Al termine del vertice BRICS tenutosi a Johannesburg il 24 agosto 2023, è stato annunciato che il raggruppamento dei cinque Paesi formato da Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa ne aveva invitato altri sei ad aderire: Arabia Saudita, Emirati Arabi, Iran, Egitto, Etiopia e Argentina. Le nuove adesioni, che entreranno in vigore nel gennaio 2024, sono state definite “storiche” dal leader cinese Xi Jinping, mentre Vladimir Putin, impossibilitato a viaggiare a causa di un ordine di cattura della Corte penale internazionale, si è congratulato a distanza con i nuovi membri dei BRICS e si è impegnato a espandere la portata dell'influenza globale dell'intero gruppo.
Tuttavia, date le condizioni economiche e politiche nella maggior parte dei Paesi membri, così come i conflitti tra loro e gli interessi divergenti, gli obiettivi del gruppo allargato dei BRICS sono in gran parte irraggiungibili. Alla fine, in caso di successo, i BRICS si limiteranno a sostituire l’egemonia statunitense con quella cinese.
L'economista di Goldman Sachs Jim O'Neill ha coniato l'acronimo BRIC nel 2001 per designare le quattro economie in rapida crescita (il Sud Africa non era ancora incluso), il quale prevedeva che sarebbero potute diventare tra le più grandi del mondo entro il 2039. Negli ultimi anni Xi Jinping ha promosso i BRICS come rivali del Gruppo dei Sette (G7), ma rimangono poco organizzati e non hanno istituzioni o valuta proprie. La Cina, la Russia e, in una certa misura, l’India detengono la maggior parte dell’influenza politica ed economica nei BRICS.
Coloro che credono che i BRICS sconvolgeranno l’ordine internazionale possono citare diverse statistiche impressionanti. Con l'adesione dei nuovi membri, i Paesi BRICS contribuiranno con altri 400 milioni di persone, per un totale del 46% della popolazione mondiale. Inoltre rappresenteranno il 37% del prodotto interno lordo (PIL) globale (più del G7), il 42% della produzione mondiale di petrolio e percentuali significative di vari minerali critici. Inoltre si prevede che il gruppo cresca ulteriormente: quaranta Paesi hanno espresso interesse ad aderirvi.
I membri ritengono che i BRICS acquisiranno prestiti agevolati per lo sviluppo sostenuti dalla Cina, difenderanno i propri interessi, de-dollarizzeranno le loro economie, contrasteranno l’egemonia degli Stati Uniti e aumenteranno le proprie entrate da minerali e petrolio. Ciascuno di questi punti verrà discusso di seguito.
Mancanza d'interessi condivisi
Xi Jinping ha affermato che l’espansione dei BRICS “infonderà nuova vitalità al loro meccanismo di cooperazione e rafforzerà ulteriormente le forze per la pace e lo sviluppo nel mondo”. Eppure la Russia, il secondo membro più potente e sviluppato del gruppo, è attivamente impegnata in una guerra ed è ampiamente sanzionata dall’ordine internazionale; il membro proposto, l’Etiopia, è nel mezzo di una guerra civile; l’Iran è pesantemente sanzionato per il suo sostegno alla guerra in Ucraina e per le sue ambizioni in materia di armi nucleari; e, fino a poco tempo fa, l’Iran e l’Arabia Saudita erano coinvolti in guerre per procura in Siria e Yemen.
L'India, il Paese più popoloso del mondo nel luglio 2023, è impegnata in una disputa sul confine con la Cina, la quale ha provocato piccoli scontri militari nel 2020 e nel 2022. Le attività navali della Cina nell'Oceano Indiano hanno portato l'India a rafforzare i legami di difesa con gli Stati Uniti, l'Australia e il Giappone attraverso il dialogo nel cosiddetto Quadrilatero sulla sicurezza (QSD). Pochi giorni dopo il vertice dei BRICS, con una mossa che mette a repentaglio una cooperazione significativa per la pace globale e lo sviluppo economico, il Ministero cinese delle risorse naturali ha pubblicato una nuova versione della sua mappa nazionale che rivendica il territorio indiano e russo. L'India ha prontamente presentato una denuncia diplomatica.
De-dollarizzazione
Si è discusso della creazione di una valuta dei BRICS, che i relativi sostenitori ritengono potrebbe spodestare il dollaro. Sostituirlo nel commercio, tuttavia, sarebbe problematico: data la sua liquidità e la libera convertibilità, il dollaro è ampiamente utilizzato nel commercio mondiale e molte nazioni produttrici di petrolio ancorano a esso le loro valute, oltre a essere la valuta preferita per le riserve estere. In generale, nemmeno i Paesi BRICS vogliono detenere le varie valute dei loro membri come riserve. L’unica valuta tra i BRICS che viene utilizzata nelle riserve mondiali è lo yuan, che rappresenta il minimo storico di circa il 2,5%. La sostituzione del dollaro con una valuta dei BRICS non era nemmeno all’ordine del giorno nel loro ultimo vertice.
Mancanza d'istituzioni
L’unica istituzione BRICS esistente è la Nuova Banca per lo Sviluppo (NDB), che fino a poco tempo fa era una banca che trattava esclusivamente in dollari. Sostenuta e in gran parte finanziata dalla Cina, fornisce prestiti simili a quelli forniti da quest'ultima attraverso l’Asian Infrastructure Investment Bank e la Belt and Road Initiative. Nel 2016 la NDB ha iniziato a strutturare alcuni prestiti nelle valute di altri Paesi BRICS; ma data la bassa convertibilità e l’elevata instabilità delle valute dei relativi membri, la sua valuta di lavoro rimane il dollaro. All’ultimo vertice dei BRICS, la stabilizzazione delle valute dei Paesi membri era una priorità rispetto alla de-dollarizzazione.
Evitare l’economia mondiale guidata dagli Stati Uniti
Le dimensioni e la salute delle economie BRICS variano notevolmente. Le prospettive dell’India sono brillanti, con un PIL e un aumento degli investimenti diretti esteri. L’Arabia Saudita è una ricca nazione produttrice di petrolio con uno dei tassi di crescita più elevati del Gruppo dei 20 (G20). Il Brasile si trova ad affrontare una crescita lenta e un’elevata disoccupazione, ma sta andando meglio rispetto agli anni precedenti. Il Sudafrica è appena tornato ai livelli di attività economica pre-pandemici, ma la disoccupazione rimane elevata. L’inflazione argentina, nel frattempo, è salita sopra il 100%; l’Etiopia, nonostante la rapida crescita del PIL, rimane uno dei Paesi più poveri dell’Africa con un PIL pro capite di poco superiore ai $1.000 all’anno. Infine l’Egitto ha fatto registrare sia un aumento del PIL che un aumento della povertà.
Le principali economie dei BRICS sono Cina, India e Russia. Queste tre nazioni sono anche le principali potenze militari del mondo, dopo gli Stati Uniti. Probabilmente le nazioni BRICS con il maggior potere e influenza mondiali nella politica e nella diplomazia sono Cina e Russia, ma dall’inizio della guerra in Ucraina l’economia russa si è deteriorata e ora deve far fronte alla diminuzione delle riserve di valuta estera e alle sanzioni economiche. Di conseguenza essa sta diventando sempre più finanziariamente dipendente dalla Cina. Allo stesso tempo, poiché la Cina è alle prese con il calo del commercio e degli investimenti, la riduzione delle esportazioni e la disoccupazione giovanile da record, Pechino potrebbe avere difficoltà o addirittura essere impossibilitata a sostenere le altre nazioni BRICS. Se dovesse trovare una soluzione, i BRICS finirebbero solo per sostituire l’ordine internazionale guidato dagli Stati Uniti con un ordine guidato dalla Cina.
Un think tank indiano, lo United Services Institute (USI), ha accusato Pechino di voler dotare i BRICS di alleati cinesi per promuovere la propria agenda. L’USI ha affermato che la Cina sta cercando di costruire la propria influenza attraverso i BRICS come ha fatto attraverso altri gruppi, come l'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai e la Belt and Road Initiative.
Controllo dei minerali e del petrolio
Con la sua inclusione, l’Arabia Saudita, il più grande esportatore di petrolio greggio, si unirà alla Cina, il più grande importatore di petrolio, in una coalizione economica che rappresenterà il 42% della produzione petrolifera mondiale. L’espansione dei membri colloca nel gruppo anche diversi membri dell’OPEC+. Ci sono indiscrezioni secondo cui i BRICS trarranno vantaggio dalla vendita di petrolio, ma i membri dell’OPEC+ nei BRICS non hanno annunciato che lasceranno l’OPEC, il quale controlla ancora la quantità e il prezzo del petrolio.
Con la loro espansione i BRICS avranno tre dei cinque maggiori produttori mondiali di litio, il 75% della fornitura mondiale di manganese, il 50% della grafite, il 28% del nichel e il 10% del rame. Tuttavia, come nel caso dei membri produttori di petrolio nei BRICS, non esiste alcun coordinamento tra i produttori di minerali per controllarne la quantità o il prezzo.
Inoltre l'opposizione ufficiale del gruppo alle restrizioni commerciali artificiali renderebbe impossibile il controllo dei prezzi delle materie prime. La Dichiarazione di Johannesburg II, enunciata dai BRICS, afferma chiaramente che essi “si oppongono alle barriere commerciali” e attribuisce la colpa del declino economico mondiale alla “frammentazione del commercio”.
La grande contraddizione
Alla fine molti degli obiettivi del gruppo, come la de-dollarizzazione o la regolamentazione del prezzo e della quantità di petrolio e dei minerali, sembrano improbabili per non dire impossibili. Nel frattempo l’obiettivo di sfuggire all’egemonia statunitense, se raggiunto, potrebbe portare semplicemente all’egemonia cinese. Tuttavia la più grande contraddizione dell’agenda dei BRICS viene rivelata dal discorso di chiusura di Xi Jinping, quando consiglia ai Paesi BRICS di evitare l’egemonia, la costruzione di blocchi e il sonnambulismo verso una “nuova Guerra Fredda”, dato che la sua visione è quella di costruire e dominare un grande blocco per contrastare gli Stati Uniti e il G7.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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