Bibliografia

martedì 6 febbraio 2024

La cricca di Davos, la fiducia e il “risveglio dei leoni”

 

 

di Tom Luongo

Lo scorso autunno ho stuzzicato l'orso addormentato con l'hashtag #ingovernabili criticando quelli che definiscono “pecorame” le persone. Per la cronaca, detesto questa parola.

La mia risposta è stato un bel “stronzate!” molto riflessivo. Ci sono pochissime cose che mi fanno arrabbiare più di quella di relegare il 90% dell'umanità a quel tipo di ovini, ordini di grandezza più stupidi delle mie capre.

In quel sentimento di frustrazione ho anche coniato il termine “leoni in vacanza”. A volte ci ritroviamo di fronte a quello che gli alcolisti chiamano “un momento di lucidità”.

Nella maggior parte delle situazioni le conversazioni pubbliche rivelano la verità su chi siamo. Secondo me Twitter è uno dei migliori specchi della nostra vera personalità e del nostro stato d'animo, più di qualsiasi altra cosa finora ideata. C'è una barriera talmente bassa nel contrarre l'afta epizootica che tutti la trasmettiamo in giro come bambini di prima elementare, mentre generalmente ci comportiamo come loro in pubblico.

Lo scambio citato qui sopra ha rivelato il nichilismo e la condiscendenza di una persona come meccanismo di difesa, mentre ha confermato il mio pensiero che non siamo tutti solo dei tetraplegici in canoa diretti verso le Cascate del Niagara.

Questa è stata un'idea che ha rapidamente infiammato il mio piccolo angolo di Twitter, facendo emergere due campi. Non sai mai cosa catturerà l'immaginazione delle persone quando fai queste cose per vivere, ma in quel momento sembrava che stessero aspettando che qualcuno si opponesse ai fatalisti e desse loro un po' di speranza.

Continuo a pensare che questa idea non sia così scarsamente diffusa: basta pungolarle un po' e il carattere vero delle persone esce fuori. Onestamente più ci penso, più dovrebbe ispirare gli altri all’azione. Là fuori non ci sono persone cattive, stupide, o apatiche, no ci sono solo individui addormentati che aspettano d'essere svegliati. Lo sapete voi e lo so io.

Non sono mai stato d'accordo con Janis Joplin sul fatto che “la libertà è solo un'altra parola per dire 'niente da perdere'”, ma provo empatia per questo sentimento.

Al centro della mia osservazione c'è chi diventerete davvero quando non avrete più nulla da perdere. O meglio ancora, dov'è la vostra soglia di perdita prima che il vero voi mostri i suoi canini?

Perché è letteralmente tutto qui il mio sermone: tutti abbiamo un limite. Ma pensare che se il vostro limite non è così basso come il mio allora ciò vi rende parte del “pecorame”, è esattamente il tipo di senso di condiscendenza che i demoni che si riuniscono a Davos vanno cercando per costringerci a ricostruire la nostra fiducia in loro.

Siamo ormai nel 2024 e la cricca di Davos ammette di avere una vera minaccia alla sua agenda del Grande Reset. Lo hanno ammesso e la maggior parte delle persone non ha nemmeno iniziato a raggiungere il proprio limite. La metafora dei “leoni in vacanza” è oggi più attuale che mai.

Questo è uno dei motivi per cui penso che ora stiamo avvertendo la Grande Accelerazione. Il ritmo operativo è aumentato notevolmente, perché il tempo della cricca di Davos sta per scadere ora che molteplici leoni stanno capendo che questi aspiranti psicopatici non sono affatto così potenti come vorrebbero far credere.

È solo una nostra percezione... infondata.

Klaus Schwab e il suo branco credono di essere i lupi alfa del pianeta. Non hanno restrizioni sul loro comportamento e lo stesso Schwab non ha nessuno che gli dica: “No, questa è una cattiva idea”.

Adam Savage l'ha capito e questo breve momento di auto-riflessione è la chiave per comprendere la follia della cricca di Davos.

Schwab è solo la figura pubblica: il volto del male, non il male stesso. Le persone dietro Schwab hanno curato almeno due generazioni (probabilmente molte di più) di psicopatici per gestire il loro “sistema” che stanno cercando di salvare.

Non importa se si tratta del resuscitato David Cameron che a Davos ha detto: “L’ho già detto ai miei colleghi americani: avete speso il 10% del bilancio della difesa, cosa che ha permesso di distruggere il 50% delle armi russe senza una sola vita americana persa. Questo è un risultato eccellente”; oppure di Ursula Von der Leyen che afferma che il modo per ricostruire la fiducia è quello di vietare le idee che non vanno d’accordo con le loro.

Le loro risposte rivelano sempre sete di sangue e disprezzo. Naturalmente dimenticano le lezioni fondamentali della “cultura” dei leoni: quando l'Alfa è troppo offensivo nei confronti del branco, l'Omega viene scacciato per cercare un nuovo branco da fondare.

Il desiderio di controllo mondiale da parte della cricca di Davos, così come coloro che credono che il 90% degli esseri umani siano pecore, rifiuta l'idea che siamo in qualche modo simili ai leoni. Non c'è nessun nuovo branco da formare, quindi bisogna restare in fila per il pane, prendere le siringhe di cittadinanza, tenere la testa bassa.

Questa è la più grande delle loro operazioni psicologiche: convincerci che siamo qualcosa che non siamo.

Chi è il migliore amico dell'uomo? Con chi abbiamo legato di più di qualsiasi altra specie sul pianeta? Quello che condivide la nostra struttura sociale: i cani non sono i nostri schiavi, sono i nostri partner.

Senza cani non esiste Klaus Schwab, non esiste la Germania o la Grande Migrazione verso il Nord America.

Questo articolo di Zerohedge sulle città degli Stati Uniti che diventano “deserti alimentari” ha fatto rivivere questa idea, perché nessuno è disposto a mantenere aperta un’attività in un luogo in cui viene incoraggiato il saccheggio.

Il mondo creato dalla cricca di Davos ha invertito lo slancio verso le città: ora le persone che ci vivono devono recarsi in periferia per procurarsi il cibo che prima veniva loro consegnato; ora il costo dell’ultimo miglio per la consegna del cibo è superiore a quello del viaggio verso il negozio.

Mi ha ricordato le conversazioni che ho avuto con un amico a Natale, uno che non era d'accordo con la mia metafora dei leoni. Lui e la sua famiglia erano qui in vacanza dalla California e continuava a ripetere la frase: “Vivo in un posto dove ci sono tonnellate di persone e niente cibo” e il suo obiettivo è andare in un posto dove c'è più cibo che persone.

Ma non ha fatto niente perché, per la prima volta da molto tempo, si sentiva a suo agio. Chi sono io per rimproverarglielo? Chi sono io per giudicarlo una pecora?

Lui e la sua famiglia calcolano costi/benefici della possibilità di sradicare la propria vita per quello che, a lui, sembra ancora un evento poco probabile ed effettua una scelta razionale. È assolutamente giusto.

L'anno scorso la cricca di Davos ha visto brevi momenti di opposizione alla follia e al nichilismo di Schwab. Quest’anno molte persone entreranno nelle sacre sale del globalismo e ne faranno scempio. In passato era solo Putin; ora è un think tank di K Street a Washington e il leader dell'Argentina.

Il Texas sta ora arrestando i clandestini che attraversano il confine, sfidando Biden e forzando un confronto sulla definizione di sovranità.

Dall’inizio di questa agenda del Grande Reset ho detto che corteggiavano il caos per creare paura; hanno usato la paura per il COVID-19 per intimorire i leoni beta per qualche altro anno.

Ma il caos, per sua stessa natura, non è controllabile e il “sistema” di Schwab è il controllo in persona.

Quindi, ora, dopo aver continuamente amplificato il caos, stanno ottenendo quello che ci si aspetta dai leoni, non dalle pecore: l'uscita da parte di alcuni per formare nuovi branchi, sfide aperte all'ordine del branco principale da parte di alcuni luogotenenti, come Viktor Orban in Ungheria, e l’intrattabilità di coloro i cui centri della paura sono sovraccarichi.

Ecco perché “pecore” mi fa arrabbiare più del WEF: nasce dallo stesso impulso che permette a Schwab d'avere influenza, la percezione del potere. E crea la stessa dinamica che porta alla stessa conclusione.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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