Orwell, quando scrisse “1984”, non stava scrivendo un semplice romanzo di fantascienza. Era un monito al futuro riguardo i pericoli insiti nell'ideologia della propaganda, soprattutto quella di guerra. «Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato». Così la storia non viene più letta, ma riscritta. Non conta più come si siano svolti i fatti, ma come vengono interpretati dalla grancassa della propaganda.Si forma, quindi, un esercito più pericoloso di quello composto da soldati: una pletora di fanatici che manderebbero al macello i propri pari pur di vedere la “propria fazione” vincere. Ragione, logica, non contano più; c'è solo emotività. Vincere. Sono pronti al massacro e, ancor peggio, sono pronti a far massacrare. Non esiste escalation che non valga la pena perseguire pur di vincere. La fallacia dei costi irrecuperabili diventa il motto di chi non ha problemi a veder bruciare il mondo. Qui siamo ben oltre l'incapacità o prese di posizione buffonesche; siamo di fronte a una politica estera errata, fallimentare e deliberatamente provocatoria che ha creato una frattura insanabile (spero di sbagliarmi) tra Est e Ovest. Ora, è pacifico che l'Ucraina verrà smembrata così com'era chiaro fin dall'inizio di questo conflitto. La domanda è: basterà affinché tutti gli attriti vengano appianati una volta arrivati a quel punto? Basterà per una futura distensione? Io non credo, ma staremo a vedere. Sta di fatto che a quel punto sarà di vitale importanza ricordare i fatti storici per come sono accaduti, e non per come si vorrebbe che fossero accaduti (es. epsansione della NATO, trattato ABM, trattato INF, trattato di pace a Istanbul). Un confronto onesto e sensato sarebbe un ponte affidabile di chi ha fatto ammenda e vuole ricominciare. In poche parole, riconoscere onestamente la politica estera fallimentare, pericolosa e provocatia di alcuni leader occidentali che hanno deliberamente acceso e alimentato le braci della guerra. È necessario un senso di autocritica. Altrimenti, come negli ultimi 24 anni, si continua lungo l'escalation e adesso non è affatto auspicabile. Il mondo si sta riarmando e, per quanto diventi ogni giorno che passa un'utopia, bisognerebbe auspicare distensione non ulteriore nervosismo. Come si dice negli USA, sono tante palle di neve che fanno una slavina. Lo ripeto se non fosse chiaro: non sto vittimizzando la Russia, anch'essa ha le sue colpe (arcinote). Ma non si può soprassedere su inettitudine, provocazione e pericolosità della politica occidentale. Purtroppo i segnali dal mondo puntano in direzione opposta. Infatti coloro che “vogliono veder bruciare il mondo” stanno escogitando nuovi modi per finanziari ed ecco perché le voci di una CBDC europea si stanno facendo sempre più insistenti. Questa accelerazione è proporzionale al tempo che si esaurisce nella clessidra della Cricca di Davos per trovare una fonte alternativa all'eurodollaro con cui finanziarsi. Di conseguenza ci sarà una particolare rapacità nei confronti dei risparmi degli individui, dei loro investimenti, delle loro energie e, soprattutto, del loro tempo. Quest'ultimo è la variabile che la Cricca di Davos vuole disperatamente. Ora che Powell ha chiuso i rubinetti dei dollari fantasma, tutti quei progetti distopici che avevano in mente stanno andando in frantumi. Ecco perché quest'anno volevano “ricostruire ponti”. JP Morgan, e Dimon in particolare, ha mostrato loro un bel dito medio. A casa loro, trattandoli per i traditori che sono. Gli USA andranno avanti per la loro strada, cercando di ricostruire i mercati dei capitali interni e isolandosi ancor di più dal resto del mondo dal punto di vista energetico/economico (es. accorciando le supply chain). Le ultime esternazioni di Trump vanno in tale direzione. Non solo, ma anche attirando know-how e industrie dall'estero (dalla Germania in particolare), tutto pur di dissanguare finanziariamente l'altra parte. Il problema è che la Cricca di Davos, insieme a tutti quelli che si abbeveravano dalla fonte degli eurodollari, preferiscono veder bruciare il mondo piuttosto che darsi per vinti. E questo è qualcosa che tutti sanno nel mondo della megapolitica. Ecco perché il mondo si sta pericolosamente riarmando (si veda Iran, Cina, Russia, dichiarazioni NATO). Finora la guerra è rimasta circoscritta nell'ambito finanziario, con qualche esplosione di guerra cinetica a macchia di leopardo. Speriamo che rimanga tale e che il riarmo sia solo una politica di rischio calcolato. Ma, soprattutto, speriamo che la Cricca di Davos vada in bancarotta prima di una guerra cinetica su larga scala.
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di Tom Luongo
Finora la più grande storia mediatica del 2024 è stata l'intervista di Tucker Carlson al presidente russo Vladimir Putin.
Tutti, anche i media dominati da cricca di Davos/Regno Unito, hanno espresso la loro opinione al riguardo. E come tutti gli altri mi sono perso il punto più importante di questa intervista.
Ora, quando leggerete i vari commenti, ciò che vedrete principalmente sono persone, come sempre, che fanno ciò che i trader chiamano “intendere il book alla propria maniera”. In altre parole, invece di occuparsi delle informazioni presentate e delle motivazioni coinvolte, la maggior parte dei media e dei commentatori hanno espresso la propria opinione sul fatto che questa intervista soddisfacesse le loro esigenze.
Quindi, tra geopolitici e psicoanalisti da poltrona, abbiamo sentito molte opinioni che hanno messo in dubbio la strategia di Putin di aprire l'intervista con una recitazione di quasi trenta minuti della storia russa/ucraina. Perché avrebbe dovuto farlo, era il ritornello comune.
Utilizzerò il mio campione preferito, Scott Adams, come esempio.
How many of you thought Putin was "all there" in the Tucker interview?
— Scott Adams (@ScottAdamsSays) February 9, 2024
If he seemed lucid to you, it's because Biden is your comparison.
I thought Putin seemed unhinged. The history lesson was not a good sign. https://t.co/VZiEIHRZ2t
Questa è stata la più gentile delle “mal interpretazioni” che ho trovato, perché Putin sembrava tutt’altro che “sconvolto”. Infatti sembrava calmo come non l'avevo mai visto, assumendo una postura rilassata per mettere a suo agio Carlson, che era chiaramente insicuro di dove si trovava all'inizio dell'intervista.
Ma questo è il messaggio che Adams voleva vedere, inquadrando Putin in relazione a Biden, perché aveva bisogno di qualcosa di unico da dire per giustificare la sua presenza nella conversazione.
Al contrario, Martin Armstrong ha pubblicato un bellissimo post sul suo blog in cui ha analizzato tutte le folli interpretazioni neocon nei “media”.
Ciò che è ovvio è che hanno capito che il monologo di apertura avrebbe scoraggiato molti osservatori occasionali dal continuare la visione, quindi la loro “analisi” si è concentrata nel portare la conversazione sulla “falsa storia” della Russia e dell'Ucraina.
In questo modo ciò avrebbe dominato le opinioni di tutti il giorno successivo, gestendo la finestra di Overton dell'intera intervista. Un'ottima base per screditare Putin.
E per screditare Carlson, persone come Hillary Clinton sono state tirate fuori per mentire su di lui, definendolo un “utile idiota”, un “cucciolo di cane” e un giullare dei media russi. La risata da arpia di Hillary ha accompagnato le domande di un intervistatore adulatorio, mentre entrambi scherzavano sul fatto che Carlson fosse stato licenziato da ogni agenzia di stampa legittima.
Ci è stato offerto uno spettacolo comune: due addetti ai lavori della Beltway che ridevano nella loro camera di risonanza e solo la nostra fascinazione malata per l'orrido lo avrebbe potuto rendere anche lontanamente interessante.
Da un lato ci sono persone che non colgono intenzionalmente il punto perché hanno bisogno che le loro opinioni siano convalidate. E dall'altro abbiamo persone che distolgono intenzionalmente i curiosi dallo scopo dell'intervista: dare uno sguardo senza filtri alle motivazioni di Putin su come governa la Russia.
Perché? Perché, come già sappiamo, in Occidente comandano i guerrafondai e non si faranno scoraggiare da qualche tafano nel giornalismo e da uno sporco sovrano slavo con la pretesa di voler esistere.
Quindi lo spettacolo di guerra deve continuare.
Ma sepolte sotto questi strati di surrealtà ci sono le motivazioni per cui è stata tenuta tale intervista. Le motivazioni di Carlson vengono chiarite in modo abbastanza efficace nella sua prima apparizione dopo il colloquio con Putin (guardate i primi 90 secondi).
Ciò che lo ha spinto è stata la sua indignazione per essersi visto negare questa intervista per tre anni da NSA/CIA che lo spiavano. La cosa peggiore che i guardiani abbiano mai fatto è stata licenziare Tucker Carlson da Fox News; renderlo indipendente lo ha liberato dalle restrizioni dei media generalisti.
Sapendo che Tucker ha cercato per tre anni di ottenere questa intervista con Putin, dovremmo supporre che quest'ultimo si sarebbe presentato preparato; quindi è logico che Putin abbia voluto darci una lezione di storia perché presume, giustamente, che la maggior parte degli americani non abbia alcuna idea della storia della Russia.
Non lo ha fatto per annoiarci, lo ha fatto per informarci e metterci a nostro agio; per dirci che è un uomo con una prospettiva che crede di poter giustificare. Non è un cannibale con la bava alla bocca che desidera il dominio del mondo.
No, l'obiettivo di Putin era chiarire, con calma, la natura del conflitto, evidenziando i passi falsi commessi lungo il percorso. E credo che sia stato efficace per coloro che hanno continuato la visione perché mai una volta Putin ha parlato dall’alto al suo pubblico.
Quanti americani hanno appreso che Putin ha chiesto a Bill Clinton di far entrare la Russia nella NATO, potendo così porre fine alla ragion d'essere della NATO?
O che Bush junior abbia abrogato unilateralmente il Trattato ABM?
O che gli accordi di Minsk fossero la nostra ultima speranza per una soluzione alle divergenze tra Donbass e Kiev, e che Putin fosse quello che spingeva per farli rispettare?
Ci sono almeno una mezza dozzina di altre cose che le persone hanno appreso in questa intervista, se avessero avuto orecchie per ascoltare... sì, anche tu, Scott Adams.
E dato che questo conflitto si sta precipitando verso una guerra che solo i guardiani e gli intermediari del potere vogliono, ciò avrebbe dovuto essere sufficiente per focalizzare l’attenzione di tutti e dare a Putin un’udienza onesta.
Ora, detto questo, Putin ha presentato la sua versione della storia, della verità. E perché non avremmo dovuto aspettarcelo?
Ma, come ho detto all'inizio di questo pezzo, concentrarsi su questo significa concentrarsi sulla cosa sbagliata. È il quadro sbagliato per visualizzare questa intervista data la posta in gioco in questo conflitto.
E questo è ciò che tutti hanno sorvolato in questa intervista. Non importa chi ha ragione e chi ha torto; na versione della storia di Putin non è ciò che è in gioco qui.
Non importa se Putin abbia violato il diritto internazionale attraversando il confine post-URSS. Come ha sottolineato anche lui, la NATO ha violato i confini della Serbia bombardando Belgrado per sei mesi nel 1999. Quindi i confini contano solo quando è opportuno per determinati attori?
Non importa se Putin stia esagerando il livello di “nazificazione” dell’Ucraina per giustificare la difesa del Donbass, se incarcera i giornalisti, reprime la libertà di parola, o governa la Russia con una patina velata di democrazia.
Non importa se credete che abbia organizzato un colpo di stato in Crimea nel 2014, avvelenato Sergei e Yulia Skripal, se Alexi Navalny sia un combattente per la libertà o abbia contribuito a far eleggere Donald Trump (e sto guardando TE Hillary Clinton!) .
Ciò che conta è il modo in cui Putin veda questo conflitto. E dobbiamo farcene una ragione. Punto.
Ciò che conta è anche che coloro che sostengono Putin sono ancora meno pazienti e cauti di lui.
Per evitare quella guerra più grande che solo la classe oligarca vuole, noi, come persone, dobbiamo accettare una certa responsabilità per arrivare a questo punto. Senza di ciò non può esserci alcuna base per una soluzione negoziata.
Questo conflitto tra l’Occidente, e ciò include tutta l’Europa, il Regno Unito e gli Stati Uniti, e la Russia, ha conseguenze esistenziali.
Ciò che Putin ha detto, molto chiaramente, è che la palla è nel nostro campo. Possiamo sederci e discutere onestamente di un futuro negoziato oppure andremo in guerra. Se questo è ciò che vogliamo noi occidentali, è ciò che otterremo. Putin ha messo in gioco i suoi figli nell’Ucraina orientale. Siamo pronti a farlo anche noi?
Potete insistere sull'avere ragione, oppure possiamo avere la pace. Non possiamo averli entrambi.
I vari Victoria Nuland e Ursula Von Der Leyen di questo mondo rappresentano persone che rifiutano di accettare che la Russia e/o la Cina non siano sistemi, ma piuttosto civiltà. Non sono l’attuale spauracchio di moda, come il comunismo o l’autoritarismo, sono un popolo, una cultura, un’etnia. L'ismo è proprio ciò che hanno adottato adesso per aiutarli a preservare quelle cose intrinsecamente russe o cinesi.
I nostri leader sono così perché non credono in queste cose né per noi, né per nessun altro. E passano tutto il loro tempo cercando di convincerci che questo è ciò che ci divide. Non è così, è semplicemente la loro avidità, il loro vuoto.
Per questo motivo non hanno la minima idea che queste civiltà 1) abbiano il diritto di esistere e 2) meritino un po' di empatia. Quindi, logicamente, nessuna delle richieste della Russia è valida.
Putin ha messo sul tavolo quello che pensa della storia. È arrabbiato per questo e l’Occidente continua a dire: “La tua versione della storia è sbagliata, quindi non hai il diritto di essere arrabbiato”.
Avete mai litigato con qualcuno d'importante per voi e vi ha fatto questo? A me è capitato, in entrambi i versi, e nella mia esperienza la questione non s'è risolta; anzi s'è intensificata.
E s'intensifica anche se va avanti per molto tempo, come in un matrimonio, fino al punto di allontanamento o a sfociare nel vero e proprio odio. Se volete riparare la relazione in qualche modo, allora dovete iniziare con “Okay, ti capisco”.
Poi dovete imparare a sentirlo veramente, però.
Ecco dove siamo oggi. I russi hanno chiuso con la nostra leadership: usiamo la diplomazia come base per il tradimento, non come base per un futuro.
Ci vedono come un impero in fallimento, una civiltà in fallimento nel lungo arco temporale storico, perché abbiamo abbracciato il cinismo e permesso ai rapaci e ai perversi di governare il nostro mondo.
Questo è il motivo per cui non esiste alcuna base per la diplomazia a livello di capi di Stato. Questa è una discussione tra due persone, una delle quali non vuole avere niente a che fare con l'altro (l'Occidente), mentre quest'ultimo insiste che, qualunque cosa faccia il primo, egli/ella sopravviverà (la Russia).
Putin ha presentato le sue motivazioni. Le ha esposto attentamente affinché noi, il popolo occidentale, potessimo esaminarle. Carlson ha provato a rimproverarlo per non aver parlato con il presidente Biden e per non aver aperto i negoziati e Putin ha giustamente messo in chiaro i suoi dubbi.Con chi può parlare? Chi ha l’autorità politica o addirittura morale per negoziare? C’è qualcuno dalla nostra parte disposto a negoziare? Ha chiarito che risponderà a chiunque lo chiami e continua a sperarci perché, come ha detto, “smettete di fornire armi e questa guerra finirà in poche settimane”.
E se la vostra risposta istintiva è: “Bene, Vlad, puoi semplicemente lasciare l’Ucraina…”, allora siete parte del problema perché non state nemmeno cercando di ascoltare.
Perché adesso questa guerra è nelle nostre mani. Ecco con chi Putin stava parlando tramite Tucker Carlson.
Gli architetti di questa guerra ci hanno portato a un momento pericoloso. Putin non ha bisogno di invadere la Polonia o la Germania per sconfiggere l’Occidente. Tutto ciò che lui e la Russia devono fare è sopravvivere alla nostra rabbia collettiva. I nostri leader ci stanno mandando in bancarotta, come ha sottolineato anche lui, cercando di sconfiggere la Russia.
Se volete la pace, affrontate i fatti di questa guerra riconoscendo i sentimenti delle persone dall’altra parte ed esaminando veramente i vostri.
In ogni caso, la storia non giudicherà gentilmente nessuno di noi.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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