I lavori nella gig economy, diversamente da quello che si pensa, non è per disadattati o straccioni. Lo fanno anche loro, ma non si guadagna poco. Anzi, si guadagna abbastanza bene ed è un tipo di lavoro che si può programmare (abilitarsi e disabilitarsi nelle apposite applicazioni). L'Italia e l'Europa, però, vorrebbero obbligare le aziende nella gig economy (i cosiddetti "colossi americani, dato che in Europa non c'è nessuno che ha fatto qualcosa di lontanamente paragonabile) ad assumere i "rider" sotto contratto. Vi sorprenderà anche sapere che la maggior parte di loro non lo vuole, come leggerete poi nell'articolo di oggi. Ma, inutile dirlo, all'Europa e all'Italia non piace che le persone possano fare ciò che loro deisderano legittimamente; no, loro "sanno meglio" di voi quello che è bene per voi. La Von der Leyen sa meglio di Uber, ad esempio, cosa è meglio per Uber. Ma non è finita mica qui, c'è molto di più. Lo scorso giugno Uber Eats, vedendo l'impossibilità di continuare a operare in un territorio ostile alla libera impresa, decide di togliere il disturbo e licenzia, ovviamente, il personale che aveva assunto. Ecco che arriva il "plot twist": un tribunale italiano ha sentenziato che è illegittimo agire in questo modo. Secondo il giudice la condotta di Uber Eats è stata anti-sindacale dato che l'azienda avrebbe innanzitutto dovuto consultarsi con le autorità italiane, accordarsi sulla sua "libertà" di lasciare l'Italia e, in caso di esito favorevole, solo allora avrebbe potuto lasciare l'Italia. Detto in parole povere, in Italia non c'è nemmeno la libertà di poter morire a livello commerciale, perché altrimenti si tratterebbe di abuso di posizione dominante. La bancarotta di un Paese è un processo che non per forza di cose deve essere immediato. Può anche essere lento, progressivo e agonizzante. La cosa certa è che per renderlo tale bisogna raccattare fondi da ogni dove e spremere fino alla morte i contribuenti, mentre si desertifica irrimediabilmente il tessuto industriale per far sopravvivere un giorno in più l'apparato burocratico-statale.
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La gig economy (o lavoro a chiamata, occasionale e temporaneo) come la conosciamo è sull’orlo della distruzione. Un tempo veniva considerato un ingresso nell'economia imprenditoriale per molte persone che vi si affacciavano per la prima volta, ma il mondo dei micro-lavori è attualmente minacciato da persone che non ne comprendono la vitalità per gli imprenditori. Ora c’è una spinta, da parte dei politici che pensano che sia nel migliore interesse di lavoratori e datori di lavoro, professionalizzare la gig economy.
Un articolo del Wall Street Journal ha intervistato grandi imprenditori e politici, i quali hanno spiegato come sarebbe la professionalizzazione della gig economy se le loro richieste fossero soddisfatte. In esso sono descritte le linee di politica che si cerca di attuare, le quali eliminano gli incentivi che rendono il mondo del micro-lavoro attraente per coloro che ne apprezzano la flessibilità e le opzioni occupazionali. I nuovi obblighi aumenteranno senza dubbio i costi aziendali per i datori di lavoro e inavvertitamente escluderanno le persone che la gig economy dovrebbe aiutare: studenti universitari non qualificati con poca o nessuna esperienza lavorativa, pensionati, genitori casalinghi e, naturalmente, imprenditori in erba. La professionalizzazione del settore dei concerti la impantanerà con nuovi requisiti inutili che finiranno per distruggerla.
Un lavoratore nella gig economy intervistato dal Wall Street Journal ha affermato: “È possibile trasformare il mondo del lavoro a chiamata in una professione dignitosa per i lavoratori”. Davvero? Un autista ha detto al giornalista che “la flessibilità e il reddito gli consentono tempo e fondi per altre attività, e non vuole che tutto venga rovinato”. La gig economy nel suo stato attuale è un’oasi per quelle persone che cercano canali imprenditoriali per guadagnare denaro extra o integrare la propria carriera. La spinta a trasformare questa economia in qualcosa di molto diverso darà diventare disoccupati autisti di consegne di cibo, artisti, tutor, musicisti, programmatori, istruttori di fitness, imprenditori edili e altri lavoratori del settore.
Come funziona la Gig economy
Se siete in possesso di uno scooter, una bicicletta, strumenti meccanici, un pennello, vernice, uno strumento musicale, o avete un insieme di competenze che sono utili per qualcun altro, quest'ultimo può assumervi per un progetto come lavoratore temporaneo. Semplice. Ancora più importante, un lavoratore occasionale può accettare progetti da un datore di lavoro come appaltatore, ottenendo così l’indipendenza attraverso opportunità indipendenti. Ogni anno la gig economy viene notevolmente potenziata dalla tecnologia basata su app che riunisce persone da ogni angolo del mondo. I lavoratori occasionali spesso sfruttano queste tecnologie tramite TaskRabbit, Upwork, Uber, Grubhub e altre app come ritengono opportuno. Perché no?
Con la tecnologia, gli imprenditori in erba che possiedono risorse produttive possono intraprendere progetti e lavori a breve termine. La proprietà dei lavoratori occasionali sui mezzi di produzione mantiene le spese generali per il datore di lavoro sufficientemente basse da ottenere risparmi sui costi, ma le entrate abbastanza alte da pagare i lavoratori (in questo caso, gli autisti delle consegne di cibo) per i loro servizi. È un vantaggio per tutti.
Infatti i datori di lavoro traggono vantaggio dall’utilizzo di appaltatori temporanei quando non sono in grado di assumere dipendenti per posizioni a tempo pieno e ciò è stato particolarmente vero durante la crisi sanitaria, quando gli autisti delle consegne a domicilio hanno dato da mangiare a molte persone che non potevano recarsi di persona ai fast food. Chi erano? Studenti universitari, disoccupati, meno occupabili e pensionati.
Misure di professionalizzazione proposte
Le politiche interventiste proposte, con l’obiettivo finale di professionalizzare le gig economy, saranno affidate a una commissione di pianificazione centralizzata. Le società di servizi di consegna di cibo basate su app saranno tenute a fornire misure come negozi di manutenzione di biciclette, officine di riparazione per auto e scooter, edicole agli angoli delle strade trasformate in rifugi meteorologici per i fattorini e salari minimi fissi. Queste misure proposte dai politici si tradurranno nell’esatto opposto di ciò che la gig economy intende fare. Invece di abbassare le barriere all’ingresso per le persone che vogliono evitare di impegnarsi in carriere dalle nove alle cinque, queste proposte di professionalizzazione alzeranno le barriere all’ingresso per le persone che intendono aiutare.
Queste misure potrebbero sembrare appropriate se i liberi professionisti si considerassero dipendenti a tempo pieno nelle catene di fast food, ma il Pew Research Center ha condiviso quanto segue in una relazione del 2021 sullo stato della gig economy: “Le percezioni dei lavoratori occasionali seguono uno schema simile: il 65% si considera collaboratore indipendente, mentre il 28% si considera dipendente”. La professionalizzazione della gig economy attraverso ulteriori norme e regole spremerà la linfa vitale da questo stile di vita nel lungo termine, con politiche rigide e costose che escluderanno sia i dipendenti poco qualificati, come gli studenti universitari, che gli aspiranti imprenditori.
Un salario minimo per il lavoro occasionale eliminerà immediatamente dal mercato i lavoratori meno competitivi (quelli non valutati ai “prezzi di mercato”, un termine improprio perché la gig economy si basa sulla capacità di lavorare come freelance), i quali saranno costretti a trovare lavoro altrove. Nel complesso, la spinta a professionalizzare il lavoro temporaneo significa che dovremmo aspettarci un aumento dei permessi, delle licenze e che altri lavoratori dovranno ridurre la burocrazia per accettare un lavoro. Inoltre questi oneri aumenteranno i costi legati all’attività imprenditoriale ed escluderanno sempre più i liberi professionisti. Dove andranno a finire i lavoratori a chiamata? Immagino che la risposta possa essere: a chi importa?
E chi pagherà? Il consumatore, ovviamente! Chi altro? Gli obblighi proposti influenzeranno negativamente la capacità dei fast food e dei ristoranti tradizionali di assumere lavoratori a chiamata. L’ovvio in questa situazione è che i prezzi aumenteranno in base agli ulteriori input nei servizi di ordinazione di cibo.
Paghe in base alla produttività
Per come vedo le cose, il lavoro temporaneo è accettato dai liberi professionisti a loro piacimento. Ciò significa che il lavoro occasionale dovrebbe basarsi non sullo stipendio, ma sulla quantità di lavoro ricevuto e completato. Alcuni che suggeriscono il contrario non si rendono conto che i “salari equi” in una gig economy sono l’antitesi della stessa. In altre parole, la produttività in una gig economy equivale a una retribuzione più alta o più bassa: fai di più, ottieni di più; fai di meno, ottieni di meno. Impegnarsi in un lavoro temporaneo è una scelta che si fa, comprendendo pienamente che non sostituisce i benefici che si potrebbero apprezzare in un impiego stabile.
Ciò non implica che i fattorini debbano guadagnare un minimo; infatti dovrebbero guadagnare il massimo. Tuttavia un massimo in una gig economy significa che più progetti s'intraprendono, maggiore sarà la remunerazione che si riceverà. Gli addetti alle consegne di cibo nella gig economy dovrebbero essere in grado di scrivere la propria busta paga senza l’intervento di politiche salariali socialiste e dovrebbero avere la libertà di accettare o rifiutare lavori di propria iniziativa. Non è forse questo il bello del lavoro freelance?
La realtà è che non tutti i fattorini accettano e completano lo stesso numero di lavori (al giorno/mese/città). Con una politica salariale e un’infrastruttura costosa dedicata a loro, tutti (indipendentemente dalla produttività) ricevono una retribuzione minima senza accettare lo stesso numero di lavori. Queste nuove misure uccideranno il rapporto rischio/rendimento della gig economy, la quintessenza dello spirito imprenditoriale. Qual è l'incentivo ad accettare un lavoro quando tutti ricevono un minimo per produrre a ritmi diversi? Anche se alcuni potrebbero non accettare alcun lavoro, vengono comunque pagati un minimo. Questo si trasformerà in un problema di azzardo morale.
La dura lezione della realtà
Gli imprenditori hanno creato la gig economy per aiutare le persone che ora stanno per danneggiare attraverso l’errata allocazione delle risorse attraverso l’imposizione di salari minimi e infrastrutture aggiuntive e costi generali. La dura lezione per le persone che ignorano le leggi economiche è la realtà dei rendimenti decrescenti, dei prezzi, della ridistribuzione dei salari e del risultato dell’eliminazione degli incentivi personali. La modifica delle tariffe di consegna del cibo e la necessità di infrastrutture aggiuntive aumenteranno i costi generali, i quali paralizzeranno la gig economy.
Ancora una volta, una dura lezione: quando i datori di lavoro devono pagare un minimo a un gruppo, devono, per necessità, escluderne un altro. Quando i datori di lavoro aggiungono costi, i prezzi di prodotti e servizi vengono influenzati in modo proporzionale. Stiamo assistendo alla distruzione dell’ultima oasi in cui può germogliare l’imprenditorialità?
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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