COME SI PUÒ INCENTIVARE LA DECENTRALIZZAZIONE DEL MINING
Sono trascorsi più di due anni dall'inizio della grande migrazione del mining di Bitcoin, quando la rete ha registrato una riduzione dell'hashrate di oltre il 60% a causa dell'attacco del Partito Comunista Cinese. Le conseguenze del divieto di mining decretato dalla Cina hanno visto gli Stati Uniti assorbire una parte consistente dell'hashrate che si trovava nella Cina continentale. L'hashrate si è quindi ripreso e ha raggiunto nuovamente i massimi storici. Nessuna sorpresa riguardo la resilienza di Bitcoin, tuttavia ci si può chiedere come si possa favorire il decentramento della rete e del mining per limitare l'impatto di attacchi simili su Bitcoin.
LA MANCANZA DI ACCESSO A INTERNET È UNA CRITICITÀ IN LOCALITÀ REMOTE
Anche se il mining è un'attività diffusa in tutto il mondo, i miner si riversano in determinati luoghi spinti principalmente dai costi energetici. Come spiegato da Nic Carter, l'energia è un fenomeno locale. I siti di produzione di energia ad alta concentrazione sono tipicamente situati in aree remote: Quebec, Canada e Sichuan, Cina, sono ottimi esempi. Lì la capacità idroelettrica disponibile supera la domanda di elettricità e, poiché l'energia non è un bene facilmente trasportabile, i produttori con capacità in eccesso si ritrovano a desiderare acquirenti alternativi o a rassegnarsi a sprecarla. In sostanza, questo è il motivo per cui l'energia sprecata è l'amore platonico dei miner. Sotto forma di un offerente neutrale rispetto alla giurisdizione, i miner di bitcoin possono essere acquirenti di ultima istanza per monetizzare l'energia sprecata.
Per quanto possa sembrare facile a dirsi, in pratica cercare di attingere a siti a basso costo e ricchi di energia spesso implica dover eseguire operazioni di mining su larga scala e, quando si parla di località remote, la connettività Internet può essere un altro problema. Per una mining farm multimilionaria l'accesso a un servizio satellitare Internet aziendale non sarà un grosso problema, poiché l'entità dei loro ricavi farebbe apparire tali costi di connettività minimi nei conti economici. Al contrario, questo lascia fuori dall'equazione la probabilità che la persona media viva vicino a luoghi con energia sprecata.
IN CHE MODO STARLINK CONSENTIREBBE IL MINING REMOTO DI BITCOIN
La connessione individuale a Internet ha raggiunto il 60% della popolazione mondiale. Ciò implica che ora ci sono meno di 3 miliardi di persone "non connesse" a Internet, con la maggior parte di queste persone che si trova nell'Asia meridionale/orientale e in Africa.
Anche migliorare la qualità e l'affidamento della connettività delle persone è una questione irrisolta, ma qui entra in scena Starlink. Guidato da SpaceX, Starlink mira a fornire Internet a banda larga ad alta velocità e bassa latenza in località remote e rurali in tutto il mondo. Sfruttando l'esperienza di SpaceX nella costruzione di razzi e veicoli spaziali, la loro missione è quella d'implementare il sistema Internet a banda larga più avanzato al mondo.
I costi hardware per configurare un punto di accesso Starlink si aggirano intorno ai $600 oltre ai $100 al mese per il servizio. Anche se la spesa può essere considerata elevata per la persona media, immaginare come questo possa avere un impatto su Bitcoin fa emergere teorie interessanti.
IN CHE MODO IL MINING DI BITCOIN IN LOCALITÀ REMOTE POTREBBE ACCELERARE L'IPERBITCOINIZZAZIONE
Immaginare miner che sovvenzionano i costi di Starlink nelle aree rurali al fine di attingere all'energia sprecata potrebbe non essere così lontano dalla realtà, se pensiamo che esiste un miner che alimenta le serre nei Paesi Bassi. Se la generazione di calore disperso viene sovvenzionata per coltivare prodotti e far sbocciare fiori in un unico luogo, lo stesso potrebbe valere per l'abilitazione di servizi basati su Internet in aree non connesse in cambio di bitcoin minati.
È altrettanto interessante il modo in cui tutto ciò potrebbe ridurre la centralizzazione della rete da parte dei provider di servizi Internet (ISP). Come riportato nell'articolo del DARPA, Are Blockchains Decentralized?: “Per almeno gli ultimi cinque anni il 60% di tutto il traffico Bitcoin ha attraversato solo tre ISP”. Inoltre: “A luglio 2021 circa la metà di tutti i nodi Bitcoin pubblici operava da indirizzi IP in AS tedeschi, francesi e statunitensi; i primi quattro dei quali sono provider di hosting (Hetzner, OVH, Digital Ocean e Amazon AWS)”.
D'altra parte gli approcci basati sulla comunità sembrano proliferare all'interno dell'ecosistema Bitcoin affinché si possa ridurre la centralizzazione. Con progetti come Fedimint che cercano di accelerare il decentramento della custodia e le configurazioni di home mining che stanno riscuotendo interesse negli ultimi anni, ci si potrebbe chiedere: "Starlink è sulla buona strada per diventare uno dei fattori cruciali per l'adozione di Bitcoin e il decentramento della rete?"
Staremo a vedere.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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