Bibliografia

venerdì 19 luglio 2024

Una crisi prevedibile e prevista

 

 

di Francesco Simoncelli

I leader militari sono spesso degli invasati, così come i leader civili, e quando si riuniscono ciò che segue è un disastro. L'Unione Europea continua ad avanzare verso quella che promette di essere la crisi più attesa e più facilmente evitabile della sua storia. Se prendiamo come esempio l'Italia, essa ha un debito pubblico invalidante e – date le previsioni attuali – continuerà a crescere fagocitando tutti quegli altri settori che finora l'hanno reso, non senza difficoltà, sopportabile. Nessuna nazione è mai sopravvissuta a un carico di debito così enorme – non senza bancarotte, depressione, grave inflazione, sommosse popolari, o guerre… a volte tutte queste cose. Infatti secondo le ultime notizie c'è bisogno dell'intervento di ulteriore finanza creativa per permettere alle cose di non scollarsi improvvisamente, soprattutto per mantenere un paravento di sostenibilità agli occhi del mondo. Malgrado ciò basta poco per far crollare questo castello di carte, in particolar modo nelle condizioni di stress finanziario di oggi. Quanto detto, quindi, è il motivo per cui l'Unione Europea non farà eccezione.


IL COMPLESSO MILITARE-INDUTRIALE-MEDIATICO

Heinz Guderian inventò il Blitzkrieg: l'uso di carri armati senza supporto di fanteria per interrompere le comunicazioni dei nemici e creare panico tra le truppe. Nacque in quella che oggi è conosciuta come Chelmno, in Polonia, ma quando venne al mondo era territorio prussiano e i prussiani l'avevano conquistata secoli prima. Duri a morire, intelligenti, erano la spina dorsale degli ufficiali della Wehrmacht ed erano anche quelli che avevano più da perdere nella guerra di Hitler contro i sovietici.

La famiglia di Guderian perse la sua casa quando la Polonia riprese il controllo dell’area dopo la prima guerra mondiale, poi, nel 1939, prese il comando del 19° corpo d’armata, guidò un’offensiva in Polonia e “liberò” la sua casa d’infanzia. Sin dalla nascita delle società civilizzate, uno dei problemi principali è stato come tenere sotto controllo persone come Heinz Guderian. Per definizione le (nostre) società civili preferiscono risolvere i propri affari senza violenza; si basano su “regole consensuali”, non sulla forza bruta. Le persone concordano su quali leggi e regolamenti seguire: guidano a destra, o a sinistra; le donne possono apparire in pubblico senza velo, oppure no; votano per i loro leader, oppure no, ecc. Gli eserciti hanno lo scopo di proiettare violenza, non la civiltà. Sono i muscoli dello stato, ci si aspetta che uccidano o siano uccisi per promuovere l’agenda del governo in carica. Ma nel mondo moderno le loro tendenze all’omicidio e al caos dovrebbero essere tenute sotto controllo dai leader civili.

Questo è ciò che non accadde nella Germania nazista. Il potere militare e quello civile si unirono nella persona di Adolf Hitler, che indossò un'uniforme nel settembre 1939 e fu così che il generale Heinz Guderian si ritrovò subordinato all'ex-caporale ora Fuhrer. Nel 1943 Hitler insistette affinché i suoi carri armati attaccassero i sovietici a Kursk. Guderian si oppose alla campagna e dopo mesi di preparazione ed esitazione c’erano poche speranze di successo. I sovietici avevano già i piani di battaglia dei tedeschi e si erano preparati: potevano lasciare che i tedeschi si esaurissero contro le loro difese, e poi, con più carri armati e più uomini di quelli che la Wehrmacht avrebbe potuto mettere in campo, avrebbero contrattaccato. E questo è quello che è successo.

A quel punto i nazisti stavano perdendo la guerra. Gli Alleati stavano avanzando attraverso la Sicilia e l'Italia vacillava, preparandosi a impiccare Mussolini e ad accogliere le truppe americane d'invasione. Le uniche vere domande erano quando e come sarebbe arrivata la fine. Hitler rappresentava chiaramente un ostacolo a qualsiasi soluzione decente, non solo con i suoi comandi militari dilettantistici, ma anche in termini di negoziati. Nel gennaio del 1943 Roosevelt annunciò che gli Alleati avrebbero accettato solo una “resa incondizionata”. Tuttavia se la Germania si fosse sbarazzata del Fuhrer, avesse riportato le sue truppe in Germania e avesse promesso di non scendere mai più sul sentiero di guerra, forse sarebbe stato possibile evitare la resa totale e l’occupazione.

Imperatori, re e parlamenti hanno sempre lottato per mantenere in riga i loro soldati: erano costosi da tenere sul campo e pericolosi da tenere troppo vicino in patria. Un potente generale avrebbe potuto condurre un colpo di stato contro le autorità civili. Ecco perché Cesare non doveva marciare su Roma alla testa del suo esercito e le truppe dovevano rimanere dall'altra parte del fiume Rubicone. Cesare era popolare tra le sue truppe, ma anche lui dovette affrontare un ammutinamento, che però riuscì a gestire senza problemi. Dopo che Guglielmo il Conquistatore prese il controllo di gran parte dell'Inghilterra, tornò in Normandia, lasciando il suo nuovo regno a subordinati fidati. L’esercito si scatenò: stupri e saccheggi in gran parte del sud dell’Inghilterra. Guglielmo tornò per rimetterli in riga, ma a quel punto gli inglesi erano così infuriati che si ribellarono, portando a un'ulteriore guerra costosa. Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero nel 1527, era forse un comandante meno abile e le sue truppe facevano ciò che volevano. Non aiutò il fatto che trascurò di pagarle: attaccarono Roma saccheggiando, stuprando e uccidendo. Papa Clemente VII fuggì a Castel Sant'Angelo e sopravvisse pagando un riscatto alle truppe ammutinate, ma le sue guardie svizzere furono annientate.

Cosa consente a un governo civile di controllare le sue forze armate? Il denaro... quello reale. Gli stati in genere controllano le entrate fiscali e le usano per tenere i loro combattenti al guinzaglio, ma quando siamo passati al denaro “fasullo” – stampabile in quantità apparentemente illimitate – sono stati scatenati i proverbiali mastini della guerra. I budget militari sono saliti, anche dopo il 1991, quando l’Unione Sovietica è finita nella pattumiera della storia e ciò ha messo nelle tasche del complesso militare-industriale miliardi di fondi “in eccesso”, utilizzati per corrompere i parlamenti e oliare gli ingranaggi di media, think tank e università.

Quella di Eisenhower non era una “teoria del complotto” quando avvertì che l’industria della potenza di fuoco avrebbe presto esercitato una “influenza ingiustificata” sul governo civile; stava semplicemente osservando una tendenza. I gruppi di potere ne vogliono di più e a meno che non siano ostacolati, lo otterranno.


UN DISASTRO PREVEDIBILE ED EVITABILE

Non che io sappia qualcosa a livello di insider e che quindi abbia notizie certe sui avari temi affrontati, ma miro a evitare la Grande Perdita ed è qui che penso che possa derivare: dal mondo della megapolitica, dalle forze più profonde e nascoste dietro i titoli dei giornali. Donald Trump ha avvertito l’Europa che farebbe meglio a pagare di più per la propria difesa, ma difesa da cosa? Dopo tre anni di guerra, la Russia ha dimostrato di riuscire a malapena a conquistare un’area, proprio al suo fianco, di russofoni che vogliono far parte della Federazione Russa e che chiamavano il loro Paese Nuova Russia. L’idea che la Russia, con un PIL inferiore al valore di Nvidia, rappresenti una minaccia per Germania e Francia, con un PIL tre volte più grande, è una fantasia. Perché allora gli europei dovrebbero sprecare soldi per acquistare più armi?

L'Europa si sta dirigendo verso un disastro prevedibile ed evitabile: il classico epilogo di un coacervo di popoli e culture. Ma non è ancora il presente, più immediata e inevitabile è una crisi del debito, fallimenti, depressione, inflazione, ecc. Perché allora i policymaker “non fanno qualcosa al riguardo”, qualcosa di talmente ovvio e facile come tagliare la spesa? Perché? Perché questo è un problema megapolitico, non un problema politico. Gli interessi di chi decide e gli interessi dela popolazione sono in conflitto. Ridurre i deficit richiederebbe tagli nell’unica area di spesa discrezionale che potrebbe effettivamente fare la differenza, ma è anche l’area che non può essere controllata. I mastini della guerra hanno tolto il guinzaglio e l’industria militare – compreso l’intero “bilancio dell’impero” costituito da aiuti esteri, spie, sovvenzioni universitarie e a think tank, contratti con fornitori di “difesa” – è la più grande e potente attività al mondo. È così grande e così ricca che non può più essere messa in ginocchio.

Quando gli europei spendono di più per la “difesa”, acquistano armi dall’industria statunitense. Quando l’Ucraina ottiene più soldi, i suoi leader corrotti ne prendono una parte; il resto va ad acquistare forniture dall’industria americana della potenza di fuoco e dai lobbisti che ne chiedono di più. Questa non è una previsione, è solo matematica. Gli interessi sui debiti sono soverchianti e gran parte di essi è stato contratto a tassi d'interesse tra i più bassi della storia economica. Man mano che tali obbligazioni verranno rinnovate, verranno rifinanziate a tassi più elevati. Ciò significherà che porzioni crescenti di tutte le entrate fiscali dovrà essere destinato al servizio del debito.

Cosa faranno i pianificatori centrali? Smetteranno di inviare gli assegni della previdenza sociale? Fregheranno i creditori e andranno in default sul debito? Spegneranno le luci dei monumenti e serviranno solo pasti freddi nei ristoranti dei parlamenti? Ciò che non faranno è tagliare le spese “militari”. È una lobby talmente radicata che è impossibile da sradicare, e poiché ciò che vuole più di ogni altra cosa è più potere e più denaro, la spesa per la potenza di fuoco non può essere tagliata, i bilanci non possono essere equilibrati e il disastro non può essere evitato.


LEZIONI DAL PASSATO

Alla fine degli anni ’80 quasi tutti erano convinti che il Giappone avrebbe conquistato una crescente gloria economica. Le business school statunitensi insegnavano tecniche di management giapponesi, termini giapponesi (come kaizen, miglioramento continuo) furono inseriti nei rapporti degli analisti di Wall Street, le scuole superiori alla moda sostituirono il latino e il francese con il “nihongo” (giapponese). Alla fine degli anni ’80 il Nikkei veniva trattato con un P/E superiore a 70; le singole società solo occasionalmente meritano prezzi così elevati, ma per un intero mercato azionario si trattava... beh... di un'esuberanza irrazionale. E la logica di tale fantasia era che il Giappone aveva più pianificatori centrali degli Stati Uniti, con l'MCII (Ministero del Commercio Internazionale e dell’Industria) accreditato a guidare l’economia verso il successo strategico.

Per quanto uno possa conoscere poco delle dinamiche future dei mercati, un P/E superiore a 20 è probabilmente una bolla in formazione; oltre i 70 è ora di andarsene a gambe levate.

Una cosa importante da sottolineare è che l'MCII non fu responsabile del successo del Giappone. I principali esportatori (aziende automobilistiche) ignorarono il consiglio dell'istituzione quando entrarono nel mercato statunitense e il coinvolgimento dei pianificatori centrali, non importa dove si trovino o quale lingua parlino, causa sempre problemi. Infatti i pianificatori centrali che causarono i maggiori danni furono negli Stati Uniti, non in Giappone: fecero pressioni sul Giappone affinché limitasse il numero di automobili che poteva importare negli Stati Uniti. Di conseguenza Honda e Toyota passarono a modelli più costosi e di qualità superiore, e presto dominarono l'intero mercato automobilistico mondiale.

Allora, come oggi, il ritornello popolare era: “Buy the dip!”. I giapponesi erano dei geni, si dicevano gli investitori, e si riprenderanno rapidamente. Poi, però, non si sono ripresi affatto: i gestori degli investimenti dovettero scusarsi con i loro clienti per i successivi 34 anni. Il Giappone non sarebbe più riuscito a sostenere un rally: sei volte il Nikkei ha tentato di rialzarsi e sei volte è stato rispedito al mittente. Nel 2012 – ventidue anni dopo il crollo – il mercato era ancora in calo di oltre l’80%.

Peccato per i poveri investitori! Distrutti i loro risparmi, ogni mattina si spostavano davanti allo schermo del computer, controllando i loro portafogli, solo per masticare amaro ancora e ancora. Piani per le vacanze, seconde case, pensione... tutti rimandati a data da destinarsi. Sono andati in rovina e sono impazziti. Gli investitori over 60 al momento del crollo hanno detto addio ai loro soldi e non li hanno più rivisti. Molti sono morti senza un soldo, maledicendo il giorno in cui avevano deciso di acquistare azioni.

E ora che le azioni del Nikkei sono tornate al futuro nel 1989, finalmente stanno dando i loro frutti... o forse no. I vecchi investitori sono stati risanati? No, subiscono ancora una perdita di circa il 20% al netto dell’inflazione e dopo un’intera generazione di perdite.

Questa è una Grande Perdita.


CONCLUSIONE

I pianificatori centrali hanno sempre sostenuto la natura anti-ciclica dell'industria bellica: in caso di recessione fare ricorso a tensioni geopolitiche per sistemare le cose. Il problema è che lo spazio di manovra s'è esaurito per quante volte si è fatto ricorso a questo espediente: bacino della ricchezza reale stagnante. Troppa torta economica è stata data in pasto a questa lobby. Almeno il nutrimento dato ai mastini di guerra avrà un risvolto positivo, tutto sommato: i piani del WEF sono andati in frantumi. Almeno in questa generazione non vedremo un governo unico mondiale... dal punto di vista politico. Infatti i sentieri perseguiti sono quelli battuti dal nazionalismo e dal protezionismo, in un contesto del genere è praticamente impossibile unire. Occhio, però, questo sviluppo non coincide con sovranità. A livello finanziario il discorso acquisisce una diversa accezione, invece, visto che sta emergendo sempre di più la possibilità di avere un registro contabile unico per tutte le valute con sede in Svizzera. Inutile dirlo, è un sistema di matrice cinese e la collaborazione tra Cina e Svizzera non si ferma qui, dato che va a toccare altri settori e sta irritando gli Stati Uniti. Infatti la piattaforma in evoluzione si prefigge di sostituire in un futuro prossimo il dollaro, inglobando invece l'euro; malgrado ciò stiamo parlando di una contabilità internazionale centralizzata e la creazione di un governo mondiale ombra alimentato tramite sistemi di regolamentazione finanziaria e restrizioni sull'uso del denaro.

Una severa correzione economica/finanziaria è incombente, una che farà a brandelli l'Europa in particolar modo: la Francia è ingovernabile ormai e il comparto industriale, soprattutto il settore automobilistico, è in caduta libera; la Germania condivide lo stesso fato ma su scala maggiore, senza contare l'assenza di un governo che decida per conto del popolo tedesco; l'Italia ha talmente tanti guai impilati l'uno sull'altro che è impossibile elencari tutti in serie e molti di essi sono anche emersi sulla scia della sciagurata regolamentazione europea; ecc. Stiamo, quindi, assistendo allo sgretolamento di un sistema globale che non sta più in piedi e l'epicentro è proprio l'Europa. La guerra, così come tutte le “emergenze”, maschera il passaggio da un sistema obsoleto a uno nuovo. Infatti non saranno risparmiate nemmeno le banche centrali: non è più possibile controllare un mondo finanziario diventato una giungla di derivati e tenuto insieme, fino al 2022, col nastro isolante attraverso l'eurodollaro.

Da qui la necessità di allargare ancora di più la platea di coloro che parteciperanno alla sopraccitata contabilità finanziaria centralizzata per cercare di tenere a bada le schegge impazzite che schizzeranno fuori da suddetta correzione. Nel frattempo il dollaro continuerà a essere predominante e si aiuterà a contrastare questa ondata di centralizzazione anche con Bitcoin. C'è un ricambio nel cosiddetto Deep State statunitense, con nuovi player che prendono il posto di alcuni di quelli precedenti. L'industria della tecnologia è una di questi, soprattutto il comparto legato all'intelligenza artificiale e, chissà, forse anche il mining.


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