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lunedì 24 luglio 2023

È ora di finirla col circo mediatico sulla guerra e sulla spesa bellica sconsiderata!



di David Stockman

Ci stiamo davvero stancando della piccola formichina che gestisce quel coacervo di corruzione, tirannia, illusioni e morte chiamata Ucraina. Questo pagliaccio — ed è quello che effettivamente è — sembra proprio che non riesca a smettere di chiedere in modo pusillanime denaro, armi e sostegno al resto del mondo e d'insegnare a tutti a mettersi in riga.

Nei suoi giorni da vero clown Volodymyr Zelensky era noto per la gag raffigurata di seguito. Oggi le cose non stanno tanto diversamente visto che sono solo cambiati i protagonisti dello spettacolo: l'Occidente è la spalla che viene presa in giro.

Ma ultimamente Zelensky ha davvero esagerato, spacciando la menzogna che se non gli permettiamo di combattere i russi laggiù con tutto il denaro e le armi di questo mondo, presto saremo invasi anche noi.

L'adagio "Putin invaderà l'Europa e forse anche l'America" è una sciocchezza. È un'idiozia spumeggiante e senza fondamento, eppure Washington lo tratta come un coraggioso alleato e statista:

“Se un candidato pensa che sostenere l'Ucraina sia troppo costoso, è pronto per andare in guerra? È pronto a combattere? Mandare i propri figli in guerra? Morire?”, ha detto Zelensky. “Dovranno farlo comunque se la NATO entra in questa guerra, e se l'Ucraina fallisce e la Russia ci occupa, si sposterà nei Paesi baltici o in Polonia o in qualche altro Paese della NATO. E poi gli Stati Uniti dovranno scegliere tra mantenere la NATO o entrare in guerra”.

Andiamo al sodo. Nessun soldato americano o NATO combatterà l'esercito di Putin in Polonia, a Berlino, o in Belgio perché l'esercito russo non andrà lì. Neanche tra un milione di anni.

Putin non è il principe degli uomini, ma i suoi obiettivi di guerra sono limitati, razionali e chiari: vale a dire, come ha ripetuto per 15 anni, non vuole i missili della NATO sulla sua porta di casa, proprio come il presidente Kennedy insistette sui missili di Krusciov a Cuba 61 anni fa.

Allo stesso modo, vuole che le popolazioni di lingua russa della regione orientale del Donbass e del Mar Nero, storicamente nota come "Novorossiya" o Nuova Russia, abbiano autonomia e protezione dagli attacchi militari del governo anti-russo di Kiev, come scritto negli accordi di Minsk. Dopotutto quegli attacchi brutali, che hanno ucciso più di 14.000 persone e per lo più civili, si sono verificati quasi ininterrottamente per otto anni dopo il colpo di stato di Maidan nel febbraio 2014, sponsorizzato da Washington. Quest'ultimo aveva permesso l'insediamento di elementi proto-nazisti ostili nel governo non eletto e illegale a Kiev tramite Victoria Nuland e il suo branco di egemonisti neocon a Washington.

In altre parole, quella che abbiamo ora è una guerra civile innescata da Washington in un'area che è stata vassalla o appendice russa per secoli e dove il termine "Ucraina" in realtà significa "terre di confine" in russo.

E questa non è nemmeno la metà della storia. I confini di queste "terre di confine" non definiscono una nazione che sia stata il prodotto dello sviluppo naturale e dell'accrescimento nel corso dei secoli. Al contrario, sono un artefatto del XX secolo confezionato da tre dei tiranni più sanguinari di tutta la storia umana: Lenin, Stalin e Krusciov. L'unico nesso che i confini colorati di nero nell'immagini qui sotto hanno con la storia del territorio è che vennero tracciati per ragioni di convenienza amministrativa, non come espressione di affinità sociali, etniche, religiose o economiche.

Vale a dire, l'Ucraina è una nazione che non è stata costruita per durare; infatti è sopravvissuta a malapena ai suoi governanti sovietici dopo la loro scomparsa nel 1991. Ad esempio, durante le elezioni presidenziali del 1994 il candidato filo-russo, Leonid Kuchma, sconfisse il nazionalista ucraino, Leonid Kravchuk.

Come chiarisce la mappa qui sotto, Kravchuk ottenne una maggioranza schiacciante dell'89-95% nelle regioni dell'Ucraina occidentale (gialle e arancioni), che storicamente facevano parte della Polonia o del Commonwealth polacco-lituano. Il filo-russo Kuchma vinse le elezioni nazionali perché raccolse le stesse maggioranze preponderanti (aree blu) nelle regioni del Donbass orientale e della Novorossiya meridionale. Nella storica provincia russa (dal 1783) della Crimea, infatti, Kuchma ottenne il 90% dei voti.

In sostanza, la stessa spaccatura nell'elettorato si è verificata elezione dopo elezione. Durante le ultime elezioni legittime, tenutesi all'interno dei vecchi confini comunisti del Paese nel 2010, abbiamo visto l'ennesima riproposizione di tal modello. In quell'occasione il pupillo di Kuchma, Viktor Yanukovich, vinse le elezioni per un pelo in virtù dei margini sbilenchi nei territori storici di lingua russa dell'est e del sud (aree blu della mappa qui sotto).

Dall'altra parte la nazionalista ucraina ed ex-primo ministro, Yulia Tymoshenko, ottenne margini dell'80-90% al centro e all'ovest (aree rosse della mappa qui sotto).

Non a caso quando il vincitore filo-russo nelle regioni blu venne estromesso dall'incarico da Washington nel febbraio 2014, i nazionalisti ucraini nell'area rosa e i loro alleati cripto-nazisti presero il controllo del governo di Kiev e misero a mettere fuori legge la lingua russa come primo atto di governo; subito dopo dichiararono guerra alle due province del Donbass quando esse si definirono stati indipendenti.

Alla fine della fiera, il candidato repubblicano alla presidenza, Ron DeSantis, ha perfettamente ragione: la guerra in Ucraina è in fondo una "disputa territoriale" che non ha assolutamente nulla a che fare con la sicurezza interna dell'America, o con la ridicola menzogna di Zelensky secondo cui Putin dopo dichiarerà guerra alla NATO.

E sicuramente non ha alcuna relazione con astrazioni assurde come lo stato di diritto e la santità dei confini. Dopotutto quando si tratta di questi ultimi, Washington è di gran lunga il più grande fuorilegge che viola i confini nel mondo sin dal dopoguerra.

In un certo senso una conferenza di pace si è già tenuta e il verdetto è giunto: mi riferisco ai referendum ucraini sullo stato illegittimo che costruirono Lenin, Stalin e Krusciov e che i neocon di Washington e il Partito della Guerra sono determinati sostenere a ogni costo, compreso finire sull'orlo di una guerra nucleare contro la Russia.

Di volta in volta l'elettorato ucraino ha effettivamente votato per la secessione, come sottolineato dalle mappe elettorali sopra.

Quindi rimandate Zelensky al suo spettacolo comico e lasciate che gli stati blu nell'est e nel sud dell'Ucraina abbiano i loro Paesi o tornino nel seno della Madre Russia, da cui queste comunità sono emerse durante il XVIII e XIX secolo.

Ciò porrebbe fine alla carneficina in un batter d'occhio e fermerebbe l'insensato massacro di ucraini e russi: una catastrofe umana che sta iniziando a rivaleggiare con l'atroce criminalità della guerra di trincea della prima guerra mondiale.

L'implicita pace della secessione avrebbe un ulteriore lato positivo: esporrebbe l'assoluta menzogna del Partito della Guerra a Washington e il fatto che è così disperato di governare il mondo che sosterrà persino dei veri idioti come Zelensky affinché continuino a combattere falsi mostri che invece non rappresentano alcuna minaccia per la sicurezza nazionale americana.

È tempo di tornare a una linea di politica incentrata sulla difesa e che potrebbe essere finanziata per una frazione degli attuali $900 miliardi di stanziamenti fiscali. E non dovremmo nemmeno sprecare il nostro tesoro nazionale per idioti inutili come Zelensky. Infatti solo dodici giorni dopo l'accordo sul tetto del debito, quest'ultimo ha superato i $32.000 miliardi lo scorso 16 giugno. E questo è accaduto solo nove mesi dopo che aveva superato i $31.000 miliardi nell'ottobre del 2022.

Del resto entro il 2033 è garantito che il debito pubblico sarà superiore a $55.000 miliardi. I $1.500 miliardi di presunti "tagli" nell'accordo McCarthy-Biden erano fasulli come una banconota da $3 e non faranno una dannata differenza rispetto ai $25.000 miliardi di nuovo debito pubblico che saranno inseriti nella torta di bilancio nel prossimo decennio.

Tutto sommato, però, c'è davvero qualcuno che sta tenendo il conto?

Di certo nessuno a Washington. Ai democratici non è mai importato molto del debito e i repubblicani hanno perso molto tempo fa il loro ruolo di agenti di rettitudine fiscale. Ciò è accaduto quando una forma perversa di supply side economics è diventata una scusa per grandi tagli alle tasse finanziati con grandi quantità di debito pubblico.

Ma dall'inizio del secolo il partito repubblicano è diventato davvero inadempiente per quanto riguarda il suo compito principale nella democrazia americana: fungere da sentinella della responsabilità fiscale.

Ora è molto peggio rispetto ai tempi di Nelson Rockefeller e Chuck Percy. L'attuale partito repubblicano è stato dirottato alcuni decenni fa da una ripugnante tribù di statisti trotskisti, i quali hanno scoperto che uno stato perpetuo di guerra era una manna per il potere politico e l'ingrandimento dello stato. Stiamo parlando dei neoconservatori, ovviamente, che non hanno mai capito che quando l'Unione Sovietica scomparve nella pattumiera della storia nel 1991, i requisiti militari per la sicurezza nazionale si ridussero drasticamente.

Vale a dire, nell'attuale ordine mondiale non ci sono potenze industriali tecnologicamente avanzate che abbiano la capacità o l'intenzione di attaccare la patria americana. Per fare ciò sarebbe necessaria un'enorme armata di terra, enormi capacità di trasporto aereo e marittimo, una marina e un'aeronautica militare molte volte più grandi delle attuali forze statunitensi e enormi linee di rifornimento e capacità logistiche che non sono mai state nemmeno sognate da nessun'altra nazione del pianeta.

Ci sarebbe anche bisogno di un PIL iniziale di diciamo $50.000 miliardi per sostenere quella che sarebbe la più violenta conflagrazione di armi e materiale militare nella storia umana. E questo per non parlare di essere governati da leader suicidi disposti a rischiare la distruzione nucleare dei propri Paesi, alleati e commercio economico per realizzare... cosa? Occupare Denver?

L'idea che ci sia una minaccia esistenziale post-guerra fredda alla sicurezza americana è semplicemente ridicola. Per prima cosa, nessuno ha il PIL o il peso militare. Il PIL della Russia è di appena $1.800 miliardi, non i $50.000 miliardi che sarebbero necessari per mandare le forze d'invasione sulle coste del New Jersey. E il suo budget per la difesa è di $75 miliardi, il che equivale a circa quattro settimane di stanziamenti rispetto al mostro da $900 miliardi di Washington.

Per quanto riguarda la Cina, non dimentichiamo che anche i suoi governanti comunisti credono ancora che essa sia il “Regno di mezzo” e quindi occupi già il territorio più importante dell'intero pianeta. Perché dovrebbero voler pattugliare Cleveland, OH o Birmingham, AL per sradicare i dissidenti dal pensiero di Xi?

Ancora più importante, non hanno il peso del PIL nemmeno per pensare di sbarcare sulle coste della California, nonostante l'infinita prostrazione di Wall Street nei confronti del boom cinese. Il fatto è che la Cina ha accumulato oltre $50.000 miliardi di debito in appena due decenni!

Pertanto non è cresciuto organicamente nel modo capitalista; invece hanno stampato denaro, preso in prestito, speso e costruito come se non ci fosse un domani. Il risultante simulacro di prosperità non durerebbe un anno se il suo mercato di esportazione globale da $3.600 miliardi — la fonte dei profitti che mantiene in piedi il suo schema di Ponzi — dovesse crollare, il che è esattamente ciò che accadrebbe se tentasse d'invadere l'America.

A dire il vero, i suoi leader totalitari sono immensamente malvagi dal punto di vista della popolazione oppressa, ma non sono stupidi. Rimangono al potere mantenendo le persone relativamente grasse e felici e non rischierebbero mai di abbattere ciò che equivale a un colossale castello di carte economico... per fare cosa? Bombardare i 4.400 negozi Walmart d'America che sono la loro linfa vitale economica?

E nemmeno la carta del ricatto nucleare può essere giocata. Secondo i calcoli del governo degli Stati Uniti, il costo annuale del mantenimento e dell'investimento nella deterrenza nucleare americana — missili balistici intercontinentali lanciati da sottomarini, missili balistici intercontinentali terrestri e la flotta di bombardieri nucleari strategici — è di circa $60 miliardi all'anno, o solo il 7% dell'attuale bilancio della difesa degli Stati Uniti.

In fin dei conti questo è ciò che dissuade sia Mosca che Pechino dal tentare il ricatto nucleare e quindi l'invasione. Vale a dire, la sicurezza dell'America risiede nella deterrenza nucleare, il fulcro chiamato MDA (mutua distruzione assicurata) che ha funzionato per 70 anni. E ha funzionato anche al culmine della guerra fredda, quando l'Unione Sovietica aveva 40.000 testate nucleari e leader molto più instabili di Putin o Xi Jinping.

Alla fine della fiera, sono i grandi fossati oceanici, la deterrenza nucleare e la relativa piccolezza economica di Russia e Cina che mantengono la patria americana sicura e al riparo da un'invasione straniera ostile. La maggior parte del resto dell'enorme budget per la difesa da $900 miliardi si basa su falsi predicati, minacce inventate e l'abilità di accaparramento del budget tramite marketing (cioè think tank) e appaltatori della difesa.

Ad esempio, perché diavolo abbiamo ancora la NATO 32 anni dopo la morte dell'Unione Sovietica?

L'unica vera risposta è che si tratta di un meccanismo per vendere armi ai suoi 30 stati membri. Infatti l'Europa aveva da tempo dimostrato di non temere che Putin potesse marciare i suoi eserciti attraverso la Porta di Brandeburgo a Berlino. Ecco perché la Germania spende solo l'1,4% del PIL per la difesa ed è stata più che felice di acquistare energia a buon mercato attraverso il gasdotto fornito dalla Russia.

Inoltre l'attuale atteggiamento quasi bellicoso della Germania nei confronti della Russia non è in realtà ciò che viene descritto dai media statunitensi. La verità è che il Partito dei Verdi tedesco, che è ciò che mantiene al potere il governo socialdemocratico di Scholz, è diventato un guerrafondaio per le ragioni più orribili: i Verdi vivono per porre fine all'era dei combustibili fossili. E quale modo migliore per farlo se non tagliare le forniture di petrolio e gas a basso costo dalla Russia su cui si basa l'economia tedesca?

Allo stesso modo, chiunque abbia anche un'infarinatura leggera di storia europea sa che russi e polacchi si odiano a vicenda e hanno avuto per un lungo periodo guerre e alterchi sanguinosi. Putin potrebbe non essere un Gandhi russo, ma è sicuramente troppo intelligente per tentare di occupare la Polonia. Idem per Francia, Germania, Paesi Bassi, Spagna e il resto.

In breve, Washington non ha bisogno della NATO per proteggere i suoi alleati in Europa perché non stanno affrontando alcuna minaccia che non possa essere gestita con i propri mezzi, preferibilmente di tipo diplomatico. Infatti l'intero disastro in Ucraina oggi è radicato nell'insensata espansione della NATO da parte del Partito della Guerra in violazione di tutte le promesse di Washington a Gorbaciov di non espanderla di un centimetro a est in cambio dell'unificazione della Germania. Eppure la NATO ora include tutte le nazioni del vecchio Patto di Varsavia e ha persino tentato di estendere la sua portata a due delle ex-repubbliche sovietiche (vale a dire, Georgia e Ucraina).

Si può dire la stessa cosa dei cosiddetti alleati dell'America nell'Asia orientale?

Certo che sì! Proprio come i confini decisamente non sacrosanti dell'Ucraina sono stati tracciati da tiranni sovietici morti da tempo (vale a dire, Lenin, Stalin e Kruscev) e quindi non hanno alcuna incidenza sulla sicurezza americana, lo stesso vale per Taiwan.

Chiang Kia-Shek perse la guerra civile cinese nel 1949 e non c'era motivo di perpetuare il suo regime quando si ritirò nelle ultime miglia quadrate del territorio cinese, la provincia insulare di Taiwan. Quest'ultimo era stato sotto il controllo della dinastia cinese Qing per 200 anni fino al 1895, quando fu occupato dal Giappone imperiale per 50 anni, solo per essere liberato dai cinesi alla fine della seconda guerra mondiale.

Vale a dire, una volta che il Giappone imperiale fu espulso, i cinesi non invasero né occuparono Taiwan: era stato Han per secoli. Oggi è separato solo perché Washington ne fece arbitrariamente un protettorato e un alleato quando il perdente della guerra civile si stabilì in un piccolo residuo della Cina moderna, stabilendo così una nazione artificiale che, ancora una volta, non aveva alcun rapporto con la sicurezza della patria americana.

In ogni caso, il nascente Partito statunitense della Guerra alla fine degli anni '40 decise diversamente, generando 70 anni di tensione con il regime di Pechino che non hanno mai portato a niente di costruttivo.

Senza il sostegno di Washington al regime nazionalista di Taipei, l'isola sarebbe stata riassorbita nel sistema politico cinese dov'era stata per secoli. Probabilmente ora assomiglierebbe alla fiorente Shanghai, qualcosa che Wall Street e i principali politici statunitensi hanno celebrato per anni.

Inoltre non è ancora troppo tardi. In assenza delle armi e delle minacce di Washington, i taiwanesi preferirebbero sicuramente una prosperità pacifica come ventiquattresima provincia della Cina piuttosto che una guerra catastrofica contro Pechino a cui non avrebbero alcuna speranza di sopravvivere.

Allo stesso modo l'alternativa, l'intervento militare statunitense, significherebbe la Terza Guerra Mondiale. Allora qual è il punto della pericolosa linea di politica di Washington di "ambiguità strategica" quando il risultato a lungo termine è assolutamente inevitabile?

In breve, l'unica linea di politica sensata è che Washington rinneghi 70 anni di follia portata avanti dalla lobby anti-cinese e dai produttori di armi e dia il via libera a una riconciliazione taiwanese con la terraferma. Tempo pochi anni e i banchieri di Wall Street non saprebbero riconoscere le differenze tra Taipei e Shanghai.

Allo stesso modo pensiamo sia abbastanza evidente che ai cinesi non piacciono i giapponesi e ai sudcoreani non piacciono i giapponesi, e per gli stessi motivi che risalgono al Giappone imperiale e alle sue invasioni/occupazioni di entrambi i Paesi tra il 1895 e il 1945. Eppure sono passati 75 anni, le passioni nazionalistiche sono diminuite e tutti e tre i Paesi sono diventati centri in piena espansione di prosperità economica e moderna civiltà basata sulla tecnologia.

A dire il vero il Partito statunitense della Guerra non sembra capire che la maggior parte dell'umanità preferirebbe il commercio pacifico a una guerra sanguinosa, o persino a una mobilitazione politica e militare permanente. Quindi il fatto è che l'unico modo in cui queste tre grandi nazioni asiatiche entrerebbero in guerra oggi è se fossero istigate e finanziate da Washington.

E questo è il lato positivo dell'attuale fiasco ucraino. Nessuna nazione sana di mente si offrirebbe volontaria per diventare un campo di test sulle armi in stile ucraino per il Partito della Guerra a Washington.

In breve, non c'è alcun bisogno della massiccia armata convenzionale americana e della sua spesa annuale da $1.300 miliardi. Quest'ultima include l'assistenza alla sicurezza e gli aiuti esteri, oltre al costo differito della Guerra Infinita finanziato attraverso risarcimenti ai veterani e un budget di assistenza medica da $250 miliardi.

Inutile dire che il crollo dell'ala pacifista democratica ha reso il Partito della Guerra a Washington ancora più potente e pericoloso.

Infine c'è un altro elemento che gravita verso la catastrofe fiscale: il fatto che il partito repubblicano sia stato completamente distratto dalla sua principale missione di rettitudine fiscale tra guerre di confine assolutamente e ululati demagogici anti-immigrati.

Di conseguenza il partito repubblicano ha completamente perso di vista la minaccia fiscale alle generazioni future: Medicare, previdenza sociale e diritti minori. Sono $50.000 miliardi di spesa nel prossimo decennio, eppure il partito repubblicano ha concordato con Joe Biden e i democratici di non tagliare neanche un centesimo nel recente accordo sul tetto del debito.

Ma non appena i repubblicani si sono scrollati di dosso la loro vergognosa resa sull'accordo sul tetto del debito, ci hanno riprovato, proponendo enormi tagli alle tasse senza compensare riduzioni della spesa. Pertanto la scorsa settimana hanno proposto un pacchetto di tagli fiscali da $237 miliardi con un miscuglio di disposizioni per sostenere l'economia e compensare l'impatto dell'elevata inflazione, incluso l'aumento della detrazioni standard sulle imposte sul reddito, l'ampliamento delle zone di opportunità, il ripristino di alcuni requisiti per la segnalazione delle transazioni all'IRS e il ripristino delle cancellazioni delle spese aziendali scadute dell'era Trump.

In base al nuovo piano fiscale repubblicano, la detrazione standard per i single aumenterebbe da $2.000 a $15.850 e per le coppie sposate da $4.000 a $30.700. Di conseguenza il principale sponsor del partito repubblicano ha proclamato che il giorno del proverbiale pasto gratis era finalmente arrivato:

“Con questa disposizione, una famiglia americana di quattro persone non pagherà un centesimo di tasse federali sui primi $68.000 di reddito”, ha dichiarato Jason Smith, presidente della commissione House Ways and Means, repubblicano del Missouri.

Vediamo un po'. Smith sa fare i conti? Circa il 75% di tutti i lavoratori statunitensi guadagna meno di $68.000 e lui li esenterà dal pagamento di qualsiasi imposta federale sul reddito, anche se il colosso di Washington è autorizzato a continuare a spendere e prendere in prestito come se non ci fosse un domani?

Certo, ci sarà un domani, anche se fiscalmente disastroso, per il quale il partito repubblicano può condividere pienamente la colpa. Dovrebbe essere il partito che mantiene Washington sulla retta via fiscale, ma è degenerato nel partito della spesa di guerra, del taglio delle tasse e della vigliaccheria dei diritti sociali.

C'era una volta una maggioranza di repubblicani guidati dal senatore Robert Taft che credeva nella rettitudine fiscale e nello stato minimo. Come Joe Kennedy sul lato democratico, Taft sosteneva la Fortezza America, non l'egemonia mondiale, come via per la sicurezza nazionale.

Il suo punto di vista era giusto allora e lo è ancora adesso. Inoltre è l'unica cosa che uno zio Sam finanziariamente indigente può davvero permettersi.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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