Non vi è alcun mistero sul motivo per cui la Guerra Infinita va avanti senza sosta, o perché, in un momento in cui lo Zio Sam sta perdendo inchiostro rosso a vista d'occhio, un’ampia maggioranza bipartisan ha ritenuto opportuno autorizzare $95 miliardi in aiuti esteri che non fanno assolutamente nulla per la sicurezza interna dell’America.
Washington si è trasformata in uno scherzo della storia: una capitale di guerra dominata da un complesso di mercanti d’armi, paladini dell’interventismo e una nomenklatura dello stato bellico. Mai prima d’ora è stata riunita e concentrata sotto un’unica autorità statale una forza egemonica in possesso di livelli senza precedenti di risorse economiche, tecnologia avanzata e mezzi militari.
Non sorprende se la capitale mondiale della guerra sia orwelliana fino al midollo. La sua incessante ricerca della guerra è sempre e comunque descritta come la promozione della pace. Il suo stivale di egemonia globale è mascherato sotto forma di alleanze e trattati apparentemente progettati per promuovere un “ordine basato su regole” e una sicurezza collettiva a beneficio dell’umanità, non i giusti obiettivi di pace, libertà, sicurezza e prosperità all’interno del Paese.
Sfortunatamente l’intero fondamento intellettuale di tale impresa è falso. Il pianeta non brulica di onnipotenti aspiranti aggressori e costruttori di imperi che devono essere fermati ai propri confini per evitare che divorino la libertà di tutti i loro vicini vicini e lontani.
Né il DNA delle nazioni è infetto da futuri macellai e tiranni come Hitler e Stalin. Sono stati incidenti irripetibili della storia e pienamente distinguibili dalla serie standard di chiacchieroni odierni e questi ultimi disturbano soprattutto l’equilibrio dei loro vicini più immediati, non la pace del pianeta.
Quindi la sicurezza interna dell’America non dipende da una vasta gamma di alleanze, trattati, basi militari e operazioni d'influenza estera. L’intero quadro della Pax Americana e della promozione e applicazione da parte di Washington di un ordine internazionale “basato su regole” è un errore epocale.
A questo proposito, i padri fondatori avevano ragione più di 200 anni fa, durante gli albori della Repubblica, come ha di recente ricordato Brian McGlinchey:
Rivediamo alcuni passaggi chiave della politica estera di Washington, a partire dal principio che egli anteponeva a tutti gli altri:
“Niente è più essenziale del fatto che siano escluse le antipatie permanenti contro particolari nazioni e gli appassionati attaccamenti nei confronti di altre; e che, al loro posto, si dovrebbero coltivare sentimenti giusti e amichevoli verso tutti”.
Con questa guida Washington fece eco alla saggezza di altri Padri fondatori americani. Thomas Jefferson disse: “La pace, il commercio e l’onesta amicizia con tutte le nazioni, senza creare alleanze con nessuna”. John Quincy Adams affermò: “[L’America] si è astenuta dall’interferire negli interessi degli altri anche quando il conflitto è stato per i principi a cui si aggrappa [...]. È una sostenitrice della libertà e dell’indipendenza di tutti. È la paladina e la vendicatrice solo di sé stessa”.
Inutile dire che il commercio pacifico è molto più vantaggioso per le nazioni grandi e piccole rispetto all’ingerenza, all’interventismo e all’impegno militare. Nel mondo di oggi sarebbe il gioco predefinito sulla scacchiera internazionale, fatta eccezione per il Grande Egemone sulle rive del Potomac: il principale disturbo della pace nel mondo di oggi è favorito dall’autoproclamato pacificatore che, ironicamente, è la grande nazione meno minacciata dell’intero pianeta.
Gli Stati Uniti sono sostanzialmente invulnerabili all’invasione e all’occupazione militare convenzionale. Nel continente nordamericano il suo PIL da $28.000 miliardi supera di oltre 7 volte il PIL combinato da $3.800 miliardi dei suoi vicini messicani e canadesi.
E su entrambe le sue sponde si ergono i vasti fossati dell’Atlantico e del Pacifico, i quali costituiscono barriere ancora più grandi contro gli attacchi militari esteri. Questo perché l'avanzata tecnologia di sorveglianza e i missili antinave di oggi spedirebbero un'armata nemica a fare compagnia allo scrigno di Davy Jones non appena uscisse dalle proprie acque territoriali.
Il fatto è che, in un’epoca in cui il cielo è pieno di risorse di sorveglianza ad alta tecnologia, non è possibile costruire, testare e radunare segretamente una massiccia armata di forze convenzionali per un attacco a sorpresa senza essere notati a Washington. Non può esserci ripetizione della forza d’attacco di Akagi, Kaga, Soryu, Hiryu, Shokaku e Zuikaku che attraversa il Pacifico verso Pearl Harbor.
In pratica anche i presunti “nemici” dell'America non hanno alcuna capacità offensiva o di invasione. La Russia ha solo una portaerei – una nave degli anni ’80 che è in bacino di carenaggio per riparazioni dal 2017 e non è dotata né di una falange di navi di scorta né di una suite di aerei d’attacco e da caccia – e al momento nemmeno un equipaggio attivo.
Allo stesso modo la Cina ha solo tre portaerei, due delle quali sono i resti della vecchia Unione Sovietica e le quali portaerei non dispongono nemmeno di moderne catapulte per lanciare i loro aerei d’attacco.
Infatti l’invasione della patria americana richiederebbe una massiccia armata convenzionale di forze terrestri, aeree e marittime molte, molte volte più grandi del colosso militare che è ora finanziato dal bilancio della difesa da $900 miliardi di Washington. L’infrastruttura logistica necessaria per controllare i vasti fossati dell’Atlantico e del Pacifico che circondano il Nord America e per sostenere un’invasione e una forza di occupazione del continente americano dovrebbe essere così vasta da essere difficilmente immaginabile.
L'infografica qui sotto mette a confronto le 11 portaerei di Washington, che costano circa $25 miliardi ciascuna, comprese le navi di scorta, le suite di aerei e le capacità elettroniche e missilistiche. Nessuno dei Paesi non NATO mostrati nell’area rossa dell'infografica – Cina, India, Russia o Tailandia – invierà i suoi minuscoli gruppi da battaglia da 3, 2 e 1 portaerei verso le coste della California, del New Jersey, o della Nuova Zelanda. Qualsiasi forza d’invasione che avesse qualche possibilità di sopravvivere alla difesa di una fortezza americana composta da missili da crociera, droni, caccia a reazione, sottomarini d’attacco e guerra elettronica dovrebbe essere 100 volte più grande.
Eppure non esiste alcun PIL nel mondo – $2.000 miliardi per la Russia, $3.500 miliardi per l’India, $18.000 miliardi per la Cina – che si avvicini anche lontanamente ai $50-100.000 miliardi di PIL necessari per sostenere una simile forza d’invasione senza sconquassare l'economia domestica.
Allo stesso tempo le 11 portaerei statunitensi, che costeranno fino a $1.200 miliardi nel prossimo decennio, non avrebbero alcun ruolo nella difesa continentale della Fortezza America; sarebbero semplici anatre nelle acque blu e molto meno efficaci delle difese aeree e missilistiche all’interno del Nord America.
In breve, queste forze estremamente costose non hanno altro scopo se non la proiezione del potere globale e la conduzione di guerre d'invasione e occupazione all’estero; sono equipaggiamenti militari della Capitale della Guerra, nemmeno lontanamente rilevanti per una corretta difesa della Fortezza America.
Nel mondo di oggi l'unica minaccia militare teorica alla sicurezza nazionale americana è la possibilità di un ricatto nucleare: un Primo Colpo così travolgente, letale ed efficace che un nemico potrebbe semplicemente dare scacco matto e chiedere la resa di Washington.
Anche così, però, non c’è nazione sulla Terra che disponga di qualcosa di simile alla forza necessaria per sopraffare completamente la deterrenza nucleare americana ed evitare così un annientamento per ritorsione del proprio Paese se tentasse di colpire per primo. Dopotutto gli Stati Uniti hanno 3.700 testate nucleari attive, di cui circa 1.770 sono operative in qualsiasi momento. A loro volta queste sono sparsi sotto il mare, in silos rinforzati e tra una flotta di bombardieri 66 B-2 e B-52 – tutti fuori dal rilevamento o dalla portata di qualsiasi altra potenza nucleare.
Ad esempio, i sottomarini nucleari della classe Ohio hanno ciascuno 20 tubi missilistici, ciascuno dei quali trasporta in media da quattro a cinque testate. Si tratta di 90 testate puntabili in modo indipendente per ogni imbarcazione. In ogni momento 12 dei 14 sottomarini nucleari della classe Ohio possono essere schierati e sparsi negli oceani del pianeta entro un raggio di tiro di 4.000 miglia.
Quindi al momento di un ipotetico attacco ci sono 1.080 testate nucleari di profondità da identificare, localizzare e neutralizzare prima ancora che qualsiasi ricattatore possa fare la sua mossa. Sotto questo aspetto la sola forza nucleare marittima è un potente garante della sicurezza interna dell'America.
E poi ci sono le circa 300 armi nucleari a bordo dei 66 bombardieri strategici, che non sono seduti su un singolo aeroporto in stile Pearl Harbor in attesa di essere distrutti, ma sono costantemente in movimento. Allo stesso modo i missili 400 Minutemen III sono sparsi in silos estremamente resistenti nelle profondità sotterranee. Secondo il Trattato Start ogni missile trasporta attualmente una testata nucleare che anch'essa dovrebbe essere eliminata da eventuali ricattatori.
Inutile dire che non esiste alcun modo o forma con cui la deterrenza nucleare americana possa essere neutralizzata da un ricattatore. E la cosa migliore è che il suo mantenimento costerà solo circa $75 miliardi all’anno nel prossimo decennio, comprese le indennità per gli aggiornamenti periodici delle armi.
Come mostrato di seguito, quindi, il cuore della sicurezza militare americana richiede solo il 7% dell’enorme budget militare odierno. Infatti secondo le stime della CBO, il cuore della deterrenza nucleare – i missili balistici marittimi – costerà solo $188 miliardi nel prossimo decennio, ovvero l’1,9% dei $10.000 miliardi di base della difesa nazionale.
Costo decennale della deterrenza nucleare strategica statunitense secondo le stime del CBO, dal 2023 al 2032 |
Ecco il punto: il costo effettivo del bilancio per la sicurezza nazionale è di $1.300 miliardi all’anno, tuttavia se si considerano ben $250 miliardi all’anno per la difesa continentale della Fortezza America e $75 miliardi per il deterrente strategico nucleare, la domanda è... dove vanno a finire gli altri $975 miliardi?
Sono finalizzati al perseguimento dell’egemonia militare e politica globale da parte della Capitale della Guerra e al finanziamento dei costi differiti delle passate operazioni di polizia all’estero, nessuna delle quali era ed è necessaria per la sicurezza nazionale dell’America. E oltre a ciò, decine di miliardi in più finiscono nel mantenimento del bilancio: gruppi di pressione e tangenti agli appaltatori militari, studi dei think tank e programmi di advocacy, propaganda delle ONG e delle agenzie di sicurezza nazionale, e operazioni d'influenza in tutto il pianeta.
Tuttavia basta considerare le implicazioni del grafico seguente: circa $346 miliardi del budget per la sicurezza nazionale rispetto ai $1.300 miliardi sono destinati al risarcimento dei veterani, alla salute e ad altri benefici sociali. Questi programmi servono oltre 6,2 milioni di veterani disabili e dipendenti e 9,2 milioni di iscritti al sistema sanitario dei veterani.
Senza tutte le guerre inutili che si sono verificate da quando la Guerra Fredda è entrata in pieno vigore nel 1948-1949, oggi gli Stati Uniti avrebbero solo 60.000 veterani per le guerre estere, di cui solo 11.448 attualmente ricevono sussidi d'invalidità. Anche aggiungendo le persone a carico, il totale dei veterani della Seconda Guerra Mondiale che ricevono un risarcimento per invalidità è solo 34.265, ovvero lo 0,6% del totale di 6,159 milioni.
Con un risarcimento medio e un costo sanitario di $35.000 per beneficiario, il costo totale sarebbe attualmente di $1,2 miliardi e appena $10 milioni all’anno entro il 2035, quando si prevede che rimarranno solo 311 veterani della Seconda Guerra Mondiale.
Proprio così. Il costo per l’anno fiscale 2024 dei benefici per i veterani dovuti a guerre non necessarie, come i 1,385 milioni di veterani del Vietnam con disabilità e i 3,37 milioni di veterani della Guerra del Golfo che ricevono pagamenti d'invalidità e assistenza sanitaria , è di $345 miliardi.
E la cifra dei costi differiti per la Guerra Infinita ammonta al 116% dell’attuale bilancio della difesa da $298 miliardi della Cina, al 425% degli $81 miliardi dell’India, al 480% dei $72 miliardi della Russia (pre-Ucraina), al 595% dei $58 miliardi della Germania e al 690% del budget militare sudcoreano da $50 miliardi, nonostante il pazzo che governa la zona demilitarizzata.
Eppure da qui in poi le cose non fanno altro che peggiorare. Entro la fine della finestra di bilancio decennale, il costo di base di $550 miliardi dei benefici per i veterani ammonterà a 50.000 volte di più di quello che una politica di sicurezza nazionale Fortezza America avrebbe generato negli ultimi settant’anni.
Perché mai Washington è diventata la capitale mondiale della guerra, generando costi di cui i contribuenti americani non beneficiano, né possono lontanamente permettersi?
Poiché la Seconda Guerra Mondiale è stata senza dubbio l'ultima “buona guerra” della nazione, un modo illuminante per misurare la follia che si è manifestata nei settant'anni successivi è quello di scomporre il costo del risarcimento dell'invalidità dei veterani e dell'assistenza medica per coorte. Le seguenti cifre sono estremamente prudenti ed escludono i superstiti, le persone a carico, i pensionati, l'istruzione e altri benefici per i veterani. Inglobano circa $180 miliardi, ovvero il 52% degli attuali $346 miliardi all’anno del budget della Veterans Administration.
Il costo dell'indennizzo per invalidità per ciascun gruppo è dettagliato dalla stessa Veterans Administration, mentre si presume che il costo dell'assistenza medica sia pari all'attuale media annua di $8.200 per ciascuno dei 9,18 milioni di aventi diritto. Il costo di $286 milioni per i beneficiari della Seconda Guerra Mondiale è un errore di arrotondamento.
Numero di beneficiari e costo di bilancio attuale per il risarcimento dell'invalidità e l'assistenza medica:
• Seconda Guerra Mondiale: 11.488 veterani e $286 milioni
• Guerra di Corea: 59.092 veterani e $1,4 miliardi
• Era del Vietnam: 1.385.131 veterani e $44,3 miliardi
• Era della Guerra del Golfo: 3.374.670 veterani e $112,1 miliardi
• Altro in tempo di pace: 831.932 veterani e $20,5 miliardi
• Totale: 5.662.273 veterinari per una media di $31.705 per beneficiario = $179,5 miliardi
È ormai quasi universalmente riconosciuto che le due guerre in Iraq sono state pura follia in cui sono stati sprecati più di $1.500 miliardi, per non parlare delle centinaia di migliaia di iracheni uccisi o feriti da queste inutili invasioni e occupazioni. Tuttavia il costo dei risarcimenti e delle cure mediche per i 3,375 milioni di beneficiari di questo gruppo ammonta attualmente a $112 miliardi all’anno.
Sebbene tale cifra sembri estremamente elevata sotto qualsiasi punto di vista, è determinata dall’enorme numero di beneficiari non dal costo di $33.480 per ciascuno. Si dà il caso che ben il 41% degli 8,193 milioni di veterani dell’era della Guerra del Golfo siano disabili – un promemoria del fatto che la Guerra Infinita di Washington è un tritacarne, nonostante tutta l'alta tecnologia ora disponibile.
In ogni caso, data un’aspettativa di vita media di 75 anni, i soli veterani dell’era della Guerra del Golfo genereranno costi differiti ($ 2024) pari a circa $5.600 miliardi (50 anni a $112 miliardi all’anno).
Proprio così. Il costo differito di una sola serie nel capitolo della Guerra Infinita ammonta al 155% dell’intero bilancio militare della Russia su base annua; e considerando l'intero arco della vita, in realtà equivale al 17% dell'intero debito pubblico attuale dell'America!
Inutile dire che Washington è felice di mantenere questi sconcertanti costi differiti fuori dal cosiddetto “bilancio della difesa”. Con una corretta contabilità il costo totale del risarcimento per l’invalidità e l’assistenza medica dei veterani verrebbe ammortizzato su ogni anno/persona di schieramenti in combattimento.
È sufficiente prendere in considerazione il già citato 41% dei veterani dell’era della Guerra del Golfo che riceveranno una vita di invalidità e benefici medici grazie alla Veterans Administration. Supponendo una media di 50 anni negli elenchi di questa agenzia governativa, il costo per beneficiario nel corso della vita sarebbe di circa $1,675 milioni in dollari odierni.
Ammortizzate la cifra ai 6,5 anni di servizio militare medio per il personale in servizio attivo delle attuali forze armate e otterrete una spesa contabile annuale di $105.000. Quindi il costo annuale reale per inviare un soldato in guerra non è la cifra già elevata di $136.000, ma in realtà è quasi un quarto di milione di dollari all’anno!
I burcroati americani, però, preferirebbero che non lo sapessimo. Facendo un esempio storico, se al popolo americano fosse stato detto che sarebbe costato $250.000 all’anno inviare un militare statunitense in Kuwait allo scopo di difendere il diritto dell’emiro di trivellare il petrolio di Saddam Hussein nel giacimento di Rumaila, forse non avrebbe sventolato così tante stelle e strisce in risposta alla propaganda della CNN sulla Guerra del Golfo.
Anzi sarebbero stati più che felici di permettere a Saddam di raccogliere i $2,6 miliardi che, secondo lui, l'emiro aveva rubato all'Iraq. Dopotutto quel litigio locale tra l'emiro del Kuwait e il macellaio di Baghdad non aveva assolutamente nulla a che fare con la libertà e la sicurezza della patria americana.
In parole povere, qui c'è qualcosa che è veramente andato in tilt. Washington è così presa nel suo ruolo di capitale mondiale della guerra che non si accorge nemmeno che il costo differito delle guerre ormai dimenticate da tempo in Corea, Vietnam e nel Golfo Persico supera i bilanci della difesa di ogni amico o nemico sul pianeta, e che solo lo 0,1% dell’attuale budget da $346 miliardi della Veterans Administration è attribuibile ai veterani sopravvissuti dell’ultima guerra che hanno davvero contribuito alla sicurezza nazionale.
Inutile dire che la questione va ben oltre i dollari e centesimi in questione. Ciò che in realtà è in discussione è l’intero quadro della politica estera del secondo dopoguerra che ha generato uno stato di guerra permanente e ha comportato l’estensione di un impero con sede a Washington in lungo e in largo per il pianeta.
Ma il passaggio da una Repubblica pacifica e prospera socialmente ed economicamente a un Impero mondiale è più di quanto il fragile apparato della nostra democrazia madisoniana potesse gestire. La burocrazia americana è stata presto coinvolta nell'entusiasmo e negli intrighi legati alla gestione dell'Impero, girando per il mondo e visitando alleati, vassalli e province come plenipotenziari di una Nazione Indispensabile.
Così facendo sono diventati complici di una narrativa che serve gli interessi dei mercanti di armi e dei burocrati della sicurezza nazionale. Ad entrambi sono stati conferiti compiti e budget che non sarebbero stati neanche lontanamente immaginabili sotto il vecchio sistema repubblicano.
Dopo gli scontri bellici nel XIX secolo e anche dopo la Prima e la Seconda Guerra Mondiale si verificò una totale smobilitazione della macchina bellica e del suo apparato civile. Dopo la prima guerra mondiale, ad esempio, il bilancio militare degli Stati Uniti precipitò del 92%, da $9 miliardi nel 1919 ad appena $750 milioni nel 1923. E anche dopo la seconda guerra mondiale la spesa per la difesa crollò dell’89%, da $83 miliardi nel 1945 a $9 miliardi nel 1948.
Se si poi si calcolano questi budget per la difesa in potere d’acquisto del 2024, il picco nel 1945 fu di $1.630 miliardi, cifra crollata a soli $123 miliardi nel 1948.
Washington era sulla buona strada per ritornare alla modalità repubblicana pacifica che aveva servito bene la sicurezza nazionale americana per 160 anni.
Spinta dall’allarme rosso acceso tra il 1948 e il 1950 da personaggi del calibro di Winston Churchill, Henry Luce, Richard Nixon e dalla folla di Wall Street che aveva preso il controllo dei Dipartimenti di Stato, della Difesa e della CIA, Washington si instradò per diventare la capitale mondiale della guerra.
La precedente tendenza alla smobilitazione fu precipitosamente invertita e al suo posto sorse un vero e proprio stato di guerra con il Piano Marshall, la NATO e la guerra di Corea. Se inquadriamo quest'ultima in potere d'acquisto del 2024, il budget della difesa americana schizzò a $650 miliardi nel 1953, un aumento del 430% rispetto al minimo del 1948.
Per ironia della sorte, uno dei principali artefici della Guerra Fredda, Dean Acheson, solo pochi anni prima aveva liquidato la linea di tregua del 1945 al 38° parallelo in Corea come una mera “linea di un geometra” priva di rilevanza materiale per la sicurezza nazionale (e a dirla tutta lo era). La guerra di Corea non ha mai avuto niente a che fare con la sicurezza nazionale americana, perché né la Cina comunista né la Russia di Stalin avevano la minima capacità di minacciarla.
Durante il suo mandato il grande Dwight D. Eisenhower riuscì ad abbassare il bilancio della difesa di quasi il 30%, portandolo a $475 miliardi (in dollari odierni), ma LBJ lo riportò al livello della Guerra di Corea, a $650 miliardi, grazie alla sua Guerra in Vietnam.
A quel punto il dado era tratto. L’intera spinta dietro le crociate di Washington contro le presunte tessere del domino in caduta e a sostegno delle cosiddette istituzioni di “sicurezza collettiva” come la NATO, la SEATO e la riestensione del potere militare americano in Europa e in Estremo Oriente, era essenzialmente una storia di copertura per:
• Rilanciare il complesso industriale-militare che era stato bruscamente chiuso dopo il 1945;
• Avviare la macchina politica, diplomatica e di intelligence per l’egemonia mondiale.
Secondo le vecchie verità della repubblica americana, come esemplificate dalle citazioni di Washington, Jefferson e John Quincy Adams, il budget della Veterans Administration oggi sarebbe ben inferiore a $1 miliardo all’anno. Questo perché non ci sarebbero 5,7 milioni di veterani disabili, o quasi 10 milioni di iscritti nel sistema ospedaliero e sanitario della Veterans Administration da $100 miliardi.
Questi sono i frutti di tutte le guerre inutili, dalla Corea all’Iraq, e degli attuali conflitti in Ucraina e nel Medio Oriente. Nessuna delle teorie del domino che sostenevano queste guerre è mai stata valida, né lo è stata l’idea che la sicurezza interna dell’America richiedesse alleati della NATO in Europa, o l’idea che Israele sia una portaerei alleata inaffondabile, o che il Golfo Persico sia un lago americano che necessita di essere pattugliato e salvaguardato dalla 7a Flotta.
Oltre alla massiccia spesa militare in eccesso di $500 miliardi all’anno in aggiunta ai $350 miliardi che sarebbero necessari per la deterrenza nucleare e la difesa continentale dell'America, abbiamo anche $70 miliardi di spesa nel cosiddetto bilancio degli affari internazionali.
Ad esempio, $20 miliardi ogni anno vanno all’assistenza militare e alla sicurezza, di cui quasi $4 miliardi solo per Israele. Eppure, ancora una volta, gli abitanti della capitale mondiale della guerra sono così ipnotizzati dalla falsa narrativa dell’Impero che non riescono a vedere il quadro generale.
Il fatto è che il PIL di Israele ammonta a $550 miliardi e $55.000 pro capite. Vale a dire, lo stipendio annuale di Washington potrebbe essere coperto da appena l’1% del PIL in tasse aggiuntive sul popolo israeliano per finanziare il tipo di politica militare nei confronti dei cittadini palestinesi e dei vicini arabi che il suo elettorato sembra preferire.
Eppure gli abitanti della capitale mondiale della guerra non prestano alcuna attenzione agli assurdi fatti della situazione attuale: il PIL pro capite sia dei vicini più ostili di Israele, sia di quelli più amichevoli, non è che una frazione della sua cifra di $55.000.
Allora perché i contribuenti israeliani non dovrebbero farsi carico del peso fiscale della loro stessa politica di sicurezza? Infatti è molto difficile spiegare come ciò sia nell’interesse della sicurezza nazionale americana. Però nella capitale mondiale della guerra, la questione non viene affatto sollevata.
Attuale PIL pro capite di Israele e dei suoi vicini:
• Israele: $55.000
• Siria: $500
• Yemen: $650
• Libano: $4.100
• Egitto: $4.300
• Iran: $5.000
• Iraq: $6.000
• Arabia Saudita: $30.400
• Emirati Arabi Uniti: $53.000
Il passaggio dalla Repubblica all’Impero intorno al 1949 rimane evidente ancora oggi – un intero terzo di secolo dopo la fine della Guerra Fredda e l’Impero sovietico fu spazzato nella pattumiera della storia. Come illustrato nell'infografica qui sotto, la capitale mondiale della guerra schiera ancora 173.000 soldati in 159 Paesi e mantiene oltre 750 basi in 80 Paesi.
In un certo senso è come se la Seconda Guerra Mondiale non fosse mai finita. Nel 2020 Washington disponeva ancora di grandi forze militari nei luoghi in cui erano arrivate 75 anni fa:
• 119 basi e quasi 34.000 soldati in Germania
• 44 basi e 12.250 soldati in Italia
• 25 basi e 9.275 soldati nel Regno Unito
• 120 basi e 53.700 soldati in Giappone
• 73 basi e 26.400 soldati in Corea del Sud
La tradizionale smobilitazione dopo il 1945 avrebbe spazzato via la lista dell’Impero di cui sopra, ma la situazione s'invertì nel 1948-1949 quando l’Unione Sovietica ottenne la bomba atomica e Mao vinse la guerra civile in Cina. Da allora in poi la diffusione di basi, truppe, alleanze, interventi e guerre eterne è proseguita incessantemente sulla base del fatto che i traballanti stati comunisti domiciliati a Mosca e Pechino rappresentavano una minaccia esistenziale alla sopravvivenza dell’America.
Non lo erano invece, o non lo sarebbero stati tanto a lungo perlomeno. Come sosteneva all’epoca il grande senatore Robert Taft, la modesta minaccia alla sicurezza nazionale, rappresentata dall’Unione Sovietica devastata dalla guerra e dal disastro collettivista imposto alla Cina da Mao, avrebbe potuto essere facilmente gestita con:
• Una schiacciante capacità di ritorsione nucleare che avrebbe scoraggiato ogni possibilità di attacco nucleare o ricatto;
• Una difesa convenzionale delle coste dell'America che sarebbe stata estremamente facile da sostenere, dato che l’Unione Sovietica non aveva una Marina degna di nota e la Cina era decaduta nell’anarchia industriale e agricola a causa dei catastrofici esperimenti di collettivizzazione di Mao.
Il quadro taftiano non è mai cambiato fino alla fine della Guerra Fredda nel 1991, anche se la tecnologia della guerra nucleare e convenzionale si è evoluta rapidamente. Con una modesta spesa militare Washington avrebbe potuto mantenere il suo deterrente nucleare pienamente efficace e mantenere una formidabile fortezza di difesa della patria senza alcun apparato imperiale. E dopo il 1991 i requisiti sarebbero stati ancora meno stringenti.
Questa verità è in netto contrasto con la vecchia teoria della sicurezza collettiva, che portò alla creazione della NATO nel 1949 e ai suoi cloni regionali da allora in poi. Sì, alla fine degli anni quaranta c’erano partiti comunisti locali di notevoli dimensioni in Italia e in Francia, e il Partito Laburista in Inghilterra aveva una sfumatura rossastra, ma gli archivi della vecchia Unione Sovietica, ora aperti, provano in modo conclusivo che Stalin non aveva né i mezzi né l’intenzione d'invadere l’Europa occidentale.
La capacità militare che l'Unione Sovietica resuscitò dopo lo spargimento di sangue con gli eserciti di Hitler era fortemente difensiva nel carattere e ingombrante nelle capacità, quindi la minaccia comunista in Europa avrebbe potuto essere affrontata alle urne, non sul campo di battaglia. Non avevano bisogno della NATO per fermare una presunta invasione sovietica.
Naturalmente ciò che la NATO è riuscita a realizzare è stato ridurre drasticamente il peso della spesa per la difesa in Europa occidentale, anche se la maggior parte di queste nazioni ha optato per uno stato sociale espansivo e costoso: lo stato bellico di cui l’America non aveva bisogno ha consentito di creare stati sociali che l’Europa non poteva permettersi, né allora né adesso.
Inutile dire che, una volta stabilito l’impero tramite basi, alleanze, sicurezza collettiva e incessante ingerenza della CIA negli affari interni dei Paesi esteri, esso si è bloccato come un collante anche se i fatti della vita internazionale hanno dimostrato più e più volte che l'Impero americano non era necessario.
Vale a dire, le presunte “lezioni” del periodo tra le due guerre e della Seconda Guerra Mondiale furono narrate in modo da manipolare l'opinione pubblica. L’ascesa aberrante di Hitler e Stalin non è avvenuta perché la brava gente di Inghilterra, Francia e America non se ne accorseero negli anni ’20 e ’30.
Sorsero dalle ceneri dell'interventismo di Woodrow Wilson in una disputa nel vecchio mondo che non riguardava l'America. Tuttavia l’arrivo di due milioni di soldati americani e massicci flussi di armamenti e prestiti da parte di Washington consentirono una pace vendicativa ai vincitori di Versailles piuttosto che la fine di un’inutile guerra mondiale che avrebbe lasciato tutte le parti esauste, in bancarotta, demoralizzate e i rispettivi partiti di guerra interni soggetti a un ripudio alle urne.
Furono Wilson e Versailles che diedero vita a Hitler e Stalin, e quest’ultimo alla fine provocò fortunatamente la fine del primo a Stalingrado. Quella avrebbe dovuto essere la fine della questione nel 1945 e, in effetti, lo fu per un po'. Dopo le parate per la vittoria, la smobilitazione e la normalizzazione della vita civile procedettero rapidamente in tutto il mondo.
Ahimè, l’incipiente Partito della Guerra composto da appaltatori militari, operatori e ufficiali giramondo, gestato nel calore della Seconda Guerra Mondiale, non era destinato a passare tranquillamente a un dolce sonno. Invece la Guerra Fredda fu allevata sulle rive del Potomac quando il presidente Truman cadde sotto l’incantesimo di falchi guerrafondai come il segretario James Byrnes, Dean Acheson, James Forrestal e i fratelli Dulles, i quali erano riluttanti a tornare alle loro vite mondane di banchieri civili, politici, o diplomatici in tempo di pace.
Quindi nel periodo post-bellico il comunismo mondiale non era realmente in marcia e le nazioni del mondo non erano coinvolte nella caduta di tessere del domino o nella gestazione di nuovi Hitler o Stalin, ma i nuovi sostenitori dell’Impero insistevano sul contrario e che la sicurezza nazionale ne richiedesse l'ampliamento.
Proprio come i fatti precedentemente menzionati riguardo agli enormi costi differiti della Guerra Infinita evidenziano l’assurdità dell'impero di Washington, possiamo dire lo stesso riguardo a un esercito permanente di quasi un milione di uomini.
Dopotutto che bisogno avrebbe una Repubblica pacifica, circondata dai grandi fossati dell’Atlantico e del Pacifico, di un enorme esercito permanente quando le probabilità che battaglioni e divisioni straniere raggiungano l’America sono praticamente inesistenti? Con un adeguato presidio costiero di missili, sottomarini d’attacco e caccia a reazione, qualsiasi esercito invasore diventerebbe un’esca per gli squali molto prima di toccare le coste della California o del New Jersey.
I 462.000 soldati nell’esercito, in servizio attivo a $112.000 ciascuno, hanno un costo di bilancio annuale di $55 miliardi, mentre le 506.000 forze di riserva a $32.000 ciascuna costano più di $16 miliardi. E oltre a questa struttura, ovviamente, ci sono $77 miliardi per operazioni e manutenzione, $27 miliardi per gli appalti, $22 miliard per RDT&E e $4 miliardi per tutto il resto.
Nel complesso l’attuale bilancio dell’esercito ammonta a quasi $200 miliardi, e praticamente tutta questa spesa – quasi 3 volte il bilancio totale della difesa della Russia – è impiegata al servizio dell’Impero americano, non della difesa della patria. Potrebbe essere facilmente tagliato del 70%, o di $140 miliardi, il che significa che la componente dell’esercito americano di una difesa esclusivamente interna ($450 miliardi) assorbirebbe solo $60 miliardi all’anno.
Allo stesso modo la Marina e il Corpo dei Marine degli Stati Uniti spendono $55 miliardi all’anno su 515.000 forze in servizio attivo e altri $3,7 miliardi su 88.000 di riserva. Tuttavia se si considerano i requisiti fondamentali di una posizione votata esclusivamente alla difesa, anche queste forze e spese sono decisamente esagerate.
Per missioni principali ci riferiamo alla componente della Marina riguardante la triade nucleare strategica e la grande forza composta da sottomarini con missili d'attacco e da crociera. Ecco gli attuali requisiti di manodopera per queste forze chiave:
• 14 sottomarini nucleari strategici di classe Ohio: ci sono due equipaggi di 155 ufficiali e uomini arruolati per ciascuno, con un conseguente fabbisogno di forza diretta di 4.400 militari e un totale complessivo di 10.000 militari includendo ammiragli, aerei e altre conformità.
• 50 sottomarini missilistici d'attacco/crociera: ci sono due equipaggi di 132 ufficiali e uomini arruolati per ciascuno, per un fabbisogno diretto di 13.000 militari e un totale complessivo di 20.000 militari compresi ammiragli e spese generali.
In breve, le missioni principali della Marina in un quadro esclusivamente difensivo coinvolgerebbero circa 30.000 ufficiali e uomini arruolati, ovvero meno del 6% dell’attuale forza in servizio attivo della Marina/Corpo dei Marine. Dall'altra parte i gruppi da battaglia delle portaerei, del tutto inutili, che operano esclusivamente al servizio dell'Impero, hanno equipaggi di 8.000 persone ciascuno se si contano le navi di scorta e le suite di aerei.
Quindi gli 11 gruppi da battaglia delle portaerei e le loro infrastrutture richiedono 88.000 militari diretti e 140.000 in totale se si include il consueto supporto e le spese generali. Allo stesso modo la forza in servizio attivo del Corpo dei Marine è di 175.000 uomini, e questo è interamente uno strumento di invasione e occupazione, totalmente inutile per la sola difesa della patria.
In breve, ben 315.000 militari, o il 60% dell’attuale forza in servizio attivo della Marina/Corpo dei Marine, funziona al servizio dell’Impero americano. Quindi se si ridefiniscono le missioni della Marina per focalizzarle sulla deterrenza nucleare strategica e sulla difesa costiera, è evidente che più della metà della struttura delle sue forze non è necessaria per la sicurezza nazionale. È invece al servizio della proiezione del potere globale, del controllo delle rotte marittime dal Mar Rosso al Mar Cinese Orientale e come piattaforma per guerre d'invasione e occupazione.
Di conseguenza l’attuale budget della Marina e del Corpo dei Marine ammonta a circa $236 miliardi se si includono $59 miliardi per il personale militare, $81 miliardi per O&M, $67 miliardi per gli appalti, $26 miliardi per RDT&E e $4 miliardi per tutte le altre voci di spesa. Un taglio di $96 miliardi, pari al 40% dell'attuale totale, lascerebbe comunque $140 miliardi per le missioni principali della difesa dell'America.
I $246 miliardi contenuti nel bilancio dell’Aeronautica Militare sono molto più orientati verso un approccio di sicurezza nazionale rispetto a quello basato sull’Impero se lo si paragona ai bilanci dell’Esercito e della Marina. Sia la componente terrestre Minuteman della triade strategica che le forze di bombardieri B-52 e B-2 sono finanziate in questa sezione del bilancio della difesa.
E mentre una frazione significativa dell’attuale bilancio per l’equipaggio, le operazioni e l’approvvigionamento di aerei convenzionali e forze missilistiche è destinata a missioni all’estero, solo la componente del trasporto aereo e delle basi straniere di tali spese funziona intrinsecamente al servizio dell’Impero.
Nell’ambito di una quadro esclusivamente difensivo, quindi, una parte sostanziale della potenza aerea convenzionale, che comprende oltre 4.000 velivoli ad ala fissa e rotanti, verrebbe riutilizzata per missioni di difesa nazionale. Di conseguenza più del 75%, o $180 miliardi, dell’attuale budget dell’Aeronautica rimarrebbero in vigore.
Infine un coltello particolarmente affilato dovrebbe essere utilizzato sulla componente da $181 miliardi del bilancio della difesa, destinata alle operazioni generali del Pentagono e del Dipartimento della Difesa. Ben $110 miliardi, ovvero il 61% di suddetta enorme somma – più del doppio del budget militare totale della Russia – sono in realtà destinati agli eserciti di dipendenti civili e appaltatori con sede a DC/Virginia che si nutrono dello Stato di Guerra. In termini di sicurezza nazionale, molte di queste spese non sono solo inutili, ma addirittura controproducenti. Costituiscono la lobby finanziata dai contribuenti e la forza di spaccio d'influenza che mantiene l’Impero vivo e pienamente finanziato a Capitol Hill.
Una diaria del 38% rispetto al bilancio attuale, o $70 miliardi, per le funzioni del Dipartimento della Difesa, oltre a $60 miliardi per l’Esercito, $140 miliardi per la Marina e $180 miliardi per l’Aeronautica, ridurrebbe la componente dello stato bellico a $450 miliardi. In potere d’acquisto attuale questa cifra sembra essere esattamente quello che Eisenhower pensava fosse più che adeguato per la sicurezza nazionale quando ci mise in guardia dalle macchinazioni del complesso militare-industriale 63 anni fa.
In fin dei conti, il momento di riportare a casa l’Impero è ormai giunto da tempo. Il costo annuale da $1.300 miliardi dello stato bellico non è più neanche lontanamente sostenibile – e da sempre è stato del tutto inutile per la sicurezza nazionale.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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