venerdì 2 agosto 2024

Lezioni dal passato sulle perdite future

 

 

di Francesco Simoncelli

«Rifletti, figlio mio; sei di nuovo in bilico sul filo del rasoio del destino.»

~ Tiresia, Antigone

Cosa dovrebbe fare un vecchio? Cosa dovrebbe essere? Non è più adatto per far crescere i figli, non è più un capitano d'industria e nemmeno un ingranaggio dell'industria stessa. Non più adatto alla battaglia o al ruolo di protagonista in una commedia romantica. Qual è il suo ruolo? Non è forse utile ricordare? Nell'antica Irlanda i seanachaí cantavano le lezioni del passato: saggi, poeti e narratori di storie ricordavano ai re e alla gente comune i grandi eroi del passato, i loro trionfi e le loro sconfitte; alcuni erano personaggi storici reali e altri erano mitologici. E ora, cosa dovrebbe fare un vecchio? Non dovrebbe ricordare e mettere in guardia? Non dovrebbe dire ai suoi nipoti di fare scorta di legna da ardere e dirigersi verso terreni elevati? Non dovrebbe ricordare il mercato ribassista del '66-82, il crollo del mercato azionario giapponese nel 1990, l'inflazione degli anni '70 e la guerra del Vietnam. Con un occhio guardare gli errori e con l'altro le virtù, unire poi la vista e avvertire: “Non lo farei se fossi in te”.

Certo, il giovane ignorerà il consiglio non richiesto, ma solo perché il suo consiglio non è gradito non ne diminuisce il dovere di darlo in modo chiaro e semplice. E come il vecchio Tiresia, può voltarsi con un po' di dignità e dire: “Lasciami andare a casa. Tu porta i tuoi fardelli, io porterò i miei. È meglio così, credimi”. Più tardi potrà avere il piacere di dire “Te l'avevo detto”. Ci sono pochi vantaggi nella vecchiaia e i “Te l'avevo detto” sono uno di questi. Sì, ci sono i biglietti scontati in alcuni teatri, i biglietti gratis in alcuni musei e sconti in alcuni ristoranti, ma il grande vantaggio è aver visto più “Grandi Perdite” e sapere come sono.

Re Creonte ignorò il vecchio Tiresia e finì per incappare nella Grande Perdita: perse un figlio e la moglie (dopotutto Antigone è una tragedia greca). E se avete più di 70 anni, probabilmente avete visto anche voi delle “Grandi Perdite”: matrimoni andati in pezzi, aziende fallite, persone che sono andate in bancarotta, crolli, omicidi, massacri, errori, bugie, glorie vane e transitorie. E tutti noi siamo sempre in bilico sul filo del rasoio del destino, cadere nella direzione sbagliata può essere tragico. Ricordate la delusione provata dagli investitori dopo la fine del boom del mercato azionario nel 1966? E quella dopo lo shock inflazionistico negli anni '70? E il disastro della guerra del Vietnam? Nel 1966 gli investitori avevano le Nifty Fifty come versione dei Magnifici 7 di oggi. Erano considerati investimenti “unidirezionali” che potevate comprare e mantenere finché morte non ve ne avesse separato. Erano le migliori aziende, nel miglior mercato azionario, nella migliore economia, durante il miglior decennio, nella migliore nazione della storia. Eastman Kodak, 3M, Procter and Gamble: avevano la migliore tecnologia e tanti soldi; potevano assumere i migliori ingegneri e manager. Cosa poteva andare storto

Dove sono andati dopo il 1966? Da nessuna parte. Il gruppo sarebbe rimasto più o meno invariato per i successivi 16 anni, e questo in termini nominali di dollari, perché l'aggiustamento all'inflazione ha significato una perdita dal 70% all'80%. Poi sono arrivati ​​gli anni '70 con l'incredibile inflazione dei prezzi di quegli anni. Il primo tonfo arrivò nel 1969 quando i prezzi salirono del 6%, poi scesero al 3% e le autorità dissero che era finita, ma l'ondata successiva, nel 1974, fece salire i prezzi a un ritmo annuo del 12%. Dopo che quell'ondata raggiunse il culmine, l'inflazione scese a circa il 6% e di nuovo la gente pensò che non c'era più bisogno di preoccuparsene. L'ultima ondata non arrivò fino al 1979, 10 anni dopo la prima, con un'inflazione a un tasso del 13%. Se questo modello è di qualche indicazione, la prossima grande ondata arriverà nel 2032, con la valuta fiat che perderà circa il 70% del suo valore da qui ad allora.

Per gran parte di quel periodo, dal 1966 al 1975, un'assurdità morbosa incombeva sugli Stati Uniti: la guerra del Vietnam. L'idea era di impedire che cadessero le tessere del domino. Quelli di voi che hanno più di 70 anni potrebbero ricordare amici che andarono in “Nam” e non tornarono vivi. E gli Stati Uniti sperperarono così tanti soldi in guerra che il presidente Nixon si sentì obbligato ad abbandonare il gold standard, dando il via alla finanziarizzazione dell’economia, all’enorme aumento del debito e alla bancarotta dell'impero statunitense. Ricordiamo gli argomenti a favore della continuazione della guerra, ora usati per prolungare la guerra per procura contro la Russia: era fondamentale preservare la “credibilità” della nazione, bisognava fermarli [i comunisti] lì altrimenti l'Occidente avrebbe dovuto affrontarli in California. Voltar loro le spalle sarebbe stato un atto di pacificazione.

Alla fine le tessere del domino sono cadute lo stesso e a nessuno è importato. Ora gli americani vanno in vacanza in Vietnam e comprano magliette e pantaloni da corsa dalle fabbriche vietnamite. Migliaia di miliardi buttati in un buco nero, un milione di morti e tutto per niente. Sì, come il vecchio Tiresia, i saggi hanno visto la loro parte di miseria, follia e stupidaggini.


QUANDO IL PASSATO FAGOCITA IL PRESENTE, IL FUTURO È SEGNATO

Più reddito corrente avete da destinare alle spese passate, meno vi rimane per le spese correnti. Per dirla in breve: le persone con meno soldi da spendere sono più povere. Lo stato deve prendere in prestito sempre più denaro per pagare gli interessi sul suo debito e continuare a spendere. Inevitabilmente finisce per competere con i mutuatari privati ​​e ciò fa aumentare i tassi d'interesse. Oggi in Italia, ad esempio, ci sono più di €400 miliardi in debito ipotecario e gran parte di questa cifra è a tasso fisso, a tassi molto bassi. Le vendite si sono prosciugate, però, perché significherebbe sobbarcarsi un nuovo mutuo a tassi molto più alti. L'aggiustamento a tassi più alti richiede tempo, ma già ora il settore immobiliare non sta costruendo il numero di case che costruiva prima, proprio perché non riesce a venderle. Con un prezzo medio delle case di €300.000 (in aumento rispetto ai €110.000 equivalenti di 64 anni fa!), un mutuo al 4% significherebbe rate mensili da circa €1.500. Il reddito medio della famiglia italiana è di circa €34.000 annui, il che significa circa €3.000 al mese; non lascia molto per vivere. Anche al 3.67%, tasso medio di oggi, la rata del mutuo (€1.180 al mese) sarebbe più di quanto la maggior parte delle persone possa permettersi.

Molto probabilmente i prezzi delle case scenderanno man mano che la domanda di case costose si ridurrà, ma è probabile che i tassi dei mutui continuino a salire man mano che aumenterà la domanda di credito. A un certo punto inizierà una crisi del debito, l'economia si sgretolerà e poi si spegnerà come un lumicino.

Questo spazio divulgativo ha lanciato l'allarme sul debito pubblico, a intermittenza, negli ultimi 14 anni e questo mi dà un po' di credibilità nel settore della sventura e della tristezza. La maggior parte delle persone può pensare che il mio orologio si sia fermato, un quarto di secolo è quasi il “lungo termine” e possono presumere che se non è successo niente di male finora, non succederà affatto. Qualcuno con la barba grigia ricorderà l'esperienza del secondo dopoguerra: il rapporto debito/PIL allora era alto quanto lo è ora, ciononostante non ne seguì alcuna catastrofe. Invece il debito scese e l'economia si riprese. Non potrebbe succedere di nuovo? Molto improbabile. Il debito della seconda guerra mondiale era diverso, era interamente causato dalla guerra. Le famiglie e le aziende, incapaci di acquistare nulla, risparmiarono i loro soldi. Alla fine della guerra erano pieni di soldi da spendere, investire e costruire. Con la resa giapponese, la spesa militare crollò e quella civile salì alle stelle.

Oggi la situazione è quasi l'opposto. Anche i consumatori e le aziende sono profondamente indebitati, e qualunque sia la “guerra” in cui siamo impegnati, non c'è una fine in vista.

Ma tutto richiede tempo per svolgersi. Potete bollire un uovo in 3 minuti, potete guardare un film in un'ora e mezza, ma né il vino né il whisky maturano da un giorno all'altro. E Roma non è stata distrutta in due settimane. Potreste vedere la cometa di Halley nel cielo notturno e poi continuare a cercarla; dopo qualche anno vi arrendereste. La cometa è finita nell'universo più oscuro, potreste concludere, per non essere mai più vista, ma vi arrendereste troppo presto dato che ritorna ogni 75 anni circa. Anche saltare giù da un aereo vi lascia apparentemente sospesi in aria... come se il tempo si fermasse. Eppure non importa quanto tempo ci vorrà, alla fine vi schianterete a terra.

Ci sono voluti 128 anni all'Italia per accumulare i suoi primi €1.000 miliardi di debito pubblico, da lì in poi la sua corsa è accelerata e il tempo di accumulo man mano si è ridotto.

L'evoluzione del debito pubblico italiano dal 1861 al 2009

Oggi siamo abbiamo superato la soglia dei €2.900 miliardi e le ultime proiezioni mostrano un debito nazionale oltre i €3.000 miliardi entro due anni. Inutile dire che tutto ciò si porterebbe dietro anche la spesa per interessi sul debito. Gli “ammanicati” traggono vantaggio dalla spesa pubblica e controllano i politici. Non c'è nessun paracadute.

L'evoluzione del debito pubblico italiano nel biennio 2023/2024

In un modo o nell'altro, il passato avrà ciò che si merita. Pazienza.


SEGNALI DAL FUTURO: ORO E BITCOIN

La guerra russo-ucraina interessa poco alla maggior parte delle persone, dopotutto è una guerra di confine in Europa. L'area, ora chiamata Ucraina, faceva parte dell'Impero Unno intorno al 400 d.C., cento anni dopo era controllata dalle tribù slave, poi, solo 100 anni dopo, faceva parte del Khaganato Avaro, finché i Teveri, chiunque fossero, non presero il potere nell'VIII secolo, e così via. Saltando avanti, lungo tutto un periodo di conflitti tribali, conquiste e confusione... Ungheresi, Moldavi, Uzes, Peceneghi, l'Orda d'Oro, l'Impero austro-ungarico... arriviamo nel 1991 dove, per la prima volta nella storia, abbiamo un Paese indipendente chiamato Ucraina. Questa parola in russo significa “terra di confine” e ora Putin è determinato a fare un aggiustamento della zona di confine portando i russofoni nelle province orientali sotto la protezione della Federazione Russa. Egli dice che le persone nelle province orientali dovrebbero avere il diritto di parlare la propria lingua, pregare nelle proprie chiese e decidere i propri leader. La CIA, l'amministrazione Biden e il complesso militare-industriale statunitense non sono d'accordo. Dicono che la guerra è una presa di potere palese da parte del neo-zar russo e immaginano persino che se non verrà fermato a Kiev, presto terrà una parata della vittoria sugli Champs Elysee.

Le persone possono pensare quello che vogliono, ma (una parte de)gli Stati Uniti ha scelto di farsi coinvolgere nella guerra, non solo dando soldi e armi agli ucraini, ma anche usando il sistema bancario internazionale per cercare di mettere la Russia sotto controllo. Gli stranieri ora possono vedere quanto facilmente possono finire nei guai e come la valuta di riserva mondiale può chiudere le loro economie. E ovviamente cercano soluzioni alternative. Larry Johnson dal suo Substack:

Che errore colossale. E l'amministrazione Biden ha raddoppiato [le sue ingerenze] tagliando fuori l'accesso della Russia allo SWIFT. L'effetto delle sanzioni ha portato la Russia a muoversi rapidamente per formare nuove alleanze economiche con la Cina e altre grandi economie del Sud del mondo e le sanzioni hanno accelerato lo sviluppo di un sistema di pagamento alternativo indipendente dal dollaro. O l'amministrazione Biden ha ignorato gli avvertimenti degli analisti della CIA, secondo cui l'enorme riserva di risorse naturali della Russia (es. petrolio, gas, carbone, alluminio, nichel, azoto e terre rare) la isolavano dalle sanzioni occidentali, o la CIA non è riuscita ad analizzare accuratamente la forza dell'economia russa.

Invece di indebolire il sostegno pubblico in Russia nei confronti di Vladimir Putin, la sua posizione politica è diventata più forte. Invece di isolarlo, la guerra per procura della NATO ha aiutato Putin a consolidare ed espandere le relazioni con Cina, India, Iran, Corea del Nord, Sud Africa e Brasile.

Ma niente dura per sempre: i confini si spostano e le valute di riserva cambiano. Dal 1400 l'aspettativa di vita di una valuta di riserva è stata di circa 100 anni. Il dollaro è diventato la valuta di riferimento mondiale nel 1944, alla conferenza di Bretton Woods. Se il futuro rispecchierà il passato, le nazioni del mondo, incluso il suo più grande esportatore, la Cina, continueranno a cercare alternative al sistema monetario statunitense e il dollaro “rinuncerà” al suo status come valuta di riserva mondiale nei prossimi 20 anni. Attenzione, però, perché la maggior parte delle spiegazioni si ferma a questo punto, come se lo zio Sam se ne rimanesse a guardare mentre gli altri fanno le loro scelte. Infatti la maggior parte delle analisi pensa che gli Stati Uniti siano in balia degli altri a causa del debito statunitense acquistato all'estero e che questo li renda “schiavi” dei capricci di Paesi come la Cina. Pensarla in questo modo è un errore madornale: l'America sta rinunciando volontariamente e per questo motivo i titoli di stato americani sono l'asset più liquido/richiesto sui mercati finanziari. Se non fosse così, Powell non sarebbe stato credibile quando ha annunciato la sua strategia “higher for longer” e la corsa agli sportelli dello zio Sam sarebbe stata devastante.

Invece non è accaduto niente del genere e il dollaro continua a essere la cinghia di trasmissione nei mercati mondiali. Perché? Perché il tassello che manca nella maggior parte delle analisi è che gli USA, nel 2022, si sono finalmente liberati dalla spada di Damocle rappresentata dal mercato dell'eurodollaro. Non si sono invece liberati dalla crisi finanziaria che per anni le precedenti amministrazioni politiche e governatori della FED hanno alimentato. Ciononostante la prossima crisi sarà diversa dalle altre. Ecco perché gli USA adesso, dopo la ricerca di isolamento dal resto del mondo dal punto di vista finanziario, stanno attivamente perseguendo una linea di politica pro-Bitcoin. Oltre a entrare a far parte dello Stato profondo americano, l'ecosistema Bitcoin rappresenta una copertura più dinamica e affidabile rispetto a quella aurea.

Entrambe verranno utilizzate come strumento di protezione, ma Bitcoin è il classico “nemico da tenersi più stretto” dato il vero effetto disruption che è in grado di scatenare. La sua finanziarizzazione serve esattamente a questo scopo: si vende la percezione della realtà che gli USA sono in controllo del suo destino e si vende la percezione della realtà che, nonostante le difficoltà economiche, gli USA possono ripagare i loro oneri grazie alla credibilità di tale hard asset. Non solo, ma sfruttando l'efficienza energetica garantita dal mining di Bitcoin, gli Stati Uniti possono potenziare, rispetto alla concorrenza, la loro indipendenza energetica. E l'energia sarà l'ago della bilancia nel prossimo decennio. Infatti non è un caso che, da una manciata di anni, gli USA sono indipendenti dal punto di vista energetico. In gioco, ora, ci sono due forze distinte che si stanno scontrando ed è questo il punto che manca alla maggior parte degli analisti i quali finiscono per interpretare male i segnali dal passato per decifrare il presente e quindi anticipare il futuro.

Non esiste una volontà unica, una nazione unica, ma rivoli di influenze che infine fanno un fiume e quindi una nazione.


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1 commento:

  1. Il keynesismo è la dottrina della distruzione della classe media. Stampando denaro e gonfiando deficit e spesa pubblica, la dimensione dello stato nell'economia sovrasta quella del settore privato (e produttivo). La dimensione dello stato aumenta durante le recessioni tramite la spesa pubblica, le tasse e l'inflazione (una tassa nascosta). Ciò a cui stiamo assistendo ora è una lenta nazionalizzazione dell'economia. Le piccole imprese e le famiglie patiscono per i tassi alti perché lo stato ha creato inflazione e portato i deficit a livelli insostenibili, e adesso chiede più entrate fiscali.

    Il trucco, come sempre, sarà quello di ingannare i contribuenti affermando che le tasse saranno imposte solo ai ricchi. Un sistema di tassazione è sempre ingiusto, non importa se colpisce solo una piccola parte dei contribuenti. Ma anche ciò ha un'importanza relativa alla fine, dato che non c'è modo in cui lo stato possa aumentare le entrate senza pesare enormemente sulla classe media tramite imposte dirette e indirette (inflazione) più elevate.

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