Ci troviamo in un “periodo di transizione”, tra un trend primario e l’altro: dai tassi d'interesse estremamente bassi a tassi più alti; da azioni, obbligazioni, immobili sopravvalutati mi aspetto che i prezzi scendano (in termini reali) per molti anni a venire. Ma in una fase di transizione le cose non sono mai tanto chiare, dato che ci sono cali e rimbalzi. Ad esempio, dopo il crollo del mercato azionario nell’ottobre del 1929 gli investitori rimasero perplessi. Era finita? Era giunto il momento di raccogliere i pezzi e tornare in borsa? Molti lo pensavano e ciò che ne seguì fu una serie di rimbalzi, rally e vendite, lasciando quegli stessi investitori con una sensazione di delusione e disorientamento. La prima reazione, dal novembre 1929 all'aprile 1930, risollevò molto gli animi; gli investitori pensavano che il peggio fosse ormai alle spalle e con quasi il 50% di profitti in tasca, pensavano di vederne molti di più in arrivo. Ma il rimbalzo si rivelò un disastro: dopo una perdita del 17% nel 1929, le azioni persero un altro 33% nel 1930. E poi ci fu un altro rimbalzo... e un altro... e un altro... fino all'ultimo gradino di questa scala in discesa. Ma il mercato ribassista non era finito: dopo i fuochi d'artificio estivi arrivarono gli acquazzoni autunnali, le azioni tornarono a scendere e alla fine del 1932 il Dow era sceso di quasi il 90%. La Warner Bros., la Apple dell’epoca, perse il 98% del suo valore.
La mia ipotesi è che siamo all’inizio di una debacle simile. Allora i pianificatori monetari centrali non si dovevano confrontare con la scelta “Inflate or Die”. Non potevano gonfiare l'offerta di denaro, perché il dollaro era legato all’oro; non poteva essere “stampato” dal nulla, doveva invece essere guadagnato. Ciò lasciava il “Die” come unica opzione ed è quello che è successo sostanzialmente, la Bolla del ’29 infatti è morta. La fine dei cosiddetti Anni Ruggenti sarebbe probabilmente passata senza tanto clamore: dal boom al bust e dal bust al boom, è così che funziona un’economia libera e sana. I pianificatori monetari centrali, però, hanno cercato di “aggiustare” il tiro della correzione imponendo norme e regolamenti invadenti, comprese misure per prevenire i tagli dei prezzi tanto necessari. Il risultato fu quello di trasformare una salutare correzione in una Grande Depressione.
Invece di ammettere il proprio ruolo nella Grande Depressione, gli economisti sostenevano che era stata causata da un peccato di omissione, più che da uno commesso. Nello specifico, Milton Friedman affermò che le amministrazioni Hoover e Roosevelt avevano commesso un errore: erano state troppo timide, infatti avrebbero dovuto immettere più denaro nel sistema.
Un nuovo sistema monetario più flessibile era all'orizzonte e i partiti politici, insieme alla collusione della maggior parte del mondo accademico, sarebbero stati favorevoli a una maggiore spesa, non commettendo più lo stesso “errore”. Non si accorsero (ma ne dubito) che ne stavano commettendo uno di gran lunga peggiore.
L'ESITO INEVITABILE DEL 1971
A livello mondiale, dal 1971 il concetto di denaro passò da qualcosa di vero nella mente delle persone a qualcosa di fasullo. Quasi ogni misura statistica utilizzata mostra un declino generalizzato, una corsa a folle velocità verso un muro di mattoni. Un meraviglioso sito web, intitolato “WTF Happened in 1971”, grafico dopo grafico, lo mostra in modo incontrovertibile: tutto, dai profitti industriali al PIL fino all’obesità infantile. Nel 1972, dopo essere andate avanti insieme per 30 anni, la produttività e la retribuzione oraria si separarono: la produttività ha continuato ad aumentare, ma i salari no. In termini reali, l’uomo medio guadagna poco più di mezzo secolo fa. Secondo i nostri parametri – confrontando il tempo impiegato per acquistare una casa e un’auto nella media – è di gran lunga più povero.
Nel 1970, ad esempio, si poteva acquistare una casa nella media per circa $25.000, ovvero circa 2 anni e mezzo di reddito; nel 1970 ci volevano circa 18.000 ore di lavoro a salario minimo per comprare una casa. Oggi ce ne vogliono più di 50.000. Nel 1970 una macchina nuova costava circa $3.500 dollari; al salario medio, $4 l'ora e ci volevano circa 900 ore di lavoro per acquistarne una. Oggi l’auto media viene venduta a $48.000 che, con un salario medio di $30 l’ora, richiede a un lavoratore 1.600 ore (se ignoriamo tasse, assicurazione medica e altri costi). Nel 1971 anche i salari del “popolo” e quelli delle élite si separarono: mentre la maggior parte delle persone guadagna poco più rispetto a 50 anni fa, gli introiti del 5% più ricco sono aumentati dell’80%; e l’1% più ricco ora guadagna cinque volte di più rispetto ad allora. Mentre nel 1970 l’1% più ricco rappresentava circa il 40% di tutto il reddito, oggi il totale raggiunge quasi il 70%.
Il lavoratore ha dalla sua il tempo; le élite hanno le risorse. Confrontando le due categorie, dal 1880 al 1971 le azioni dell’indice S&P 500 sono state generalmente vendute per l’equivalente di circa 30 ore di lavoro da parte del dipendente medio. Dopo il 1971 il valore del tempo è diminuito drasticamente, tanto che ora ci vogliono circa 120 ore di lavoro per acquistare azioni dell’indice S&P 500. In altre parole, il detentore dell’asset è diventato 4 volte più ricco, oppure guardando la cosa dal punto di vista della popolazione, chi non possiede asset e lavora duramente, essa ha perso il 75% della sua ricchezza relativa.
Quindi chiediamocelo anche noi: che diavolo è successo nel 1971?
Il denaro è diventato scoperto, qualcosa di ancorato al nulla! Da allora tutte le principali valute del mondo sono diventate "fiat" e ha perso tra il 90% e il 100% del loro valore. Nel frattempo il debito è cresciuto – soprattutto in termini reali. Nel 1971 il debito degli Stati Uniti, ad esempio, ammontava a circa $370 miliardi, o quasi al 25% del PIL; oggi supera i $33.000 miliardi, ovvero circa il 130% del PIL. Il bilancio federale era generalmente in pareggio prima del 1971, fatta eccezione per i periodi di depressione o guerra; nel 1970 era di soli $26 miliardi. Negli ultimi 12 mesi, al contrario, i federali hanno speso $2.400 miliardi in più di quanto hanno incassato. Stessa storia per la bilancia commerciale degli Stati Uniti. In generale le uscite e le entrate si bilanciavano, ma dopo il 1971 hanno preso strade diverse: i deficit non hanno fatto che accumularsi anno dopo anno, fino all’anno scorso quando è stato raggiunto un nuovo record.
Un keynesiano quando "pensa" |
Ecco una riflessione ulteriore in merito.
La ricchezza è relativa. Se non riuscite a ottenerne di più attraverso accordi onesti e vantaggiosi per tutti, vi rivolgete a un approccio "win-lose": cioè, se non potete espandere la torta, allora prendete tutto quello che potete e cercate di tenere lontani gli altri. Nel 1971 la torta smise di crescere velocemente come cresceva prima. I ritmi di crescita del PIL calarono e con essi anche gli aumenti salariali per il 90% della popolazione. Le economie avanzate, anche senza stimoli da parte dello stato, iniziarono a utilizzare meno energia. Perché? Aveva già raggiunto il punto di declino dell’utilità marginale. Avevamo già un sacco di motori, macchine e dispositivi tecnologici, aggiungerne di più avrebbe prodotto solo guadagni incrementali, non guadagni rivoluzionari. E se questo è vero, l’economia americana e tutte le altre erano sulla buona strada per diventare, non necessariamente un gioco a “somma zero”, ma un gioco con pochi guadagni per le élite; e l’unico modo per mantenere il proprio vantaggio era negare a tutti gli altri i benefici dell’energia a basso costo. Niente fabbriche, macelli o centrali elettriche nei loro quartieri!
Nessuno si è svegliato la mattina e ha detto: “Cavolo, la rivoluzione industriale non sta dando i suoi frutti come in passato. Adesso che quello che dovrei fare è cercare di escludere le persone dall’energia a basso costo in modo che non ottengano quello che ho io”. La politica non richiede consapevolezza, le persone generalmente non capiscono dove stanno andando o perché; vanno semplicemente dove li portano le correnti. Oggi le élite si godono gli avocado dei tropici, le automobili delle fabbriche di Monaco e le vacanze a Maiorca. Ciò li rende “privilegiati”, ma il privilegio scomparirebbe se queste cose fossero disponibili alle masse. Come impedire al resto del mondo di ottenere ciò di cui ora godono solo le élite? Aumentare il prezzo dell'energia. La maggior parte delle persone, ad esempio, ha poco margine di errore; vivono di “stipendio in stipendio”. Qualsiasi aumento significativo dei costi energetici abbasserà il loro tenore di vita. Lo accetteranno? Improbabile.
E non è un caso che solo le élite sostengono pienamente la Transizione Verde verso forme di energia “alternative”. Per loro costi energetici più elevati (insieme a costi alimentari più elevati) avranno conseguenze relativamente minori; possono permettersi automobili elettriche e non si faranno troppe domande sulla provenienza dell’elettricità. I poveri vogliono e hanno bisogno dei combustibili fossili per raggiungere gli standard di vita di cui i ricchi hanno goduto per più di 50 anni. Dato che ci sono miliardi di queste persone, e poiché dipendono dall’energia a basso costo per partecipare pienamente alla Rivoluzione Industriale, probabilmente non aderiranno a un programma che rallenterà la loro crescita. Pertanto qualunque taglio venga realizzato negli Stati Uniti e in altri Paesi ricchi sarà probabilmente controbilanciato da un maggiore utilizzo di combustibili fossili nei BRICS e in altre economie in espansione.
Lo stato è una finzione, una giustificazione morale spacciata alle folle affinché vivano nell'illusione che non esistano bande criminali sovranazionali, a volte in accordo e a volte in lotta tra di esse, il cui unico scopo è estrarre ricchezza, sia essa fisica che energetica.
— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) October 6, 2023
La dismissione delle centrali nucleari in Germania, l'obsolescenza di quelle francesi e il freno ambientalista a qualsiasi sviluppo energetico in Italia ci raccontano una storia a dir poco sospetta: una decrescita cercata di proposito a favore delle economie dell'Est. È ormai un segreto di Pulcinella quello dell'export russo che, nonostante le sanzioni, riesce lo stesso a raggiungere i mercati europei e la dipendenza dalle economie asiatiche per le varie carabattole a prezzi stracciati che invadono i negozi europei sopperisce a una desertificazione industriale che spinge le imprese a chiudere piuttosto che incentivarle ad aprire. Ultima, e non per questo meno importante, la vicenda di Uber Eats in Italia oppure lo stallo dell'economia tedesca. L'annichilimento del settore industriale europeo rende le relative economie incapaci di poter crescere organicamente, rendendole un coacervo di servizi per l'accoglienza e poco più. In parole povere, le élite europee stanno utilizzando il proprio collaterale rappresentato dai contribuenti come mezzo di scambio per sopravvivere un giorno in più e perpetrare i loro deliri in ambito socio-economico. I costi della materia energia, però, continuano a persistere e compensano l'ormai flebile effetto attutente rappresentato dall'export asiatico. In sintesi, l'Europa s'è giocata quel poco di credibilità che ancora aveva.
Come precisato sopra, il 1971 ha aperto le porte all'epoca delle valute fiat ed esse sono ancorate solamente alla fiducia delle persone che hanno in esse. Sin da quando Powell ha cambiato rotta e spezzato la cosiddetta central banking coordinated policy, l'euro è colato a picco. Perché? Perché l'Europa è un cadavere, un guscio vuoto. L'euro è sopravvissuto così tanto alla prova del tempo perché ha goduto di capitali finanziari in entrata dagli Stati Uniti, che credevano nella "diversificazione", ed energia a basso costo che proveniva dall'Est. La crisi sanitaria ha mostrato al mondo quanto debole fosse la premessa secondo cui l'Europa fosse un partner paritario degli USA; niente di più illusorio. Lo sganciamento dello zio Sam dall'indicizzazione globale dei tassi d'interesse ha scoperchiato un vaso di vermi: la FED, dal secondo giro di QE in poi, ha praticamente salvato l'Europa dal proprio destino di bancarotta. I guai che eruttavano da questo lato dell'Atlantico si riverberavano inevitabilmente anche sull'altra sponda, dando l'impressione che il malato economico del mondo fosse lo zio Sam. In questo modo l'Europa ha goduto per anni di un free ride e uno "zio ricco" che prontamente la salvava dai propri casini.
L'amministrazione Obama, Bernanke, la Yellen, l'amministrazione Biden, tutti erano allineati con una visione del mondo eurocentrica ed erano disposti a far schiantare gli Stati Uniti per far sì che ciò accadesse. In sostanza, prima che scoppiasse il caso sanitario c'era in atto una scalata occulta all'economia americana. Perché? Perché è quella più ricca in quanto a capitali finanziari. Un deragliamento dell'economia americana avrebbe permesso all'euro di prendere il posto del dollaro in quanto unica valuta più credibile dopo di esso. Di conseguenza il mercato degli eurodollari, quello che ha mantenuto in piedi il baraccone fino a oggi, non sarebbe stato più necessario come mezzo ombra per fare le scarpe allo zio Sam e vivere di pasti gratis: la BCE avrebbe preso il posto della FED come punto di riferimento mondiale. Il cosiddetto Grande Reset aveva esattamente questo scopo: un piano per permettere alle varie economie del mondo di evadere dalla trappola del debito. È per questo che gli USA sono inizialmente saliti a bordo. Ma come in tutte le bande criminali che si rispettino, i tradimenti sono all'ordine del giorno o i secondi fini, e quello summenzionato riguardante l'Europa è un chiaro esempio in merito.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso, in realtà, è stato lo spauracchio di una sottrazione di potere dal conglomerato bancario commerciale americano con l'eventuale introduzione di una CBDC. JP Morgan è stata la prima a dire di no e ad "armare" il resto dei suoi compari contro la banda criminale europea, in particolar modo quando, nel terzo trimestre 2019, le garanzie europee non sono state più accettate sul mercato pronti contro termine americano. Ciò ha fatto schizzare alle stelle i tassi in quel mercato e paventato l'arrivo di una crisi severa, guarda caso scongiurato poi dalla massiccia iniezione di liquidità sulla scia della crisi sanitaria. Perché se gli USA erano minacciati allora sono stati al gioco? Perché incombeva la conferma di Powell a governatore della FED. Infatti ci sono voluti più di sei mesi e diverse battaglie al Congresso affinché venisse riconfermato, un lasso di tempo mai visto prima di quel momento per una riconferma. Il cavallo su cui aveva scommesso la cricca di Davos era la Brainard. Inutile dire che staremmo parlando di un mondo diverso se fosse diventata lei governatore della Federal Reserve. Invece non è successo, e dopo la sua riconferma, Powell ha proceduto per invertire la rotta di un'epoca di tassi a zero: ha iniziato dal mercato dei pronti contro termine offrendo alle banche statunitensi un premio di 5 punti base per chi utilizzasse la struttura della FED in tal mercato. In un momento di rendimenti ridicoli è stato come offrire del miele a un orso.
Queste erano le basi, in attesa che entrasse pienamente in vigore il SOFR all'inizio del 2022 e quindi la possibilità di far vedere al mondo intero che il vero malato del mondo era uno solo: il sistema bancario europeo. Le conseguenze del fallimento di Silicon Valley Bank sono state poche e l'attacco a Credit Suisse da parte della cricca di Davos è stato annullato con swap di valute dalla NYFED. Ricordiamo che la BNS è diventato sostanzialmente un hedge fund in cui sono parcheggiati vagonate di titoli statunitensi, tra le altre cose, quindi la Svizzera è un player importante per gli USA. Niente swap invece per le banche europee. Ora i mercati mondiali stanno prendendo dannatamente sul serio Powell e il suo motto "higher for longer", intenzionato a portare a termine un'impresa titanica: ripulire dalla riserva frazionaria il mercato degli eurodollari e riportare in patria il controllo sull'offerta di denaro statunitense. Se pensate che le cifre ufficiali mostrino una ridicola contrazione dell'offerta di denaro statunitense è perché il vero lavoro si sta svolgendo nel settore bancario ombra offshore, il quale sfruttando la leva ha creato quantità enormi di liquidità con cui è stato alimentato un mercato di derivati OTC fuori controllo.
Non solo, ma si poteva accedere a dollari fantasma con cui sfruttare la credibilità e l'affidabilità degli Stati Uniti per poter gozzovigliare nell'ingegneria finanziaria. Ora i bond sovrani statunitensi vengono venduti per stabilizzare le economie interne degli altri Paesi e i loro cambi rispetto al dollaro, consapevoli però che essi sono diventati preziosissimi visto che non possono più essere stampati dal nulla attraverso il mercato degli eurobond. Ecco perché i tassi obbligazionari negli USA stanno salendo più lentamente rispetto al resto del mondo. La scommessa di Powell è quella di ricostruire i mercati dei capitali staunitensi attraverso una sana pulizia degli errori passati ed è per questo che nei suoi discorsi non nasconde il fatto che ci sarà una recessione. Ben vanga! Non è un caso che da quando ha iniziato a rialzare i tassi di riferimento c'è stato un progressivo onshoring di quelle industrie statunitensi che in passato avevano delocalizzato altrove.
Ciò che rimane adesso all'Europa è il sogno di un nuovo feudalesimo e spremere fino alla morte la propria base di contribuenti. Dalle case alle auto fino a tutta una serie di altre misure, le élite europee non possono far altro che saccheggiare tutto il saccheggiabile e tenere un'economia quanto più di comando/controllo possibile. Escludere dalla torta della ricchezza quanti più player possibili in modo che ne possano godere loro. Questo, in sintesi, è il destino dell'Europa: neo-comunismo.
L'ESITO INEVITABILE DEL 2009
La spada di Damocle resta sempre il debito insormontabile che consuma ricchezza reale e deve essere risolto con default o giubileo, ma per un giubileo serve controllo capillare delle masse. Non solo, servono anche capitali in entrata in grado di stabilizzare nelle fasi iniziali di questa scelta il pandemonio che si verrebbe a sviluppare. Questo era sostanzialmente il piano della cricca di Davos per liberare l'Europa dalla morsa dei debiti inesigibili che l'attanaglia, fase questa seguita poi dall'emissione di cosiddetti perpetual bond in modo da far andare avanti la giostra ancora per anni. Gli USA stanno, quindi, contrastando questo piano per bontà d'animo? Ovviamente no, ma solo per tornaconto personale. La prasseologia c'insegna l'inevitabilità dell'azione umana e con essa la potenza degli ordini spontanei, cionondimeno le persone sono esseri altamente influenzabili e manipolabili. Questo a sua volta significa che le loro azioni possono essere subdolamente indirizzate verso direzioni privilegiate e su questo Gustav Le Bon, in particolare nel suo li libro La Psicologia delle Folle, ha avuto molto da dire.
L'imprevedibilità è quando ci si può "svegliare" da questo torpore manipolatorio. Nel frattempo è come essere delle formiche che vedono combattere dei giganti, sperando che la vittoria vada a quello che ha le intenzioni meno predatorie. Per il momento si tratta degli Stati Uniti. Occhio, però, non sto sostenendo la presunta bontà e utilità del sistema bancario centrale in questo articolo; sto affermando che si tratta di un alleato temporaneo verso un futuro più positivo dato l'ambiente economico costituito da persone fedeli ancora all'illusione dello stato. Quest'era di confusione e transizione, infatti, sta portando ad avere strani alleati lungo il percorso, per quanto temporanei li si possa considerare.
Tutti sanno ormai che le passività non finanziate sono una bomba a orologeria il cui ticchettio si fa sempre più pressante, solo che non se ne parla pubblicamente. Tra le altre cose su questo tipo di passività non si può andare in default, dato che chi le rappresenta non è un asset inanimato bensì persone: pensionati, fruitori dello stato sociale e di altre forme di assistenzialismo. Per lo stato queste ultime sono sia una forma di consenso che una condanna, data la natura di schema Ponzi che rappresentano. Inutile dirlo la necessità d'indirizzare le proprie attenzioni alla risoluzione di tale elefante nella stanza è cruciale per lo status quo. Come sottolineato sopra, la "soluzione" europea prevede la sostituzione della concezione attuale di un tale sistema con uno "nuovo", che però alla base ricicli quello vecchio. Potremmo definirla un'innovazione nei modi in cui si può calciare il barattolo. Infatti questa opzione richiede l'esatto esito verso cui siamo stati instradati: impoverimento generalizzato voluto. D'altronde, come si fa a crescere secondo linee prestabilite se prima non si tocca di nuovo il fondo? È una sorta di gioco dell'oca che, in un'agonia prolungata, trasferisce progressivamente ricchezza alla parte alta della piramide sociale restringendo sempre di più il bacino della ricchezza reale da cui attingere. Uno stillicidio.
Infatti la classe media in tutte le economie sviluppate sta scomparendo attraverso un costante processo di erosione della sua capacità di salire la cosiddetta scala sociale. E badate bene, stampa di denaro e deficit pubblici più grandi non hanno nulla a che fare con il capitalismo o il libero mercato; è una forma radicale di statalismo mascherato da economia aperta. È raro che le persone comuni capiscano bene il fenomeno dell’inflazione, molti credono che equivalga all'aumento dei prezzi e quindi attribuiscono la perdita di potere d'acquisto di una valuta a coloro che mettono l'etichetta su un prodotto. Invece è causata da un maggior numero di unità di una valuta che vengono destinate allo stesso numero di beni e servizi. Stampare denaro al di sopra della domanda è l’unica cosa che fa aumentare i prezzi all’unisono. Se un prezzo aumenta per un motivo esogeno, ma la quantità di valuta rimane uguale, tutti gli altri prezzi non aumentano. E a proposito di percezione distorta della realtà, c’è un esercito di cosiddetti esperti allineati attorno agli stati che cercano di convincere le persone che l’inflazione è causata da qualsiasi cosa tranne l’unica che fa aumentare i prezzi aggregati allo stesso tempo: la svalutazione del potere d’acquisto di una valuta. L’inflazione è la tassa più immorale che possa esistere, perché stati e politici attribuiscono la colpa ai supermercati, alle stazioni di servizio, alle aziende o ai produttori esteri e si presentano come la soluzione al problema che essi stessi hanno creato.
La maggior parte delle persone non capisce l’inflazione perché non riesce a immaginare perché lo stato vorrebbe che fossero più poveri. L’inflazione è il trasferimento di ricchezza dai risparmiatori e dai salari reali agli stati indebitati. Aumenta la dimensione di questi ultimi nell’economia ed erode la ricchezza del settore privato. Perché? La creazione artificiale di nuove unità monetarie non è mai neutrale, avvantaggia in modo sproporzionato i primi destinatari delle nuove unità, la spesa pubblica , il deficit pubblico e danneggia gravemente gli ultimi destinatari: salari reali e risparmi. Si tratta, in sostanza, di un processo di nazionalizzazione nascosta dell’economia.
Gli estremi raggiunti nel periodo 2009-2022 per quanto riguarda la stampa sconsiderata di denaro ha permesso a Bitcoin di ribadire una lezione che pareva essere perduta nel tempo: non esiste la cornucopia alimentata dal denaro fiat. Il motivo per cui Bitcoin è cruciale, ora più che prima, è dato dalla sua immutabilità, dalla sua incarnazione come denaro sano/onesto. Nel suo libro, La teoria della moneta e del credito, Ludwig Von Mises scrisse: “Il principio del denaro sano/onesto prevede due aspetti. È affermativo nell’approvare la scelta del mercato di un mezzo di scambio comunemente utilizzato. È negativo perché ostacola la propensione dello stato a intromettersi nel sistema monetario”. Mises proseguì spiegando che il denaro sano onesto è uno strumento fondamentale per la “protezione delle libertà civili contro le incursioni dispotiche da parte degli stati, importante quanto la costituzione, le istituzioni indipendenti e il sistema di controlli ed equilibri che protegge i cittadini in una società democratica”.
Una moneta dev'essere una riserva di valore, un’unità di misura e un mezzo di pagamento generalizzato. Il motivo per cui le banche centrali la stampano dal nulla è quello di mascherare gli enormi e crescenti squilibri dei relativi stati. La manipolazione monetaria non è uno strumento di crescita; è uno strumento di controllo e clientelismo. Rendere le persone comuni più povere le rende anche più vulnerabili e dipendenti da uno stato in continua crescita che promette ricchezza e libertà, ma offre povertà e repressione. E in questo senso capite cari lettori perché, l'Europa in particolar modo, spinge per un euro digitale che alla fine implementerà. Una CBDC è la forma di controllo capillare suprema verso cui il vecchio continente si sta dirigendo ed è quello che sarebbe successo, dapprima negli USA, se Powell non fosse stato riconfermato come governatore della Federal Reserve. Sebbene ci siano paure che FedNow sia il trampolino di lancio per una CBDC americana, esse sono infondate. Powell non ha niente contro Bitcoin; invece ha tutto contro le stablecoin che alimentano il mercato degli eurodollari. Alla luce di ciò e altre dichiarazioni politiche da figure di spicco nell'establishment americano, ritengo che in qualche modo Bitcoin sarà adottato (indirettamente) negli USA. Già adesso il mining ha trovato terreno fertile sul suolo statunitense dopo il cosiddetto "ban cinese", portando grandi vantaggi in termini di sostenibilità/affidabilità della rete elettrica americana e un bacino fiscale da cui attingere. Se ci uniamo poi l'eventuale piano di agganciare l'oro alle cedole dei bond statunitensi, il quadro generale offerto è quello in cui il mercato dei capitali americano viene ricostituito, potenziato dall'uso di Bitcoin (es. segnali di mercato genuini, libera impresa, calcolo economico più preciso, ecc.), il debito può essere reso sostenibile nel periodo di transizione e la capacità di ripagarlo nel tempo credibile.
Gli ingredienti principali che diedero vita alla Prima rivoluzione industriale furono la velocità dell'informazione aumentata esponenzialmente dal telegrafo, la fiducia nel futuro e la legittimità che essere ricchi fosse moralmente giusto.
CONCLUSIONE
Se foste nati negli anni ’40, avreste guadagnato più dei vostri genitori. Con il passare degli anni, la Rivoluzione industriale ha anch'essa raggiunto il limite marginale dei rendimenti decrescenti e i pianificatori centrali hanno finito per devastare l'ambiente economico. Se foste nati dopo il 1970, avreste avuto meno probabilità di guadagnare più dei vostri genitori. La crescita dei salari non è affatto “forte” proprio perché non c'è; anzi, aggiustando la loro crescita all’inflazione il risultato sarà profondamente negativo. E per quanto riguarda il fantomatico PIL? Se si eliminano i trasferimenti sociali e i vari sprechi pubblici, la crescita si appiattisce. Questa è “inflazione fiscale”: aiuta a ritardare una correzione… almeno per un po’... ma il sottoprodotto è un deficit da Repubblica delle Banane, un debito pubblico inarrestabile, rendimenti obbligazionari in aumento e un mal di testa socioeconomico che finirà sui libri di storia. Tutto questo debito alla fine dovrà essere rinnovato a tassi più alti e smaltito con l’inflazione. Nella storia monetaria del mondo il 1971 è stato una sorta di fulcro: prima di allora la vita era migliorata per la maggior parte delle persone; dopo di allora la situazione è solo migliorata, in modo significativo, per le persone al vertice della piramide sociale. Gli aumenti salariali sono cessati, il debito è aumentato, la crescita del PIL ha rallentato, la disuguaglianza è aumentata, i giovani sono addirittura tornati a vivere con i genitori, hanno smesso di sposarsi e fanno meno figli.
Ciò che ha causato queste cose è oggetto di molti dibattiti e ipotesi, ma per quanto mi riguarda possono essere ricondotte essenzialmente a due:
- Il denaro fiat. La forma che ha preso il denaro dopo il 1971 era fondamentalmente fraudolenta. Guadagnarlo non significava più fornire beni e servizi. Il potere economico si è spostato dalle persone che creavano ricchezza reale nell’economia di Main Street alla ricchezza finta e finanziarizzata di Wall Street. I prezzi degli asset sono saliti alle stelle e la produzione reale è caduta a terra. I ricchi e gli ammanicati hanno usato il denaro fasullo per diventare ancora più ricchi, ma la maggior parte delle persone non ha ottenuto nulla.
- Utilità marginale decrescente della Rivoluzione industriale. Nel 1971 l’immenso potere dei combustibili fossili stava raggiungendo il punto di declino dell’utilità marginale. I grandi vantaggi – le cosiddette “innovazioni che cambiano la vita” – appartengono al passato. La crescita del PIL ha rallentato e i redditi stagnato.
Abbiamo, quindi, visto come il cambio di natura del denaro nel 1971, da (parzialmente) coperto a scoperto, abbia pervertito la nostra economia, i nostri mercati, la nostra politica e la nostra società. Abbiamo visto come il denaro fasullo abbia reso i ricchi ancora più ricchi e i poveri, relativamente, più poveri; senza dimenticare come i media generalisti di oggi si siano trasformati in una stampa leccapiedi, che si limita a interpretare e rafforzare i messaggi delle élite.
Ma è davvero possibile separare la realtà dal duro lavoro? No. Quando le élite hanno smesso di sudare, hanno smesso anche di pensare. E presto si sono ritrovate nel mondo della fantasia, dove pensavano di poter “stampare” la loro strada verso la ricchezza e prendere in prestito perennemente verso la prosperità. Il loro principale obiettivo, come i cavalli con i paraocchi, è diventato la sopravvivenza di questo status quo economicamente malato. A tutti i costi. Ognuna di esse ha il proprio piano e sta cercando di portarlo a compimento; nessuna di esse ha come priorità il cosiddetto “bene comune”. Può essere un sottoprodotto temporaneo, ma di certo non l'obiettivo primario. Ma per quanto si possano sforzare nelle manipolazioni, i sistemi socioeconomici si evolvono, anche duramente se necessario, e la natura delle cose deve riprendere il proprio posto nella consuetudine della vita umana. In questo contesto Bitcoin rappresenta la massima espressione dell'azione umana intenta a riportare in carreggiata desideri, aspirazioni e obiettivi della maggior parte delle persone. Un piccolo strumento, nato nell'anonimato nel 2008, ma in grado di portare alla ribalta una Rivoluzione industriale in grado di riazzerare l'utilità marginale di quella precedente.
Sì, la prossima crisi sarà diversa dalle altre soprattutto perché c'è un nuovo paradigma che sta correndo parallelo a quello che finora l'ha fatta da padrone: non è più solo una questione di “Inflate or die”, adesso a questa fa concorrenza “Evolve or die”. L'Europa è l'incarnazione del primo, mentre gli Stati Uniti del secondo.
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La (presunta) stabilizzazione dell'inflazione dei prezzi intorno al 4.5% viene accolta come un successo della politica della BCE nel "combattere" e abbassare l'inflazione dei prezzi. Un'inflazione annua dei prezzi del 4% per dieci anni equivale a una perdita di potere d'acquisto del denaro di circa il 40% (al netto di un contesto inflazionistico già disastroso). Non c’è nulla di positivo nell’aumento delle aspettative dell'inflazione dei prezzi a lungo termine: non è solo la conferma di una distruzione dei salari reali e dei risparmi, ma un enorme incentivo al mantenimento dei settori meno efficienti e improduttivi dell’economia. L’inflazione dei prezzi non è solo una tassa nascosta creata dalla spesa pubblica e alimentata dalla natura fiat del denaro, è anche un sussidio nascosto all’obsolescenza e un enorme disincentivo all’innovazione e alla trasformazione tecnologica.
RispondiEliminaNon è una sorpresa quindi leggere di notizie in cui le persone accettano volentieri un ampliamento dello stato sociale. La dipendenza da quest'ultimo incentiva la povertà, perché lo stimolo alla creatività e all'inventiva viene smorzato da prebende, sussidi, briciole e tutta una serie di disincentivi a emanciparsi da una spirale negativa. La realtà è che un tasso d'inflazione medio annuo dei prezzi del 4% significa cibo, servizi pubblici, energia e tutti i cosiddetti beni essenziali molto più alti.
L’inflazione dei prezzi non è causata da materie prime, salari o profitti, ma dal costante aumento della quantità di valuta in circolazione ben al di sopra della domanda reale. Il più grande consumatore di denaro di nuova creazione è lo stato, soprattutto in un ostato in cui si prevede di far salire il proprio deficit di bilancio. La spesa pubblica alimenta l'inflazione dei prezzi.
Questo è ciò che sta spazzando via la classe media: crescita negativa dei salari reali e forti aumenti dei prezzi dei beni essenziali, coordinati entrambi dalla costante erosione del potere d’acquisto della valuta. L’economia non dovrebbe essere guidata dalla spesa pubblica, ma da una classe media fiorente e da investimenti produttivi. L'ampliamento dello stato sociale, quindi, non rafforzerà l’economia, bensì sfilaccerà ulteriormente quel tessuto che crea progresso e solo per sostenere uno stato e una burocrazia ipertrofici.