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Coloro che hanno conosciuto Bitcoin dopo il 2017 hanno incontrato un ecosistema e un ideale diversi rispetto a quelli precedenti. Oggi a nessuno interessa più quello che è successo prima, nel periodo 2010-2016; osservano solo lo slancio dei prezzi al rialzo e sono entusiasti dell'aumento della valutazione degli asset del loro portafoglio.
Sono finiti i discorsi sulla separazione tra denaro e stato, su un mezzo di scambio basato sul mercato, su una vera rivoluzione che si estenderebbe dal denaro all’intera politica in tutto il mondo. E non si parla più di cambiare il funzionamento del denaro come mezzo per cambiare le prospettive della libertà stessa. Gli appassionati di Bitcoin hanno in mente obiettivi diversi.
E durante tutto questo periodo il momento esatto in cui questo asset digitale avrebbe potuto proteggere moltitudini di utenti e imprese dall’inflazione derivante dalla peggiore e più globalizzata esperienza di statalismo corporativo nella storia moderna, resa possibile grazie al monopolio monetario delle banche centrali, l’asset originario che porta il simbolo BTC è stato sistematicamente deviato dal suo scopo originario.
L’ideale fu ben articolato da F. A. Hayek nel 1974. Gran parte della sua carriera di economista fu spesa a sostenere politiche monetarie sane. Ad ogni svolta importante dovette affrontare lo stesso problema: gli stati e le istituzioni che servono non volevano una moneta sana/onesta; volevano invece manipolare il sistema monetario a vantaggio delle élite, non della popolazione. Infine perfezionò la sua argomentazione, concludendo che l’unica vera risposta era un completo divorzio tra denaro e potere.
“Niente può essere più gradito che privare lo stato del suo potere sul denaro e fermare così la tendenza apparentemente irresistibile verso un aumento accelerato della quota di reddito nazionale che può rivendicare”, scrisse nel 1976 (due anni dopo essere stato insignito del Premio Nobel). ). “Se lasciata continuare, questa tendenza ci porterà in pochi anni a uno stato in cui esso reclamerà il 100% di tutte le risorse – e di conseguenza diventerebbe letteralmente ‘totalitario’”.
“Tagliare fuori lo stato dal rubinetto che gli fornisce denaro aggiuntivo da utilizzare è un passo fondamentale per fermare la tendenza intrinseca del totalitarismo a crescere indefinitamente, cosa che sta diventando un pericolo minaccioso per il futuro dell’economia e della civiltà”.
Il problema nel realizzare questo ideale era tecnico e istituzionale. Finché il denaro statale funzionava, non vi era alcuna reale spinta a cambiarlo. Certamente la spinta non sarebbe mai venuta dalle classi dominanti che beneficiano del sistema attuale, che tra l'altro è proprio il luogo in cui ogni vecchia tesi a favore del gold standard ha vacillato. Come aggirare questo problema?
Nel 2009 uno sviluppatore, o un gruppo, anonimo ha pubblicato un white paper scritto in un linguaggio per informatici e non per economisti, in cui veniva descritto un sistema peer-to-peer di denaro digitale. Per la maggior parte degli economisti dell’epoca il suo funzionamento era opaco e poco credibile. La prova del suo funzionamento è arrivata nel corso del 2010: utilizzava un registro distribuito, una crittografia a chiave doppia e un protocollo di offerta fissa per rilasciare una nuova forma di denaro che collegava operativamente insieme il denaro stesso e un sistema di settlement.
In altre parole, Bitcoin ha raggiunto l’ideale che Hayek poteva solo sognare. La chiave per rendere tutto ciò possibile è stata il registro distribuito stesso, che si basa su Internet per globalizzare i nodi operativi, portando una nuova forma di responsabilità che non avevamo mai visto prima. L’idea di fondere insieme mezzi di pagamento e meccanismi di settlement su questa scala era qualcosa che prima non era possibile. Eppure eccola lì, facendosi strada nel mercato con valutazioni sempre crescenti rese possibili dal registro distribuito.
Quindi sì, ne sono diventato presto un entusiasta, scrivendo centinaia di articoli e pubblicando anche un libro nel 2015 intitolato Bit By Bit: How P2P Is Freeing the World. All'epoca non potevo saperlo, ma quelli erano in realtà gli ultimi giorni dell'ideale alla base e poco prima che il protocollo venisse controllato da un gruppo di sviluppatori che avrebbero abbandonato completamente l'idea di denaro peer-to-peer per trasformarlo in una security digitale ad alto rendimento; non un concorrente con il denaro statale, ma piuttosto un asset progettato per non essere utilizzata ma detenuto da intermediari terzi che ne controllano l’accesso.
Abbiamo visto tutto questo svolgersi sotto i nostri occhi e molti di noi sono rimasti inorriditi. Non ci resta che raccontare la storia, cosa che finora non è stata fatta in forma completa. Il nuovo libro di Roger Ver, Hijacking Bitcoin, compie questo sforzo. È un libro destinato a durare nel tempo, perché espone tutti i fatti del caso e consente ai lettori di giungere alle proprie conclusioni; io ho avuto l'onore di scrivere la prefazione.
La storia che leggerete qui è una tragedia, la cronistoria di una tecnologia monetaria che emancipa finanziariamente le persone sovvertita per altri fini. È una lettura dolorosa, certo, ed è la prima volta che questa storia viene raccontata con così tanti dettagli e raffinatezza. Abbiamo avuto la possibilità di liberare il mondo e quell’occasione è andata persa, probabilmente dirottata e sovvertita.
Quelli di noi che hanno guardato Bitcoin fin dai primi giorni hanno visto con fascino come ha guadagnato terreno e sembrava offrire un percorso alternativo per il futuro del denaro. Finalmente, dopo migliaia di anni di corruzione governativa del denaro, avevamo finalmente per le mani una tecnologia intoccabile, solida, stabile, democratica, incorruttibile e una realizzazione della visione dei grandi campioni della libertà di tutta la storia. Alla fine il denaro avrebbe potuto essere liberato dal controllo statale e raggiungere così obiettivi economici piuttosto che politici: prosperità per tutti contro guerra, inflazione ed espansione statale.
Questa era la visione, ma ahimè non si è realizzata. L’adozione di Bitcoin è inferiore oggi rispetto a cinque anni fa. Non è su una traiettoria di vittoria finale, ma su un percorso diverso per aumentare gradualmente il prezzo per i suoi primi utilizzatori. Insomma la tecnologia è stata tradita da piccoli cambiamenti che all’epoca quasi nessuno capì.
Di certo nemmeno io. Giocavo con Bitcoin da alcuni anni e rimasi stupito soprattutto dalla velocità di saldo, dal basso costo delle transazioni e dalla possibilità per chiunque non potesse permettersi un conto corrente di inviarlo o riceverlo senza mediazione finanziaria. Era un miracolo di cui all'epoca scrissi in modo spasmodico. Nell'ottobre 2013 tenni una conferenza sulle criptovalute ad Atlanta, in Georgia, incentrata sul lato intellettuale e tecnico delle cose. Fu una delle prime conferenze nazionali sull’argomento, ma anche a quell'evento notai che due parti si univano: quelli che credevano nella competizione monetaria e quelli il cui unico impegno era un solo protocollo.
Il primo indizio che qualcosa fosse andato storto arrivò due anni dopo, quando per la prima volta vidi che la rete era seriamente intasata. Le commissioni di transazione salirono vertiginosamente, i saldi rallentarono fino a fermarsi e un gran numero di rampe di accesso e di uscita stavano chiudendo a causa degli elevati costi di conformità. Non capivo cosa stesse accadendo e contattai diversi esperti che mi parlarono di una sorta di guerra civile che si era sviluppata nel mondo delle criptovalute. I cosiddetti “massimalisti” si erano opposti all’adozione diffusa: a loro piacevano le commissioni elevate, non importava la lentezza dei settlement e molti acclamavano la chiusura di exchange grazie alla repressione dello stato.
Allo stesso tempo stavano diventando disponibili nuove tecnologie che avrebbero migliorato notevolmente l’efficienza e la disponibilità degli scambi in dollari fiat: Venmo, Zelle, CashApp, pagamenti tramite Facebook e molti altri ancora, oltre agli allegati per smartphone e iPad che consentivano a qualsiasi commerciante di qualsiasi dimensione di accettare le carte di credito. Queste tecnologie erano completamente diverse da Bitcoin, perché erano basate su autorizzazioni e mediate da società finanziarie. Ma agli utenti sembravano fantastiche e la loro presenza sul mercato estrometteva il caso d’uso di Bitcoin proprio nel momento in cui era diventato una versione irriconoscibile di sé stesso.
Il fork di Bitcoin in Bitcoin Cash avvenne due anni dopo, nel 2017, e fu accompagnato da grandi grida e urla come se stesse accadendo qualcosa di orribile. In realtà tutto ciò che stava accadendo era un mero ripristino della visione originale del fondatore, Satoshi Nakamoto. Credeva, come gli storici monetari del passato, che la chiave per trasformare qualsiasi merce in denaro fosse l’adozione e l’uso. È impossibile persino immaginare le condizioni in cui una qualsiasi merce possa assumere la forma di denaro senza un caso d’uso praticabile e commerciabile. Bitcoin Cash rappresentava un tentativo di ripristinarlo.
Il momento per far accelerare l’adozione di Bitcoin era il 2013-2016, ma quel momento è stato compresso in due direzioni: la deliberata limitazione della capacità di scalabilità della tecnologia sottostante e la spinta di nuovi sistemi di pagamento per escluderne il caso d’uso. Come dimostra questo libro, alla fine del 2013 Bitcoin era già stato preso di mira. Quando Bitcoin Cash è arrivato in soccorso, la rete aveva cambiato completamente il suo focus dall’uso all'accaparramento compulsivo e alla creazione di tecnologie di secondo livello per affrontare i problemi di scalabilità. Eccoci nel 2024 con un settore che fatica a trovare la sua strada in una nicchia, mentre i sogni di un prezzo “verso la luna” stanno svanendo nella memoria.
Questo è un libro che doveva essere scritto. È la storia di un'occasione mancata per cambiare il mondo, una tragica storia di sovversione e tradimento. È anche una storia piena di speranza sugli sforzi che possiamo compiere per garantire che il dirottamento di Bitcoin non sia il capitolo finale. C’è ancora la possibilità che questa grande innovazione liberi il mondo, ma il percorso da qui a lì è più tortuoso di quanto chiunque di noi avesse mai immaginato.
Roger Ver non vuole auto-celebrarsi in questo libro per aver avuto ragione, ciononostante è un protagonista di questa saga, non solo esperto della tecnologia sosttostante ma anche un uomo che si è aggrappato a una visione emancipatrice di Bitcoin dagli albori fino ai giorni nostri. Condivido il suo impegno verso l’idea di una valuta peer-to-peer per le masse, insieme a un mercato competitivo per il denaro. Questa è una storia documentaria estremamente importante e la sola polemica metterà alla prova chiunque creda di essere dall'altra parte. Indipendentemente da ciò, questo libro doveva essere scritto, per quanto doloroso. È un dono per il mondo.
Questa storia vi sembra familiare? Infatti lo è. Abbiamo visto questa traiettoria ripetersi settore dopo settore. Le istituzioni nate e costruite da ideali vengono successivamente convertite da varie forze di potere e intenti nefasti in qualcosa di completamente diverso. L'abbiamo visto accadere alla tecnologia digitale in particolare e a Internet in generale, per non parlare della medicina, della sanità pubblica, della scienza, del liberalismo e molto altro ancora. La storia di Bitcoin segue la stessa traiettoria, una concezione apparentemente immacolata deviata verso uno scopo diverso, e che serve ancora a ricordare che da questa parte del paradiso non ci sarà mai un’istituzione o un’idea immune al compromesso e alla corruzione.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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