Bibliografia

lunedì 5 febbraio 2024

Non si può ritrovare la propria innocenza odiando gli altri

 

 

di Barry Brownstein

Shelby Steele è un famoso autore di relazioni razziali e membro senior della Hoover Institution. Lui e suo figlio, Eli, hanno partecipato a un dibattito su Razza, Innocenza e Potere al City Journal.

Eli Steele ha affermato che l’ideologia woke “è una battaglia a dir poco perversa per l’innocenza”. Shelby Steele ha aggiunto: “Gran parte delle nostre linee di politica e della nostra cultura nascono da questa lotta per l’innocenza. La wokeness la possiamo inquadrare così: un modo per essere innocenti e quindi per avere potere. E questo porta a cose oscure”.

Shelby Steele ha osservato che la sinistra afferma che la sua “linea di politica ha più innocenza della vostra linea di politica” e, su tale base, cerca il potere sugli altri. Ha offerto un esempio di come il potere che dispiega porti al male:

Una certa persona va a scuola e quest'altra no a causa del colore della sua pelle, e questa è la lotto contro la diversità, questa è inclusività? [...] Il male è ovunque, facendosi passare da convenienza morale e farvi sentire apparentemente una persona migliore [...]. Quindi si diventa una cheerleader del male, pensando ingenuamente di aiutare.

Shelby Steele ritiene che l'analisi psicologica sia necessaria per comprendere la divisione che vede in America. Sebbene Carl Jung non venga menzionato nel dibattito, non esiste scrittore migliore di lui per comprendere il fenomeno del male mascherato da bene che entrambi gli Steele portano alla nostra attenzione.

Nel libro The Undiscovered Self Jung rivela che coloro che sostengono il male spesso non sono consapevoli di ciò che stanno facendo: “Poiché si crede universalmente che l’uomo sia ciò che la sua coscienza conosce di sé stessa, si considera innocuo e quindi aggiunge stupidità all’iniquità. Non nega che cose terribili siano successe e continuino ad accadere, ma sono sempre "gli altri" a farle”.

Ognuno di noi ha difetti e limiti di carattere, e una capacità di fare del male in potenza. I sentimenti generali di disagio e angoscia hanno la loro fonte in queste debolezze umane. Per liberarcene, vediamo negli altri i difetti che non siamo disposti a vedere in noi stessi. Questo tentativo di scaricare sugli altri la nostra spazzatura psicologica fa parte del fenomeno della proiezione. Jung scrisse:

Solo lo stolto può ignorare permanentemente le condizioni della sua stessa natura. Infatti questa negligenza è il mezzo migliore per fare di lui uno strumento del male. L'innocuità e l'ingenuità sono poco utili quanto lo sarebbe per un malato di colera e per coloro che gli stanno intorno rimanere inconsapevoli della contagiosità della malattia.

Chiudere gli occhi davanti a ciò che si trova nella nostra natura, spiegò Jung, “porta alla proiezione del male non riconosciuto nell'altro. Ciò che è ancora peggio, la nostra mancanza d'intuizione ci priva della capacità di affrontarlo”.

Nel libro Man and His Symobols Carl Jung cita Hitler per descrivere Churchill: “Per più di cinque anni quest’uomo [Churchill] ha vagato per l’Europa come un pazzo alla ricerca di qualcosa a cui poter dare fuoco. Purtroppo trova sempre dei mercenari che aprono le porte del loro Paese a questo piromane internazionale”. Jung scrisse: “Le proiezioni trasformano il mondo nella replica del proprio volto che ci si rifiuta di guardare”. Hitler vide in Churchill il male che aveva sepolto nel profondo di sé. Vediamo, allora, come proiettiamo. Forse vi è capitato d'impersonare entrambe le parti nel seguente scenario.

State guidando e un altro conducente commette un'infrazione secondo le vostre regole. Forse vi taglia la strada, o guida troppo lentamente. Prestate attenzione a come fissate l'altro conducente mentre lo sorpassate.

Perché lo sguardo? Credete che la fonte della vostra rabbia e del vostro odio sia al di fuori di voi, e quindi non guarderete dentro il vostro carattere. Fingete di essere innocenti, vittime di una persona sconsiderata. Se le vostre emozioni non fossero specificamente dirette all'altro, potreste vedere la vostro rabbia e il vostro odio provenire da dentro di voi.

Finché ignorate qualcosa che non siete disposti a guardare, questa spirale non potrà far altro che peggiorare. Continuerete a cercare un'opportunità per eliminare il senso di colpa che state accumulando attribuendo falsamente le vostre emozioni ad altre persone. Giustificherete il vostro giudizio sull'altro; per i più emotivamente immaturi, la rabbia da strada potrebbe essere il risultato.

A livello sociale le persone emotivamente immature si uniscono a movimenti di massa che utilizzano l’odio di gruppo. Tuttavia non si può ritrovare la propria innocenza proiettando il proprio senso di colpa su altre persone o gruppi.

Jung scrive in The Undiscovered Self: “Niente ha un effetto più divisivo e alienante sulla società di questo compiacimento morale e mancanza di responsabilità; e niente promuove la comprensione e il riavvicinamento più del reciproco ritiro delle proiezioni”. Poi ci offre un modo per riprendere le nostre proiezioni:

Questo correttivo necessario richiede autocritica, perché non si può semplicemente dire all'altra persona di ritirare [le sue proiezioni]. Non le riconosce per quelle che sono più di quanto non si riconosca sé stessi. Possiamo riconoscere i nostri pregiudizi e le nostre illusioni solo quando, partendo da una più ampia conoscenza psicologica di noi stessi e degli altri, siamo disposti a dubitare dell'assoluta correttezza delle nostre ipotesi e a confrontarle attentamente e coscienziosamente con i fatti oggettivi.

Jung era un feroce critico del comunismo, spiegò che l’“autocritica” da lui sostenuta non ha nulla a che fare con ciò che viene incoraggiato nelle società totalitarie:

Stranamente l'“autocritica” è un'idea molto in voga nei Paesi marxisti, ma lì è subordinata a considerazioni ideologiche e deve servire lo Stato, e non la verità e la giustizia nei rapporti reciproci degli esseri umani. Lo Stato non ha alcuna intenzione di promuovere la comprensione reciproca e il rapporto da uomo a uomo; tende piuttosto all'atomizzazione, all'isolamento psichico dell'individuo. Più gli individui sono isolati, più lo Stato si consolida e viceversa.

L’amore per l’umanità, scrisse Jung, è possibile solo quando lavoriamo a livello interiore per diventare consapevoli delle nostre proiezioni:

È proprio questo amore per il prossimo che soffre più di tutto per la mancanza di comprensione causata dalla proiezione. Sarebbe quindi nell'interesse della società libera riflettere sulla questione dei rapporti umani dal punto di vista psicologico, poiché in questo risiede la sua reale coesione e di conseguenza la sua forza. Dove finisce l'amore, inizia il potere, la violenza e il terrore.

L’alternativa a questo lavoro interiore, come sottolineano gli Steele, è “fare cose irrazionali” in accordo a un’ideologia collettivista che i suoi seguaci credono possa ripristinare la loro innocenza. Da coloro le cui menti sono, secondo le parole di Jung, “possedute da pregiudizi irrazionali, proiezioni e illusioni infantili” possiamo aspettarci maggiori espressioni di rabbia e odio. Jung ci avverte anche che coloro che sono guidati ciecamente dalle nostre proiezioni hanno maggiori probabilità di “sottomettersi a una convinzione collettiva e [...] a rinunciare al [loro] eterno diritto alla libertà”.

Gli amanti della libertà possono promuovere quest'ultima lavorando per abbandonare le loro proiezioni; l’innocenza non è un gioco a somma zero. Siamo liberi di vivere in pace finché non trasgrediamo nei confronti degli altri. In una società libera, cerchiamo di cooperare con gli altri invece di peggiorarne la vita.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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