirchneristi con questo blocco e con evidenti casi di corruzione e cattiva gestione (si pensi, ad esempio, all’Operación Moscú voluta da A. Fernandez durante il Covid che ha permesso la distribuzione privilegiata del vaccino Sputnik V in Argentina) è comprensibile che Milei, come parte della sua reazione, possa guardare all’altro lato dello spettro.

Qualunque cosa si possa pensare della collocazione dell'Argentina negli affari internazionali, Milei non è un neocon nel senso tradizionale del termine. Nessun neocon ha dichiarato esplicitamente (né continua a dichiarare in ogni occasione e apparizione pubblica), come invece fa Milei, che lo stato (compreso quello di Israele e dell'Ucraina) è solamente un branco di imbroglioni. Nessun neocon “odia” lo stato. Inoltre essi difendono l'interventismo estero come parte di un sostegno generale allo stato assistenziale-bellico. William Buckley non era solo un militarista antisovietico, ma anche un sostenitore del movimento per i diritti civili degli anni '60. Irving Kristol sosteneva uno “stato assistenziale conservatore” che avrebbe instillato l'abnegazione e un comportamento virtuoso tra i cittadini. Milei invece è un ardente critico dell'intervento statale, delle politiche antidiscriminatorie, del paternalismo e dello stato assistenziale. Appartiene a un'altra lega. Come i liberali tradizionali e i libertari classici, da Montesquieu a Bastiat, da Cobden a Mises, Milei vede nel libero mercato il veicolo per relazioni internazionali più pacifiche e, qualora abbandonato, la premessa per la guerra.

Milei si impegna nella divulgazione di idee Austro-libertarie, diametralmente opposte allo statalismo e al neoconservatorismo. Ad esempio, cita continuamente e incoraggia la lettura di autori libertari, da Murray Rothbard a Hans-Hermann Hoppe. È ironico in questo senso che Grau denunci Milei come neocon e allo stesso tempo lo critichi per aver sostenuto ed essere un alleato di Trump, quando in politica estera quest'ultimo è stato il meno interventista di tutti i presidenti degli Stati Uniti negli ultimi due decenni. Infine se si vuole etichettare Milei come un neocon solo per le sue simpatie geopolitiche e la posizione pro-NATO, cosa si dovrebbe dire di Mises che guardando all'Europa del dopoguerra sosteneva l'istituzione di una “unione permanente e duratura” tra le democrazie occidentali e per “investire tutto il potere in una nuova autorità sovranazionale” al fine di evitare una volta per tutte la sottomissione al totalitarismo? Si potrebbe dire che le osservazioni di Mises furono fatte in un momento particolare della storia e che erano destinate ad applicarsi solo a quelle circostanze. È ragionevole. Ma allora perché la posizione e le dichiarazioni di Milei dovrebbero essere trattate in modo così diverso?


Conclusione

Il libertarismo richiede una strategia realistica. L'idea che ci si debba dissociare intellettualmente da una persona perché potrebbe non implementare appieno l'ideale libertario, non è solo in contrasto con il buon senso, ma è stata respinta come linea di politica sensata dallo stesso Murray Rothbard, il quale nel 1990 associò questo atteggiamento al “percorso disastroso e strampalato del randianismo ortodosso”. Mentre ci si potrebbe aspettare e desiderare che Milei faccia di più e lo faccia più velocemente, mentre si può criticarlo per questo o per quel compromesso, non si può non vedere che ha mosso l'Argentina nella giusta direzione e che il suo ingresso in politica ha implicato un cambiamento di paradigma per la diffusione e l'implementazione delle idee libertarie. Come ha scritto Jesús Huerta de Soto, grazie a Milei e ai suoi successi politici è comune vedere a Buenos Aires, e in altre città argentine e latinoamericane, persone che camminano in giro con Human Action sottobraccio. Uno dei sondaggi più recenti condotti da DC Consultores mostra che circa il 70% degli argentini ritiene che il peronismo sia morto con Alberto Fernandez e che con Milei sia iniziata una nuova era. Il cambio di paradigma, quindi, non è retorica ma una realtà storica che dovrebbe darci speranza per il futuro. Le idee muovono il mondo, non il contrario. Viva la Libertad carajo!


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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venerdì 13 settembre 2024

Ludwig von Mises e la teoria Austriaca della moneta, dell'attività bancaria e del ciclo economico — Parte #3

 

 

di Richard Ebeling

Quando l'edizione in lingua inglese di The Theory of Money and Credit di Ludwig von Mises fu pubblicata 90 anni fa, nel 1934, il mondo era nel mezzo della Grande Depressione. Il crollo del mercato azionario americano nell'ottobre del 1929 si trasformò presto in una grave crisi economica che raggiunse il punto più basso in termini di disoccupazione e calo della produzione industriale/agricola nel 1932 e all'inizio del 1933.

In Europa le condizioni economiche non erano migliori. La Gran Bretagna e la Francia, ad esempio, stavano sperimentando gli stessi effetti negativi di calo della produzione e aumento della disoccupazione, anche se il peggio, in termini di questi due indicatori economici, si stava verificando in Germania. A intensificare l'impatto mondiale della crisi economica fu un ritorno al protezionismo commerciale in molte delle principali economie, compresi gli Stati Uniti, insieme ai controlli sui cambi che portarono a un drastico calo del commercio e degli investimenti internazionali.


Stato e Grande depressione

Perché la gravità e la profondità di questa depressione economica erano le più gravi nella memoria di chiunque? Secondo Mises ciò era dovuto al grado in cui gli stati stavano introducendo linee di politica che ostacolavano e impedivano all'economia di mercato di riaggiustarsi e riequilibrarsi dopo quella che si era rivelata la falsa prosperità del decennio precedente. Non che tutto ciò che era accaduto in quest'ultimo periodo di tempo fosse insostenibile. Le innovazioni tecnologiche, l'efficienza dei costi, i miglioramenti nell'organizzazione e nella gestione dell'industria e della produzione avevano rappresentato miglioramenti tangibili negli standard e nella qualità della vita in tutto il mondo, specialmente negli Stati Uniti.

Ma a sovrastare questi impressionanti miglioramenti nei potenziali di produzione c'erano state linee di politica monetarie negli Stati Uniti e in Europa che avevano portato a disallineamenti e squilibri tra risparmi e investimenti, preparando il terreno a un inevitabile periodo di correzione. Relazioni insostenibili tra prezzi e salari e usi di risorse e capitale dovevano essere corretti se si voleva tornare a una crescita e stabilità economica a lungo termine.

In passato c'erano stati boom e bust, inflazioni e depressioni, tuttavia raramente erano stati così gravi e destabilizzanti come quelli vissuti negli anni '30. Prima di ciò gli stati avevano mantenuto un approccio abbastanza “non intromissivo”, consentendo ai mercati finanziari, degli investimenti e dei consumatori di aggiustarsi e trovare i loro modelli di coordinamento di prezzi/salari e usi di risorse/capitale per tornare alla piena occupazione e ai potenziali di produzione.


Il gold standard e il crescente interventismo dello stato

Negli anni '30 gli stati fecero il contrario: nel settembre 1931 il governo britannico aveva posto fine al gold standard come base del sistema monetario del Paese; dopo l'insediamento di Franklin D. Roosevelt negli Stati Uniti nel marzo 1933, il gold standard venne rimosso nel giugno di quell'anno ordinando agli americani di consegnare le loro monete d'oro e i lingotti in cambio di cartamoneta della Federal Reserve sotto la minaccia di arresto, confisca e imprigionamento.

Prima con il presidente repubblicano Herbert Hoover e poi con i programmi del New Deal, il governo degli Stati Uniti gestì grandi deficit di bilancio, aumentò le tasse sulle imprese, intraprese ingenti progetti di lavori pubblici e interferì con gli aggiustamenti di salari/prezzi. Infatti con l'avvento del New Deal Roosevelt impose un sistema di pianificazione economica in stile fascista sull'industria e l'agricoltura, eliminando a tutti gli effetti l'economia di mercato. Solo una serie di decisioni della Corte Suprema nel 1935 e nel 1936, che dichiararono incostituzionali alcuni dei principali programmi del New Deal, salvarono l'America dalla possibilità di un'economia pianificata permanente.

Negli anni '20 la Germania aveva un governo democratico debole, noto come Repubblica di Weimar. Nel 1931 e nel 1932 i tre maggiori partiti politici rappresentati nel parlamento tedesco erano i socialdemocratici, i nazionalsocialisti (nazisti) e i comunisti. Nel gennaio 1933 Adolf Hitler fu nominato cancelliere (primo ministro) e nel giro di pochi mesi i nazisti trasformarono rapidamente il Paese in una dittatura, con la spesa e gli investimenti diretti dal governo. I nazisti introdussero formalmente la pianificazione centralizzata quadriennale nel 1936.

Nella vicina Austria, dove Mises viveva e lavorava come analista economico per la Camera di commercio di Vienna, scoppiò una breve guerra civile nel febbraio 1934 tra il governo di orientamento fascista e le forze armate del Partito socialdemocratico, e si concluse con la sconfitta dei socialisti austriaci. Poco dopo fu istituita una nuova costituzione che stabiliva ufficialmente un sistema politico autoritario e un'economia corporativista. Nell'ottobre 1934 Mises lasciò l'Austria e accettò la sua prima cattedra a tempo pieno presso il Graduate Institute of International Studies di Ginevra, in Svizzera. Ciò gli permise di sfuggire sia alla vita sotto la dittatura fascista nel suo Paese d'origine, sia alla crescente ondata di antisemitismo che divenne violenta e mortale dopo che Hitler entrò a Vienna nel marzo 1938 e l'Austria fu annessa al Terzo Reich.


Mises sulle cause della Grande depressione

Nel febbraio 1931 Mises tenne una conferenza sulle cause della crisi economica. I Paesi d'Europa e gli Stati Uniti furono coinvolti nella Grande depressione proprio perché gli stati non erano riusciti a consentire aggiustamenti e ribilanciamenti basati sul mercato in modo da ripristinare la produzione e l'occupazione.

Invece fecero del loro meglio per mantenere prezzi e salari a livelli non di mercato attraverso varie forme di interventismo e regolamentazione. I dazi proteggevano i produttori nazionali non competitivi dai rivali stranieri; i sindacati avevano il potere non ufficiale di chiudere le aziende e usare la violenza per impedire ai lavoratori non sindacalizzati di riempire i posti di lavoro dei lavoratori sindacalizzati in sciopero, affinché venissero imposti salari più alti di quelli di mercato; l'indennità di disoccupazione fu utilizzata per ridurre la pressione sui sindacati da parte dei disoccupati; le tasse sulle imprese private ridussero gli investimenti e minacciarono il consumo di capitale; la spesa in deficit degli stati fu utilizzata per “creare” posti di lavoro inutili. Da ciò Mises concluse:

Se si fa tutto il possibile per impedire al mercato di svolgere la sua funzione di bilanciare domanda e offerta, non dovrebbe sorprenderci se persiste una grave sproporzione tra domanda e offerta, se le merci restano invendute, le fabbriche restano inattive, ci sono milioni di disoccupati, la miseria e l'indigenza crescono e se, sulla scia di tutto ciò, il radicalismo distruttivo dilaga nella politica [...]. Con la crisi economica la politica economica interventista, la linea di politica seguita oggi da tutti gli stati indipendentemente dal fatto che siano responsabili nei confronti dei parlamenti o che abbiano aperto le porte alle dittature, diventa evidente.


L'influenza corruttrice dello stato interventista

L'effetto corrosivo che tali linee di  politica interventiste ebbero sul funzionamento del mercato e sugli incentivi antisociali nel settore privato venne spiegato da Mises un anno dopo, nel 1932, in un saggio intitolato “Il mito del fallimento del capitalismo”:

Nello stato interventista non è più di fondamentale importanza per il successo di un'impresa che l'attività venga gestita in modo da soddisfare le richieste dei consumatori nel modo migliore e meno costoso. È molto più importante avere “buoni rapporti” con le autorità in modo che gli interventi vadano a vantaggio e non a svantaggio dell'impresa. Qualche protezione commerciale in più per i prodotti dell'impresa e qualcuna in meno per le materie prime utilizzate nel processo di produzione possono essere di gran lunga più vantaggiosi per l'impresa rispetto alla massima cura nella gestione dell'attività. Non importa quanto bene essa possa essere gestita, fallirà se non sa come proteggere i propri interessi nella stesura dei dazi e nelle negoziazioni davanti ai collegi arbitrali e con le autorità dei cartelli. Avere “collegamenti” diventa più importante che produrre bene e a basso costo.

Quindi le posizioni di comando all'interno delle imprese non sono più ottenute da persone che sanno come organizzare le aziende e dirigere la produzione nel modo in cui la situazione di mercato richiede, ma da persone che sono considerate “in alto”, che sanno come andare d'accordo con la stampa e tutti i partiti politici, in modo che loro e la loro azienda non diano fastidio. È questa classe dirigente che negozia molto di più con funzionari statali e leader di partito che con coloro da cui comprano e a cui vendono.

Poiché si tratta di ottenere favori politici per le loro imprese, i direttori devono ripagare i politici con favori. Negli ultimi anni ci sono state poche grandi imprese che non hanno dovuto spendere somme molto considerevoli [...] in contributi per le campagne elettorali, organizzazioni di assistenza pubblica e simili [...]. La crisi di cui soffre oggi il mondo è la crisi dell'interventismo e del socialismo nazionale e municipale; in breve, è la crisi delle linee di politica anticapitaliste.

L'ambiente economico tedesco era uno in cui una relazione simbiotica collegava coloro che erano in politica e nella burocrazia con gruppi d'interessi particolari che desideravano favori e privilegi a spese degli altri. Non sorprende poi se un anno dopo, nel 1933, lo stato interventista, corrotto e corruttore, si trasformò nell'economia di comando/controllo nazionalsocialista, e che nel Paese di Mises, l'Austria, il fascismo e l'economia pianificata vennero implementati un anno dopo, nel 1934.


La teoria del ciclo economico di Mises

Anche se una ragnatela crescente di politiche interventiste spiega come e perché la Grande depressione degli anni '30 divenne così profonda e prolungata, rimaneva ancora la questione di come e perché si fosse verificata. In altre parole, quali erano le politiche monetarie e bancarie che precedettero la Grande depressione e che la resero inevitabile? Mises, nel libro The Theory of Money and Credit e poi nella sua monografia Monetary Stabilization and Cyclical Policy (1928), aveva presentato quella che in seguito divenne nota come teoria Austriaca del ciclo economico.

La teoria di Mises su denaro, sistema bancario e ciclo economico era una sintesi della teoria del denaro di Carl Menger, della teoria del capitale di Eugen von Böhm-Bawerk e della teoria dei tassi d'interesse e dei prezzi di Knut Wicksell. Basandosi su Menger, Mises sviluppò un'analisi della non neutralità del denaro, ovvero come i cambiamenti nell'offerta di denaro si fanno strada nel mercato in modelli sequenziali temporali e che influenzano la struttura dei prezzi e dei salari, nonché le allocazioni di risorse e capitale tra i settori dell'economia.

Mises adattò la teoria di Böhm-Bawerk, su una struttura temporale di investimento e produzione, concentrandosi sui processi di coordinamento dei prezzi mediante i quali risorse e lavoro vengono combinati nelle fasi di produzione sia per produrre beni capitali sia per fabbricare i beni finiti desiderati dai consumatori. Ognuna di queste fasi di produzione deve essere coordinata con successo con le altre. La “lunghezza” delle rispettive strutture temporali deve anche essere coerente con la quantità di risparmi complessivi nell'economia in modo che le risorse, il lavoro e i beni capitali necessari possano essere disponibili per completare e mantenere i processi di produzione complessi attraverso un periodo di tempo dopo l'altro.

Come abbiamo visto, il tasso d'interesse che emerge dal mercato assicura che gli investimenti intrapresi possano essere mantenuti entro i limiti dei risparmi accantonati dai percettori di reddito. In un mondo di scarsità, gli usi delle risorse di qualsiasi società sono in competizione tra diverse applicazioni di esse sia nel presente che tra gli orizzonti temporali presenti e futuri. Una maggiore utilizzazione in una direzione significa che ce n'è meno disponibile per l'utilizzo in modi alternativi.


Knut Wicksell sui tassi d'interesse e il processo inflazionistico

L'economista svedese, Knut Wicksell (1851-1926), sosteneva in Interest and Prices (1898) che se i beni nel presente fossero scambiati direttamente con beni nel futuro, cioè come nelle transazioni di baratto, il prezzo determinato in modo competitivo tra beni nel presente e nel futuro tenderebbe ad assicurare che l'investimento fosse mantenuto in equilibrio con i risparmi. Il prezzo intertemporale dei beni presenti per beni futuri è il “tasso d'interesse naturale” di equilibrio. Tuttavia, nei mercati reali, tutti gli scambi, compresi quelli nel tempo, vengono effettuati tramite il mezzo del denaro. Quest'ultimo nel presente (e il potere d'acquisto su vari beni che quella somma di denaro rappresenta) viene scambiato per una somma di denaro nel futuro (e il potere d'acquisto su vari beni che quella somma di denaro dovrebbe rappresentare).

Se il tasso d'interesse monetario coincide con l'ipotetico tasso d'interesse “naturale” di equilibrio, allora risparmi e investimenti vengono mantenuti in un equilibrio coordinato anche in un'economia che usa il denaro. Il problema, sottolineò Wicksell, è che la quantità di denaro offerta tramite il sistema bancario per scopi d'investimento può superare la quantità di denaro che i percettori di reddito avevano originariamente depositato nel sistema bancario come risparmi; oppure le banche potrebbero prestare meno di quanto era stato depositato presso di esse. Quindi potrebbero esserci investimenti di denaro totali maggiori dei risparmi di denaro, o più risparmi di denaro rispetto ai prestiti emessi all'interno del sistema bancario; investimenti totali maggiori dei risparmi disponibili, o investimenti totali inferiori ai risparmi disponibili.

Le banche potrebbero provare a estendere prestiti superiori ai risparmi depositati fissando il tasso d'interesse al di sotto del tasso naturale attraverso la creazione di banconote, o maggiori depositi a vista. Ma poiché la scarsità continua a limitare il totale reale delle attività economiche che possono essere intraprese, la maggiore quantità di denaro finisce solo per generare un aumento cumulativo dei prezzi (inflazione dei prezzi) finché il tasso d'interesse monetario viene mantenuto al di sotto di quello naturale. Analogamente se il tasso d'interesse monetario dovesse essere fissato al di sopra del tasso naturale, i prestiti totali sarebbero inferiori ai risparmi disponibili, con conseguente calo cumulativo dei prezzi (deflazione dei prezzi) finché il tasso d'interesse monetario viene mantenuto più alto di quello naturale.


Il sistema free banking e i limiti delle valute scoperte

Questo era lo sfondo della teoria del ciclo economico di Mises. Mentre la sviluppava negli anni '20 e '30, sosteneva che se fosse prevalso prevalso un sistema free banking competitivo, ci sarebbero stati controlli ed equilibri basati sul mercato che avrebbero impedito agli squilibri tra risparmi e investimenti di verificarsi in misura significativa. Se una o più banche avessero deciso di aumentare la rispettiva quantità di banconote, o depositi a vista, abbassando il tasso d'interesse monetario a cui stavano estendendo prestiti a potenziali mutuatari, le somme prese in prestito sarebbero state presto spese in vari beni e servizi che essi volevano acquistare.

Coloro che ricevevano le banconote emesse in questo modo, ad esempio, dalla Adam Smith Bank le avrebbero depositate nelle loro banche, ad esempio la Thomas Malthus Bank e la David Ricardo Bank. Le Thomas Malthus e David Ricardo Bank, ricevendo depositi delle banconote dai clienti della Adam Smith Bank, li avrebbero scambiati tramite quella che viene chiamata “stanza di compensazione”, chiedendo oro o argento che quelle banconote dovevano coprire. Le banche che avevano emesso banconote in eccesso rispetto ad altre banche avrebbero subito un deflusso netto delle loro riserve di oro e argento. Se avessero continuato la loro espansione monetaria in questo modo, sarebbero finite per incappare, col tempo, nell'insolvenza o addirittura nella bancarotta poiché il numero totale di banconote rivendicate nei loro confronti avrebbe significato una perdita di tutte le loro riserve in oro e argento.

Allo stesso tempo se i loro depositanti si fossero preoccupati della solvibilità della banca, questa avrebbe rischiato di affrontare una corsa agli sportelli, ovvero molti dei depositanti che, più o meno simultaneamente, richiedono indietro il ​​loro denaro in oro e argento. Nel loro stesso interesse personale, sotto le pressioni del processo della stanza di compensazione e per mantenere alta la fiducia dei loro clienti, le banche private, in un sistema di free banking competitivo, avrebbero incentivi a resistere alla creazione eccessiva di mezzi fiduciari (banconote e depositi non completamente coperti da riserve in oro e argento).

Le creazioni ingiustificate di banconote e di depositi a vista (vale a dire, in eccesso rispetto all'oro e all'argento depositati presso quell'istituto finanziario) verrebbero mantenuti entro limiti ristretti nell'ambito di un sistema free banking competitivo. Considerando il mercato nel suo complesso, quindi, gli investimenti verrebbero mantenuti entro i limiti di scarsità dei risparmi effettivi accantonati dai percettori di reddito. Come Mises spiegò in Monetary Stabilization and Cyclical Policy, in un ambiente free baking potrebbero ancora esserci mezzi fiduciari emessi dalle banche:

Tuttavia le banche dovrebbero essere particolarmente caute a causa della sensibilità alla perdita di reputazione dei loro mezzi fiduciari, dato che nessuno sarebbe costretto ad accettare. Nel corso del tempo gli abitanti dei Paesi capitalistici imparerebbero a distinguere tra banche buone e cattive [...]. La gestione di banche solventi e altamente rispettate, le uniche banche i cui mezzi fiduciari godrebbero della fiducia generale, incarnerebbe un esercizio di apprendimento dalle esperienze passate.

Una linea di politica fatta di moderazione e prudenza da parte di banche rispettate e affermate costringerebbe i dirigenti più irresponsabili di altre banche a fare lo stesso [...] perché l'espansione del credito circolante non può mai essere l'atto di una singola banca, né di un gruppo di singole banche [...]. Se esistessero fianco a fianco diverse banche capaci di emettere denaro, ciascuna con uguali diritti, e se alcune di esse cercassero di espandere il volume del credito circolante mentre altre non modificassero la loro condotta, allora a ogni compensazione bancaria i saldi a vista apparirebbero regolarmente a favore delle banche conservatrici. Di fronte al rimborso delle cambiali e al ritiro dei saldi di cassa, le banche sconsiderate sarebbero costrette a limitare la portata delle loro emissioni [...]. Può darsi che una soluzione definitiva al problema [dell'ingiustificata espansione monetaria] possa essere raggiunta solo attraverso l'istituzione di un sistema bancario completamente libero.


Banche centrali ed espansione monetaria

Tuttavia non era così che si erano sviluppati i sistemi bancari in Europa o in Nord America. È vero che nel diciannovesimo secolo, dopo le precedenti esperienze con le inflazioni causate dagli stati o dalle loro banche centrali, furono stabilite nuove regole in base alle quali molte delle principali banche centrali avrebbero gestito i loro sistemi secondo le regole del gold standard, ciononostante rimasero sistemi monetari monopolistici controllati centralmente.

Gli stati e le loro banche centrali avrebbero periodicamente supervisionato le espansioni dei mezzi fiduciari e l'abbassamento artificiale dei tassi d'interesse attraverso i sistemi bancari sotto il loro controllo. Ciò avrebbe preparato il terreno per i tipi di boom e bust che Wicksell aveva delineato in Interest and Prices. Questa situazione fu esacerbata nel ventesimo secolo quando le banche centrali vennero sollevate dal gold standard dai rispettivi governi, senza più il controllo e la paura di perdere le riserve auree alla base del sistema monetario di un Paese.

L'aspetto aggiuntivo del processo wickselliano, fatto poi evolvere da Mises, era un focus sul modo non neutrale in cui le espansioni monetarie e creditizie distorcevano la struttura dei prezzi e le allocazioni/uso di capitale e lavoro. Un abbassamento artificiale del tasso d'interesse monetario al di sotto del tasso “naturale” fa sì che il denaro e il credito passino prima nelle mani dei mutuatari che utilizzano il nuovo denaro a loro disposizione per intraprendere progetti d'investimento per i quali le quantità di risorse reali per completarli e sostenerli si riveleranno insufficienti nel lungo periodo.

Essi effettuano ordini ai fornitori di beni strumentali e alle imprese di costruzione per avviare o espandere progetti d'investimento e assumono lavoratori per assisterli. Le risorse, il lavoro e il capitale per queste iniziative sono attratti attraverso l'offerta di salari più elevati.

Se questi fattori di produzione venissero, invece, reindirizzati verso quei settori che richiedono più tempo a causa di aumenti nelle preferenze di risparmio delle persone (e quindi una diminuzione implicita delle preferenze per i beni di consumo), l'aumento della domanda di input nella produzione di beni d'investimento sarebbe controbilanciato da una diminuzione della domanda di beni di consumo. Le variazioni nei prezzi relativi e nei salari e le riallocazioni di input da alcune aree del mercato ad altre porterebbero al necessario equilibrio: nel tempo i maggiori risparmi e le attività d'investimento completate porterebbero a un miglioramento e a un aumento delle forniture di beni di consumo che rappresenterebbero la “ricompensa” futura per il consumo posticipato nel presente.


Espansione monetaria e cattiva allocazione delle risorse

Invece le autorità monetarie nel sistema bancario centrale aumentano le riserve di prestito delle banche (acquistando titoli di stato che il governo del Paese emette per coprire la spesa in deficit), il che espande la loro capacità di estendere ulteriori prestiti a mutuatari interessati a tassi d'interesse più bassi.

I mutuatari competono per sottrarre risorse, manodopera e capitale, offrendo prezzi più elevati, dai loro impieghi nei settori dei beni di consumo. Malgrado ciò non ci sono corrispondenti diminuzioni nei prezzi dei beni di consumo o nei prezzi degli input in queste parti del mercato, poiché non c'è stata alcuna diminuzione nella domanda dei consumatori. Si può presumere che coloro che vengono attratti nei settori dei beni d'investimento abbiano le stesse preferenze di consumo-risparmio che avevano prima dei loro nuovi impieghi. Utilizzano i loro redditi più elevati per richiedere le stesse proporzioni di beni di consumo di prima, pertanto i prezzi nei mercati dei beni di consumo e dei fattori complementari aumentano. Questi prezzi e salari più alti nei settori dei beni di consumo dell'economia agiscono come una “calamita” per attrarre lavoratori e risorse dai mercati dei beni d'investimento e riportarli alla produzione di beni di consumo.

Se l'espansione monetaria, con i conseguenti tassi d'interesse più bassi e un maggiore indebitamento per gli investimenti, fosse un atto “una tantum” della banca centrale, i prezzi e i salari nonché gli usi di risorse, lavoro e capitale si ristabilirebbero dopo un breve periodo di tempo in quel modello che riflette le preferenze di base dei percettori di reddito. Dal punto di vista storico, però, le autorità nelle banche centrali, una volta avviata un'espansione monetaria e un abbassamento artificiale dei tassi d'interesse, li portano avanti nel tempo iniettando nuovi fondi nel sistema bancario commerciale.

I prezzi continuano a salire seguendo la sequenza temporale in cui viene introdotto il denaro creato ex novo, speso prima in attività d'investimento, seguito dall'aumento dei redditi degli input e poi dall'aumento della domanda di denaro per beni e servizi di consumo. Si verifica un tiro alla fune con i produttori di beni d'investimento e i produttori di beni di consumo che competono tra loro nel tentativo di tirare i fattori di produzione in una direzione e poi nell'altra.

Se il castello di carte “contorto” deve essere mantenuto indefinitamente, le autorità nelle banche centrali accelereranno il ritmo di espansione monetaria; nella sequenza temporale dell'aumento dei prezzi, le “iniezioni” saranno abbastanza grandi da mantenere i prezzi dei beni di produzione al di sopra dei prezzi dei beni di consumo. Altrimenti se i prezzi dei beni di consumo inizieranno a salire a un ritmo più veloce rispetto ai prezzi dei beni di produzione, i modelli d'investimento indotti dal denaro creato ex novo si riveleranno insostenibili e s'innescherà la fase di recessione del ciclo economico. A meno che le autorità monetarie non consentano all'inflazione di andare completamente fuori controllo, con una conseguente iperinflazione, essa deve essere interrotta o rallentata, punto in cui la recessione non può più essere evitata.


La stabilizzazione del livello dei prezzi ha destabilizzato il processo di mercato

Negli anni '20 la Federal Reserve tentò di mantenere un “livello dei prezzi” stabilizzato in un'economia in crescita, con aumenti di produttività ed efficienze dei costi che altrimenti avrebbero portato a una diminuzione dei prezzi al consumo (avvantaggiando la popolazione con prezzi dei beni inferiori e miglioramenti degli standard di vita). Invece aumentò l'offerta di denaro nel tentativo di contrastare questa benigna deflazione dei prezzi e, di conseguenza, creò un'inflazione dei prezzi mantenendoli più alti di quanto sarebbero stati altrimenti.

Sotto la superficie di un “livello dei prezzi” relativamente stabile, la politica monetaria della banca centrale aveva messo in moto una distorsione e uno squilibrio tra risparmi e investimenti che inevitabilmente dovevano concludersi con una recessione. Ma quest'ultima divenne la Grande depressione solo perché interventi statali di vario genere impedirono al processo di mercato di realizzare un sano riequilibrio tra domanda/offerta e prezzi che avrebbe riportato la piena occupazione senza il disastro economico degli anni '30.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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giovedì 12 settembre 2024

L'incontro tra le idee economiche e Bitcoin

 

 

di Emile Phaneuf III

Nel tentativo di comprendere meglio le fondamenta intellettuali di ciò che alla fine è diventato noto come Bitcoin, abbiamo finora esplorato la competizione tra valute proposta dall'economista F. A. Hayek e l'idea di costruire un “mondo alla John Galt nel cyberspazio”. Abbiamo poi esplorato le radici anarchiche tramite David D. Friedman, con importanti contributi degli autori di fantascienza Robert Heinlein e Vernor Vinge. Ognuno di questi individui è stato esplicitamente citato almeno una volta da Timothy C. May, il quale gestiva la mailing list Cypherpunk per tutti gli anni '90 e ha costruito la tesi per mercati online supportati da una crittografia avanzata, un pubblico interconnesso a livello mondiale, una sorta di valuta su Internet che avrebbe facilitato il commercio e l'avvento di uno stato di anarchia.

Ma per fare un ulteriore passo in avanti, dobbiamo esplorare le influenze intellettuali che gli economisti Lawrence H. White e George Selgin hanno avuto su almeno due dei più importanti cypherpunk: Nick Szabo e Hal Finney.

Nick Szabo è il responsabile dell'ingegnerizzazione di un paio di tentativi di una valuta nativa su Internet prima di Bitcoin: “The God Protocols” (1999) e “bit gold” (2005, ora considerato un precursore diretto di Bitcoin). Hal Finney ci provò col suo tentativo nel 2004 chiamato “Reusable Proofs of Work” (RPOW). Nessuno di questi tentativi fu effettivamente programmato fino a un prodotto finito; furono semplicemente concettualizzati per iscritto e (nel caso di RPOW) con quantità minime di codice. Nonostante né Szabo, né Finney siano stati citati nel whitepaper di Bitcoin, Satoshi ha successivamente affermato che Bitcoin era un'implementazione del “bit gold” di Szabo (insieme al “b-money” di Wei Dai). Quanto a Finney, fu il primo destinatario di una transazione bitcoin da Satoshi stesso e twittò il famoso “Running bitcoin” l'11 gennaio 2009, appena otto giorni dopo che Bitcoin era venuto alla luce. In sintesi, sia Szabo che Finney hanno dato contributi significativi all'evoluzione di idee che hanno inevitabilmente portato a ciò che ora chiamiamo Bitcoin.

Ma per costruire una valuta digitale solida e scalabile, non bisogna solo possedere competenze in programmazione e crittografia, bisogna anche capire cosa rende buona una forma di denaro. Il blog di Szabo, “Unenumerated”, si tuffa nella storia del denaro (tra molti altri argomenti) e un suo pezzo molto letto (da bitcoiner e simili), “Shelling Out”, contiene riferimenti all'economista del XIX secolo Carl Menger, il quale scrisse dell'emergere spontaneo del denaro. Ma è interessante notare che Szabo e Finney avevano anche studiato il lavoro di Lawrence H. White e George Selgin.


Le influenze di White e Selgin sui principali cypherpunk

Un tema di ricerca comune nelle carriere di White e Selgin è la concorrenza tra valute, un tema affrontato per la prima volta da F. A. Hayek durante gli anni '70 con il suo importante libro The Denationalisation of Money.

Negli anni Novanta White e Finney ebbero uno scambio amichevole di idee tramite tre articoli pubblicati sulla rivista Extropy. Finney, in un articolo del 1993, sosteneva che Internet avrebbe reso possibile una valuta nativa su di esso (non supportata da denaro fiat o beni nel mondo reale); White, nel 1995, rispose di essere scettico, tirando fuori la difficoltà di allontanarsi dall'effetto di rete delle valute fiat; Finney rispose per le rime nel 1996.

Nel 2010 Finney fece riferimento al libro di Selgin del 1988, The Theory of Free Banking, come una delle sue principali influenze. “George Selgin ha elaborato in dettaglio la teoria del free banking competitivo”, scrisse Finney, “e sostiene che un tale sistema sarebbe stabile, resistente all'inflazione e autoregolante”.

In un'apparizione nel podcast What Bitcoin Did di Peter McCormack datata 2019, Szabo attribuisce sia a White che a Selgin il merito di aver plasmato il suo pensiero:

Stavo facendo ricerche sulla storia del denaro e stavo andando a ritroso, parte di essa riguardava il private banking, dove le banche emettevano denaro, cambiali, banconote e George Selgin e Larry White erano le figure principali che si sono occupate di questi temi. È stato stimolante, ma poi ho letto anche come sia fallito il tutto e usurpato dalle banche centrali. Poi più tardi, forse 100, 200 anni dopo, le banche centrali hanno inaugurato il denaro fiat.

Oltre alla mailing list cypherpunk, alla fine degli anni '90 White e Selgin erano partecipanti di una mailing list privata e separata con alcuni dei più importanti cypherpunk chiamata “Libtech”. Szabo racconta che “io, Wei Dai, Hal Finney, Larry White, George Selgin e pochi altri eravamo in una mailing list che ho creato chiamata Libtech ed è lì che ho inventato Bitgold [sic], e Wei Dai ha inventato b-money, e abbiamo avuto grandi discussioni”.

In un thread su Twitter del 2019, Szabo ha anche attribuito a White e Selgin il merito sia del pensiero di Finney che del suo su come un sistema free banking potesse funzionare con uno standard Bitcoin, suggerendo che le tecnologie Layer 2, come Lightning Network, forniscono un modo più trustless per realizzarlo.


White e Selgin su Bitcoin

Sia White che Selgin criticano Bitcoin da angolazioni diverse. Per White la moneta ideale è quella con un potere d'acquisto stabile (un punto ripetutamente sottolineato anche da Hayek), mentre la moneta ideale di Selgin “stabilizzerebbe la spesa nominale” (mi dice via email) “pur consentendo al livello dei prezzi di variare in accordo coi cambiamenti nella produttività totale”.

Nel nuovo libro di White, Better Money: Gold, Fiat, or Bitcoin?, egli scrive che “[poiché la curva di offerta di Bitcoin] è verticale, l'impatto degli spostamenti della domanda è interamente sul prezzo e per niente sulla quantità. In questo senso la volatilità del potere d'acquisto è insita nel design di Bitcoin. Il mio punto di vista è che la volatilità del suo potere d'acquisto ne rende molto improbabile l'uso diffuso come mezzo di scambio [...] ma solo il tempo ce lo dirà”.

Selgin definisce Bitcoin una “moneta merce sintetica”, il che significa che, come la moneta fiat, qualsiasi uso non monetario è meno ovvio, ma come una merce “è naturalmente o inevitabilmente scarso” (secondo lui “il semplice uso come investimento” è non monetario). Sostiene inoltre che il vantaggio di una moneta merce sintetica “è proprio che ricorrendo ad essa si può evitare di lasciare la gestione del denaro alle banche centrali, o alle forze cieche della natura. Invece l'offerta è determinata una volta per tutte da vincoli organizzati artificialmente. Un sistema monetario di merce sintetica potrebbe funzionare meglio dei sistemi monetari fiat, o delle potenziali alternative alla moneta merce classica”, ma sottolinea l'improbabilità che uno stato adotti un tale sistema.

Nel 1989 White suggerì la possibilità di una politica monetaria con un programma di offerta predeterminato, proponendo una soluzione al “problema della garanzia” di Ronald Coase. Come spiegato nel nuovo libro di White, per comprendere tale problema possiamo pensare a potenziali acquirenti che potrebbero essere titubanti nell'acquistare, ad esempio, un'opera d'arte di un artista nel presente, sapendo che egli potrebbe comunque riprodurre copie dell'opera d'arte e venderla a un prezzo inferiore (seppur superiore al suo costo marginale di produzione). Una soluzione per calmare i potenziali acquirenti sarebbe che l'artista numerasse ogni opera d'arte (#7 di 100, ecc.). Satoshi ha costruito qualcosa di simile nella politica monetaria di Bitcoin. White scrive che “nonostante abbia riconosciuto, molti anni prima dell'introduzione di Bitcoin, che un impegno sulla quantità avrebbe potuto, in linea di principio, risolvere il problema di Coase per una moneta irredimibile e di libero mercato, [...] non avevo previsto che un tale dispositivo potesse o sarebbe stato utilizzato per creare effettivamente un mezzo di scambio”.

In una presentazione tenuta al Center for Market Education in Malesia, White ammette che la volatilità del potere d'acquisto di Bitcoin potrebbe smorzarsi se il suo utilizzo come mezzo di scambio aumentasse sostanzialmente, poiché tale utilizzo significherebbe una domanda meno volatile. Sottolinea inoltre che puntare su uno standard Bitcoin aiuterebbe molto.


Conclusione

Gli sforzi compiuti nel corso della loro carriera da Lawrence H. White e George Selgin per comprendere meglio il denaro hanno contribuito in ultima analisi al clima di idee che ha plasmato il pensiero di almeno due dei più importanti cypherpunk (Nick Szabo e Hal Finney), i quali hanno lavorato per rendere realtà Bitcoin.

Resta da vedere se la sua volatilità rimarrà un ostacolo all'eventuale adozione diffusa come mezzo di scambio. Poiché Bitcoin è un sistema altamente decentralizzato e antifragile, senza asset dal mondo reale che possono essere sequestrati per chiuderlo, e poiché ha già raggiunto una discreta scala a livello mondiale, (a me) sembra essere l'unico candidato realistico (“in modo furbescamente indiretto”, come proponeva Hayek) a introdurre qualcosa che lo stato non può fermare. Pertanto la volatilità potrebbe essere il prezzo che dobbiamo pagare per vincere la partita nel lungo termine.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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mercoledì 11 settembre 2024

Questo non è capitalismo

 

 

di Jeffrey Tucker

La parola capitalismo non ha una definizione incontrovertibile e dovrebbe essere ritirata definitivamente dai vocabolari. Ovviamente ciò non accadrà, perché troppe persone hanno investito nel suo uso e abuso.

Ho smesso da tempo di cercare di imporre le mie definizioni sulla comprensione di qualcun altro, considerando le dispute sui termini e sulle definizioni dei dizionari come una distrazione dal vero dibattito su concetti e ideali.

Lo scopo di quanto segue non è definire con precisione cosa sia il capitalismo (il mio amico C. J. Hopkins non è il solo a descriverlo come liberatorio, un tempo, ma ora divenuto rapace), ma evidenziare i modi in cui i sistemi economici del mondo industrializzato hanno imboccato una svolta contro l'etica del volontarismo.

Facciamo finta di concordare su una descrizione unica di un'economia capitalista: sistema di scambio volontario e contrattuale di titoli di proprietà che consente l'accumulo di capitale, evita la pianificazione dall'alto verso il basso e rimanda ai processi sociali rispetto alla pianificazione statale.

Si tratta, idealmente, del sistema economico di una società basata sul consenso.

Si tratta ovviamente di un sistema ideale. Così descritto è inseparabile dalla libertà e proibisce la pianificazione statale, l'espropriazione e i privilegi legali per alcuni rispetto ad altri. Come si confronta lo status quo con questa descrizione? In innumerevoli modi i nostri sistemi economici non sono all'altezza.

Quello che segue è un breve elenco di tutti i modi in cui il sistema attuale non si concilia con un modello ideale di mercato capitalistico.

  1. I governi sono diventati i principali clienti delle piattaforme tecnologiche e mediatiche, instillando un'etica di deferenza politica e cooperazione che ha portato a sorveglianza, propaganda e censura. Ciò è avvenuto gradualmente, tanto che molti osservatori non hanno notato la svolta. Hanno mantenuto la loro reputazione di aziende capitaliste intraprendenti, anche se una piattaforma dopo l'altra è caduta per diventare serva del potere statale. È iniziato tutto con Microsoft, si è esteso a Google, è arrivato ad Amazon con il suo servizio web in particolare, e si è fatto strada su Facebook e Twitter; normative e barriere all'ingresso hanno consolidato l'intero settore della tecnologia digitale. Nel corso del tempo queste aziende hanno mantenuto la loro reputazione di disruptor con un ethos libertario, anche se sono state sempre più impiegate al servizio delle priorità del sistema. Quando Trump è entrato in carica nel 2016, e il brasiliano Jair Bolsonaro e il britannico Boris Johnson sembravano formare una forza di resistenza populista, è iniziata la repressione. Con i lockdown tutte queste piattaforme sono entrate in azione per alimentare il panico, mettere a tacere il dissenso e fare propaganda per iniezioni non testate e inutili. Il fatto era compiuto: tutte queste istituzioni sono diventate fedeli servitori di un impero corporativo. Ora sono collaboratori a pieno titolo del complesso censura-industriale, mentre i pochi emarginati come X e Rumble stanno subendo un'enorme pressione per conformarsi di nuovo. Il CEO di Telegram è stato arrestato per non aver fornito una backdoor ai governi Five-Eyes, mentre le nazioni della NATO stanno indagando e arrestando per il semplice atto di postare meme irrispettosi. La tecnologia digitale è l'innovazione più notevole ed entusiasmante dei nostri tempi, tuttavia è stata intimidita e ridotta a uno strumento nelle mani del potere statale.

  2. Gli Stati Uniti hanno un cartello medico che collabora con agenzie di regolamentazione e istituzioni ufficiali per imporre veleni al pubblico, prezzi esorbitanti, per collaborare con cartelli aziendali e bloccare alternative, e per promuovere dipendenza e cattiva salute. Gli interventi nel settore sono innumerevoli: dalle licenze agli obblighi dei datori di lavoro, ai pacchetti di benefit obbligatori, ai finanziamenti governativi, al sostegno finanziario di aziende farmaceutiche che finanziano e controllano le stesse agenzie che dovrebbero regolamentarle. I segni e i simboli dell'economia di mercato esistono ancora, ma in un modo altamente distorto che rende quasi impossibile la pratica medica indipendente. Non è socialismo e non è capitalismo, ma qualcos'altro, come un cartello medico privato che lavora a braccetto con il potere coercitivo pubblico. E la coercizione non riguarda la promozione della salute, ma la promozione della dipendenza dai prodotti farmaceutici.

  3. Gli Stati Uniti hanno un sistema educativo finanziato principalmente dal governo, il quale blocca la competizione, forza la partecipazione, fa perdere tempo agli studenti e spinge un programma politico di conformità e indottrinamento. La scuola pubblica negli Stati Uniti nasce a fine Ottocento, ma le caratteristiche obbligatorie sono arrivate molti decenni dopo, insieme al divieto di lavoro per gli adolescenti. Questo in seguito si è trasformato in università finanziate dallo stato che hanno arruolato quote sempre maggiori della popolazione nel sistema, gravandole con un fardello di debito enorme che non può essere ripagato. Le famiglie che cercano alternative finiscono per pagare più volte: attraverso tasse e mancati guadagni. L'intervento dello stato nei servizi educativi è massiccio, cancellando tutte le normali forze capitalistiche e lasciando una pianificazione statale pervasiva. L'intero sistema è talmente pessimo che quando sono stati introdotti i lockdown, insegnanti, dirigenti e anche molti studenti hanno accolto con favore l'opportunità di darsi una tregua da tutto questo. Molti insegnanti non sono tornati a lavoro e il sistema nel suo complesso è ora peggiore che mai, con alternative private che spuntano ovunque e l'istruzione parentale ora più comune che mai. Ciononostante regolamenti e obblighi impediscono la piena fioritura di un sistema basato sul mercato.

  4. Sussidi agricoli creano industrie che schiacciano le piccole aziende e sono al soldo dell'apparato normativo, imponendo cibo cattivo al pubblico. Chiunque lavori nell'agricoltura lo sa. Il mondo agricolo ha seguito la strada del settore tecnologico e sanitario, diventando pesantemente cartellizzato e lavorando a braccetto con i burocrati. Ogni giorno piccole aziende agricole vengono cacciate dal mercato con costi di conformità e indagini, al punto che persino i venditori di latte fresco temono di bussare alla porta delle persone. In nome della mitigazione delle malattie, milioni di polli vengono macellati e gli allevatori temono anche un solo test positivo di qualche malattia infettiva. Ciò ha ulteriormente consolidato la grande industria che è sempre più dipendente da prodotti farmaceutici brevettati, insetticidi e fertilizzanti. Quando Robert F. Kennedy Jr. e tanti altri parlano di una crisi di salute pubblica negli Stati Uniti, il sistema alimentare dalla produzione alla distribuzione gioca un ruolo importante, cosa che a sua volta alimenta il cartello sanitario sopra menzionato.

  5. Un sistema di tassazione complicato e confiscatorio che punisce l'accumulo di ricchezza e blocca la mobilità sociale in tutte le direzioni. Il governo federale da solo ha da sette a dieci principali forme di tassazione federale in categorie come reddito, salari, profitti, consumo, successioni e donazioni, dazi doganali, ecc. A seconda di come le si conta, ce ne sono 20 o più. È qualcosa di notevole dato che solo 115 anni fa c'era una sola fonte di finanziamento federale: i dazi. Una volta che il governo federale ha messo le mani sui redditi con il 16° emendamento, il resto è storia. E questo non conta i finanziamenti a livello statale e locali. Sono impiegati come metodi di pianificazione e controllo, senza che nessun settore sia immune dalla necessità di inchinarsi di fronte ai propri padroni fiscali affinché concedano sgravi o agevolazioni fiscali. Il risultato netto è una forma di servitù commerciale e industriale.

  6. I tassi di cambio fluttuanti (nati nel 1971) danno al governo federale fondi illimitati, creano inflazione e valute che non aumentano mai di valore, e forniscono capitale di investimento alle banche centrali estere garantendo che i conti internazionali non si stabilizzino mai. Questo nuovo sistema ha fatto esplodere il potere dello stato, espansosi senza limiti, e ha interrotto il normale funzionamento del commercio internazionale. Il debito pubblico elude tutte le normali forze di mercato e i premi di rischio, proprio perché è coperto dal potere di creare inflazione a scapito della popolazione. Ciò fornisce ai politici, ai guerrafondai e ai totalitari tra noi un assegno in bianco con cui effettuare infiniti salvataggi bancari, sussidi e altre buffonate finanziarie. È proprio questo cambio di paradigma, insieme alla manipolazione dei tassi d'interesse, che ha dato origine a quella che viene chiamata finanziarizzazione, tanto che la grande finanza ha divorato gran parte di quello che un tempo era un settore industriale sano negli Stati Uniti. Ai vecchi tempi il meccanismo del flusso prezzo-metallo (descritto da David Hume a Gottfried Haberler) bilanciava i conti per garantire che il commercio si traducesse in un beneficio reciproco. Ma con il sistema monetario fiat il debito è diventato una fonte infinita di finanziamenti a livello internazionale che ha distrutto innumerevoli industrie statunitensi che invece un tempo prosperavano. Nel 2000 $1.800 miliardi, ovvero il 17,9% del debito totale statunitense, erano di proprietà straniera. Nel 2014 quella cifra è cresciuta fino a $8.000 miliardi, ovvero il 33,9% del debito totale, la percentuale più alta nella storia degli Stati Uniti, e tale è rimasta negli ultimi dieci anni. Questo non è libero scambio, ma imperialismo e finisce per produrre una reazione come quella che vediamo oggi. La soluzione offerta è quella dei dazi, che si trasformano nell'ennesima forma di tassazione. La vera soluzione è un bilancio in pareggio e la chiusura del rubinetto monetario della Federal Reserve, ma tutto questo non entra nemmeno nel dibattito pubblico.

  7. Il sistema giudiziario invita a contenziosi estorsivi e può essere fronteggiato solo da chi ha tasche profonde. Al giorno d'oggi il contenzioso riguarda un gioco a lungo termine che può riguardare qualsiasi cosa, reale o immaginaria, basta solo che un potenziale querelante possa assemblare un caso giudiziario. Gli imprenditori, soprattutto quelli piccoli, vivono nella paura quotidiana di questa minaccia costante. E questo è diventato il mezzo con cui gli standard di assunzione DEI sono diventati la normalità; sono istituiti da manager avversi al rischio per paura di finire in bancarotta a causa di contenziosi giudiziari. L'ironia è che i veri malfattori, come i produttori farmaceutici, sono indennizzati contro le azioni legali, trasformando i tribunali in giocattoli per i rapaci.

  8. Un sistema di brevetti che garantisce cartelli e blocca la concorrenza per tutto, dai prodotti farmaceutici al software fino ai processi industriali. Questo è un argomento troppo vasto per questo saggio, ma sappiate che c'è una lunga storia di pensatori di libero mercato che consideravano il potere dei brevetti come uno strumento di cartellizzazione industriale, del tutto ingiustificato da qualsiasi standard di libertà commerciale. La “proprietà intellettuale” non è una proprietà in quanto tale, ma la creazione di una finta scarsità tramite regolamentazione. Basta leggere lo studio di Fritz Machlup del 1958 per comprendere la portata della falsificazione qui contenuta, o leggere ciò che Thomas Jefferson disse sulla mercificazione delle idee: “Che le idee si diffondano liberamente dall'uno all'altro in tutto il mondo, per l'istruzione morale e reciproca e per il miglioramento della nostra condizione, è un progetto peculiare e benevolo dalla natura; quando essa le ha create, come il fuoco, le ha rese espandibili in tutto lo spazio senza densità in alcun punto e, come l'aria che respiriamo, si muovono senza corpo fisico, impossibili da confinare”. La corruzione scaturita dalla proprietà delle idee non può essere sopravvalutata. Un settore dopo l'altro ne ha limitato la concorrenza, conferito privilegi a potenziali monopolisti, ostacolato l'innovazione e troncato apprendimento e innovazione. Questo è ovviamente un argomento difficile, ciononostante impossibile da evitare. A questo proposito consiglio vivamente la lettura di un monumentale trattato di N. Stephan Kinsella: Legal Foundations of a Free Society. La cattura dei pensatori pro-capitalisti da parte della teoria dei brevetti rappresenta una grave breccia nella storia e nei giorni nostri.

  9. Per quanto riguarda i diritti di proprietà autentici, sono più deboli che mai e possono essere ignorati o addirittura aboliti con un colpo di penna, tanto che nemmeno i proprietari di case possono sfrattare gli inquilini o le piccole imprese possono aprire i battenti. Ciò era la norma nei Paesi più poveri con governi dispotici, ma ora lo è anche nell'Occidente industrializzato, tanto che nessun imprenditore può essere certo dei propri diritti sulla propria impresa. Questa è la conseguenza devastante dei lockdown. È così grave che i vari indici di libertà economica devono ancora adattare le loro metriche alla nuova realtà. Ovviamente non esiste alcun capitalismo in quanto tale se milioni di aziende possono essere chiuse per capriccio delle autorità sanitarie pubbliche.

  10. Un bilancio federale sostiene più di 420 agenzie che dominano l'intera società commerciale, facendo lievitare i costi di conformità per gli imprenditori e creando enorme incertezza sulle regole del gioco. Piccoli tentativi di “deregolamentazione” non possono nemmeno iniziare a risolvere il problema principale. Non esiste prodotto o servizio realizzato negli Stati Uniti che non sia soggetto a una qualche forma di diktat normativo. Se ne capita uno, come le criptovalute, viene fatto a pezzi finché solo le aziende più conformi sopravvivono. E questo accade in tal settore sin dal 2013 e il risultato è stato quello di convertire uno strumento dirompente e senza stato in un settore ossessionato dalla conformità che serve principalmente l'industria finanziaria.

Dovete prendere in considerazione tutti questi fattori la prossima volta che qualcuno denuncia il sistema statunitense come il miglior esempio di capitalismo. Potrebbe trattarsi solo di marketing, una rivoluzione nell'uso delle risorse, ma anche questo è stato corrotto per servire gli interessi del potere. Solo perché qualcosa è disponibile sul mercato non significa necessariamente che sia un prodotto della matrice volontaria dello scambio.

Non sono qui per discutere del significato di una parola, ma per richiamare l'attenzione su quella che tutti possono definire un'imposizione egemonica sulla libertà commerciale da parte del potere statale, a volte anche con la cooperazione degli attori dominanti in ogni settore.

Non sono sicuro che un sistema del genere abbia un nome preciso nel XXI secolo, a meno che non vogliamo tornare al periodo tra le due guerre ed etichettarlo come corporativismo o semplicemente come fascismo. Ma nemmeno questi termini si adattano del tutto a questa nuova modalità di dispotismo basato sulla sorveglianza e digitalizzato, una che fornisce ricompense per le imprese private che si collegano al potere statale e punizioni brutali per quelle che invece non lo fanno.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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martedì 10 settembre 2024

Cosa si è ottenuto stampando $6.500 miliardi?

 

 

di David Stockman

Prima che i poteri forti possano tornare al vechio copione monetario, la domanda è: cosa è stato realizzato sin dall'agosto 2008 con l'aumento di $6.500 miliardi nel bilancio della FED?

Quando si tratta di misurare la produzione reale nell'economia statunitense (beni manifatturieri, energia, estrazione mineraria e gas, elettricità e altre utenze) la risposta è: nulla. L'indice della produzione industriale oggi si attesta appena al di sopra del suo livello dell'agosto 2008; a essere precisi è salito solo dello 0,15% annuo negli ultimi 16 anni.

Si tratta di un brusco calo rispetto al trend precedente: tra il 1950 e il 2008 l'indice della produzione industriale è aumentato del 3,50% all'anno. Un pompaggio monetario senza precedenti e il conseguente abbassamento dei tassi d'interesse hanno generato un tasso di crescita della produzione industriale pari solo al 4% del suo livello storico, e non per un anno o due, ma per la maggior parte del primo quarto del XXI secolo.

Indice della produzione industriale, dal 1950 al 2024

I pianificatori monetari keynesiani direbbero che la stagnazione della produzione industriale non ha importanza, perché sono riusciti a mantenere il PIL totale in espansione a un ritmo rispettabile. Tra il secondo trimestre del 2008 e il secondo trimestre del 2024 il PIL reale è salito da $16.900 miliardi a $22.900 miliardi, o dell'1,91% annuo, secondo le statistiche ufficiali. Ciò era ben al di sotto del ritmo di crescita del 3,41% annuo nello stesso intervallo dal 1950 al 2008, ma al 56% della sua media storica si trattava di un'inezia macroeconomica.

Poi, quando si guardano i dati interni, il PIL reale è pesantemente popolato da artifici statistici, soprattutto quando si tratta degli indici dell'inflazione utilizzati per sgonfiare i dati nominali di spesa e produzione. E, se si sottostima l'inflazione, si può facilmente trasformare qualcosa di brutto in qualcosa di apparentemente bello.

Ad esempio, la componente dei beni nel PIL reale è aumentata da $3.370 miliardi nel secondo trimestre del 2008 a $5.450 miliardi nel secondo trimestre del 2024. Tale aumento di $2.080 miliardi equivale a un ritmo di crescita complessivo del 3,05% annuo, andando ad aumentare notevolmente la cifra del PIL reale.

Ma, attenzione, perché i conti ufficiali del PIL affermano anche che il tasso d'inflazione per questa componente è stata in media solo del +0,73% annuo per l'intero periodo di 16 anni, inclusa l'enorme impennata sin dal 2021. Chiunque abbia trascorso gli ultimi dieci anni e mezzo nel mondo reale sa che non è così.

Con molta probabilità abbiamo avuto un tasso medio di inflazione dei beni pari almeno al 2,0% nel periodo 2008-2024, il che significa che la componente dei beni nel PIL reale è probabilmente cresciuta di $1.100 miliardi, non di $2.000 miliardi.

Allo stesso modo i conteggi ufficiali affermano che la componente sanitaria del PIL, pari a $2.740 miliardi (secondo trimestre 2024) è cresciuta del 2,68% in termini reali negli ultimi 16 anni da un livello di $1.790 miliardi nel secondo trimestre del 2008. Ciò potrebbe sembrare ragionevole, finché non si nota che la cifra nominale per la spesa sanitaria al consumo personale è stata sgonfiata all'1,95% annuo.

Il settore sanitario è un disastro inflazionistico dovuto al fatto che il massiccio sistema di rimborso governativo neutralizza totalmente i normali controlli e bilanciamenti del mercato. Quindi ci vuole davvero coraggio da parte del BLS quando afferma che l'inflazione dell'assistenza medica è stata inferiore al 2% annuo.

Ad esempio, le spese ospedaliere per giorno di degenza sono più che triplicate dall'inizio del secolo e hanno raggiunto una media del +3,4% all'anno tra il 2008 e il 2022. E questo aumento rappresenta pura inflazione, dato che è standardizzata per giorno di degenza e probabilmente non c'è stato alcun cosiddetto aumento edonistico nella “qualità” dei ricoveri ospedalieri e dei trattamenti negli ultimi anni. Anzi, molto probabilmente è stato il contrario.

Spese ospedaliere per paziente al giorno negli Stati Uniti, dal 1995 al 2022

Supponiamo che l'inflazione sanitaria sia stata in media del 3,0% nel periodo 2008-2024. Anche questa cifra rappresenterebbe un rallentamento considerevole rispetto all'aumento del 4,2% annuo dell'indice dei prezzi al consumo per l'assistenza medica nei 16 anni precedenti (dal 1992 al 2008). Con l'ObamaCare e le enormi espansioni di Medicaid che hanno colpito il mercato dopo il 2009, non c'è alcuna ragione di credere che l'inflazione dell'assistenza medica si sia attenuata.

In ogni caso, un aumento del deflatore sanitario di appena il 3,0% annuo nel periodo di 16 anni ridurrebbe la cifra del PIL reale per la spesa sanitaria al consumo personale a $2.320 miliardi a partire dal secondo trimestre del 2024. A sua volta ciò ridurrebbe la crescita reale nel periodo dal secondo trimestre del 2008 al secondo trimestre del 2024 a soli $530 miliardi, o appena la metà della cifra ufficiale (+$950 miliardi).

Poi abbiamo la componente degli investimenti aziendali, dove i dati ufficiali del PIL reale mostrano un aumento da $2.060 miliardi nel secondo trimestre del 2008 a $3.390 miliardi nel secondo trimestre del 2024. Di nuovo, questo aumento di $1,330 miliardi non è da poco, rappresentando un robusto ritmo di crescita del 3,18% annuo.

Però bisogna credere che l'inflazione dei beni strumentali negli ultimi 16 anni sia stata in media, beh, solo dello 0,99% annuo. Come diavolo ha fatto un'economia che ha sperimentato un'inflazione generale di circa il 2,6% annuo dal 2008 al 2024, anche secondo il 16% trimmed mean CPI, a generare un'inflazione inferiore a due quinti di quella cifra (0,99%) nel settore dei beni strumentali?

Diciamo “edonica”? E anche delocalizzazione.

In altre parole, ritenete che i prezzi della componente principale della spesa in conto capitale delle aziende odierne, ovvero computer, periferiche e semiconduttori, siano crollati del 75% sin dal 1993?

Sì, la potenza, la velocità e le capacità dei computer sono aumentate enormemente sin dal 1993, ma nessuno compra più un IBM PS/2, un Compaq Deskpro, un Apple Macintosh LC III, o un Packard Bell Legend. Quindi bisogna acquistare le capacità avanzate dei marchi e dei modelli odierni, che vogliate tutti i fronzoli o meno.

In breve, per quanto ne sappiamo, i PC standard costavano circa $700-$1.000 all'epoca e oggi vanno da $1.000 a $1.500. Quindi i prezzi sono aumentati di circa il 75%, non diminuiti del 75%. La differenza è l'edonica, per la quale né i redditi aziendali né quelli dei consumatori possono permettersi una franchigia extra.

Indice dei prezzi all'importazione per computer, periferiche e semiconduttori, 1993-2024

Infine abbiamo l'incremento perenne delle cifre del PIL grazie alla “produzione” governativa di beni e servizi. I pianificatori centrali keynesiani nella contabilità nazionale ritengono assiomatico che lo stato converta il reddito estratto dal settore privato in valore aggiunto tramite il settore pubblico.

Le tasse estratte dal settore privato hanno avuto origine nella produzione del settore privato, quindi i keynesiani nella contabilità nazionale accreditano al PIL del settore pubblico ciò che equivale a una sorta di produzione “rinata”. Un doppio conteggio praticamente.

Inoltre anche se si volesse dare credito al 22% del PIL governativo rappresentato dalla spesa per la difesa, o al 61% rappresentato dai servizi governativi statali e locali, questa “produzione” potrebbe non riflettere affatto un valore aggiunto reale. E lo stesso vale per i $10 miliardi di produzione annuale della TSA, i quali includono i 2 miliardi di scarpe esaminate ogni anno senza alcun risultato.

Il PIL reale attribuibile al settore pubblico nel secondo trimestre del 2024 ammontava a $3.940 miliardi, una cifra che è aumentata di $526 miliardi sin dal secondo trimestre del 2008. In senso lato, ciò ha costituito una “crescita”, se non si è troppo pignoli su cosa si conta.

Tuttavia la produzione governativa è composta in gran parte da stipendi e salari dei burocrati. Nel 2008 la retribuzione dei dipendenti pubblici ammontava a $1.130 miliardi, distribuiti a 22,483 milioni di dipendenti per $50.000 a testa. Entro il secondo trimestre del 2024, la retribuzione governativa è salita a $1.860 miliardi, pari a $80.000 a testa per i 23,29 milioni di dipendenti pubblici.

Quindi la retribuzione statale è aumentata negli ultimi 16 anni di almeno il 3,0% annuo. C'è una certa difficoltà a capire come la contabilità nazionale sia arrivata ​​a un deflatore dell'1,94% annuo per la difesa e un deflatore per il settore pubblico, nel suo complesso, al 2,38% annuo. Infatti come diavolo si può misurare l'inflazione dello stato quando non ci sono prezzi sul 99% della sua produzione?

Tuttavia, anche alla luce della contabilità nazionale, il PIL reale nel settore pubblico è cresciuto solo dello 0,9% annuo dal 2008 al 2024. Quindi se si effettua un aggiustamento anche modesto all'inflazione sottostimata, si può facilmente arrivare a una cifra di $3.400 miliardi per la produzione del settore pubblico nel secondo trimestre del 2024. A sua volta ciò significherebbe una crescita reale pari a zero nel settore pubblico negli ultimi 16 anni, non l'aumento di 526 miliardi di dollari riportato dalle statistiche governative.

Naturalmente ci sono anche dubbi riguardo la provenienza di queste voci. Ad esempio, nel grande conto da $3.465 miliardi per l'edilizia abitativa e le utenze della spesa al consumo personale, ben il 58%, o $2.020 miliardi, è rappresentato dall'affitto imputato dei proprietari di case. Vale a dire, le ipotesi azzardate del BLS su quanto pagherebbero di affitto 50 milioni di proprietari di case negli Stati Uniti se loro si trasferissero in una tenda da qualche parte e affittassero il loro castello a prezzi di mercato.

Le prove sono schiaccianti sul fatto che il PIL reale non sia cresciuto da $16.943 miliardi nel secondo trimestre del 2008 a $22.919 miliardi nel secondo trimestre del 2024, o dell'1,91% annuo. Infatti se si effettuano le seguenti correzioni realistiche, il PIL reale è cresciuto a malapena negli ultimi 16 anni, registrando un ritmo di crescita di appena l'1,2% annuo.

Aggiustamento dei conti ufficiali del PIL reale per il periodo dal secondo trimestre del 2008 al secondo trimestre del 2024:

• Supponiamo un'inflazione dei beni del 2,0% annuo rispetto allo 0,73%: -$983 miliardi

• Supponiamo un'inflazione sanitaria del 3,0% rispetto all'1,95%: -$417 miliardi

• Supponiamo un deflatore degli investimenti fissi aziendali del 2,0% rispetto allo 0,99%: -$493 miliardi

• Supponiamo un'inflazione superiore a quella ufficiale e una crescita pari a zero del settore pubblico: -$526 miliardi

• Inflazione totale e altri aggiustamenti ai conti della contabilità nazionale: -$2.419 miliardi

• Livello del PIL reale aggiustato, secondo trimestre 2024: $20.500 miliardi

• Tasso di crescita del PIL reale aggiustato, 2008-2012: 1,20% annuo

In totale, dopo $6.500 miliardi di denaro stampato negli ultimi 16 anni, l'economia di Main Street non ha nulla di cui vantarsi. È cresciuta a un ritmo molto tiepido, dallo 0,15% (produzione industriale) all'1,2% (PIL reale aggiustato), nella migliore delle ipotesi. E questo solleva la questione sul dove sia effettivamente finita tutta la generosità monetaria.

L'avviso spoiler dovrebbe essere già abbastanza evidente. È finita in una speculazione dilagante, bolle finanziarie a Wall Street, investimenti sbagliati per Main Street e regali allo Schema Rosso di Ponzi e ad altri venditori esteri in cui è stata delocalizzata la produzione statunitense.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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