Alla domanda: “Molte persone in Africa possiedono azioni di Google, Amazon o Microsoft?”, oppure, “Molte persone provenienti dall’Africa hanno creato ricchezza grazie a una delle società pubbliche sopra elencate?” la risposta, per la maggior parte delle persone in Africa, sarebbe un sonoro “No”.
Il motivo principale per cui molti africani non possono partecipare alla borsa valori di New York (NYSE) è l'interoperabilità con i sistemi americani. All’interno di quest'ultimo, gli individui operano e trattano con broker americani o banche americane che fanno tutti parte di una rete monetaria chiusa, esclusiva e impenetrabile. Queste istituzioni e organi finanziari richiedono agli stranieri quasi sempre ingenti somme di denaro per i depositi o i saldi minimi di apertura del conto.
Negli ultimi anni un’altra clausola paralizzante posta ai richiedenti non americani è che il loro Paese di origine debba avere buone relazioni bilaterali con gli Stati Uniti d’America. Se, come me, siete nati in un Paese sanzionato, verrete sottoposti a sanzioni illegali e unilaterali imposte dall'Ufficio statunitense di controllo dei beni esteri (OFAC) che bloccheranno qualsiasi accesso al NYSE e a molti altri mercati e servizi finanziari.
“Sono nato nel 1930, le probabilità erano 40/1 contro la mia nascita negli Stati Uniti. Ho vinto la lotteria delle ovaie quel giorno e per di più ero maschio; se fossi nato femmina la mia vita sarebbe stata molto diversa. Quindi le probabilità erano 80/1 che sarei nato maschio negli Stati Uniti e questo fatto è stato estremamente importante in tutta la mia vita.” — Warren Buffett
Warren Buffett afferma che è stato estremamente importante il fatto che sia nato negli Stati Uniti. Questo è vero perché se cercassi su Google il rapporto annuale di Warren Buffett vedrei che i suoi rendimenti, negli ultimi 57 anni, sono stati in media del 20% solo sul tasso d'interesse composto. Ciò lo ha portato a ottenere un rendimento composto del 3.641.613% sui suoi investimenti.
Warren Buffet dimostra l’importanza numerica dell’accessibilità e l’importanza della partecipazione ai mercati finanziari, in particolare ai mercati liquidi come quelli nel NYSE. Questa strada, per la maggior parte degli africani, è preclusa.
ACCESSIBILITÀ ALLA RICCHEZZA ATTRAVERSO IL CREDITO PER AFRICANI E AFROAMERICANI
La Grande Depressione potrebbe essere iniziata a causa di un crollo del mercato azionario, ma ciò che colpì l’economia generale fu un’inaccessibilità al credito: ogni cittadino non fu più in grado di prendere in prestito denaro, rendendolo incapace di fare qualsiasi cosa. Il credito ha la capacità di costruire un’economia moderna, ma la mancanza di esso ha la capacità di distruggerla, rapidamente e in modo sistematico.
Cominciamo dal tema della discriminazione che ha causato parte dell'impoverimento del mio popolo.
ACCESSO AL CREDITO DA PARTE DEGLI AFROAMERICANI
Redlining: il termine è nato quando gli stati hanno creato mappe codificate a colori che indicavano alle banche dove potevano concedere prestiti immobiliari. Le sezioni verdi rappresentavano un via libera e le sezioni rosse popolate da neri erano ritenute troppo rischiose. Il redlining ha bloccato interi quartieri neri dall’accesso agli investimenti pubblici e privati. Le banche e le compagnie assicurative hanno utilizzato queste mappe per decenni, per negare ai neri l’accesso a prestiti e ad altri servizi basandosi esclusivamente sulla razza. La proprietà della casa è il principale motore della ricchezza, ma gli afroamericani nei loro quartieri pagavano premi assicurativi più alti, tassi d'interesse più alti e si vedevano negati i mutui più spesso.
«Non puoi ottenere un prestito, non puoi possedere una casa, non puoi avviare un'impresa. Ciò significa che non puoi creare ricchezza. Sei escluso dal sogno americano. Perché è così importante per te escludere un'intera razza dal sogno americano?» — Anthony Mackie in “The Banker”
ACCESSO AL CREDITO DA PARTE DEGLI AFRICANI
Nel 1930 la ripartizione delle terre in Rhodesia (ora conosciuta come Zimbabwe) rese illegale per i nativi africani l'acquisto di terre al di fuori delle terre native stabilite. La popolazione nativa africana superava il milione, mentre quella europea era inferiore a 50.000. Quest'ultima rappresentava solo il 5% della popolazione totale, eppure possedeva più del 51% della terra mentre il 95% possedeva solo il 28% delle terre rocciose e secche chiamate “riserve”.
Nel 1980 lo Zimbabwe divenne indipendente, dopo una lunga guerra. Iniziarono quindi i negoziati per una soluzione alla fine della guerra che portò a un accordo denominato Accordo di Lancaster House: esso stabiliva che il nuovo governo non avrebbe potuto elaborare una legislazione per l'acquisizione obbligatoria della terra per i 10 anni successivi. L’unico modo in cui i neri senza terra avrebbero potuto essere reinsediati era attraverso l'acquisto da bianchi che volevano vendere. Solo pochi erano disposti a vendere e fino agli anni ’90 meno di un milione di ettari di territorio erano destinati esclusivamente al reinsediamento.
“Solo il 19% dei quasi 3,5 milioni di ettari di terra reinsediata era considerata privilegiata o coltivabile. Il 75% della terra migliore era ancora ad appannaggio di circa 4500 agricoltori bianchi.” — Human Rights Watch
Nel 2000 iniziarono i programmi di riforma agraria, gli agricoltori bianchi furono sfollati con la forza dalle fattorie e furono sostituiti da nuovi agricoltori neri. Si trattò di una questione enorme a livello internazionale e storica. Lo Zimbabwe sfidò anche le potenze imperialiste unendosi alla lotta per un Sudafrica libero dall’apartheid; si unì inoltre alla lotta contro l’imperialismo in Congo. Nel 2001 gli Stati Uniti d’America reagirono varando due tipi di sanzioni.
Le prime sono state le sanzioni del Congresso: ZIDERA, lo Zimbabwe Democracy and Economic Recovery Act, impedisce agli zimbabweani di ottenere prestiti da istituti di credito multilaterali. Soprattutto prestiti per la ristrutturazione e lo sviluppo.
Le seconde sono le sanzioni dell'Ordine Esecutivo: il divieto per qualsiasi azienda nel mondo di fare affari con lo Zimbabwe. In caso contrario tali aziende saranno penalizzate, o rischiano pene detentive secondo l’International Economic Emergency Powers Act.
Si tratta di sanzioni unilaterali imposte dagli Stati Uniti d'America e sono state possibili solo perché la valuta degli Stati Uniti domina i sistemi di pagamento mondiali e una parte importante degli affari a livello mondiale viene effettuata in America. Quindi chiunque voglia fare affari spesso deve farlo con l’America e deve cooperare con essa. Queste relazioni bilaterali sono quelle che l’America utilizza per applicare le sue sanzioni e garantiscono che altri Paesi in tutto il mondo le implementino o subiscano sanzioni secondarie.
Il secondo tipo di sanzioni menzionate sopra afferma, inoltre, che se un Paese, o un’azienda, assiste il governo dello Zimbabwe con software, finanza, logistica, macchinari, attrezzature commerciali, quell’azienda o Paese subirà anch'essa sanzioni. Tuttavia coloro che impongono sanzioni internazionali sostengono che le nostre sanzioni sono in realtà sanzioni auto-imposte, perché ancor prima delle sanzioni ZIDERA nel 1999 lo Zimbabwe non riuscì a pagare i suoi debiti al Fondo monetario internazionale e alla Banca mondiale, il che significava che allo Zimbabwe era stato vietato l’accesso al credito a causa di ciò. Inoltre c’è un malinteso secondo cui le sanzioni nello Zimbabwe non sono iniziate nel 2001 ma piuttosto nel 1980, quando abbiamo ottenuto l’indipendenza: all'epoca lo Zimbabwe rimase con il debito della Rhodesia. Inoltre agli abitanti dello Zimbabwe non sono stati concessi risarcimenti per la distruzione causata dai rhodesiani costata alla nazione oltre mille miliardi di dollari.
UN ALTRO CASO DI SANZIONI AUTO-IMPOSTE
Nello Zimbabwe il tasso di interesse è del 30% al mese; in soli quattro mesi gli interessi pagati sul prestito sarebbero superiori al capitale. Questo perché i tassi d'interesse nello Zimbabwe devono essere continuamente riaggiustati per compensare l'iperinflazione che ha raggiunto il picco enorme del 600%. Inoltre lo Zimbabwe non ha un rating creditizio sovrano da parte delle tre agenzie internazionali di rating e il governo non ha ancora richiesto un rating a queste ultime. È tra i Paesi africani che devono ancora richiedere un rating sovrano internazionale e, inutile dirlo, un rating favorevole consente ai governi e alle aziende di raccogliere capitali sul mercato finanziario internazionale. Gli investitori istituzionali sia nel mondo sviluppato che in quello in via di sviluppo fanno molto affidamento sulle agenzie di rating quando devono prendere le loro decisioni d'investimento.
L’assenza di rating rende più difficile per il governo ottenere fondi per grandi progetti, od ottenere la riduzione del debito. Ciò rende più difficile la vita degli imprenditori che hanno difficoltà a far crescere la propria attività a causa della mancanza di finanziamenti. Gli individui che non hanno fondi non possono ottenere un mutuo e quindi non possono possedere una casa propria. Il risultato finale è che in queste circostanze non è possibile creare ricchezza.
BITCOIN POTRÀ FINALMENTE PERMETTERE AGLI AFRICANI DI ACCEDERE IN MODO EQUO E LIBERO ALLA RICCHEZZA?
Per secoli gli africani e gli afroamericani hanno sofferto di gravi politiche discriminatorie per quanto riguarda l’accesso al credito attraverso restrizioni e sanzioni. L’innovazione di Bitcoin è fondamentale per l’Africa e gli afroamericani, poiché consente a chiunque di accedervi e questa volta include gli africani. Non è affatto una sorpresa che l’Africa sub-sahariana sia leader nell’adozione di Bitcoin.
Questa volta africani e afroamericani non devono preoccuparsi della discriminazione. Grazie all’innovazione della DeFi su Bitcoin, questa è l’occasione tanto attesa e il passo cruciale nella scalabilità e nell'utilità di Bitcoin in Africa.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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