di Finn Andreen
L’élite occidentale è diventata oligarchica; la sua influenza politica ed economica è sproporzionata e persino dannosa per la società. È necessario ripercorrerne l'evoluzione storica ed esporne gli obiettivi attuali.
In primo luogo bisogna riconoscere che è naturale e necessario che la società abbia un’élite. Murray Rothbard scrisse dell’ideale degli “aristocratici naturali” che “vivono in libertà e armonia con i loro simili, e si elevano esercitando la loro individualità e mettendo le loro più alte capacità al servizio dei loro simili, sia tramite un’organizzazione che producendo in modo efficiente per i consumatori”.
Una società libera ha bisogno di questi “aristocratici naturali” perché sono loro i motori principali e le ispirazioni. Le grandi iniziative imprenditoriali vengono generalmente intraprese da chi è lungimirante e motivato, disposto a fare più sacrifici e ad assumersi più rischi rispetto alla persona media. L’intera società beneficia indirettamente delle iniziative di queste persone.
Il problema, quindi, non è l’esistenza di un’élite di per sé, ma il fatto che essa non sia più composta principalmente da “aristocratici naturali”. Oggi è composta da quelli che Rothbard chiamava “aristocratici artificiali”: “Coloro che governano mediante la coercizione”; cioè con l'aiuto dello stato. I pensatori “machiavellici” furono i primi a descrivere in modo sistematico questa élite oligarchica; si riferivano alla “minoranza organizzata e dominante”, in contrapposizione alla maggioranza disorganizzata e controllata.
Come scrisse Gaetano Mosca nella sua opera La classe dirigente: “Il potere politico non è mai stato, e mai sarà, fondato sul consenso esplicito delle maggioranze. Esso è sempre stato, e sempre sarà, esercitato dalle minoranze organizzate, che hanno avuto, e avranno, i mezzi, diversi secondo i tempi, per imporre la loro supremazia sulle moltitudini”.
Infatti quando diventa oligarchica, la minoranza dominante usa la coercizione per influenzare le decisioni politiche e persino i valori sociali, nei propri interessi economici e ideologici. Tuttavia non è onnipotente e onnisciente; il suo potere non è mai pienamente acquisito e non sempre esercita la sua influenza con grande abilità.
Come altrove, le società occidentali hanno sempre avuto “minoranze organizzate”, ma queste si sono evolute nel tempo. Il potere politico di questa élite è costantemente aumentato, insieme all’espansione dello stato e del capitalismo clientelare che esso facilita. Per citare ancora Mosca: “Nella misura in cui lo Stato assorbe e distribuisce una parte maggiore della ricchezza pubblica, i leader della classe dominante hanno maggiori mezzi ' influenza arbitraria sui loro subordinati e sfuggono più facilmente al controllo di chiunque”.
Non si deve dare per scontato che l’introduzione della “democrazia” abbia ridotto l’influenza di questa minoranza dominante sulla società, poiché questo sistema politico è stato inesorabilmente accompagnato da un notevole sviluppo del potere statale. Infatti anche in una “democrazia liberale”, la maggioranza disorganizzata e generalmente disinformata non ha praticamente alcuna influenza, ad esempio, sulle politiche estere e monetarie dei propri governi.
Tre fasi di sviluppo
È possibile identificare tre fasi nell'evoluzione della minoranza dominante. Nel corso del XIX secolo questa minoranza era abbastanza vicina all’élite naturale e ideale sopra descritta. In assenza di stati forti e istituzioni sovranazionali, le minoranze dominanti (al plurale) avevano una prospettiva più nazionale che internazionale, cercavano il potere economico piuttosto che politico ed erano più orientate all’industria che alla finanza. In Francia il conte di Saint-Simon, in una lettera aperta al re Luigi XVIII, scrisse degli “industriali” come “i leader naturali e permanenti del popolo”.
Queste minoranze pensavano sempre prima ai propri interessi (sebbene fossero anche filantropi). Tuttavia gli investimenti di queste minoranze dominanti contribuirono notevolmente all’aumento della prosperità di cui godette l’Occidente durante il “lungo” XIX secolo.
Il loro rapporto con il resto della società era quindi piuttosto simbiotico, nonostante le tensioni legate alle condizioni sociali della prima industrializzazione. Ad esempio, fino alla Prima Guerra Mondiale queste minoranze al potere erano impegnate nella deflazione e nel libero scambio e mantenevano un certo livello di controllo monetario attraverso il gold standard.
La moderna minoranza dominante si consolidò poi con lo sviluppo del capitalismo finanziario alla fine del XIX secolo, attorno al potere crescente e sempre più politico dei “banchieri internazionali” e delle loro famiglie allargate. Lo storico Carroll Quigley li descrisse (i Rothschild, i Morgan, i Rockefeller e gli altri) così:
Queste famiglie di banchieri rimasero diverse dai banchieri ordinari in modi distintivi: erano cosmopolite e internazionali; erano vicini ai governi e si preoccupavano particolarmente delle questioni relative al debito pubblico; [...] erano quasi equamente dediti alla segretezza e all’uso segreto dell’influenza finanziaria nella vita politica.
In questa seconda fase emerge la minoranza dominante occidentale, internazionale, politicizzata e principalmente orientata finanziariamente. Questa descrizione del nucleo della minoranza dominante occidentale è ancora la stessa oggi, nonostante i grandi cambiamenti avvenuti nel sistema finanziario nell’ultimo mezzo secolo. Intorno a questo nucleo, ovviamente, vanno annoverati leader politici e alti funzionari pubblici, così come editori e redattori nei media generalisti e leader di molte multinazionali occidentali.
Come accennato, questa politicizzazione della minoranza dominante è strettamente legata alla rapida espansione del ruolo dello stato nella società a partire dalla fine del XIX secolo, il quale aumentò dapprima il suo controllo sulla produzione (controllo statale sulle industrie chiave), poi sul denaro (rinuncia al gold standard), poi sul consumo eccessivo (introduzione del controllo sui prezzi). Come scrisse Albert Jay Nock: “È più facile impossessarsi della ricchezza (dei produttori) che produrla; e finché lo Stato renderà l’appropriazione della ricchezza una questione di privilegio legalizzato, la disputa per esso andrà avanti”.
Fase 3: globalismo messianico e nefasto
Con la Seconda Guerra Mondiale e l’ascesa del keynesismo, l’inflazione monetaria – questo flagello artificiale sulla maggioranza – divenne uno strumento importante per l’arricchimento dei grandi istituti bancari. Con la finanziarizzazione delle economie occidentali negli anni ’70, gli interessi della minoranza dominante iniziarono a divergere chiaramente dagli interessi dell’economia “reale” basata sulla produzione alla quale partecipa la maggioranza. L’élite oligarchica occidentale entrò quindi nella sua terza fase.
Negli ultimi decenni questa minoranza dominante è diventata molto più ambiziosa e aggressiva di quanto non fosse in passato. Ora è pienamente intrisa di una missione ideologica, addirittura messianica: cambiare il mondo. Il ritorno sugli investimenti e il controllo delle risorse non sono più gli unici o addirittura i più importanti obiettivi; l’attuale minoranza al potere ha un desiderio tecnocratico di plasmare le società, di controllarne e dirigerne l’evoluzione. Infatti il suo scopo oggi può essere riassunto in una parola: comando/controllo. Si tratta di controllare tutto: persone, finanza, cibo, energia, salute e persino la natura.
Ciò significa indebolire gli stati-nazione accelerando il trasferimento della sovranità nazionale alle autorità sovranazionali. Per convincere la maggioranza che il globalismo politico è l’unica speranza per l’umanità, le crisi sono state fabbricate e presentate come insolubili a livello dello stato sovrano. Le tre principali crisi create a questo scopo sono la “crisi climatica”, la “crisi” sanitaria e la “crisi” migratoria. Quest’ultima serve anche a diluire le nazioni etnicamente omogenee e quindi a diminuire la naturale resistenza sociale e culturale al globalismo politico.
Le Nazioni Unite e le istituzioni governative e le organizzazioni non governative che orbitano intorno a esse svolgono un ruolo chiave. Per citare alcuni esempi, adesso è necessario dare all’Organizzazione Mondiale della Sanità il potere d'introdurre uno strumento sanitario digitale che consenta il controllo delle popolazioni con il pretesto di preoccuparsi per la salute pubblica; l’Unione Europea vuole imporre obblighi e restrizioni sul comportamento degli individui e delle aziende europee (si veda la Direttiva sul reporting di sostenibilità aziendale, il Digital Services Act e il Green Deal); l’introduzione delle valute digitali delle banche centrali consentirà il controllo di tutte le singole transazioni economiche; il relativo wallet digitale consentirà l’introduzione di un sistema di credito sociale, in stile cinese.
"There will be control."
— Wide Awake Media (@wideawake_media) November 25, 2023
President of the European Central Bank, Christine Lagarde, admits the EU's new CBDC—the digital euro—will be used to impose control.
EU citizens already face imprisonment or fines for engaging in cash transactions above €1000, but the introduction of… pic.twitter.com/mokPl7hskt
Tutte queste iniziative sono coordinate dal World Economic Forum e rappresentano passi progressivi verso l’obiettivo d'istituire un governo mondiale sotto il controllo della minoranza finanziaria dominante in Occidente.
Contro un nemico del popolo
Questi piani nefasti della minoranza dominante rappresentano ovviamente una minaccia significativa alla libertà individuale su scala mondiale. Purtroppo sono già stati parzialmente implementati. Non è altro che un tradimento da parte della minoranza dominante nelle proprie società; essa è diventata nel tempo un nemico del popolo, le cui maggioranze non hanno altra scelta che opporsi.
È obbligatorio ritornare alla situazione prevalente durante parte del diciannovesimo secolo, quando la minoranza dominante era costituita principalmente da un’élite economica; dovrebbe essere composta essenzialmente dagli “aristocratici naturali” di cui parlava Rothbard.
Quando la libertà è così a rischio come lo è oggi, vengono in mente queste parole di Ludwig von Mises: “Ognuno porta sulle spalle una parte della società; nessuno è sollevato dalla sua parte di responsabilità. [...] Che lo voglia o no, ogni essere umano è trascinato nella grande lotta storica, nella battaglia decisiva nella quale la nostra epoca ci ha scaraventato”.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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