Bibliografia

lunedì 18 settembre 2023

La spirale autodistruttiva in cui è entrata la Cina

Gli ennesimi guai di Evergrande non hanno rappresentato altro che un nuovo banco di prova da parte della Cina per testare la sua influenza finanziaria sul mondo. Non è andata tanto bene visto che ha dovuto ricorrere alla stampante della PBOC per calmare gli animi. Il momento attuale è più delicato che mai visto che, dopo l'approvazione del SOFR, il mercato degli eurodollari è in fase di prosciugamento da parte della FED e con esso l'accesso facile a dollari e asset denominati in dollari. In breve, se prima potevano essere acquisite con estrema facilità e vendute con altrettanta facilità per tirare per la giacchetta la FED e salvare dai loro casini interni quei Paesi che le vendevano, adesso questa opzione non è più praticabile e le nazioni in possesso di dollari e asset denominati in dollari si guarderanno bene dal venderli con facilità. La potenza finanziaria degli Stati Uniti non verrà scalzata nel futuro prossimo. Di conseguenza se la Cina vuole avere una possibilità di concorrere come hub finanziario alternativo a livello mondiale, deve tornare alla mentalità che l'ha portata alle stelle e abbandonare la mentalità keynesiana (es. capitalismo di stato) che la sta portando alle stalle. A tal proposito ci sono 6 campi principali di cui prendersi cura. 1) Eccessivo sfruttamento dei fattori di produzione. Nel 2013 la Cina usava 10 volte più fattori di produzione degli Stati Uniti per produrre lo stesso prodotto. È migliorata la situazione? È difficile dirlo, poiché è difficile trovare statistiche accurate che mettano sotto una luce negativa il PCC e Xi Jinping, in particolare. 2) Allocazione inefficiente delle risorse economiche. Il furto di aziende redditizie da parte del PCC e la loro trasformazione in imprese statali “zombi” e piene di debiti, distrugge valore ed efficienza; inoltre trasferisce ricchezza dalla classe media all’élite. 3) Soffocamento dell’innovazione nella classe media. La mancanza di libertà d'informazione e la punizione dei "trasgressori" soffocano l’innovazione e la creatività. Agli individui non è consentito risolvere i problemi da soli e le aziende private di successo, prima o poi, vengono confiscate dallo stato. Gli imprenditori di successo che denunciano gli abusi del PCC o scompaiono o vengono "rieducati". 4) Un'economia fasulla: la “crescita” basata sul debito è un cancro per l’economia. Lo “sviluppo” distorto guidato dall’opportunità politica non è sviluppo ma uno spreco di tempo, denaro e risorse. Il crollo dell’Evergrande è un ottimo esempio della distorsione economica. 5) L'inquinamento rende la Cina invivibile e causa disordini sociali. La Cina è uno dei peggiori inquinatori del mondo: fino al 70% dei corsi d’acqua cinesi non sono sicuri per il consumo umano. Inoltre l’80-90% delle acque sotterranee sono imbevibili. L’inquinamento atmosferico è noto per essere il peggiore al mondo, responsabile di milioni di morti premature. L’incapacità del PCC di affrontare la crisi dovuta all’inquinamento rivela i fallimenti del suo modello economico, aumentando i disordini sociali. 6) Depressione tra le giovani generazioni. Quando i giovani perdono fiducia nella loro nazione, perdono fiducia nel futuro e un risultato di questo pessimismo è la decisione di non avere figli. La Cina non è sola in questo fenomeno e, insieme a Corea del Sud e Giappone, rappresenta un grosso problema. Senza l’energia, la spinta, la creatività e la convinzione dei giovani, il calo della popolazione e i suoi effetti su consumi, tasse e altri fattori economici rendono cupo il futuro economico della Cina.

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di Peter St. Onge

La gerontocrazia autoritaria cinese ha scatenato una spirale autodistruttiva e adesso ben oltre la metà dell’economia cinese sta crollando.

Le esportazioni cinesi stanno crollando al ritmo più veloce dai tempi dei lockdown: sono calate del 14,5% su base annua, guidate da un calo del 21% delle esportazioni verso l’Europa e del 23% verso gli Stati Uniti.

Nel frattempo anche le importazioni stanno diminuendo – 12,4% su base annua – poiché la contrazione della produzione significa meno input e le famiglie acquistano meno.

In breve, gli stranieri non acquistano e nemmeno i cinesi spendono.

Tutto questo è un problema per le fabbriche cinesi perché sono oscenamente sovradimensionate a causa del denaro a buon mercato fornito dal sistema bancario centrale e dei sussidi statali. Per maggiore contesto, il FT ha riferito che le case automobilistiche cinesi possono produrre 40 milioni di auto all’anno, ma i cinesi ne acquistano solo dai 20 ai 25 milioni. La Cina ora sta limitando la produzione di nuove automobili, negando le licenze di produzione. Anche se gli Stati Uniti stanno investendo centinaia di miliardi nella produzione, questa sarà presto spazzata via dai veicoli elettrici cinesi a prezzo ridotto.

Il settore manifatturiero rappresenta oltre il 27% dell’economia cinese ed è in contrazione ormai da quattro mesi consecutivi, portando la crescita trimestrale del PIL a livello nazionale ad appena lo 0,8%. L’economia è entrata ufficialmente in deflazione per la prima volta sin dalla crisi del 2008.

Nel frattempo il settore immobiliare cinese, comicamente indebitato – che rappresenta circa un quarto della sua economia – sta mostrando nuove difficoltà, minacciando i risparmi di una vita di milioni di persone che potrebbero perdere tutto a causa di condomini sostanzialmente vuoti. Proprio la settimana scorsa il grande costruttore edile Country Garden, considerato dal governo cinese come l’emblema della prudenza e un modello per il resto del settore, ha mancato il pagamento di due obbligazioni sul suo debito totale da $200 miliardi, portando a un declassamento del suo debito da parte dell'onnipresente Moody's.

Considerando che tutto ciò avviene con un’occupazione giovanile ai livelli record – superiore al 20% – potrebbe essere foriero di problemi politici.


La Cina può invertire la tendenza?

Ciò che sta causando le difficoltà nel settore manifatturiero è in gran parte fuori dal controllo della Cina: gli occidentali non acquistano prodotti. Anche le esportazioni coreane sono diminuite del 17%, mentre 5 dei 7 Paesi asiatici hanno subito una contrazione il mese scorso. L’unico Paese acquirente è, per ironia della sorte, la Russia che però ha un mercato minuscolo: il Messico con le armi nucleari, come dice il proverbio.

La Cina non può fare molto per spingere americani ed europei a comprare: questo è il motivo della nostra recessione, la quale sta peggiorando sia negli Stati Uniti che in Europa. Ciò significa un ulteriore calo delle esportazioni e un calo dei prezzi in Cina. Alla fine i prezzi scenderanno al punto che le fabbriche chiuderanno, la sovraccapacità si dovrà esaurire e i prezzi da lì potranno riprendersi; naturalmente a scapito di milioni di posti di lavoro e di milioni di giovani disoccupati.

Per quanto riguarda il boom immobiliare è stato trainato dal denaro a basso costo: l’acquisto di un appartamento era una proposta da non perdere per milioni di cinesi che hanno investito i risparmi di una vita in città vuote e che, a quanto pare, non possono sfidare la gravità per sempre.

Ciò significa che la soluzione principale – e la soluzione a cui la Cina si rivolge ogni volta che l’economia rallenta – è quella di sfornare più denaro a basso costo tagliando i tassi d'interesse e distribuendo decine di miliardi in più ai costruttori di case.

Il problema è che la Cina ora nuota nel debito: ha $50.000 miliardi in debito non finanziario, addirittura superiore a quello degli Stati Uniti in percentuale del PIL. Ciò fa temere un deleveraging in stile giapponese, che potrebbe portare ad anni di crescita lenta. La deflazione, ovviamente, rende questi debiti ancora più grandi, limitando le opzioni della Cina.


Il tanto sbandierato successo della Cina

La conquista del mondo da parte della Cina è stata la storia del decennio.

In realtà il governo del presidente Xi è stato terribile per l’economia cinese, sostituendo il miracolo del libero mercato con una repressione normativa volta a ostacolare qualsiasi minaccia politica e incanalare il capitale verso le industrie dominate dallo stato. Il risultato è che la crescita durante la presidenza Xi è stata del 5-6% circa: ben lontano dai tempi dei miracoli e piuttosto standard per un Paese povero.

I lockdown imposti da Xi sono stati enormemente distruttivi, la sua ripresa post-Covid è svanita e ora la Cina sta precipitando dritta verso una recessione. Probabilmente Xi è troppo attento, ad esempio, a non invadere Taiwan per assorbire tutti quei giovani disoccupati, ma ho pensato la stessa cosa anche a proposito di Putin e mi sbagliavo.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti e l’Europa, i problemi manifatturieri della Cina ci inonderanno di beni a basso costo. È positivo per i consumatori e dovrebbe ridurre in parte l’inflazione nel breve termine, a scapito però di ciò che resta del settore manifatturiero americano ed europeo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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