lunedì 17 giugno 2024

I diritti di proprietà sono ciò che separa gli esseri umani dagli animali

 

 

di Gary Galles

Come persona che ha studiato politiche pubbliche per decenni, sono stato spesso colpito da quante persone sono talmente assuefatte dal loro ismo preferito da ignorare analisi contraddittorie e prove che confutano le loro tesi proprio sotto il loro naso.

Un buon esempio di questa ignoranza intenzionale è la frequenza con cui gli oppositori del capitalismo reiterano il mantra “cane mangia cane”, la “sopravvivenza del più forte” e la “legge della giungla” come arsenale retorico per portare avanti la loro sequela di calunnie.


Diritti di proprietà

La confutazione di tali affermazioni è disponibile nel libro più famoso della storia dell'economia: La ricchezza delle nazioni di Adam Smith, in stampa dall'anno in cui gli americani pubblicarono la Dichiarazione d'Indipendenza. È nel Libro 1, Capitolo 2, quindi anche un piccolo investimento in termini di tempo potrebbe portare il lettore fin lì. Inoltre una delle citazioni più famose di colui che molti chiamano “il padre dell’economia” (“Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo la nostra cena, ma dal loro riguardo per i propri interessi. Ci rivolgiamo non alla loro umanità ma al loro amor proprio, e non parliamo mai delle nostre necessità ma dei loro vantaggi”) dovrebbe già scardinare le tesi contrarie al capitalismo.

Il problema centrale nasce dal rischio che si corre quando si usa una qualunque analogia o metafora. Due cose diverse vengono equiparate, ma quando ci sono differenze importanti nelle circostanze sottostanti, che portano a differenze sostanziali nel comportamento e negli effetti prevedibili, se ne può abusare per indurre le persone a concludere che sono uguali mentre in realtà sono molto diverse. Questo è il caso quando si descrivono le relazioni di mercato volontarie come una legge della giungla dove cane mangia cane.

Come scrisse Adam Smith, i cani non hanno diritti di proprietà, diversamente dagli esseri umani.

Nessuno ha mai visto un animale con i suoi gesti e le sue grida dire a un altro, questo è mio, quello è tuo.

Non hanno “le strutture della ragione e della parola” che consentirebbero loro di negoziare e stipulare contratti. Non effettuano scambi tra loro.

Nessuno ha mai visto un cane fare uno scambio giusto e deliberato [...] con un altro cane.

E i cani, di conseguenza, non producono l’uno per l’altro, traendo vicendevole vantaggio in base ai loro diversi talenti e specializzazioni. “[Per] mancanza di potere o disposizione al baratto o allo scambio”, essi “non contribuiscono minimamente alla migliore sistemazione e convenienza della specie”, e quindi ciascuno “non trae alcun tipo di vantaggio da quella varietà di talenti con cui la natura ha distinto i suoi simili”.


Espansione della produzione

L'assenza di qualsiasi titoli di proprietà nel regno animale, oltre alla loro capacità di scoraggiare le invasioni altrui, significa che non hanno la protezione dei diritti sulla proprietà privata che Herbert Spencer descrisse come “la dimostrazione che i deboli possono proteggersi dai forti” e John Locke definì la ragione come “la disponibilità degli esseri umani a unirsi e formare la società”. Ignorare il motivo per cui le persone si uniscono e formano una società è una differenza piuttosto difficile da ignorare quando qualcuno equiparare il capitalismo alla giungla.

L'assenza di scambi e di produzione per gli altri da parte degli animali crea un mondo a somma zero in cui ciò che uno vince, l'altro perde. La concorrenza limitata a tali circostanze può effettivamente essere una lotta feroce, “fai o muori”, ma questa non è la competizione nei mercati bensì la competizione della guerra, in cui gli stati competono per ignorare i diritti che altri stati cercano di garantire ai propri cittadini.

Le persone, protette dai diritti sulla proprietà privata e dal diritto derivato di contrattare, sono unite dai vari benefici che la produzione e lo scambio possono generare dalle nostre differenze di interessi e capacità. Invece di un gioco a somma zero, in un sistema capitalista la concorrenza di mercato produce un “gioco” a somma incredibilmente positiva in cui ognuno avvantaggia sé stesso trovando modi migliori e nuovi per avvantaggiare gli altri, cosa che George Reisman ha accuratamente descritto come una situazione in cui “il guadagno di uno è positivamente il guadagno di altri”.

E ciò avviene attraverso la capacità di creare e scambiare con gli altri, che come Smith scrisse è “comune a tutti gli esseri umani, e non si trova in nessun’altra razza di animali”, motivo per cui per l’essere umano “la maggior parte dei suoi desideri occasionali sono fornito da [...] trattati, baratto e acquisti”, che, a loro volta, “danno vita alla divisione del lavoro” e alla massiccia espansione della produzione che rende possibile un'espansione del consumo.


Cooperazione volontaria

Non ha senso descrivere la cooperazione volontaria, che deve rispettare i diritti degli attori di mercato, come una battaglia disperata per la sopravvivenza in cui “tutto è lecito”. Tale comportamento “io vinco, tu perdi” è riconducibile a risorse date e limitate, che non è la situazione che le persone affrontano in un sistema capitalista, il quale ha fatto più di ogni altra “scoperta” sociale per sostituire tale comportamento con possibilità vantaggiose per tutti. Nelle parole di Smith:

Tra gli esseri umani, [...] i geni più dissimili sono utili gli uni agli altri [...] dove ogni essere umano può acquistare qualunque cosa i talenti degli altri esseri umani possono realizzare.

A condizione che la proprietà delle persone di sé stesse e della propria produzione sia rispettata, facendo affidamento esclusivamente su accordi volontari, la produzione e lo scambio sono il processo attraverso il quale tutti guadagnano. E un tal mondo, uomo-servizio, è ben lontano da un mondo dove cane mangia cane.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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