di Kristoffer Mousten Hansen & Karras Lambert
Gli appassionati di criptovalute generalmente apprezzano molto la Scuola Austriaca e ciò è comprensibile poiché gli economisti Austriaci hanno sempre sostenuto il merito di una forma di denaro prodotta privatamente e al di fuori del controllo dello stato. Sfortunatamente è emersa una comprensione errata nello sviluppo e nelle funzioni del denaro, la quale è diventata sempre più dominante tra alcuni sostenitori di Bitcoin; una narrazione che è in contrasto con le basi della teoria monetaria Austriaca.
Secondo questo punto di vista, che potrebbe essere ricondotto al saggio di Nick Szabo sugli oggetti da collezione, la funzione primaria e predominante del denaro è quella di “riserva di valore”, o perlomeno questa funzione è alla pari con quella di mezzo di scambio. Secondo questa visione, una merce deve prima “trasmettere valore” nel tempo. Può quindi essere utilizzato come mezzo di scambio prima di diventare finalmente un'unità di conto.
Questo resoconto ricostruisce l’emergere e la funzione del denaro al contrario: la funzione primaria e in effetti l'unica ed essenziale del denaro è quella di mezzo di scambio. Il suo status di “riserva di valore” è incidentale, mentre la funzione di unità di conto non è essenziale, poiché nel corso della storia ci sono state molte merci monetarie che non sono mai state utilizzate come unità di conto.
La tradizione Austriaca, da Carl Menger a Ludwig von Mises fino a Murray Rothbard, ha sempre insistito sul fatto che il denaro è essenzialmente un mezzo di scambio, mentre qualsiasi altra cosiddetta funzione è incidentale e, nel caso della “riserva di valore”, metaforica. Di seguito spiegheremo questa posizione.
Sul valore
Per comprendere la natura del denaro, esaminiamo innanzitutto la teoria del valore. Gli Austriaci hanno sempre sottolineato la natura soggettiva del valore: non è qualcosa di intrinseco ai beni, ma sempre relativo all'individuo agente e alle sue possibili scelte. Nel momento della scelta egli conferisce valore a un oggetto preferendolo ad altri oggetti; lo si può valutare per la sua utilità nel raggiungimento diretto di uno scopo (come bene di consumo), per aiutare la produzione di beni di consumo (come bene di capitale), o come mezzo di scambio.
Il punto chiave è che il valore è una nozione soggettiva ed è significativo solo in una situazione di scelta. Il valore soggettivo non può essere trasmesso nel tempo e quindi non esiste una “riserva di valore” in senso letterale. Naturalmente una cosa può essere conservata per un uso successivo, ma il suo valore non può essere conservato nello stesso modo in cui può essere preservata la sua integrità fisica. In ogni momento il valore soggettivo gioca il ruolo centrale nella formazione dei tassi di cambio di mercato, cioè dei prezzi.
Uno scambio avviene solo quando entrambe le parti preferiscono di più ciò che l'altro ha rispetto a ciò a cui rinunciano. In un’economia monetaria, la maggior parte degli scambi avviene tra beni e servizi monetari e non monetari, ma vale lo stesso principio delle classifiche di preferenza inversa: il venditore di un bene preferisce la somma di denaro che riceve rispetto al bene venduto e l’acquirente preferisce il bene acquistato rispetto alla somma di denaro che deve cedere per ottenerlo.
In una società con scambi costantemente ripetuti finisce per svilupparsi un sistema di prezzi di mercato. Il prezzo di mercato di una cosa è quindi uguale al suo valore di mercato. Definire qualcosa “riserva di valore” è in realtà un modo per dire che si prevede che il suo valore di mercato rimanga lo stesso o aumenti nel tempo. La differenza tra il denaro e gli altri beni è che il valore di mercato del primo non può essere espresso come un unico prezzo, ma deve essere espresso come un’intera gamma di prezzi; quest'ultima non è altro che il potere d’acquisto del denaro stesso. Quando parliamo di denaro come riserva di valore, intendiamo in realtà che ci aspettiamo che abbia un potere d’acquisto stabile o crescente rispetto a tutti gli altri beni.
Sul denaro
Un argomento chiave dei sostenitori della “riserva di valore” è che il denaro è il bene che meglio funge come tale e quindi è gradualmente emerso come mezzo di scambio più comune. Questa idea, però, ha poco a che fare con la spiegazione di Menger sull'origine del denaro. Non è la migliore riserva di valore che emerge come denaro, ma la merce più commerciabile.
Il movimento dallo scambio diretto a quello indiretto si sviluppa quando gli attori di mercato scoprono che i beni differiscono in base a quanto sono richiesti e iniziano a scambiarli con beni più richiesti – più commerciabili – invece d'impegnarsi nel baratto. Alcuni beni diventano gradualmente mezzi di scambio dominanti in base alle caratteristiche che li rendono utili a questo scopo: alto valore per unità di peso/volume, divisibilità, durabilità, trasportabilità. Fino al XX secolo i metalli preziosi furono utilizzati come denaro proprio perché le loro qualità li rendevano le merci più adatte allo scopo.
Menger sosteneva esplicitamente che fosse sbagliato attribuire al denaro in quanto moneta la funzione di riserva di valore:
Ma deve essere definita erronea la nozione che attribuisce al denaro come tale la funzione di trasferire anche “valori” dal presente al futuro. Sebbene la moneta metallica, per la sua durabilità e il basso costo di conservazione, sia senza dubbio adatta anche a questo scopo, è tuttavia chiaro che altre merci sono ancora più adatte a questo scopo. Infatti l’esperienza insegna che laddove hanno acquisito carattere monetario piuttosto che i metalli preziosi beni meno facilmente conservabili, essi servono normalmente alla circolazione, ma non alla conservazione dei “valori”.
Che i metalli monetari siano anche buone riserve di valore è solo una caratteristica accidentale; non è essenziale per la loro funzione monetaria. Le qualità che rendono una merce una cosiddetta riserva di valore probabilmente la rendono anche un buon mezzo di scambio. Pertanto la durabilità è importante per qualsiasi bene monetario ed è ovviamente essenziale che qualsiasi cosa sia una “riserva di valore” per un certo periodo di tempo.
Infatti, come spiegò Mises, la funzione di riserva di valore, nella misura in cui si può dire che esista per una certa merce monetaria, è incorporata nella funzione primaria della merce come mezzo di scambio: “Il denaro è la cosa che serve come mezzo di scambio generalmente accettato e comunemente utilizzato. Questa è la sua unica funzione. Tutte le altre funzioni che le persone attribuiscono al denaro sono semplicemente aspetti particolari della sua funzione primaria e unica, ovvero quella di mezzo di scambio”.
Non abbiamo bisogno di entrare in una discussione più approfondita sulla domanda di denaro: è ovvio, come continua Mises nel capitolo appena citato, che le persone mantengono una riserva di denaro e che tutto il denaro è sempre detenuto da qualcuno da qualche parte. Anche questo, però, non indica che il denaro serva necessariamente da “riserva di valore”. Come spiegò William H. Hutt in un suo saggio (poi rielaborato da Hans-Hermann Hoppe), l'uso del denaro nel saldo di cassa di una persona è come una riserva di potere d'acquisto contro contingenze impreviste.
Manteniamo liquidità a portata di mano per le emergenze o per avvalerci di opportunità di profitto impreviste. Ma anche il denaro "cattivo" – cioè quello che perde potere d’acquisto e che quindi non può essere definito una “riserva di valore” – serve a questo scopo. Detenere denaro significa semplicemente trattenerlo fino al giorno di un futuro incerto in cui ci si aspetta di poterlo scambiare con qualcosa che si apprezza di più.
Riflessioni finali
Gli entusiasti di Bitcoin che si allineano con la Scuola Austriaca di Menger, Mises e Rothbard sbagliano quando attribuiscono un’importanza particolare alla funzione di “riserva di valore” del denaro a scapito della funzione di “mezzo di scambio”; quest’ultima è l’unico aspetto essenziale del denaro. Allo stesso modo, minimizzare l’importanza dell’uso attivo di Bitcoin, che comporta anche un aumento della domanda da parte delle imprese, a favore di una mentalità “HODL per sempre”, va contro la spiegazione di Mises secondo cui “l’uso a livello commerciale da solo può trasformare una merce in un mezzo di scambio comune”.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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