mercoledì 17 luglio 2024

Eppure si continua a usare il termine “autoritario”

 

 

di Jeffrey Tucker

Conoscete il termine “autoritario” e pensate di sapere cosa significhi.

Un padre, un capo, o un governo autoritario dice: o questa minestra, oppure la finestra. Abbaiano continuamente ordini e vedono la conformità come la risposta a tutti i problemi umani. Non c’è spazio per l’incertezza, l’adattamento al tempo e al luogo, o la negoziazione. Non viene tollerato alcun dissenso.

Essere autoritari significa essere disumani, governare con imposizioni arbitrarie e capricciose. Può anche significare essere governati impersonalmente da una macchina, a prescindere dal costo.

Sembra proprio una burocrazia governativa convenzionale, giusto? Infatti basti pensare al Dipartimento della Motorizzazione Civile, all’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e al Dipartimento dell’Energia che stanno emanando proprio adesso degli editti che permetteranno alla vostra lavatrice di lavare i vestiti e alla vostra auto di andare lontano.

Ci fanno questo da molti decenni, con o senza il permesso del Congresso o del presidente. Le agenzie governative sono letteralmente fuori dal controllo, nel senso che nessuno può controllarle.

Qualsiasi società gestita da un apparato burocratico ampio e invadente è necessariamente autoritaria. Un governo che non sia autoritario è necessariamente limitato in termini di dimensioni e portata del suo potere.

Diciamo che c'è un leader politico che regolarmente chiede di poter mettere un freno all'autoritarismo delle burocrazie. Intende utilizzare tutto il potere di cui dispone per frenare il governo autonomo delle burocrazie amministrative e sottometterle ai desideri delle persone, che idealmente dovrebbero essere responsabili del sistema nel quale vivono.

Un leader del genere non sarebbe definito autoritario, verrebbe definito il contrario: un emancipatore che cerca di smantellare le strutture autoritarie.

Se tutto quanto sopra ha senso per voi, provate a dare un senso a questa notizia del New York Times, dove si parla degli sforzi di molti attivisti per resistere a un secondo mandato di Donald Trump.

L’articolo dice: “Se tornasse Trump imporrebbe cambiamenti radicali, molti dei quali con sfumature autoritarie”, tra cui “rendere più facile licenziare i dipendenti pubblici”.

Si aggiunge, poi, che intende sostituire i dipendenti licenziati con “lealisti”. Forse... Ma prendete in considerazione l'alternativa: il presidente dovrebbe essere apparentemente responsabile di oltre 2 milioni di burocrati impiegati da oltre 400 agenzie nel ramo esecutivo, ma in realtà non sono tenute a portare avanti le linee di politica del presidente eletto. Possono infatti ignorarle completamente.

Com'è compatibile tutto questo con la democrazia o con la libertà? Non lo è infatti. Non c’è nulla nella Costituzione che parli di un vasto esercito di burocrati che governano dietro le quinte e che non sia in alcun modo raggiungibile o gestibile dai rappresentanti eletti.

Il tentativo di tirarsi indietro, frenare o fare qualcosa per risolvere questo problema non è da autoritari. Anzi è proprio il contrario. Anche se i “lealisti” sostituissero i dipendenti licenziati, ciò rappresenterebbe un miglioramento rispetto a un sistema di governo in cui le persone non hanno davvero alcun controllo.

A due anni dal primo mandato di Trump, la sua amministrazione capì che questo era un problema. Prevedeva alcune svolte cruciali nella linea di politica in una serie di settori e tutto ciò che ha ottenuto, invece, è stata la tenace resistenza da parte di persone che credevano che fossero loro a comandare e non il presidente eletto. Nei due anni successivi sono stati compiuti molti sforzi per risolvere almeno questo problema: il presidente dovrebbe essere responsabile del governo che rientra nella sua giurisdizione.

Ciò ha senso. Immaginate di essere l'amministratore delegato di un'azienda e scoprite che le divisioni principali che di fatto gestiscono l'azienda non si preoccupano di ciò che dite e non possono essere licenziate anche se lo ritenete opportuno: eppure siete ritenuti personalmente responsabile di tutto ciò che fanno quelle divisioni. Che cosa fareste?

Non è da “autoritari” spodestare o tentare in altro modo di ottenere il controllo su ciò di cui si è ritenuti responsabili, a livello professionale o politico. Questo è tutto ciò che suggeriscono i sostenitori di Trump e non è altro che un sistema costituzionale: dovremmo avere un governo da e per il popolo. Ciò significa che il popolo elegge l’amministratore del potere esecutivo e, come minimo, il vincitore delle elezioni deve essere in grado di avere una certa influenza su ciò che fanno le agenzie del ramo esecutivo.

E per aver suggerito questa linea d'azione e aver cercato di perseguirla, Trump viene definito autoritario. Preparatevi: verrà detto milioni di volte da qui a novembre. Possono i media generalisti cambiare completamente il significato di un termine? Certo che possono, ma ci sono anche tutte le ragioni per impedire che ciò accada.

Il linguaggio è un costrutto umano. Più la società è vivace e in rapido movimento, più il linguaggio cambia. Può essere una cosa meravigliosa e infatti uno dei miei libri preferiti è The American Language di H. L. Mencken, scritto da questo genio quando veniva censurato per le sue opinioni in tempo di guerra.

È una meravigliosa cronaca dell'evoluzione degli usi/costumi americani, pubblicata nel 1919, ma stranamente pertinente anche oggi, applicabile al numero sempre minore di persone che riescono ancora a formare frasi coerenti.

Quando si tratta di vocabolario, ci sono due scuole di pensiero in generale: prescrittivista e descrittivista. La visione prescrittivista è che le parole hanno significati intrinseci che si possono rintracciare da altre lingue e dovrebbero essere usate come previsto. L’approccio descrittivista vede il linguaggio più come un’esperienza viva, uno strumento utile per rendere possibile la comunicazione, nel qual caso tutto va bene.

Come americani, accettiamo per lo più la prospettiva descrittivista, ma questa può spingersi ben oltre. Le parole non possono significare letteralmente nulla, tanto meno il contrario, ed è esattamente ciò che sta accadendo. Lo stesso vale per la parola “democrazia”, che dovrebbe significare la scelta del popolo, non qualunque cosa le élite ci propongano. Se Trump è la scelta, così sia; rappresenterebbe lo sviluppo della democrazia.

Se vogliamo che il presidente sia l’amministratore delegato del ramo esecutivo del governo – e questa è una descrizione abbastanza buona di ciò che stabilisce la Costituzione degli Stati Uniti – allora l’amministrazione dovrebbe avere quell’autorità gestionale. Se non vi piace, parlatene coi Padri Fondatori.

Ricordate: qualsiasi società gestita da un apparato burocratico ampio e invadente è necessariamente autoritaria. Un governo che non sia autoritario è necessariamente limitato in termini di dimensioni e portata del potere.

Qualunque presidente che agisca per frenare il potere e la portata dell’autorità arbitraria non è un autoritario, bensì uno che cerca di restituire autorità al popolo. Un essere umano simile sarebbe un emancipatore, anche se tutti dovessero dire il contrario.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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