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La censura è giustificata quando un forte consenso considera errata un'opinione?
La libertà di parola è necessaria per promuovere il progresso umano anche quando gli altri considerano offensive le vostre opinioni? Cosa accadrà quando scomparirà la norma della civiltà occidentale, ovvero la tolleranza per le idee contrastanti?
John Stuart Mill ebbe molto da dire su queste domande nel Capitolo 2, intitolato “Della libertà di pensiero e di discussione”, all'interno del suo libro del 1859 Sulla libertà. Mentre i ranghi dei censori illiberali crescono ogni giorno, la logica impeccabile di Mill attraversa il tempo per confutare i temi utilizzati da essi per giustificare le loro azioni autoritarie.
Prima di entrare nel merito delle argomentazioni di Mill, è istruttivo un esempio tratto dalla sua epoca.
La prima campagna di posta diretta negli Stati Uniti risale al 1835, quando l'American Anti-Slavery Society inviò sacchi di posta abolizionista a Charleston, nella Carolina del Sud. Una folla inferocita bruciò la prima consegna di quella posta dopo che il direttore delle poste di Charleston, Alfred Huger, la definì “pericolosa” e non la consegnò.
Huger chiese istruzioni al direttore generale delle poste, Amos Kendall, il quale stabilì che non consegnare la posta per il bene della comunità era patriottico e prevaleva sulla legge postale federale. Se l’interesse della comunità a favore della censura vi suona familiare, allora starete pensando ai censori di Google che oggigiorno sostengono la stessa argomentazione.
In una lettera a Kendall, il presidente Andrew Jackson sostenne che gli abolizionisti meritavano “di espiare questo malvagio tentativo [di 'emozionare'] con le loro vite”. Huger, Kendall e il presidente Andrew Jackson erano dalla parte sbagliata della storia e della morale, eppure erano sicuri di avere ragione. Gli autoritari di oggi hanno ampliato la giustificazione della censura alla “cattiva informazione”, ovvero “informazioni autentiche [che] vengono condivise per causare danni”.
Alcuni potrebbero prenderla a ridere e concordare sul fatto che, sebbene la censura di ieri fosse sbagliata, siamo diventati più saggi e la censura di oggi è davvero per il bene della comunità. Mill osservò: “La maggioranza degli uomini eminenti di ogni generazione passata sosteneva molte opinioni ora note come errate e approvava numerose cose che nessuno oggi giustificherebbe”.
Mill era chiaro sul fatto che l'opinione della maggioranza potrebbe non essere saggia o morale: “La protezione [...] contro la tirannia del magistrato non è sufficiente: occorre protezione anche contro la tirannia dell'opinione e del sentimento prevalenti”.
Mill spiegò perché “ogni silenzio sulla discussione è un presupposto dell’infallibilità” dei censori autoritari:
L'opinione che si tenta di sopprimere può essere vera. Coloro che desiderano sopprimerla ovviamente ne negano la verità; ma non sono infallibili [...]. Rifiutare di ascoltare un'opinione, perché sono sicuri che sia falsa, significa presumere che la loro certezza sia la stessa cosa della certezza assoluta.
Il vostro diritto di espressione non termina anche se siete in una minoranza, neanche foste uno solo. Mill scrisse: “Se tutta l’umanità meno uno fosse di un’opinione, e solo una persona fosse dell’opinione contraria, la prima non sarebbe giustificata a mettere a tacere quella persona tanto quanto non lo sarebbe quest'ultima se avesse il potere di farlo nei confronti dell'intera umanità”.
Mill anticipò i temi odierni secondo cui la censura è giustificata perché esistono “certe convinzioni, utili, per non dire indispensabili al benessere pubblico, tali che è tanto dovere degli stati sostenerle quanto proteggere qualsiasi altro interesse della popolazione” Quante volte le autorità, gli esperti e le aziende dietro i social media hanno utilizzato questo argomento durante la crisi sanitaria per sopprimere l'opinione dei medici dissidenti e insistere dogmaticamente sul fatto che solo loro fossero i custodi della verità?
È necessario, consigliava Mill, che le nostre opinioni siano “discusse in modo completo, frequente e senza paura”, altrimenti diventeremo custodi di “dogmi morti” e non esploratori di “una verità vivente”.
La censura non protegge le persone, ma blocca le critiche alle opinioni ortodosse. Quando presumiamo che “un’opinione sia vera” dissuaderemo le persone dal cercare la verità o dallo scoprire errori. Mill sosteneva che “gli esseri umani non sono più zelanti per la verità di quanto lo siano spesso per l’errore, e un’applicazione sufficiente di sanzioni giuridiche o anche sociali riuscirà generalmente a fermare la propagazione di entrambi”.
Cancellare le persone ha conseguenze di vasta portata. Oggi, spinti dalla paura e dalla pressione dei colleghi, alcuni professionisti applaudono linee di politica che invece segretamente mettono in discussione. Mill lo capì quando scrisse che “il danno più grande arrecato è a coloro che non sono eretici e il cui sviluppo mentale è limitato e la loro ragione intimidita dalla paura dell’eresia. Chi può calcolare cosa perde il mondo, nella sua moltitudine di intelletti promettenti, quando ci sono personaggi timidi, che non osano seguire alcuna linea di pensiero audace, vigorosa e indipendente?”
È in gioco la prosperità umana, diceva Mill: “Dove esiste una tacita convenzione secondo cui i principi non devono essere contestati; dove la discussione sulle più grandi questioni che possono occupare l’umanità è considerata chiusa, non possiamo sperare di trovare quella scala generalmente elevata di attività mentali che ha reso meravigliosamente straordinari alcuni periodi della storia umana”.
La libera espressione delle idee è la via verso la prosperità; la certezza mal riposta di oggi viene dissolta dal progresso. Poiché Mill riconosceva la capacità di una persona come “essere intellettuale o morale” di apprendere attraverso “la discussione e l'esperienza”, credeva che gli errori potessero essere corretti mediante un processo sociale.
Aveva compreso il “bias di conferma” prima che gli psicologi definissero la tendenza umana a voltare le spalle a prove che contraddicono le nostre convinzioni e opinioni. Con la consapevolezza di questa tendenza, scrisse che possiamo contrastare i nostri pregiudizi esponendo le idee a punti di vista opposti: “La libertà di contraddire e confutare la nostra opinione è la stessa condizione che ci giustifica nel presumere la sua verità ai fini dell'azione; e in nessun altro modo un essere dotato di facoltà umane può avere la certezza razionale di avere ragione”.
Per preservare la libertà, ognuno di noi è responsabile di pensare con la propria testa: “La verità guadagna di più anche dagli errori di chi, con il dovuto studio e preparazione, pensa con la propria testa, piuttosto che dalle opinioni presumibilmente vere di coloro che le sostengono solo perché non si sforzano di pensare”.
Mill espose le linee guida per diventare una persona “meritevole di fiducia”: dobbiamo mantenere la mente “aperta alla critica delle [nostre] opinioni e della nostra condotta”, non esiste altro percorso verso la saggezza o la scoperta degli errori.
Non ci si può fidare di autoritari come il perspicace Fauci, il quale ha affermato che criticarlo rappresentava un attacco alla scienza. Di recente, citando le sue bugie e la repressione dei critici, Matt Taibbi ha definito Fauci “l'aspirante dittatore dell’America”.
Per paura, milioni di persone adoravano Fauci, conferendogli potere. Mill direbbe che si è ingenui se si crede che gli errori possano essere corretti rapidamente e il progresso ripristinato anche con una censura illiberale: “La storia pullula di esempi di verità repressi dalla persecuzione. E se non viene soppressa tout court, potrebbe essere rifiutata per secoli”.
Tuttavia Mill credeva che la verità non potrà mai essere completamente estinta e riapparirà quando le persone riacquisteranno coraggio e riemergeranno atteggiamenti più liberali.
Ma perché aspettare secoli? Gli atti di coraggio necessari allora sono gli stessi di oggi. I censori di oggi, con i piedi d'argilla, dipendono dalla vostra acquiescenza affinché modifichino le vostre opinioni. Si può revocare il consenso oggi stesso.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Tempo di ammainare le bandierine sui social. La polarizzazione della narrativa ufficiale sta cambiando e così anche le "certezze" di ieri. L'importante comunque è che ci siano due fazioni contrapposte e che scegliate per quale delle due fare il tifo. La guerra cinetica, qualunque siano le fazioni in lotta, non è altro che il sottoprodotto di una guerra finanziaria in corso tra USA ed Europa. Il comando/controllo che deriva dalla polarizzazione delle folle è funzionale a questo tipo di guerra. Le folle possono essere indotte a "fare sacrifici" ed essere occupate a scannarsi tra di loro a favore di quella o l'altra parte che supporta la narrativa ufficiale. La bancarotta dell'UE può essere mascherata un giorno in più, nonostante sia evidente dal mercato obbligazionario. L'obiettivo dell'UE, e per estensione della cricca di Davos, è mandare gli USA in guerra. E la questione è diventata più urgente ora che è cambiato lo speaker della Camera. La lotta per i capitali finanziari, ora che i rubinetti dell'eurodollaro sono chiusi, è diventata più cruciale che mai.
RispondiEliminaNel frattempo la race to the bottom va avanti, con l'UE che adesso può respirare un attimo dato che può essere sorpassata dal Giappone. Le estreme conseguenze della Yield Curve Control (YCC) stanno infine mostrando il loro devastante esito.