di Rudolph Kohn
Immaginate di essere il caposquadra in una fabbrica. All'interno ci sono due macchine ed entrambe consumano materiali, energia e lavoro e producono lo stesso prodotto, forse automobili, tostapane o matite. Tuttavia una delle macchine, dati gli stessi input, produce molto meno; supponiamo che gli input per mantenere le macchine in funzione a tempo indeterminato siano inclusi nei numeri del consumo. La domanda a cui dovete rispondere come caposquadra è come dividere le risorse tra le due macchine.
La risposta sembra ovvia: mettete tutte le risorse nella macchina migliore! Una parte delle risorse immesse nella macchina inefficiente verrà sprecata, quindi a meno che i vostri input non siano estremamente abbondanti e la domanda di prodotti sia estremamente disperata, lasciate stare la macchina inefficiente e usate quella più efficiente!
Quindi se i profitti vi consentono di acquistare più macchine, espandete la vostra capacità con più macchine efficienti!
Questo ci porta al nostro vero argomento, l’affermazione di alcuni sostenitori della MMT, come Bill Mitchell e Joan Muysken, secondo cui l’inflazione è un modo per trasferire beni dalla sfera privata a quella pubblica. Ciò che questa affermazione elude è la differenza di efficacia che i beni hanno nella sfera privata rispetto a quella pubblica.
Ciò che i sostenitori della MMT non dicono è che ci sono diverse buone ragioni per presumere che i beni vengano sprecati e utilizzati in modo improprio molto più di frequente nella sfera pubblica. Il nostro scopo qui è quello di delineare molte di queste ragioni in modo che i sostenitori della MMT non possano farla franca presentando tali trasferimenti come innocui.
Inferiorità paretiana
A prima vista un concetto come “utilità sociale”, inteso come una sorta di rappresentazione macroeconomica distillata di tutto il valore della società, sembra una buona idea. Tuttavia l’impossibilità di confrontare le utilità interpersonali rende impossibile anche solo il calcolo dell’utilità sociale totale.
Ciò non significa che non sappiamo nulla dell’utilità sociale. Vilfredo Pareto descrisse nel 1906 qualcosa che venne chiamata come Regola di Pareto. Nella sua forma più elementare ci dice che sappiamo che le transazioni volontarie aumentano l’utilità sociale, perché le parti coinvolte nella transazione concordano tutte che staranno meglio una volta conclusa. Tali transazioni sono paretianamente superiori.
Al contrario, le interazioni forzate, come quelle imposte dallo stato, sono paretianamente inferiori perché una o più delle parti vengono penalizzate nell’interazione.
Per riportare questo alle nostre macchine, le transazioni paretianamente superiori sono equivalenti alla macchina più efficiente.
Il problema del calcolo economico di Mises
Le economie complesse richiedono la capacità di calcolare profitti e perdite per funzionare. I prezzi fluttuanti di vari beni consentono agli imprenditori di cercare opportunità di profitto, trasformando gli input da una forma con un valore monetario relativamente basso a una forma con un valore monetario più elevato.
Nel 1920 Ludwig von Mises pubblicò un saggio in cui spiegava che la proprietà statale di beni o industrie ostacola o elimina tali segnali di prezzo. Se lo stato possiede tutti i tipi di beni, per essi non può esistere un prezzo di mercato reale e gli imprenditori non possono calcolare le differenze di rendimento tra i diversi processi di produzione.
Ciò si traduce in un utilizzo inefficiente dei beni, nel senso che altri usi servirebbero molto meglio il consumatore. Senza i prezzi non è possibile misurare queste differenze.
In un’economia pienamente socialista, ciò la metterebbe rapidamente in ginocchio. Le economie parzialmente socialiste subirebbero gravi perdite, ma potrebbero riuscire a rimanere a galla per qualche tempo. Le economie parzialmente socialiste sono quelle con poche industrie nazionalizzate e quelle pienamente socialiste a livello locale ma con economie limitrofe non socialiste.
Nelle economie parzialmente socialiste i pianificatori centrali possono utilizzare i dati sui prezzi provenienti da industrie non nazionalizzate, o da vicini non socialisti, per tentare la pianificazione economica, ma i numeri sarebbero lo stesso carenti e ci si aspetterebbe che l’efficienza diminuisca comunque dato che suddetti numeri non sono prezzi reali ma vacui punti di riferimento. L’economia di mercato, con dati sui prezzi completi e dinamici per tutti i beni, rappresenta la macchina più efficiente.
Il problema della conoscenza di Hayek
Un altro problema con la pianificazione centrale è stato illustrato da Friedrich Hayek in “L’uso della conoscenza nella società” e in molti altri scritti. Il punto cruciale dell’argomentazione di Hayek è che la conoscenza di cui un pianificatore centrale avrebbe bisogno per pianificare in modo efficiente l’economia – anche quella conoscenza che non è direttamente correlata ai prezzi, come nel problema del calcolo economico di Mises – è talmente dispersa tra così tanti individui diversi che non esiste nessuna speranza di raccoglierla, comprenderla e utilizzarla tutta.
Hayek sostiene che i prezzi di mercato inviano segnali su tale conoscenza più facilmente all’interno di un’economia di mercato, in modo che i singoli detentori di informazioni importanti e beni capitali di valore possano portare avanti o modificare i loro piani in modo da aiutare l’economia a funzionare in modo efficiente. Al contrario i pianificatori centrali spesso ignorano queste informazioni distribuite e prendono le proprie decisioni sull’uso dei beni capitali e sulla distribuzione dei beni di consumo.
È facile capire perché i pianificatori centrali sono meno efficienti. Ancora una volta, l’economia di mercato rappresenta la macchina più efficiente.
L’argomentazione della public choice
La public choice è il tentativo di applicare i metodi dell’economia per comprendere meglio come funzionano la politica e gli organi politici. Per i nostri scopi quello che ci interessa maggiormente è l’argomentazione della public choice sulle motivazioni dei politici.
In sostanza essa sostiene che i politici sono generalmente incentivati a utilizzare i beni nella sfera pubblica a proprio vantaggio e non a vantaggio delle persone, nella misura in cui possono farla franca. I politici potrebbero utilizzare i beni pubblici per acquistare voti da vari gruppi d'interesse, indipendentemente dal fatto che tali beni vengano utilizzati in modo efficiente.
Gli stati, avendo la possibilità di imporre tasse, sono molto più liberi di ignorare i profitti e le perdite rispetto agli imprenditori. Ciò ha effetti ad ampio raggio sul modo in cui vengono utilizzati i beni pubblici rispetto ai beni privati. Da una prospettiva neoclassica gli imprenditori sono generalmente meno monopolistici e quindi più efficienti dello stato; da una prospettiva Austriaca l’argomentazione secondo cui il decentramento porta a un maggiore benessere sociale non è valida, ma la Regola di Pareto sì.
Nel libro “Burocrazia” di Mises uno dei suoi punti riguarda le dimensioni relative delle burocrazie nelle imprese di mercato rispetto a quelle dello stato. Nelle imprese di mercato i profitti e le perdite pongono limiti alla dimensione della burocrazia, e le imprese più piccole e competitive incoraggiano le imprese più grandi a ridurre il proprio carico burocratico. Tuttavia lo stato è isolato dai profitti e dalle perdite e dalla concorrenza, pertanto ci si aspetta che le burocrazie siano più grandi e meno efficienti, consumando più input e producendo risultati peggiori. Ancora una volta la sfera privata rappresenta la macchina più efficiente.
Conclusione
Il trasferimento di beni dalla sfera privata a quella pubblica non è la conversione innocua suggerita dai sostenitori della MMT e da altri sostenitori di uno stato ampio. Quando dicono che vogliono rendere pubblici solo pochi beni in più, quello che non stanno dicendo è che quei beni saranno molto probabilmente, se non certamente, utilizzati per servire molti meno consumatori e per soddisfare bisogni molto meno urgenti e preziosi. Spostare i beni nella sfera pubblica significa che saranno utilizzati in transazioni paretianamente inferiori, che i loro utenti soffriranno per la mancanza di prezzi utili e di altre informazioni, e saranno meno capaci di giudicare gli usi più efficienti e che, in assenza di motivazioni di profitto, probabilmente non li utilizzeranno affatto per la soddisfazione dei consumatori.
Ciò che accade quando lo stato decide di inflazionare è che le persone si ritrovano con più strumenti finanziari, ma meno ricchezza in termini reali.
Invece i beni dovrebbero rimanere il più possibile nella sfera privata dove saranno più utili e la sfera pubblica dovrebbe essere il più possibile priva di risorse. Le organizzazioni nella sfera pubblica dovrebbero essere sciolte, o convertite in organizzazioni della sfera privata, esponendole a conseguenze quando commettono errori, richiedendo loro di effettuare transazioni paretianamente superiori e impedendo loro di oscurare o ignorare le informazioni fornite dai mercati.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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