Quando emergono problemi economici sono leste a comparire le voci per una "stabilizzazione del sistema". Non bisogna sorprendersi, quindi, se, ad esempio, il comparto bancario commerciale statunitense naviga in brutte acque nonostante tutti gli interventi finora implementati, perché è l'ossessione per la stabilizzazione a destabilizzare ulteriormente le cose. Mises scrisse molto contro la "stabilizzazione", ovvero l'idea che il potere d'acquisto del denaro dovesse essere stabilizzato tramite la politica monetaria. Disse che questo errore deriva dal complesso divino di alcuni economisti e dal desiderio di rendere l'economia più simile alla fisica. Gli argomenti di Mises andavano dal teorico (l'economia è in continua evoluzione) al pratico (nessuna misura del potere d'acquisto del denaro può essere costruita per l'intera economia). Il valore del denaro non dovrebbe essere stabilizzato perché non c'è nulla di stabile in un'economia sana e dinamica. Le preferenze dei consumatori, la tecnologia, le risorse naturali e un milione di altre variabili cambiano costantemente e gli imprenditori hanno il compito di organizzare la produzione alla luce delle loro anticipazioni sulle condizioni di mercato future. Se la tecnologia cambia in modo tale da consentire alla produzione di espandersi e il risultato è la deflazione dei prezzi, così sia. Se i consumatori decidono di aumentare il consumo rispetto ai loro risparmi, allora dovremmo consentire ai prezzi dei beni di consumo e dei fattori di produzione di adeguarsi di conseguenza. Qualsiasi tentativo d'impedire tali cambiamenti annullerà la tendenza dei piani degli imprenditori ad allinearsi con la domanda dei consumatori. Peggio ancora, la politica monetaria intesa a stabilizzare l'economia causerà una destabilizzazione ancora maggiore sotto forma di crisi finanziarie e cicli economici. Inoltre anche una linea di politica riguardo l'inflazione al tasso apparentemente moderato del 2%, essa diventa istituzionalizzata e tutti i suoi effetti si metastatizzano in tutta l'economia e la cultura. Il risparmio è scoraggiato e il rischio è incoraggiato, lo stato cresce in dimensioni e portata, l'economia diventa "finanziarizzata", la disuguaglianza di reddito e ricchezza si aggrava perché l'EffettoCantillon crea vincitori e vinti. La ricerca della stabilizzazione è una ricerca della destabilizzazione e la cosa migliore da fare a proposito è separare denaro e stato.
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Potreste giustamente chiedervi: come può una banca, come la banca di quartiere in fondo alla strada, "creare denaro dal nulla"?
Per rispondere a questa domanda, dobbiamo entrare nel regno magico del "sistema bancario a riserva frazionaria", dove i depositi si trasformano in prestiti, i prestiti si trasformano in denaro e così via. Per ogni vecchio dollaro che entra, ne escono nove nuovi, creati con un tratto di penna o un clic del mouse. Come forse saprete, i depositi sono prestiti del depositante alla banca, tuttavia le banche possono ricavare nuovi prestiti da quelli vecchi prestando lo stesso dollaro a nove clienti diversi: un'impresa che, per chi non lo sapesse, è tanto sorprendente quanto spaventosa!
Questa alchimia finanziaria è perfettamente legale ed è infatti realizzata con l'aiuto e l'assistenza delle banche centrali, inclusa la Federal Reserve. Se questa ruota della fortuna dovesse urtare un dosso e improvvisamente andare fuori strada, non preoccupatevi perché una banca centrale può fare ciò che nessun altro può fare legalmente: contraffare nuovo denaro per sistemare le cose, un'impresa che nessun altro può fare!
Diamo un'occhiata più da vicino a come funziona il sistema bancario a riserva frazionaria. Il cliente A deposita $10.000 in un conto corrente presso First Bank. Quest'ultima lo registra nei suoi libri contabili e accredita il conto al cliente A. Il denaro versato diventa un attivo della banca (un credito), compensato dalla passività nei confronti del cliente A (un debito). La First Bank ora ha denaro da prestare, soggetto ai requisiti di riserva dello stato. I requisiti di riserva, stabiliti dalla FED, specificano l'importo (espresso in percentuale rispetto ai depositi) che un istituto di credito deve tenere in riserva, sotto forma di contanti nel caveau o in deposito presso una banca centrale, al fine di garantire il pagamento dei clienti qualora ritirassero i loro depositi. Il requisito di riserva per depositi superiori a $36,1 milioni (al 3 gennaio 2023) presso qualsiasi istituto di credito è stato tradizionalmente del 10%. Di conseguenza First Bank è libera di prestare $9.000 dei depositi custoditi mantenendone $1.000 in riserva.
Il cliente B entra in First Bank alla ricerca di un prestito per un'auto. First Bank accetta di prestare al cliente B $9.000 e li accredita sul suo conto corrente, mentre gli addebita un conto asset chiamato "prestiti attivi". Come ricorderete, i prestiti bancari ai clienti sono "investimenti" e, quindi, sono attivi, non passivi.
Al completamento di queste due transazioni, il rendiconto finanziario di First Bank sarebbe simile al seguente (per semplicità non ho ipotizzato altre transazioni).
Tabella 1: Rendiconto finanziario di First Bank, 31 dicembre 2022
| Attivi (Crediti) | Passivi ed equity (Debiti) |
Liquidità |
$10,000 |
|
Prestiti effettuati | $9,000 |
|
Depositi |
| $19,000 |
Riserve | $1,000 |
|
Equity della banca |
| $1,000 |
Totale | $20,000 | $20,000 |
Si noti che la banca ha passività in depositi pari a $19.000 e liquidità pari a $10.000. Ipotizziamo che il finanziamento al cliente B sia di durata triennale, pagabile con interessi in rate mensili. I depositi a vista (saldo del conto corrente) includono il deposito originale di $10.000 dal cliente A più i proventi del prestito al cliente B. Quest'ultimo spenderà i soldi del prestito per un'auto nei giorni successivi. Da dove provenivano i soldi del prestito accreditati sul conto corrente del cliente B? Dal nulla!
La ruota gira di nuovo quando il rivenditore di auto deposita i proventi ($9.000) nella sua banca, la Second Bank. Ora quest'ultima, come First Bank, è libera di concedere prestiti, soggetti all'obbligo di riserva del 10%. Quando finalmente la ruota smette di girare vengono creati prestiti per $90.000 su una base di liquidità di soli $10.000. Come abbiamo visto, quel denaro è di per sé una chimera, nient'altro che debito racchiuso in altro debito.
Tabella 2: Sistema bancario a riserva frazionaria
Banca | Depositi | Riserve (10%) |
Prestiti |
First | $10,000 | $1,000 | $9,000 |
Second | $9,000 | $900 | $8,100 |
Third | $8,100 | $810 | $7,290 |
Fourth | $7,290 | $729 | $6,561 |
Fifth | $6,561 | $656 | $5,905 |
Altre banche | $59,049 | $5,905 | $53,144 |
Totale | $100,000 | $10,000 | $90,000 |
La tabella qui sopra mostra che le banche possono espandere l'offerta di denaro di un fattore dieci quando la riserva obbligatoria è del 10%. A livello storico l'obbligo di riserva degli Stati Uniti è stato del 10% sui depositi normali (es. conti correnti e ordini di prelievo negoziabili) e dello 0% sui depositi vincolati (es. conti di risparmio e certificati di deposito). L'obbligo di riserva dello 0% sui depositi vincolati consente alle banche di espandere l'offerta di denaro ben oltre un fattore dieci.
Alcuni sosterrebbero che le banche non sono veramente "insolventi", solo illiquide a volte, non sempre avendo liquidità pronta quando necessario. Tuttavia questo è vero solo se prendiamo in considerazione una o poche banche alla volta: qualsiasi banca con una temporanea carenza di liquidità potrebbe sempre prendere in prestito i fondi necessari per compensarla. Il problema, tuttavia, è che tutte le banche sono illiquide e, se colpite da uno shock finanziario generale, possono facilmente scivolare nell'insolvenza.
Quando il coefficiente di riserva è del 10%, i depositi totali si riducono di dieci dollari per ogni dollaro ritirato dal sistema bancario. Le banche devono quindi richiedere prestiti o vendere titoli per coprire le richieste di denaro dei loro depositanti. Questa "crisi di liquidità" è la ragione alla base della maggior parte delle crisi finanziarie, delle corse agli sportelli bancari e di simili disordini economici. È "debito in via di estinzione", ma questa volta su larga scala!
A partire dal 26 marzo 2020 la Federal Reserve ha ridotto a zero i requisiti di riserva! Anche prima di questa modifica, gli obblighi di riserva si applicavano solo ai conti normali, ai depositi a termine non personali e alle passività in eurovaluta. Tutto il resto era espandibile. Pertanto le banche potrebbero creare tanto denaro dal nulla quanto vorrebbero. Quando i requisiti di riserva sono pari a zero, la capacità di creare denaro è infinita!
La manipolazione del denaro da parte del sistema bancario centrale è la causa principale dei nostri problemi economici. Le bolle nei prezzi delle case, nelle obbligazioni del Tesoro e nelle obbligazioni societarie — per fare solo alcuni esempi — e le recenti bancarotte di banche come Silicon Valley, Republic Bank e Signature Bank possono essere tutte ricondotte alla politica monetaria.
Il problema fondamentale per la maggior parte delle banche è che sono costrette a investire "a lungo" ma a prendere in prestito "a breve", cosa che nessun manager finanziario prudente farebbe mai. I conti corrente e altri depositi a vista sono passività a breve termine; i prestiti bancari, come i prestiti per le auto, sono investimenti a medio termine; i prestiti ipotecari, invece, sono investimenti a lungo termine. Le banche investono anche in titoli di stato per bilanciare il loro portafoglio d'investimenti. Investire "a lungo", tuttavia, sottopone la banca a rischi di tasso d'interesse, perché il valore del loro portafoglio è inversamente correlato alle variazioni dei tassi d'interesse. Un mutuo ipotecario trentennale con un rendimento del 2% vale solo una frazione di un prestito simile con un rendimento del 6%. Per essere più precisi, un investimento di $100.000 in uno strumento del genere varrebbe solo $44.280 se i tassi d'interesse dovessero salire al 6%. Se dovessero salire ulteriormente all'8%, il valore scenderebbe a $31.768, secondo il calcolatore dei prezzi delle obbligazioni.
Ed è qui che sta la trappola in cui è caduta Silicon Valley Bank, con risultati disastrosi. È la trappola tesa dalla natura stessa del sistema bancario a riserva frazionaria:
In un periodo di soli due giorni a marzo 2023, la banca è passata da solvibile a fallita quando i depositanti si sono precipitati per ritirare i loro fondi, con il risultato che le autorità di regolamentazione federali hanno chiuso definitivamente la banca il 10 marzo 2023.
Il crollo di SVB ha segnato il secondo più grande fallimento bancario nella storia degli Stati Uniti dopo quello di Washington Mutual nel 2008.
Che il denaro creato dal nulla dovrebbe un giorno evaporare davanti ai nostri occhi non dovrebbe sorprendere nessuno, tranne forse Paul Krugman e i suoi colleghi buffoni al New York Times. I cicli infiniti di espansione e contrazione sono il risultato diretto della manipolazione dell'offerta di denaro da parte dello stato. È davvero così semplice!
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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