Bibliografia

venerdì 10 maggio 2024

La melodia dei pifferai, il vantaggio dei topi

 

 

di Francesco Simoncelli

Molte volte su queste pagine ho ricordato di come gli Stati Uniti siano attualmente in guerra con sé stessi, o per meglio dire con infiltrati che ne stanno minando le basi fiscali e prim'ancora monetarie, e contro il resto del mondo. La Cina, così come l'Europa, non ha fatto altro che approfittare del sistema monetario a riserva frazionaria che l'eurodollaro ha messo a loro disposizione negli anni antecedenti al 2022; a corto di finanziamenti a basso costo, l'unico modo per averne ancora era che il Congresso spendesse senza freni. Le spese di guerra, così come il deficit federale in peggioramento, sono tutti figli di quest'unica volontà. Ma se Cina e Giappone, ad esempio, hanno un cuscinetto di asset che possono dispiegare per difendere le proprie valute, non ultimi i titoli di stato americani accumulati forsennatamente negli ultimi anni, lo stesso non lo si può dire dell'Europa. Nell'attuale race to the botom è perdente sotto tutti i punti di vista. Capiamoci, tutti i player in questa corsa sono destinati a schiantarsi... ma alcuni prima degli altri. Quindi per quanto la BNS abbia di recente offerto una mano, obtorto collo, alla BCE con la sua decisione di operare un taglio dei tassi, i risultati sono stati comunque sfavorevoli all'euro.

Perché? Perché i mercati hanno iniziato a credere alle parole di Powell, in special modo i mercati obbligazionari, e a chiamare il bluff della Lagarde. Ovvero, per quanto possa dirsi pronta a effettuare un taglio dei tassi a giugno, non può farlo da sola altrimenti sarà un chiaro segnale di short sull'euro. La posizione fiscale dei vari stati membri, Italia in primis, non offre credibilità alcuna alla narrativa secondo cui c'è una ripresa economica tale da giustificare un cambio di rotta nella politica monetaria. Per non parlare poi dell'inflazione dei prezzi.

Ecco perché Powell, avendo messo una pezza sul lato monetario dell'equazione, continua a pressare il Congresso affinché ne metta una anche sul lato fiscale. “Insostenibile” significa che non può andare avanti, ma è già andata avanti da molto, molto tempo. Infatti dal 1970 il PIL degli Stati Uniti è passato da $5.000 miliardi a $25.000 miliardi, un aumento di cinque volte; nel frattempo il debito pubblico è passato da $350 miliardi a $34.000 miliardi, ovvero un aumento di quasi 100 volte.

Un debito pubblico diventa insostenibile quando rappresenta un peso per la crescita e porta l’economia a un costante aumento delle tasse, a una crescita della produttività più debole e a una crescita dei salari reali più scarsa. L'accumulo può continuare perché lo stato stesso lo impone sui bilanci delle banche e costringe il settore finanziario a considerarlo come “asset a rischio più basso”, facendo altresì crescere la sua dimensione nell’economia ed erodendo il potenziale di crescita e produttività di quest'ultima. Un settore privato sempre più debole, salari reali deboli, crescita della produttività in calo e potere d’acquisto in diminuzione indicano tutti l’insostenibilità dei livelli di debito. Diventa sempre più difficile per le famiglie e le piccole imprese far quadrare i conti e pagare beni e servizi essenziali. Si inizia con un deficit di piccole dimensioni, il quale spinge a sua volta la spesa pubblica. Era solo nel 1982 che il debito americano superò i mille miliardi di dollari; ci sono voluti altri 27 anni, fino al 2009, affinché il debito pubblico raggiungesse i $10.000 miliardi.

A poco a poco i deficit sono aumentati e poi, all’improvviso, sono diventati giganteschi. Dal 2009 a oggi – in soli 15 anni – il debito pubblico americano è aumentato di $22.000 miliardi. E ora, sulla base dei primi 5 mesi di quest’anno fiscale, il deficit è diretto a circa $2.500 miliardi che verranno aggiunti al debito nazionale. Ciò che Powell intende non è un cambio di direzione, ma un cambio di velocità. La direzione fu stabilita nel 1971, quando gli Stati Uniti passarono al denaro fasullo e il “buon senso” economico venne sostituito con nuove abitudini insolite. Pareggiate il bilancio? Eliminare le spese inutili? Spegnere le luci quando si esce da una stanza? Chi lo fa più? In questo mondo nuovo e del tutto straordinario i deficit non avevano importanza. E finalmente qualcuno – oltre a me – sta suonando l’allarme.

Alan Greenspan, Ben Bernanke, Janet Yellen, stranamente nessuno di loro pensava che valesse la pena menzionare il debito. E così, anche se coloro al comando sono cambiati, non è stata apportata alcuna correzione di rotta. La nave si è semplicemente spinta sempre più verso il limite del mondo finanziario, dove le economie precipitano nel caos e nella catastrofe. E adesso? L'avvertimento di Powell è preso sul serio dai mercati obbligazionari, i quali hanno iniziato a credere alla sua strategia “higher for longer”, ma non dal Congresso il quale è popolato da politici che spacciano la credenza “la nave non è mai affondata prima e non affonderà neanche stavolta”. Infatti vanno avanti a tutta velocità: soldi per Israele, soldi per l'Ucraina, soldi per l'industria dei chip, soldi per l’industria della guerra, soldi per questo e per quello. Soldi per tutto, soldi per tutti. Ma non è finita qui, perché Trump dice che se verrà eletto una delle sue prime azioni sarà licenziare Jerome Powell. Tagliare i tassi è proprio ciò che Powell non ha fatto, invece ha ribadito più e più volte di voler vedere l’inflazione saldamente all'obiettivo del 2% prima di tagliare i tassi e ha avvertito il Congresso e l’opinione pubblica che prestiti, stampa di denaro e spesa scellerata dovranno essere tenuti sotto controllo.

Ma Trump ha ragione: se Powell mantiene le sue posizioni e vuole davvero tenere sotto controllo le spese scellerate, dovrà andarsene.


I PIFFERAI

Indipendentemente dalle motivazioni personali di Trump, per quanto possano far trasparire una volontà di cambiamento agli occhi del suo elettorato, dovrà sempre scontrarsi con la realtà dei fatti: deve rispondere a comandi che arrivano da più in alto. La maggior parte delle persone fatica ancora a venire a patti con un fatto cruciale: abbiamo di gran lunga superato il punto in cui l'attuale sistema poteva essere cambiato da un aggiustamento al centro, o da una singola persona, o da un singolo partito. Le ultime dichiarazioni di Trump sulla guerra, oltre a quelle su Powell, vanno in una direzione che si allinea alla narrativa dominante della realtà, non la realtà stessa. C'è da dire che la sua retorica è sempre stata accattivante agli occhi dell'elettorato americano, salvo poi vedersi circondato di personaggi di dubbia integrità morale e politica; la stessa cosa accade adesso. Gli equilibrismi geopolitici durante la sua presidenza nei confronti della Russia erano pensati per far fare due passi in avanti alla strategia americana e uno indietro: a tal proposito basti pensare all'uscita dal trattato sui missili balistici, alla propaganda pro-Ucraina e alle minacce di un'uscita dalla NATO. In questo modo le tensioni venivano ridotte al minimo affinché non ci fossero troppi scossoni; allo status quo non piace che le acque diventino troppo agitate.

Qual è il problema al giorno d'oggi? Lo spazio di manovra per quel singolo passo indietro è decisamente risicato, per non dire assente. L'uscita dalla NATO? Decisamente improbabile, per non dire impossibile. Allo stato attuale, e per come sono stati impantanati gli Stati Uniti nelle questioni ucraine, la credibilità stessa degli statunitensi verrebbe messa sul piatto andando a inficiare quanto di buono ha fatto Powell da solo negli ultimi 2 anni. Gli USA, purtroppo, sono stati instradati già su un percorso di guerra da cui sarà arduo tirarsene fuori. E questo grazie anche a membri del Congresso di cui non importa niente il benessere della nazione o degli americani, o a ricatti cui sono sottoposti altri come ad esempio la recente capitolazione alla Camera da parte di Johnson e del Partito repubblicano. Indebolire gli Stati Uniti è l'unico modo che hanno gli altri player affinché la loro situazione non appaia più drammatica. Tutte le grandi nazioni del mondo sono lanciate a velocità folle contro un muro di mattoni, la sola differenza tra di esse è chi ci arriverà prima e fungerà poi da cuscinetto che attenuerà l'impatto di chi arriverà dopo.

Data la delicatezza della situazione l'establishment non vuole che le mine vaganti fungano da propellente a eventi imprevisti e che possano agitare le famose acque. Trump è una di queste mine vaganti e i processi a suo carico sono un promemoria affinché capisca che il ruolo di presidente prevede il rispetto di determinate regole del gioco. Il suo essersi allineato alla narrativa dominante della realtà, almeno per il momento, pare proprio un'ammissione del fatto che abbia capito l'antifona. Ciononostante essersi cucito addosso l'etichetta della vittima del Deep State gli ha permesso di poter veicolare l'idea di un “cammino del martirio” al suo elettorato, rendendolo adesso un messia ai loro occhi. La retorica non gli è mai mancata, perché ha semplicemente detto all'entroterra statunitense quello che voleva sentirsi dire e adesso, con questa aura di “salvatore”, può giocarsi una carta vincente per raggiungere la poltrona di presidente per la seconda volta. In verità non esistono politici disallineati, o in qualche modo capaci da soli di traghettare una nazione verso un futuro avveniristico contro tutte quelle forze che cospirano contro la gente comune. Come ripeto spesso, quelle figure pubbliche che vediamo costantemente non sono altro che figuranti al soldo di una cupola mafiosa composta da diverse cosche. Queste ultime a volte hanno obiettivi convergenti e vanno tutte in una direzione, altre volte invece hanno obiettivi divergenti e, come ogni cosca mafiosa che si rispetti, si fanno la guerra.

L'obiettivo in questo particolare momento storico è quello di risolvere il problema del debito pubblico, ma ogni cosca ha un suo piano. Un conflitto scoppia nel momento in cui una cosca o alcune di esse si coalizzano per fare le scarpe a un'altra mentre apparentemente dicono di andare tutte per la stessa strada. È stato il caso della cricca di Davos che ha cercato di scalare in modo ostile gli Stati Uniti per ridurre i contraccolpi di un continente che non è in grado più di creare valore aggiunto attraverso la sia industria. Il coacervo di normative e regolamenti che caratterizzano l'Europa la rendono un blocco solamente in grado di sottrarre valore, non di aggiungerlo. La desertificazione industriale in UE è figlia dell'allungamento delle catene di approvvigionamento unito allo sfruttamento del mercato dell'eurodollaro affinché i Paesi sviluppati godessero dell'Effetto Cantillon mondiale tramite la riserva frazionaria. Tutti tranne gli Stati Uniti stessi, diventati involontariamente la garanzia collaterale di qualsiasi sconsideratezza economica all'estero; il tutto col beneplacito del governo americano, infiltrato da una cosca mafiosa che non aveva la pur minima considerazione della nazione. Ricordate ancora una volta, non dovete ragionare per confini nazionali bensì per dichiarazioni e decisioni conseguenti, altrimenti ogni volta sembra che ci sia schizofrenia a livello di linee di politica.

La giravolta di Trump, alla luce di queste constatazioni, s'inserisce in un contesto logico che può spiegare come mai abbia improvvisamente cambiato direzionalità per quanto riguarda la sua volontà di ripristinare la grandezza dell'America. I politici, quindi, sono inaffidabili perché rispondono ad agende al di sopra di quelle presentate agli elettori, i quali devono essere solamente un condotto attraverso il quale devono fluire energie e finanziamenti fiscali quanto più volontariamente possibile. E quindi possibile che Trump possa aver cambiato cosca mafiosa che rappresenta, non solo in quanto a circostanze ma anche a convenienza personale. Poche sono le persone che una volta portate in alto dall'attuale sistema possono rimanere a galla da sole. Un esempio nostrano a tal proposito è stato Berlusconi, il quale, grazie al suo patrimonio, è riuscito a barcamenarsi in un marasma giudiziario scatenato contro di lui nel momento in cui non voleva farsi da parte e scegliere il declino. Oppure pensate all'industria dell'intrattenimento, fucina per eccellenza del consenso nei confronti dell'establishment: oggi non si fa che parlare di una Taylor Swift elevata a status symbol solo per cristallizzare quanti più consensi possibile; oppure pensate a una Chiara Ferragni la cui attività è stata drammaticamente politicizzata negli ultimi 4 anni e nel momento in cui non è servita più la tempesta giudiziaria è stata una tragica conseguenza nonché foglia di fico. Per nascondere cosa? I ricatti sono all'ordine del giorno per tenere in riga le presunte mine vaganti e gli addestratori di cani di Pavlov.

Allinearsi significa prosperare in questo sistema in cui il clientelismo è il meccanismo sovrastante l'attività socioeconomica. Non si cresce per merito, bensì per servilismo. Così come le startup vengono create solo per venire assorbite poi dalle grandi corporazioni attraverso l'ingegneria finanziaria, l'industria dell'intrattenimento è una concorrenza a chi è più allineato e quindi sfondare a livello di fama. L'assenza di merito e talenti, quindi, impedisce a questi personaggi di sopravvivere con le proprie gambe nel momento in cui diventano inutili a livello utilitaristico e vengono scartati; allo stesso modo le grandi corporazioni assorbono le startup per prosciugare la concorrenza e ciclicamente sono costrette a licenziare parte del personale per sgonfiare la grandezza ipertrofica che raggiungono. Come si tengono a galla? Diversamente dalle piccole/medie imprese a cui il credito è precluso in questo momento storico, le grandi corporazioni hanno accesso alla liquidità e quindi possono ricorrere all'ingegneria finanziaria per sopravvivere (es. riacquisto di azioni proprie, fusioni/acquisizioni, LBO, ecc.). Infatti il motivo per sfoltire la platea di piccole/medie imprese è quello di eliminare la diversificazione all'interno del panorama economico, così come tutti quei residui d'indipendenza che ancora la popolano; oltre a essere la spina dorsale di un'economia esse sono essenzialmente il motivo di emancipazione dei singoli individui. Nei piani dell'establishment questo assetto, oltre a essere un fattore destabilizzante per il comando/controllo con cui traghettare l'attuale sistema verso quello nuovo, è pressoché inutile quindi meritevole d'essere cestinato.

Oltre a essere una degenerazione della cosiddetta economia mista, come illustrato anche da Mises dal punto di vista teorico in Planned Chaos, il controllo capillare dell'economia è paragonabile a un esperimento di laboratorio controllato in cui si tenta di tenere in considerazione tutti i fattori possibili immaginabili. Il solo problema è che si tratta di variabili e, inevitabilmente, alcune di esse possono impazzire. L'iperregolamentazione e l'ipertrofia del governo europeo replicano esattamente questo stato di cose, soprattutto perché, come accade in tanti casi in cui la persona che ha la delega per amministrare il patrimonio di quell'anziano ricco le cui facoltà cognitive vacillano, il fine ultimo è arrivare a mettere le mani sui risparmi degli europei e in questo modo guadagnare tempo nella race to the bottom in atto. Il sistema attuale ha iniziato a declinare vistosamente dalla Brexit in poi e con la fine del LIBOR il prossimo settembre ci saranno le esequie, di conseguenza è in corso una transizione verso un nuovo sistema, ma i pianificatori centrali di questo faranno di tutto per di continuare ad avere un ruolo cardine nel processo decisionale del prossimo. I ricchi/ammanicati, i privilegiati artificiali, i clientes vogliono continuare ad avere lo status che hanno adesso e non ci riusciranno sequestrando le proprietà altrui. No, questo è solo un passaggio intermedio, dato che non è denaro o immobili quello che vogliono realmente. Ciò che vogliono davvero per portare a termine con relativo successo il traghettamento verso il nuovo sistema è una connessione stabile con i contribuenti attraverso le proprietà di questi ultimi. I perpetual bond, l'economia degli stakeholder, una società basato sul prendere in prestito le cose che le servono: sono tutti mezzi per rubare il tempo attraverso la proprietà privata. Il partenariato pubblico/privato che si profila all'orizzonte riguarda esclusivamente questo fine.

Ecco perché Bitcoin è particolarmente osteggiato in Europa. Diversamente dagli Stati Uniti, i quali hanno indipendenza finanziaria ed energetica con cui assicurarsi una posizione dominante nella race to the bottom, oltre al fatto che stanno veramente dando un senso al concetto di valuta di riserva mondiale per quanto riguarda il dollaro, l'Europa non possiede niente di tutto ciò credendo di poter sopravvivere alla prova del tempo sfruttando indefinitamente il sistema dell'eurodollaro. La fuga dei contribuenti dalla morsa predatrice della burocrazia europea significa non poter perorare in modo efficiente il furto del tempo e, a sua volta, esporsi significativamente alla disfatta. Le caratteristiche di Bitcoin, infatti, alimentano e potenziano l'indipendenza individuale, in particolar modo la trasparenza e la natura pubblica della sua rete P2P. Il clientelismo del sistema attuale è stato possibile cementificarlo grazie all'opacità che lo caratterizza. E questa opacità verrà altresì traghettata nel prossimo sistema, più precisamente nella cinghia di trasmissione del comando/controllo per eccellenza: le valute digitali delle banche centrali. Infatti per quanto si voglia forzare nel mondo moderno un'economia di guerra, quella preponderante è l'economia del welfare state, la quale è molto più pervasiva e assuefacente della prima. Questa è un'arma a doppio taglio perché è vero che la maggior parte delle persone diventa estremamente dipendente da questa manna dal cielo e di conseguenza altamente manipolabile, ma è altrettanto vero che vengono annientati creazione di valore aggiunto e risparmi reali/bacino della ricchezza reale. È vero che il potenziamento/sostegno del comparto pubblico e l'assunzione di una platea sempre più ampia di dipendenti pubblici giocoforza costringe il comparto privato ad adattarsi, ma è altrettanto vero che aumento la sclerosi dell'economia reale: piuttosto che tornare a produrre ricchezza reale chi continua a ricevere bonus li incassa e, ad esempio, preferisce giocare sui mercati.

I BRICS, e la Cina in particolar modo, hanno capito l'antifona e quindi continuano a commerciare in oro e a emanciparsi industrialmente.

Ecco perché, tra i tanti altri motivi, gli Stati Uniti possono continuare a logorare finanziariamente l'Europa visto che essa s'è scavata la fossa da sola, ma temono la Cina e le sue nuove sfere d'influenza.


CONCLUSIONE

Quando la posizione fiscale è insostenibile, l’unico modo affinché lo stato possa forzare l’accettazione del suo debito è attraverso la coercizione e la repressione. Il debito di uno stato è un asset solo quando il settore privato valorizza la sua solvibilità e lo utilizza come riserva, quando invece impone la sua insolvenza al resto dell’economia, il suo fallimento si manifesta nella distruzione del potere d’acquisto della valuta attraverso l’inflazione e l’indebolimento della capacità di acquisto dei salari reali. Lo stato sostanzialmente conduce un processo di lento default dell’economia attraverso l’aumento delle tasse e l’indebolimento del potere d’acquisto della valuta, cosa che porta a una crescita più debole e all’erosione della classe media. Il deficit pubblico non crea risparmi per l’economia privata, anzi li distrugge. Quando lo stato trascura il funzionamento dell’economia produttiva, posizionandosi come fonte di ricchezza, mina le fondamenta stesse che pretende di proteggere: il tenore di vita del cittadino medio.

Il debito pubblico è una creazione artificiale di valuta perché lo stato non crea ricchezza reale, amministra solo il denaro che raccoglie dal settore privato che soffoca attraverso tasse e inflazione. Il debito degli Stati Uniti ha iniziato a diventare insostenibile quando la Federal Reserve ha smesso di difendere la valuta e di prestare attenzione agli aggregati monetari per attuare linee di politica volte a mascherare il costo dell’indebitamento derivante da una spesa in deficit sfrenata. Non solo, ma anche per trovare una soluzione al problema degli eurodollari che avevano cacciato nei guai l'economia americana fino a quel punto senza che gli economisti si spiegassero il motivo.

La creazione arbitraria di valuta fiat non è mai neutrale, avvantaggia in modo sproporzionato i primi che la ricevono, lo stato, e danneggia gravemente gli ultimi, i salari reali e i risparmi. Si tratta di un grande trasferimento di ricchezza dall’economia produttiva e dai risparmiatori alla burocrazia: la distruzione della classe media e il deterioramento del tessuto delle piccole/medie imprese a favore di una macchina burocratica che vive di tasse e genera ancora più debito e deficit. Il debito può continuare ad aumentare? Ovviamente. Il graduale processo d'impoverimento e schiavitù del debito passa sotto traccia quando lo stato può imporre l’uso della valuta e forzare il proprio debito nel sistema finanziario attraverso leggi e regolamenti. Pensare che durerà per sempre e che non accadrà nulla è solo l'ennesimo esempio di una mentalità sconsiderata “acceleriamo, non siamo ancora precipitati”.

Credete che a questa gente manchino i soldi? Non sanno che farsene in realtà. Sono uno strumento, così come dovrebbero essere, solo che li utilizzano come arma contro qualcun altro. Chi? Il resto della popolazione a cui sottraggono tempo ed energie. Ecco, queste sono le due componenti a cui si mira davvero.

Lo status quo non può sopravvivere, ma non è niente di nuovo sotto il solo visto che, dal punto di vista storico, ci sono stati altri momenti in cui è accaduta la stessa cosa. Tutte le volte che è successo è accaduto in concomitanza di guerre, rivoluzioni, o entrambe le cose. In sostanza, viene provocato uno strappo. E infatti oggi le tensioni sociali si moltiplicano, oltre alle guerre cinetiche che si diffondono territorialmente e a macchia di leopardo. Inutile dire che sono un ottimo catalizzatore di pressione sociale. Il vantaggio comparato non sta nel “denunciare lo status quo”, bensì di riconoscerlo per quello che è e sfruttare tale conoscenza a proprio vantaggio. L'attuale sistema deve sopravvivere finché non si passa a quello successivo e i pianificatori centrali, ovvero la cupola mafiosa composta da varie cosche, devono poter trovare il modo di riciclarsi nel nuovo sistema conservando status e influenza, oltre che ricchezza. Devono quindi organizzare il nuovo sistema ad hoc guadagnando tempo attraverso la sopravvivenza di quello attuale, allungandone la vita fino all'estremo. Infatti quello che viene prelevato è il tempo delle persone attraverso la capacità lavorativa: il sistema economico di oggi è talmente indebitato che richiederebbe oltre 100 anni per essere ripagato se la gente lavorasse a tempo pieno senza percepire uno stipendio.

Le cose devono quindi cambiare, ma per far sopravvivere l'attuale sistema fino al passaggio con quello nuovo c'è bisogno che la gente lavori e dovrà farlo sostanzialmente gratis, in cambio di denaro che perde progressivamente il proprio valore. Per emanciparsi da questa ruota temporale per criceti fiat è importante conoscere e saper usare quella forma di denaro che invece conserva il proprio valore, in modo da poter effettuare il passaggio nel nuovo sistema con relativa tranquillità personale. E, badate bene, non è qualcosa che avviene in automatico dato che non esiste alcun politico o “agitatore di folle” che lo farà al posto vostro. È una cosa che può essere fatta a livello individuale perché nel momento in cui si crea una rete indipendente, i pianificatori centrali non potranno far altro che accettarlo... con tutte le conseguenze del caso per i loro piani (presumibilmente) ben congegnati e gli istituti TBTF. Il “blat” è superiore a Stalin.


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.


Nessun commento:

Posta un commento