Bibliografia

mercoledì 14 agosto 2024

L'Unione Europea è diretta verso un'altra crisi del debito?

Prima è stata uccisa la famosa “FED put”, poi è toccato alla “BOJ put”. Per più di 30 anni i mercati hanno usato il carry trade sullo yen come una macchina (presumibilmente) a moto perpetuo per finanziare i propri trade, sfruttando le manipolazioni giapponesi dello yen per rendere appetibili le proprie esportazioni. Questa manovra a tenaglia, potremmo chiamarla così alla fine, serve a circondare e far desistere la BCE (e coloro che rappresenta). Il periodo del trio Bernanke-Yellen-Draghi è finito, ora l'obiettivo degli Stati Uniti è quello di rimpatriare la politica monetaria del Paese, senza più che sia in ostaggio della City di Londra e di Bruxelles tramite il mercato degli eurodollari. Il recente rosso sui mercati non è stato altro che una margin call al sistema bancario ombra che nel tempo ha sfruttato la leva finanziaria tramite gli eurodollari a scapito degli USA. L'obiettivo di Powell è esattamente questo: prosciugare la leva in tal sistema e quando suddetta leva sale di un certo ammontare poi crolla del doppio di tale ammontare. La BOJ è sempre stata una sussidiaria della FED e il drenaggio di liquidità iniziato col rialzo dei tassi in Giappone era un incidente in attesa di accadere sui mercati mondiali; che poi i nipponici siano “l'araldo della cosiddetta Grande Perdita” è un discorso che corre parallelo a questo. Se c'è un Paese più allergico all'inflazione della Germania quello è il Giappone. La BOJ ha ucciso gli short a 162 (USD/JPY) e ha dovuto farlo perché l'inflazione è strutturale. Queste macchinazioni sono possibili perché è pingue di dollari soprattutto. Se ne vede sui mercati se lo può permettere, anche perché l'investitore medio in Giappone compra quasi esclusivamente asset giapponesi. Finché ottiene un rendimento anche dell'1% al netto dell'inflazione, non ci sarà alcuna fuga di capitali. E questo la BOJ lo sa e quindi aggiusta di conseguenza la sua linea di politica. Quindi potremmo dire che esistono due yen: uno interno e uno esterno. Finché le autorità non fanno casino con quello interno, possono manipolare quello esterno senza tumulti interni. Alla FED sta bene questa situazione perché, non dimentichiamoci, che la BOJ è una sussidiaria della stessa FED. Non solo, ma alla FED sta bene una correzione dei mercati finanziari dato che quelli dei capitali sono liquidi. Pensateci: andreste short sul dollaro o sull'euro oggi? Puntereste sulla Germania o sugli Stati Uniti a livello industriale e d'impresa? La presunta forza dell'euro è temporanea e di breve durata. La FED non ha avuto bisogno di rialzare i tassi perché l'ha fatto la BOJ. La FED put è morta, così come quella della BOJ. Prima la contrazione del mercato degli eurodollari, poi l'inversione del carry trade basato sullo yen. Tutte situazioni che per anni hanno fornito pasti gratis all'Europa a scapito degli USA. Il rosso nei mercati, quindi, è una gigantesca margin call al sistema che fino a oggi pareva essere un'enorme macchina (presumibilmente) a moto perpetuo che estraeva ricchezza reale dagli Stati Uniti e la cedeva nelle mani degli altri. E anche se la FED dovesse tagliare i tassi (cosa che secondo me farà dopo le elezioni), non significherà timore per una recessione. Scordatevi lo zero bound. Perché una volta passata la paura della margin call, gli USA saranno un riferimento per il capitale estero.

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di Aaron Sobczak

L’Europa ha avuto difficoltà a bilanciare le sue spese a causa di una crescita economica poco brillante. L’economia europea è rimasta  sostanzialmente stagnante nel 2023 rispetto al 2,5% di crescita di quella degli Stati Uniti. I sussidi economici, un ampio stato sociale e una nuova spinta per aumentare la spesa per la difesa fanno sì che tutti i membri dell’UE, tranne quattro, si ritrovino con deficit di bilancio. Anche se avere un deficit non è anormale tra i Paesi sviluppati, il numero di Paesi europei con un deficit superiore al 3% è preoccupante e potrebbe richiedere un intervento da parte della Commissione europea. Secondo l’ultimo rapporto 11 stati hanno violato le regole degli stati membri dell’UE avendo deficit di bilancio superiori al 3%. I membri dell’UE dovranno infine decidere se i deficit sono un male necessario, o se alcuni impegni di spesa devono essere ridotti.

Parte di questa decisione dipenderà dalla possibilità che la Commissione europea avvierà  procedure per disavanzo eccessivo nei confronti dei membri in questione. Questa revisione è già iniziata per Belgio, Francia, Ungheria, Italia, Malta, Polonia, Romania e Slovacchia. Finora ciò ha significato un'analisi della situazione di ciascun membro per formulare raccomandazioni o correzioni necessarie.

Tali revisioni tengono conto delle circostanze esterne e delle misure correttive già messe in atto, e non sono una novità nell’Unione Europea. Infatti questi rapporti vengono pubblicati ogni anno e durante la crisi sanitaria includevano un numero ancora maggiore di Paesi con deficit eccessivi. Ciò che è particolarmente allarmante è che l’Unione Europea nel suo complesso ha fatto registrare un deficit del 3,5% nel 2023. Anche il debito eccessivo sta diventando un problema serio per l’UE: nel 2023 il rapporto tra debito e prodotto interno lordo era dell’81,7% in tutta l’Unione.

Gli alti livelli di debito e di deficit di bilancio hanno fatto sì che alcuni membri ricominciassero a introdurre misure di austerità economica. Finlandia e Francia hanno tagliato la spesa pubblica e la Spagna ha iniziato ad aumentare significativamente le tasse. Queste misure potrebbero non essere sufficienti poiché la spesa per la difesa e quella per il “verde” hanno superato i sopraccitati tagli alla spesa pubblica e aumenti delle tasse. La seconda economia dell’UE, la Francia, ha un deficit di bilancio del 5,5%, ma si prevede che stanzierà altri €26,4 miliardi in più per la spesa “verde” nel 2024. Negli ultimi anni la Germania si è impegnata a trasformare la propria economia per soddisfare obiettivi legati all'ambiente: aumento di nuove spese e investimenti hanno creato buchi nel bilancio tedesco. L'Alta Corte tedesca ha addirittura dovuto limitare la spesa, poiché la coalizione di governo ha tentato di prelevare miliardi da uno speciale fondo di emergenza per aggirare il freno al debito imposto dalla costituzione.

I massicci investimenti nella spesa “verde” hanno avuto un ruolo importante negli attuali problemi dell’Europa, ma non sono gli unici. La Francia, in particolare, ha intensificato le linee di politica protezionistiche intese a proteggere artificialmente alcune sue industrie. Queste barriere agli investimenti e alla cooperazione estera non fanno altro che ostacolare ulteriormente l’economia francese già indebitata; piuttosto che scoraggiare gli investimenti, il governo francese dovrebbe puntare ad accogliere quegli esteri, la concorrenza e il progresso.

L’ultimo grande aspetto di tutta questa dinamica è l’aumento della spesa per la difesa. Con gli Stati Uniti che finora si sono rifiutati di intervenire per resistere all’avanzata della Russia, l’Europa potrebbe trovarsi a dover finanziare la propria difesa. La spesa per la difesa in tutta Europa è aumentata del 16% nel periodo 2022-2023, con la Polonia che l'ha aumentata di quasi il 70%. Ciò è stato necessario poiché gli Stati Uniti finanziavano gran parte della spesa per la difesa della NATO, consentendo così ai membri europei di investire nelle loro infrastrutture “verdi” e nei programmi di assistenza pubblica. Sebbene qualsiasi guerra non sia auspicabile, questa per lo meno potrebbe portare a un cambiamento in cui gli stati europei si assumeranno la responsabilità di governare gli affari dell’Europa.

La maggior parte dei Paesi europei ha stati sociali preponderanti, ciò significa che la popolazione è abituata a grandi quantità di sussidi economici e di assistenza pubblica. Proteste diffuse hanno sconvolto la Francia quando il presidente Emmanuel Macron ha cercato di aumentare l’età pensionabile di due anni nel tentativo di sostenere il sistema pensionistico. Seri tagli alla spesa e aumenti delle tasse potrebbero essere fuori portata per la maggior parte dei membri dell’UE. Il fatto che gli investimenti in infrastrutture “verdi” siano finora più costosi del loro valore reale non ha ancora intaccato la propaganda che circonda tali programmi. Lo stesso si può dire per le politiche commerciali protezionistiche e i programmi di assistenza pubblica. I politici sosterranno linee di politica inefficaci per ottenere il sostegno pubblico e gli aumenti della spesa per la difesa potrebbero finalmente essere abbastanza popolari tra gli elettori europei da consentire a suddetti politici di tagliare la spesa in altri settori.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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