di Tom Luongo
Più invecchio, più tempo passo a pormi la domanda: "Perché qualcuno vuole che io lo sappia?" I nostri media sono così compromessi che mettere in discussione i pregiudizi editoriali su ogni notizia è un lavoro a tempo pieno.
E so che in alcuni casi viene fatto apposta per distrarci dai problemi reali e in altri per portare avanti un determinato programma.
Nel 2023 il tema della de-dollarizzazione è stato di gran moda; è stata una raffica continua di esagerazioni e iperboli. Il frastuono dei discorsi sulla de-dollarizzazione è diventato così forte nel periodo precedente al recente vertice dei BRICS da soffocare ciò che era realmente all’ordine del giorno in quei pochi giorni.
Questi discorsi provenivano da tutte le parti, dagli stessi leader dei BRICS così come dalla stampa occidentale dominata sia dagli interessi britannici che da quelli della cricca di Davos.
Le persone si sono scatenate parlando della “valuta BRICS coperta dall’oro” cercando di distinguersi a vicenda per essere all’avanguardia su questo tema. Dopo un po' è diventato l'ennesimo momento in cui chiedersi: chi trae vantaggio da tutta questa amplificazione?
Scrivo di queste cose da anni, sapendo che coloro che controllano la produzione delle materie prime alla fine si stancheranno dei furti della ricchezza perpetrati dai maestri della finanziarizzazione a New York, Londra e Zurigo.
Era solo una questione di tempo prima che facessero la loro mossa.
E posso dirvi in verità che non sono mai stato bombardato su nessun tema come su questo fino al momento in cui le persone a Mosca, Bruxelles e Pechino hanno voluto che lo fossi.
Non prendetelo come un brontolio, è solo un'osservazione nata da anni di esperienza. Sono arrivato a capire cosa significa la mancanza di amplificazione; che questa è la storia che nessuno vuole che venga raccontata.
Di conseguenza sorge spontanea una domanda: perché vogliono che venga detto adesso?
In molti sensi questo è il modo in cui so che di solito sono sulla strada giusta rispetto a un particolare problema. È la mia continua interiorizzazione del grande Wee Willy Keeler che ha detto che il baseball è un gioco facile: "Colpiscili dove sono scoperti".
Quindi molte persone importanti volevano che sapessimo della de-dollarizzazione quest'anno; avevano le loro ragioni per promuovere questo concetto. E, come sempre, si tratta d'influenzare il flusso di capitale mondiale distraendo i commenti da ciò che era realmente all’ordine del giorno.
Per la cricca di Davos la de-dollarizzazione è solo l'ennesimo vettore di attacco agli Stati Uniti. Esaltando i problemi che hanno a livello nazionale e geopolitico, si crea incertezza e il capitale odia l’incertezza.
Aggiungete un’amministrazione Biden volutamente belligerante e incompetente e avrete un cocktail perfetto d'incertezza che mantiene i mercati dei capitali a livello globale diffidenti sia nei confronti della politica a breve termine che delle tendenze a lungo termine.
Conclusione? Gli Stati Uniti sono spacciati.
La Russia è in guerra contro l’Occidente, quindi Vladimir Putin parlerà del suo libro sulla de-dollarizzazione; è l’uomo di punta del fatto che i BRICS siano “anti-dollaro”.
C’è solo un piccolo problema in tutto questo: il dollaro stesso e la mancanza d'infrastrutture alternative per abbandonarlo. Nonostante tutte le chiacchiere e, francamente, la propaganda su questo tema, la realtà è molto, molto diversa.
Mentre tutti parlano di de-dollarizzazione, la vera valuta che sta perdendo la sua posizione nel commercio mondiale è l’euro... ma nessuno parla di de-euroizzazione. Immagino che non siate sorpresi, giusto?
Secondo gli ultimi dati di SWIFT RMB Tracker, non esiste valuta che abbia perso più terreno nel commercio mondiale dell’euro. In poco più di due anni l’euro è sceso dal 39,5% dei pagamenti mondiali al di fuori dell’Eurozona ad appena il 13,6%.
Il dollaro ha assorbito la maggior parte di questi pagamenti, mentre la sterlina, lo yen e, sì, il renminbi hanno assorbito il resto.
Quindi la grande distrazione riguardo alla de-dollarizzazione sta, in parte, nel non prestare attenzione alla rapida scomparsa dell’euro e all’emergente crisi dei titoli sovrani che la presidente della BCE, Christine Lagarde, lavora ogni giorno per nascondere.
Ne ho parlato così tanto che la gente si sta stufando. (Qui, qui e qui.)
Alla fine non importa quanto si sforzino di fare i conti e di stringere accordi per mantenere le apparenze, i mercati sono più intelligenti dei pianificatori centrali.
Quindi, con questo in mente, mi aspetto che nei prossimi due mesi i bond vigilantes ritornino assetati di sangue ora che Jerome Powell ha l'attenzione di tutti. Potrebbe aumentare ulteriormente la sua credibilità con un altro rialzo da 25 punti base questo mese, ma, onestamente, potrebbe non essere necessario.
I nuovi arrivati nei BRICS
Ma torniamo ai BRICS. Se la de-dollarizzazione non era lo scopo del summit di quest'anno, allora quale era?
L'espansione.
E non solo un’espansione fine a sé stessa, ma un’espansione geograficamente strategica.
I BRICS hanno formalmente aggiunto sei Paesi: Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Argentina, Egitto ed Etiopia. Avrebbero potuto aggiungerne altri e l'Algeria se non fosse stato per il veto dell'India all'ultimo minuto a nome della Francia.
L’Algeria è il simbolo della lotta tra Italia e Francia per l’accesso al petrolio e al gas africano. Non può esserci un’uscita dell’Italia dall’UE senza che essa non minimizzi l’influenza della Francia nel Nord Africa, sostenendo il suo fabbisogno energetico come garanzia per un ritorno alla lira.
Per fortuna, con l'aiuto di Russia e Cina, gli africani si stanno occupando da soli del problema francese al posto degli italiani.
Se c’è un tema comune al di là della geografia (ne parleremo più avanti) con tutti e sei questi Paesi è il loro rapporto con il presunto ex-impero britannico. Dagli stati arabi e dall’Egitto a quelli che in passato hanno sfidato gli inglesi — ad esempio Iran e Argentina — queste aggiunte rappresentano un cambiamento di potere profondo.
Uno sguardo alla mappa del mondo dovrebbe chiarire questo punto.
I Paesi in rosso sono membri dell'alleanza, quelli in verde hanno formalmente presentato domanda di adesione e quelli in giallo sono quelli che hanno espresso apertamente interesse.
Ma sono i 5 Paesi raggruppati attorno al centro del commercio mondiale che dovrebbero attirare la vostra attenzione: tutti i discorsi su una valuta comune dei BRICS non sono altro che teatro se non esiste una catena di approvvigionamento finanziaria alternativa e completamente sviluppata per catturare i profitti e ridurre al minimo i rischi monetari e gli attriti per tutti i membri.
Analizziamoli uno per uno.
Iran
Iniziamo con quello facile. L’Iran, secondo la mia opinione, è stato per anni la “I” dei BRICS, perché con l’India che tiene costantemente tutti fuori equilibrio, proprio come Erdogan in Turchia, ciò ha incentivato Russia e Cina a investire pesantemente in Iran, come contrappeso, rendendolo cruciale sia per la Belt and Road Initiative (BRI) cinese che per la tanto desiderata strategia russa di un corridoio internazionale di trasporto nord-sud (INSTC).
L’India ha ritardato così a lungo i lavori su contratto per il porto iraniano di Chabahar, che l’Iran lo ha annullato e lo ha consegnato alla Cina, la quale ha poi terminato i lavori in meno tempo di quello impiegato dall’Iran che chiamava l’India e lamentarsi.
Questo è il tipo di leva che ottiene risultati. Cina e Russia hanno promesso centinaia di miliardi in investimenti e vendite all’Iran, sostenendolo dopo che l’ex-presidente Trump ha stracciato il JCPOA e imposto sanzioni che non hanno funzionato, a meno che l’obiettivo di Trump non fosse quello di garantire ciò che è accaduto sin da allora.
Questa è un’ulteriore prova che Trump non gioca a scacchi.
Entrambi i porti di Chabahar e Bandar Abbas ora servono per far sì che il commercio asiatico, soprattutto proveniente dalla Russia, esca oltre i punti di strozzatura attorno al Mediterraneo, al Mar Rosso e al Mar Nero.
Quindi l’Iran è sempre stato il primo Paese che si è aggiunto al blocco e ha subito intimato all’India di smettere di giocare.
Arabia Saudita
Che si sarebbero aggiunti anche Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti non lo immaginava nessuno durante l’interregno di Trump, perché quest'ultimo aveva capito quanto fossero importanti i sauditi per il mantenimento della presenza degli Stati Uniti nella regione.
Il problema per Trump era che i sauditi sapevano che non rappresentava una soluzione a lungo termine per gli Stati Uniti. Durante tutta la sua presidenza si sono verificati eventi che possono essere direttamente ricondotti alla politica estera di Obama; spodestare Trump è stato l’unico obiettivo del governo ombra di Obama, in particolare il rapporto con i sauditi.
Con il successo dell’intervento della Russia in Siria e i suoi disastrosi risultati nella guerra nello Yemen, era solo questione di tempo prima che il principe ereditario Mohammed bin Salman tornasse in sé.
Il futuro dell’Arabia Saudita era nei BRICS e non nei resti dell’impero britannico. Per inciso, parlo continuamente dei neoconservatori e il modo migliore per pensare a loro, al di là del loro odio per gran parte del resto del mondo, è vederli come gli eredi della politica estera dell’impero britannico.
Gli Stati Uniti adottarono questa linea di politica estera un secolo fa durante la presidenza di Woodrow Wilson. Da allora è l'unica cosa, a parte le spese rovinose, che unisce l'Unipartito a Capitol Hill: impero o morte. Considerando il disastro delle finanze statunitensi e della politica interna, “morte” è il risultato più ovvio.
L’Arabia Saudita non ha avuto altra scelta che appoggiarsi al suo partner OPEC+, la Russia, se Mohammed bin Salman vuole che il Paese sopravviva alla fine delle sue riserve petrolifere.
Emirati Arabi Uniti
L’aggiunta degli Emirati Arabi Uniti rientra sicuramente nel dibattito monetario. Dubai e Abu Dhabi sono rapidamente diventati centri per il commercio di materie prime strategiche con scambi di oro e petrolio. Dubai ha il proprio punto di riferimento per il petrolio greggio; neppure Mosca ne ha uno (ancora).
Anche solo per parlare di una qualche forma di sistema di saldo commerciale basato sull'oro, devono esserci supply chain liquide e un'industria finanziaria profonda per facilitare accordi di tal genere e minimizzare i rischi di stoccaggio dell’oro, oltre a minimizzare i rischi monetari dei membri dell’alleanza che commerciano bilateralmente senza il dollaro come intermediario.
Quindi aggiungere Dubai come nodo di questaa rete fuori dal controllo della Cina è stato importante per creare fiducia nel Paese. Avere più scambi, depositi e raffinerie semplifica tutto. E, con ciò, si riduce al minimo il “premio di convenienza” derivante dall’utilizzo del dollaro e si massimizza l’uso delle valute locali da parte dei membri, con l’oro che funge da strato di fiducia universale e una blockchain per le funzioni di back office e di audit.
Quindi prima si aggiunge il centro finanziario, poi s'inizia davvero a parlare della “valuta BRICS coperta dall’oro”. L'ordine delle operazioni è importante, gente.
Era necessario che gli Emirati Arabi Uniti convincessero l’India a prendere in considerazione l’idea di appoggiare Russia e Cina su questa idea, motivo per cui il dirham degli Emirati Arabi Uniti sarà la valuta di transazione tra India e Russia nelle vendite di petrolio, e non il rublo. Ciò crea validità per una terza parte e allo stesso tempo mantiene l’India libera dal violare direttamente le sanzioni statunitensi sull’acquisto di energia russa.
Argentina
Non va sottovalutato quanto l'FMI e la corruzione europea abbiano devastato l’Argentina nel corso degli anni. Questo è un altro Paese ricco di risorse che è stato tenuto sotto costante sconvolgimento e che ora ha l’opportunità, come l’Egitto, di uscire dal controllo dell'FMI, privando i capitalisti clientelari in tutto l’occidente dell’opportunità di saccheggiarlo ancora una volta.
L’aggiunta dell’Argentina dovrebbe far sì che i soldi necessari per estrarre le sue riserve di scisto a Vaca Muerta possano di conseguenza far crescere il Paese. Ciò stabilizzerà le sue riserve in valuta estera e l’accesso alla Nuova Banca per lo Sviluppo dei BRICS (NDB) gli offre un’alternativa agli strozzini dell'FMI.
Le prossime elezioni potrebbero trasformarsi in un referendum sui requisiti dell'FMI e sul controllo dei capitali.
Egitto ed Etiopia
L’Egitto rappresenta una svolta affascinante degli eventi, perché la debolezza finanziaria dell’Egitto è stata proprio la ragione per creare un’opportunità strategica per Russia e Cina affinché presentassero una grande offerta al presidente Al-Sisi: usate la nostra Nuova Banca per lo Sviluppo e mandate al diavolo il Fondo Monetario Internazionale se non negozierà una svalutazione del debito.
Come per l'Argentina, anche l'Egitto ora ha una leva nei negoziati che prima non aveva.
In ogni caso l'FMI perde, poiché l’Egitto ha un prestatore alternativo e può forzare una svalutazione per la prima volta in assoluto, oppure può semplicemente andare in default. La Cina è già disposta a condonare $8 miliardi del debito egiziano, mentre l'FMI si limita a procedere alla ristrutturazione.
E se pensate che l’Egitto non abbia questa leva, non dimentichiamo che il Canale di Suez gestisce ancora il 12% del commercio mondiale ogni giorno. Il blocco BRICS ha ora un alleato politico che controlla Suez.
Con l’Etiopia, insieme all’abile diplomazia della Russia con Eritreia e della Cina con Gibuti dove hanno accesso al porto, i BRICS ora hanno accesso illimitato al Mar Rosso. Ciò aumenterà la pressione affinché Eritreia e Gibuti facciano la pace con l’Etiopia, aprendo così il commercio nell’Africa orientale.
L’accesso o l’elusione delle storiche strozzature nel commercio mondiale hanno sempre rappresentato un obiettivo di lunga data sia della Russia che della Cina. E sembra che con queste aggiunte al blocco BRICS abbiano finalmente raggiunto questo obiettivo.
Incontrare il nuovo capo?
Nel mio ultimo articolo in materia di geopolitica ho sottolineato l’importanza delle garanzie fisiche per il futuro del dominio finanziario dell’Occidente, in particolare quello dell’Europa. Il motivo principale per cui continuo a insistere sul motivo per cui l’Europa è in tali difficoltà, è perché ora è ovvio che coloro che hanno garanzie fisiche, compresi gli Stati Uniti, non sono più interessati a venderle a prezzi ridotti a un’Europa dalla mentalità coloniale.
La Russia era felice di corteggiare l’UE come partner energetico, perché pensava che avrebbe protetto il futuro della Russia da una potenziale guerra contro l’Europa. Era disposta a vendere gas all’Europa a basso costo per massimizzare il profitto totale, non direttamente misurabile in cose come il PIL o la bilancia commerciale.
Alcuni capitali sono politici, alcuni profitti sono sociali, nonostante lo schifoso commento marxista contrario.
Questo è il motivo per cui la Russia ha accolto l’appello dell’ex-cancelliere tedesco, Angela Merkel, di costruire Nordstream 2, sapendo che avrebbe fatto imbestialire i neoconservatori statunitensi e britannici.
Il dividendo della pace per la Russia era semplicemente troppo grande per non essere sfruttato. Il tradimento della Merkel nei confronti di Putin sul Nordstream 2 e sugli accordi di Minsk è il motivo per cui ci troviamo nel caos in cui ci troviamo oggi.
I neoconservatori hanno trovato l’oro geopolitico facendo esplodere il Nordstream, privando Germania e Francia del gas tanto necessario. Le cose vanno così male in Germania che ora stanno smantellando i loro parchi eolici per ricostruire impianti alimentati a carbone, tornando all’unica fonte di energia di cui l'Europa è abbondante.
Ora l’Africa è in rivolta contro la Francia: il mese scorso è toccato al Niger, questo mese tocca al Gabon. Non è possibile che la Francia possa rispondere da sola a tutte queste rivolte, ha bisogno di un intervento esterno e non sembra proprio che arriverà.
La regina guerrafondaia, Victoria Nuland, è andata in Niger ed è stata respinta. Circolano ora voci secondo cui lei e il suo staff siano stati colti completamente di sorpresa dagli eventi in Africa e non avevano soluzioni, offerte o anche minacce credibili da mettere in atto.
Pretoria era ben consapevole della reputazione della Nuland, ma quando è arrivata in città il funzionario l'ha descritta come “totalmente colta alla sprovvista” dai venti di cambiamento che travolgevano la regione. Il colpo di stato di luglio, che ha visto una giunta militare salire al potere in Niger, ha fatto seguito ai colpi di stato militari in Mali e Burkina Faso, anch’essi ispirati dal sentimento anticoloniale di massa.
Sebbene Washington abbia finora rifiutato di definire gli sviluppi nella capitale nigerina Niamey come un colpo di stato, la fonte sudafricana ha confermato che la Nuland ha cercato l’assistenza del Sudafrica per rispondere ai conflitti regionali, incluso in Niger, dove ha sottolineato che Washington non solo deteneva importanti risorse finanziarie, investimenti, ma anche 1.000 truppe proprie. Per la Nuland, rendersi conto che stava negoziando da una posizione di debolezza ha rappresentato probabilmente un brusco risveglio.
Se la Nuland fa riferimento ai neoconservatori del Regno Unito e degli Stati Uniti che non sono necessariamente allineati con la cricca di Davos, allora questo rapporto dovrebbe scioccarvi, perché ci dice che nessuno dei due è in grado di entrare nel vuoto di potere lasciato da queste giunte che prendono il comando.
Ci dice, senza equivoci, che tutte le potenze coloniali d’Europa sono tigri di carta. Ciò che è iniziato in Burkina Faso e in Mali si sta diffondendo a macchia d’olio in tutta l’Africa.
Il presidente francese Emmanuel Macron può solo urlare impotente da Parigi, la Nuland può agitare i pugni al cielo urlando e il Dipartimento della Difesa americano resta a guardare e non dice nulla.
Nel frattempo gli scontri tra le truppe dell’esercito siriano e le forze di occupazione statunitensi a est del fiume Eufrate sono tornati sui titoli dei giornali.
Avete colto il quadro generale?
La lotta per le garanzie fisiche si integra perfettamente con la conquista del controllo delle principali rotte commerciali. Mentre il Regno Unito e i suoi collaborazionisti neoconservatori sono determinati a dare inizio alla Terza Guerra Mondiale in Ucraina (basti pensare agli attacchi dei droni sull’aeroporto russo di Pskov dalla Lettonia), il blocco BRICS comprende che la sua migliore linea d’azione è continuare a costruire nuove relazioni, reti commerciali e fare pressione sulle vecchie reti coloniali che ne hanno alimentato il potere.
Restare fuori da una guerra calda è semplicemente buon senso strategico; l'attrito è una baldracca, soprattutto dal punto di vista energetico.
Ora sono costretti a spendere il loro capitale accumulato negli ultimi secoli per influenzare gli eventi a loro piacimento ed è chiaro che non hanno le risorse per farlo per molto tempo.
In questo contesto la de-dollarizzazione è l’ultima delle loro preoccupazioni; sarà l'elemento che resterà sullo sfondo, come la riduzione del bilancio della FED voluta da Powell.
La scelta che l’Occidente ora si trova ad affrontare è fino a che punto smettere di combattere questa situazione e arrivare finalmente al tavolo dei negoziati. Alcune fazioni, come l’esercito americano e il settore bancario, hanno già reso chiare le loro intenzioni.
Gli altri? Non così tanto.
Quando si affronta l'estinzione, è allora che si scopre qual è la vera lealtà di qualcuno.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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