Quando 100 anni fa, nel 1924, venne pubblicata la seconda edizione in lingua tedesca di The Theory of Money and Credit di Ludwig von Mises, era passato meno di un anno da quando le grandi inflazioni tedesche e austriache erano giunte al termine. Le enormi espansioni monetarie avevano spinto i prezzi in generale a livelli astronomici, portando con sé il caos sociale ed economico. Questi erano gli effetti dell'inevitabile “non neutralità” in cui gli aumenti dell’offerta di moneta vengono “iniettati” e introdotti nella società.
Durante gli anni della guerra le espansioni monetarie erano state utilizzate principalmente per soddisfare le esigenze fiscali dei governi imperiali tedesco e austriaco, affinché finanziassero le loro spese militari. Nel dopoguerra, tra il 1918 e il 1923, le stampanti monetarie furono scatenate per coprire le linee di politica e i programmi interventisti e assistenzialisti dei nuovi governi “democratici” nella Repubblica tedesca di “Weimar” e nella molto più piccola Repubblica d’Austria. L’irregolarità con cui i prezzi salirono, dato che alcuni salirono prima di altri sia in modo sistematico che non, distorse le strutture dei prezzi relativi e dei salari, determinando profitti in alcuni settori delle economie tedesca e austriaca e perdite in altri, influenzando inoltre i tentativi di utilizzo delle risorse, del lavoro e del capitale.
Un aspetto di questo processo inflazionistico fu quello che divenne noto come “risparmio forzato”, l’aumento dei prezzi di vendita prima dei prezzi degli input, in particolare i salari, che portò alla caduta dei redditi reali di molti lavoratori rispetto ai margini di profitto degli investitori e dei detentori di capitale. Si chiamava risparmio forzato perché portava a tentativi di investimenti di capitale maggiori di quanto sarebbe sembrato possibile e redditizio in un ambiente non inflazionistico. Questo processo contorto diventò evidente a causa della sua natura esagerata in un periodo di iperinflazione, quando i prezzi aumentavano di percentuali a tre cifre al mese. Il noto economista italiano, Costantino Bresciani-Turroni, e autore di The Economics of Inflation (1931), scrisse:
L’inflazione, e più in particolare l’“iperinflazione”, può essere paragonata a una lente di ingrandimento che permette di osservare distintamente molti dei fatti difficili da districare seguendo la sequenza degli eventi durante un normale ciclo commerciale. I cambiamenti nella struttura della produzione, determinati dall’inflazione, e più tardi dalla stabilizzazione monetaria [nel 1924], furono più evidenti in Germania. Durante il periodo dell'inflazione il sostanziale calo dei salari reali, che si tradusse in un “risparmio forzato” su larga scala, consentì di deviare le risorse produttive del Paese dalla produzione di beni di consumo a quella di capitale fisso. Ciò continuò finché le nuove emissioni di cartamoneta esercitarono una certa pressione sui salari reali.
Ma quando l’inflazione tedesca terminò nel novembre 1923 si scatenò una “crisi di stabilizzazione” in cui l’economia attraversò un’inversione di tendenza, con un calo del valore del capitale rispetto ai prezzi dei beni di consumo e un riequilibrio degli usi del lavoro, del capitale e dei prezzi per riflettere il nuovo contesto non inflazionistico. “Mi sembra” – conclude Bresciani-Turroni – “che questi fatti siano significativi come ’verifica induttiva’ della teoria Austriaca dei processi inflazionistici”.
Un altro aspetto della non neutralità della moneta, corrispondente al risparmio forzato, era quello del “consumo di capitale”, già sottolineato da Mises nel suo precedente libro, Nation, State, and Economy (1919), prima che si verificasse la peggiore delle inflazioni tedesche e austriache. Poiché i prezzi di vendita spesso superavano per un certo periodo di tempo i prezzi degli input (compresi i salari monetari), l’inflazione creava l’impressione di un aumento dei margini di profitto e ciò fungeva da incentivo affinché s'intraprendessero investimenti di capitale e si espandessero i livelli di produzione. Tuttavia quando le imprese private rientravano nei mercati delle risorse per continuare nuovamente i processi di produzione, spesso scoprivano che i prezzi dei fattori di produzione erano aumentati (con un ritardo) più dei prezzi che avevano permesso un guadagno precedente; di conseguenza i ricavi delle vendite a volte non erano sufficienti per acquistare tutti gli input necessari per continuare la produzione agli stessi livelli e a livelli più elevati, con l'incapacità di sostituire il capitale che era stato utilizzato nei processi di produzione.
Pertanto il capitale veniva “consumato”, determinando un calo delle capacità produttive dell’economia nel suo complesso. Tutti i “bei tempi” inflazionistici si rivelarono una grande illusione, con effetti disastrosi in una prospettiva più a lungo termine. O come lo espresse Mises in The Theory of Money and Credit: “L’inflazione aveva il grande vantaggio di evocare l’apparenza di prosperità economica e di aumento della ricchezza, di falsificare i calcoli fatti in termini di moneta e quindi di nascondere il consumo di capitale”.
Denaro e scelte nel presente rispetto a quelle future
L'altro aspetto importante dell'analisi di Mises sulla moneta e sul sistema monetario era il ruolo di mezzo di scambio nella relazione tra risparmio e investimento. Tutto il processo decisionale economico ruota attorno al problema di come utilizzare al meglio i mezzi a nostra disposizione per raggiungere i fini desiderati. Molte di queste decisioni implicano la scelta tra una varietà di alternative: devo usare qualcuno dei miei mezzi a disposizione per comprare oggi un cappello o una nuova maglietta? Ordino uova e prosciutto per colazione in un ristorante, o pancake con sciroppo d'acero? Devo leggere il giornale del mattino per la prossima mezz'ora, o guardare la mia sitcom preferita di 30 minuti sul mio servizio di streaming?
Ma altre decisioni ci impongono di fare scelte tra alternative nel corso del tempo: dopo aver conseguito il diploma di scuola superiore entro subito nel mercato del lavoro e inizio a guadagnare un reddito a tempo pieno per acquistare molte delle cose che vorrei avere nel presente? Oppure rinuncio a tutto o a parte di quel reddito per i prossimi quattro anni e vado al college per conseguire una laurea che mi aprirà le porte di una carriera che molto probabilmente mi porterà a guadagnare molto più reddito in futuro? Spendo tutto o la maggior parte del mio reddito da lavoro ora, oppure ne metto da parte una parte per iniziare ad accumulare un gruzzoletto per la pensione, o per metterlo da parte in caso di emergenze inaspettate?
Questi e molti tipi simili di scelte riguardano opzioni più vicine al presente o più lontane nel futuro. Si tratta di decisioni sulle preferenze temporali e di scelte tra alternative. Infatti le nostre decisioni sugli scopi per i quali utilizzeremo alcuni dei nostri mezzi disponibili nel presente includono sempre la scelta implicita di rinviare alcuni desideri di consumo oggi per qualche guadagno futuro (quando quel futuro potrebbe essere minuti, ore, giorni o anni di distanza da adesso). E come tutte le altre scelte, anche le decisioni sulle preferenze temporali vengono prese “al margine”, vale a dire, un po’ meno nel presente per avere un po’ di più in futuro.
Preferenza temporale, guadagni derivanti dal commercio e tasso d’interesse
A volte le persone hanno preferenze temporali diverse. Una persona ha meno mezzi a sua disposizione per un progetto che vorrebbe intraprendere nel tempo, il cui risultato desiderato non si vedrà fino a un certo punto nel futuro. Un altro individuo potrebbe essere disposto a rinviare l’utilizzo di alcuni dei mezzi a sua disposizione oggi per un fine desiderato domani, in particolar modo se esiste un incentivo finanziario affinché aspetti di utilizzarli fino a un momento nel futuro.
Nei vecchi cartoni animati di Braccio di ferro, Poldo diceva: “Ti pagherò volentieri martedì per un hamburger oggi”. Ma la persona a cui viene chiesto di aspettare fino a martedì per essere pagata potrebbe ragionevolmente rispondere: “Perché dovrei rinunciare a mangiare quell’hamburger io stesso oggi, o a non venderlo a qualcun altro disposto a pagarlo proprio adesso?” Allora Poldo dovrebbe chiedersi quanto potrebbe essere disposto a pagare in futuro per l’hamburger di oggi e quanto il proprietario di quell’hamburger vorrebbe essere pagato in futuro per rinunciare al proprio consumo, o al sovrapprezzo rispetto a quello di oggi, per far sì che valga la pena aspettare per essere pagato. Tal premio futuro rispetto al valore, o al prezzo attuale dell'articolo, è la base di un tasso d'interesse di mercato.
Il tasso d'interesse, in altre parole, come sostenevano gli economisti austriaci fin quasi dalle origini della Scuola Austriaca, è il prezzo dei beni futuri rispetto ai beni presenti. Naturalmente nell’economia di mercato i beni presenti non vengono scambiati direttamente con beni futuri, come in tutte le transazioni di mercato lo scambio è facilitato attraverso il denaro per superare le difficoltà e le “impossibilità” del baratto, dovute alla mancata coincidenza dei desideri o all’indivisibilità dei beni da comprare e vendere, o perché i beni offerti nel presente non sono necessariamente gli stessi beni che si riceveranno in futuro.
Il risparmiatore che consuma meno dell’intero reddito guadagnato presta al mutuatario una somma di denaro concordata. Il risparmiatore rinuncia nel presente alla sua domanda per particolari beni che altrimenti avrebbe potuto acquistare con i suoi soldi. Invece tale somma di denaro passa nelle mani del mutuatario per la durata del prestito ed egli domanda altri tipi di beni rispetto a quelli che avrebbe domandato il creditore. Risorse, lavoro e capitale (strumenti, attrezzature, macchinari) sono dedicati a diversi usi in quel periodo di tempo, il cui risultato sarà un bene finito o un prodotto di qualche tipo che il mutuatario prevede soddisferà una domanda futura e grazie a essa guadagnerà un profitto che giustificherà le spese sostenute e il pagamento degli interessi da corrispondere al creditore. Quando il prestito viene rimborsato, il creditore può prestare nuovamente quella somma di denaro e guadagnare ulteriori interessi, o spendere tutto o parte del capitale originale e degli interessi in cambio delle attuali richieste che desidera soddisfare.
Mantenere e aumentare il capitale attraverso il risparmio
Immaginate che ci sia un fornaio che possieda un forno con cui cuoce mille pagnotte di pane ogni giorno. Non importa quanto diligente possa essere il fornaio nel riparare e mantenere il suo forno, a un certo punto l’usura ne richiederà la sostituzione.
È necessario che alcuni nella società risparmino abbastanza affinché risorse, lavoro e altri tipi di capitale siano “liberati” dai consumi attuali e coloro sul lato della produzione possano averli per creare il forno sostitutivo. Solo in questo modo si può garantire la produzione di mille pagnotte al giorno.
Possiamo anche immaginare che le preferenze temporali di alcuni cambino e risparmino di più: richiedono meno beni di consumo nel presente e quindi liberano più risorse a fini degli investimenti. Consumando di meno e risparmiando di più, la maggiore offerta di risparmio sul mercato dei prestiti tenderebbe ad abbassare in modo competitivo il tasso d'interesse. Poiché quest'ultimo fenomeno abbassa, a parità di condizioni, i costi di produzione dei forni, il relativo produttore potrebbe prendere in prestito i risparmi aggiuntivi per creare ora due forni; potrebbe quindi offrirli entrambi al fornaio a un prezzo inferiore, un prezzo sufficientemente attraente da convincerlo a espandere la sua produzione giornaliera di pane.
Se la tecnologia dei forni non cambiasse, il fornaio, con due forni, potrebbe fornire ogni giorno duemila forme di pane a un prezzo unitario inferiore, determinando un aumento generale del tenore di vita. Pertanto il “sacrificio” di un mancato consumo in passato viene “premiato” con più beni da consumare in futuro. Sebbene presentato in modo molto semplificato, questo è, in sostanza, il modo in cui le società crescono economicamente e diventano più ricche in termini di beni desiderati.
Investimenti e struttura temporale della produzione
Tutti questi processi di investimento richiedono tempo e di solito attraversano diverse fasi di produzione. Possiamo immaginare che, dall'inizio alla fine, un simile processo attraversi cinque fasi per essere completato, ciascuna delle quali, tanto per fare un esempio, richiede un mese di tempo. Per semplificazione potremmo presumere che in ciascuna fase gli input (risorse, lavoro, utilizzo di beni strumentali) richiedano una spesa di $100. Possiamo inoltre supporre che ciascuna fase sia intrapresa da un'impresa separata, che vende la sua versione parzialmente completata del prodotto all'impresa successiva, fino a quando, alla fine del quinto mese, il prodotto è nella sua forma finita e pronto per la vendita a un acquirente interessato.
Il valore aggiunto in ciascuna fase ammonta cumulativamente a $500; se presumiamo che le decisioni imprenditoriali in ciascuna fase anticipino correttamente la domanda nella fase successiva, il prodotto finito verrebbe venduto per i $500 necessari al suo completamento. Se la domanda del prodotto da parte dei consumatori continua mese dopo mese, allora ciascuna di queste fasi di produzione deve essere in atto simultaneamente nel tempo. Se si vuole che questo prodotto venga consumato a maggio, la prima delle cinque fasi dovrà essere avviata a gennaio per poter passare attraverso le fasi rimanenti ed essere pronto per la vendita alla fine di maggio.
Se il prodotto viene richiesto anche a giugno, lo stesso processo deve iniziare nuovamente a febbraio, mentre il prodotto da vendere a maggio si trova attualmente nella seconda fase di questo processo di produzione. Se si desidera il prodotto anche a luglio, la prima fase deve iniziare a marzo, mentre il prodotto di maggio è contemporaneamente nella fase tre e il prodotto di giugno nella fase due. In altre parole, ogni prodotto pianificato per essere immesso sul mercato deve passare attraverso la propria linea temporale di produzione, simultaneamente con gli altri, periodo dopo periodo.
In ogni fase della produzione viene impiegata non solo manodopera, ma anche alcuni beni strumentali (macchine, utensili, ecc.) che, come il forno nell'esempio precedente, devono essere eventualmente sostituiti a causa di usura. In altri settori devono essere in corso progetti il cui scopo è quello di pianificare e anticipare la domanda di quelle imprese che necessitano di beni strumentali sostitutivi; ciascuno di questi deve essere pianificato in anticipo in modo che abbiano attraversato le rispettive fasi di produzione e siano pronti per la vendita e l'installazione. Il tutto deve andare avanti in regolare coordinamento, con le forniture che devono soddisfare le richieste future in base all'anticipazione imprenditoriale di ciò che saranno le probabili condizioni future del mercato.
Tutta questa complessità sovrapposta e interdipendente di investimenti, produzione, offerta e domanda è tenuta insieme attraverso il sistema di prezzi competitivi. Questo sistema facilita i calcoli economici riguardanti i possibili profitti e perdite in circostanze mutevoli e il modo migliore per produrre ciò che gli altri vogliono al minor costo. Questo è ciò che consente a un sistema sociale sviluppato ed esteso (divisione del lavoro) di esistere e di coordinare le azioni di moltitudini di persone, le quali fanno affidamento su tutti quegli altri sconosciuti che creano beni e servizi desiderati. Da ciò deriva quell’aumento del tenore di vita che molti di noi danno per scontato, senza pensare agli assetti istituzionali sociali ed economici che lo rendono possibile.
Il sistema bancario come istituzione intermediaria che collega risparmio e investimento
La chiave di tutto questo è un sistema bancario che coordini la volontà dei risparmiatori di rinunciare al consumo corrente in modo che altri possano prendere in prestito ciò che viene risparmiato (e le risorse che il risparmio rappresenta) e intraprendano progetti di investimento che richiedono tempo e capitale. Il tasso d'interesse non è solo il prezzo intertemporale che porta in equilibrio le decisioni di risparmio e di indebitamento (come qualsiasi altro prezzo che coordina domanda e offerta). Funziona anche come un “freno” sugli orizzonti temporali dei progetti di investimento intrapresi, in modo che le attività di produzione in più fasi possano essere completate con successo (data l’accuratezza con cui gli imprenditori dal lato dell’offerta anticipano ciò che i consumatori vogliono e i prezzi che potrebbero essere loro offerti quando i beni nella loro forma finita saranno disponibili per la vendita).
Naturalmente errori e interpretazioni errate di particolari condizioni future del mercato non solo sono possibili, ma inevitabili in un mondo in cui tutti noi abbiamo una conoscenza tutt’altro che perfetta del futuro. Il problema a cui Mises si interessò erano i frequenti cicli di boom e bust, inflazioni seguite da recessioni o depressioni: disarmonie nel processo di mercato che incidono non solo su uno o pochi settori dell’economia in un dato momento, ma simultaneamente sugli squilibri dell’intera economia. La risposta, a suo avviso, va ricercata nelle qualità distintive dell’economia monetaria e dei sistemi bancari moderni.
Ogni volta che un prodotto viene creato e venduto sul mercato, la sua vendita rappresenta la domanda del venditore per altre cose che vorrebbe acquistare. Dopotutto, in un sistema di divisione del lavoro, ognuno di noi è specializzato in una linea di attività e utilizza ciò che produce come mezzo per pagare tutte le altre cose che desidera che altri individui producano. Perché altrimenti qualcuno dovrebbe dedicare tempo e fatica a produrre un articolo e portarlo sul mercato?
Ma il denaro trasforma quello che è uno scambio di baratto – un cappello scambiato direttamente con un paio di scarpe – in due transazioni: lo scambio di un bene con denaro e poi lo scambio del denaro guadagnato con qualche altro bene desiderato. Non è necessario che il cappello che produco e vendo sia destinato alla persona che ha le scarpe che desidero. Il produttore di scarpe potrebbe non aver bisogno dei miei cappelli, quindi li vendo a qualcuno che ne ha bisogno in cambio di denaro, anche se potrei non avere alcun interesse ad acquistare le magliette o i pantaloni che l'acquirente dei miei cappelli è specializzato a offrire sul mercato. Avendo guadagnato quella somma di denaro, ne utilizzo una parte per acquistare il paio di scarpe che desidero. O come scrisse Mises in The Theory of Money and Credit:
Chiunque vende merci ed è pagato con un assegno e poi lo utilizza immediatamente per pagare merci acquistate in un'altra transazione, non ha affatto scambiato direttamente merce con altre merci. Ha intrapreso due atti di scambio indipendenti.
Risparmiare e investire attraverso il denaro
Le peculiarità del sistema bancario moderno nel facilitare il coordinamento del risparmio e degli investimenti, sosteneva Mises, consentono una comprensione e un’analisi di come le cose potrebbero andare storte e determinare il ciclo economico, soprattutto nel contesto del sistema bancario centrale. Mises suggerisce una terminologia particolare per comprendere meglio il motivo per cui i sistemi bancari possono essere suscettibili alle fluttuazioni dell’intera economia. Il punto di partenza è quando i risparmiatori prestano denaro direttamente ai mutuatari interessati: ciò che viene prestato è una somma di denaro che rappresenta una quantità di potere d'acquisto sul mercato.
Essa viene trasferita al mutuatario e viene utilizzata per richiedere e indirizzare l’uso di risorse scarse nella produzione di particolari beni in cui il mutuatario desidera investire piuttosto che in quelli che sarebbero stati richiesti se il percettore di reddito originario avesse scelto di spenderla per il consumo corrente. Pertanto un parte delle risorse scarse invece di essere utilizzate, ad esempio, in più cene fuori nel presente, vengono liberate per essere utilizzate per quel secondo forno dell’esempio precedente, cosa che consente un aumento nella produzione del pane.
Se il sistema bancario si fosse evoluto in modo tale che solo il denaro risparmiato da alcuni fosse prestato ad altri, la connessione tra la rinuncia nel presente in cambio di più beni nel futuro sarebbe rimasta abbastanza stretta. Anche attraverso quel processo di scambio a due transazioni (beni scambiati con denaro e poi quest'ultimo scambiato con beni) sarebbe stato mantenuto un rapporto abbastanza stretto ed equilibrato tra le decisioni dei risparmiatori con quelle dei mutuatari per assicurare un coordinamento tra attività di consumo e di investimento coerenti con i mezzi limitati a disposizione delle persone.
Banconote e sistema bancario a riserva frazionaria
Uno degli usi e delle comodità del sistema bancario è quello di rendere possibile l’uso delle banconote emesse dalle banche stesse come diritti su somme di denaro-merce – oro e argento – depositate presso di esse come “sostituti del denaro” per le transazioni quotidiane invece dell’utilizzo diretto dei metlali lasciati in custodia. Se una banca avesse una buona reputazione di “fare sempre del bene” quando un detentore delle sue banconote richiede il ritiro della quantità di oro e argento rappresentati dalle banconote, quella banca avrebbe un maggiore margine di manovra nell’emetterle a coloro che vogliono accendere un prestito per qualche piano di investimenti.
Supponiamo che i clienti di una banca depositino $10.000 in oro e argento nei loro conti e per i quali vengono emesse banconote come crediti. Se questi fossero conti di risparmio, e se i direttori della banca fossero sicuri che i detentori di tali depositi non effettuerebbero prelievi significativi dai loro conti per, diciamo, due anni, allora quella banca potrebbe prestare quei $10.000 per due anni a coloro ritenuti “degni di credito”. Il nesso risparmio-investimento sarebbe mantenuto in un equilibrio ragionevolmente vicino tra domanda e offerta nell’uso di risorse scarse nel tempo.
Ma le banche hanno scoperto anche che, sulla base dei depositi di $10.000 in oro e argento, potevano concedere prestiti ai mutuatari significativamente superiori a tale somma. Ogni giorno ci sono clienti delle banche che effettuano nuovi depositi, mentre altri effettuano prelievi. Supponiamo che la banca impari dall'esperienza che, in media, coloro che detengono e utilizzano le loro banconote effettuano, al netto, solo prelievi in oro o argento pari al 10% del totale delle passività in banconote della banca. Se i depositanti hanno $10.000 in oro e argento, quindi, è improbabile che richiedano più di $1.000 in denaro reale durante un particolare periodo di tempo.
La banca potrebbe emettere prestiti totali, sotto forma di banconote per $20.000. Se il modello di business di tale banca dovesse reggere, solo il 10% delle banconote in circolazione probabilmente verrebbe restituito per il rimborso, ovvero $2.000. Allo stesso modo se i modelli di depositanti e utilizzatori di banconote rimanessero gli stessi, la banca potrebbe emettere un massimo di $100.000 in banconote, di cui $10.000 rappresentano oro e argento effettivi; più $90.000 in banconote aggiuntive sarebbero emessi come prestiti a mutuatari presunti meritevoli di credito.
Mises usò il termine credito merce (o credito di trasferimento) per rappresentare i $10.000 in risparmi effettivi prestati a coloro ritenuti meritevoli di credito; definiva invece l'importo delle banconote in eccesso emesse da tale banca mezzo fiduciario, o credito in circolazione (o credito creato), cioè non coperto da oro e argento depositati come risparmi dai clienti della banca. Secondo Mises l’origine e le basi del rapporto risparmio-investimento venivano sbilanciate: il risultato sono progetti di investimento con strutture temporali di produzione incoerenti con i risparmi reali disponibili affinché possano essere portati a una conclusione proficua, o mantenere un profitto se completati prima o dopo l’insorgere di una crisi economica.
Una crisi economica nasce da questo tipo di squilibrio tra risparmio e investimento e quali Ludwig von Mises considerava i cambiamenti istituzionali necessari per prevenire o ridurre la probabilità che le sequenze del ciclo economico continuino saranno il tema della terza parte di questa serie.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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👉 Qui il link alla Prima Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2024/08/ludwig-von-mises-e-la-teoria-austriaca.html
👉 Qui il link alla Terza Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2024/09/ludwig-von-mises-e-la-teoria-austriaca.html