Bibliografia

venerdì 30 agosto 2024

Ludwig von Mises e la teoria Austriaca della moneta, dell'attività bancaria e del ciclo economico — Parte #2

 

 

di Richard Ebeling

Quando 100 anni fa, nel 1924, venne pubblicata la seconda edizione in lingua tedesca di The Theory of Money and Credit di Ludwig von Mises, era passato meno di un anno da quando le grandi inflazioni tedesche e austriache erano giunte al termine. Le enormi espansioni monetarie avevano spinto i prezzi in generale a livelli astronomici, portando con sé il caos sociale ed economico. Questi erano gli effetti dell'inevitabile “non neutralità” in cui gli aumenti dell’offerta di moneta vengono “iniettati” e introdotti nella società.

Durante gli anni della guerra le espansioni monetarie erano state utilizzate principalmente per soddisfare le esigenze fiscali dei governi imperiali tedesco e austriaco, affinché finanziassero le loro spese militari. Nel dopoguerra, tra il 1918 e il 1923, le stampanti monetarie furono scatenate per coprire le linee di politica e i programmi interventisti e assistenzialisti dei nuovi governi “democratici” nella Repubblica tedesca di “Weimar” e nella molto più piccola Repubblica d’Austria. L’irregolarità con cui i prezzi salirono, dato che alcuni salirono prima di altri sia in modo sistematico che non, distorse le strutture dei prezzi relativi e dei salari, determinando profitti in alcuni settori delle economie tedesca e austriaca e perdite in altri, influenzando inoltre i tentativi di utilizzo delle risorse, del lavoro e del capitale.

Un aspetto di questo processo inflazionistico fu quello che divenne noto come “risparmio forzato”, l’aumento dei prezzi di vendita prima dei prezzi degli input, in particolare i salari, che portò alla caduta dei redditi reali di molti lavoratori rispetto ai margini di profitto degli investitori e dei detentori di capitale. Si chiamava risparmio forzato perché portava a tentativi di investimenti di capitale maggiori di quanto sarebbe sembrato possibile e redditizio in un ambiente non inflazionistico. Questo processo contorto diventò evidente a causa della sua natura esagerata in un periodo di iperinflazione, quando i prezzi aumentavano di percentuali a tre cifre al mese. Il noto economista italiano, Costantino Bresciani-Turroni, e autore di The Economics of Inflation (1931), scrisse:

L’inflazione, e più in particolare l’“iperinflazione”, può essere paragonata a una lente di ingrandimento che permette di osservare distintamente molti dei fatti difficili da districare seguendo la sequenza degli eventi durante un normale ciclo commerciale. I cambiamenti nella struttura della produzione, determinati dall’inflazione, e più tardi dalla stabilizzazione monetaria [nel 1924], furono più evidenti in Germania. Durante il periodo dell'inflazione il sostanziale calo dei salari reali, che si tradusse in un “risparmio forzato” su larga scala, consentì di deviare le risorse produttive del Paese dalla produzione di beni di consumo a quella di capitale fisso. Ciò continuò finché le nuove emissioni di cartamoneta esercitarono una certa pressione sui salari reali.

Ma quando l’inflazione tedesca terminò nel novembre 1923 si scatenò una “crisi di stabilizzazione” in cui l’economia attraversò un’inversione di tendenza, con un calo del valore del capitale rispetto ai prezzi dei beni di consumo e un riequilibrio degli usi del lavoro, del capitale e dei prezzi per riflettere il nuovo contesto non inflazionistico. “Mi sembra” – conclude Bresciani-Turroni – “che questi fatti siano significativi come ’verifica induttiva’ della teoria Austriaca dei processi inflazionistici”.

Un altro aspetto della non neutralità della moneta, corrispondente al risparmio forzato, era quello del “consumo di capitale”, già sottolineato da Mises nel suo precedente libro, Nation, State, and Economy (1919), prima che si verificasse la peggiore delle inflazioni tedesche e austriache. Poiché i prezzi di vendita spesso superavano per un certo periodo di tempo i prezzi degli input (compresi i salari monetari), l’inflazione creava l’impressione di un aumento dei margini di profitto e ciò fungeva da incentivo affinché s'intraprendessero investimenti di capitale e si espandessero i livelli di produzione. Tuttavia quando le imprese private rientravano nei mercati delle risorse per continuare nuovamente i processi di produzione, spesso scoprivano che i prezzi dei fattori di produzione erano aumentati (con un ritardo) più dei prezzi che avevano permesso un guadagno precedente; di conseguenza i ricavi delle vendite a volte non erano sufficienti per acquistare tutti gli input necessari per continuare la produzione agli stessi livelli e a livelli più elevati, con l'incapacità di sostituire il capitale che era stato utilizzato nei processi di produzione.

Pertanto il capitale veniva “consumato”, determinando un calo delle capacità produttive dell’economia nel suo complesso. Tutti i “bei tempi” inflazionistici si rivelarono una grande illusione, con effetti disastrosi in una prospettiva più a lungo termine. O come lo espresse Mises in The Theory of Money and Credit: “L’inflazione aveva il grande vantaggio di evocare l’apparenza di prosperità economica e di aumento della ricchezza, di falsificare i calcoli fatti in termini di moneta e quindi di nascondere il consumo di capitale”.


Denaro e scelte nel presente rispetto a quelle future

L'altro aspetto importante dell'analisi di Mises sulla moneta e sul sistema monetario era il ruolo di mezzo di scambio nella relazione tra risparmio e investimento. Tutto il processo decisionale economico ruota attorno al problema di come utilizzare al meglio i mezzi a nostra disposizione per raggiungere i fini desiderati. Molte di queste decisioni implicano la scelta tra una varietà di alternative: devo usare qualcuno dei miei mezzi a disposizione per comprare oggi un cappello o una nuova maglietta? Ordino uova e prosciutto per colazione in un ristorante, o pancake con sciroppo d'acero? Devo leggere il giornale del mattino per la prossima mezz'ora, o guardare la mia sitcom preferita di 30 minuti sul mio servizio di streaming?

Ma altre decisioni ci impongono di fare scelte tra alternative nel corso del tempo: dopo aver conseguito il diploma di scuola superiore entro subito nel mercato del lavoro e inizio a guadagnare un reddito a tempo pieno per acquistare molte delle cose che vorrei avere nel presente? Oppure rinuncio a tutto o a parte di quel reddito per i prossimi quattro anni e vado al college per conseguire una laurea che mi aprirà le porte di una carriera che molto probabilmente mi porterà a guadagnare molto più reddito in futuro? Spendo tutto o la maggior parte del mio reddito da lavoro ora, oppure ne metto da parte una parte per iniziare ad accumulare un gruzzoletto per la pensione, o per metterlo da parte in caso di emergenze inaspettate?

Questi e molti tipi simili di scelte riguardano opzioni più vicine al presente o più lontane nel futuro. Si tratta di decisioni sulle preferenze temporali e di scelte tra alternative. Infatti le nostre decisioni sugli scopi per i quali utilizzeremo alcuni dei nostri mezzi disponibili nel presente includono sempre la scelta implicita di rinviare alcuni desideri di consumo oggi per qualche guadagno futuro (quando quel futuro potrebbe essere minuti, ore, giorni o anni di distanza da adesso). E come tutte le altre scelte, anche le decisioni sulle preferenze temporali vengono prese “al margine”, vale a dire, un po’ meno nel presente per avere un po’ di più in futuro.


Preferenza temporale, guadagni derivanti dal commercio e tasso d’interesse

A volte le persone hanno preferenze temporali diverse. Una persona ha meno mezzi a sua disposizione per un progetto che vorrebbe intraprendere nel tempo, il cui risultato desiderato non si vedrà fino a un certo punto nel futuro. Un altro individuo potrebbe essere disposto a rinviare l’utilizzo di alcuni dei mezzi a sua disposizione oggi per un fine desiderato domani, in particolar modo se esiste un incentivo finanziario affinché aspetti di utilizzarli fino a un momento nel futuro.

Nei vecchi cartoni animati di Braccio di ferro, Poldo diceva: “Ti pagherò volentieri martedì per un hamburger oggi”. Ma la persona a cui viene chiesto di aspettare fino a martedì per essere pagata potrebbe ragionevolmente rispondere: “Perché dovrei rinunciare a mangiare quell’hamburger io stesso oggi, o a non venderlo a qualcun altro disposto a pagarlo proprio adesso?” Allora Poldo dovrebbe chiedersi quanto potrebbe essere disposto a pagare in futuro per l’hamburger di oggi e quanto il proprietario di quell’hamburger vorrebbe essere pagato in futuro per rinunciare al proprio consumo, o al sovrapprezzo rispetto a quello di oggi, per far sì che valga la pena aspettare per essere pagato. Tal premio futuro rispetto al valore, o al prezzo attuale dell'articolo, è la base di un tasso d'interesse di mercato.

Il tasso d'interesse, in altre parole, come sostenevano gli economisti austriaci fin quasi dalle origini della Scuola Austriaca, è il prezzo dei beni futuri rispetto ai beni presenti. Naturalmente nell’economia di mercato i beni presenti non vengono scambiati direttamente con beni futuri, come in tutte le transazioni di mercato lo scambio è facilitato attraverso il denaro per superare le difficoltà e le “impossibilità” del baratto, dovute alla mancata coincidenza dei desideri o all’indivisibilità dei beni da comprare e vendere, o perché i beni offerti nel presente non sono necessariamente gli stessi beni che si riceveranno in futuro.

Il risparmiatore che consuma meno dell’intero reddito guadagnato presta al mutuatario una somma di denaro concordata. Il risparmiatore rinuncia nel presente alla sua domanda per particolari beni che altrimenti avrebbe potuto acquistare con i suoi soldi. Invece tale somma di denaro passa nelle mani del mutuatario per la durata del prestito ed egli domanda altri tipi di beni rispetto a quelli che avrebbe domandato il creditore. Risorse, lavoro e capitale (strumenti, attrezzature, macchinari) sono dedicati a diversi usi in quel periodo di tempo, il cui risultato sarà un bene finito o un prodotto di qualche tipo che il mutuatario prevede soddisferà una domanda futura e grazie a essa guadagnerà un profitto che giustificherà le spese sostenute e il pagamento degli interessi da corrispondere al creditore. Quando il prestito viene rimborsato, il creditore può prestare nuovamente quella somma di denaro e guadagnare ulteriori interessi, o spendere tutto o parte del capitale originale e degli interessi in cambio delle attuali richieste che desidera soddisfare.


Mantenere e aumentare il capitale attraverso il risparmio

Immaginate che ci sia un fornaio che possieda un forno con cui cuoce mille pagnotte di pane ogni giorno. Non importa quanto diligente possa essere il fornaio nel riparare e mantenere il suo forno, a un certo punto l’usura ne richiederà la sostituzione.

È necessario che alcuni nella società risparmino abbastanza affinché risorse, lavoro e altri tipi di capitale siano “liberati” dai consumi attuali e coloro sul lato della produzione possano averli per creare il forno sostitutivo. Solo in questo modo si può garantire la produzione di mille pagnotte al giorno.

Possiamo anche immaginare che le preferenze temporali di alcuni cambino e risparmino di più: richiedono meno beni di consumo nel presente e quindi liberano più risorse a fini degli investimenti. Consumando di meno e risparmiando di più, la maggiore offerta di risparmio sul mercato dei prestiti tenderebbe ad abbassare in modo competitivo il tasso d'interesse. Poiché quest'ultimo fenomeno abbassa, a parità di condizioni, i costi di produzione dei forni, il relativo produttore potrebbe prendere in prestito i risparmi aggiuntivi per creare ora due forni; potrebbe quindi offrirli entrambi al fornaio a un prezzo inferiore, un prezzo sufficientemente attraente da convincerlo a espandere la sua produzione giornaliera di pane.

Se la tecnologia dei forni non cambiasse, il fornaio, con due forni, potrebbe fornire ogni giorno duemila forme di pane a un prezzo unitario inferiore, determinando un aumento generale del tenore di vita. Pertanto il “sacrificio” di un mancato consumo in passato viene “premiato” con più beni da consumare in futuro. Sebbene presentato in modo molto semplificato, questo è, in sostanza, il modo in cui le società crescono economicamente e diventano più ricche in termini di beni desiderati.


Investimenti e struttura temporale della produzione

Tutti questi processi di investimento richiedono tempo e di solito attraversano diverse fasi di produzione. Possiamo immaginare che, dall'inizio alla fine, un simile processo attraversi cinque fasi per essere completato, ciascuna delle quali, tanto per fare un esempio, richiede un mese di tempo. Per semplificazione potremmo presumere che in ciascuna fase gli input (risorse, lavoro, utilizzo di beni strumentali) richiedano una spesa di $100. Possiamo inoltre supporre che ciascuna fase sia intrapresa da un'impresa separata, che vende la sua versione parzialmente completata del prodotto all'impresa successiva, fino a quando, alla fine del quinto mese, il prodotto è nella sua forma finita e pronto per la vendita a un acquirente interessato.

Il valore aggiunto in ciascuna fase ammonta cumulativamente a $500; se presumiamo che le decisioni imprenditoriali in ciascuna fase anticipino correttamente la domanda nella fase successiva, il prodotto finito verrebbe venduto per i $500 necessari al suo completamento. Se la domanda del prodotto da parte dei consumatori continua mese dopo mese, allora ciascuna di queste fasi di produzione deve essere in atto simultaneamente nel tempo. Se si vuole che questo prodotto venga consumato a maggio, la prima delle cinque fasi dovrà essere avviata a gennaio per poter passare attraverso le fasi rimanenti ed essere pronto per la vendita alla fine di maggio.

Se il prodotto viene richiesto anche a giugno, lo stesso processo deve iniziare nuovamente a febbraio, mentre il prodotto da vendere a maggio si trova attualmente nella seconda fase di questo processo di produzione. Se si desidera il prodotto anche a luglio, la prima fase deve iniziare a marzo, mentre il prodotto di maggio è contemporaneamente nella fase tre e il prodotto di giugno nella fase due. In altre parole, ogni prodotto pianificato per essere immesso sul mercato deve passare attraverso la propria linea temporale di produzione, simultaneamente con gli altri, periodo dopo periodo.

In ogni fase della produzione viene impiegata non solo manodopera, ma anche alcuni beni strumentali (macchine, utensili, ecc.) che, come il forno nell'esempio precedente, devono essere eventualmente sostituiti a causa di usura. In altri settori devono essere in corso progetti il ​​cui scopo è quello di pianificare e anticipare la domanda di quelle imprese che necessitano di beni strumentali sostitutivi; ciascuno di questi deve essere pianificato in anticipo in modo che abbiano attraversato le rispettive fasi di produzione e siano pronti per la vendita e l'installazione. Il tutto deve andare avanti in regolare coordinamento, con le forniture che devono soddisfare le richieste future in base all'anticipazione imprenditoriale di ciò che saranno le probabili condizioni future del mercato.

Tutta questa complessità sovrapposta e interdipendente di investimenti, produzione, offerta e domanda è tenuta insieme attraverso il sistema di prezzi competitivi. Questo sistema facilita i calcoli economici riguardanti i possibili profitti e perdite in circostanze mutevoli e il modo migliore per produrre ciò che gli altri vogliono al minor costo. Questo è ciò che consente a un sistema sociale sviluppato ed esteso (divisione del lavoro) di esistere e di coordinare le azioni di moltitudini di persone, le quali fanno affidamento su tutti quegli altri sconosciuti che creano beni e servizi desiderati. Da ciò deriva quell’aumento del tenore di vita che molti di noi danno per scontato, senza pensare agli assetti istituzionali sociali ed economici che lo rendono possibile.


Il sistema bancario come istituzione intermediaria che collega risparmio e investimento

La chiave di tutto questo è un sistema bancario che coordini la volontà dei risparmiatori di rinunciare al consumo corrente in modo che altri possano prendere in prestito ciò che viene risparmiato (e le risorse che il risparmio rappresenta) e intraprendano progetti di investimento che richiedono tempo e capitale. Il tasso d'interesse non è solo il prezzo intertemporale che porta in equilibrio le decisioni di risparmio e di indebitamento (come qualsiasi altro prezzo che coordina domanda e offerta). Funziona anche come un “freno” sugli orizzonti temporali dei progetti di investimento intrapresi, in modo che le attività di produzione in più fasi possano essere completate con successo (data l’accuratezza con cui gli imprenditori dal lato dell’offerta anticipano ciò che i consumatori vogliono e i prezzi che potrebbero essere loro offerti quando i beni nella loro forma finita saranno disponibili per la vendita).

Naturalmente errori e interpretazioni errate di particolari condizioni future del mercato non solo sono possibili, ma inevitabili in un mondo in cui tutti noi abbiamo una conoscenza tutt’altro che perfetta del futuro. Il problema a cui Mises si interessò erano i frequenti cicli di boom e bust, inflazioni seguite da recessioni o depressioni: disarmonie nel processo di mercato che incidono non solo su uno o pochi settori dell’economia in un dato momento, ma simultaneamente sugli squilibri dell’intera economia. La risposta, a suo avviso, va ricercata nelle qualità distintive dell’economia monetaria e dei sistemi bancari moderni.

Ogni volta che un prodotto viene creato e venduto sul mercato, la sua vendita rappresenta la domanda del venditore per altre cose che vorrebbe acquistare. Dopotutto, in un sistema di divisione del lavoro, ognuno di noi è specializzato in una linea di attività e utilizza ciò che produce come mezzo per pagare tutte le altre cose che desidera che altri individui producano. Perché altrimenti qualcuno dovrebbe dedicare tempo e fatica a produrre un articolo e portarlo sul mercato?

Ma il denaro trasforma quello che è uno scambio di baratto – un cappello scambiato direttamente con un paio di scarpe – in due transazioni: lo scambio di un bene con denaro e poi lo scambio del denaro guadagnato con qualche altro bene desiderato. Non è necessario che il cappello che produco e vendo sia destinato alla persona che ha le scarpe che desidero. Il produttore di scarpe potrebbe non aver bisogno dei miei cappelli, quindi li vendo a qualcuno che ne ha bisogno in cambio di denaro, anche se potrei non avere alcun interesse ad acquistare le magliette o i pantaloni che l'acquirente dei miei cappelli è specializzato a offrire sul mercato. Avendo guadagnato quella somma di denaro, ne utilizzo una parte per acquistare il paio di scarpe che desidero. O come scrisse Mises in The Theory of Money and Credit:

Chiunque vende merci ed è pagato con un assegno e poi lo utilizza immediatamente per pagare merci acquistate in un'altra transazione, non ha affatto scambiato direttamente merce con altre merci. Ha intrapreso due atti di scambio indipendenti.


Risparmiare e investire attraverso il denaro

Le peculiarità del sistema bancario moderno nel facilitare il coordinamento del risparmio e degli investimenti, sosteneva Mises, consentono una comprensione e un’analisi di come le cose potrebbero andare storte e determinare il ciclo economico, soprattutto nel contesto del sistema bancario centrale. Mises suggerisce una terminologia particolare per comprendere meglio il motivo per cui i sistemi bancari possono essere suscettibili alle fluttuazioni dell’intera economia. Il punto di partenza è quando i risparmiatori prestano denaro direttamente ai mutuatari interessati: ciò che viene prestato è una somma di denaro che rappresenta una quantità di potere d'acquisto sul mercato.

Essa viene trasferita al mutuatario e viene utilizzata per richiedere e indirizzare l’uso di risorse scarse nella produzione di particolari beni in cui il mutuatario desidera investire piuttosto che in quelli che sarebbero stati richiesti se il percettore di reddito originario avesse scelto di spenderla per il consumo corrente. Pertanto un parte delle risorse scarse invece di essere utilizzate, ad esempio, in più cene fuori nel presente, vengono liberate per essere utilizzate per quel secondo forno dell’esempio precedente, cosa che consente un aumento nella produzione del pane.

Se il sistema bancario si fosse evoluto in modo tale che solo il denaro risparmiato da alcuni fosse prestato ad altri, la connessione tra la rinuncia nel presente in cambio di più beni nel futuro sarebbe rimasta abbastanza stretta. Anche attraverso quel processo di scambio a due transazioni (beni scambiati con denaro e poi quest'ultimo scambiato con beni) sarebbe stato mantenuto un rapporto abbastanza stretto ed equilibrato tra le decisioni dei risparmiatori con quelle dei mutuatari per assicurare un coordinamento tra attività di consumo e di investimento coerenti con i mezzi limitati a disposizione delle persone.


Banconote e sistema bancario a riserva frazionaria

Uno degli usi e delle comodità del sistema bancario è quello di rendere possibile l’uso delle banconote emesse dalle banche stesse come diritti su somme di denaro-merce – oro e argento – depositate presso di esse come “sostituti del denaro” per le transazioni quotidiane invece dell’utilizzo diretto dei metlali lasciati in custodia. Se una banca avesse una buona reputazione di “fare sempre del bene” quando un detentore delle sue banconote richiede il ritiro della quantità di oro e argento rappresentati dalle banconote, quella banca avrebbe un maggiore margine di manovra nell’emetterle a coloro che vogliono accendere un prestito per qualche piano di investimenti.

Supponiamo che i clienti di una banca depositino $10.000 in oro e argento nei loro conti e per i quali vengono emesse banconote come crediti. Se questi fossero conti di risparmio, e se i direttori della banca fossero sicuri che i detentori di tali depositi non effettuerebbero prelievi significativi dai loro conti per, diciamo, due anni, allora quella banca potrebbe prestare quei $10.000 per due anni a coloro ritenuti “degni di credito”. Il nesso risparmio-investimento sarebbe mantenuto in un equilibrio ragionevolmente vicino tra domanda e offerta nell’uso di risorse scarse nel tempo.

Ma le banche hanno scoperto anche che, sulla base dei depositi di $10.000 in oro e argento, potevano concedere prestiti ai mutuatari significativamente superiori a tale somma. Ogni giorno ci sono clienti delle banche che effettuano nuovi depositi, mentre altri effettuano prelievi. Supponiamo che la banca impari dall'esperienza che, in media, coloro che detengono e utilizzano le loro banconote effettuano, al netto, solo prelievi in ​​oro o argento pari al 10% del totale delle passività in banconote della banca. Se i depositanti hanno $10.000 in oro e argento, quindi, è improbabile che richiedano più di $1.000 in denaro reale durante un particolare periodo di tempo.

La banca potrebbe emettere prestiti totali, sotto forma di banconote per $20.000. Se il modello di business di tale banca dovesse reggere, solo il 10% delle banconote in circolazione probabilmente verrebbe restituito per il rimborso, ovvero $2.000. Allo stesso modo se i modelli di depositanti e utilizzatori di banconote rimanessero gli stessi, la banca potrebbe emettere un massimo di $100.000 in banconote, di cui $10.000 rappresentano oro e argento effettivi; più $90.000 in banconote aggiuntive sarebbero emessi come prestiti a mutuatari presunti meritevoli di credito.

Mises usò il termine credito merce (o credito di trasferimento) per rappresentare i $10.000 in risparmi effettivi prestati a coloro ritenuti meritevoli di credito; definiva invece l'importo delle banconote in eccesso emesse da tale banca mezzo fiduciario, o credito in circolazione (o credito creato), cioè non coperto da oro e argento depositati come risparmi dai clienti della banca. Secondo Mises l’origine e le basi del rapporto risparmio-investimento venivano sbilanciate: il risultato sono progetti di investimento con strutture temporali di produzione incoerenti con i risparmi reali disponibili affinché possano essere portati a una conclusione proficua, o mantenere un profitto se completati prima o dopo l’insorgere di una crisi economica.

Una crisi economica nasce da questo tipo di squilibrio tra risparmio e investimento e quali Ludwig von Mises considerava i cambiamenti istituzionali necessari per prevenire o ridurre la probabilità che le sequenze del ciclo economico continuino saranno il tema della terza parte di questa serie.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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👉 Qui il link alla Prima Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2024/08/ludwig-von-mises-e-la-teoria-austriaca.html

👉 Qui il link alla Terza Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2024/09/ludwig-von-mises-e-la-teoria-austriaca.html



giovedì 29 agosto 2024

Bitcoin rappresenta un cambio di gestione

 

 

di Kane KcGun

Negli ultimi anni, dopo ogni conferenza Bitcoin, mi prendo del tempo per riflettere sui miei apprendimenti e sulle mie osservazioni. Cosa ho visto e cosa significa per il futuro di Bitcoin e del sistema finanziario?

Sfortunatamente, quest'anno, l'evento principale di Bitcoin è stato monopolizzato dai politici.

La loro presenza è stata così pervasiva da ostacolare il consueto rito di incontrare persone e imparare dalle sessioni in cui si parla di tutto ciò che riguarda Bitcoin. Da un lato non è esattamente una sorpresa che gli interessi politici si siano concentrati su Bitcoin; dall'altro è difficile vederlo utilizzato come strumento di persuasione.

Come accade in ogni grosso cambiamento, dobbiamo chiederci: qual è l'opportunità? Dov'è il segnale in mezzo al rumore?


Bitcoin è molto più di un “numero che sale”

In tutta onestà la narrativa del “numero che sale” è una delle idee più insensate in Bitcoin. Ciò non significa che lo spettacolo non possa continuare, ma la conferenza di quest'anno ha dimostrato che Bitcoin sopravvivrà più a lungo a qualsiasi scetticismo.

Bill Mill IV lo ha riassunto bene: “La maggior parte delle persone lavora per qualcun altro [...] anche se credete in Bitcoin e comprate per conto di qualcun altro, o se a uno dei vostri capi non piace, vi mette in una posizione decisamente difficile. Se va bene, e a qualcuno per cui lavorate non piace, riceverete una pacca sulla spalla a malincuore. Quindi tutto si riduce agli incentivi”.

Allora perché c’è tanta fiducia in Bitcoin? Tre cose:

  1. La presentazione di apertura al Nakamoto Stage;
  2. L’attenzione su Bitcoin come soluzione al nostro problema delle infrastrutture energetiche;
  3. Edward Snowden, la cosiddetta quarta svolta e il potere dei cambiamenti di paradigma.


Padroneggiare il pensiero strategico

Ad aprire la conferenza sul palco principale è stato il discorso di Sophie von Laer:  Mastering Strategic Thinking & Leading Bitcoin Companies Effectively.

Ciò che risalta di più è che sembrava una preparazione psicologica per ciò che verrà e quali tipi di individui saranno reclutati per guidare la carica. Il discorso sembrava davvero un briefing di intelligence di alto livello. Anche se non posso dire con certezza se ciò fosse intenzionale, il tema è diventato sempre più evidente nelle ore e nei giorni successivi.

C'è stata una forte influenza da parte del governo durante tutta la Bitcoin 2024. Che si trattasse di Trump, uno dei numerosi politici, o di Edward Snowden, è stato ribadito che la rete Bitcoin sarà uno strumento fondamentale per i decenni a venire.

Le descrizioni di Sophie di un anticonformista strategico, della mentalità strategica, dei nuovi paradigmi e della necessità di disconnessione per raggiungere la connessione, erano molto predittive di ciò che sarà richiesto per il caos che stiamo vivendo (ovvero, la cosiddetta quarta svolta).

I suoi pensieri su come programmiamo e condizioniamo i leader hanno delineato un'aspettativa per i bitcoiner che collaboreranno con le forze politiche.

L’idea di “pensare non solo ai propri bisogni ma a quelli di chi vi circonda” avevano una certa carica morale, basata su principi unificanti rispetto alla divisione alimentata dall'attuale manuale D(iversità) E(guaglianza) I(inclusione).

Piano Strategico  = miglioramento continuo ed evoluzione

Alleanza strategica  = ci vuole un villaggio, una tribù

“Conoscere l'intersezione delle cose che accadono intorno a voi”

Resilienza adattativa  = gestire il cambiamento in modo efficace

“Una cultura che favorisce il cambiamento in atto”

Psicologia positiva  = concentrarsi sulle cose che fanno bene nella vita

“Una cultura che pensa insieme diventa più coerente. Abbiamo molto lavoro da fare in base alla posizione in cui ci troviamo oggi”

Gli assi della strategia comprendono la resilienza adattativa: “Il periodo di riposo dopo il cambiamento vi consente di diventare ciò che desiderate. Qualcuno si adatta molto bene in questo periodo”. Una inquadratura o un avvertimento? In ogni caso era decisamente appropriato sia per Bitcoin che per i bitcoiner in questo momento di cambiamento di paradigma.


Bitcoin: una soluzione per le infrastrutture energetiche

Al di là della politica il ruolo di Bitcoin nel rinnovamento dell’infrastruttura energetica statunitense è stato uno degli argomenti principali della conferenza. Il tema ricorrente era che siamo ancora all’inizio di questo nuovo paradigma.

Il senatore del Tennessee, Bill Hagerty, ha sottolineato molto bene nel suo discorso che il dopoguerra riguardava l’espansione delle persone, dei beni e dell’uso dell’energia negli Stati Uniti. Per continuare a sostenere tutta questa crescita, abbiamo bisogno di maggiore efficienza energetica. E, nel mezzo della crescita economica e della crescente domanda di energia, ci sono i soldi.

I miner Bitcoin forniscono soluzioni sia alle sfide monetarie che a quelle energetiche. Aiutano a bilanciare il consumo di energia e, cosa ancora più importante, a generare entrate per le società di servizi pubblici acquistando energia in eccesso che altrimenti andrebbe sprecata. Come ha affermato Harry Sudock: “Le entrate curano tutto”.

Quale modo migliore per risolvere un problema energetico se non con macchine che possono accendersi e spegnersi, bilanciando facilmente la nostra rete stressata?

Queste macchine forniscono entrate durante periodi che altrimenti non sarebbero redditizi. Inoltre offrono la flessibilità di essere spente durante i picchi di consumo energetico, evitando il consumo di energia scarsa.

La nostra economia moderna fa affidamento su tecnologie avanzate e man mano che andremo avanti avremo bisogno di aggiornamenti e ottimizzazioni significativi per la nostra infrastruttura energetica, le nostre reti e le nostre server farm. Ognuna di queste tecnologie ha una componente energetica esponenziale. Bitcoin è l’unica soluzione che calcola sia il denaro che l’energia in forma esponenziale.


Edward Snowden: “Votate, non unitevi a una setta”

Il punto più importante di Snowden è stato gettare acqua fredda sulla parata politica. Ha tentato di riportarci un po' con i piedi per terra offrendoci diversi promemoria sul fatto che nessuno dei due partiti politici è nostro amico, poiché vogliono solo convincere i bitcoiner ad amarli. Citando comportamenti passati, ci ha esortato a rimanere cauti con questa citazione:

«In ogni Paese del mondo, credo, l'avarizia e l'ingiustizia dei principi e degli stati sovrani, abusando della fiducia dei loro sudditi, hanno gradualmente diminuito la quantità reale di metallo che era originariamente contenuta nelle loro monete.»

~ Adam Smith

Edward ci ha ricordato che durante il corso della storia le tecnologie sono state progettate per avvantaggiare “loro”, organizzazioni e politici. Questa prospettiva rende più facile immaginare un futuro in cui la privacy diminuisce con la stessa rapidità con cui possiamo connetterci, considerando i sei gradi di separazione.

Ha accennato brevemente al dilemma morale che dobbiamo affrontare, ricordandoci che il nostro sistema interno è rotto a causa della rottura del denaro stesso. Con l’interferenza politica potremmo aver avviato una nuova versione dello stesso gioco, ma con nuove regole. In questo gioco dovremmo essere tutti pronti a prendere decisioni difficili.

Tra le tante citazioni illuminanti fatte da Snowden, ho pensato che valesse la pena ricordare queste due: “Siamo in competizione costante e raramente collaboriamo raramente. Dobbiamo cambiare la situazione”. “Internet è rotto perché le istituzioni competono contro l’individuo e quest'ultimo contro un altro individuo”.

Peter Theil ha fatto riferimento all'idea alla base della prima citazione nel suo libro Zero to One e la seconda citazione ha offerto spunti potenti sulla situazione che stiamo osservando svolgersi sotto i nostri occhi.


Mettere tutto insieme

Il messaggio è stato chiaro durante tutta la Bitcoin 2024: siamo diretti verso un cambio di paradigma e si ritiene che la tribù Bitcoin abbia i leader che daranno forma alla cultura del nostro futuro.

Bitcoin è ormai mainstream. È ancora all'inizio della fase di adozione, ma la rete Bitcoin sarà uno strumento cruciale per il nostro futuro.

Il modo in cui verrà modellato e il ruolo di Bitcoin nel nostro sistema finanziario dipenderanno da quale fazione otterrà il controllo e da come sceglierà di utilizzarlo. Sarà una risorsa e un mezzo per ricostruire la nostra infrastruttura energetica obsoleta, o sarà solo un altro dispositivo di controllo? Solo il tempo ce lo dirà.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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mercoledì 28 agosto 2024

L'economia delle emergenze finisce sempre col controllo dei prezzi

 

 

di Jeffrey Tucker

La grave ondata di inflazione negli Stati Uniti – che si riflette in molti Paesi del mondo – è stata messa in moto nella prima settimana del marzo 2020, come gran parte delle altre emergenze ancora in corso. Ci vollero due settimane affinché venisse annunciato il lockdown, il che indica che molto stava già accadendo dietro le quinte. La Federal Reserve decise in un batter d'occhio di fornire un'enorme liquidità al sistema, pochi giorni dopo che il CDC informò la stampa nazionale sui lockdown, di cui l'amministrazione Trump allora non sembrava sapere nulla.

La gozzoviglia fiscale e monetaria è durata solo per un certo periodo. Dopo l’insediamento del nuovo presidente arrivò anche la scadenza della prima tornata di conti, continuata fino a oggi, cancellando rapidamente il valore degli assegni piovuti dal cielo che sembravano avessero reso tutti improvvisamente ricchi senza lavorare.

Dopo due anni e dopo 10 mesi di conseguente calo del potere d’acquisto, insieme a interruzioni delle catene di approvvigionamento, la FED ha iniziato a preoccuparsi e a rialzare i tassi d'interesse dallo 0%. Una strategia, questa, progettata per assorbire la liquidità in eccesso che era stata iniettata direttamente nelle vene della vita economica. L’azione della FED ha rallentato, ma non ha posto fine a ciò che aveva scatenato.

Normalmente tassi più alti ispirerebbero nuovi risparmi, soprattutto perché era la prima volta in quasi un quarto di secolo che il solo risparmio di denaro era un mezzo per fare soldi più velocemente di quanto il denaro perdesse valore. Ciò non è accaduto, perché le finanze delle famiglie erano ridotte e tutto il reddito discrezionale è stato reindirizzato verso il pagamento delle proprie pendenze economiche. Oggi circa il 40% degli intervistati afferma di riuscire a malapena a sopravvivere, mentre l'acquisto di una casa è fuori questione.

Eccoci quattro anni e sei mesi dopo, e cosa sentiamo? Da un lato ci viene detto che il problema dell’inflazione è in gran parte risolto, anche se vi sono numerose prove che ciò non è vero. Non abbiamo nemmeno una lettura verificabile di quanti danni siano stati arrecati al valore del dollaro. Si dice che sia intorno al 20%, ma questa cifra include un'ampia gamma di imprecisioni ed esclude molte delle categorie di acquisti che sono aumentate di più (come i tassi d'interesse). Di conseguenza non conosciamo realmente la pienezza del problema. Potrebbe il dollaro aver perso il 30 o addirittura il 50% o più del suo valore in quattro anni? Aspettiamo dati migliori.

Tutti i portavoce ufficiali affermano che il problema è in gran parte scomparso e ciò rende particolarmente curioso che proprio questa settimana il candidato in testa nei sondaggi per la presidenza, Kamala Harris, abbia annunciato il sostegno al controllo dei prezzi a livello nazionale sui generi alimentari e sugli affitti. Se fosse disposta a farlo, sarebbe altrettanto disposta a espanderli a qualsiasi categoria di beni o servizi.

Nonostante affermi che si tratta della “prima” imposizione di una cosa del genere, ha torto: il 15 agosto 1971 il presidente Richard Nixon impose un congelamento di 90 giorni su tutti i prezzi, salari, affitti e interessi; furono inoltre istituiti nuovi comitati di controllo sia per i salari che per tutti i prezzi. Anche allora si trattò di soli 90 giorni per “appiattire la curva”.

L’amministrazione fece fatica a tirarsi indietro da questa linea di politica e la reintrodusse nuovamente nel 1973. Fu completamente abrogata solo nel 1974. Novanta giorni si trasformarono in tre anni, proprio come due settimane si sono trasformati in due anni.

Ciò che Nixon fece ai suoi tempi fu in risposta a un’emergenza. Le richieste sull'oro necessitavano di un cambiamento nella politica monetaria e, soprattutto, la chiusura della finestra dell'oro, mentre i controlli sui prezzi erano progettati per sostenere la sua posizione politica nei sondaggi. Fu costretto a scegliere tra ciò che sapeva essere giusto e ciò che pensava avrebbe rafforzato la sua popolarità. Scelse quest'ultima.

Nixon scrisse quanto segue nelle sue Memorie:

Mentre lavoravo con Bill Safire al mio discorso quel fine settimana, mi chiedevo come sarebbero stati i titoli: Nixon agisce coraggiosamente? O Nixon cambia idea? Avendo parlato fino a poco tempo prima dei mali insiti nel controllo dei salari e dei prezzi, sapevo di espormi all’accusa di aver tradito i miei principi o nascosto le mie reali intenzioni. Filosoficamente, però, ero ancora contrario al controllo dei prezzi, anche se ero convinto che la realtà oggettiva della situazione economica mi costringesse a imporlo.

La reazione del pubblico al mio discorso televisivo fu estremamente favorevole. Sulle reti il 90% dei telegiornali era dedicato a questo tema e gran parte dell'attenzione era concentrata sul brillante briefing che John Connally aveva tenuto durante la giornata. Da Wall Street le notizie erano buone: quel lunedì alla Borsa di New York vennero scambiate 33 milioni di azioni e la media del Dow Jones guadagnò 32,93 punti.

Chiunque avesse un cervello rimase inorridito dallo svolgersi di quegli eventi, dubitando della loro legalità e prevedendo con grande precisione l'imminente disastro: carenze e confusione di massa. Alla fine l'inflazione tornò a ruggire.

Nixon lo sapeva, ma agì comunque in quel modo. Difese quella decisione nelle sue memorie anche se affermò che la sua linea di politica era sbagliata. Provate a dare un senso a questo:

Cosa ha raccolto l’America dalla sua breve avventura con i controlli dei prezzi? La decisione del 15 agosto 1971 di imporli era politicamente necessaria e immensamente popolare nel breve periodo, ma alla lunga credo che fosse sbagliata. I nodi arrivano sempre al pettine e c’è stato un prezzo indiscutibilmente alto per la manomissione dei meccanismi economici ortodossi [...] abbiamo ritenuto necessario allontanarci dal libero mercato e poi faticosamente ritornare a esso.

Quindi eccoci qua: la razionalità è passata in secondo piano rispetto all’opportunità politica. Nixon era nel panico, anche Kamala lo è? Continuano a dirci che l’inflazione si è raffreddata al punto da essere quasi scomparsa. Perché, allora, vuole imporre controlli sui prezzi a livello nazionale? Forse dietro la facciata pubblica si nasconde il panico? Forse si tratta solo del desiderio di un potere esecutivo estremo su tutto il Paese fino ai cereali per la colazione? È impossibile saperlo.

È troppo anche per il Washington Post: “Quando il vostro avversario vi definisce 'comunista', forse è meglio non proporre controlli sui prezzi?”

Uno strano effetto del discorso attuale sul controllo dei prezzi è quello di incentivare i proprietari ad aumentare gli affitti ora, prima che i nuovi controlli entrino in vigore dopo la loro eventuale entrata in vigore. Questo è forse il motivo per cui stiamo iniziando a vedere contratti di affitto con canoni mensili più bassi a 7 mesi anziché a 12 mesi. A partire dal prossimo anno l’affitto delle abitazioni non potrà essere aumentato più del 5% annuo. Negli ultimi 4 anni gli affitti sono aumentati in media dell'8,5% all'anno, il che significa che la differenza deve pur venire da qualche parte.

Nel breve periodo potrebbe derivare da un aumento degli affitti; nel lungo periodo dalla riduzione di comfort, riparazioni e servizi di ogni tipo. Quando l'attrezzatura della palestra si rompe o la piscina chiude per la pulizia, potreste dover aspettare molto tempo prima che venga riparata, se non mai. L’esperienza di New York City – o sotto l’imperatore Diocleziano nell’antica Roma – mostra esattamente quali risultati: carenze, deprezzamento di proprietà e servizi, e chiusure di imprese.

Ciò che è profondamente preoccupante nell'esperienza di Nixon è che lui sapeva che era sbagliato e lo fece comunque; ciò che è ancora più preoccupante nel caso di Kamala Harris è che non è chiaro se lei sappia che sia sbagliato. Forse questo non sorprenderà quelli di noi che ricordano il passato più recente in cui i funzionari sanitari agivano come se l’immunità naturale non esistesse, come se non avessimo terapie per le infezioni respiratorie, come se le mascherine funzionassero e come se due settimane di chiusure globali avrebbero risolto la situazione.

Sembriamo condannati a vedere ripetersi gli stessi vecchi errori in una spirale di follia: dalla stampa di denaro all’inflazione e al controllo dei prezzi, così come dalle quarantene alla cattiva salute, alle perdite di istruzione e alla demoralizzazione della popolazione. Possano gli dei salvarci da altre esperienze simili prima che sia troppo tardi.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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martedì 27 agosto 2024

Rimuovere il termine “Gran” dalla Bretagna

 

 

di Paulo Ferreira

Il mese scorso la Gran Bretagna ha compiuto una pericolosa svolta a sinistra: l’istruzione privata è sotto attacco, più edilizia pubblica, promozione del marxismo ambientale e molto altro ancora. Questo non vuol dire che non ci fosse già un vangelo comunista tra i principali partiti riguardo al deliberato impoverimento delle isole britanniche.

Un mio illustre collaboratore mi ha esternato le sue lamentele, dagli attacchi contro coloro che guadagnano salari bassi all’arma politica utilizzata da entrambi i principali partiti per ottenere punti dall’elettorato. Ha anche menzionato il comportamento esasperante dei samaritani di sinistra che predicano l’amore, ma quando le persone votano contro le loro intenzioni, ecco che arrivano le crociate contro di esse.

Non sono particolarmente sorpreso. Sarebbe un errore considerare i conservatori alfieri del liberalismo e del libero mercato. Alcuni aprivano all'organizzazione tramite le forze di mercato; altri, come Robert Peel, Margaret Thatcher e John Major, erano sostenitori della libertà individuale.

Il concetto di conservatorismo, noto anche come democrazia Tory, fu concepito da Benjamin Disraeli, il quale sposò la convinzione di una nazione unita che protegge le classi lavoratrici dai presunti abusi del capitalismo. Come primo ministro nel 1870 il suo governo approvò la legge sui datori di lavoro e sui lavoratori e la legge sulla cospirazione e la protezione della proprietà, e quest'ultima accese le braci del sindacalismo. Furono poi introdotte riforme sociali per agevolare i rapporti tra capitale e lavoro.

Nonostante queste incursioni dello statalismo, la Gran Bretagna mantenne un’economia prevalentemente di libero mercato, ma furono piantati i semi affinché germogliasse una rivoluzione socialista. Non sorprende, quindi, se il primo partito socialista (Fondazione socialdemocratica) in Gran Bretagna fu fondato da Henry Hyndman, un ex-conservatore. La sua carriera politica fu interrotta dalla sua morte come leader del Partito Nazionalsocialista nel 1921.

Le calamità della prima guerra mondiale portarono rapidamente i laburisti sotto i riflettori politici, ispirati dal socialismo corporativo di Sidney e Beatrice Webb. La Gran Bretagna abbandonò il gold standard nel 1931 e nel 1945 il Partito laburista impose il controllo dei prezzi, espropriò le imprese e istituì lo stato sociale, il tutto con il consenso di Winston Churchill, un “liberale” a parole che invece seguì tutte le linee di politica del suo predecessore – fatta eccezione per la privatizzazione dell’industria dell’acciaio –  e lodò i sindacati in nome della democrazia conservatrice alla conferenza del Partito conservatore nel 1953; in sintesi, un collaboratore dell’espansionismo sovietico.

I decenni successivi sarebbero stati ben peggiori: malcontento e una grave inflazione, mentre le industrie non redditizie furono sovvenzionate, con conseguente spreco di risorse. Interi settori e industrie rimasero paralizzati dall’interruzione del commercio; la spazzatura non veniva portata via e i defunti non venivano sepolti; il cibo non veniva consegnato e gli ospedali e le scuole chiudevano. Senza dubbio il Congresso dei sindacati –  una casta privilegiata che non si preoccupava del benessere economico –  stava seguendo gli ordini del Cremlino.

I premier Thatcher e Major rappresentarono un cambio di paradigma riguardo al ruolo (minimo) dello stato. Nonostante i successi ottenuti in un lasso di tempo di 18 anni, non bastarono a tenere lontani gli elettori dal New Labour, influenzati dal carisma di Tony Blair.

È vero che il suo governo non ha mai perseguito misure keynesiane e il ricordo dell’Unione Sovietica, del controllo statale onnipotente, dei gulag e della povertà era ancora vivo nella mente di molte persone. Il socialismo era profondamente impopolare, ma Blair avviò la sua riforma socialista attraverso la distruzione dei valori e delle tradizioni culturali britannici. Da allora l’immigrazione di massa e il politically correct hanno scosso le fondamenta dei mezzi di sussistenza delle persone.

Non c’è da stupirsi se la sinistra collabori con gli islamisti: essi vietano l’uso dell’usura, un pilastro delle preferenze temporali dei consumatori. Una preferenza temporale bassa si traduce in guadagni e accumulo di capitale, cosa denunciata dai seguaci dell’Islam, i quali si limitano solamente a consumare le loro risorse; da qui i loro standard di vita più bassi e la teologia infondata che denuncia i progressi e gli standard della civiltà moderna.

L'amore richiede cura e coltiva la pazienza; l’odio è opaco e facilita la distruzione. Nel 2024 il comportamento edonistico viene incoraggiato e i confini non vengono rispettati, ecco perché coloro che appartengono a un ordine culturale e religioso inferiore rifiutano di integrarsi nei Paesi che li ospitano. Il bolscevismo nacque al Secondo Congresso del Partito operaio socialdemocratico russo a Londra e fu sotto l’amministrazione laburista che furono stabilite le relazioni diplomatiche con l’Unione Sovietica.

L'uomo moderno, spogliato del suo passato, può essere modellato per essere qualsiasi cosa: nel peggiore dei casi uno schiavo per Downing Street.

Tuttavia vale la pena ricordare il quasi dimenticato Manifesto conservatore del 1997, il quale mostrava una prospettiva coerente con il paleolibertarismo. Eccone una parte: “Il nostro obiettivo non è altro che un commercio senza dazi in tutto il mondo entro il 2020. [...] La famiglia è l’istituzione più importante della nostra vita, offre stabilità e sicurezza in un mondo in rapido cambiamento. Ma è indebolita se lo Stato prende decisioni che invece dovrebbero essere le famiglie a prendere. L’autosufficienza è alla base della libertà e della scelta. [...] Le persone non risparmiano solo per sé stesse, ma anche per i propri figli e nipoti, e questi risparmi non dovrebbero essere penalizzati dal sistema fiscale”.

In una breve monografia che accompagna il manifesto, intitolata “Perché voto conservatore”, possiamo trovare la seguente citazione a pagina 13:  “Il modo migliore per migliorare la performance delle industrie britanniche è esporle a quanta più concorrenza possibile”.

I conservatori farebbero bene a imparare dal passato, pagine di libertà perdute nel tempo, ma la sconfitta del 1997 ha condizionato le loro successive leadership che hanno poi sostenuto linee di politica contrarie alla libertà: diritti LGBT e legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso, lockdown, quantitative easing e il più alto carico fiscale mai registrato sin dalla Seconda Guerra Mondiale. L’inflazione è ai massimi storici e, come molti sanno, il continuo ronzio della stampante monetaria erode i risparmi e distrugge tutti i posti di lavoro produttivi nell’economia, trasferendo il potere d’acquisto dal lavoratore allo stato (una tassa invisibile).

Alcuni in Europa sognano il ritorno della Gran Bretagna nell’Unione Europea e nell’URSE insieme all’agenda 2030. Persino i cosiddetti liberali –  in antitesi con la libertà –  hanno sostenuto la vittoria del Partito laburista. E non è una relazione unilaterale.

Starmer ha di recente annunciato la sua intenzione di aumentare i legami commerciali con l’UE attraverso un dannoso accordo che costringerebbe il Regno Unito ad adottare regolamenti su cibo e agricoltura in conformità con la Corte di giustizia europea, oltre a un migliore accesso per i pescatori dell’UE alle acque britanniche.

È ironico che il rafforzamento della sinistra in Gran Bretagna sia avvenuto il 4 luglio, quando gli americani si sono liberati dalla tirannia di re Giorgio. Oggi c'è una nuova tirannia che travolge la popolazione britannica.

Il nazionalismo è più vivo che mai e il nuovo governo laburista pianifica un rinnovamento nazionale creando la Great British Energy, la Great British Railway e il National Healthcare Service: tutti attacchi contro il contribuente britannico e la sua libertà di scelta.

Le industrie nazionalizzate, non soggette alla concorrenza, hanno pochi incentivi al miglioramento mentre forniscono servizi inferiori. La nazione non beneficia di queste esuberanti indulgenze di Whitehall. La British Airways vola orgogliosamente con la Union Jack senza ricorrere alla proprietà pubblica.

Un sistema di governo monarchico fornisce protezione dei diritti di proprietà sconosciuti invece in quegli stati repubblicani, dove le mani del potere cambiano costantemente. Un monarca protegge i suoi sudditi per generazioni (preferenza temporale bassa mantenendo un valore rispettabile del regno). L'anima repubblicana all’interno del Partito laburista è più diffusa che mai data la sua ambizione di abolire la monarchia. Tutto questo nazionalismo va contro le radici genealogiche di re Carlo: tedesca, scozzese, greca e danese (Casa di Glücksburg). Keir Starmer è inglese e chiaramente noioso.

Il nazionalsocialismo britannico purtroppo è qui per restare: l’opposizione viene estirpata, politicamente e attraverso i social media e i media tradizionali. Ma la gente di queste grandi isole è forte e pragmatica.

La storia della Gran Bretagna è piena di soprusi nei confronti dei suoi sudditi. La Magna Carta e la Gloriosa Rivoluzione, che limitano l’assolutismo politico, stabiliscono la precedenza per la separazione dei poteri che da allora è stata emulata –  senza successo –  in tutto il mondo. Un faro di libertà che ospita una grande stirpe di liberali come William Hutt, Friedrich Hayek, Edwin Cannan e Arthur Seldon, tra gli altri. La pietra angolare della stabilità è la tradizione e la prosperità attraverso evoluzioni pacifiche.

Come scrisse Ludwig von Mises nel 1919: “Vivere negli stessi luoghi e avere lo stesso attaccamento a uno Stato giocano un loro ruolo nello sviluppo della nazionalità, ma non riguardano la sua essenza. Non è diverso dall'avere la stessa discendenza”.

Ciò che modella la nazione è la nostra individualità. Senza individualismo non c’è identità.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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lunedì 26 agosto 2024

La domanda più pericolosa del 2024: e se Kamala Harris non fosse un'idiota?

 

 

di Tom Luongo

Alla vigilia della Convention Nazionale Democratica, dopo un colpo di stato contro il loro ex-portabandiera Joe Biden, ci troviamo di fronte a una questione molto inquietante: e se Kamala Harris non fosse un'idiota come invece è stata dipinta dai media?

La Harris è stata chiaramente scelta per questo ruolo ed è stata preparata per quasi due decenni. Non è la migliore di una lista di scelte sbagliate, infatti i democratici hanno scacciato nel tempo le buone scelte e hanno impedito ad altri di farne parte.

Non ci sono state le primarie nel Partito democratico, gente!

È stata nominata vicepresidente di Biden per avere la traccia più importante in questo concerto quando hanno deciso che Joe alla fine doveva essere trascinato fuori dal palco.

Il colpo di stato è stato avviato il fine settimana dello scorso 13 luglio.

Nel 2020 gli elettori della Harris l'hanno respinta categoricamente come presidente, ottenendo zero delegati prima di essere asfaltati da Tulsi Gabbard. Ha abbandonato la corsa nonostante fosse la beniamina dei media e della classe dei donatori. Partecipando a quelle primarie, era la scelta dell'establishment.

Una volta fallito, sono passati al Piano B: truccare il gioco per Biden. «Metteremo un fesso così corrotto che potremo fargli fare quello che vogliamo. Joe vuole solo i suoi soldi e il suo gelato».

Quindi la Harris è stata imposta a Joe... o viceversa, non importa se è troppo vecchia per lui.

Nel frattempo la Harris ha aspettato, ha lasciato che Joe si prendesse le responsabilità. Ha detto poco, ha fatto meno e poi è stata buttata nella mischia pochi giorni dopo il fallito tentativo di omicidio di Donald Trump per rubare anche quella scena.

Non ci è mai stato permesso di discutere la sua colpevolezza, insieme a quella dell'amministrazione di cui fa parte, su come abbiano governato il Paese negli ultimi tre anni senza invocare prima il 25° emendamento... almeno per pietà nei confronti di Biden.

Oh, mi dispiace, avevo dimenticato che i democratici non provano altre emozioni oltre all'odio e all'invidia.

È stata insediata come candidata a guidare un'insurrezione alla Convention di questa settimana da Hillary Clinton e dalla sua allegra banda di neoconservatori. Non aspettatevi che prendano questa decisione da seduti, è probabile che ci siano delle scintille a Chicago, anche se non si trasformano in un incendio.

E questo mi porta alla domanda con cui ho aperto questo pezzo, non perché penso che la Harris abbia un QI di 160 latente o qualcosa del genere. Mi pongo quella domanda perché questa è una donna che ha dovuto affrontare zero elettori reali ed è a un passo dalla presidenza.

Quindi forse è un genio nel misurare la sua intelligenza politica.

E se fossimo stati tutti condotti lungo il sentiero più facile ma pericoloso? Abbassarci al livello di Trump e inventare meme stupidi sulla sua vasta collezione di ginocchiere o sulle sue risate inappropriate in occasione di una tragedia?

E se questo fosse esattamente il mezzo per indurci tutti a pensare che non è possibile che qualcuno voti per lei?

Se queste fossero elezioni normali (un termine nebuloso di questi tempi nella migliore delle ipotesi), sarei d’accordo con voi, ma per il 90% delle cinquanta elezioni che gli Stati Uniti terranno per il proprio presidente non avrà importanza per chi voterete.

Questa è, come sempre, una corsa a cinque stati.

Tutto ciò che conta è stampare/contare il giusto numero di voti in quei cinque stati e il resto è solo una scenetta di Benny Hill.

La Harris ha scelto l'iper-comunista e governatore del Minnesota, Tim Walz, come suo compagno di corsa... per cosa, esattamente? Sostenere l’unico stato che ha votato per Walter Mondale nel 1984? Veramente?

No, per altri motivi:

  1. Segnalare che non avevano bisogno del governatore della Pennsylvania, Josh Shapiro, per vincere lì.
  2. Continuare l'antipatia di Obama verso Israele. Non hanno più bisogno degli “Ebrei”.
  3. Mettere la mezza nera a capo della banda dei bianchi.

Dopodiché tutto ciò che bisogna fare è usare l'intelligenza artificiale e gli effetti speciali per creare folle false che sostengono sondaggi falsi e pubblicità false per vendere a tutti l'idea che questa donna è ciò che gli americani vogliono per dominarli... al posto di quest'altro.

La parte triste è che troppe persone pensano ancora che tutto questo faccia parte del gioco, ma non è così. Non è altro che lo stesso copione eseguito nel 2020 per creare una negazione abbastanza plausibile che la Harris possa vincere le prossime elezioni prima che le rubino e sfidino la popolazione a fare una dannata cosa al riguardo.

Oppure non vi siete accorti di quanto siano sconvolti i francesi e gli inglesi per i loro recenti risultati?

Quindi Kamala ridacchia durante le interviste sceneggiate. Lei e Walz ballano portando “gioia” al mondo, ma quando parla davvero di politica, di ciò in cui crede, le risatine cessano, le zanne escono ed è semplicemente comunismo fino al midollo.

In breve, è la stessa linea di politica dell’invidia (“Far pagare i ricchi!”) che i democratici usano da decenni per preparare il tavolo a una guerra di classe in cui la classe povera viene utilizzata per finire di distruggere quella media, cosicché entrambe possano vivere nello squallore ed essere grate per qualunque briciola sia rimasta.

Com'è che si dice spesso in questi casi? Potete anche andare da qualche altra parte? Ehi, almeno sono “3 piatti caldi e una branda”, giusto? Oppure la sua ascesa al trono è il momento in cui tutti si sentiranno abbastanza a disagio da far emergere la parte del leone in una manciata di milioni di noi?

No, non penso che la Harris sia stupida. E penso che faremmo tutti bene a mettere da parte i meme e assicurarci che viva un 5 novembre che non scorderà mai.

I democratici stanno cercando di rinnovare lo stesso programma che avevano durante i due mandati di Obama e il mandato di Biden. È tutto un'estensione del piano originale: nazionalizzare tutti i settori importanti dell'economia (edilizia, sanità, energia, trasporti) che il governo federale non controllava ancora, ad esempio comunicazioni e difesa. Questa strategia consiste semplicemente nel distruggere l'economia privata (sperperare migliaia di miliardi in capitale d'investimento, spostare milioni di lavoratori, interrompere le catene di fornitura) e quindi creare nuove “opportunità” per coloro che sono maggiormente danneggiati da queste linee di politica, gli strati più bassi dei giovani salariati, dando loro elemosine. Questa è la classica politica del divide et impera adottata dalla classe oligarchica per mettere la classe inferiore, secondo la loro terminologia il “proletariato”, contro la classe media, la “borghesia”.

Niente di nuovo: la tipica linea di politica del “ti rompo le gambe e poi ti do una stampella”. Come? Debito all'inizio e la sperata transizione alla MMT dopo che il debito ha superato il punto di sostenibilità, dove si stampa denaro e si tassano i guadagni per mantenere il potere tramite una valuta digitale programmabile della banca centrale (CBDC).

I democratici si sono preparati su questi punti per più di un anno dando risalto alle lamentele di Elizabeth Warren riguardo a quelle aziende che ci spennano sui prezzi dei prodotti alimentari. Ma se guardate i profitti aziendali dei rivenditori al dettaglio, in particolare dei supermercati, vedrete che i loro costi sono saliti insieme ai nostri. Il margine di utile medio per una catena di supermercati è di circa il 2%. Se la Harris e la Warren pensano che questo sia “speculazioni sui prezzi”, allora non hanno idea di cosa significhi. I costi reali di produzione aumenteranno, i prezzi aumenteranno e il governo federale userà quindi una struttura di multe fisse per punire i cattivi. Per questo motivo le piccole imprese coleranno a picco, tanto le aziende più grandi possono sempre assorbire il costo delle nuove normative meglio delle piccole imprese. Queste ultime sono il bersaglio principale perché sono il motore della crescita economica. La Harris, quindi, non è una novità, è solo l'ennesima di una lunga serie di comunisti promossi tramite processi antidemocratici per servire una classe superiore che è disperata nel voler mantenere il potere mentre il loro vecchio sistema di estrazione della ricchezza raggiunge la data di scadenza.

Tutti i prezzi minimi e massimi portano a carenze, mai a sovrabbondanze. Questa è letteralmente macroeconomia al primo semestre. La Harris e i suoi responsabili lo sanno, infatti contano di creare carenze. Fa parte della strategia finale distruggere il Paese che guidano. Questa non è stupidità o incompetenza... è la loro linea di politica.

Ciò che deve accadere sono correzioni dei prezzi che riallochino il capitale scarso verso coloro che creano ricchezza piuttosto che sovvenzionare le cose che comprate una volta che ce l'avete. Le case nuove ora costano $180-200 al piede quadrato e a questi prezzi non sono accessibili alle nuove famiglie. L'industria delle case minuscole negli Stati Uniti è in forte espansione e le persone stanno cercando di ridimensionare il loro debito in base al loro reddito. Ciononostante i democratici vogliono convicnerle che possono fare una famiglia in 500 piedi quadrati. Non possono. Quindi qual è l'obiettivo? Non è mettere le persone in nuove case, è metterle in case più piccole e/o in uno spazio in affitto il cui costo è sovvenzionato dallo stato nel medio termine. Per poi spingerle a vivere in città senza sicurezza alimentare, senza vera sicurezza e una sorveglianza costante/totale.

Niente di ciò che ha proposto la Harris è diverso da ciò che è stato fatto in precedenza mentre era in carica. Il suo pubblico di riferimento è il giovane elettore completamente inesperto che sta entrando in un panorama economico e lavorativo distrutto, e non vede altro che una mancanza di reali opportunità. Spera in un nuovo giro di “Giovani per Obama” in modo da radunare una forza di combattimento efficace per il suo slogan “Hope and Change”.

Ciò che sta facendo è aumentare intenzionalmente la possibilità di una guerra civile in piena regola.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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venerdì 23 agosto 2024

Progressi innaturali

 

 

di Francesco Simoncelli

La domanda di oggi è: davvero quello che vediamo è il “naturale progresso delle cose?” Man mano che lo stato sottrae sempre di più all'economia produttiva, ne rimane sempre meno per tutto il resto; man mano che lo stato spende di più, sempre più persone diventano subordinate a esso, diventano più potenti e più difficili da fermare. Perché permettere che ciò accada? Le aziende sono già obbligate a divulgare tutti i rischi “materiali”, ora devono anche capire come le loro emissioni influenzano l'ambiente, come affronteranno tale rischio, come la transizione energetica verde influenzerà la loro attività, tutto in un marasma di dettagli strazianti e un'angosciante incertezza. Regolamentazione su regolamentazione, norma su norma ed eccezione su eccezione: alla fine si ottiene un'economia completamente pianificata e completamente controllata, come la Corea del Nord o l'Unione Sovietica, in cui gli sforzi imprenditoriali sono dedicati a soddisfare i capricci e le fantasie dei burocrati, tanto da non esistere più alcun progresso. Anche il PIL reale, che non è affatto una misura della ricchezza di una nazione, ingrana la retromarcia.

Perché allora permettere allo stato di crescere? Sarebbe facile fermarlo.

Gli interessi “speciali” dei gruppi “speciali”, come le grandi aziende, sono definiti tali perché traggono beneficio da regole e regolamenti speciali, progettati per aiutarli e paralizzare i loro concorrenti. Ma i politici non dovrebbero rappresentare l'intera nazione, l'interesse generale? Eppure, in quanto collettività, staremmo meglio con meno tasse, meno inflazione dei prezzi, meno spesa pubblica, meno legacci burocratici e meno ostacoli da superare; come nazione, collettivamente, staremmo molto meglio con un bilancio in pareggio, per esempio. Quindi perché i bilanci pubblici non sono mai in pareggio? E perché la sinistra e i fanatici al seguito, alfieri dell'egualitarismo, non hanno usato la loro opportunità al governo per promulgare un nuovo programma, uno adatto all'interesse generale, piuttosto che agli interessi speciali dei gruppi speciali? Uno che avrebbe scaraventato tali interessi in parossismi di indignazione e sarebbe andato a beneficio del “popolo”?


IL PREZZO DELLA REDENZIONE

Dal punto di vista teorico è ancora possibile invertire la tendenza a scivolare nel debito e nel caos, soprattutto da parte degli Stati Uniti. Ovviamente non è facile, i tossicodipendenti “toccano il fondo” prima di rimettersi in sesto; anche gli alcolisti. I peccatori si pentono, perfino gli ex-segretari della Difesa potrebbero versare lacrime e rimpiangere la miseria che hanno causato (Robert MacNamara è l'unico esempio che si può portare). La redenzione ha un prezzo.

In teoria, un uomo potrebbe “rinascere” a 90 anni, ma in pratica muore. Così come un grande e vecchio albero, tagliato a pezzi per fare del comune truciolato, un impero deve essere schiacciato e umiliato: deve toccare il fondo prima di poter essere ricostituito come una Repubblica rispettosa della legge. Ma dove si trova il “fondo”? Prendiamo in considerazione l'Argentina, almeno per iniziare a mettere dei paletti. Se non ha ancora toccato il fondo, deve esserci vicina. Il sessanta percento della popolazione vive in povertà; rispetto al resto del mondo è in discesa da 75 anni; fare affari è una sfida tale, con corsie finanziarie in continuo cambiamento, che la maggior parte delle persone o crolla o rinuncia; il PIL è a picco; le persone ambiziose lasciano il Paese e coloro che rimangono sviluppano straordinarie capacità di sopravvivenza finanziaria.

E ora, dall'Argentina, arriva un po' di speranza. Milei dice ciò che la maggior parte dei politici non dice: ha identificato il vero problema, la “casta politica”, con tutti i suoi raggiri, trucchi e truffe e ha un piano per correggere le cose. Non è riuscito a ottenere il sostegno di cui aveva bisogno nel parlamento argentino, quindi si è rivolto ai governatori degli stati e al popolo con qualcosa che chiama il “patto del 25 maggio”. Si tratta di un piano, con diversi elementi chiave tra cui:

  1. l'inviolabilità della proprietà privata;
  2. un bilancio equilibrato e non negoziabile;
  3. la spesa pubblica deve essere mantenuta al di sotto del 25% del PIL;
  4. libero scambio.

Negli Stati Uniti di oggi, i bilanci federali non sono in pareggio da 50 anni. Anche la bilancia commerciale è negativa da mezzo secolo. E il costo del governo federale, comprese tasse, regolamentazione e inflazione, supera il 30% del PIL. Le cose si stanno incartando sempre di più.

Ma non disperiamo, finora nessun pomposo idiota militare ha preso il potere; nessuna banda di camicie brune o camicie nere “fa sparire” i propri avversari di notte; i negozi sono ancora pieni; il mercato azionario è ancora vicino a un massimo, non a un minimo. E da qualche parte più avanti, forse molto più avanti, c'è il minimo... prima o poi lo raggiungeremo.


LA CIMA DELLA MONTAGNA

L'inflazione non è stata sconfitta, sale più lentamente in questo frangente. Ciò significa che questa potrebbe non essere solo una “Grande Perdita” temporanea per la maggior parte delle persone, ma permanente. Quando acquistate azioni, dovreste trarre beneficio dal “premio di rischio”, vale a dire guadagnate un po' di più dalle azioni che dalle obbligazioni. Ma tutto ha un prezzo e il prezzo per profitti più elevati è un rischio maggiore: rinunciare alla certezza dei soldi a portata di mano quando ce ne sarà bisogno. Infatti potreste non vederli mai più. Le banche centrali non possono “stampare” denaro come facevano fino a 2 anni fa, non senza far venire i brividi agli investitori obbligazionari. È stato un bagno di sangue negli ultimi 3 anni, con alcune delle peggiori perdite mai registrate nel mercato obbligazionario. Quindi se vedranno le banche centrali tornare ai loro vecchi modi spericolati, prestando a zero, “stampando” nuovo denaro a piacimento, si ribelleranno: venderanno titoli del Tesoro costringendo i relativi governi a pagare di più per i loro prestiti.

Già adesso gli stati pagano cifre esorbitanti all'anno in spese per interessi... e stanno aumentando.

I deficit pubblici continuano a correre e si aggiungono al debito pubblico. E mentre quest'ultimo aumenta e i vecchi debiti vengono rifinanziati a tassi più elevati, la spesa per interessi aumenta drasticamente. Sostenere il mercato azionario con più “stimoli” diventa impossibile. Senza le banche centrali che coprono le loro spalle, le azioni dovranno essere valutate in base ai loro utili. Ciò significherà P/E più normali. Jeremy Grantham pensa che i prezzi di Wall Street potrebbero scendere del 60% per allinearsi agli utili. E poi, potrebbero volerci più di 20 anni di crescita degli utili per riportare i sopravvissuti, se ce ne saranno, ai prezzi odierni.

La bolla odierna sembra molto simile alla bolla delle dotcom del 1998-1999. Anche allora i prezzi erano alle stelle perché gli investitori pensavano che una nuova tecnologia avrebbe reso le loro azioni molto più preziose. Amazon, ad esempio, salì di 21 volte tra il 1998 e il 1999. La gente pensava che avrebbe continuato ad andare “sulla luna”; invece crollò del 92% e non è tornata al picco del 1999 fino a 7 anni dopo. Ovviamente 7 anni non sono poi così tanti, ma la maggior parte delle azioni di quel periodo non furono così fortunate. Allora, come oggi, i grandi capitali erano concentrati in poche azioni. Crollarono in valore tutte e la maggior parte non si è ancora ripresa. E non sto parlando delle dotcom inaffidabili, come Pets.com o Global Crossing, mi riferisco alla crème de la crème, alle aziende più grandi e migliori degli Stati Uniti all'inizio del secolo. Aggiustando i prezzi odierni all'inflazione, vediamo che solo due delle prime 10 aziende sono in attivo per il periodo 2000-2023: Microsoft e Walmart. Le altre hanno subito una perdita complessiva di oltre $1.000 miliardi in capitalizzazione di mercato.

Per dirla in un altro modo, un investitore, nel 1999, che diede fiducia alle principali aziende infallibili aveva l'80% di possibilità di sbagliare. Cisco, GE, Intel, Exxon, Oracle, IBM, Citigroup e Lucent hanno perso soldi in quasi un quarto di secolo, da una perdita del 12% in Exxon a un crollo del 100% in Lucent. E ora gli investitori stanno scommettendo sui Magnifici 7: Apple, Alphabet, Amazon, Meta, Netflix, Nvidia e Tesla. Quale di loro sopravviverà? Quale prospererà?

Non possiamo saperlo, ma questo è il problema quando si è sulla cima di una montagna: che si tratti di mercato azionario, singola azienda, come Nvidia, o un impero, tutte le strade portano verso il basso.


LA DISCESA

Per quanto la direzione sia impostata, suddette strade hanno una pendenza diversa. Qualcuna è più ripida, qualcun'altra meno; la gradualità della discesa può fare tutta la differenza di questo mondo. Soprattutto quando c'è un player in questo contesto che rischia addirittura di scivolare e rendere irrilevante la pendenza. Infatti la traiettoria che ha preso il debito pubblico europeo negli ultimi 15 anni, in particolar modo, è stata tale da richiedere interventi progressivi e sempre più invadenti per dare poi all'esterno una parvenza di stabilità. I mercati non permetteranno al cambio EUR/USD di superare 1.10, così come la BCE difenderà con le unghie e coi denti la soglia 1.06; un barometro più affidabile della salute finanziaria dell'Eurozona è dato dal differenziale tra i decennali tedeschi e quelli statunitensi, la cui tendenza è diretta verso il basso. Questo, in poche parole, ci suggerisce che durante una “fuga verso la qualità e l'affidabilità”, i mercati sceglieranno gli USA. D'altronde è chiaro anche il motivo: i rubinetti dell'eurodollaro sono ormai chiusi, quindi l'UE non può più attingere a una fonte “gratuita” di finanziamenti per tamponare i suoi guai finanziari a scapito degli Stati Uniti. E ciò renderà meno ripida la discesa di questi ultimi.

Ma la storia non finisce qui, perché come ben sanno i lettori di lunga data di questo blog la spada di Damocle che pende su tutte le finanze mondiali sono le cosiddette passività non finanziate, ovvero tutti quei conti non ancora attualizzati nei bilanci ufficiali ma che dovranno essere soddisfatti da qui al futuro prossimo. Il sistema pensionistico, a tal proposito, è il proverbiale elefante nella stanza... soprattutto in Europa.

L'aumento della coorte di coloro che hanno maturato il diritto all'assegno previdenziale di “fine lavori” ha, nel corso del tempo, scavalcato la coorte di coloro che avrebbero dovuto fornire i fondi per mantenere in piedi questo gigantesco schema di Ponzi. Inutile dire che la demografia e le deformazioni economiche alimentate dal denaro scoperto hanno richiesto che i pianificatori centrali divenissero sempre più “spericolati” nel tenere liquidi i fondi pensione. Ricorrendo all'ingegneria finanziaria hanno gettato le basi per un'economia talmente drogata dalla liquidità a basso costo che quasi ogni settore è arrivato a esservi dipendente. I tassi artificialmente a zero hanno creato una voragine tale tra la percezione reale dell'orizzonte temporale e quella fasulla data dagli stimoli fiscali/monetari che sta inghiottendo tutti coloro che hanno partecipato a questa sbornia finanziaria.

Come ci insegna la Scuola Austriaca, tutti gli effetti economici partono al margine e la stessa cosa la vediamo accadere col crollo del castello di carte della leva finanziaria puntellata, in passato, dal mercato degli eurodollari.

In questo processo d'inversione verranno sacrificati diversi attori che in passato sono serviti a guadagnare consensi, ma che di fronte a una ristrutturazione obbligata dell'edificio economico mondiale saranno sacrificati sull'altare delle necessità: salvare il sistema pensionistico e il pilastro su cui si fonda la sopravvivenza dell'attuale sistema economico di sfere d'influenze. Cadranno molte teste, appendici deteriorate che verranno gettate in pasto alla famelica forza della correzione economica. La domanda quindi è: quante appendici credibili ha l'Europa da sacrificare? Ne ha di più degli Stati Uniti? Non penso proprio.

Di conseguenza l'unico modo che ha per sopravvivere è quello di attingere pedissequamente alla sua base imponibile, anche a costo di desertificare industrialmente l'intero continente. Il tutto viene venduto all'opinione pubblica con l'etichetta dell'emergenza climatica. Invece gli Stati Uniti, da questo punto di vista, hanno più spazio di manovra rispetto a tutti gli altri e possono gestire meglio la discesa, soprattutto dal 2022 con l'indicizzazione dei debiti interni a un parametro definito internamente piuttosto che internazionalmente (es. LIBOR). Da settembre fino ai prossimi 8-12 mesi, con la fine del LIBOR, dovranno essere riscritti molti contratti finanziari. Il punto di riferimento sarà il SOFR, poi. I mercati stanno iniziando a scontare questo cambiamento epocale e la fine dei pasti gratis per la City di Londra.

Il presunto progresso economico a cui abbiamo assistito negli ultimi 15 anni, in particolar modo, è stato fondamentalmente innaturale: il prodotto di un imbastardimento (voluto) del sistema economico sin dal 1971. Più nello specifico, sin da quando il sistema bancario ombra, pompato attraverso i “pasti gratis” dell'eurodollaro, ha accelerato la Legge dei rendimenti decrescenti e sequestrato sempre più risorse economiche scarse per tenere in piedi le sue operazioni. I tassi a zero sono stati lo strumento che ha prolungato innaturalmente la vita di questo meccanismo diabolico, col beneplacito di una FED governata da presidenti in linea con il vandalizzare la propria nazione. L'arrivo di Trump e Powell ha segnato l'inizio dell'inversione di questo processo e la discesa dalla montagna. E come descritto in precedenza, tale discesa sarà pericolosa per alcuni (Europa) e meno per altri (Stati Uniti): saranno i mercati dei capitali l'ago della bilancia.

Finora hanno premiato la linea di politica della FED e la credibilità che Powell sta ridando alla politica monetaria della FED: non più ostaggio di forze esterne al Paese. La Harris è ormai l'unica speranza dell'Europa, e per estensione della cricca di Davos, per continuare a fare le scarpe agli USA, ecco perché negli ultimi giorni l'euro è salito e mentre il dollaro è sceso nei mercati dei cambi: la vandalizzazione dei conti nazionali è destinata a continuare se vincesse lei. Finché ci sarà Powell a dirigere la nave della FED, allora la rivoluzione socialista avrà un costo elevato: 5.5% o superiore. Per quanto le elezioni del prossimo novembre saranno cruciali, quelle del 2026, per il governatore della FED, lo saranno ancora di più.


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