venerdì 22 marzo 2024

Sovranismo, parte #5: l'estinzione

 

 

di Robert Breedlove

Nella Parte 4 abbiamo descritto le origini del governo, della criminalità organizzata e della proprietà per vedere come questi costrutti sociali cambieranno con l’ascesa del sovranismo durante l’era digitale. Oggi scaveremo nuovamente nella storia, esplorando gli effetti che la tecnologia ha nel rimodellare le istituzioni politiche e l’interazione umana. Il potere politico scaturisce dalle realtà economiche e tecnologiche prevalenti di ogni epoca. Le tecnologie digitali dissipano in gran parte l’utilità della violenza che è stata “l’alfa e l’omega” dell’organizzazione umana fino a questo punto della storia e metteranno quindi fine alla moderna preoccupazione per la politica. Le variabili mega-politiche stanno ancora una volta riconfigurando le strutture del potere umano, questa volta penalizzando la coercizione e premiando la competenza. Un’istituzione dell’Era Analogica dipendente dagli alti ritorni economici della violenza, il modello dello Stato-nazione, sta invecchiando e si sta dirigendo verso il proprio viale del tramonto.


Senilità dello Stato-nazione

“Lo Stato, nelle parole di Oppenheimer, è “l'organizzazione dei mezzi politici”; è la sistematizzazione del processo predatorio su un dato territorio”

~ Murray Rothbard

A partire dall’era agricola la sistematizzazione della violenza e della protezione è diventata il mezzo principale del potere sociopolitico nel mondo. Quando furono istituiti monopoli sulla violenza (governi) legittimati a livello locale, ottenere il controllo politico di queste imprese e dei loro clienti (i contribuenti) divenne il modo migliore per esercitare il potere nel mondo. Quando è possibile rubare denaro e proprietà, i ritorni economici della violenza sono positivi. Ciò porta a un maggiore potere conferito allo Stato e a una maggiore enfasi sulla politica. Sconosciuta ai più, l’ossessione moderna per la politica deriva in gran parte da questa modalità statalista di organizzazione socioeconomica basata sulla violenza, resa possibile dalla violabilità della proprietà privata.

Il governo è il servizio più costoso per cui la maggior parte di noi potrà mai pagare e la politica è il meccanismo che lo controlla. La verità economica è che se il capitale non potesse essere confiscato, avremmo tutti molti meno motivi per preoccuparci delle reciproche inclinazioni politiche. Ma poiché il furto della proprietà privata è stato storicamente un pericolo sempre presente, la politica ha fornito uno strumento più pacifico per raggiungere il consenso sulla distribuzione della proprietà rispetto alla sua naturale estensione: la guerra. Preservare gli interessi della proprietà è sempre stata l’impresa dei governatori locali, che nel corso della storia sono finiti sotto il controllo politico, pertanto gli Stati hanno speso grandi risorse in propaganda per modellare l’opinione politica allo scopo di promuovere i propri interessi economici giustificando la confisca delle proprietà privata.

“Tutto quello che lo Stato dice è una bugia e tutto quello che possiede lo Stato l'ha rubato”

 ~ Friedrich Nietzsche

Tutti i sistemi politici si basano sul controllo e sulla razionalizzazione dei poteri coercitivi dello Stato sulle persone. Derivato dalla parola francese politique, il termine politica apparve per la prima volta in inglese agli inizi del 1500. Anche allora la parola pare fosse usata in senso peggiorativo, poiché veniva usata per descrivere “opportunisti e temporizzatori” sia nelle parti del mondo di lingua inglese che francese durante e prima del XVI secolo. La politica è l’imposizione di un’aggregazione di forze di volontà su altre: per funzionare richiede una certa vulnerabilità sfruttabile nella popolazione obiettivo. Senza una fonte credibile d'influenza o minaccia di forza per sostenerla, la politica è per lo più un inutile esercizio di condivisione di opinioni. Una velata minaccia di violenza sostiene la rilevanza di tutte le istituzioni politiche. Per queste ragioni esiste ancora oggi una correlazione positiva tra i ritorni economici della violenza e la prevalenza della politica.

“Lo Stato – o, per rendere le cose più concrete, il governo – è composto da un gruppo di uomini esattamente come voi e me. Paragonando l'uno e l'altro, non hanno alcun talento speciale per gli affari di governo; hanno solo talento per ottenere e mantenere una carica. Il loro principale espediente a tal fine è scovare i gruppi che ansimano e si struggono per qualcosa che non possono ottenere e promettere loro di darglielo. Nove volte su dieci tale promessa non vale nulla. La decima volta viene mantenuta saccheggiando “A” per soddisfare “B”. In altre parole lo Stato è un intermediario nel saccheggio e ogni elezione è una sorta di asta anticipata sui beni rubati”

~ H.L. Mencken

Nei moderni Stati-nazione la politica è il discorso su come e perché applicare la violenza o la coercizione. Cambiando i modi in cui la violenza può essere applicata, la tecnologia è la variabile mega-politica chiave che influenza la politicizzazione delle istituzioni sociali. Con l’invenzione della polvere da sparo il costo della proiezione della forza attraverso lo spazio è crollato, migliorando così i ritorni economici delle azioni violente. Sulla scia di questo cambiamento tecnologico si è verificata la logica escalation nella lotta per il controllo dell’apparato politico che dirige lo Stato. La politica è cresciuta fino a diventare l’organo decisionale che cattura gran parte di questo margine di profitto nell’impresa commerciale della violenza. Sulla scia della rivoluzione della polvere da sparo, questo bottino di potere sarebbe servito come sostentamento economico per alimentare uno Stato-nazione più grande e più oppressivo. In questo modo la politica è cresciuta fino a diventare una caratteristica primaria in molte culture moderne.

L’economia è a monte della politica e della cultura: Economia e Tecnologia (generatori e allocatori volontari di ricchezza) —> Politica e Guerra (consumatori e allocatori involontari di ricchezza) —> Cultura (come gli esseri umani godono della ricchezza creata: un riflesso a valle delle sorgenti economiche, tecnologiche e politiche che sgorgano a monte).

A contribuire al ridimensionamento organizzativo del modello statalista nella nostra concezione moderna di Stato-nazione è stata l’immobilità del capitale. La maggior parte di esso nell’Era industriale era costituito da grandi fabbriche, impianti e attrezzature pesanti che soffrivano di mobilità limitata o nulla. Valutando tutto ciò attraverso la logica della violenza, è evidente che quanto meno mobili sono i capitali, tanto più la “lotta” diventa la strategia dominante. Quando gli oggetti di valore non possono essere spostati o nascosti, l’unica opzione di fronte agli aggressori che avanzano è (tipicamente) difendersi. Al contrario quando il capitale è ipermobile e può essere trasferito in modo rapido, economico e discreto, la strategia dominante è molto spesso la “fuga”. Come ogni altra impresa la violenza è soggetta alla tirannia del calcolo costi-benefici. Il modello dello Stato-nazione era utile in una società industrializzata in cui la maggior parte del valore economico era legato a fabbriche, impianti e attrezzature immobili.

Nell’Era digitale gran parte dei ritorni economici derivanti dalle operazioni su larga scala sono stati compressi dalla mercificazione industriale. La proprietà intellettuale e altre protezioni legali legate al monopolio (a eccezione di quelle che salvaguardano i monopoli sulla violenza e sull’emissione di valuta) sono scadute in molti settori, aumentando l’intensità competitiva e l’innovazione. Di conseguenza nel lungo periodo i prezzi al consumo delle materie prime sono diminuiti, rispecchiando un aumento della ricchezza aggregata. Tali vantaggi economici derivanti dalla mercificazione possono scaturire solo dal libero scambio. In combinazione con la natura fluida dei sistemi informativi meno dipendenti dall’intermediazione e con il crollo dei costi di distribuzione per le aziende moderne, è chiaro che ogni settore che può essere gestito in modo nativo digitale è fortemente incentivato a farlo. Riduzione delle spese immobiliari, di affitto e fiscali; minore dipendenza da beni capitali immobili e su larga scala; una selezione più ampia e qualificata di talenti non locali; capacità di “piegare lo spazio-tempo” sfruttando appieno gli strumenti digitali; tutto ciò  rende l’organizzazione orientata al digitale una forza da non sottovalutare in ogni settore. In breve: una maggiore mobilità dei capitali comporta una maggiore resilienza contro ogni tipo d'imposizione politica.

Come ha affermato Andreessen: “Il software sta divorando il mondo”. Questa proclamazione non si limita all’ecosistema imprenditoriale privato, tutte le istituzioni sociali utilizzate per organizzare gli affari umani sono a rischio di mutamento. Quanto più rigida e imponente è la struttura di potere istituzionale in questione, tanto più è suscettibile alla dissoluzione nell’Era digitale. Gli Stati-nazione e le banche centrali – le istituzioni più grandi e meno flessibili – rischiano di perdere di più nella conseguente trasformazione digitale. L’incapacità, o la riluttanza, ad adattarsi alle preferenze dei consumatori fa sì che le istituzioni meno agili siano svantaggiate in un mondo digitale sempre più facoltativo. Dopo secoli d'infantilizzazione intenzionale dei cittadini per far sì che divenissero dipendenti, e quindi asserviti, alle strutture di potere imposte dall’alto, il modello dello Stato-nazione è invecchiato e si avvia lungo il proprio viale del tramonto. La forza è una strategia meno produttiva quando la fuga di capitali è un’opzione concreta.

Negli anni del tramonto dello Stato-nazione, i governi sono sempre più vulnerabili al collasso improvviso. Non solo soffrono di una diffusa disapprovazione, ma anche i loro modelli di reddito sono direttamente minacciati da Bitcoin. Più i politici e i burocrati tasseranno le loro popolazioni e svaluteranno le loro valute, maggiore sarà l’indignazione morale e maggiore sarà la domanda di una forma di denaro a prova d'inflazione e difficile da tassare. Offrendo alle persone la possibilità di uscire dai regimi fiat delle banche centrali trasformandosi in una “banca decentralizzata” impenetrabile, Bitcoin amplifica la sovranità individuale e fa perdere leva finanziaria alle istituzioni politiche. In un mondo governato dalla politica, le implicazioni del successo finale di Bitcoin sono sismiche.

Forse ancora più significativa della transizione dall’Era agricola a quella industriale, l’Era digitale ci costringe a rivalutare tutto ciò che pensavamo di sapere. Ma quali sono i segnali a cui prestare attenzione mentre si manifesta questo cambiamento storico? Avanzando verso l’ignoto, possiamo tracciare alcuni parallelismi mega-politici con la caduta della Chiesa medievale.


La megapolitica della Chiesa medievale

“La tecnologia sta accelerando una rivoluzione nell’esercizio del potere che distruggerà lo Stato-nazione proprio come la polvere da sparo e la stampa hanno distrutto il monopolio della Chiesa medievale”

~ The Sovereign Individual

Un indicatore importante di un imminente mega cambiamento politico è l’indignazione morale. Di solito tale vetriolo è rivolto ai leader istituzionali ritenuti corrotti, ma man mano che le persone che operano sotto la gerarchia politica in questione diventano consapevoli della sua diminuzione di utilità o rilevanza nella loro vita, iniziano a vedere i responsabili in modo sfavorevole, soprattutto quando è coinvolta l’appropriazione indebita o l’espropriazione di capitali. Senza un’efficace riforma strutturale, questo disfavore può rapidamente trasformarsi in odio e addirittura culminare in un collasso istituzionale.

Dopo il peggioramento delle condizioni economiche e il peggioramento della corruzione istituzionale, la Chiesa medievale iniziò a perdere il sostegno popolare. I membri del clero sia dei ranghi inferiori che di quelli superiori erano tenuti in grande disprezzo dalle masse. Questo spirito, che assomiglia molto all’atteggiamento popolare nei confronti dei politici e dei burocrati di oggi, si sarebbe rivelato un precursore del collasso della Chiesa, ma l’indignazione popolare da sola non fu sufficiente a far crollare l’istituzione dominante dell’epoca. Ad attualizzare il fallimento istituzionale finale della Chiesa fu una tecnologia apparentemente semplice: la macchina da stampa. Oggi diamo per scontati i libri, l’alfabetizzazione e la matematica, ma solo col senno di poi la loro connessione con il collasso istituzionale della Chiesa è diventata evidente.

“La capacità di produrre libri in serie è stata incredibilmente sovversiva per le istituzioni medievali, proprio come la microtecnologia si rivelerà sovversiva per il moderno Stato-nazione. La stampa indebolì rapidamente il monopolio della Chiesa sulla parola di Dio, creando anche un nuovo mercato per l’eresia”

~ The Sovereign Individual

A quel tempo non era ovvio che la stampa avrebbe accelerato la proliferazione dell’alfabetizzazione e della capacità di calcolo in un modo tale da ridisegnare per sempre le linee del potere politico nel mondo. Prima della stampa la Chiesa deteneva il monopolio sui libri tramite gli scriptoria, che le conferivano una stretta mortale sulla quantità e qualità delle idee che fluivano nella società medievale. Nell'ultimo decennio del XV secolo oltre 10 milioni di libri furono pubblicati utilizzando la macchina da stampa, più di quelli stampati nei circa 500 anni precedenti alla sua invenzione. Quando la Chiesa si rese conto della minaccia esistenziale che la stampa rappresentava al suo monopolio sulla produzione di libri, e quindi alla sua influenza sui flussi di conoscenza, tentò di sopprimere questa tecnologia emergente, ma poiché la stampa era solo un’idea, ed era giunto il suo momento, sfidò la repressione e divenne rapidamente un’inarrestabile mega forza politica.

I tentativi della Chiesa di censurare l'adozione della stampa non fecero altro che accelerarne la proliferazione. A testimonianza dell’inarrestabilità di “un’idea il cui tempo è giunto”, la mano pesante della Chiesa portò all’uso di macchine da stampa per stampare libri su “come costruire una macchina da stampa”. La conseguenza involontaria della soppressione tecnologica fu l’alimentazione della sovversione istituzionale. Oggi una dinamica simile vale per la diffusione delle tecnologie basate sulla crittografia: i tentativi dello Stato di sopprimerle incoraggeranno la diffusione e lo sviluppo di una crittografia sempre più sovversiva. Detto in modo semplice: la mano pesante della censura crea una maggiore domanda di strumenti resistenti a essa, diminuendone così la rilevanza.

“La Chiesa scoprì che la censura non aveva soppresso la diffusione della tecnologia sovversiva; le aveva invece permesso d'essere utilizzata nel modo più sovversivo possibile”

~ The Sovereign Individual

Una più ampia disponibilità di libri ridusse i costi di distribuzione delle informazioni e quindi accelerò la diffusione della conoscenza tra le menti umane. Migliorando la “liquidità delle idee”, una maggiore quantità e qualità di pensiero e di pensatori emerse come risultato diretto della stampa. Allo stesso modo oggi la tecnologia digitale ha ancora una volta fatto crollare i costi di distribuzione delle informazioni e sta contribuendo alla crescente irrilevanza delle istituzioni dell’Era analogica. Invece di fidarsi ciecamente delle istituzioni o dei marchi aziendali, le persone, in particolare i nativi digitali, sono molto più propense a svolgere le proprie ricerche prima di prendere una decisione importante sulla salute, sulla ricchezza, o sullo stile di vita. Come la stampa secoli fa, la tecnologia digitale sta ancora una volta facendo crollare il costo dell’informazione, accelerando radicalmente i flussi di conoscenza in tutto il mondo e migliorando la qualità della cognizione.

La macchina da stampa fu il principale propulsore dell’alfabetizzazione, della capacità di calcolo e dello studio autonomo in tutto il mondo medievale. In quel modo la gente poteva avere accesso diretto alla parola di Dio e la necessità di intermediari era diminuita. Ciò ebbe un impatto negativo sulle entrate derivanti dalla ricerca di rendita della Chiesa, come le indulgenze, e contribuì alla sua perdita di potere. In una svolta inaspettata della storia, la stampa alimentò la diffusione dell’alfabetizzazione e della capacità di calcolo che andò a indebolire il dominio della Chiesa. L’alfabetizzazione e la capacità di calcolo – forme indispensabili di psicotecnologia – avrebbero abbassato i “costi di transazione” della condivisione della conoscenza, il che avrebbe migliorato la “liquidità delle idee” e avrebbe portato a una popolazione decisamente più intelligente e con un pensiero indipendente.

“Un’altra conseguenza sovversiva della stampa fu il suo effetto nel ridurre drasticamente i costi di riproduzione delle informazioni. Una delle ragioni principali per cui l’alfabetizzazione e il progresso economico erano stati così bassi durante il Medioevo era l’alto costo della duplicazione manuale dei manoscritti”

~ The Sovereign Individual

A riflettere questo mega cambiamento politico del passato nella sfera della conoscenza sono oggi i media digitali. Per i sovranisti un modello di distribuzione delle idee top-down non è affidabile, accettabile e nemmeno rilevante. Invece la conoscenza utile si ottiene dalle correnti incrociate del libero scambio tra una molteplicità di mezzi tra cui i social media, la messaggistica asincrona peer-to-peer e il cosiddetto dark web intellettuale. Mentre i media generalisti (più propriamente chiamati stampa aziendale) si basano su un modello di distribuzione “uno a molti”, i media nativi digitali sono un modello “molti a molti” e, quindi, sono più efficaci nel filtrare pregiudizi, programmi politici e altre forme di propaganda immesse dalle istituzioni politiche.

In circostanze mega-politiche simili a quelle che hanno portato alla caduta della Chiesa, oggi stiamo assistendo alla tecnologia digitale che dissolve la coerenza dello Stato-nazione tramite l'abbattimento del sistema bancario e la cosiddetta stampa aziendale. Scivolando nell’irrilevanza economica a causa delle perturbazioni (psico)tecnologiche prodotte dalla stampa, la Chiesa cadde gradualmente in disgrazia, portando a un rinascimento scientifico con un’etica incetrata sul motto “non fidarti, verifica” e radicata nel profondo del suo tessuto sociale iper-razionale. Questo ethos pragmatico alla fine avrebbe portato, secoli dopo, all’eclettico frutto finanziario, tecnologico e filosofico noto come Bitcoin. In quanto nuova (psico)tecnologia affascinante, Bitcoin promette di rendere irrilevanti le istituzioni politiche moderne così come accadde alla Chiesa medievale.


Psicotecnologie e politica

“Credo anche – e spero – che la politica e l’economia cesseranno di essere importanti in futuro come lo sono state in passato; verrà il momento in cui la maggior parte delle nostre attuali controversie su questi argomenti sembreranno banali, o prive di significato, come i dibattiti teologici in cui le menti più acute del Medioevo dissiparono le loro energie”

~ Arthur C. Clark

La tecnologia, qui definita come l’uso sistematico di strumenti, modella le azioni quotidiane intraprese dagli esseri umani. Essendo l’unico animale con una concezione sofisticata del tempo, gli esseri umani trascorrono gran parte delle loro ore di veglia impegnati nel lavoro e nei preparativi per un futuro sempre incerto. Il lavoro implica l’uso di strumenti, la realizzazione di strumenti, la realizzazione di strumenti per la fabbricazione di strumenti e così via in processi produttivi sempre più lunghi e complessi. Nel corso di sequenze di produzione sufficientemente lunghe, l’uso ripetitivo degli strumenti favorisce cambiamenti adatattivi negli utenti: un operaio che fa oscillare quotidianamente una mazza svilupperà muscoli e una tecnica di oscillazione eccezionalmente forti; un impiegato d'ufficio che passa le giornate a preparare e-mail svilupperà la capacità di digitare molte parole al minuto, o forse anche la sindrome del tunnel carpale (si veda teoria del coinvolgimento materiale). Ma non tutti gli strumenti e le tecnologie sono tangibili, alcune “tecnologie” sono costrutti puramente mentali e possono, grazie alla neuroplasticità, avere un impatto ancora più pronunciato sull’adattamento umano. Le cosiddette psicotecnologie sono strumenti non corporei che migliorano la produttività umana sistematizzando la cognizione.

Due psicotecnologie ovvie e pervasive sono l’alfabetizzazione e la capacità di calcolo, che insieme facilitano la stragrande maggioranza del pensiero umano, della comunicazione e della tenuta dei registri. Le psicotecnologie meno ovvie includono la retorica (che fu determinante nell’ascesa della politica), i palazzi della memoria e la lettura veloce. Senza alfabetizzazione, il nostro pensiero e la nostra capacità di cooperazione e competizione economica sarebbero drasticamente limitati, portando a una grave diseconomizzazione dell’azione umana. Attraverso l’osservazione di noi stessi e degli altri che agiscono nel tempo, gli esseri umani generano conoscenza procedurale – il sapere “come” – che viene successivamente codificata come conoscenza semantica – il sapere “cosa”. L’alfabetizzazione e la capacità di calcolo migliorano la capacità umana d'immagazzinare e scambiare conoscenza semantica: la rappresentazione simbolica di azioni o eventi nel “mondo reale”. La civiltà è una costruzione di conoscenza semantica accumulata intergenerazionalmente e implementata proceduralmente come lavoro e capitale. In breve: la civiltà si esprime nel modo in cui gli esseri umani agiscono e nelle cose che creano, e questo è stato il motivo per cui la stampa l'ha catapultata in avanti.

Come acceleratore della diffusione delle psicotecnologie fondamentali, la stampa ha inaugurato cambiamenti mega-politici senza precedenti nel mondo. L’evoluzione verso i media digitali porterà a una proliferazione e permutazione ancora maggiore di molte psicotecnologie utili. Ad esempio, grazie alle tecnologie digitali, la parola parlata beneficia ora della stessa portata e permanenza della parola scritta, ma con una distribuzione ancora più efficiente. Di conseguenza il pensiero umano e la rilevanza istituzionale stanno nuovamente subendo un cambiamento rapido e radicale. Vista in questo quadro di trasformazione della cognizione e delle istituzioni sociali, la storia può arrivare a considerare le (psico)tecnologie dell’Era digitale tanto cruciali quanto l’introduzione della stampa. Tra di esse ci sono Internet e Bitcoin, i due elementi che hanno avuto il maggiore impatto.

Un ibrido unico di tecnologia e psicotecnologia, il denaro è tra gli strumenti più basilari e importanti che un essere umano possa maneggiare. Il denaro è una tecnologia nel senso che storicamente (spesso, ma non sempre) ha avuto una manifestazione fisica, come i metalli preziosi o i titoli di Stato. Il denaro è una psicotecnologia nella misura in cui influenza le percezioni, i calcoli e gli orientamenti degli obiettivi umani. Dando a chi lo usa la capacità di eseguire calcoli economici, il denaro è incorporato nel nostro software mentale (basti pensare a quante volte avete pensato in termini di dollari nell’ultima settimana). In quanto linguaggio del valore, il denaro è uno strumento commerciale indispensabile: ci aiuta a comunicare, negoziare e pianificare. Il denaro è un simbolo vivente di puro potere, poiché può essere utilizzato per ottenere i poteri offerti da qualsiasi altro strumento o tecnologia che il mercato possa sopportare. Data la sua fisicità e il suo enorme potere, alcuni gruppi di umani in ogni civiltà hanno ritenuto nel loro interesse acquisire e controllare, in modo violento, i sistemi monetari per imporre il loro dominio politico sugli altri.

Il denaro monopolizzato ha sempre dato maggiore importanza alla politica. Quando i governanti si arrogano l’autorità assoluta di manipolarne l’offerta per arricchirsi a spese dei cittadini, il potere quasi illimitato che questo meccanismo conferisce attrae sempre coloro senza scrupoli affinché prendano il potere. La licenza di “stampare denaro” è un privilegio politico asimmetrico che può essere preservato solo attraverso la violenza e l’inganno. Quando si trascura la “prova di lavoro” necessaria per ottenere denaro sul libero mercato, s'innesca una struttura d'incentivi inevitabilmente destinata a fallire. Le banche centrali distruggono l’etica del lavoro di tutti coloro che traggono beneficio dei proventi rubati attraverso l’inflazione dell’offerta di denaro. Inoltre poiché il denaro denomina i paesaggi di rilevanza collettiva degli attori di mercato, politici e burocrati possono distorcere le percezioni, le valutazioni e la rilevanza economica distorcendo i prezzi. Armate della capacità di manipolare il denaro, le banche centrali hanno il potere di riprogrammare le coscienze umane, come minimo ai margini.

Il denaro è una (psico)tecnologia per eccellenza per il ridimensionamento della società: quando è disaccoppiato dalla fisica della realtà – la termodinamica del lavoro – non può funzionare correttamente. Come la formazione muscolare di un uomo che trascorre la sua carriera facendo oscillare una mazza, o il tunnel carpale di chi scrive un'e-mail, le caratteristiche di una determinata moneta possono plasmare nel tempo determinate qualità di chi la utilizza. Garantendo ai monopolisti una fonte virtualmente illimitata di ricchezza confiscata, la semplice esistenza delle banche centrali incentiva le persone a essere più politiche, in cerca di rendita e disoneste: una corruzione pervasiva che affligge allo stesso modo i responsabili e le vittime dell’inflazione. Senza responsabilità nei confronti delle preferenze degli utenti, tutti coloro che operano all’interno di un paradigma di valuta fiat diventano inquinati e politicizzati. Mentre l’inflazione amplifica i prezzi – i pacchetti di dati che comunicano la scarsità economica – la civiltà soffre e la coesione sociale si disintegra. Il denaro monopolizzato è il meccanismo che alimenta la crescita ipertrofica delle istituzioni politiche in sovrastrutture ideologiche irresponsabili. Uno strumento in grado di “nascondere” le conseguenze dei fallimenti passati impedisce la riallocazione del capitale lontano dalle imprese fallite e impedisce anche agli attori di mercato di apprendere la lezione impartita da tali fallimenti. Senza un’allocazione intelligente del capitale e un apprendimento costante, il progresso continuo della civiltà cessa e le divisioni politiche si allargano.

Una tecnologia monetaria radicalmente nuova, ovvero Bitcoin, rappresenta un diritto di proprietà apolitico. La proprietà è una relazione esclusiva tra proprietario e bene; la preservazione dei diritti di proprietà è responsabilità dello Stato, il che li rende vulnerabili ai capricci, agli artifici e alla corruzione. L’inflazione dell’offerta di valuta fiat e l’esproprio sono violazioni dei diritti di proprietà attraverso mezzi politici. In un’economia basata su Bitcoin, tutto ciò che conta per il vostro potenziale di guadagno è quanto gli altri sono disposti a pagarvi per soddisfare i loro desideri. In altre parole, in un mercato libero sono i consumatori a essere sovrani, non i politici. Il rango militare, l’affiliazione partitica e la vicinanza sociale alla stampante monetaria, visti come determinanti del posizionamento nella gerarchia della ricchezza mondiale, sarebbero in gran parte mitigati in un Bitcoin standard. Eliminando l’inflazione come fonte di finanziamento della guerra, Bitcoin elimina i sistemi di violenza su scala geopolitica. Aumentando il rapporto costi-benefici della confisca della ricchezza, Bitcoin rende la violenza a livello individuale meno gratificante. Poiché la politica si basa sull’utilità del saccheggio, Bitcoin riduce gli incentivi a politicizzare le istituzioni sociali. In quanto capitale ipermobile, Bitcoin offre a chi lo usa il massimo “vantaggio del difensore” nella sfera della proprietà. In questo senso Bitcoin rappresenta l’estinzione della politica come leva dominante del potere nel mondo.

Tutta l’autorità politica si fonda sulla violabilità della proprietà privata. Perché dovrei obbedire ai comandi altrui a meno che non ci sia una minaccia credibile imminente? Che si tratti di tassazione, inflazione, o confisca diretta, il furto della proprietà è oggi l’unica fonte di entrate per gli Stati-nazione. Come rivendicazione su tutte le altre forme di proprietà, il denaro è metaproprietà. Conservato correttamente, Bitcoin è l’unica forma di denaro che non può essere rubata, l’unica proprietà inviolabile. Una forma di denaro che resiste alla confisca in questo modo è un elemento cruciale per costruire una civiltà sostenibile.

“Se la storia potesse insegnarci qualcosa, sarebbe che la proprietà privata è indissolubilmente legata alla civiltà”

~ Ludwig von Mises


Politica con altri mezzi

L’indignazione morale nei confronti di politici, funzionari governativi e burocrati è oggi sempre più evidente. Come per il crollo della Chiesa medievale, questo “canarino nella miniera di carbone” è tipicamente un indicatore affidabile di un imminente cambiamento istituzionale. I lockdown, la minaccia delle vaccinazioni obbligatorie e la dilagante inflazione della valuta fiat sono tutti attacchi palesi alle proprietà dei cittadini. Quando le persone si renderanno conto di questa guerra contro la loro proprietà privata, cercheranno di mantenere l’unica proprietà inattaccabile dalle istituzioni politiche parassitarie. Quando Bitcoin sarà completamente monetizzato, le gerarchie umane si baseranno più sulla competenza piuttosto che sulla coercizione, e il modello di Stato-nazione del XX secolo cadrà finalmente nell’oblio. Alcuni Stati-nazione, come la Nigeria, si stanno già rendendo conto della minaccia esistenziale posta da Bitcoin.

Esso è un’istituzione sociale radicalmente nuova, indipendente dalla politica: ogni nodo sceglie da solo le regole di Bitcoin e non può essere costretto a scelte sfavorevoli. In virtù della resistenza intrinseca della sua rete alla coercizione, Bitcoin premia solo la forza di volontà umana incanalata verso la soddisfazione della domanda dei consumatori, gli unici attori sovrani in qualsiasi libero mercato. Limitando le incursioni degli Stati-nazione e degli attori politici nelle proprietà dei cittadini, Bitcoin dà potere all’imprenditorialità. L’importanza della politica come componente critica dell’identità individuale e di gruppo è una psicosi di massa basata sulla corruttibilità della proprietà privata. In quanto diritto di proprietà incorruttibile e istituzione sociale, Bitcoin annullerà secoli di programmazione politica nelle popolazioni che lo adotteranno.

È sciocco pensare che un particolare politico possa realizzare un cambiamento sistemico duraturo. Nessun essere umano è migliore dei suoi incentivi e i politici sono incentivati a vincere le elezioni a breve termine, indipendentemente dal costo a lungo termine. Nell’Era digitale la fede nel potere politico come costante dell’azione umana non capisce che le leve analogiche da cui i politici dipendono stanno morendo lentamente. Non riuscite a ottenere un permesso per armi da fuoco? Stampate una pistola. Soffrite di tassazione attraverso l'inflazione? Conservate i vostri risparmi in Bitcoin. Lo Stato censura le vostre comunicazioni? Ospitate i vostri contenuti su una piattaforma social immutabile e basata su Lightning Network. Più i politici saranno severi e spremeranno le loro popolazioni, più velocemente i sovranisti scivoleranno tra le loro dita e salperanno verso le acque internazionali digitali. Man mano che il mondo sarà testimone di questa migrazione, la psicosi politica svanirà; l’enfasi sull’identità politica è un’illusione moderna destinata a essere dissipata dal capitale a prova di saccheggio.

Ogni nuovo blocco di Bitcoin è un mattone nel muro di una civiltà apolitica e in cui la coercizione è ridotta al minimo. Ci sarà sempre la politica negli affari umani, ma i modelli di entrate non consensuali degli Sati-nazione, utilizzati per finanziare l’imposizione di decisioni politiche su una popolazione riluttante, sono destinati a crollare in un mondo in cui esiste Bitcoin. E quest'ultimo rimarrà così: una forma di denaro avvolta in una crittografia di livello militare ottimizzata al solo scopo di sopravvivere. Una moneta con regole inviolabili che non può essere confiscata, inflazionata, o fermata: Bitcoin è il segnale acustico dell’imminente crollo dello Stato-nazione dipendente dalla violazione della proprietà privata. Potremmo definirlo un “aggiornamento software” a livello mondiale della (psico)tecnologia chiamata denaro; la grande promessa di Bitcoin è ridimensionare la politica e l’economia della violenza che presuppone.

“La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi”

~ Clausewitz, Della guerra

L’autorità politica è una truffa e la sua scomparsa è una buona notizia per gli esseri umani. Quando le regole non possono essere violate e il denaro non può essere rubato, il perseguimento della cooperazione pacifica diventa la strategia più produttiva per tutti. Il denaro inviolabile è l'estinzione della politica e la sua continuazione clausolawitziana: la guerra.

La politica è una psicosi di massa aggravata dalla corruzione dell’importantissima (psico)tecnologia della civiltà: il denaro. Bitcoin è una forma di denaro incorruttibile e quindi porterà all’estinzione della politica. In poche parole: se la politica è la discussione su come applicare la violenza e la coercizione, allora Bitcoin mette fine a tale discussione.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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