martedì 18 giugno 2024

Prolungare la guerra in Ucraina avrà solo conseguenze negative

Per quanto tutti gli occhi siano puntati in Ucraina, un altro potenziale fronte continua a ribollire in Georgia. È impossibile non preoccuparsene perché stiamo assistendo di nuovo allo stesso copione accaduto a Kiev nel 2014: ingerenza occidentale in un governo estero, destabilizzazione sociale e politica, rivoluzione colorata, iniziano a volare i proiettili e infine macchina della propaganda che mescola le carte sul tavolo per confondere i fatti della storia. E non crediate che quest'ultimo aspetto sia in qualche modo unico alla guerra tutt'ora in atto, è una macchina ben oliata in realtà che trae le sue origini nientemeno che dalla prima guerra mondiale e le scelte (consapevolmente) scellerate di Wilson. Da qui capite, cari lettori, il motivo per cui ci sono così tanti giornalisti con lo scolapasta in testa e troll sui social che, nonostante l'evidenza, continuano imperterriti a travisare volutamente i fatti della storia affinché possano fornire a chi legge una visione distorta delle cose. Tanto poi, dopo acqua passata sotto i ponti, si può sempre dire che era tutto falso... proprio come accadde con i Sisson Documents. Di conseguenza è fondamentale tenere d'occhio cosa accade in Georgia proprio per tenere la mente fresca e allenata, ricordando i fatti per come sono accaduti e, quindi, impedire ai propagandisti, sia dell'una che dell'altra parte, di tirarvi per la giacchetta con visioni polarizzate della realtà. Questo per ricordare, soprattutto, che l'attuale governo in carica è stato eletto per le sue posizioni filo-occidentali e per il suo “sogno” di aderire all'UE (da qui il nome Sogno georgiano), cosa che la stampa nostrana pare dimenticarlo e ribalta le cose. Questa rinnovata pressione sulla Georgia, tra l'altro, è qualcosa che arriva anche sulla scia della sua potenziale adesione ai BRICS e visto che i giochi in questa fase storica vertono molto sulla geopolitica, soprattutto quando si parla di BRICS e sfere d'influenza, tale flirt può aver indispettito chi si aspettava una dipendenza esclusiva solo da una parte della “barricata”. A tal proposito sono a dir poco “curiose” le voci che vogliono l'ex-Ministro della difesa, accusato di frode, circolare liberamente in Europa e alimentare le braci di una rivoluzione nel suo Paese d'origine per conto terzi.

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di Connor O'Keeffe

La settimana scorsa il presidente Joe Biden e alcuni alti funzionari americani ed europei si sono incontrati in Normandia per partecipare alla cerimonia in occasione dell’ottantesimo anniversario dello sbarco in Normandia. In un paio di discorsi Biden lo ha definito come quell’operazione che, a suo dire, ha segnato l’inizio della “grande crociata per liberare l’Europa dalla tirannia”, prima di tracciare un collegamento diretto con la guerra in Ucraina.

Biden ha etichettato il presidente russo Vladimir Putin come un tiranno, il quale ha invaso l’Ucraina semplicemente perché “era deisderoso di estendere il suo dominio”; ha poi rinnovato uno dei suoi luoghi comuni preferiti, affermando che se l’Ucraina cade, il suo popolo sarà sottomesso, i suoi vicini saranno in pericolo e tutta l’Europa sarà minacciata dalle ambizioni di Putin.

Ma la rappresentazione occidentale di Putin come un tiranno deciso a conquistare l’intero continente europeo ha subito l'ennesima battuta d’arresto il mese scorso, quando è emerso che il presidente russo è interessato a fermare i combattimenti e a negoziare un accordo che riconosca le attuali linee del campo di battaglia.

Putin sta mostrando questo interesse anche se l’esercito russo è in una posizione forte e sembra destinata a diventare ancora più forte. La tanto attesa controffensiva ucraina dello scorso anno aveva lo scopo di cacciare le forze russe dall'Ucraina, ma dall’estate scorsa quest'ultima ha perso più territorio di quanto ne abbia guadagnato. Di recente i russi hanno persino avviato una nuova incursione nella città nord-orientale di Kharkiv, territorio che era già stato riconquistato dagli ucraini alla fine del 2022.

I campi minati, l’artiglieria e le bombe plananti della Russia non solo hanno impedito alle forze ucraine di avanzare, ma le hanno costrette a lottare per mantenere le loro posizioni lungo l’attuale linea del fronte. Nel frattempo la Russia ha incrementato in modo significativo la produzione legata alla guerra ben oltre a quanto visto dall’Occidente, il che, sebbene negativo per l’economia russa nel lungo termine, garantisce che l’intensità dei bombardamenti russi non cesserà tanto presto.

Allo stesso tempo il governo ucraino si trova ad affrontare una grave carenza di soldati che nessun aiuto straniero o trasferimento di attrezzature può alleviare. All’inizio di quest’anno il parlamento ucraino ha approvato una legge che mira ad aumentare i tassi di coscrizione, rendendo più facile per il governo trovare e identificare gli uomini idonei alla leva. Ma il problema persiste, portando i funzionari ucraini ad attingere alla popolazione carceraria del Paese, a tagliare i servizi consolari agli ucraini in età militare che vivono all’estero e a vietare agli uomini con doppia cittadinanza di lasciare l’Ucraina. Poiché l'offerta di giovani nel Paese sta scarseggiando, l'età media di un soldato ucraino è salita a quarantatré anni.

Ciò che rende la situazione dell’Ucraina ancora più tragica è la facilità con cui avrebbe potuto essere evitata. Un mese dopo l’invasione russa all’inizio del 2022, entrambe le parti avevano raggiunto un accordo in base al quale la Russia si sarebbe ritirata ai confini pre-invasione e, in cambio, l’Ucraina avrebbe accettato di non chiedere l’adesione alla NATO.

L’accordo avrebbe potuto porre fine ai combattimenti e dare a Kiev il controllo di tutta la terra che la Russia aveva appena conquistato. Ma secondo i negoziatori di entrambe le parti e i mediatori di alto livello dei vari Paesi che hanno facilitato i colloqui, i funzionari del Regno Unito e degli Stati Uniti hanno convinto gli ucraini ad abbandonare l’accordo e a combattere.

Da allora l’influenza dell’Ucraina sulla Russia è solo diminuita, molti ucraini sono stati uccisi o mutilati mentre la guerra si è trasformata in una brutale guerra di trincea. Nel frattempo la Russia ha rivendicato permanentemente la terra che aveva precedentemente accettato di restituire all’Ucraina.

Anche con le sue leggi sulla coscrizione, l’Ucraina non ha abbastanza soldati per sfondare le linee della Russia, ora pesantemente fortificate, e ancor meno per cacciare le forze russe da tutto il territorio rivendicato da Kiev. Finora gli ucraini sono riusciti a impedire ai russi di avanzare e di impadronirsi di tutto il territorio che Mosca ora rivendica, ma con il loro numero in diminuzione le forze ucraine non saranno in grado di mantenere queste linee per sempre.

Quindi accettare l’offerta della Russia di spostare questo conflitto dal campo di battaglia al tavolo delle trattative è certamente la migliore possibilità che l’Ucraina ha di mantenere il territorio orientale che ancora controlla.

Ma invece di coglierla, il governo ucraino e i suoi sostenitori in Europa e negli Stati Uniti hanno invece deciso di intensificare il conflitto con provocazioni sfacciate e strategicamente inutili.

Il presidente Biden e numerosi altri capi di stato europei hanno dato all’Ucraina il via libera all’uso delle armi della NATO per condurre attacchi all’interno della Russia; l’Ucraina ha colpito due radar strategici di allerta nucleare russi e ha tentato di colpirne un terzo più in profondità nel territorio russo.

E, come se ostacolare la capacità della Russia di intercettare un attacco nucleare non fosse stato abbastanza, gli Stati Uniti hanno poi testato due missili balistici intercontinentali nucleari, lanciandoli a quattromila miglia dalla California alle Isole Marshall.

L’escalation non è stata unilaterale. La Russia ha condotto esercitazioni simulando l’uso di armi nucleari strategiche in Bielorussia e ha inviato navi da guerra e un sottomarino nei Caraibi; i russi hanno anche intensificato i bombardamenti e gli attacchi aerei in Ucraina in risposta agli attacchi sul loro territorio.

Niente di tutto questo è necessario. Gli attacchi sul territorio russo non si sono tradotti in conquiste ucraine sul campo di battaglia e il radar di allarme russo colpito dall’Ucraina non era nemmeno mirato allo spazio aereo ucraino. Questa escalation non fa altro che prolungare la sofferenza del popolo ucraino, spingendo il mondo sempre più vicino a un catastrofico incidente nucleare. Invece di fantasticare di lanciare un’offensiva da Seconda Guerra Mondiale contro la Russia, Biden e i suoi amici nella NATO dovrebbero tornare alla realtà e, prima che sia troppo tardi, accettare di risolvere questo conflitto con le parole piuttosto che col cambiamento.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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1 commento:

  1. Era solo una questione di tempo. Era prevedibile e inevitabile che l'Europa, legandosi mani e piedi a fonti di energia il cui approvvigionamento è soggetto a cambiamenti violenti, avrebbe firmato la sua condanna. Le turbolenze non si fermano solo al costo del lavoro della manodopera, ma anche a società che vanno in bancarotta e le cui ripercussioni si ritrovano tutte nel prezzo. La crisi energetica in Europa è lungi dall’essere finita. Gli ultimi due inverni sono stati miti grazie a El Nino, ma la sua influenza si sta esaurendo e sarà sostituito da La Nina, che porta un clima più freddo. Ciò, a sua volta, significa una maggiore domanda di gas e, in definitiva, prezzi ancora più alti per l’energia consumata dagli europei. Sebbene i prezzi siano scesi rispetto ai picchi del 2022, sono ancora lontani dal prezzo medio su cui l’Europa prosperava prima.

    Una delle principali ragioni di tale calo è stata la minore attività industriale. Ciò suggerisce che quest'ultima non tornerà presto ed è per questo che discorsi come “decrescita” cominciano a farsi strada nella linea di politica in Europa. Un ritorno alla crescita effettiva è impossibile senza energia a basso costo e non ce n’è lungo l’orizzonte europeo. Soprattutto se si pensa alla nuova legge che fissa limiti alle emissioni di metano. Ciò intaccherà inevitabilmente gli esportatori verso l’Europa e questo, inutile dirlo, significa che il prodotto finale sarà più costoso. È decisamente improbabile che il prossimo inverno sia l'ultimo difficile per gli europei.

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